auxilia Speciale radio prima parte guerra nell‘ etere Come sono fatti, come si scelgono, come si utilizzano sul campo e quali pratiche burocratiche richiedono gli apparecchi ricetrasmitteti adottabili nel soft air di Gabriele Casagrande in collaborazione con Marco Calistani In alcuni club è “altamente consigliata”, in altri è obbligatoria perché, senza, sarebbe di fatto impossibile giocare a soft air. Se nel combat classico le distanze ridotte e la frenesia dello scontro ravvicinato ne scoraggiano l’utilizzo, nelle pattuglie diventa un accessorio imprescindibile per coordinare la squadra, impartire ordini e raggiungere l’obiettivo prefissato. Stiamo parlando della radio, un accessorio che negli anni ha acquisito sempre più importanza nel nostro gioco. Anche perché i progressi conseguiti nel campo dei materiali e delle tecnologie oggi consentono di portare sul campo strumenti praticamente alla portata di tutte le tasche. i tipi di radio Prima di mettere mano al portafogli, è bene sapere che le radio non sono tutte uguali: escludendo le soluzioni prettamente professionali (dobbiamo comunicare col nostro team, non con un aereo di linea!), possiamo limitare il campo a due tipologie: Pmr 446 ed Lpd. Le prime (Personal Mobile Radio) si muovono esclusivamente sulla frequenza dei 446 MHz, hanno solamente 8 canali (da 446.00625 a 446.09375, spaziati di 12,5 kHz) e, grazie alla potenza di 0,5 Watt, sono in grado di coprire fino a cinque chilometri di distanza operativa. Questi modelli, però, richiedono l’espletamento di una parte burocratica: il possessore è tenuto infatti a compilare un “modulo denuncia d’inizio attività”, da portare sempre con sé quando si utilizza la radio Pmr 446, e a versare annualmente la somma di 12,00 euro sul conto corrente postale intestato alla sezione di competenza della Tesoreria Provinciale dello Stato. Meno potenti, ma con più canali (sessantanove, con frequenze dai 433.075 ai 434.775 MHz, spaziati di 25 Khz), sono invece le radio Lpd, abbreviazione di Low Power Devices: con soli 10 mW di potenza, un cinquantesimo rispetto alla sorella pmr, possono coprire solamente due chilometri in spazi aperti, ma hanno il vantaggio di non sottostare ad alcun obbligo burocratico da parte del proprietario. la scelta Ma alla fine qual è il modello adatto per chi gioca a soft air? Chi non vuole dissanguare le proprie finanze può accontentarsi dei prodotti offerti dalla grande distribuzione: senza rivolgersi a negozi specializzati, per poche decine di euro sono disponibili apparecchi targati Brondi o Motorola, che possono rappresentare una buona soluzione dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo. Per avere maggiori prestazioni, però, è necessario dirigersi verso 54 marche tradizionali come Midland, Polmar, Intek e Kenwood. Nella prossima puntata, passeremo in rassegna alcuni modelli tra i più interessanti attualmente reperibili sul mercato. Nel frattempo, diciamo che a fare da discrimine nella scelta intervengono vari fattori, tra cui i gusti e le esigenze personali degli utenti. Si cerca ed esempio un certo tipo di estetica, oppure si bada soprattutto alla robustezza del prodotto. I materiali? Si va dalle plastiche più economiche ai polimeri più resistenti, fino alle combinazioni di Abs e alluminio, capaci di rendere l’apparecchio praticamente indistruttibile, antigraffio, antischiacciamento, in grado addirittura di resistere a un lancio sul nudo asfalto. Il nodo autonomia è indissolubilmente legato alla qualità e al voltaggio delle batterie; le pile ricaricabili o le celle fotovoltaiche portatili al- lungano la vita dello strumento e consentono ai giocatori di affrontare sfide impegnative, quali possono essere, ad esempio, le 48h. gli accessori La radio da sola può bastare? Per alcuni giocatori (e alcuni portafogli), sì; per altri, è d’obbligo l’abbinamento con gli accessori giusti per ottenere la massima comodità e funzionalità sul campo di gioco. Anche in questo frangente, contano gusti ed esigenze personali. Per il trasporto, ad esempio, c’è chi utilizza un comune mag pouch e chi sceglie invece una tasca apposita, da montare tramite attacchi Molle al tattico per agevolare l’estrazione/ inserimento della radio e più in generale la sua gestione. Alla voce accessori non possono mancare auricolari e cuffie: dalle soluzioni più semplici dummy, per chi vuole far scena Sembrano radio, ma non lo sono. “Dummy” – termine inglese che significa “fac-simile”, “riproduzione” – nel soft air e soprattutto nel reenactment serve a indicare quei gusci in plastica che ripropongono le sembianze delle radio realmente impiegate sui campi di battaglia di tutto il mondo. Il loro scopo? Quello di fare scena. Si possono aprire e internamente sono in grado di accogliere un apparecchio radio Pmr o Lpd effettivamente funzionante, di modo che, portandone i cavi all’esterno, possiamo vivere l’illusione di vestire i panni di un vero marconista. In Italia, sono particolarmente diffuse le repliche americane delle Prc (Portable Radio Communication), da quelle riferite al periodo del conflitto vietnamita, col pesante zaino portaradio da mettere in spalla con tanto di antenna che spicca per diversi metri, alle più moderne e maneggevoli Prc 152, che, con molto meno ingombro, possono essere applicate frontalmente senza difficoltà anche al proprio tactical vest. Una radio Prc 77 vera risalente alla guerra del Vietnam. www.softairdynamics.it ed economiche, costituite essenzialmente da microfono, Ptt (“push to talk”, il pulsante da premere per aprire la comunicazione) e au- ricolare singolo da applicare all’orecchio, a quelle più ricercate: i bowman (con il diffusore tradizionale o a ventosa, confortevole durante cuffie sordin, un valore aggiunto Un accessorio certamente non economico (difficile trovarlo nuovo a meno di 70,00 euro), ma che vale ogni singolo centesimo speso: le cuffie attive Sordin, una delizia impossibile da trascurare per il softgunner che cerchi il “valore aggiunto” nell’utilizzo delle apparecchiature radio. Utilizzate dai militari e dagli operatori di polizia (veri), queste cuffie ripropongono tutta la loro versatilità nel soft air: grazie al particolare design, possono essere agevolmente indossate sotto elmetti o berretti senza alcun impedimento per l’operatore, il quale, grazie ai microfoni esterni integrati nei gusci dei padiglioni, può captare rumori provenienti da distanze impensabili per l’orecchio umano. Grazie a questa caratteristica, il giocatore è in grado di udire ogni minimo suono proveniente dal campo, avvertendo con grande anticipo rispetto ai compagni eventuali movimenti di forze ostili. Il volume, completamente regolabile per mezzo dei pulsanti posti sul padiglione sinistro, si abbassa automaticamente in caso di rumori troppo forti e quindi potenzialmente dannosi per l’udito. Alimentate da due batterie AAA, le cuffie sono munite di microfono con braccetto regolabile e necessitano di un Ptt con attacco dedicato al tipo di radio utilizzata. Cuffie attive Sordin style: notare il microfono integrato nel padiglione, in grado di amplificare fino a dieci volte i rumori circostanti. la stagione fredda, sconsigliato d’estate), i Ptt a membrana (per rendere più facile la comunicazione agli operatori dotati di guanti), il laringofono (in parole povere, un particolare sistema di microfono da applicare al collo), le cuffie attive (dotate di sistema di amplificazione dei rumori esterni) oppure – vera rarità sui campi – i microfoni a vibrazione ossea, da posizionare davanti alle orecchie, due-tre centimetri sotto le tempie. Un aspetto importante, che spesso viene trascurato dai giocatori, riguarda l’intercambiabilità degli accessori tra radio di marche diverse: ogni brand ha i suoi standard, i suoi attacchi, i suoi spinotti e, prima di avventurarsi in acquisti di gadget o altro, è bene informarsi sulla compatibilità del prodotto col proprio apparecchio e l’eventuale disponibilità di adattatori. l’impiego Se a livello di repliche, uniformi, equipaggiamenti, tattiche e tecniche di combattimento il soft air tende a simulare in maniera realistica la guerra vera, allo stesso modo, per quanto concerne l’impiego delle radio, i protocolli di comunicazione utilizzati dai softgunner sono gli stessi in uso nella realtà. Questo non solo per una questione di “reenacting”, ma perché tali procedure, se svolte correttamente, permettono di tracciare il solco decisivo tra la vittoria e la sconfitta. Vediamole in breve. Sinceratosi di essere sullo stesso canale del proprio interlocutore, l’operatore deve prima pensare a cosa dire in modo chiaro, sintetico e preciso, poi parlare. Dopo aver premuto il Ptt, egli attenderà qualche istante perché Ptt a membrana con jack compatibile. Ptt a pulsante. Laringofono. Cella fotovoltaica portatile: puà impiegare dalle sei alle otto ore per ricaricare un telefono cellulare. 55 auxilia Speciale radio possa aprirsi la comunicazione. «Alpha per Bravo, passo», «Bravo da Alpha, cambio», sono entrambe formule utilizzabili da Alpha per parlare con Bravo (notare i termini adottati per chiudere la frase), che a sua volta avrà modo di rispondere con «qui Bravo, avanti per Alpha, passo», oppure, in situazioni “altamente informali”, anche con il solo «avanti!», parola che dà il via libera ad Alpha per effettuare la comunicazione. Ora viene il bello. Alpha, come accennato, dovrà avere già raccolto le idee e la concentrazione necessaria per formulare una frase il più possibile chiara, breve e descrittiva, ad esempio: «Bravo, contatti a ore dodici, quaranta metri, in avvicinamento. Cerca copertura, passo». Con un messaggio conciso come questo, Alpha ha fatto capire a Bravo che gli conviene cercare un riparo, poiché forze nemiche stanno convergendo su di lui. «Roger», «ricevuto», sono termini che Bravo può utilizzare per far comprendere all’interlocutore di aver recepito. Particolare attenzione va riposta nelle comunica- zioni interrogative, cioè quelle in cui si chiedono informazioni. A differenza dell’inglese, dove la costruzione della frase indica la sua natura affermativa o interrogativa, in Italiano viene utilizzato il tono di voce, che, spesso e volentieri, non è facilmente interpretabile durante una comunicazione radio. Per tale ragione, a chiusura di una richiesta è bene porre un termine in particolare: «Interrogativo». Ergo, per conoscere l’entità numerica degli ostili che ha di fronte a sé, Bravo dirà come segue: «Alpha, qui Bravo. Quanti contatti ho davanti, interrogativo». A chiudere la comunicazione, infine, sarà sempre e soltanto colui che l’ha iniziata: «Chiudo», è il termine per sancire la fine della conversazione e far capire a tutti gli altri operatori sintonizzati, ma non coinvolti nella comunicazione, che il canale è libero e nuovamente utilizzabile. Bowman con diffusore tradizionale. Cuffia bowman con diffusore a ventosa. (continua) Si ringrazia Marco Calistani del negozio Virgiliana Elettronica di Mantova per l’assistenza e il materiale messo a disposizione per il servizio. la iburocrazia, ovvero facciamoci del male «Stato ladro!», gridava un noto personaggio radiofonico per protestare contro l’iniquo carico fiscale cui sono sottoposti i cittadini con tasse, gabelle e balzelli d’ogni genere senza un effettivo ritorno in termini di servizi e, soprattutto, di efficienza. Anche questo, purtroppo, è il caso che riguarda le radio Pmr 446: a differenza delle sorelle minori Lpd, esse devono sottostare ad una burocrazia che comporta la compilazione di un modulo di “denuncia d’inizio attività” e al pagamento di una tassa annuale di 12,00 euro entro il 31 gennaio da parte del privato indipendentemente dal numero di radio Pmr 446 possedute. Tale pagamento dev’essere eseguito mediante bollettino di conto corrente postale intestato alla Tesoreria Provinciale dello Stato, sezione regionale di competenza, indicando espressamente nella causale del bollettino la dicitura «contributo attività Pmr 446, capo XXVI, capitolo 2569/06», seguita dall’indicazione dell’anno di riferimento. La dichiarazione è personale e non riguarda l’apparecchio, ma il suo utilizzo. Quindi, qualora un utente fosse in possesso di due radio Pmr 446 e volesse prestarne una ad un amico, non potrebbe farlo, anche se in possesso della dichiarazione d’inizio attività, a meno che l’amico, in ossequio alla legge, non avesse regolarizzato la propria personale posizione. Questa prassi assurda, guarda a caso, è tutta italiana: seguendo una direttiva europea risalente al 1998, il Vecchio Continente si è adeguato cancellando balzelli e burocrazia e liberalizzando totalmente la circolazione dei dispositivi, mentre nel Belpaese il legislatore ha perseverato portando avanti un quadro normativo draconiano. Nella remota ipotesi in cui, durante un controllo stradale da parte delle forze dell’ordine, venga richiesto al softgunner l’esibizione della dichiarazione d’inizio attività per la propria radio Pmr o bi-banda e questi ne fosse sprovvisto, il rischio è quello d’incorrere in sanzioni da trecento a tremila euro, come stabilisce l’art. 102, comma 2, dell’allegato 25 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche. Un testo, quest’ultimo, altamente contraddittorio, che prevede il “libero uso” di tali apparecchiature per poi esigere la redazione di documenti e il pagamento di tasse che, varcato il confine, non esistono. A sinistra, diversi tipi di connettori: a ogni marca il suo standard. 56
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