Fulvio Gagliardi Il tempo è compiuto La realtà spesso ha bisogno della fantasia per nascere, a condizione che la fantasia si appelli alla ragione L’Autore Dedicato a Anna, fedele compagna di vita NOTA DELL’AUTORE Il contenuto di questo scritto è nato quasi spontaneo tra le righe del mio primo libro “OLTRE L’ETERNITA’”, il primo di una trilogia fantascientifica. Tra le righe di queste storie di avventura nell’universo è andata crescendo questa teoria metà fantastica e metà scientifica. I lettori, forse perché l’esposizione di queste cose per necessità di romanzo doveva essere molto stringata e anche lo ammetto astrusa, non credo abbiano colto il messaggio scientifico, preferendo ben a ragione il racconto. Anche questa parte del mio pensiero meritava la giusta rilevanza e ho ritenuto bene di farne esclusivo oggetto non di un racconto, bensì di un saggio, affinché queste cose un po’ già scientificamente dimostrate e un po’ teoriche per mancanza di riscontro sperimentale non finissero con l’autore. I Relatività Mi accingo a scrivere questo libro conscio che alla maggior parte della gente forse “non può fregar di meno”. Sfortunatamente io non posso fare a meno di chiedermi come è fatto il mondo in cui abbiamo avuto la fortuna, o la sfortuna, di nascere, da dove viene e dove va…e ho anche la pretesa di ritenere che tutti dovrebbero porsi la stessa domanda. Purtroppo non è così, purtroppo per me naturalmente. Invece di vivere alla giornata nella tranquilla quotidianità, mi rivolgo spesso queste domande di difficile, se non addirittura impossibile risposta. Per quanti hanno almeno un po’ di curiosità sull’argomento esiste una ampia letteratura di ipotesi, alcune più o meno campate in aria e altre scientifiche. Tutte queste non riescono a penetrare appieno questi misteri e le ultime, pur partendo da basi consolidate estrapolano conclusioni tutte da verificare……ma come? Tanto per rimanere sull’argomento, in questi ultimi tempi si parla tanto di materia oscura e di energia 2 oscura. Materia e energia oscure perché sono oscure ad ogni tentativo di rivelarle. L’energia oscura è solo un’ipotesi che “se fosse vera” potrebbe in qualche modo spiegare alcuni comportamenti dell’universo apparentemente strani. Qualche autorevole personaggio “addetto ai lavori” è giunto addirittura a calcolare quanta materia oscura passerebbe in ogni istante attraverso gli atomi del nostro corpo: delirio scientifico e facile calcolo. La materia oscura recentemente sembra che sia stata evidenziata osservando la deviazione della luce delle galassie attraverso le cosiddette lenti gravitazionali: la gravità della materia oscura devia i raggi luminosi delle galassie né più né meno di come si comporta una grossa stella, o un buco nero. L’evidenza dell’energia oscura invece non è ancora stato possibile ottenerla. Ma torniamo indietro. Tra tanti, potrei anche io avere la sfacciataggine e la pretesa di presentare una spiegazione? E’ necessario però partire da basi scientifiche già acclarate e confermate da ampi risultati sperimentali, quali ad esempio la teoria della relatività che molti, a più riprese, hanno tentato di smontare senza riuscirvi. La relatività ristretta si basa su due postulati che così si possono enunciare: -primo postulato (principio di relatività): tutte le leggi fisiche sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali; 3 -secondo postulato (invarianza della luce): la velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dalla velocità dell’osservatore o dalla velocità della sorgente di luce. La relatività ristretta giunge poi all’equivalenza tra massa e energia: E=mc² equazione che in parole povere dice che un chilogrammo di massa moltiplicato per il quadrato della velocità della luce nel vuoto (299.792.458 metri ogni secondo) fornisce una corrispondente energia misurata in Joule. Questa energia si estrae completamente dalla materia alla velocità della luce. A velocità inferiori la quantità di energia sarà inferiore: E=mγc² Dove γ=1/(1-v²/c²)½ A questo punto spero che la maggior parte di voi non si sia persa d’animo…… in fondo sono banali equazioni che tutti a scuola hanno studiato. Tutto questo per dire che parlare di massa o di energia è la stessa cosa! La relatività ristretta inoltre mostra che lo spazio e il tempo (almeno nell’universo che conosciamo e nel tempo attuale) devono essere trattati assieme se si vogliono ottenere risultati coerenti. Il tempo è una coordinata come le altre tre spaziali: siamo infatti nello spazio-tempo. 4 Se qualcuno di voi vuole dare un appuntamento dirà dove e quando, fissando così un ben determinato spazio-tempo per incontrare l’altro. Lo spazio-tempo e l’energia sono dipendenti da quanto si è lontani dalla velocità della luce, più sono ad essa vicini, più sono lontani dal valore che siamo abituati a vedere. Noi rispetto alla velocità della luce siamo praticamente fermi, anche se qualcuno di voi, più astuto, potrebbe affermare che un ipotetico essere infinitesimo a cavalcioni di un fotone (ammesso che lo si possa fare) vedrebbe noi andare alla velocità della luce….ma si sa, tutto è relativo! Dunque, lo spazio, il tempo e l’energia sono dipendenti dalla loro velocità rispetto a quella della luce. Sono soltanto tre piccole, semplici formulette: niente paura. Δt= Δto/(1-(v/c)2)½ E=m c2 /(1-(v/c)2)½ L=Lo x (1-(v/c)2)½ Ad esempio, tanto per capire un po’, quando la velocità è quasi uguale a quella della luce “c” il rapporto v/c diventa quasi uguale ad uno e il termine in parentesi diventa quasi zero. I valori dell’energia e della variazione del tempo tendono a diventare infiniti, mentre la lunghezza in direzione della velocità di avanzamento tende a diventare zero. 5 Questo è troppo, “basta!” direte voi…ma se questo vi sembra troppo, che sarà per il seguito? La relatività generale tiene conto della forza di gravitazione e dei sistemi accelerati che la relatività ristretta non considera. Il suo fondamento è l’assunto, noto come principio di equivalenza, che una accelerazione sia indistinguibile localmente dagli effetti di un campo gravitazionale e, dunque, che la massa inerziale sia uguale alla massa gravitazionale. Per fare un esempio, se ci troviamo in un ascensore in caduta libera (ahimè, speriamo mai) abbiamo la sensazione di essere senza peso; ma non appena (per fortuna) entra in azione il sistema frenante di emergenza pare di essere spinti sul pavimento e quindi di avere un peso. Se l’ascensore è completamente chiuso e non si può vedere all’esterno non sapremo mai se la sensazione di peso sia dovuta alla decelerazione o piuttosto ad un campo gravitazionale. Chiaro fino a questo punto? In fondo, detta così, la teoria della relatività è semplice ed intuitiva, almeno lo spero. Chiedo scusa se qui di seguito riporto il principio di equivalenza in forma matematica. Non importa che qualcuno si scervelli per capirla, per quello che ho da dire in seguito, non servirà. 4 Gµν+Λgµν=(8πG/c )Tµν. 6 II Coni di Minkowski -Spaziotempo e sua rappresentazione La teoria, che qui non è il caso di affrontare in dettaglio pena la perdita definitiva dei lettori, afferma che lo spazio tempo viene più o meno curvato dalla presenza di una massa. Un’altra massa più piccola si muoverà come effetto di tale curvatura, pur influenzando anche essa lo spazio tempo. Lo spazio tempo, avente tre dimensioni spaziali (lunghezza, larghezza e altezza…tanto per capirci) e una temporale si chiama spazio tempo di Minkowski. Minkowski era un matematico tedesco che nel 1907 capì che la teoria della relatività ristretta (Einstein 1905) poteva essere meglio illustrata in uno “spazio non euclideo”, noto a quei tempi come spazio di Minkowski. Nello spazio di Minkowski. spazio e tempo non sono entità separate ma connesse in uno spazio tempo a quattro dimensioni. 7 “Aiuto!”, direte a questo punto. Calma, è più semplice di quanto appare. Questa rappresentazione un po’ complicata può essere meglio capita se andiamo per passi. Anzitutto l’equazione ds²= -dx²-dy²-dz²+dt² è quella che rappresenta lo spazio tempo (che a seconda dei valori di ds può essere più spazio o più tempo). Per quello che riguarda il cono, chiamato anche cono di Minkowski, si può cominciare col dire che, visto che la massima velocità che può essere ipotizzata non può mai superare quella della luce, al massimo si può percorrere un anno luce in un anno di tempo. 8 Per inciso un anno luce è la distanza percorsa dalla luce in un anno, distanza che nello spazio vuoto è pari alla velocità “c” moltiplicata per il numero di secondi che ci sono in un anno. Un anno luce in chilometri è uguale a “c” per 31 milioni e 536mila secondi, ossia, essendo “c” uguale a 299.792,458 chilometri al secondo, un anno luce è pari a novemilioniquattrocentocinquantamiladuecentocinquant acinque chilometri. Niente male, vero? Niente mal di testa? Spero che a questo punto il cervello non si sia già un po’ “attrippato”, come disse la mia nipote preferita che si chiama Silvia e che ha lo sventurato compito di leggere i miei libri. A che serve tutto questo? Serve a rappresentare in maniera un po’ più semplice il famoso cono di cui sopra. Qualsiasi punto dello spazio tempo non può essere esterno a questo cono. Se si è fermi e il tempo non scorre (bellissima cosa, purtroppo impossibile ) il punto che rappresenta questa condizione si trova nel punto zero, all’origine degli assi. Purtroppo per noi, anche se stiamo fermi, il tempo ahimè scorre e questo è rappresentato da un qualsiasi punto sull’asse del cono (ordinata del diagramma, per quelli che spero siano in molti ad aver studiato un po’ di geometria). Se poi ci muoviamo anche, visto che poveretti non possiamo andare a grandi velocità rispetto a quella della luce, ci sposteremo su un asse che partendo dal punto di 9 origine “O” si discosta pochissimo dall’asse del cono. Prendiamo l’astronave di Star Trek e avviciniamoci alla velocità della luce: l’asse che percorriamo sarà sempre più inclinato fino ad essere a 45 gradi (sulla superficie del cono) allorquando raggiungiamo la velocità “c”. Di più non possiamo correre, per cui tutti gli “spazio tempi” possibili devono essere all’interno di questo cono. Per quanto riguarda lo scorrere del nostro tempo, dalle tre semplici formulette di prima si evince che il tempo si ferma quando siamo sulla superficie del cono (dove siamo alla velocità della luce) e aumenta man mano che ci spostiamo all’interno avvicinandoci all’asse verticale del cono. Questo lo chiamiamo tempo interno, poiché è il nostro scorrere del tempo rispetto al tempo esterno, come visto da colui che non corre come noi e ci guarda stando fermo. Più si va veloci e più il tempo interno rallenta. Di questo ad esempio si deve tener conto nella trasmissione dei dati GPS, dati che hanno un tempo inferiore, anche se di pochissimo, a quello di noi che stiamo sulla superficie terrestre. E’ chiaro, o avete il cervello “attrippato”? Sicuramente no, almeno lo spero. Quanto detto finora è per un cono di Minkowski inserito in un sistema di tre coordinate spaziali e con l’asse del cono coincidente con l’asse verticale di tale sistema. Questo è il caso che possiamo considerare 10 standard, ossia è quanto si riscontra nella quasi totalità delle situazioni. Ma il cono può anche inclinarsi e vedremo in seguito perché. Il caso più generale di una qualsiasi inclinazione del cono degli eventi (si chiama anche così perché tutti gli eventi possibili devono essere dentro il cono) è rappresentato dal più complicato disegno di prima. Quelli che hanno meno mal di testa possono anche guardarlo con più attenzione. 11 III Coni di Minkowski e gravità. La relatività generale inoltre dimostra che anche la gravitazione influenza lo scorrere del tempo: più è forte la gravità, più il tempo rallenta. Tanto per capire questa cosa in un modo intuitivo, supponiamo di stare appoggiati alla parete interna di un cilindro in rotazione come quelli delle giostre, dove a molti di noi verrebbe la nausea. Se questo è in forte rotazione a noi sembra di essere schiacciati sulla parete. Più forte è la rotazione, più noi andiamo veloci come velocità periferica. Secondo la relatività ristretta il nostro tempo dovrebbe rallentare (di pochissimo, in maniera inavvertibile vista la velocità, lontanissima da quella della luce) e se poggiamo un metro sulla parete questo dovrebbe accorciarsi (anche questo di pochissimo). Se per ipotesi il cilindro è completamente chiuso e noi non vediamo l’esterno, spinti sulla parete dalla forza centrifuga, non potremmo mai sapere se siamo in rotazione oppure se siamo attratti da un campo gravitazionale. Più aumenta questa sensazione di peso più il tempo rallenta. La gravità rallenta il tempo! Anche di questo deve tener conto il sistema GPS: i satelliti GPS sono più lontani dalla terra di quanto lo siamo noi e la gravità su di essi è più bassa. Lo scorrere locale del tempo è rallentato dalla 12 velocità orbitale di questi satelliti mentre è accelerato, rispetto al nostro scorrere del tempo, dal fatto che hanno minor gravità. Il risultato finale comporta comunque la necessità di correggere i dati che i satelliti ci trasmettono. “Calma e gesso”, non è complicato, vero? I campi gravitazionali influenzano dunque lo scorrere del tempo e inoltre attraggono anche i raggi luminosi, come è stato ampiamente dimostrato e visto. Ad esempio la luce che proviene dalle stelle, se passa accanto al Sole viene leggermente deviata e noi vediamo la stella in una posizione appena un po’ spostata da quella che essa occupa realmente. La luce infatti ha natura sia ondulatoria che corpuscolare, il fotone, e per questo subisce l’effetto dei 13 capi gravitazionali. Tutti i fenomeni e gli eventi che avvengono in natura, siano essi fisici, chimici e quindi anche biologici, su scala microscopica, meglio ancora infinitesimale, avvengono grazie allo scambio di informazioni tra le particelle elementari, rispettando la fisica conosciuta. Lo scambio di informazioni tra una particella elementare e l’altra avviene tramite il vettore informazione che è la luce o comunque una radiazione ondulatoria….”chiaro”? O forse per evitare che abbandoniate questo scritto da qualche parte devo fermarmi? Spero di no. Orbene, la luce è attratta dalla gravitazione e la sua traiettoria viene deviata. I fenomeni che sono alla base della fisica e della vita vengono anche essi alterati a seconda della deviazione che subisce il vettore informazione. Essi possono essere ritardati se non addirittura invertiti, lo scorrere del tempo può cambiare di segno e l’evento può precedere la sua causa. In un mondo siffatto, a chi abiterebbe in quel luogo apparirebbe tutto normale. Ad esempio se due particelle elementari A e B si scambiano una informazione in prossimità di un buco nero e del suo intenso campo gravitazionale, l’informazione della particella A non raggiunge B perché deviata di 180 gradi verso il buco nero. L’onda ritardata dell’informazione scompare, mentre quella anticipata che va indietro nel tempo raggiunge B. 14 “Rischiando di essere linciato da voi” aggiungo che le equazioni di Maxwell delle onde ammettono due soluzioni, una anticipata, che va indietro nel tempo, e una ritardata che va avanti: questa ultima è quella che noi percepiamo normalmente… “Aiuto!!!!!” starete probabilmente dicendo. A Buco nero B Si può così capire come i coni di Minkowski si possano inclinare sotto l’effetto della gravità (la rappresentazione con i coni è solo un artificio geometrico rappresentativo del fenomeno). 15 Capovolgimento del cono degli eventi Differenti casi di inclinazione del cono degli eventi 16 Se promettete di avere un po’ di pazienza tenterò di spiegare questa astrusità (solo apparente) dei coni variamente inclinati. Che si possano inclinare per effetto della gravità spero a questo punto che sarete d’accordo. Prendiamo il cono 0. Questo rappresenta la condizione in cui tutti noi ci troviamo: se procedessimo alla velocità della luce impiegheremmo un anno per percorrere un anno luce di distanza. Cominciamo ad inclinare il cono. Prendiamo il caso 1. Qui capita che procedendo alla velocità della luce si percorre più di un anno luce o meno di un anno luce a seconda della direzione in cui procediamo. Le leggi della fisica per chi si trova nel cono inclinato non cambiano, esse sono le stesse di prima ed all’interno del cono non si potrà mai superare la velocità della luce. La distorsione temporale creatasi differenzia lo spazio tempo all’interno del cono da quello non perturbato dell’universo circostante. Pur obbedendo alle stesse leggi i due spazio tempi sono diversi tra loro. Incliniamo ancora di più il cono degli eventi e siamo nel caso 2. Qui a seconda della direzione in cui ci spostiamo percorriamo una distanza infinita in tempo zero oppure non ci spostiamo di un millimetro in un tempo infinito. Il caso 3 è analogo al 2, soltanto con lo scorrere del tempo invertito. 17 Tra il caso 2 e il 3 potremmo spostarci nello spazio di quanto ci occorre per andare al punto voluto dello spazio tempo….E qui credo che me ne stiate mandando tante di imprecazioni…pazienza, peggio per voi! Io continuo! Il caso 4 ha il cono completamente capovolto rispetto al tempo e consente di percorrere un anno luce andando indietro nel tempo di un anno, qualunque sia la direzione percorsa: esso è l’inverso del caso 0. Tanto per rallegrare la vista, ecco un’immagine pittorica di un buco nero: OLTRE L’ETERNITA’ 18 A questo punto una piccola confessione è d’obbligo ed è utile a voi, affinché possiate separare la lana dalla seta: tutto quanto raccontato, incluso il cono di Minkowski è scientificamente provato ed è frutto di menti eccelse quale ad es. quella di quel piccolo tedesco di nome Einstein. Il resto e in particolare la storia dei coni inclinati e la possibilità di tempi invertiti è invece opera assolutamente personale, scaturita dal desiderio forse pretenzioso di voler scrutare i misteri più profondi. Speriamo di non avervi raccontato troppe fandonie….e in fondo, ad essere onesto, non lo credo. Se avrete pazienza ve ne racconterò di più grosse. 19 IV Black Holes Forse è giunto il momento di dire qualcosa sui buchi neri. Spero che i molti, almeno spero che siano in molti, che sanno bene cosa è un buco nero non me ne vogliano se io vado a spiegarlo. Non vi preoccupate, comunque, non sarò prolisso. La definizione ufficiale di un buco nero è che esso è una regione dello spazio tempo dalla quale nulla può sfuggire, neanche la luce. La esistenza dei buchi neri è stata inizialmente predetta dalla relatività generale e Karl Swartzschild nel 1916 ha per primo fornito una soluzione delle equazioni della relatività generale che caratterizzava questa singolarità. Per decenni tuttavia questa fu considerata solo una curiosità matematica. Quando una stella sufficientemente massiccia collassa alla fine del suo ciclo di vita, forma un buco nero il quale, grazie alla sua immensa gravitazione, continua a crescere assorbendo massa ad esso circostante, stelle e ogni altro oggetto nelle sue vicinanze. Soltanto stelle di massa eguale o maggiore di dieci volte la massa solare possono formare un buco nero. In teoria basterebbe una massa di due volte e mezzo la massa del sole, tuttavia le stelle nella parte finale della loro vita perdono molta materia e alla fine di una massa 20 di dieci soli ne resta quella minima necessaria per divenire un buco nero. Si formano così buchi neri supermassicci di milioni di masse solari. Al centro della nostra Via Lattea esiste un buco nero di quattro milioni di masse solari, con un diametro di circa seicentomila chilometri, poco meno del doppio della distanza Terra Luna. Oggi si ritiene che al centro di tutte le galassie esistano buchi neri supermassicci. Un buco nero è caratterizzato da tre parametri: la sua massa, il suo momento angolare, che deriva dalla sua velocità di rotazione, e la sua carica elettrica. Un corpo che viene attratto da un buco nero accelera verso di questo sempre di più raggiungendo velocità sempre più elevate fin quasi a quella della luce. La velocità della luce viene raggiunta asintoticamente, in un tempo quasi infinito, e questo avviene quando il corpo raggiunge una distanza dal buco nero detta raggio di Schwartzschild. Il corpo finisce con il trovarsi su una superficie teorica chiamata superficie di Schwartzschild con il suo tempo interno fermo. Questo corpo infatti ha raggiunto la velocità della luce ed è sottoposto all’immensa gravitazione del buco e nulla più di esso è visibile dall'esterno. Perdonatemi se aggiungo due piccole formule, che non è necessario approfondire per il resto del racconto. 21 Si è detto che il buco nero è caratterizzato dalla sua massa M, dalla sua carica elettrica Q e dal suo momento angolare J/M. La relazione che lega queste tre grandezze è : Il raggio di Schwartzschild, detto anche orizzonte degli eventi (analogo al cono degli eventi) è: Rs=G M/c2 da questa formula è facile calcolare il raggio del buco nero della nostra galassia. L'orizzonte degli eventi pertanto è quella zona dello spazio tempo attorno a un buco nero dove non è più possibile sapere cosa accade di un corpo “caduto” sulla singolarità. Da lì infatti non esce più nulla, neanche la luce che potrebbe fornire informazioni sugli eventi successivi all'arrivo sulla superficie di Schwartzschild. Il tempo si ferma per effetto della immensa gravità. I buchi neri massicci sono tutti dotati di spin, ossia ruotano attorno ad un proprio asse ad una velocità angolare spaventosa e per effetto di questa dovrebbero avere forma toroidale…forma che dall’esterno è ovviamente impossibile vedere. 22 Fin qui secondo la accreditata letteratura scientifica corrente. Ora iniziano le mie speculazioni che sta a voi accettare oppure ….risolvere il dilemma buttando via questo scritto. Come può esser fatto un buco nero? La materia di una stella, quando questa ha esaurito il proprio combustibile nucleare, precipita verso il centro dell’astro, che si contrae e si compatta elevando enormemente la temperatura del suo interno fino a esplodere. Se la stella ha una massa sufficientemente grande, esaurita l’energia dell’esplosione, la sua materia si contrae di nuovo e collassa al suo interno perché in quelle condizioni la forza di attrazione gravitazionale è superiore alle forze interne di repulsione nucleari e non è neanche contrastata dalla temperatura interna della stella. Questa materia precipita verso il centro a velocità sempre maggiore, raggiungendo a un certo punto la velocità della luce. Anche la dilatazione temporale, raggiunta una certa distanza critica, diventa infinita. In queste condizioni, per effetto relativistico, il volume di questa materia si annulla. A causa dell’infinita dilatazione temporale, secondo un osservatore esterno, la materia dell’astro dovrebbe impiegare tutta l’eternità per completare questo processo. Alla fine dei tempi la materia della stella rimarrà tutta nel punto centrale, trasformata per intero in pura energia gravitazionale. 23 Infatti, se così non fosse e se la materia, sotto forma di energia, raggiunto il centro andasse oltre essa rallenterebbe di nuovo a velocità inferiori a quella della luce, riapparendo sotto forma di materia e formando così una specie di massa sferica cava al centro. Il resto della materia della stella, che continua a collassare alla velocità della luce, avendo volume nullo non interferirebbe con la materia riapparsa e proseguirebbe la sua corsa verso il centro. Ma se dovesse esistere un nocciolo centrale cavo, le forze interne ai nuclei dovrebbero essere in grado di opporsi alla gravitazione e ci troveremmo di fronte a materia in uno stato a noi sconosciuto e soprattutto a leggi della fisica diverse da quelle del nostro universo. Escludendo pertanto l’esistenza di un nocciolo centrale cavo, la massa non può che finire al centro sotto forma di pura energia dopo un tempo infinito, o quasi. Un’altra ipotesi che si potrebbe eventualmente azzardare è che la materia sia andata da qualche altra parte, attraverso un ipotetico tunnel. Ma come farebbe allora a permanere l’effetto di deformazione gravitazionale dello spazio tempo attorno a un buco nero se tutta la sua massa e la sua energia fossero andate altrove? Questo potrebbe essere possibile solo alla fine dei tempi, visto che tale processo dovrebbe durare un’eternità, mentre noi vediamo gli effetti dello spaventoso campo gravitazionale nel presente. La materia passerebbe “nel tunnel” alla fine dei secoli e questo concorderebbe con l’ipotesi 24 dell’universo che alla fine del tempo riparte dai buchi blu, per tornare indietro. Abbiate pazienza, cosa dovrebbe essere un buco blu verrà chiarito in seguito. Lo scorrere del tempo di un ipotetico essere presente nella materia della stella, visto dall’esterno, apparirebbe rallentare fino a fermarsi, mentre sembrerebbe accelerare se visto dall’interno. L’essere, secondo il suo tempo interno, precipiterebbe in un attimo verso il centro del buco nero. Tutta la massa della stella, osservata da un suo ipotetico abitante, in un attimo andrebbe oltre la fine dei tempi, oltre l’eternità, e uscirebbe letteralmente “dal tempo”. Un osservatore esterno invece, ammesso che possa vederlo mentre in realtà non può perché l’informazione non lo raggiungerebbe mai, vedrebbe il tempo di questo ipotetico abitante della stella fermarsi e rimanere sospeso per l’eternità. Questo accadrebbe alla massa collassata della stella e l’intero processo secondo il tempo esterno impiegherebbe un’eternità. Una cosa analoga, anche se non del tutto eguale, accade a masse esterne al buco nero, quando esse da questo vengono attratte. Man mano che queste si avvicinano al raggio critico, dove la contrazione del tempo è infinita, lo scorrere del loro tempo secondo un osservatore esterno rallenta. Questo osservatore però può solo immaginarlo e non vederlo, in un primo tempo per effetto dello 25 spostamento della luce verso il rosso e poi per la totale scomparsa di ogni informazione luminosa. La materia che viene dall’esterno impiegherà, secondo l’osservatore esterno, un’eternità ad attraversare il raggio critico. Un ipotetico astronauta che dovesse precipitare in un buco nero vedrebbe la faccenda diversamente. Egli saprebbe che in un attimo ha raggiunto il raggio critico e nello stesso attimo vedrebbe trascorrere tutta l’eternità dell’universo esterno che scomparirebbe oltre la fine dei tempi. Questo astronauta uscirebbe istantaneamente dal tempo senza essere stato schiacciato dalla gravità del buco nero, essendosi trovato in caduta libera, e senza neanche essere stato dilaniato dal “gradiente di gravità” perché le sue dimensioni sarebbero diminuite fino ad annullarsi in direzione della caduta a causa della sua velocità relativistica. Vista la faccenda della contrazione temporale e dell’eternità i buchi neri sono assolutamente vuoti di materia! La materia della stella è tutta energia pura e impiega un’eternità per completare questo processo. La materia che il buco nero attira dall’esterno impiega ugualmente un’eternità per attraversare la superficie critica. Per completezza di analisi, mi perdoni lo sventurato lettore di queste righe, la materia che viene attirata da un buco nero in rotazione (quasi tutti lo sono) subisce un’attrazione gravitazionale in una direzione che è il risultato sia della gravità verso il centro del buco che 26 della sua rotazione. Infatti per questi corpi massicci la rotazione trascina la gravità che risulta inclinata verso il verso di rotazione. La sventurata massa in caduta subisce inoltre una gravità maggiore se la sua traiettoria di arrivo è contraria alla velocità di rotazione del buco nero e una gravità minore se ha lo stesso verso della velocità di rotazione. “Calma!” Non è astruso come sembra. Se per assurdo dovessimo pensare che parte della materia dell’universo esterno al buco è finita all’interno oltre il raggio critico, questa dovrebbe essere entrata un’eternità di tempo addietro, a causa della dilatazione infinita del tempo. Ma se essa avesse avuto a sua disposizione l’eternità, vi sarebbe stato tutto il tempo perché l’intero universo residuo potesse essere stato ingoiato dal buco nero! Il che pare che non sia, voi che ne dite? Quando sarà trascorsa tutta l’eternità, allora… secondo Poincaré, un matematico francese degli inizi del ventesimo secolo, ci sarà tutto il tempo per garantire una probabilità eguale ad uno (il che vuol dire sicurezza matematica) che la luce e tutta la materia, giunte sulla superficie di Schwartschild, fuoriescano dai buchi neri. Tutto l’universo prima entrato verrebbe quindi “rivomitato” all’esterno. La probabilità che i processi si invertano e che l’entropia, invece di aumentare sempre, cominci a diminuire è sicuramente eguale a uno dopo un tempo infinito. 27 Oltre l’eternità, oltre il nostro spazio-tempo, avrebbe pertanto inizio un altro universo che andrebbe a ritroso nel tempo e che avrebbe un secondo principio della termodinamica diverso, che postulerebbe che “l’entropia di un sistema isolato non può mai aumentare”. A proposito, l’entropia è il grado di disordine di un certo insieme di cose. Per l’universo dire che l’entropia aumenta vuol dire che di continuo si passa dall’ordine ad un sempre maggior disordine… L’entropia è connessa con il rendimento di un qualsiasi processo. Se in un motore ad esempio bruciamo del carburante per ottenere potenza, non riusciamo a sfruttare tutta la potenzialità energetica di quel carburante, abbiamo cioè un certo rendimento: una parte dell’energia va sprecata e “aumenta l’entropia” ossia l’energia non più utilizzabile. Chiedo scusa se con poche parole ho preteso di chiarire un concetto che è alla base del funzionamento di tutto il nostro l’universo. Non me ne vogliate! Procedendo con queste speculazioni giungiamo ad un risultato interessante e inaspettato: mentre l’attuale nostro spazio-tempo è nato dal “Big Bang” e procede verso la fine del tempo, dove l’universo alla fine della sua espansione finirebbe come pura energia nella distribuzione sferica della singolarità finale, questo altro tipo di spazio-tempo nascerebbe invece alla fine dell’eternità dall’altro lato di questa singolarità (singolarità blu), procedendo poi a ritroso nel tempo e 28 finendo dopo un’eternità concentrato in un unico punto infinitesimo, dal quale riavrebbe poi di nuovo origine il “Big Bang”. In ogni istante i due diversi tipi di spazio-tempo coesisterebbero, uno procedendo in un senso e l’altro in senso inverso, lungo la dimensione temporale. Essi si alimenterebbero a vicenda all’inizio e alla fine dei tempi. Quello che procede a ritroso troverebbe alimentazione nella materia-energia del nostro che è precipitata nella singolarità, mentre il nostro all’origine del tempo ha trovato alimentazione nella materiaenergia dell’altro che è finita nel punto in cui ha avuto origine il “Big Bang”. Si è visto che la possibilità che la materia ingoiata da un buco nero possa di nuovo venire espulsa esiste ed è eguale ad uno dopo un tempo infinito. Ma non è escluso che in qualche caso questo possa succedere prima della fine dell’eternità: in fondo è solo una questione di probabilità…e, visto i miliardi di buchi neri esistenti nell’universo, la probabilità che ciò possa accadere non è affatto trascurabile. Alcuni recenti studi sulla base della teoria quantistica avrebbero tra l’altro dimostrato che in alcune condizioni un buco nero potrebbe riemettere la materia prima attratta e questo conferma che tale probabilità non è soltanto teorica. Cercando con Hubble intense fonti di radiazione blu nell’immensità del cosmo potremmo forse scoprire qualcuno di questi “buchi blu”. 29 V Teorie Quantistica e delle Stringhe La descrizione del mondo fisico mediante la teoria della relatività generale risulta abbastanza rispondente alla realtà soltanto per il macrocosmo, per le grandi dimensioni. Quando si vuole descrivere il microcosmo, le particelle elementari della fisica, questa teoria rivela i suoi limiti. Per il mondo delle particelle elementari la teoria più idonea è quella quantistica, valida per le dimensioni infinitesime (quelle della “lunghezza di Plank: 4x10-35 m). Della teoria della relatività ne abbiamo già parlato. Per quanto riguarda la teoria quantistica, in modo sintetico si può dire che essa si basa su tre principi: -Principio di indeterminazione di Heisenberg:. Il disturbo apportato dagli strumenti di misura è ineliminabile. Di un oggetto microscopico non si può conoscere contemporaneamente posizione e velocità con la precisione desiderata. Se ad esempio vogliamo vedere un elettrone, che è un’onda di una certa frequenza, lo illuminiamo con una radiazione. Indicando con H la costante di Plank e con ν la frequenza della radiazione, l’energia della radiazione utilizzata (E=Hν) bombarda l’elettrone illuminato 30 trasferendogli una parte di energia e modificandone così le caratteristiche del moto o della posizione. Al massimo si può conoscere la probabilità di trovare la particella in un certo punto dello spazio. Più vogliamo aumentare la probabilità di sapere la sua posizione, più diminuiamo la probabilità di conoscere con precisione la sua velocità. -Principio di corrispondenza. Non sappiamo nulla sul moto dei corpi quantistici (microscopici), mentre con la meccanica classica sappiamo tutto su quello dei corpi macroscopici. Possiamo avere informazioni sugli oggetti quantistici facendo interagire i corpi quantistici con quelli macroscopici (strumenti di misura). -Principio di sovrapposizione. Un corpo si può trovare in più stati energetici, ad es. in due stati, 1 e 2. Se ha probabilità del 40% di trovarsi nello stato 1 e 60% nel 2, facendo molte misure si può calcolare la probabilità delle volte che si trova nello stato 1 e quella delle volte che si trova nel 2. E’ stata necessaria questa breve e noiosa spiegazione per meglio capire la necessità di una nuova e omnicomprensiva teoria fisica del mondo che ci circonda. Teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe prende avvio da un articolo di un fisico teorico: Gabriele Veneziano. Egli nel 1968 31 trovò che una funzione matematica dello svizzero Leonhard Euler si adattava perfettamente ai dati sull’interazione forte, che è la forza nucleare forte che tiene uniti protoni e neutroni, anche se nessuno capiva perché funzionasse. Nel 1970 i fisici (perdonatemi la pedanteria, ma devo citare i loro nomi: onore al merito!) Yoichiro Nambu, Holger Bech Nielsen e Leonard Susskind presentarono una spiegazione fisica per questo. Se rappresentiamo la forza nucleare forte con stringhe vibranti unidimensionali si può dimostrare come la funzione di Euler descriva perfettamente queste forze. Esistevano però ancora alcune predizioni che non erano in accordo con le esperienze. Nel 1974 John Schwarz e Joel Scherk e indipendentemente Tamiaki Yoneya, studiando i modelli della vibrazione di stringa, scoprirono che il loro comportamento combaciava con quello delle particelle mediatrici della gravità, i gravitoni. Questo condusse alla “teoria di stringa bosonica” ancora insegnata tuttora. I bosoni nell’ambito del modello standard della materia sono i mediatori delle quattro forze fondamentali. Anche questa ultima teoria è insoddisfacente: ed instabile perché porta al decadimento dello stesso spazio tempo e contiene solo bosoni come ad es. il fotone. L’universo infatti oltre che da bosoni è costituito anche da particelle elementari dotate di massa come i fermioni (protoni, neutroni ecc.). 32 Ulteriori studi per tener conto sia dei bosoni che dei fermioni hanno condotto ad una relazione matematica chiamata “supersimmetria”. Le relative teorie delle stringhe sono note come teorie delle “superstringhe”. Negli anni novanta emersero forti prove a dimostrazione del fatto che tutte le differenti teorie delle superstringhe non sono altro che i diversi limiti di una teoria a undici dimensioni chiamata M-Teoria o teoria del tutto. Non si sa cosa significa M, alcuni lo interpretano come le iniziali di Magia, Mistero o Madre, altri come Mancante, Mostruoso e così via…ma questo non ha importanza. Sembrerebbe così di aver finalmente trovato la grande unificazione teorica di tutte le leggi che governano l’universo, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, che possa tenere conto di tutte le forze esistenti in natura quali l’elettromagnetismo, la gravitazione, le forze nucleari..e così via. I costituenti fondamentali di questa teoria sono oggetti di varie dimensioni e forma Essi sono punti con zero dimensioni, stringhe a una dimensione, membrane a due dimensioni e oggetti di dimensioni superiori (D brane). Questa teoria è gestita con la teoria supersimmetrica a undici dimensioni (di cui una è il tempo) e spiega bene sia la gravità quantistica che le interazioni elettromagnetiche e le altre interazioni fondamentali. 33 Ogni stringa vibra in maniera diversa e ogni stato di vibrazione rappresenta un diverso tipo di particella, la cui massa è data dalla nota che la stringa produce vibrando. Tutte le varie teorie, che sono ai limiti della M Teoria, con opportune trasformazioni possono essere trasformate l’una nell’altra. Le stringhe sono soggette a tensione né più né meno che le corde di uno strumento musicale. La tensione della stringa è collegata alla sua dimensione. Questa teoria permette di calcolare il numero di dimensioni che l’universo dovrebbe avere. Tanto per avere un’idea di cosa possono essere le altre dimensioni (il nostro spazio tempo ha solo quattro dimensioni) immaginiamo di vedere un oggetto a distanza. Questo oggetto appare avere solo le tre dimensioni spaziali e una temporale; ma, visto sempre più da vicino, può dimostrarne altre come es. la circonferenza di un tubo, o il suo spessore…. Noi siamo imprigionati in uno spazio a quattro dimensioni e non riusciamo a vedere le altre. Le stringhe pertanto sono oggetti di energia vibrante e il cosmo tramite queste suona tutte le frequenze. La materia, l’energia, lo spazio e il tempo sono la manifestazione di queste entità fisiche sottostanti. La fisica che conosciamo e le sue leggi sono valide soltanto nel nostro universo a quattro dimensioni, negli altri universi esistono differenti leggi a noi del tutto sconosciute. 34 Per divertirci (si fa per dire, si può divertire solo chi è patito di queste cose) potremmo assegnare delle dimensioni a piacere ad un altro ipotetico universo e ricavarne il suo comportamento. Questo però sarebbe solo un universo possibile, non necessariamente esistente, anche se potrebbe esistere in una delle infinite rinascite da uno dei futuri Big Bang. 35 VI Modello Standard Ora che si è approfondita la scelta di una “teoria del tutto” che possa includere sia l’infinitamente grande che l’infinitamente piccolo, se non perdete la pazienza sarebbe il caso di dire qualcosa su come, secondo l’ultima schematizzazione valida, è costituita la materia dell’infinitamente piccolo. Le più recenti speculazioni della fisica contemporanea nel descrivere la materia e nel tentare di unificare tutte le forze fondamentali hanno portato a definire un “modello standard” della materia che riassume tutte le particelle fondamentali e le interazioni di forze tra queste. Questo modello finora non ha trovato alcun riscontro negativo e l’attuale ricerca del “bosone di Higgs”, che dovrebbe essere responsabile del conferimento della massa a tutte le particelle elementari dotate di massa, si spera, e se ne teme il contrario, che porti alla ulteriore conferma del modello stesso. Le particelle che costituiscono la materia ordinaria e mediano le quattro forze fondamentali, l’elettromagnetismo, la forza nucleare debole (decadimento β), la forza nucleare forte e la gravità, si dividono in Fermioni e Bosoni. FERMIONI. - Obbediscono al principio di esclusione di Pauli, potendo occupare un solo stato quantico per ogni 36 Fermione. Nella meccanica classica lo Stato Quantico di un sistema in un certo istante è definito fissando i valori delle sue tre coordinate nello spazio e le tre componenti di velocità, mentre nella meccanica quantistica lo S.Q. è una funzione matematica che ad ogni punto di un certo spazio di partenza associa un numero complesso….”và bene, forse per chi non è introdotto ad argomenti scientifici sembra un po’ complicato”. Tutto questo nella meccanica quantistica è associato al concetto di probabilità. - Hanno sempre massa. - Sono a spin semi intero. Lo spin è il momento angolare intrinseco di un corpo attorno al proprio asse di rotazione. Nella meccanica quantistica esso non è descritto da un vettore, ma da due componenti. - Un sistema di Fermioni identici si trova in uno stato antisimmetrico. Un sistema composto da due particelle identiche deve risultare fisicamente indistinguibile dallo stato dello stesso sistema con le particelle scambiate tra loro, lo stato del sistema può rimanere invariato “simmetrico” o cambiare di segno “antisimmetrico”. Tanto per capire: prendiamo una cinta e senza ruotare le estremità scambiamole di mano; tendendo poi la cinta si scopre che la stessa risulta ritorta con rotazione di 360 gradi pur rimanendo le estremità con la stessa orientazione spaziale di prima. Si 37 dice che il “sistema cinta” si trova in uno stato antisimmetrico. - Le particelle composte da un numero pari di Fermioni sono Bosoni. - Le particelle composte da un numero dispari di Fermioni sono Fermioni, come ad es. il nucleo dell’atomo di carbonio. I Fermioni elementari sono costituiti da Quark. Il nome “Quark” deriva dal fatto che non si sapeva che cosa fossero questi (question mark). I quark non si trovano mai da soli, ma sono uniti in particelle composte dette Adroni (protoni, neutroni, bosoni e mesoni) e Leptoni (elettroni, muoni e tau). Ad es. il protone è formato da 2 Quark Up e 1 Quark Down, il neutrone da 2 Quark Down e 1 Up. I quark hanno carica elettrica +2/3 o -1/3, mentre i leptoni +1, 0, -1. Vi sono sei tipi di quark, chiamati sapori. Il sapore è un numero quantico delle particelle elementari correlato alle loro interazioni deboli…ma tutti i tipi di quark prodotti negli acceleratori di particelle decadono rapidamente in Quark Up e Down: Up, Down, Strange, Charme, Bottom, Top. Vi sono tre famiglie di Leptoni: -elettrone, neutrino elettronico; -muone, neutrino muonico; -tau, neutrino tauonico. I bosoni elementari sono i mediatori delle 4 forze fondamentali: 38 -Elettromagnetismo, mediato da fotoni che sono bosoni di spin 1 senza massa né carica a riposo; -Forza nucleare debole, mediata dai bosoni W (carica +1 o -1, massa a riposo 8 Gev, uno l’antiparticella dell’altro) e Z (senza carica e massa a riposo 93 Gev), di spin 1. Essa contribuisce alla trasformazione della materia, come ad es. accade per il decadimento radioattivo β. Questi tre bosoni (i due W e lo Z) sono molto massivi (100 volte più del protone) e hanno vita media di 3x10 -25 sec. -Forza nucleare forte, mediata da Gluoni (bosoni di spin 1, senza massa a riposo, né carica). Essa tiene assieme protoni e neutroni. -Gravità, mediata da Gravitoni (bosoni di spin 2, senza massa a riposo né carica). Le particelle sono suddivise in tre generazioni, ognuna delle quali consiste di due quark e due leptoni. Quark e leptoni, piuttosto che particelle elementari, sono in realtà stati eccitati della materia. 39 La massa di una particella costituita da quark è maggiore della somma delle masse dei quark che la compongono. La massa in più è dovuta all’energia di interazione dei quark, stante l’equivalenza tra massa ed energia. La maggior parte della massa di una particella proviene infatti dalle forze interne di interazione. A pressioni elevatissime, quali quelle ad es. esistenti in una stella di neutroni o in un buco nero, le particelle elementari si rompono e la materia risulta composta solo da quark. Ad alte pressioni e temperatura i leptoni formano plasma. Il bosone di Higgs, la cui caccia nell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra (LHC, large hadron collider) recentemente sembra essersi positivamente conclusa con la sua individuazione, era l’unica particella ancora mancante delle 17 che formano la materia e dovrebbe avere una massa di circa 125 Gev, pari a 126 volte quella del protone. Mediante la rottura spontanea della simmetria dei campi elettrodebole e fermionico esso conferisce massa alle particelle. Il bosone di Higgs, formatosi nei primissimi istanti di vita dell’universo dalla opportuna combinazione delle stringhe, crea attorno a sé un “campo di Higgs” che costringerebbe le varie stringhe di energia vibrante a compattarsi tra loro dando forma di materia alle varie particelle a spese della loro energia (stante l’equivalenza energia/massa). Questo bosone dopo aver “dato massa” alle particelle cessa di esistere. 40 Il bosone di Higgs ha spin 0 e non ha momento angolare intrinseco ed esso è anche la sua stessa antiparticella. La scoperta sperimentale del bosone di Higgs conferma definitivamente il modello standard della materia, a meno che ulteriori ricerche non confermino l’altra teoria, quella supersimmetrica, compatibile anch’essa con l’esistenza del bosone di Higgs. Questo bosone è comunemente chiamato “particella di Dio” ma qualcuno vorrebbe cambiargli il nome in BEH (Brout-Englert-Higgs). Nella seguente figura si riassumono i vari livelli di come è costituita la materia ordinaria, secondo il modello standard: 41 Materia e energia Superstringhe Fermioni (Quark, Leptoni), Bosoni Protoni, Neutroni, 4 Forze Fondamentali Atomi Molecole Strutture complesse A conferma del fatto che il mondo, l’intero cosmo, è costituito da energia vibrante, le stringhe, si può addurre anche una osservazione sperimentale già manifesta una quindicina di anni orsono: la separazione dell’elettrone in tre “quasi particelle” indipendenti. L’elettrone, come particella elementare ha due proprietà intrinseche (lo spin e la carica elettrica) ma quando è legato a un nucleo atomico ne ha anche un’altra: il numero quantico che è il momento angolare corrispondente all’orbitale atomico quantizzato che esso occupa. Utilizzando una idonea tecnica (diffusione anelastica risonante dei raggi X….”.ahia! che roba è?”) Justine Schlappa e Ralph Claessen dell’Helmholtz-Zentrum 42 Institute di Berlino con Thorsten Schmitt del Paul Scherrer Institut di Villigen in Svizzera hanno sperimentalmente frazionato l’elettrone di un isolante monodimensionale separando il suo grado di libertà orbitale, l’”orbitone”. Analogamente si può separare il grado di libertà dello spin, lo “spinone” (“che non è una razza canina” ) e quello della carica elettrica, l’ “olone”, come osservato già nel 1996. Tutta la materia, fino alle sue particelle più elementari come i quark è quindi composta da stringhe vibranti tra loro unite in vario modo. Tutta la materia è fatta di energia vibrante! La descrizione di come è costituita la materia non è stata una mera azione di sadismo nei vostri confronti, anche se lo devo ammettere ogni tanto intimamente mi sono rallegrato al pensiero del vostro cervello un po’ “attrippato”, come dice sempre la mia nipote preferita. Questa pedante descrizione si è resa necessaria per intuire come può essere possibile ai vari universi di rinascere ogni volta diversi e con diverse leggi fisiche dagli innumerevoli big bang, a causa della diversa ricombinazione delle superstringhe. Aiuta inoltre a comprendere l’attuale possibilità di esistenza di molti universi, ognuno con leggi proprie e sconosciute, stante le differenti probabilità di combinazione delle stringhe vibranti ognuna con una propria armonica. 43 VII Materia oscura Ma la materia del cosmo è tutta quella che vediamo o ne esiste altra? Già negli anni 30 studiando il moto di ammassi lontani di galassie di grande massa l’astronomo Zwicky stimò la massa totale dell’ammasso basandosi sulla luce emessa. Egli valutò quindi la materia visibile. Fece poi un’altra valutazione misurando la dispersione delle velocità individuali delle galassie nell’ammasso, valutando la dinamica delle galassie ed estrapolando le masse e ottenendo così una stima di massa 400 volte più grande. Perchè questa massa totale era molto maggiore di quella visibile? Negli anni 70 si cominciò ad ipotizzare l’esistenza di una sorta di materia oscura, che non emetteva luce e quindi invisibile. Nel 2008 da migliaia di osservazioni col telescopio Cfht delle Hawaii si osservò che la luce veniva deviata (effetto della gravità sulla luce) in zone dove non erano visibili masse gravitazionali. Questo avvalorò ancora di più l’ipotesi della materia oscura, che dovrebbe costituire il 23% dell’energia dell’universo e l’85% della sua massa, o, secondo le più recenti evidenze circa il 60% della massa dell’universo. -Rotazione delle galassie spirali. 44 Un’altra presunta evidenza a favore dell’esistenza della materia oscura sarebbe fornita dalle curve di rotazione delle galassie spirali. Nella foto di seguito si vede una classica galassia di questo tipo. 45 Secondo la Legge di Keplero le stelle con orbite galattiche più esterne dovrebbero avere velocità orbitali 46 inferiori. Le osservazioni astronomiche invece rivelano che per le stelle molto vicine al centro galattico si ha un rapido incremento della velocità orbitale, la quale per tutte le altre distanze orbitali si mantiene costante invece di decrescere. Qualcuno ipotizza che le stelle dei bracci esterni di queste galassie, avendo una velocità maggiore di quella che dovrebbero avere secondo Keplero, dovrebbero disperdersi nello spazio sfuggendo alla gravità del nucleo galattico..La materia oscura, secondo alcuni, sistemerebbe le cose, impedendo a queste stelle di disperdersi.... 47 Ma come è possibile fare queste ipotesi senza conoscere con certezza la gravitazione del nucleo, dove per di più c’è un buco nero massiccio? Secondo queste ipotesi, tra l’altro, le zone intorno al Sole dovrebbero essere stracolme di materia oscura con moltissimi miliardi di particelle nei nostri corpi. Però un accurato recente studio del moto delle stelle della nostra galassia non ha mostrato esistenza di materia oscura nel nostro sistema solare contraddicendo tutti i modelli previsti. L’autore dello studio, Christian Moni Bidin, dalle mappe dei movimenti di 400 stelle giganti rosse in una zona di spazio tempo estesa fino a 13.000 anni luce dal Sole non ha trovato praticamente evidenza di materia oscura, essendo la quantità di massa così calcolata praticamente coincidente con la massa della materia visibile. Anche tutti i tentativi di rilevare materia oscura da esperimenti condotti nei laboratori sono falliti. Indagini astronomiche sono ancora in corso e altre sono previste nel prossimo futuro per far luce sull’argomento, come ad esempio la missione Gaia dell’ESA che si prefigge di rilevare il moto di milioni di stelle. Ma di recente è stata rilevata l’influenza della materia oscura sulla luce delle galassie sfruttando le lenti gravitazionali, cosa che ne dimostrerebbe l’esistenza. Io ritengo che possa esistere una spiegazione che integri l’ipotesi dell’influenza della materia oscura sulla velocità angolare dei bracci delle galassie: 48 il nucleo galattico lancia verso la periferia delle onde d’urto di pressione che colpiscono i bracci della spirale mantenendone più o meno inalterata la forma ed evitando che si avvolgano attorno al nucleo. Questo costringerebbe le stelle nei bracci esterni ad avere una maggior velocità orbitale, stelle sempre mantenute nell’orbita dalla maggiore gravità del nucleo per la presenza di materia oscura. La presenza di queste onde d’urto di pressione è avvalorata dall’osservazione che la polvere intergalattica in periferia ha una velocità orbitale di segno opposto a quella delle stelle di quelle regioni. E’ plausibile infatti che dopo aver esercitato una spinta sui bracci della spirale la polvere intergalattica venga deviata nella direzione opposta. -Ma cosa può essere questa materia oscura? Ritengo che essa non sia qualcosa di esotico, ma più semplicemente costituita sia da grossi agglomerati di materia esistenti nel cosmo del tipo buchi neri, sia da un insieme di particelle di dimensioni infinitesime, ma di enorme densità (massa di Plank) costituenti i cosiddetti buchi neri di Plank”. Al momento della nascita dell’universo dal Big Bang, nei primissimi istanti, a 10-45 sec si creano le prime disomogeneità a causa delle reciproche interferenze. Tra 10-34 e 10-32 sec diverse regioni di quel universo primordiale subiscono un processo di inflazione istantaneo (fase di espansione rapida e accelerata) crescendo da valori di diametro di 10-40 cm (inferiore a un protone) a circa 10 cm. 49 Intanto ogni 10-34 sec l’universo raddoppia le sue dimensioni. Dopo circa 10-32 sec il processo inflazionario si placa, mentre continua l’espansione dell’universo. Nelle primissime fasi iniziali la materia dell’universo si trova in condizioni di “equilibrio chimico”, ossia il ritmo delle reazioni tra le particelle rimane al passo con l’espansione. Nel corso del processo inflazionario il ritmo delle reazioni tra la maggior parte delle particelle riesce con sempre maggior difficoltà a seguire l’espansione e l’allontanamento esponenziale di una rispetto all’altra, le particelle non sono più in equilibrio chimico tra loro e la loro densità rimane “congelata”. Inoltre particelle “troppo pesanti” hanno una “sezione d’urto di annichilazione” troppo piccola (proporzionale a m-2) tanto da non riuscire ad annichilirsi a sufficienza e da risultare oggi più abbondanti rispetto alla materia ordinaria. Per inciso tra questi potrebbero trovarsi le particelle cosiddette “supersimmetriche”. Questa materia oscura non emette luce e assorbe quella incidente, né più né meno che un buco nero, risultando invisibile. Ricordando infatti che in meccanica quantistica la “lunghezza di Plank” (che è l’unità naturale di lunghezza collegata alla costante di Plank “h/2π”) è uguale a Lp=√(HG/c3) =1,616252x10-35m. E che la massa di Plank è mp=√(hc/G) =2,17644x10-8 kg e che il tempo di Plank è 50 tp=√(hG/c5) =5,39124x10-44sec si vede come l’unità di lunghezza è di 21 ordini di grandezza inferiore al diametro di un nucleo atomico mentre in questa dimensione vi è una massa di 19 ordini di grandezza maggiore. La Lunghezza d’onda Compton di una particella è la lunghezza d’onda di un fotone di energia pari a quella della sua massa a riposo: hf=mc2. Da questo la lunghezza d’onda Compton è pari a λ=c/f =h/mc. Quale è il limite superiore di λ? Il limite superiore di λ, o (il che è la stessa cosa) il limite superiore dell’energia di un fotone lo si può determinare ricavando il limite superiore della massa di una particella allorquando questa raggiunge le dimensioni di un buco nero di Plank, buco nel quale il fotone rimane intrappolato dal campo gravitazionale. Si ricorda che il raggio di Schwartzschild di un buco nero è dato da R=2GM/c2 Ponendo R=λ si ottiene che λ=2Gm/c2 m=h/2λc λ=√(Gh/2c3) formula che, a meno del fattore 2 sotto radice, coincide con la lunghezza di Plank. La lunghezza di Plank è quindi il raggio del orizzonte degli eventi di un buco nero di Plank. Un fotone la cui lunghezza d’onda è pari alla lunghezza d’onda di Plank è una particella tanto massiccia da essere un buco nero e distorce lo 51 spazio tempo locale inghiottendo il fotone. Non vi sarà alcuna emissione di luce. Questo è il limite inferiore per le lunghezze. Dalle formule precedenti si ricava il tempo di Plank: Tp=lp/c2 tempo impiegato dalla luce per percorrere una lunghezza di Plank. Tempi inferiori non hanno alcun significato fisico. Anche il tempo scorre in quanti di tempo e non in modo continuo come sembrerebbe. A distanze dell’ordine di grandezza di quelle di Plank sia la gravità che il tempo manifestano il loro comportamento quantistico. Non potremmo mai sperimentare il comportamento delle particelle a queste scale infinitesime perché l’energia in gioco sarebbe immensa: Ep=mpc2 =2,17644x10-8x9x1016 kg m2sec2 =1,22x1019 Gev energia alla quale la gravità si associa alle altre tre forze della natura, energia che richiederebbe un acceleratore di particelle delle dimensioni della Via Lattea. Una ulteriore recente dimostrazione dell’esistenza della materia oscura si ottiene dai recenti risultati dello spettrometro magnetico AMS della stazione spaziale internazionale (è un potentissimo magnete permanente che, al passaggio dei raggi cosmici, separa gli elettroni dai positroni). Questo spettrometro ha rilevato l’emissione di una notevolissima quantità di positroni e, poiché la probabilità che si formino più positroni che elettroni è tanto maggiore quanto maggiore è l’energia in 52 gioco, si ritiene che questi raggi cosmici si siano generati da urti di particelle massicce di materia oscura. 53 VIII Energia oscura Per quanto invece riguarda l’energia oscura, un elemento addotto a favore della sua esistenza è la constatazione inaspettata della espansione accelerata dell’universo, resa nota nel 1996 e verificata nel 1998 dall’osservazione di supernove in galassie lontane. Queste supernove (tipo 1a) avendo luminosità e spettro ben definite permettono una precisa misura della loro distanza mediante la misura del loro spostamento verso il rosso. Lo spostamento verso il rosso è dovuto all’effetto doppler: ad es. il rumore di un treno in allontanamento ha frequenza più bassa, mentre se il treno è in avvicinamento la frequenza del rumore è più alta. Nello spettro della radiazione luminosa l’infrarosso corrisponde alle frequenze più basse mentre alle frequenze alte troviamo il blu.e l’ultravioletto.... “Ma dovreste saperlo e vi chiedo scusa della pedanteria”. Dallo spostamento verso il rosso è stato possibile misurare la velocità di espansione a diverse distanze spazio temporali e si è notata un’espansione accelerata dell’universo. La velocità con cui le galassie si allontanano l’una dall’altra aumenta con il tempo accentuando ancor di più lo spostamento verso il rosso delle loro righe spettrali. Questo spostamento verso il rosso, 54 aumentando ancora, renderà queste galassie sempre meno visibili fino a farle sparire letteralmente dalla vista. Lo sfondo dell’universo diventerà nero, non permettendo di vedere più nulla in queste zone. Per spiegare questo comportamento si è pensato di ricorrere all’esistenza di una misteriosa energia oscura con la strana proprietà di sospingere sempre più lontano le galassie. Il 3 aprile del 2012 al meeeting della Royal Astronomical Society è stata mostrata una foto di quando l’universo iniziò ad accelerare la sua espansione.. Analizzando lo spettro di 250.000 galassie, alcune lontane miliardi di anni luce e quindi miliardi di anni nel passato, si è visto che l’universo iniziò ad accelerare la sua espansione circa sei milardi e mezzo di anni fa. Prima di quell’epoca l’universo si espandeva, ma la sua velocità di espansione, massima poche frazioni di secondo dopo il Big Bang, era in continua diminuzione come si confà al gas di una normale esplosione e secondo la logica corrente. Invece ad un certo punto le cose si invertono e l’espansione comincia ad accelerare! Perchè? E’ mai possibile che l’energia oscura sia improvvisamente comparsa e abbia deciso di darsi da fare? A dir poco, sembra strano e inspiegabile. Esistono più di una teoria che cerca di spiegare l’espansione dell’universo. 55 Einstein nella sua relatività generale, che tiene conto della forza gravitazionale, considera questa dovuta ad una curvatura dello spazio generata dalla presenza di masse. L’equazione di campo di Einstein, nella sua forma più semplice, si può scrivere: Gµν=8πGTµν/c4 Con G tensore della curvatura dello spazio, G costante di gravitazione universale e T tensore stress energia. Per poter eliminare la tendenza dello spazio a contrarsi (infatti il tensore di curvatura aumentava con T) Einstein inserì un altro termine nella equazione: Лgµν Con g metrica dello spazio tempo. Gµν+ Лgµν =8πGTµν/c4 Gµν può sciversi Gµν =Rµν-gµνR/2 Rµν è il tensore di curvatura di Ricci R è la curvatura scalare (la traccia di Rµν) La costante cosmologica Лgµν era considerata una proprietà dello spazio tempo. Poiché dalle osservazioni di Hubble si vede che l’espansione del universo sta accelerando, la costante cosmologica (il cui significati fisico oggi è associato alla energia del vuoto “zero point energy”) deve essere positiva, anche se molto piccola. 56 Purtroppo il valore di circa 10-120, congruente con l’espansione osservata, è enormemente inferiore a quanto ci si aspetterebbe dalla fisica teorica. Mentre la costante cosmologica di Einstein era solo un artificio matematico “per far tornare i conti”, oggi si ipotizza che il relativo contributo sia dovuto alla densità di energia del vuoto ρvacuum . Dalla teoria quantistica si sa infatti che nel vuoto esistono fluttuazioni, con la continua nascita di particelle e antiparticelle che immediatamente si annichilano l’un l’altra con emissione di energia (equivalenza massa energia E=mc2). Verrebbero così prodotti effetti gravitazionali che assumono il ruolo di costante cosmologica. Questa massa/energia ha un valore di 123 ordini di grandezza superiore a quanto congruente con l’espansione, pari quest’ultimo a 10-29 g/cm3 o 10-123 in unità di Plank (unità di misura fisiche naturali, definite in termini di costanti fisiche universali e dimensionali). L’equazione si scrive nel modo seguente: Gµν=(8πG/c4)x(Tµν- ρvac gµν) Con ρvac=Лc4/8πG Al aumentare dell’espansione aumenta gµν , metrica dello spazio tempo, e diminuisce il tensore di curvatura dello spazio. La costante cosmologica avrebbe una pressione, proporzionale alla quantità della sua energia, facente sì che l’espansione del universo acceleri. Il lavoro prodotto da un aumento di volume è [ΔE]=[-p ΔV] 57 La quantità di questa energia quantistica in un contenitore vuoto aumenta quando il volume aumenta ed è eguale a ρV, con ρ densità di energia della costante cosmologica. Si ha così p=ρ Questa pressione, proporzionale alla densità di energia, produce un lavoro tanto maggiore quanto più grande è il volume di spazio considerato, che a sua volta è tanto maggiore quanto più è espanso l’universo. La pressione farebbe allontanare le galassie le une dalle altre sulla superficie sferica di un universo in espansione sempre più accelerata. Si osserva per inciso che prima si è parlato di un universo piatto….ma su una sfera di dimensioni immense è lecito trascurare la curvatura. Sembrerebbe tutto risolto! Ma non è così. Dalle osservazioni dello spettro dei raggi X, effettuate tra il 2007 e il 2008 per mezzo del satellite Chandra, emesso dall’ammasso di galassie Abel 85 distante 740 milioni di anni luce, si è ipotizzato che questa forma di energia quantistica potesse influire sulla struttura dello spazio tempo e giustificare la necessità matematica della costante cosmologica. Si è quindi ipotizzato che il destino del universo, nel modello standard del Big Bang, dipendesse sia dalla sua forma che dalla quantità di energia oscura. Le due principali forme di energia oscura proposte sono: 58 -la costante cosmologica, di cui abbiamo già discusso, -la quintessenza. Già qui si potrebbe vedere come gli astrofisici brancolino nel buio, andando alla ricerca di più spiegazioni per la stessa cosa. La costante cosmologica è la densità di energia che riempie omogeneamente lo spazio e che fisicamente coincide con la “vacuum energy”. L’aggiunta della costante cosmologica nella teoria base della cosmologia ha portato alla adozione di un modello matematico chiamato Lambda-CDM (cold dark matter), costruito per essere in accordo con le osservazioni. Questo modello comprende sia l’energia oscura pari a circa il 70% della densità di energia in esso contenuta, sia la materia oscura fredda pari a circa il 26%, sia l’universo visibile (pianeti, stelle, nubi di gas e fotoni) pari a circa il 4%. Il futuro del universo, secondo questo modello, dipenderebbe dal contenuto complessivo di energia rispetto alla sua densità critica. Se la densità è maggiore di quella critica, l’espansione si arresterà e inizierà la contrazione, se invece la densità è inferiore l’espansione continuerà indefinitamente. Questo modello assume un universo piatto ed è basato su sei parametri: -la costante di Hubble, che determina la velocità di espansione -la densità dei barioni Ωb -la densità della materia totale (barioni+energia oscura) 59 -la profondità ottica alla reionizzazione τ ( il gas neutro, prodotto nei primi istanti, viene ionizzato dall’emissione ultravioletta delle prime sorgenti. Questo ha un notevole effetto sul profilo degli spettri ad alto red shift, originando righe di assorbimento delle piccole quantità di gas neutro presenti nel mezzo intergalattico alla fine del processo. E’ possibile così ottenere una adeguata informazione sulla epoca di reionizzazione e sui principali parametri della cosmologia nonchè dello spettro di potenza delle perturbazioni di materia oscura. Queste osservazioni sembrano in ragionevole accordo con una cosmologia su modello ЛCDM “universo piatto, dominato dalla componente di dark energy di cui alla costante cosmologica Л a basso red shift, rappresentata dalla equazione di stato p=wρc 2 con w=1. NOTA: le ultime osservazioni ad alto red shift non escludono una possibile evoluzione temporale tipica dei modelli di “quintessenza”.) -l’ampiezza delle fluttuazioni scalari (In particolare lo spettro della fluttuazione quantistica di curvatura durante la fase inflazionaria, al fine di poter fare una discriminazione tra i vari modelli inflazionari e svelare il meccanismo che ha guidato l’inflazione cosmica e generato i semi da cui si sono formati gli ammassi di galassie e le galassie. La misura della non isotropia della radiazione cosmica di fondo “CMP” pone dei limiti ben precisi alle condizioni inziali consentendo di scegliere tra i vari modelli inflazionari. Per la previsione delle perturbazioni, possibili solo di tipo statistico, viene adottata una teoria perturbativa. Queste perturbazioni sono di temperatura e di polarizzazione, misurata con il WMAP “sonda spaziale per l’anisotropia delle microonde”. Dal confronto dei dati statistici di queste fluttuazioni, misurate sperimentalmente,con le previsioni teorico statistiche del modello di universo vengono determinati i parametri cosmologici.). -l’indice spettrale (l’indice spettrale di una sorgente radio mostra le sue proprietà fisiche. Posto S il flusso di una radiazione e ν la frequenza, l’indice spettrale è dato da α=log(S1/S2)/log(ν1/ν2). Ad es. un indice di -0,1 indica emissioni termiche, uno di -0,7 una radiazione di sincrotrone….). Purtroppo uno dei più grandi problemi non risolti della fisica è che la maggior parte delle teorie quantistiche dei campi prevedono un valore molto grande per la costante dell’energia del vuoto quantico, fino a 123 60 ordini di grandezza rispetto alla costante cosmologica considerata come energia oscura! La maggior parte di questa energia dovrebbe pertanto venire annullata da una equivalente quantità di segno opposto! -La quintessenza è un campo dinamico nel quale la densità di energia varia nello spazio e nel tempo. L’energia oscura potrebbe derivare dall’eccitazione di particelle in alcuni tipi di campi dinamici. Affinché questa non formi strutture come materia, deve essere molto leggera in modo tale da avere una lunghezza d’onda di Compton molto grande (è una proprietà quanto-meccanica di una particella λc=h/m0c). Scegliere l’uno o l’altro modello richiede accurate misure della velocità di espansione nel tempo. Il coefficiente di espansione è parametrizzato dall’equazione di stato, la cui valutazione dalle osservazioni è uno dei più ardui problemi della cosmologia. Esistono altri modelli di gravità quantistica (ad es. gravità quantistica a loop) che potrebbero spiegare le proprietà cosmologiche senza far ricorso all’energia oscura. L’energia oscura e l’accelerazione cosmica sembrano così essere prova del fallimento del modello standard del Big Bang, costringendo i cosmologi a ricercare qualcosa di completamente nuovo. 61 IX Evoluzione del universo e universo invisibile. Quanto è vecchio l’universo? Sono utilizzati vari metodi per dare risposta a questa domanda. -Un metodo si basa sullo studio degli ammassi globulari, ossia di un insieme molto denso di milioni di stelle nate tutte nello stesso periodo. Questo metodo si basa sulla conoscenza del ciclo di vita di una stella: più una stella è grossa, più in fretta brucia il suo carburante e meno vive. Il Sole che ha poco più di 4 miliardi di anni può vivere per altri 5 miliardi di anni per un totale di oltre 9 miliardi. Una stella di massa metà di quella del Sole può vivere poco più di venti miliardi di anni. Gli ammassi globulari più lontani e quindi più vecchi rilevati contengono solo stelle di massa minore del 70% di quella del Sole e questo condurrebbe ad un’età approssimativa dell’universo compresa tra 11 e 18 miliardi di anni. -Un altro metodo si basa sulla misura della costante di Hubble. La legge di Hubble afferma che più le galassie sono distanti più si allontanano velocemente. La costante di Hubble H esprime la proporzionalità tra la distanza di una galassia e la sua velocità di recessione v=Ho d . Ho è la velocità con cui tutte le galassie sembrano oggi allontanarsi l’una dall’altra per l’espansione dell’universo. Per inciso l’espansione dell’universo è in realtà l’espansione dello spazio tempo che trascina con sè tutte 62 le galassie. Lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso è per questo chiamato “redshift cosmologico”. Ho è un valor medio di tutto l’universo che non tiene conto di locali differenze dovute all’attrazione di galassie tra loro vicine. L’inverso di Ho è un tempo e dà la stima dell’età dell’universo. Con Ho di circa 70 chilometri al sec. per megaparsec (un megaparsec è uguale a 3,26 milioni di anni luce) l’età dell’universo è di circa 13,8 miliardi di anni. Ma H è tutt’altro che costante: il suo valore di 70 è valido solo al tempo attuale, mentre H è influenzato dalla velocità di recessione che era più bassa nel passato. Per questo motivo sarebbe importante poter determinare la distanza delle galassie più lontane in maniera indipendente dalla velocità di recessione. - E’ stato utilizzato ancora una altro metodo che associa le immagini multiple delle stelle a seguito della deviazione della loro luce per effetto dei campi gravitazionali (lente gravitazionale) e la teoria di Einstein per calcolare le distanze degli oggetti più lontani. - Anche così si ha un valore di Ho pari a circa 70 Km/sec per megaparsec e si ritrova un’età di circa 13,5 miliardi di anni con un errore del 15% . Quanto è grande? L’orizzonte cosmico è circa 14 miliardi di anni luce, ma questo è relativo al tempo che la luce ha impiegato per 63 raggiungerci. Nel frattempo però l’universo ha continuato ad espandersi, anche se la luce emessa dopo non ci ha ancora raggiunto. La dimensione dell’universo cresce con la sua età di un fattore esponenziale pari a 2/3. Le dimensioni effettive attuali dell’universo sono state valutate in circa 47 miliardi di anni luce. Questo valore, al quale si è giunti con il calcolo integrale esteso all’intervallo di tempo compreso tra l’origine e 14 miliardi di anni ( ∫0t 0 (t/t0)2/3c x dt ) sembra confermato dalle elaborazioni di questo studio, come di seguito meglio esposto nell’Annesso. Questa parte di universo non visibile, essendo oltre l’orizzonte cosmico, rallenta un pò la sua espansione per l’attrazione con l’universo visibile. L’effetto di questa forza gravitazionale è, secondo lo scrivente, ciò che erroneamente viene attribuito all’ipotetica energia oscura. Si è soliti pensare al Big Bang come ad una esplosione con improvviso getto di tutta la materia dell’universo. Ritengo invece che si tratti di una emissione sì violenta, ma continua, di materia. Questa emissione non possiamo vederla neanche con i più potenti telescopi in quanto non si riesce a penetrare nei primissimi momenti di emissione dalla singolarità iniziale, probabilmente perchè la luce non riusciva a propagarsi per la immensa densità di materia/energia. Anche la fase successiva dell’allontanamento delle galassie e della loro espansione, trascinata dall’espansione dello stesso spazio tempo, ritengo che sia un processo che chiamerei “stazionario” nel senso 64 che è in continuo divenire fino alla sua conclusione nella singolarità finale ed al suo riemergere da questa con il tempo invertito, per proseguire poi in “senso inverso” e riemergere di nuovo dal Big Bang. Ritengo valida l’ipotesi che l’universo abbia curvatura positiva e che la sua espansione sia sferica. Lo spazio tempo si espande sino alla sua scomparsa nella singolarità.. Tutta la materia invisibile, più avanti a noi in termini di processo di allontanamento dalla fase iniziale, per effetto della curvatura dello spazio tempo e della sua estrema rarefazione (dello ST) alla fine del tempo si troverebbe compattata in un unico infinitesimo volume, mentre la restante parte di universo continuerebbe a riversarsi in questa zona da tutte le parti. La valutazione, con la regola di Hubble, della velocità di allontanamento delle galassie più lontane (e quindi più indietro nel tempo) generalmente viene considerata come misura della dilatazione di una sfera sulla quale ipotizziamo che esistano queste galassie. Questa dilatazione è quella dello stesso spazio. In realtà la velocità di allontanamento coincide con la misura dell’allungamento del raggio stesso dell’universo. Se infatti consideriamo una sfera di raggio r 65 La velocità di allontanamento dei due punti estremi dell’arco è data da V=H D dove D è la lunghezza dell’arco. D=r x α ΔD=α x Δr ΔD=VxΔt E sostituendo α x Δr =H x D x Δt=(D/r) x Δr Δr/r = H x Δt Indicando con x la coordinata radiale Vx x Δt = r x H x Δt Ossia Vx= r x H L’attuale velocità di espansione della periferia dell’universo (la sua parte più lontana da noi ) è data da V=HoR con R in megaparsec (R=raggio dell’universo). Le dimensioni attuali ipotizzate di 47 mld di anni luce, se espresse in megaparsec sarebbero: R=47x109/3,26x106 ossia R=14,3x103 megaparsec 66 Di conseguenza l’attuale velocità di espansione dei confini dell’universo (non visibili) dovrebbe essere pari a V=70x14,3x103=10x105 Km/sec., coincidente con la Vx.di 1.000.000 km/sec. , velocità pari a più di tre volte quella della luce. Nei calcoli che seguono (Annesso) la velocità di espansione dell’universo a 48 miliardi di anni luce è stata valutata in circa 4 volte quella della luce. Questa sarebbe la velocità di espansione dello stesso spazio tempo che trascinerebbe con sè l’universo materiale e la luce. Per questo motivo l’elevata velocità non sarebbe in contrasto con la relatività che vieta velocità superiori a “c” (la teoria della relatività secondo me è applicabile soltanto alle interazioni tra materia e spazio tempo). La velocità di espansione “in prossimità” dei confini dell’universo visibile e relativa al passato (la luce ha impiegato del tempo per informarci) invece è inferiore. A circa :13,5 miliardi di anni luce di distanza e a 13,5miliardi di anni indietro si ha: D=13,5x103/3,26=4,1x103 megaparsec Vx =280.000 Km/sec.circa (la costante di Hubble è circa 70). L’universo attuale rispetto a quello di epoche passate, per la maggior velocità di espansione, ha un redshift molto più alto. La galassia GN-108036 a 12,9 mld di anni luce di distanza ha un redshift (spostamento verso il rosso dello spettro) pari a z=7,2 67 La parte di universo esistente non visibile è a molta maggiore distanza da noi. In quali condizioni essa si trovi non lo sappiamo con certezza, ma possiamo soltanto immaginarlo. Lo spazio tempo tra queste distanti galassie (ammesso che siano ancora allo stato di galassie e non già a livello di pura energia) sicuramente sarà estremamente rarefatto e certamente in molte zone addirittura scomparso, come abbiamo già prima accennato. Laddove non esiste lo spazio tempo non esiste nulla e quindi neanche lo spazio, ossia non esiste distanza tra un accumulo di materia o di energia e l’altro. L’universo attorno a noi si presenta più o meno omogeneo: Dovunque guardiamo: è come se noi e ogni punto di esso fossimo entrambi al centro di tutto. L’universo si espande in tutte le direzioni come se fosse attratto da qualcosa. Prima di sei miliardi e mezzo di anni fa era sospinto dall’energia fornitagli del Big Bang e la sua velocità di espansione era in diminuzione. A partire da quell’epoca sull’universo visibile comincia ad avere la meglio l’attrazione di qualcosa:..... la massa/energia della parte ormai invisibile di universo, più lontana. In quella epoca questa ha iniziato a manifestare i suoi effetti di attrazione accelerando l’espansione della parte visibile. Ovviamente anche l’universo invisibile subisce la gravitazione da parte di quello visibile e anche per questo motivo rallenta la sua velocità di allontanamento. 68 E’ come una sorta di onde di espansione e compressione in un’esplosione. La materia ora invisibile, emessa prima di quella che noi vediamo, ad un certo punto ha esaurito l’energia che aveva e ha cominciato a rallentare per l’attrazione reciproca con l’universo visibile, che a sua volta ha cominciato ad accelerare. A noi sembra che questo accada in tutte le direzioni, come se fossimo sulla superficie di una sfera che si dilata sempre più, aspirati da qualcosa che si trova all’esterno di questa. Considerando che lo spazio tempo della parte di universo invisibile, tra un agglomerato di masse/energie e l’altro, per l’enorme espansione sia estremamente rarefatto, si può immaginare che non esista più neanche il concetto di distanza e che tutta la materia/energia sia concentrata in un solo volume. Allo stesso tempo sono vere le due visioni della realtà: a noi apparirebbe che la materia/energia dell’universo invisibile ci circondi attraendo tutto l’universo visibile, mentre questa potrebbe essere concentrata in un unica immensa singolarità che man mano andrebbe scomparendo nel suo inverso, il quale alla fine dell’eternità espellerebbe di nuovo tutta la materia e l’energia L’esatto contrario del Big Bang, dove lo spazio tempo prima concentrato si è poi espanso, trascinando l’energia e la materia con sè. Possiamo parlare di spazio tempo solo per il nostro universo, per gli altri a noi invisibili dovremmo parlare di un diverso insieme di dimensioni. 69 Si giungerebbe così alla fine del tempo con tutta la materia dell’universo (quella attualmente visibile, la materia oscura, la materia equivalente dello spazio tempo –vedi Annesso- e quella già ora invisibile perchè oltre l’orizzonte cosmico) concentrata in un unico piccolo volume sotto forma di un brodo di quark e gluoni se non addirittura di energia pura con soltanto stringhe vibranti, in attesa di ricominciare il processo di espansione violenta. Questa potrebbe essere una spiegazione alternativa all’ipotesi di una sconosciuta e strana energia oscura. X La fine del universo. Quanto tempo mancherebbe al nostro universo visibile per iniziare il processo di fusione con l’universo invisibile e di rapida scomparsa nella successiva singolarità? Calcoliamo innanzitutto la massa dell’universo visibile. In esso esistono circa 100 miliardi di galassie ognuna con circa 100 miliardi di stelle. Questo porta a circa 1021 stelle esistenti. Se la massa media delle stelle dell’universo è eguale a quella del Sole, che è pari a 2x1030 Kg, ne deriva una massa totale dell’universo visibile di circa 1053 Kg. Una 70 verifica utilizzando la relatività generale porta allo stesso valore e la omettiamo “per pietà di patria”. La legge di Hubble afferma che esiste una dipendenza lineare della distanza delle galassie dal loro red shift (spostamento verso il rosso della loro luce). Tanto maggiore è la distanza delle galassie, tanto maggiore è la loro velocità di allontanamento. Il valore della costante di Hubble al tempo presente è circa 70. La legge di Hubble è stata confermata sia dalle osservazioni del telescopio orbitante Hubble che dalla teoria della relatività. La velocità di allontanamento delle galassie risulta essere di circa 70 km al secondo per ogni megaparsec di distanza di queste dall’osservatore. La velocità di allontanamento delle più lontane galassie visibili, ai confini dell’orizzonte cosmico pari a 14 miliardi di anni luce di distanza, è molto vicina a quella della luce: V=70x103 x14x109/3,26x106 Ossia V=300.000 Km/sec , che è la velocità della luce. Questo valore però è relativo al passato, stante il tempo che è trascorso fino a quando l’informazione visiva ci ha raggiunto.. Oggi si è calcolato in 47-48 miliardi di anni luce il confine dell’universo, oltre l’orizzonte cosmico. Nell’annesso si riportano in dettaglio le formule e il calcolo matematico utilizzato per valutare le velocità di espansione, le accelerazioni, le distanze dall’istante finale 71 dell’universo e il tempo residuo di vita dello stesso, evidenziando che queste sono valutazioni del tutto personali, non contemplate dalla scienza ufficiale, ma i cui risultati sorprendentemente coincidono con tutte le varie previsioni teoriche della scienza, pur essendo stati ottenuti con delle ipotesi completamente diverse. Con Hubble si avrebbe così la velocità di espansione attuale dello spazio tempo: Vx =4,29 x 108 m/sec (secondo i calcoli dell’Annesso il valore è di 3,84 x 108 m/sec ). Valore superiore a “c” ma che è relativo all’espansione dello spazio tempo, con la velocità della luce “trascinata” all’interno di esso. “Per evitare rimproveri ed esclamazioni poco riguardose nei miei confronti da parte del lettore infastidito da tutte queste cose”, qui di seguito riassumo solo le conclusioni, rimandando ai pochi che ne avranno voglia la lettura dell’annesso. Nelle figure che seguono sono rappresentati i possibili modelli di espansione dell’universo e di quello considerato corretto il quale vede una prima fase di espansione decelerata, seguita, a cominciare da circa 6,5 miliardi di anni fa, da una fase di espansione sempre più accelerata. 72 Mentre invece il modello corretto è il seguente: La velocità di espansione sei/sette miliardi di anni fa era pari circa 140.000 Km al secondo, alla periferia dell’universo di allora. 73 Da allora l’universo accelerando sempre più ha raggiunto la velocità della luce all’orizzonte visibile dell’universo attuale . L’attrazione che l’universo invisibile, di massa pari a circa 9,46x1053 Kg, esercita su quello visibile, sulla materia oscura e sulla massa equivalente dello spazio tempo è di circa 177,8x1042 Newton. La massa dell’intero universo (quello visibile, la materia oscura, lo spazio tempo e quello invisibile oltre l’orizzonte cosmico) ammonterebbe pertanto a 12,024*1053 kg. La massa equivalente dello spazio tempo è ritenuta necessaria per dare coerenza alle velocità di espansione delle galassie e dello spazio tempo e all’andamento della forza di attrazione. L’universo visibile, la materia oscura e tutto il relativo spazio tempo si avvicinerebbero sempre più all’universo invisibile, a velocità sempre crescenti, superiori a quella della luce, senza per questo contraddire la teoria della relatività. Le due parti attraendosi a vicenda, dopo essere entrate in contatto tra loro a velocità molto superiori a quella della luce (3,81 c), a seguito del violentissimo urto si compatterebbero sino a raggiungere valori elevatissimi di densità, dando così luogo alla nascita di una moltitudine di singolarità (buchi neri). Lo spazio tempo tra queste singolarità si curverebbe al punto tale che l’iniziale distribuzione sferica dei giganteschi ammassi di materia e energia si ridurrebbe ad un piccolo unico volume, analogo al Big Bang. 74 Dal suo antisimmetrico (buco blu) tutta la materia e l’energia scomparse verrebbero di nuovo espulse con un tempo negativo ed una fisica diversa da quella attuale, per poi riprendere la corsa a ritroso nel tempo, scomparire di nuovo nella singolarità all’origine dei tempi e riemergere dal Big Bang, in una eterna ripetizione senza fine e senza inizio. Per quanto riguarda le masse, la stima corrente è che la materia visibile costituisca circa il 4,6% di tutto l’universo, la materia oscura il 23%, mentre la famigerata energia oscura il 72%. Dai calcoli del presente lavoro si avrebbe invece: -universo visibile 8,3% -materia oscura 12,47% -energia oscura 78,5% (è Minv ). Al tempo presente la distanza dell’orizzonte dell’universo visibile dai confini di quello invisibile è di 34,6 miliardi di anni luce (0,327 milioni di miliardi di miliardi di Km), la velocità media di avvicinamento (con accelerazione costante di 0,19*10-8 m/sec2 ) è pari a 2,45 quella della luce (quella massima è 3,81 c): tutto questo comporta un tempo residuo di vita dell’universo di circa 14,1 miliardi di anni. Trascorso questo tempo si potrà affermare che tempo è compiuto!” 75 “Il Una delle obiezioni che si può fare, e che già è stata fatta, circa la possibilità che alla fine dei tempi la materia/energia dell’universo possa fuoriuscire dalla singolarità e ritornare indietro nel tempo e nello spazio verso un nuovo big bang è relativa all’entropia. Si afferma infatti che questa debba sempre crescere e che per nessuna ragione possa invertirsi la seconda legge della termodinamica. Potrebbe non essere così. Infatti che questo avvenga è soltanto una questione di probabilità, come già detto in precedenza. Se si dispone di un tempo grande a piacere la probabilità che questo avvenga raggiunge un valore unitario e la seconda legge si inverte. Tutti gli universi del cosmo, collassati nella singolarità fuoriusciranno dalla singolarità antisimmetrica. Questa singolarità si può ben a ragione chiamare “buco blu” a motivo dell’effetto doppler: l’emissione luminosa della materia che fuoriesce da questa singolarità e va incontro ad un ipotetico osservatore esterno ad enorme velocità ha infatti le righe dello spettro spostate verso l’ultravioletto. Questi universi, dopo quasi un’altra eternità, ritorneranno ad una nuova singolarità che li espellerà di nuovo. Ogni volta essi rinasceranno diversi, per la diversa ricombinazione delle stringhe di energia vibrante, con una diversa fisica…e il tutto si ripeterà ancora e ancora senza fine.. 76 Ognuno di questi diversi universi vive tuttavia nell’ambito delle sue leggi fisiche e non è possibile alcuna interferenza né comunicazione tra loro. Tutto questo “groviglio” di realtà chiuse su sè stesse potrebbe essere immaginato come un gomitolo senza fine e senza inizio, ma finito e allo stesso tempo infinito ed eterno. XI. Noi e il cosmo. Spero che questi numeri enormi, le dimensioni, le masse e i tempi, al di fuori di ogni possibilità umana di comprensione ma solo immaginabili, non vi abbiano portato a cercare il primo cestino per dare una degna dimora a questo scritto. L’uomo si sente piccolo, piccolo e ancora più piccolo, diciamo niente, al confronto della immensità del cosmo. La durata della propria presenza sulla scena del Creato sembra meno di un istante….eppure nella nostra vita quotidiana questo noi non lo avvertiamo. Come mai? 77 In realtà, siamo sicuri di essere così trascurabili, meno di niente, oppure siamo al centro del Creato, sia come dimensione che come tempo? Vediamo di approfondire questa questione. Abbiamo visto il cosmo, infinitamente grande, ma in realtà chiuso su se stesso. Allo stesso tempo esso è infinito e limitato. Già questa considerazione induce a porsi la domanda: che vuol dire limitato? Se al di fuori di esso non c’è nulla, non esiste lo spazio tempo né tutte le altre entità di energia vibrante, cosa può limitarlo? Non certamente la materia/energia in tutte le sue possibili forme nelle quali essa può manifestarsi. Se qualcosa lo limita, e questo qualcosa deve esistere per forza di logica, esso non può avere le stesse caratteristiche di ciò che viene ad essere limitato, ma deve essere profondamente diverso, non materiale…. Questo qualcosa deve trascendere le caratteristiche del cosmo, questo qualcosa è “trascendente”. Sarà l’Onnipotente? Non può essere altro, comunque lo si voglia chiamare. E come è possibile per noi giungere ad intravedere una simile possibilità, se siamo fatti di materia ed energia soltanto? Come può qualcosa (noi) che non ha alcuna esperienza e conoscenza esterna a questa realtà contingente giungere ad immaginare l’esistenza di cose che non hanno nulla in comune con l’esperienza quotidiana? 78 Come potrebbe ad esempio un ipotetico essere bidimensionale, che vive sulla superficie di una sfera che a lui sembra infinita e sembra essere la sola, unica realtà esistente e immaginabile, pensare a qualcosa di esterno al suo mondo? Se non ha in sé stesso qualche elemento sia fisico che di pensiero del mondo a lui esterno non potrà mai neanche averne il sospetto! Dunque noi dovremmo avere nella nostra essenza qualcosa di estraneo alla materia /energia del cosmo, qualcosa che è estranea allo spazio tempo e a tutte le altre possibili dimensioni di questo “mondo”. Probabilmente, e dico probabilmente per non offendere troppo chi nonostante tutto non vuole credere, questo qualcosa è l’Anima, che non è fatta né di materia né energia bensì di qualcos’altro che “è fuori” a limitare il cosmo. Sia chiaro che quando dico “è fuori” questo è nell’accezione e dal punto di vista della logica di questo “mondo”, non in quella del Trascendente per il quale “il fuori” e il “quando” sono concetti senza senso. Ma torniamo a noi e alla nostra posizione nello spazio e nel tempo. Rivediamo l’ordine di grandezza delle dimensioni dell’infinitamente grande: Masse: la massa dell’universo visibile è di circa 1053 Kg (cento milioni di miliardi di miliardi di miliardi di 79 miliardi di miliardi di kg), mentre quella dell’intero universo è di circa 12 * 1053 kg. Velocità: la velocità di espansione dei confini dell’universo visibile è di circa 315.000 Km al secondo. Forze: la forza di attrazione gravitazionale che la parte di universo invisibile esercita su quello visibile è pari a circa 178 x 1042 N (17,8 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di Kg). Tempo: il tempo della parte di universo visibile, dalla sua nascita al momento attuale, è pari a 14 miliardi di anni. Il tempo totale dell’intero ciclo di vita dell’universo è di circa 28 miliardi di anni. . Distanze: l’orizzonte cosmico visibile è di 14 miliardi di anni luce (centotrentadue milioni di miliardi di miliardi di metri) il raggio dell’intero universo è 48 miliardi di anni luce. Numeri al di fuori di ogni comprensione! Vediamo ora l’infinitamente piccolo: Masse: la massa del protone è circa 1,67 x 10-27 kg. Forze : ad esempio la forza con cui il nucleo di un atomo di idrogeno (che ha un solo protone) tiene legato il suo unico elettrone è 4,43 x 10-10 Kg 80 Dimensioni: diametro protone 10-15 m Se confrontiamo questi valori con quelli del mondo macroscopico nel quale viviamo si trova che con una certa tolleranza gli esponenti, pur se con segno opposto, non sono poi così diversi tra loro. La massa del Sole è 1,99 x 1030 Kg., mentre la massa del protone è 1,67 x 10-27. L’attrazione Sole Mercurio è 1,32 x 1020 Kg. L’attrazione Terra Luna è 2,02 x 10 19 Kg, mentre tra protone e elettrone è 4,43 x 10-10 Kg Se confrontiamo gli ordini di grandezza delle dimensioni troviamo ad esempio che il Sole ha un diametro di 0,139 x 1010 m, mentre il protone di 10-15 m. Inoltre nella scala infinitesimale della materia la più piccola lunghezza possibile è la lunghezza di Plank pari a 4 x 10-35 m, mentre a livello dell’universo visibile le distanze sono dell’ordine di 14 x 109 anni luce ossia 1,32 x 1026m. 3 ½ La lunghezza di Plank è data da lp=(hpG/c ) , hp =h/2π è la costante di Plank e ha le dimensioni di un’energia per un tempo. La lunghezza di Plank dipende dalla velocità della luce nel vuoto, dalla costante di gravitazione universale G e da hp che è equivalente alla costante d’azione fondamentale. Nella teoria delle stringhe la lunghezza di Plank è il diametro minimo possibile di una stringa e qualsiasi 81 entità di lunghezza inferiore a lp non ha alcun significato fisico. Quest’ultima comparazione tra le dimensioni dà adito ad una digressione, forse molto azzardata. Se volessimo una maggior corrispondenza tra le dimensioni, mancherebbe alla effettiva dimensione dell’universo un fattore 109 per renderla paragonabile alla lunghezza di Plank (10-35 contro 1026). Questo potrebbe suggerire che l’effettiva dimensione dell’universo dovrebbe essere un miliardo di volte più grande per essere comparabile in termini di esponente, cosa impossibile perché l’ulteriore espansione sembra che trovi un limite nel collasso nella singolarità. A meno che questa maggior quantità di materia non sia già collassata e scomparsa, essendo già fuoriuscita dal buco blu. La maggiore differenza si riscontra sulle forze per le quali, forse, si dovrebbe cercare una coppia di particelle ancora più piccole nella scala della materia per aumentare l’esponente negativo. Una particella ancora più piccola dell’elettrone forse potrebbe essere il neutrino che nel modello standard è supposto senza massa. Recenti esperimenti condotti in Giappone da un team congiunto americani/giapponesi hanno però mostrato che il neutrino potrebbe avere una massa infinitesima, da 100.000 a 1 milione di volte più piccola di quella dell’elettrone e recenti studi sull’interazione gravitazionale tra neutrini veloci hanno trovato che 82 questa non è poi così trascurabile, anche se al momento non ci sono dati definitivi. Tutto quanto detto è valido nell’ipotesi, anzi nella “sensazione” che noi ci possiamo trovare a metà strada tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Sicuramente ci troviamo a vivere in un periodo che è a metà del ciclo di espansione del cosmo e a me pare proprio una cosa strana, a meno che non sia una improbabile coincidenza! ANNESSO Calcolo dati cosmologici. Rappresentiamo l’andamento dell’espansione dell’universo e la singolarità BH della massa invisibile. 83 . Db =14 miliardi anni luce (1,32x1026m) da = 7 miliardi anni luce (0,6615x1026m) Δd = (db-da) (0,6585x1026m) Δt = (tb-ta) = 7 mld anni(2,205x1017sec) 1 anno luce = 9,45x1015m 1 anno = 3,15x107 sec 1 Megaparsec(Mp) = 3,26x106anni luce (3,0807x1022m) c velocità della luce = 3x108m/sec G = 6,67x10-11m3/kg sec2 Legge di Hubble 70 km/sec /Mp Vb = 70x103x14x109/3,26x106 84 Vb = 3x108m/sec Mvis massa dell’universo visibile Minv massa dell’universo invisibile r distanza tra Mvis e Minv Si ipotizza che l’universo sia chiuso: K=+1 nell’equazione di Friedmann ζμν+Λgμν= 8πGTμν ζμν= 8πG (Tμν+ρvac gμν) Λ=(8πG/c4) ρvac (T tensore stress energia g metrica dello spazio tempo ) Consideriamo valida l’ipotesi di espansione dello spazio tempo e dell’universo oltre l’orizzonte cosmico fino a 47-48 miliardi di anni luce (ipotesi che in seguito vedremo confermata dai calcoli) Con Hubble valutiamo la velocità di recessione delle galassie che riportiamo nel diagramma di seguito illustrato (ad esempio per l’universo di 12 mld che è 2 mld di anni lontano da noi V12 =70*103*0,61*103= 0,429*108 m/sec e così via per le altre età dell’universo visibile. Parimenti calcoliamo la velocità di espansione dello spazio tempo visibile. Parlando di espansione c’è da dire che, sia la materia dell’universo (le galassie), sia lo spazio tempo si espandono. Al fine di tener conto degli effetti relativistici del moto delle galassie per valutare i loro effetti sulle masse e quindi sulle relative accelerazioni è 85 necessario valutare il moto relativo delle galassie rispetto allo spazio tempo. Per valutare la forza di attrazione dell’universo invisibile (oltre l’orizzonte cosmico) su quello visibile, le masse dell’universo visibile e della materia oscura ivi esistente verranno corrette degli effetti relativistici nel loro moto rispetto allo spazio tempo. Bisogna correggere le velocità delle galassie date dai telescopi, e quindi riferite al tempo passato, per riportarle al tempo presente e compararle con l’attuale velocità dell’universo. ΔVhubble =Vexp univ. oggi –V univ ieri V univ ieri = Vexp univ. oggi - ΔVhubble X=V univ ieri rispetto aVexp univ ieri = Vexp univ. ieri – A Con A = (Vexp univ. oggi - ΔVhubble ) / Vexp univ. ieri Occorre calcolare la X a 8mld di anni, a 9, 10 e 11 mld di anni ecc. Si è così proceduto al calcolo per le varie età dell’universo. I dati della velocità dell’universo materiale rispetto allo spazio tempo sono stati riportati nel diagramma. A titolo di esempio per l’universo di 8 mld di anni : Δt=6 mld anni =1,89*1017 sec A=3,15*108- 1,29*108 /0,8*108= 2,32 V univ ieri = 1,85*108 Vexp univ. ieri= 0,8*108 V8rispetto allo spazio tempoieri= 108 Quindi 7 mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -0,15*108 86 8mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -1,05*108 9 mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -1,1*108 10 mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -108 12 mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -0,7*108 13 mld anni → V exp spazio tempo -Vgalassie = -0,35*108 oggi → V exp spazio tempo -Vgalassie = 0 Si vede come la velocità di espansione dell’universo materiale sia superiore a quella dello spazio tempo, precedendolo di poco nei miliardi di anni passati. Questa differenza man mano diminuisce azzerandosi nell’epoca presente con le galassie aventi la stessa velocità di espansione dello spazio tempo. In altre parole quando inizia l’attrazione da parte della materia invisibile oltre l’orizzonte cosmico accelera maggiormente la materia che non lo spazio tempo. A 7 mld di anni di vita la materia si espande alla velocità di 0,05 della velocità della luce rispetto allo spazio tempo, precedendolo nel moto di avvicinamento ad Minv. Ad 8 mld di anni V exp è 0,35 c, a 9 mld è0,366c, a 10 mld è 0,333, a 11 mld è 0,28 c, a 12 mld è 0,23c, a 13 mld è 0,12c, mentre oggi a 14 mld è zero e la materia si espande come lo spazio tempo. Si ribadisce che queste sono le velocità rispetto allo spazio tempo e non rispetto alla Minv. 87 Per valutare l’accelerazione e le forze connesse teniamo conto della velocità di espansione dello spazio tempo e della velocità della materia rispetto ad esso. Le accelerazioni rispetto allo spazio tempo sono: - 7 mld anni a=(1,6/1,4) * 108 /(3,15*1016) = 0,363*10-8 m/sec2 e analogamente -8 mld anni a=(1,4/2,6)*0,317*10 -8 =0,17*10-8 m/sec2 -8,5 mld anni a=0 -9 mld anni a= -4,22*10-6 m/sec2 -10 mld anni a= -5,87*10-6 m/sec2 -11 mld anni a= -6,1*10-6 m/sec2 -12 mld anni a= -6,6 *10-6 m/sec2 -13 mld anni a= -9,9*10-6 m/sec2 e le relative velocità totali dell’universo materiale V8 totale = 1,05*108 + 0,8*108 = 1,85*108 m/sec V9 tot = 2,15*108 m/sec V10 tot = 2,3*108 m/sec V11 tot = 2,45*108 m/sec V12 tot = 2,7*108 m/sec V13 tot = 2,9*108 m/sec Questi dati sono inseriti nel diagramma che segue. 88 Valutiamo ora le distanze dalla singolarità, nelle diverse epoche dell’universo visibile, e la massa dell’universo invisibile. Nel corso dei calcoli è stato necessario tener conto dell’energia dello spazio tempo e della sua massa equivalente, in quanto anche essa subisce la forza di attrazione della massa invisibile. Inoltre di recente, attraverso il metodo delle lenti gravitazionali che vede lo spostamento delle galassie che si trovano dietro le masse oscure, è stato possibile avere l’evidenza e ricostruire la geometria in 3 D dei filamenti di materia oscura. Questi filamenti, lunghi milioni di anni luce, sono una specie di ragnatela in tutto l’universo e al loro incrocio si formano le galassie e gli ammassi di galassie. Forse è materia che dal big bang è rimasta estremamente densa, al livello probabilmente dei 89 buchi neri, e non si è espansa come il resto dell’universo. Questo spiega perché è materia invisibile . Oltre che delle galassie occorre tener conto anche di questa materia, il cui ammontare si può valutare che corrisponda a più della metà della massa dell’intero universo. Mvis+Mosc.= Mtotale Mosc = 0,6 Mtotale Mvis + 0,6 Mtot = Mtot Mtot = Mvis/4 Mosc = 1,5 Mvis Mvis = 1053 kg Mosc = 1,5* 1053 kg Mtotale = 2,5*1053 kg Calcoliamo le Forze che originano le accelerazioni di cui sopra, considerando le masse relativistiche per il moto rispetto allo spazio tempo. Le accelerazioni vengono valutate dall’andamento delle velocità di espansione della materia. F7 =2,5*1053 *2,08*10-9/√(1-(0,15/3)2)= 5,2*1044 N E analogamente F8 = 3,52*1044 N F9 = 1,77*1044 N F10 = 1,75*1044 N F11 = 1,72*1044 N F12 = 1,7*1044 N 90 F13 = 1,66*1044 N F14 la estrapoliamo =1,65*1044 N Le masse totali relativistiche utilizzate sono: Mvis tot rel 11 =2,6*1053 Mvis tot rel 7 = 2,5*1053 Mvis tot rel 8 = 2,67*1053 Mvis tot rel 9 = 2,685*1053 Mvis tot rel 10 =2,65*1053 Mvis tot rel 12 =2,57*1053 Mvis tot rel 13 =2,515*1053 Le accelerazioni dello spazio tempo nei diversi periodi (valutate dalla sua velocità di espansione)sono: ast7=0,56*10-9m/sec2 ast8=0,668*10-9m/sec2 ast9=0,79*10-9m/sec2 ast10=0,907*10-9m/sec2 ast11=1,058*10-9m/sec2 ast12=1,46*10-9m/sec2 ast13=1,76*10-9m/sec2 ast14=2,12*10-9m/sec2 La presenza della forza di attrazione di Minv si comincia a sentire intorno ai sette miliardi di vita dell’universo. Prima di allora l’espansione era rallentata, poi comincia ad aumentare. All’inizio accelera molto di più la materia e solo dopo anche lo spazio tempo mostra la sua accelerazione. 91 L’energia associata alla massa equivalente dello spazio tempo è Est =meq * c2 Effettuiamo il calcolo sulla base dell’universo di 13 mld di anni, perché l’andamento del diagramma è più costante. Ftot13=Mvis tot rel 13*a Mvis13 + meq *ast13 Ftot11=Mvis tot rel 11*a Mvis11 + meq *ast11 Sono due equazioni in tre incognite. Costruiamo la terza equazione. Etot13 =1/2 * (Mvis tot rel 13 * V2Mvis t r 13 + meq V2exp st 13) Etot11 =1/2 * (Mvis tot rel 11 * V2Mvis t r 11 + meq V2exp st 11) ΔEtot = F12 *Δr(13/11) Δr(13/11) =2*109 anni luce= 1,89 * 1025 m Quindi la 3^ equazione 3,21*1069 = (Mvis tot rel 13 * V2Mvis t r 13 + meq V2exp st 13) – (Mvis tot rel 11 * V2Mvis t r 11 + meq V2exp st 11) sostituendo troviamo il valore di meq meq st = 0,67*1052 kg Est = 0,6*1069 kgm m2 sec-2 92 E ancora i valori di Ftot Ftot13 = 2,515*1053 *0,66*10-9 +0,67*1052 *1,76*10-9 ( in cui 0,66 è l’accel. della sola massa, 1,76 è l’accel. dello S.T.) Ftot13= 1,778*1044 N Ftot7= 5,575*1044 N Ftot9= 2,738*1044 N Ftot11= 1,787*1044 N Estrapolando il valore di Ftot14 dall’andamento degli Ftot messi in diagramma si ha Ftot14 =1,78*1044 N Troviamo ora le distanze r dell’universo visibile da Minv . Essendo F=G* (Mvis tot rel *Minv )/r2 Ftot 13 = G * (Mvis tot rel 13 + meq )* Minv / r213 Ftot11 = G * (Mvis tot rel 11 + meq )* Minv / r211 Ftot 13 / Ftot11 = ( (Mvis tot rel 13 + meq ) /(Mvis tot rel 11 + meq ) )* * (r211 / r213 ) Ftot 13 / Ftot11 = 1,778 / 1,787 = (2,582 / 2,667 )* (r211 / r213 ) r11 = r13 * 1,014 analogamente r10 = r12 * 1,015 r12 = r14 * 1,037 93 r11 = r10 * 0,989 Per il seguito si sceglie la coppia r11 e r10 perché tra 10 mld e 11 mld di anni si può assumere a tot quasi costante. r11 = r10 – Δd Δd = 0,5 a * Δt2 + V11* Δt + espansione spazio tempo ( a e V11 sono dell’universo materiale rispetto allo ST) Δd= 0,5 * 0,66* 10-9 * Δt2 + 0,81* 108 * Δt + espans. ST Δt = 3,15* 1016 sec Espans. ST = ( V11 – V10 )ST * 3,15* 1016 = 0,945*1024 Si ha così Δd = 3,822*1024 m r11= r10 – 3,822*1024 r11= 0,989* r10 da cui r11= 0,989* (r11 + 3,822* 1024 ) r10= 34,459*1025 m r11= 34,08*1025 m r12= 33,95*1025 m r13= 33,60*1025 m r14= 32,735*1025 m (pari a 34,64*109 anni luce) Si osserva per inciso che, sommando a r14 il valore di 14 mld di anni luce dal Big Bang ai tempi nostri, si ottiene un valore di 48 mld di anni luce che è la distanza alla 94 quale si è espanso lo spazio tempo e l’universo oltre l’orizzonte cosmico…e questa è già un’indicazione della bontà di queste elaborazioni! Per quanto riguarda Minv : Ftot = G* (Mvis tot rel + meq )* Minv/r2 consideriamo l’universo di 13 mld di anni di vita 95 Mvis tot rel 13 = 2,515*1053 kg meq = 0,67*1052 kg r13 = 33,6*1025 m G = 6,67*1011 m3 /kg sec2 F13tot = 1,778*1044 N Da cui 1,778*1044 = 6,67*1011* (2,515*1053 *0,67*1052) * Minv /33,62*1050 Minv = 9,457*1053 kg L’universo di 14 mld di anni ha il raggio di 14 mld di anni luce, ossia di 1,32*10 26 metri. , mentre l’universo invisibile oltre l’orizzonte cosmico ha il raggio Rinv = 4,59*1026 m. Si conferma altresì che Minv è la parte di universo oltre l’orizzonte cosmico a 48 mld di anni luce. L’espansione dei confini dell’universo visibile (materia oscura inclusa) è già alla velocità della luce rispetto allo spazio tempo. Si ricorda che a questo punto universo materiale e spazio tempo si espandono alla stessa velocità, anche perché per la legge della relatività l’universo materiale non può più accelerare rispetto allo spazio tempo. Ma 96 spazio tempo e universo, trascinato in esso, possono continuare ad accelerare rispetto all’universo invisibile. Lo ST continua ad aumentare circa linearmente, con buona approssimazione, la propria espansione con una accelerazione pari a 0,19*10-8 m/sec2 , accelerazione infinitesima che però, visti i miliardi di anni a disposizione, porta ad una elevatissima velocità finale Quanto tempo ci vorrà perché tutto l’universo materiale oggi visibile raggiunga quello invisibile e si fondi con esso in una unica immensa massa estremamente densa, tanto densa al punto da formare una immensa singolarità? L’accelerazione è infinitesima e approssimativamente costante. Possiamo allora ragionare in termini di velocità media di espansione. Saltando per brevità tutte le iterazioni, in 14,1 miliardi di anni di tempo futuro il salto di velocità dell’universo materiale e con esso dello spazio tempo sarà: ΔV=0,598*14,1*108 = 8,43*108 m/sec La velocità media Vm = ( (3,15+8,43)*c +3,15*108 )* 0,5 = 7,36 * 108 m/sec Lo spazio percorso 97 ΔS = 7,36*108 *3,15*107 *109 *14,1 = 32,73*1025 m (pari a circa 34,6 mld di anni luce ). Il tempo residuo di vita dell’universo è quindi circa 14,1 miliardi di anni, a quel punto si potrà davvero dire che “il tempo è compiuto!”. INDICE IL TEMPO E’ COMPIUTO 5. Nota dell’autore 6. I Relatività 11. II Coni di Minkowski 16. III Coni di Minkowski e gravità 24. IV 34. V 40. VI 98 Black Holes Teorie Quantistica e delle Stringhe Modello Standard 48. VII Materia oscura 59. VIII Energia oscura 66 IX Evoluzione dell’universo e universo invisibile. 75 X La fine del universo. 71. VIII Noi e il Cosmo 88 ANNESSO 99 Retrocopertina La relatività ristretta e la relatività generale descrivono abbastanza bene il macrocosmo, le grandi dimensioni. Essa tiene conto dello spazio, del tempo e dell’energia e, con la relatività generale anche della gravitazione. Le relazioni tra spazio, tempo….e velocità della luce sono visivamente rappresentate tramite i “coni di Minkowski”, o coni degli eventi. Anche l’esistenza dei “Black Holes” è stata inizialmente predetta dalla relatività generale. Quando però si vuole descrivere il microcosmo bisogna ricorrere alla teoria quantistica della materia. Dallo sforzo di unificazione delle varie teorie così da poter interpretare il comportamento di tutto il mondo fisico (macrocosmo e microcosmo) è emersa una teoria di carattere universale: la teoria delle superstringhe o teoria del tutto. Le stringhe sono oggetti di energia vibrante sì che il Cosmo suoni tutte le frequenze. Tutte le particelle elementari e le interazioni di forza tra queste sono descritte nel “modello standard” della materia, a 100 completamento del quale si è aggiunta la scoperta del bosone di Higgs, responsabile del conferimento della massa alle particelle. L’universo visibile, materia oscura inclusa, è in espansione accelerata. Responsabile di questa accelerazione, secondo l’autore, è la forza di attrazione dell’universo invisibile, attrazione che dovrebbe portare alla scomparsa dell’intero universo tra quattordici miliardi di anni circa… ammesso che le ipotesi assunte non siano manifestamente errate, cosa che in fondo non mi dispiacerebbe. 101
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