novembre - dicembre 2011 N. 05 club milano Sergio Scariolo: “Lo sport non si fa solo in campo, ma anche fuori: si tratta di dar vita a una cultura sportiva”. Il declino della cultura dei Tengger, antico popolo indonesiano, ammaliato dall’industria del turismo di massa. Crociera ai confini del mondo alla volta del leggendario Capo Horn, dove la natura selvaggia regna sovrana. Diego Dominguez e il tennis: una passione nata da bambino e che continua sui campi di terra rossa del TCM. Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro editorial Roulette russa Lo scorso 6 novembre in via Solari a Milano un gesto tanto banale e usuale, come l’apertura improvvisa e distratta della portiera di un’auto, ha provocato una tragedia che ha spento la vita di un bambino di soli 12 anni e segnato per sempre quella di una giovane ragazza e di un incolpevole tramviere. È solo l’ennesimo episodio di una guerra dove basta un gesto, anche il più normale, per diventare in un attimo vittima o carnefice. Il degrado del senso civico che ogni giorno ci vede protagonisti o spettatori sulle strade di Milano è lo specchio perfetto di un malessere più ampio che, in modo trasversale, coinvolge tutti: cittadini, istituzioni, aziende pubbliche. Queste ultime, inefficienti per statuto e con cda pieni di parcheggiati politici, istituzioni incapaci di fornire soluzioni e imporre regole, cittadini in preda a raptus da mandria impazzita in un sistema dove a vincere è il più forte e il più veloce, e dove le regole vengono viste come un inutile ostacolo. Un mix infernale che rende le nostre strade una imprevedibile roulette russa. In questi mesi abbiamo assistito a ciclisti investiti (il bambino di via Solari non è purtroppo il primo), un pensionato che perde la testa e investe a morte un giovane in scooter che lo aveva insultato e gli aveva sputato addosso per una precedenza, un tassista ucciso a pugni per aver investito un cane, e chissà quanti altri episodi non usciti sulle cronache locali e nazionali. Storie, queste ultime, accomunate da un tasso di adrenalina e aggressività fuori controllo e un totale azzeramento del livello minimo di convivenza civile, per recuperare il quale sarebbe grave e troppo furbo far ricadere la colpa sulle assenze delle istituzioni. Qualche tempo fa, in coda a un semaforo, mi capitò di assistere a una scena emblematica: un’auto si fermò, in panne, in mezzo all’incrocio tra piazzale Cantore e corso Genova. A bordo una signora anziana. Appena scattato il semaforo verde nel suo senso di marcia le auto in coda iniziarono a sorpassarla, schivandola e mandandola a quel paese tra un frastuono di clacson. La fretta di non perdere neppure un secondo era troppo forte e nessuno sembrava capire che il modo più civile ed efficiente per risolvere la situazione era aiutare la povera signora a risolvere il suo problema. Assieme a un passante e un altro automobilista spingemmo la sua auto fuori dall’incrocio. Dopo un istante mi trovai solo con la signora parcheggiata con le 4 frecce in un punto dove non poteva più disturbare: i miei due compagni si erano immediatamente dileguati appena l’auto non era più di intralcio a nessuno. Chiamai un meccanico lì vicino e me ne andai anch’io. Con un certo senso di nausea. Si può discutere della fatalità, delle regole non rispettate oppure dell’azzardo di girare in bicicletta per Milano, dove la maggior parte delle piste ciclabili si interrompono come per incanto in mezzo a una strada. Certo è che a volte basterebbe un bel respiro e un attimo di attenzione in più, nella consapevolezza che ogni volta che ci mettiamo al volante ci trasformiamo in potenziali omicidi. Rovinarsi la vita e rovinarla a un nostro concittadino è un attimo. Cinicamente bisogna ringraziare la giovanissima età della vittima di questa ulteriore tragedia. Se fosse stato un cingalese di 45 anni non ne avremmo parlato. Stefano Ampollini 4 contents point of view 10 focus Tifo sempre per Milano anche con l’ecotass Tango, la magia di un abbraccio di Roberto Perrone di Andrea Zappa inside 28 12 Brevi dalla città di Chiara Todeschini outside 14 Brevi dal mondo di Chiara Todeschini cover story 16 Sulla strada giusta di Chiara Cossalter focus 32 Quando la casa è meglio della suite di Marilena Roncarà interview 34 Panta Rei di Alfredo Spalla design 37 Istantanee di futuro di Dino Cicchetti focus 20 La nuova dimensione del design di Filippo Spreafico portfolio 22 Il declino dei Tengger Foto di Laura Villa Baroncelli & Manuele Geromini style Foulard prints di Luigi Bruzzone 6 40 contents sport 42 overseas 56 Correre a Milano Là dove il mondo finisce… di Enrico S. Benincasa di Andrea Zappa sport equipement 44 Born to run di Luigi Bruzzone food 58 Domenico Soranno di Carolina Falcetta club house 60 La mia casa milanese wheels 46 di Enrico S. Benincasa L’auto hi-tech di oggi e di domani di Raffaele Gomiero hi tech 48 Piccole fotocamere crescono di Enrico S. Benincasa week-end 50 Il cielo sopra Lisbona di Chiara Todeschini free time 62 Da non perdere di Enrico S. Benincasa shop 64 Ecliss Milano a cura della redazione di Club Milano In copertina Il coach dell’Olimpia wellness 8 54 Milano Sergio Scariolo Le Tre Vaselle Resort & Spa Foto di Davide Zanoni/ di Chiara Zaccarelli foto35mm.it point of view roberto perrone Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato diversi libri, tra i quali il suo ultimo romanzo Occhi negli occhi edito da Mondadori. Tifo sempre per Milano anche con l’ecotass Il mio destino è sempre stato Milano. Io non lo sapevo, io non lo immaginavo, ma già questo era scritto per me quando ero un ragazzo di provincia stretto tra il mare e i monti che tifava per il Genoa, per la Pro Recco pallanuoto, per Giacomo Agostini sulla MV Agusta, per Felice Gimondi e per il Simmenthal. Io neanche sapevo che il suo nome vero era Olimpia, che quello era solo lo sponsor. Ma in quelle sfide tra Varese e Milano, io stavo sempre per Milano. Tra l’altro il basket, non era (e non è) neanche il mio sport preferito, però io tifavo Olimpia. Non c’era una ragione particolare, puro istinto. Poi, salito dal mare alla pianura, quando ho cominciato a fare il giornalista avevo accanto un gigante (del giornalismo e anche di fisico) come Oscar Eleni che dell’Olimpia è stato il supremo cantore. A casa sua ho conosciuto Tony Cappellari e Franco Casalini. Erano i tempi magici di Dan Peterson e di Meneghin, D’Antoni, Doo-Doo McAdoo. Come vorrei che tornassero. Confesso che le mie conoscenze di basket si fermano ad allora, come un tifoso deluso. Ora l’Olimpia ha un ottimo tecnico in panchina, Sergio Scariolo, e tenta di ostacolare la noiosissima supremazia di Siena. Io spero che se la cavi, io spero di tornare a vedere una bella vittoria. Tifo per Milano, sempre. È la città dove vivo e dove sono nati i miei figli. Tifo per Milano anche con l’Ecotass che partirà a gennaio. Mentre scrivo questo editoriale ho ancora nel cuore la storia di quel ragazzino travolto dal tram per colpa di un’auto in doppia fila. Perché questo è il problema. Il problema è l’educazione. Non solo le piste ciclabili, le domeniche a piedi, la tassa da pagare per andare in centro in auto. Il problema è l’educazione e dopo le regole. Le auto non sono cattive. È maleducato chi le guida, chi le posteggia selvaggiamente. E vogliamo parlare di certi mezzi pubblici i cui guidatori si comportano né più né meno di certi automobilisti convinti che la strada sia una loro proprietà? Ma dappertutto, in questo paese, a livello nazionale e a livello locale, si crede che per risolvere il problema si debba rimuoverlo. Che enorme illusione. Il problema bisogna affrontarlo. Non mi piace questa tassa, non mi piace dover pagare per andare a vedere il Duomo. Però tifo per Milano, anche questa volta. Tifo per Milano come faccio da trent’anni, sperando che ce la caviamo. Roberto Perrone 10 INSIDE Burlesque Now! È in scena a Milano fino al 24 dicembre presso lo spazio Photographia di viale Lazio 1, Burlesque Now: una raccolta di immagini del noto fotografo di reportage Giovanni Cocco. L’esposizione trascende il reportage trasformandosi in arte sul neo-burlesque in Italia. In mostra più di 20 fotografie in grandi formati e in esclusiva l’intera serie a disposizione per l’acquisto. www.photo-graphia.it Milano - Ginevra 9.30 A.M. Architetto - Consulente New opening per Porsche La storica Porsche Haus Milano di via Lancetti si rinnova e si trasferisce in via Stephenson 53. Il nuovo Centro Porsche Milano Nord, realizzato dallo studio Susann-Kathrin Scharfen-Quellmann, ha una struttura innovativa per razionalità e fruibilità degli spazi ed è situato in una location strategica, velocemente raggiungibile dal centro e dall’hinterland e con un’ampia superficie a disposizione. La sede rispetta come sempre gli elevati standard della casa madre: il piano interrato prevede un’area per l’esposizione dell’usato e una dedicata al ricovero delle vetture. Il piano terra ospita il salone di esposizione, gli uffici commerciali e l’officina. Il primo piano è destinato all’amministrazione. All’interno anche la sede italiana di Porsche Consulting e quella di Porsche Club Italia. www.milano.porsche.it Fantasmi a Milano Di fantasmi in città si mormora, si sussurra e basta poco per ritrovarne le tracce. Ci sono personaggi celebri del passato di questa città che non hanno mai lasciato del tutto la vita terrena e continuano ad abitare le loro antiche dimore. Lo racconta Giovanna Furio in I Fantasmi di Milano, appena uscito nella collana Tradizioni Italiani Newton di Newton Compton Editori. www.newtoncompton.com A special Corner È al centro di continui rinnovamenti il flagship store di Brian&Barry. Situato nel cuore di Milano (via Durini 28) ospita dal mese scorso, al piano inferiore Man Club, il corner Polo Ralph Lauren. Il suo stile elegante, classico e proprio dell’upper class americana è perfettamente in linea con quello proposto dal gruppo milanese. Brian&Barry diventa a pieno titolo uno dei multibrand di riferimento per la città. www.brianebarry.it www.ralphlauren.com 12 Crocodile dream In occasione del suo cinquantesimo anniversario, Rocco P. – brand di calzature made in Torre San Patrizio – ha presentato nel suo showroom milanese una collezione limited edition di venti paia di stivali da donna. Le calzature sono realizzate totalmente a mano con tre diverse pelli di coccodrillo dal taglio raro e ricercato nelle concerie più antiche d’Italia. Il tutto è confezionato in un pack d’eccezione interamente in pelle. www.roccop.it boggi.com outSIDE Enogastronomia d’eccellenza Tecnologia e design si uniscono nella prima Hosteria Contemporanea in città. Apre il ristorante Overhall sulla terrazza del The First Luxury Art Hotel di Roma, alla riscoperta delle tradizioni enogastronomiche locali. Qui la ricerca dei prodotti si mescola all’arte culinaria nella figura del Taste Setter, un vero “cane da tartufi” che viaggia in tutta Italia alla scoperta dell’eccellenza dei prodotti da inserire nelle ricette del menù. www.thefirsthotel.com Naval Collection Non solo marina d’eccezione dell’Adriatico, Porto Manegro – porto di lusso per superyacht a Tivat – diventa anche punto d’incontro tra arte e storia grazie alla mostra permanente Naval Heritage Collection. La collezione comprende 5000 manufatti tra modelli originali di macchine da guerra e i diari scritti dalla principessa montenegrina Ksenija. www.portomontenegro.com Italia in sella L’Italia è montata in sella a Verona in occasione della 113esima edizione di Fieracavalli. In scena le migliori razze equine e 3 padiglioni interamente dedicati alle attrezzature. Per l’occasione si è tenuta anche la prima edizione del concorso fotografico Fieracavalli: un clic fuori dal ring. Mentre lo storico Jumping Verona si è riconfermato l’evento agonistico più atteso, unica tappa italiana della Rolex FEI World Cup. www.fieracavalli.com Edu-break Jaguar Suite Arriva il resort con museo, in Provenza. Oggi la collezione include opere di Jean Dubuffet, Tony Cragg, André Masson, Antony Gormley, Lynn Chadwick e Arnulf Rainer, tra gli altri. La struttura è stata considerata snodo di spicco nella mappa dei percorsi artistici provenzali, confermandosi allo stesso tempo l’approdo migliore per appassionati d’arte e cultura in viaggio nella regione d’oltralpe. www.fourseasons.com/provence/ Al 51 Buckingham Gate di Londra nasce la prima Jaguar Suite. Il design ha ispirazione Jaguar, con richiami ai modelli più classici (la leggendaria E-Type degli anni Sessanta) e spunti contemporanei, affini all’avanguardistica C-X75. Ogni dettaglio rimanda al mondo dei motori: il caminetto a forma di lunotto posteriore, le pelli delle poltrone e dei divani sono gli stessi degli interni delle macchine, le porte sono metallizzate e la tappezzeria è in damasco con logo. www.51-buckinghamgate.com 14 VICMATIE.IT Via San Pietro all’Orto, 17 Milano Cover story Cover story sergio scariolo sulla strada giusta Uno dei giochi che va per la maggiore nella settimana enigmistica è quello delle differenze. Volendo essere più originali, nelle prossime righe si farà l’opposto: si tenterà di spiegare i punti in comune tra un personaggio di storia e uno di sport. Da una parte Re Mida. Chi sia lo ricorda Wikipedia, “figlio adottivo di Gordio e di Cibele, fu un mitico re della Frigia. È molto celebre il suo proverbiale tocco d’oro: la capacità di trasformare in metallo prezioso qualsiasi cosa”. Dall’altra parte, Sergio Scariolo. Wikipedia suggerisce ancora: “Sergio Scariolo (Brescia, 1º aprile 1961) è un allenatore di pallacanestro italiano”. Chiarito questo, basta confrontarlo con il personaggio precedente e iniziare a giocare: cos’hanno in comune? Un regno no di certo. Qualcosa di più concreto, però, forse sì. di Chiara Cossalter Nato a Brescia nel 1961, Sergio Scariolo è considerato uno dei migliori coach a livello europeo. In Spagna ha vinto tutto quello che poteva vincere, ora è tempo di riportare in auge il basket milanese. Foto di Davide Zanoni. 16 Vincere è l’obiettivo di chiunque pratichi sport a livello professionistico. La sconfitta è uno dei motivi per cui non si dorme la notte, dopo una gara non importa poi molto se la prestazione sia stata buona o scarsa a livello di gioco, per chi compete prima di tutto viene la vittoria. Sergio Scariolo ha iniziato molto presto a occuparsi di sport, e lo ha fatto nell’unico modo che conta. Vincendo. Nel 1990, a soli 29 anni, conquista a Pesaro il primo scudetto, oltre a una finale di Coppa Korac. Nel 1993 viene eletto miglior allenatore del campionato. Ma l’Italia gli sta stretta e 3 anni dopo va in Spagna. Dove passa e soprattutto fa passare ai tifosi una gran bella vita intorno al parquet: 1999, la sua prima Coppa del Re con il Tau Vitoria. 2000, Real Madrid: ecco lo scudetto. 2005, seconda Coppa del Re, ma con l’Unicaja Malaga, l’anno dopo bis di campionato. Passa in seguito alla guida del Khimki Mosca dal 2008 al 2010, ma non è solo vita da club: nel febbraio 2009 firma per la nazionale iberica, con cui conquista un primo Europeo nel 2009 e un secondo nel settembre 2011. Prima di alzare il trofeo, però, altra sfida: firma per l’Olimpia Milano, è l’atteso rientro in Italia. Sfruttando le competenze di questo “prodotto” d’esportazione vincente, forse è più semplice analizzare i limiti dello sport italiano, magari prendendo d’esempio proprio i vicini spagnoli. Come spiega, alla luce delle vittorie conquistate in Asturia e dintorni, lo scarso successo azzurro a livello internazionale? In Spagna esiste una situazione di impianti sportivi 100 volte migliore della nostra, forse anche 1000. La presenza di sport nelle scuole, in particolare, è migliore. E il risultato si vede 10, 20 anni dopo, in sala trofei. Bisogna intervenire dal basso, per ritrovarsi una squadra sorridente sul podio più alto di Olimpiadi, Mondiali oppure Europei. Mettere un Gallinari o un Bargnani in formazione non basta: serve un movimento più ampio, i talenti vanno coltivati da subito in un’ottica d’insieme, mettendo loro a disposizione i mezzi necessari. E da subito significa proprio nelle scuole. Ci sono atleti spagnoli che vincono e stravincono, come ad esempio Nadal, atleti italiani che si trasferiscono lì per vincere, vedi Pennetta, e le nazionali e i club spagnoli dominano basket e calcio. Segno che oltre ai mezzi serve qualcos’altro, qualcosa in più, al di là del discorso impianti sportivi? Certamente. In Spagna lo sport tutto ha un ruolo di primo piano nella vita dell’intero Paese, a differenza di quanto si respira in Italia. Come risolvere la situazione? Fornire i mezzi, e poi? Serve un cambio di mentalità. La situazione generale non è poi così negativa, gli elementi su cui investire in fondo esistono, ma bisogna saperli trovare e dimostrare la volontà concreta di lavorarci sopra. Troppo spesso, invece, si passa il tempo a piangersi addosso, finendo per dipingere le cose addirittura peggiori di quelle che sono, e questo non serve a niente se non a creare un circolo vizioso di negatività. In un clima simile è impossibile riuscire a sviluppare un progetto concreto. Qualche volta bisognerebbe saper mettere la polvere sotto il tappeto, e quando è possibile pulirlo. Il ritorno è stato così dolce come si aspettava? Il calendario ha regalato la partita d’esordio in casa contro Cimberio Varese, vinta 89 a 75. Una serata quasi perfetta. Quasi, perché mi ha sorpreso l’effetto scatenato su tribune e stampa: un’euforia assolutamente negativa. Non aveva senso tanto entusiasmo, i risultati delle prime settimane non hanno valore, tirare fuori conclusioni tanto positive così presto è pericoloso. Lo sport non si fa solo in campo, ma anche fuori: si tratta di cultura sportiva. Significa trattare lo sport nel modo equilibrato, le critiche servono ma devono 17 Cover story Cover story la passione di re giorgio Correva l’anno 2004: l’Olimpia chiude la stagione in negativo, sia sotto l’aspetto sportivo (manca la qualificazione ai playoff) sia sotto quello economico (rischia la cessione). È la fine della (gloriosa) storia della squadra di Milano? Quasi. A quel punto scende in campo Giorgio Armani: prima come nuovo sponsor, poi, 4 anni dopo, come proprietario. Re Giorgio ci crede e si vede: presentazione in grande stile in via Bergognone, per lui che dello stile è stato un rivoluzionario, e che ora prova ad esserlo anche sul parquet. Ha riportato al Forum pubblico, grandi nomi e spettacolo. Ora mancano solo Scudetto ed Eurolega. www.olimpiamilano.com Scariolo a bordo campo dà indicazioni alla squadra durante la partita Emporio Armani Milano vs Canadian Solar Bologna, vinta da Milano 79 a 64. Foto di Claudio Scaccini / Olimpia Milano. essere fondate, così come l’entusiasmo. Cultura sportiva: strano concetto, ai molti sconosciuto. Chi ha il compito di svilupparla? Le scuole, è questo l’ambiente di base da cui parte il progetto che intendo. Ancora una volta è qui che bisogna intervenire, ma i mezzi di cui i ragazzi hanno bisogno per diventare atleti non sono solo strutture, palestre e campi. La scuola ha anche il compito di educare i bambini ai valori della cultura sportiva, prima che diventino ragazzi e facciano il loro ingresso nelle società professionistiche. Qui invece non si ha più la possibilità di aspettare: a differenza di una scuola una società vive puramente di risultati. Iniziando così presto a vivere lo sport non si corre il rischio di finire come Ibrahimovic o Cassano, che annunciano la conclusione della loro carriera intorno ai 30 anni? Capisco i loro casi, ma non li condivido. E, soprattutto, lo stress di cui parlano deriva ancora una volta dal malcostume italiano. In Italia all’entusiasmo facile si affiancano critiche eccessive da 18 una partita di campionato all’altra con troppa facilità. Il segreto, non tanto nascosto, è non leggere i giornali: meglio tirare dritto. Alla prima sconfitta riempiono pagine e pagine di giudizi negativi, se ti lasci condizionare sei finito, perdi la voglia di entrare in campo. A me non succede semplicemente perché il mio riferimento è la squadra, la società, il Presidente. Non la stampa. Non leggerà i giornali, ma avrà notato l’entusiasmo generato dall’esordio con vittoria. Come accontentare ancora i tifosi? Quanto devono aspettare per rivedere le scarpette rosse alzare un trofeo che conta? Chi guida una squadra che gioca insieme da molti anni, basata su un gruppo di veterani, può anche pensare di vincere immediatamente. Se, viceversa, i giocatori si conoscono poco l’un l’altro o sono molto giovani, allora deve passare un tempo fisiologico prima di vedere i risultati del proprio lavoro. Questo è il caso dell’Olimpia, che deve ancora trovare affiatamento: abbiamo investito molto sul mercato per creare un gruppo omogeneo, formato sia da elementi di esperienza sia da giovani su cui investire. Premesso questo, è chiaro a tutti che quello che conta è quanto si semina, quanto rimane dai tuoi sforzi, quanto hai raccolto. E questo lo valuteremo solo a posteriori, adesso è impossibile farlo. Due cose sono certe, per ora: che ho firmato un contratto triennale e che quanto vinceremo dipenderà dalla qualità del nostro lavoro e dalla personalità dei nostri giocatori. A proposito di giocatori. Il ritorno di Danilo Gallinari ha lasciato un segno sulle vendite degli abbonamenti per l’intera stagione. E qualcosa di simile poteva avvenire non molto lontano da qui, a Bologna, se grazie al lockout Kobe Bryant avesse deciso di trasferirsi alla Virtus. Tutto nella piena consapevolezza che entrambi, prima o poi, faranno le valigie per tornarsene negli Stati Uniti. Ma sono questi uomini da ingaggi d’oro targati NBA che fanno la differenza nel corso della stagione? Bisogna distinguere tra i contributi permanenti e quelli temporanei, che creano effervescenza ma in realtà sono fini a sé stessi. L’annuncio di Bryant “Cerco prima di tutto una squadra affidabile, fondata sul massimo equilibrio, dotata di un’identità chiara” a Bologna, per esempio, è servito per parlare di pallacanestro in Italia, ancor meglio di una società in particolare, ma si tratta solo di tante chiacchiere e pochi fatti, visto che poi non c’è stata alcuna firma. Di fatti se ne devono ancora vedere anche per l’arrivo di Gallinari: è un grande campione, su questo nessuno discute, per ora c’è e ce lo teniamo stretto, ma il dato maggiore dal suo arrivo a oggi è rappresentato dalle tante persone arrivate al Forum per il suo esordio, e questo non è un aspetto concreto. Dal presente al futuro: com’è l’Olimpia dei suoi desideri? Non è e non può essere quella dei primi mesi, né probabilmente del primo anno. La squadra ha cambiato tanto, l’obiettivo è raggiungere un buon livello di maturità e stabilità. Non mi importano i classici picchi di prestazione, che invece qualsiasi squadra può offrire in ogni momento della stagione, e che diventano solo chiacchiere per giornalisti e tribune. Come ogni allenatore cerco prima di tutto una squadra affidabile, fondata sul massimo equilibrio, dotata di un’identità chiara, con punti forti cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Sicuro, chiaro, netto, ma ci sarà stato pur un modello in questo coach tutto d’un pezzo? Mio padre. Maestro per tenacia, perseveranza, determinazione sul lavoro ma anche per comprensione. Poi, ovviamente, oltre a lui i miei riferimenti sono i mille colleghi, seguiti da altrettante persone provenienti da altri settori. Sono un curioso, attento nel rubare una frase, un’idea o anche solo uno spunto, da chi mi sta intorno. Esiste una Fondazione che porta il nome di tuo padre… È nata dopo la sua morte, tre anni fa, ed ha il chiaro e concreto obiettivo di dare appoggio assistenziale e sociale ai malati oncologici. I bambini che soffrono di leucemia e linfoma sono i principali destinatari, a loro cerchiamo di garantire continuità negli aiuti e sostegno nei mezzi, per spianargli la strada verso la comprensione e l’accettazione della malattia. Legata alla Fondazione c’è anche la Pizarra tecnica, di cosa si tratta? Dopo molti anni di esperienza come coach ho ideato e disegnato una lavagnetta per indicare ai giocatori i movimenti giusti. è studiata per cancellare gli schemi segnati con un semplice gesto. Ma la cosa importante non è tanto la lavagnetta in sé quanto il suo secondo fine: costa 20 euro e il ricavato viene devoluto per metà proprio alla Fondazione e all’Associazione Donatori Midollo Osseo. Nell’augurio che la Pizarra tecnica illustri sempre la strada giusta, sia sincero: ha fatto un pensierino speciale sulla sua nazionale, dopo il secondo Europeo? Con la Spagna punto alle Olimpiadi di Londra 2012, sarebbe un bellissimo ultimo passo con cui chiudere il progetto. Tanti sono invece gli step da fare ancora con l’Olimpia, ma mi piacerebbe che fossimo già sulla retta via: l’obiettivo è quello di alzare un trofeo entro tre anni. Spero che Milano non faccia eccezione: ho vinto qualcosa dappertutto, mi manca solo di ottenere un successo qui! 19 FOCUS FOCUS la nuova dimensione del design Immaginate di premere un bottone e creare una lampada. E poi un vaso. E poi tutto l’arredamento di casa. Con il 3D Printing questo sogno è destinato a diventare realtà. di Filippo Spreafico 02 03 “La stampa 3D amplifica in modo infinito le potenzialità espressive e creative del designer” 01 01. Un particolare dell’innovativa lampada da tavolo Supernova, disegnata da Ignazio Pomini per .EXNOVO, realizzata in poliammide sinterizzata e acciaio verniciato a polveri. 20 Se è vero che sono proprio le idee folli a partorire i progetti più rivoluzionari, è allora chiaro che la tecnica del 3D Printing sia destinata a cambiare radicalmente molti aspetti della nostra vita: ciò che sorge come una fantasia si trasforma in una realtà in grado di mutare i concetti di design, arte e mondo digitale. Nato come una semplice sperimentazione tra appassionati di elettronica e concepito come la naturale evoluzione della stampa tradizionale in due dimensioni, il 3D Printing consente di riprodurre modelli 3D attraverso l’impiego di specifici software CAD e di sistemi per la modellazione di materiali polimerici in tre dimensioni: in poche parole diviene possibile stampare oggetti. Queste “stampanti” altro non sono che veri e propri impianti di prototipazione, che fino a oggi sono stati impiegati in campo industriale per la creazione di pezzi unici e, appunto, prototipi. La macchina è in grado di leggere il modello virtuale e di scomporlo in sottili strati in sezione trasversale che, una volta riprodotti su materiali termoplastici e addizionati gli uni sugli altri, permettono all’oggetto di venire letteralmente alla luce, emergendo, è il caso di dirlo, da una placenta fatta di polimeri liquidi. Con il passare del tempo, l’abbattimento dei costi di gestione e produzione ha sollevato l’interesse del mondo del design e dell’arte, da sempre alla ricerca di un modo per oltrepassare quelli che sono i limiti tradizionali imposti dalle possibilità tecniche. La stampa 3D amplifica infatti in modo praticamente infinito tutte le potenzialità espressive e creative del designer, traducendo in realtà oggetti che fino a qualche anno fa erano di fatto irrealizzabili. Il grande vantaggio è proprio quello di aver trovato il connubio perfetto tra la personalizzazione e l’originalità proprie dell’artigianato con un tipo di produzione industriale e massificata: un aspetto destinato a incidere enormemente su tutto quello che oggi consideriamo come prodotto artistico. Il designer diventa così un progettista digitale che nel giro di poche ore è in grado di trasformare un’idea in un oggetto concreto da lanciare sul mercato: quello che una volta necessitava mesi tra progettazione e realizzazione su scala oggi richiede molto meno tempo, in quanto non c’è bisogno di innumerevoli attrezzature, non si producono scarti e non serve nemmeno un magazzino. Gli sviluppi futuri del digital design sono tutt’oggi imprevedibili: quello che rimane certo è il successo di quei soggetti che tra i primi sono riusciti a intercettare questa tendenza e proporre ai consumatori articoli di uso quotidiano dallo stile e dalle caratteristiche tecniche esclusive. .ExNovo è una delle prime realtà ad aver aperto il proprio mercato alle cosiddette “sculture digitali”. Gli elementi di arredo e gli oggetti esclusivi per la casa sono concepiti e realizzati attraverso l’uso della stampa 3D e della sinterizzazione, il processo industriale che permette la compattazione delle polveri di nylon in un unico materiale indivisibile. Si realizzano in questo modo strutture dal design elevato, studiate senza le preoccupazioni imposte dai vincoli della produzione e della destinazione d’uso: l’azienda propone collezioni dal design ardito, come le lampade a fiore o i vassoi dalle forme uniche, ispirate tanto al mondo organico della biologia e della natura quanto a quello della matematica e dei frattali. “Queste tecnologie superano i convenzionali limiti geometrici, dando vita a forme con inediti livelli di complessità”, conferma Fabio Ciciani, direttore commerciale per .ExNovo e grande sostenitore del 3D Printing. “È in corso una piccola rivoluzione industriale digitale, esattamente come è successo nel settore musicale e sta succedendo nel mercato dell’editoria”. La possibilità di superare i limiti imposti dalla massificazione permette alla tecnologia di realizzare pezzi unici completamente su misura, con un grado di customizzazione totale. “Nel lungo termine - prosegue Ciciani - la gente potrà ordinare un prodotto direttamente sul web, scaricando un file e realizzandolo in autonomia con le stampanti 3D”. Le opere di design diventano insomma opere d’arte tout court e la produzione industriale si trasforma in una pura espressione artistica dalle infinite possibilità di sviluppo. 02. Una fase della produzione delle “sculture digitali” di .EXNOVO. 03. Dal mondo dello pneumatico e dalla sua forma nasce la serie di lampade Pneu firmate da Selvaggia Armani. La linea sorprende per la sua varietà di dimensioni e stili. 21 Portfolio Portfolio il declino dei tengger Tra paesaggi vulcanici, sabbia e ceneri, in una zona inospitale e isolata, l’antico popolo dei Tengger ha protetto per secoli la propria cultura. Ma oggi, che il parco nazionale BromoTengger-Semeru è diventato uno dei luoghi più visitati dell’Indonesia, anche i Tengger cedono alle lusinghe della famelica industria turistica indonesiana. In nome della lotta alla povertà anche cultura e tradizioni sono ormai in vendita. Testo e foto di Laura Villa Baroncelli & Manuele Geromini Isola di Java, Indonesia. A cavallo tra oceano Indiano e Pacifico, nel cuore del più grande arcipelago del mondo, il cono fumante del Gunung Bromo, il monte sacro ai Tengger. Sullo sfondo il Gunung Semeru, il vulcano più alto e attivo dell’isola meta di settantamila visitatori l’anno. Nella pagina a fianco un abitante del luogo noleggia il proprio cavallo per salire sul monte sacro. Circa il 49% della popolazione vive ancora oggi con meno di due dollari al giorno. 22 23 Portfolio Portfolio Un gruppo di turisti durante la salita sul monte Bromo. turismo (in)sostenibile Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) e la Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo (UNCTAD) hanno messo a punto il programma Sustainable Tourism - Eliminating Poverty (ST-EP), con l’obiettivo di promuovere un turismo sostenibile come strumento per sradicare la povertà nei paesi in via di sviluppo. La partecipazione delle comunità locali alla gestione dell’offerta turistica, però, non è condizione sufficiente per uno sviluppo sostenibile. Infatti i posti di lavoro che il turismo genera sono il più delle volte di tipo subalterno, sottopagati e stagionali. 24 Il relativo isolamento in cui vissero i Tengger fino all’inizio del 1900 ha portato alla conservazione di leggende e tradizioni vecchie di secoli, che oggi rappresentano un valore aggiunto di notevole importanza per il turismo nella zona. Ogni anno il Kasodo, la principale cerimonia religiosa Tengger, attira più di un terzo della visite nel parco nazionale. 25 Portfolio Portfolio Alcuni abitanti di un villaggio Tengger. Nella pagina a fianco una carovana di jeep va verso il monte Pananjangan per ammirare il panorama della caldera all’alba. laura villa baroncelli & manuele geromini Vivono prevalentemente in viaggio. Con formazione e percorsi molto diversi: ingegnere e antropologo lei, studi di filosofia lui. è proprio durante un viaggio nella ex Jugoslavia che 8 anni fa si incontrano e iniziano a collaborare. Di base a Parigi, Laura e Manuele collaborano per diverse testate: Il Sole 24ore, D di Repubblica e Elle. www.lvb-mg.com 26 27 FOCUS FOCUS tango, la magia di un abbraccio Passionale e sofisticato incanta uomini e donne di ogni età e fa riscoprire ruoli e gesti dimenticati. Un ballo considerato dai medici terapeutico per la mente e le relazioni umane. di Andrea Zappa 02 01 01. Gli argentini Octavio Fernandez e Corina Herrera in un sensuale abbraccio durante un’esibizione a Milano. La giovane pareja de baile è tra le più talentuose e apprezzate del momento. Foto di Paolo Mosca. 28 Il “ballo proibito” è oggi un fenomeno sociale anche in Italia. Dopo il successo dei ritmi caraibici, ormai inflazionati e massificati, da qualche anno a questa parte il Bel Paese riscopre un particolare legame, non calcistico, con l’Argentina. I numeri del tango non sono certamente gli stessi delle danze latine, sia per la musica più sofisticata che per la costanza necessaria per apprenderne le dinamiche, ma è certo che nelle principali città italiane ci si può sentire tangueros quasi tutte le sere. A Milano le milongas (la milonga, oltre a un genere musicale è anche il nome argentino per indicare il luogo in cui si balla) più in voga sono l’Arci Bellezza, Il Maglio, la Comuna Baires e La Mariposa. Ma la lista dei locali che coprono l’intera settimana è davvero lunga, basta per esempio visitare il sito www.faitango.it per farsi un’idea delle innumerevoli serate offerte. La magia di un tango dura circa tre minuti: dopo uno sguardo d’intesa, che secondo la tradizione funge da invito, i due ballerini si chiudono in un abbraccio, diventano una cosa sola e sul respiro di una melodia vivono la tensione di un incontro, lasciando il mondo fuori. “In questo ballo l’abbraccio è molto importante − spiega Alberto Colombo (www.spaziotango.com), maestro di esperienza ventennale tra i più apprezzati a livello nazionale, che nel lontano 1994 è stato il primo ad aprire una milonga a Milano − la parte superiore del corpo è quella che si avvicina di più rispetto ad altri balli, un po’ quello che accade nella vita con le persone care. Si può dire che nell’abbraccio del tango si avvicinano i cuori, la parte emotiva, forse quella più difficile da accostare a un’altra persona, per di più se si tratta di uno sconosciuto. Il suo fascino è anche questo, soprattutto in una società dove risulta sempre più difficile avere una qualsiasi forma di contatto fisico”. La musica del tango nasce da un miscuglio di culture tra le strade malfamate di Buenos Aires, punto di raccolta di migliaia d’immigrati provenienti da ogni parte del mondo. Inizialmente viene considerato un ballo “proibito” (per l’eccessiva connotazione sensuale) e popolare, ma i movimenti e la sue note rapiscono ogni strato sociale, diffondendosi così nei bordelli come nelle più eleganti feste della borghesia porteña. Arriverà in Europa a inizio secolo, trovando il successo prima a Parigi e poi nel resto del Vecchio Continente. Scomparso quasi del tutto durante la dittatura militare argentina a causa delle continue retate dei militari nelle sale da ballo, il tango riemerge dagli scantinati con la fine del regime. Da quel momento in avanti, come un “animale” in continua evoluzione, non smette più di crescere e trasformarsi. Oggi in pista si possono ballare tanghi degli anni Venti e Trenta, così come le impegnative e struggenti melodie di Piazzolla o Pugliese, passando per le più recenti sonorità elettroniche di gruppi come i Gotan Project, Narcotango e Tanghetto. “Sostanzialmente due sono gli stili nel tango: il milonguero e il tango salón − prosegue Alberto Colombo − Il primo ha un abbraccio molto chiuso e i ballerini sono sbilanciati in avanti l’uno verso l’altro, aspetto che condiziona anche lo stile dei passi. Nel tango salon, invece, che va per la maggiore tra i giovani, i balle- rini rimangono ognuno sul proprio asse, riuscendo così a eseguire movimenti più dinamici sempre in evoluzione”. Cambiano i tempi e anche nell’abbigliamento c’è una netta rottura con il passato, oggi le nuove generazioni di tangueros vanno spesso a ballare in jeans e maglietta. Sulle scarpe invece non si transige. Anzi, queste ultime sono il biglietto da visita di un ballerino, soprattutto per le donne, che devono abituarsi a volteggiare dall’alto di tacchi che misurano almeno 8 centimetri. La forza coinvolgente del tango non è legata solo alla sua musica, ma anche a quell’insieme di gesti che sono di contorno al ballo. Si dice che oggi sia difficile comunicare e che uomo e donna abbiano dimenticato alcuni tratti propri di vecchi ruoli. Nel tango tutto questo ritorna prepotentemente. Chi vuole ballare deve accettare di toccare l’altro, di guardare e di essere guardato. L’invito avviene spesso con gli occhi, l’uomo “cabecea”, cioè ricerca lo sguardo della donna compiendo un lieve cenno con il capo e, se la donna accetta, i due si incontrano a bordo pista. Chi balla tango viene a 02. In milonga le coppie ballano in pista seguendo un flusso antiorario. Durante un tango la comunicazione tra i due ballerini è molto profonda. Foto di Paolo Mosca. 29 FOCUS Ogni azienda lascia un’impronta di CO2. Il rispetto dell’ambiente diventa il tuo più grande vantaggio competitivo. 03 “Nell’abbraccio del tango si avvicinano i cuori, la parte emotiva, forse quella più difficile da accostare a una persona” 03. Alberto Colombo e Mariela Sametband in una recente esibizione presso Il Maglio di Sesto San Giovanni (Milano). Sono ormai più di tre anni che la coppia italo-argentina insegna e si esibisce a Milano e non solo. Foto di Roberto Carretta. 30 far parte di una tribù globale, con comportamenti condivisi ben precisi. “Andare in un luogo in cui ci sono dei codici comuni da rispettare e dove non viene messo tutto in discussione ogni volta è comodo e rilassante − continua Colombo − Non c’è bisogno di capire chi hai di fronte e ridiscutere tutte le volte le regole e questo vale in qualsiasi parte del mondo. Quando entri in milonga, a Milano come a Berlino, non c’è niente da capire, non importa chi sei, un professionista o un operaio, conta solo com’è il tuo abbraccio e se balli bene o male”. Nel tango, in cui non ci sono dei passi che si ripetono come nelle danze standard, è l’uomo che propone alla donna delle dinamiche, la quale segue e si “abbandona” a tal punto da danzare spesso con gli occhi chiusi. Per la ballerina il fatto di lasciarsi portare non vuol dire avere un ruolo passivo e subordinato. Entrambi i partner devono essere in ascolto l’uno dell’altro per ricercare un’intesa e un dialogo non verbale, fatto di un continuo attrarsi e respingersi in cui ciascun ballerino marca il proprio territorio, lasciando però al tempo stesso che l’altro lo invada. Che il ballo sia terapeutico e che migliori tono e mobilità muscolare non è una novità. Secondo alcuni studi compiuti dai ricercatori della McGill University di Montréal, si è scoperto che il tango ha effetti benefici anche sul cervello, più di altre danze. Gli studiosi canadesi, infatti, sostengono che sia il ballo ideale per migliorare e conservare le funzioni cognitive. I motivi sono due: la specifica componente musicale e la grande creatività richiesta a livello motorio (nel tango argentino tutto è improvvisazione). Le percussioni del tango sono medio-basse e per questo distensive e insieme tonificanti, in grado di attivare positivamente più aree cerebrali. La complessità e la varietà dei passi, oltre a richiedere disciplina e rigore, contribuisce a rendere il cervello più attivo, facendo divenire il ballerino coreografo di se stesso. Molti psicologi, poi, lo consigliano anche come terapia di coppia. Tramite il ballo si può infatti riscoprire il gioco della seduzione e dei ruoli, almeno nella magia di quei famosi tre minuti. La tua azienda ed i tuoi prodotti possono diventare Eco-Sostenibili in 4 semplici passi. 1. MISURA 3. COMPENSA www.eco-way.it Misuriamo le emissioni di CO2 derivanti dai processi produttivi e dall’organizzazione della tua azienda. Le emissioni non evitabili vengono compensate con l’acquisto di crediti di CO2 che finanziano progetti di energia rinnovabile e di riforestazione. [email protected] tel. 02 54108252 2. RIDUCI 4. COMUNICA L’analisi è un efficace strumento di controllo di gestione per individuare aree di potenziale risparmio. Diventare una ECOMpany ti permette di cambiare il posizionamento dei tuoi prodotti e servizi e di migliorare l’immagine della tua azienda. FOCUS FOCUS quando la casa è meglio della suite Viaggiare con “stile” di casa in casa è una moda che sta contagiando migliaia di persone. Il merito è di una web community che apre le porte di alloggi unici nel centro delle più belle città del mondo. di Marilena Roncarà 02 wimdu Airbnb.com vanta cloni di tutto rispetto, come i tedeschi di Wimdu, che rifacendosi in toto all’esperienza dei loro predecessori, hanno raggiunto in breve tempo il successo. “Travel like a local”, ovvero viaggiare come uno del posto, è il motto del portale tedesco che, come Airbnb.com, offre alloggi privati mettendo in contatto diretto viaggiatori e proprietari. Ma con Wimdu è possibile soggiornare anche in sistemazioni particolari o stravaganti, come una casa sull’albero nel nord della Francia (per gli ecoviaggiatori), una carrozza trainata da cavalli in Germania (per gli inguaribili romantici) o una capsula di salvataggio in Olanda (per gli amanti del genere survivor). www.wimdu.it 01 01. Il salotto curato del B&B Antica Brera. L’appartamento si affaccia su via Solferino. Sono disponibili per gli ospiti anche delle biciclette, mezzo ideale per visitare il quartiere. 32 Tra i sogni di chi viaggia per business o per puro piacere c’è quello di alloggiare in un ambiente più caldo e familiare dell’asettica stanza di un albergo, senza però rinunciare a nessuno dei comfort di un hotel a 5 stelle. Ora, grazie ad Airbnb.com, un network che apre le porte di alloggi unici ed esclusivi in giro per il mondo, questo diventa possibile. Da Soho a Montmartre, dal centro di Milano alle villette fronte mare di Bondi Beach a Sydney, Airbnb.com dà la possibilità ai suoi utenti di trovare sistemazioni straordinarie nelle località più ambite. L’idea è quella di entrare in contatto con persone che hanno uno spazio da affittare, ma non uno spazio qualunque, bensì una maison curata, arredata come una casa “propria” e localizzata a qualsiasi latitudine in zone strategiche. “Ho ristrutturato l’appartamento ispirandomi all’atmosfera del Ryokan, l’antico albergo tradizionale giapponese, ma adattandola agli standard di comfort occidentali – spiega Antonia Cortella, medico, che ha da qualche tempo inserito il suo annuncio, B&B Antica Brera, su Airbnb.com, mettendo a disposizione un appartamento di 90 metri quadri nel centralissimo quartiere Brera – Avevo in testa questo progetto da sempre ed è diventato un ottimo investimento”. L’appartamento, dall’arredo ricercato, offre una suggestiva vista sui tetti di via Solferino ed il risultato è una casa-suite a uso esclusivo nel cuore della vecchia Milano. “Airbnb.com è diventato il veicolo per far conoscere questo alloggio in tutto il mondo e, a solo una settimana dall’iscrizione al sito, era già arrivata la prima richiesta di alloggio. Il prezzo è di circa 150 euro a notte, poi ovviamente la tariffa può variare in base al periodo e per quanto tempo si prende in affitto l’appartamento”. Oggi sul sito Airbnb.com sono pubblicati circa 100 mila annunci. Questo “rent network” è diffuso in 192 paesi e mette a disposizione alloggi da affittare in più di 19.000 città. Controllare la disponibilità di una casa in giro per il mondo è facile, basta scegliere la destinazione, guardare le foto e la posizione sulla mappa e successivamente contattare il proprietario. Anche per coloro che vogliono entrare nella cerchia di chi “offre un tetto di classe”, le tempi- stiche sono immediate: pochi campi da compilare per definire il proprio alloggio, un submit che porta alla registrazione dell’account, volendo anche il link a Facebook, e la scheda personale con tanto di inserimento foto. Tutto, anche il prezzo, è deciso dal proprietario. Mettere un annuncio è gratis, ed è anche per questo che le possibilità di alloggio si moltiplicano di ora in ora. Dopo il soggiorno, sia l’ospite che chi ha ospitato possono rilasciare recensioni. È un modo perfetto per condividere le esperienze con l’intera community e aiutare tutti a trovare l’alloggio ideale senza avere spiacevoli sorprese. È possibile affittare una stanza privata in una casa condivisa con altri o una casa tutta per sé, per una notte, una settimana o molto di più. Il successo di Airbnb.com ci introduce a una nuova idea di turismo che si sta via via imponendo grazie alla tecnologie, alle reti sociali e al web: si tratta di una cultura del viaggio basata sulla condivisione, sulla partecipazione e lo scambio. “Sto utilizzando Airbnb.com da un po’, sia per ospitare che per essere ospitato, e penso sia un’opportunità grandiosa per le esperienze che mi ha dato” – racconta Marie, un’utente del blog del sito. Le esperienze negative non mancano, ma dal caso estremo di San Francisco, dove una donna che ha affittato la sua casa mentre era in viaggio d’affari e al ritorno l’ha trovata praticamente devastata, Airbnb.com ha fatto molti passi avanti, introducendo nuovi servizi focalizzati al miglioramento della fiducia e della sicurezza all’interno della community. “Ho viaggiato molto e so che sono le piccole cose a fare la differenza – racconta Robert sulla AirTV collegata al sito – per questo voglio far sentire i miei ospiti come a casa e regalare loro una diversa prospettiva sulla città”. Alla fine quello che prevale è l’entusiasmo di appartenere a un network che consente di fare del proprio viaggio un incontro di culture e un’esperienza social. E allora perché non farsi tentare da quell’appartamento disponibile a New York, sulla Quinta Strada, a 3 minuti dall’Empire State Building, dove, come assicura una recensione pubblicata sul sito: “Ogni cosa è perfetta, proprio come te lo aspetteresti nella Grande Mela”. 02. La camera da letto con cabina armadio del B&B Antica Brera. Su Airbnb.com si possono trovare numerose offerte di affitto per chi vuole soggiornare per brevi periodi in centro a Milano e le sistemazioni sono tutte di alto livello. 33 Interview interview marco capellini il cartone protagonista La vita moderna è sempre più mobile e orientata al cambiamento: il porta cd-dvd/libreria Kubedesign Spanky di Capellini in cartone ondulato stratificato (disponibile in 2 diverse misure) risponde appieno a queste esigenze sociali. Gli arredi sono leggeri, trasportabili panta rei Il suo concetto di ecodesign è come il fiume eracliteo: scorre costantemente con impeto. E ogni evoluzione arricchisce il dibattito. L’architetto Marco Capellini, protagonista del panorama italiano, fra una “provocazione nucleare” e un nuovo materiale sostenibile rilancia con ottimismo la sfida della rivoluzione verde. Consumatori più critici e aziende meno furbe sono la ricetta per un futuro migliore. e personalizzabili grazie a grafiche e texture adattabili ai diversi contesti d’uso. La collezione Kubedesign rappresenta dunque una sfida progettuale in cui sostenibilità ambientale e ricerca nell’innovazione delle forme si incontrano, ponendo al centro di tutto il cartone, materiale dalle grandi potenzialità. di Alfredo Spalla Foto courtesy Capellini design & consulting Pacato, conciso e provocatorio. Il carattere di Marco Capellini sembra rispecchiare la sua carriera, un percorso cominciato a metà degli anni Novanta e suggellato nel ’95 dalla conquista del Compasso d’Oro per il progetto dello scarpone da sci Nordica. Al design si affianca il consulting, le sue idee si moltiplicano, fioccano le collaborazioni internazionali e istituzionali. Nel 2002 la sua curiosità per i nuovi materiali lo spinge a creare il centro di ricerche MATREC. Nel frattempo i contenuti dell’ecodesign si evolvono anche grazie al suo contributo. Nel suo studio al riparo dal caos romano, Capellini ci racconta com’è avvenuta questa trasformazione. L’ecodesign è da sempre al centro dei tuoi progetti, il motore delle tue innovazioni. Come sintetizzeresti la tua filosofia professionale e personale? Mi occupo di ecodesign ormai da quindici anni e ho vissuto tutte le evoluzioni della tematica ambientale. Negli anni il dibattito si è gradualmente spostato dall’ambiente alla società. Oggi l’ecodesign è vissuto come una necessità oltre che come una realtà, una moda. Si parla di sostenibilità sociale, e quindi economica, e non solo più ambientale. Il mio approccio poi muta a seconda del problema, opero un po’ come un dottore: la cura dipende sempre dalla malattia. Oggi le imprese ricevono “stimoli ambientali” su più fronti. Secondo te su quale aspetto dovrebbero concentrare il loro modo di operare? Innanzitutto devono decidere di dedicarsi seriamente a quest’obiettivo, 34 senza furbizia. Poi, da consulente, consiglio sempre di individuare in quale modo l’azienda impatta con il sistema. Spesso accade che le società vogliano intervenire in fasi produttive sbagliate, che magari riguardano solo l’1% del prodotto complessivo. E in quale campo c’è da lavorare maggiormente? Direi sul fine vita. Il problema della gestione dei rifiuti è un problema reale, concreto. Tra i tuoi ultimi progetti spicca Nuclear!, una seduta realizzata per il 70% dal riciclo di scorie nucleari e per il 30% da resina naturale. Si tratta di un progetto dal chiaro intento provocatorio. Nasce come critica nei confronti di determinati processi energetici? La provocazione c’è, ma non è relativa alle forme energetiche. L’uscita di Nuclear! purtroppo è avvenuta in concomitanza con il dramma giapponese, anche se non c’era nessun collegamento. Se potessi tornare indietro, ritirerei certamente il prodotto dal mercato. La provocazione invece era rivolta a tutte quelle aziende che speculano sul concetto di sostenibilità, sui prodotti riciclati. Il mio sgabello s’inserisce in questo contesto: è riciclato ed è di colore verde, allora diventa automaticamente ecologico! La mia denuncia è un invito ai consumatori a essere più critici. Hai veramente trovato la disponibilità di scorie nucleari? Anche in questo caso siamo di fronte a una provocazione. All’interno dello sgabello non ci sono delle vere scorie, altrimenti mi avrebbero già messo in prigione. Le ho simulate prendendo dei pezzi di gommapiuma nera e annegandoli nella resina, creando così un effetto sgradevole alla vista. Dopo aver testato materiali come il cartone in Spanky, la libreria composta da fogli di cartone impilato, il cuoio riciclato nelle scatole Lilù o la plastica nel prototipo Green Pc Head, quali nuovi materiali vorresti sperimentare in futuro? Attraverso MATREC, la banca dati creata nel 2002, abbiamo ottenuto risultati sorprendenti. Il mercato propone sempre nuove soluzioni sostenibili. Si passa dalla pelle di pesce del Brasile a materiali ottenuti dal riciclo del riso. Insomma, sostanze strane che hanno e forse avranno un mercato. Sei un designer e un consulente. Nel primo caso sintetizzi e crei, nel secondo osservi e supporti le imprese. È più difficile “scoprire” nuovi materiali o farli “accettare” alle aziende? Il primo passo è individuare il target di un materiale, il suo costo economico, la sua conciliabilità con il settore industriale. Il passo successivo è proporlo alle imprese, e non è una sfida facile. In molti casi le aziende diffidano di questi materiali, non vogliono essere le prime a utilizzarli. Hai due consociate anche a San Paolo e Buenos Aires. Che approccio hai potuto riscontrare dall’altra parte dell’Atlantico? È una realtà molto interessante. Il loro metodo è più legato al mondo artigianale piuttosto che a quello industriale. Il mercato europeo e statunitense, invece, è troppo incentrato sulla produzione di massa. 35 design Istantanee di futuro Colani nella versione Design heroes per la scorsa edizione della Moscow Design Week. Esiste un solo progettista che per “visionarietà”, obiettivi raggiunti, quantità di lavoro prodotto e raggio d’azione è paragonabile a Leonardo. Stiamo parlando del maestro Luigi Colani e dei suoi 6000 progetti. Testo e illustrazione di Dino Cicchetti 37 laviniastyle.com laviniastyle.com DESIGN green production il futuro è a milano Per la prima volta in Italia una retrospettiva che celebra Colani. Fino all’8 gennaio in Triennale Bovisa sarà possibile ammirare le opere e gli schizzi del Maestro stabilitosi definitivamente a Milano. L’allestimento è leggero e scarno, ma sono gli oggetti a raccontarci la lungimiranza del progettista. La scelta di Bovisa pare inopportuna, soprattutto in funzione dell’influenza che il Biodesign di Colani ha nel panorama mondiale, basti pensare alle opere di Ross Lovegrove, Zaha Hadid e di Karim Rashid. Viene da chiedersi quali sono queste mostre che non hanno permesso di avere Colani in Viale Alemagna. 01 02 01. La Super C.Bio è un’icona del Biodesign di Colani con le sue forme sinuose e zoomorfe. 02. La mitica Canon T-90, praticamente una EOS. 38 Se oggi le probabilità che vi scivoli la macchina fotografica dalle mani si sono ridotte al minimo dovete ringraziare Luigi Colani. Nella sua vita questo designer italo-svizzero ha praticamente affrontato ogni sfida progettuale: case (andatevi a studiare la Rotor-house, un progetto geniale), automobili (basti ricordare il record di velocità a basso consumo stabilito dalla sua Ferrari Testa d’Oro, che ha raggiunto i 351 km/h nel 1989) e oggetti di uso quotidiano (il suo pianoforte per la Schimmel è un’icona per i musicisti di tutto il mondo), fino ai progetti per le navicelle spaziali per la NASA. Quando Canon lo chiamò per ripensare la scocca della macchina fotografica nell’eterna competizione con Nikon, all’epoca disegnata da Giugiaro, tutto pensava fuorché trovarsi nel bel mezzo di una rivoluzione delle forme. Colani approcciò il progetto della T-90 in maniera vergine, completamente nuova, abbandonando tutti i preconcetti del caso. Forme sinuose, estremamente ergono- miche: è così che nasce l’impugnatura laterale e il design integrato, praticamente caratteristiche già riconducibili alla linea EOS. E pensare che fin dall’inizio Colani aveva immaginato un’estetica ancora più innovativa poi limitata dal team Canon, per paura di stravolgere troppo il brand: zoom e flash integrati, pulsanti tele e wide seminascosti sul lato sinistro, impugnatura a banana e palpebra paraluce all’oculare a coda di pesce. Ma non è tutto: Colani aveva addirittura previsto diversi display digitali all’interno della macchina, leggendo una volta in più nella sfera di cristallo del design. I suoi prototipi, come sarà poi per qualsiasi altro progetto, sembrano assimilare al loro interno influenze dal mondo animale, diventando esempi del cosiddetto Biodesign. Questi vanno ben oltre la pura estetica, quasi a spingersi addirittura a livello molecolare, per trovare soluzioni in grado di risolvere quei problemi che il resto del mondo progettuale ritiene inaffrontabili o che spesso non è in grado di vedere. Complementi d’arredo realizzati in 3D printing tecnologia al servizio del design esclusivo. www.exnovo-italia.com lampada “Bandage Twin” design Selvaggia Armani sculture digitali per fabbricare idee style style My scarf Foulard prints Da portare al collo come una kefiah, il foulard è l’accessorio cult di stagione. emilio pucci Occhiale da sole caratterizzato dalle aste con motivo a nodo e dall'inconfondibile stampa Pucci. dolce & gabbana Borsa con tracolla a catena realizzata in seta a stampa foulard. coast + weber + ahaus Stampa foulard in esclusiva per il miniabito in seta con zip. toy watch by missoni Orologio modello Foulard realizzato in edizione limitata. Louis Vuitton Hermès Foulard di seta con stampa a motivi Coloratissimo il foulard Eden in seta Carré Cosmogonie Apache, in twill di di perline e pietre dure. stampata a piume di pavone. seta e orlo a mano. www.maliparmi.it www.louisvuitton.com www.hermes.com Salvatore Ferragamo DSquared2 Paul Smith Accessories Foulard in seta con disegno Foulard in twill di seta con stampa Foulard realizzato in collaborazione Gattopardo. nera su fondo bianco. con la Henry Moore Foundation. www.salvatoreferragamo.com www.dsquared2.com www.paulsmith.co.uk Dorcas & Mopsa Liberty London Valentino Foulard Juliet, ispirato alla protagonista Foulard di seta con stampa a fiori su Sciarpa-foulard in modal cashmere della tragedia di Shakespeare. fondo crema e cornice sfumata rosa. con disegno floreale a “rosa”. dorcasandmopsa.co.uk www.liberty.co.uk www.valentino.com La collezione A/I Etro sorprende per l'eclettico accostamento di materiali e stampe. Imperdibile la splendida giacca-abito che mixa bianco e nero ai classici disegni paisley emblema della maison. di Luigi Bruzzone 40 Malìparmi 41 sport sport Correre a Milano bellezze di corsa Asics per Ayami, la sua linea femminile dedicata al running creata dalla designer giapponese Yamashita, cerca nuovi volti per il 2012. Il casting è su Facebook: basta inviare una propria foto in azione per poter partecipare alla selezione. Info su: www.facebook.com/asicsayami 01 I pochi spazi verdi, l’inquinamento e il clima non fermano i runners della Madonnina, nemmeno d’inverno. di Enrico S. Benincasa 01. Atleti impegnati davanti a San Siro durante l’edizione 2011 della Milano City Marathon / foto di Daniele Badolato courtesy RCS Sport. 42 I milanesi corrono. E non lo fanno solo per prendere al volo una metro che sta partendo o perché sono in ritardo a un appuntamento. Lo fanno anche per passione. Sono sempre di più coloro che in città, di prima mattina o dopo una giornata di lavoro o nei fine settimana, si infilano un paio di scarpe da running e si dedicano allo sport più democratico del mondo. Già, perché l’elemento necessario per iniziare è la voglia e sembra che, nonostante Milano non sia una città particolarmente friendly per il podismo, i suoi abitanti ne abbiano da vendere. Uno degli ostacoli più grandi è proprio la cronica mancanza di spazi verdi, soprattutto in centro città, nelle zone in prossimità della cerchia dei Bastioni. Non ci sono aree come Central Park, ma ci si adatta con i percorsi di ghiaia dei Giardini di Porta Venezia, con quelli sterrati di Parco Sempione o con le mattonelle dell’Arena. Per chi non può fare a meno della propria corsa giornaliera, tornano utili anche i più piccoli e non recintati Parco Ravizza e Parco Solari. In zona nord ovest, a poca distanza da San Siro, c’è invece la celebre montagnetta, luogo di allenamento di tanti runner milanesi della prima ora, che si spostano verso l’esterno – Bosco in Città o Parco di Trenno – per allenamenti più lunghi. A est, invece, troviamo ovviamente il Parco Lambro, ma anche il meno conosciuto Parco Trotter: incastrato tra viale Padova e viale Monza, il suo anello di circa un chilometro ricavato dalla vecchia pista per cavalli (è un ex ippodromo) è apprezzato da chi abita in zona. Dove non ci sono parchi per correre, però, ci si inventa soluzioni alternative. Non abbiamo l’Hudson, ma abbiamo i Navigli: le alzaie non eccessivamente trafficate, sia del Grande che del Pavese, diventano percorsi naturali di allenamento tutto il giorno. Così come il Naviglio della Martesana, che si estende da Melchiorre Gioia fino all’inizio di viale Palmanova e, con i suoi oltre quattro chilometri, in gran parte illuminati sia d’estate sia d’inverno, si presta anche per una corsa serale. Manca sicuramente qualche lampione al Parco Nord, il polmone verde ai margini della città che da Niguarda arriva fino a Bres- so, dove certamente si potrebbe creare anche più di un percorso dedicato al running. La situazione, quindi, non è la migliore possibile, ma ci si adatta per non rinunciare alla scarica di endorfine che la corsa può dare. Uno degli ostacoli più grandi è senza dubbio l’inquinamento, perché nessuno ha voglia di respirare Pm10 a polmoni aperti, ma le piante nei parchi fungono da filtro naturale e il livello si abbassa. Poi c’è il freddo delle stagioni invernali, ma più che altro è un blocco mentale. Tutti preferirebbero andare a correre con sole e venti gradi costanti, ma si può farlo anche quando il termometro scende, basta coprirsi in maniera adeguata. I più grandi marchi di sportswear hanno da tempo linee di abbigliamento dedicate esclusivamente al running, con capi in tessuti tecnici e traspiranti studiati apposta per l’inverno. Chi ha scoperto questo sport da poco, magari per rimettersi in forma prima dell’estate, può quindi continuare anche quando il clima si fa più rigido. Anche perché la corsa ci spinge a cercare i nostri limiti e le competizioni sono il luogo ideale dove farlo. Milano sta investendo la sua immagine nel running: oltre alla Stramilano, la classica mezza maratona giunta alla quarantesima edizione nel 2011 (80 mila iscritti alla 10 km non competitiva!), si è deciso due anni fa di spostare in primavera la Milano City Marathon, facendola partire dal nuovo Polo fieristico di Rho. Questa felice collocazione nel calendario delle maratone mondiali, l’interesse di sponsor importanti e il percorso molto pianeggiante potrebbero portarla alla ribalta internazionale in pochi anni. Nel frattempo è stato il pubblico a premiarla, con quasi 10 mila iscritti per l’edizione 2011. E poi c’è l’appuntamento di ottobre con la Deejay Ten, voluta da Linus e organizzata da Radio Deejay: 11 mila iscritti tra la gara dei 5 e quella dei 10 chilometri, tutti con la celebre maglietta “Run like a Deejay” da sfoggiare durante l’anno nei propri allenamenti. La corsa, disciplina individuale per eccellenza, diventa così momento di socialità anche in una città come Milano che, al primo impatto, non si presenta troppo amichevole per chi si avvicina a questo sport. 43 sport equipment sport equipment Perfect running Born to run Tecnologia e comfort per il running quotidiano su ogni tipo di superficie e per differenti condizioni climatiche. outsider Le Vibram fivefingers, amate anche da Scarlett Johansson, si distinguono dalle altre calzature da running non solo per il design. Il modello Bikila (indossate dall’atleta nella foto) è stato progettato per un’esperienza di corsa più naturale. Costruite su una piattaforma completamente nuova e dal design anatomico – come dei guanti da indossare ai piedi – queste calzature danno una sensazione simile a quella di correre a piedi nudi, offrendo una protezione più fasciante senza compromettere il feedback del terreno. www.vibramfivefingers.it Il running è uno sport alla portata di tutti e, grazie all’attrezzatura appropriata, praticabile in qualsiasi luogo e con ogni clima. Basta indossare delle scarpe da corsa o più semplicemente… restare a piedi nudi! di Luigi Bruzzone L’evoluzione della calzatura da corsa negli ultimi trent’anni ha fatto passi da gigante allo scopo di garantire all’atleta (professionista e non) il massimo del comfort e della performance. Lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali ha prodotto un’offerta incredibile di modelli tra cui poter individuare quello più adatto a ogni runner. Per orientarsi nella scelta della scarpa giusta è necessario per prima cosa individuare il tipo di appoggio plantare. Diversi tipi di appoggio, infatti, richiedono una concezione di calzatura diversa, per limitare e correggere gli eventuali difetti della corsa, evitare traumi e ridurre i rischi di lesioni. Oltre a metodi empirici (come l’accurata osservazione delle scarpe usate e dell’arco plantare) in alcuni punti vendita specializzati è possibile effettuare test che individuano con facilità la tipologia di appoggio del piede. Sarà più semplice in questo modo scegliere il modello corretto in base a peso, stile di corsa, tipologia di allenamento e distanza da percorrere. Esistono sette differenti categorie: 44 superleggere A1 (ammortizzante limitato), intermedie A2 (leggere e ammortizzamento buono), massimo ammortizzamento A3 (perfette per qualsiasi chilometraggio), stabili A4 (indicate per atleti pesanti), trail running A5 (con suole specifiche adatte ai tracciati di montagna) e chiodate A7 (corsa su pista). Insomma, è impossibile non uscire dal negozio con la scarpa per praticare un running “perfetto”! Il barefoot running (corsa a piedi nudi) da fenomeno di nicchia sta diventando sempre più diffuso. Che si pratichi a piedi nudi o indossando scarpe minimaliste, molti corridori scelgono di fare a meno dell’ammortizzazione a favore di un’esperienza di corsa più naturale. Molte anche le celebrities “paparazzate” durante la corsa mattutina al parco in completo da running e calzature dall’insolito design. Il consiglio degli esperti? Alternare le abituali scarpe da corsa a scarpe più minimaliste: può essere un ottimo modo per rafforzare l’intero piede. New Balance - Minimus Saucony - Hattori Puma - Faas 400 Bolt Durata e versatilità sono le caratteristiche di questa Ideale per allenamenti, questa calzatura permette di Scarpa ispirata alla mitica Easy Rider e progettata innovativa scarpa da running. rinforzare i muscoli e i tendini del piede. per favorire una corsa più veloce e regolare. www.newbalance.com www.saucony.com www.puma.com Reebok - Premier Zigfly Mizuno - Wave Prophecy Adidas Sport Performance - CC Ride M Calzatura da corsa caratterizzata da tomaia senza Calzatura performante con un elevato potere Modello da running dal disign minimalista con cuciture e dalla particolare intersuola a zig-zag. ammortizzante grazie alla tecnologia Wave. tomaia traspirante ClimaCool. www.reebok.com www.mizuno.eu/it www.adidas.com Lotto - Los Angeles IV 2D Asics - Gel Speedstar 5 Nike - LunarGlide+ 3 Shield Modello da running che garantisce massimo Scarpa leggera da running ideale per gare Questa scarpa da running impermeabile garantisce ammortizzamento, stabilità e ottima reattività. e allenamenti su qualsiasi distanza. la massima ventilazione e protezione leggera. www.lottosport.com www.asics.it store.nike.com/it The North Face - Double-Track Hi-Tec - V-Lite Infinity Event Salomon - XA Pro 3d Ultra 2 GTX Calzatura confortevole, stabile e leggera, ideale per Scarpa da running leggera, traspirante e Calzatura con tomaia resistente all’acqua, molto la stagione invernale e nei percorsi fangosi. impermeabile per prestazioni di elevata qualità. robusta e stabile anche sui sentieri più difficili. eu.thenorthface.com www.hi-tec.com www.salomon.com/it 45 WHEELS WHEELS L’auto hi-tech di oggi e di domani 02 03 stema di controllo vocale come quello attualmente in uso sulla Focus. Il nuovo Synch riconoscerà ben 10.000 vocaboli (attualmente solo 100) e si potrà quindi quasi parlare normalmente per accedere ai comandi di navigatore, impianto audio, cellulare e climatizzatore. Ma non solo: una volta sincronizzato il Synch con uno smartphone via Bluetooth, questo potrà, oltre che ricevere le telefonate, leggere anche gli SMS. Inoltre, collegando una normalissima chiavetta Wi-Fi a una delle due prese USB presenti dentro al bracciolo, creerà una vera e propria rete wireless all’interno dell’auto, da sfruttare con notebook, tablet e smartphone. Il kit Synch sarà disponibile a metà 2012 e sarà un’integrazione del My Ford Touch. Comprenderà un display touch da 8”, due slot USB e uno per le SD, il tutto a circa 250 euro. Volvo da parte sua punta tutto sul fatto che sia l’auto a dover evitare qualsiasi tipo di collisione. All’interno del suo Sensus, disponibile su molti modelli della serie V e S, sono state inserite le funzioni Pedestrian Detection, City Safety e Collision Warning, dedicate alla sicurezza verso gli “imprevisti” esterni. In sostanza sono tutti sistemi di frenata automatica che si attivano quando la situazione lo richiede. Il primo utilizza una telecamera e un radar che identificano eventuali movimenti di pedoni davanti alla vettura e avvertono il conducente, prima con un segnale acustico e, successivamente, frenando completamente la vettura. Peccato funzioni solo fino a 35 Km/h. Il City Safety, invece, si preoccupa dell’auto che ci precede. Se questa è troppo vicina agisce sui freni. Mentre il Collision Warning, sempre attraverso un radar montato sullo specchietto retrovisore, rileva le velocità della vettura che segue avvertendo se la distanza tra le due vetture diminuisce. Anche Mercedes è in procinto di lanciare la sua piattaforma multimediale. Il concetto per il momento ruota intorno all’utilizzo di Google e Facebook, ma in futuro arriveranno molte altre applicazioni. L’interfaccia Facebook è veramente evoluta: dopo aver collegato il proprio smartphone all’auto, una volta lanciata l’applicazione, sarà possibile visualizzare sul display interno tutti i comandi che già si utilizzano sul cellulare. Si può persino individuare la posizione di un amico e impostare il navigatore per raggiungerlo, il tutto in maniera facile e intuitiva. Google da parte sua oltre al classico Google Maps è in grado di farci visualizzare anche le strade con Streetview, non indispensabile per la navigazione ma senza dubbio gradito. Insomma, ogni casa automobilistica ha da dire la sua in merito. Adesso bisogna solo capire quale sia il più adatto alle nostre esigenze, perché non avrebbe senso acquistare la più avveniristica delle auto per poi scoprire che l’interfaccia montata a bordo non fa al caso nostro. 01 Tra applicazioni, comandi vocali e “gestuali”, ecco un assaggio di quello che troveremo tra qualche mese all’interno dell’abitacolo della nostra amata quattro ruote. di Raffaele Gomiero 01. Volvo predilige la sicurezza: restando entro certi limiti di velocità, grazie alle telecamere montate sul parabrezza, sarà impossibile investire un pedone o tamponare un’auto. 46 Ormai chi si avvicina alla scelta di una macchina non può pensare di tenere in considerazione unicamente quanto consuma e la cilindrata del motore ma, con tutte le innovazioni dell’infotainment disponibili, è necessario fare molta attenzione anche alla tecnologia installata all’interno dell’abitacolo. Non stiamo parlando di optional standard come il navigatore, un buon impianto audio oppure i comandi al volante, ma del modo in cui è possibile gestire tutte queste funzioni, di come l’auto si interfaccia con il nostro smartphone e, infine, se fa anche quello che non pensiamo che faccia. Moltissimi marchi stanno investendo cifre consistenti in queste tecnologie. BMW, per esempio, nei suoi centri di ricerca situati in California e a Monaco sta ultimando tutta una serie di funzioni e applicazioni da integrare al suo Connected Drive (il kit multimediale della casa tedesca) dedicate ai dispositivi Apple, attraverso il quale sarà possibile non solo sincronizzare con l’auto librerie musicali e rubrica telefonica, ma utiliz- zare alcune applicazioni direttamente sull’ampio display montato sul cruscotto. Facebook e Twitter saranno le prime, ma è facile prevedere che ne seguiranno molte altre. Per quanto riguarda l’auto del futuro, invece, BMW sta sperimentando una serie di tecnologie che permetteranno al guidatore di gestire alcuni comandi principali utilizzando le mani, un po’ ispirandosi al Kinect della console Microsoft Xbox 360. Contemporaneamente, in via di sviluppo (anche se in fase embrionale) c’è il concetto dell’auto che guida da sola, lasciando al pilota la possibilità di fare altro. Il segreto? Un sistema GPS dedicato traccia la posizione dell’auto con precisione millimetrica, una centralina gestisce sterzo, cambio e acceleratore, mentre il compito di vedere la strada è affidato a due telecamere posizionate sul parabrezza. Ford da parte sua non crede molto nei gesti ma punta molto sulla voce. Nel 2012, infatti, vedrà la luce il suo sistema Synch che permetterà di “parlare” all’auto. Intendiamoci non si tratta di un si- 02. Dal 2012 con il sistema Synch comandi vocali migliorati per non staccare mai le mani dal volante e sempre connessi a rete Wi-Fi interna sulle nuove Ford. 03. Mercedes punta su app molto versatili, infatti il suo Facebook non teme confronti e Google sta dando un supporto informativo davvero completo. 47 hi tech Piccole fotocamere crescono panasonic lumix dmc gf3 Lanciata sul mercato questa estate è tra la mirrorless a lenti intercambiabili più piccole e leggere (pesa solo 220 grammi) tra quelle attualmente presenti sul mercato. Il primato del peso spetta però alla Pentax Q, con un corpo macchina di soli 180 grammi. Nel settore della fotografia i grandi player investono sempre di più nelle compatte ad alte prestazioni, in grado di soddisfare non solo gli amatori. di Enrico S. Benincasa La nuova Nikon J1 in “compagnia” dei quattro obiettivi Nikkor dedicati con cui può essere equipaggiata. Della serie 1 fa parte anche il modello V1, che può montare le stesse ottiche ed è dotata anche di mirino elettronico e un case in lega di magnesio. 48 Lo scorso 21 settembre Nikon ha presentato in pompa magna la sua nuova serie 1, una linea di fotocamere compatte a lenti intercambiabili che promette di portarci nell’era della fotografia dinamica. Questo grazie all’inserimento di tecnologie di acquisizione pre e post scatto (come Motion Snapshot e Smart Photo Selector) che fanno sì che questa fotocamera non smetta mai di fotografare, producendo un flusso d’immagini alla massima risoluzione. L’attivazione di queste funzioni permette poi di “portarsi a casa” l’esatto momento che si voleva fissare all’atto dello scatto. Una tecnologia nuova, frutto senz’altro di uno sforzo non indifferente del settore ricerca e sviluppo del marchio giapponese. A prima vista sembrerebbe che Nikon sia corsa in aiuto dei fotografi meno esperti, ma la gamma di obiettivi e accessori dedicati lascia intendere come la serie 1 sia valida anche per i più esigenti. Questo perché le compatte ad alte prestazioni sono oggi apparecchi sempre più sofisticati e strategici per i player di questo settore. Sono rivolti al pubblico prosumer, composto da appassionati che vedono questi sistemi ibridi come alternative a una reflex entry level. Di questo pubblico però fanno parte anche i più esperti, che un sistema reflex già ce l’hanno e necessitano di alternative meno ingombranti. Un sistema compatto a obiettivi intercambiabili può risultare interessante anche per chi ha già dimestichezza con grandangoli e zoom, sfruttando così al massimo le potenzialità di una mirrorless del genere. Con i diversi adattatori presenti sul mercato, poi, possono essere montate anche alcune ottiche sviluppate per le reflex. Nikon, però, non è la prima a investire in questa direzione. Molto interesse aveva suscitato il lancio della Olympus PEN a metà 2009: look retrò ben riuscito, cinque obiettivi Zuiko dedicati e adattatori per montare focali della serie OM e quattro terzi. In commercio troviamo anche la Sony NEX (anch’essa lanciata da poco con una gamma di nove obiettivi), la Pentax Q (con cinque ottiche dai prezzi concorrenziali) e la GF3 della linea DMC di Lumix (con anche un luminoso 25 mm sviluppato con Leica). Ed è molto probabile che non starà a guardare chi ancora non è entrato nel settore a pieno titolo, come ad esempio Canon. WEEK - END WEEK - END Il cielo sopra Lisbona sul web www.visitlisboa.com www.santosdesigndistrict.com www.bicadosapato.com www.bocca.pt www.viphotels.com 02 01 Lisbona continua a essere una città work in progress. Sempre in divenire, sempre pronta a reinventarsi. Perché è una vocazione che appartiene al suo DNA. di Chiara Todeschini 50 Uno dei figli più illustri della città, Fernando Pessoa, scriveva: “Non ci sono per me fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole”. Perché la capitale storica del Portogallo è sempre stata considerata dai suoi cittadini, dai visitatori e dagli artisti la città delle luci, dove colori, mare, scale, tram, ponti e colli si rincorrono e si mescolano alle azulejos (piastrelle di ceramica dalla superficie smaltata e decorata), alla gioia e alla malinconia del fado. Un melting pot di natura e architettura che qui, nella finestra sull’Europa, ha imparato a convivere. Lisbona è il confine del Vecchio Continente, che si apre al nuovo. Basta pensare alla Baixa, quartiere dell’Illuminismo, oggi candidato a entrare nel patrimonio dell’Unesco, o al Chiado, bruciato da un incendio più di vent’anni fa e rinato grazie a Siza Veira, uno dei nomi più prestigiosi del new deal architettonico della capitale. E ancora la trasformazione delle Docas, i vecchi magazzini portuali, in un waterfront di locali notturni. Senza dimenticare lo spettacolare ponte Vasco da Gama, 18 chilometri lanciati sul fiume Tago e il Centro Cul- 03 turale di Belém (CCB), che già a suo tempo suscitò un certo scalpore, per via della sua architettura ultra contemporanea a due passi dall’esuberanza manuelina del Monastero dos Jéronimos. Una delle ultime sfide è il piano di recupero del quartiere di Santos, ex zona industriale, 5 ettari compresi fra le Docas de Alcântara e la Baixa. Progetto affidato a Norman Forster, che realizzerà, nell’area di Boavista, una torre futuristica e un complesso commerciale con gallerie d’arte, studios, showroom, cinema, auditorium, oltre a caffè e negozi, ristoranti e spazi residenziali. Ma fin d’ora Santos ha cambiato volto, con la creazione del SDD, il Santos Design Discrict. Così hanno aperto negozi con proposte di grandi designer internazionali e di giovani creativi portoghesi. Basta un week-end per cogliere l’evidenza di questa trasformazione in divenire. Il connubio di tradizione e design è ormai innegabile e iscrive Lisbona nella competizione tra le capitali europee. A partire dal food: il ristorante Aura si trova in una delle zone più turistiche di Lisbona, la piazza del Commercio, area che separa il fiume dalle prime strade 01. Il 25 Aprile, situato a sud del fiume Tago, è il secondo grande ponte di Lisbona. 02. La Praça do Comércio (Piazza del Commercio) è stata completamente ricostruita dopo il terremoto del 1755 e oggi fa parte della Baixa. 03. Un tipico tram si arrampica tra i vicoli stretti affiancando la Cattedrale di Lisbona. Foto courtesy Turismo de Lisboa. 51 WEEK - END vik muniz in mostra L'evento che occuperà i mesi di novembre e dicembre, a Lisbona, è la mostra temporanea di Vik Muniz al Museu Colecçao Berardo, all’interno del Centro Esposizioni del CCB-Centro Culturale di Belém. L'esposizione si unirà agli 860 capolavori contemporanei, da Warhol a Picasso, della collezione permanente. La mostra, che si chiuderà il 31 dicembre, presenta le maggiori opere dell’artista brasiliano, opere create con materiali insoliti quali cioccolato, spazzatura, polveri, caviale, diamanti e altri oggetti delle più svariate tipologie. www.museuberardo.com 04 C M Y CM MY CY CMY K 04. Uno scorcio tipico della Lisbona by night, tra scale, vicoletti ed elevadores. Le stradine della città vecchia di notte si animano di luci e tavolini in ogni angolo. Foto courtesy Turismo de Lisboa 52 della città. La cucina è affidata alle mani esperte dello chef Duarte Matias, responsabile del Fabrice Marescaux e il menù ha il sapore delle tradizioni. D’obbligo una cena al Bica do Sapato, un locale tra i più glam della città dove non è difficile incontrare artisti, musicisti e divi hollywoodiani. Questo è dovuto al fatto che, così come per il club notturno Lux e l’adiacente sushi-restaurant, il proprietario è John Malkovich. Se il palato è meno tradizionalista, allora è da provare il Bocca, il ristorante di un giovane e creativo chef portoghese che reinventa le ricette locali mescolandole al gusto contemporaneo. Per dormire, tra le innumerevoli scelte di budget e stile che offre Lisbona, uno dei più strategici, a due passi dal centro e a dieci minuti dall’aeroporto, è il modernissimo Vip Grand Lisboa con Spa e piscina sul tetto. Se invece si volesse scegliere di alloggiare in un ostello, Lisboa possiede, secondo hostelworld.com, i migliori al mondo per design e servizi. Si è infatti chiusa con un podio tutto lisboeta l’edizione 2011 degli Hoscar Awards Customer Annual Ratings, i prestigiosi premi internazionali assegnati ai migliori ostelli del momento. Le prime posizioni sono state occupate da tre ostelli di Lisbona: il Travellers House, il Lisbon Lounge Hostel ed il Living Lounge Hostel, ribadendo ancora una volta l’eccellente qualità dell’offerta della capitale portoghese che risulta sempre al top quanto a modernità e cosmopolitismo. Il Tivoli Lisboa è invece l’hotel “strategico” per vivere la Lisbona fashion grazie al servizio di personal shopper e la possibilità di un tour “by night” a bordo di una Maserati. Ciliegina sulla torta di una perfetta giornata da vip è la cena all’Eleven, dove i piatti di Joachim Koerper sono accompagnati dalle opere di Joana Vasconcelos e Jorge Cruz. Ma il fascino della città sta nella sua capacità di cambiare look senza dimenticare la sua storia. Così, accanto al nuovo che avanza, tra elevadores e azulejos, sopravvive l’altra Lisbona, quella di Pessoa, di Saramago, di Tabucchi, della saudade e del fado. Poi, basta la voglia di girare per le stradine di Alfama, fermarsi in un vecchio caffè, contemplare l’orizzonte da un miradouro sospeso sui tetti della città, e la “Lisboa antiga” torna a risplendere. wellness wellness Nettare di-vino Le Tre Vaselle Resort & Spa coccole d'autunno Fino al 31 dicembre 2011 Le Tre Vaselle propone l’offerta Coccole e Relax: due notti in camera doppia e prima colazione a buffet, una cena di quattro portate con vini della linea classica Lungarotti e ingresso alla Spa BellaUve con 2 circuiti benessere (piscina idromassaggio, zona relax con tisaneria, pioggia emozionale con cromo-terapia, bagno turco) alla tariffa di 199 euro a persona. I periodi di Natale e Capodanno sono esclusi dalla promozione. www.3vaselle.it Dalle innumerevoli virtù dell’uva trattamenti antiossidanti, elasticizzati e tonificanti per viso e corpo. Vinoble - Dekolleté Creme Vinoble - Sauvignon serum Vinoble - Sauvignon Facial Mask La crema agli estratti di felce, resveratrolo e acido Il prezioso siero a base di acini d'uva nutre La maschera agli acini d'uva e acido ialuronico ialuronico riduce linee sottili e rughe del décolleté. e leviga anche la pelle più disidratata. combatte rughe precoci e infiammazioni cutanee. www.vinoble-cosmetics.com www.vinoble-cosmetics.com www.vinoble-cosmetics.com Kianty Experience - Eye Lift Ox Kianty Experience - Vita Vite Kianty Experience - Serum Vite Trattamento anti-rughe per la zona del contorno Polifenoli e vitamina E costituiscono i plus di questa Siero antiage che grazie all’azione di polifenoli occhi, attenua segni del tempo e macchie scure. crema antietà ultraricca a effetto botox. e vitamina E idrata e difende dai danni ossidativi. www.brunovassari.com www.brunovassari.com www.brunovassari.com Caudalie - Soin Nuit Peau NeuveVinoperfect Caudalie - Eau Demaquillante Caudalie - Vinoperfect-Masque Peeling Eclat Crema peeling delicata che agisce durante la notte Acqua struccante viso e occhi. 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Le Tre Vaselle nasce dalla passione della famiglia Lungarotti prima per il vino e poi per l’ospitalità, che ha portato al restauro della vecchia casa di famiglia nel rispetto delle volumetrie di un tempo, recuperando dove era possibile i materiali originali. Il centro benessere del resort comprende due piscine (una esterna con solarium, l’altra coperta con idromassaggio e nuoto controcorrente), una palestra, un hammam e la Spa BellaUve, anch’essa pensata e costruita seguendo un fil rouge fatto di tradizione, cultura e natura. Qui tutto parla di uva e di vino: la forma architettonica sinuosa che ricorda un grappolo, così come la scelta delle sfumature cromatiche che rimandano al colore del mosto. BellaUve è uno dei primi centri italiani a utilizzare trattamenti enoterapici, sfruttando così a pieno le proprietà antiossidanti, depuranti, idratanti, leviganti e tonificanti dell’uva. 54 Un concetto di benessere che nasce da un rapporto d’amore per la natura e per la cultura locale non poteva che avvalersi di prodotti costituiti da combinazioni di elementi esclusivamente vegetali, come quelli firmati Daniela Steiner, nome che da anni è sinonimo di qualità nel mondo del wellness. Tutti i trattamenti, da quelli vinoterapici fino a quelli più tradizionali, sono effettuati da personale specializzato secondo precise tecniche messe a punto dalla Steiner. Da non perdere il massaggio plantare al nettare di vino, che stimola il microcircolo e dà leggerezza e benessere alle gambe, e l’inedita depilazione agli aromi del vino, effettuata con cera a base di estratti di vitis vinifera. Ma il trattamento più richiesto è il Wine Dream: 80 minuti di estasi immersi nei più autentici sapori umbri. Si inizia con un’esfoliazione a base di olio extravergine di oliva, seguita da un bagno nel vino rosso Sangiovese ad azione nutriente e rassodante (e non in semplici vasche, ma in veri e propri tini di legno). E, dulcis in fundo, un piacevole massaggio alla crema di vino tonificante. Il tutto sorseggiando una tisana bio-drenante alle foglie di vite rossa, che agisce in maniera sinergica contro appesantimenti e gonfiori. 55 overseas overseas Là dove il mondo finisce… sul web www.australis.com www.turismo.gov.ar www.turismochile.cl 02 01 Un viaggio ai confini del mondo con tutti i comfort della crociera, per sentirsi un po’ avventurieri e un po’ sognatori. La meta ultima? Toccare i 55° 56’ Sud – 67° 19’ Ovest, ovvero Capo Horn, punto d’incontro di due oceani e di molte leggende. di Andrea Zappa 01. La via Australis in navigazione di fronte all’imponente ghiacciaio Pia, una delle ultime tappe lungo la rotta Punta Arenas Ushuaia. Foto courtesy Cruceros Australis 56 Tutti i luoghi che rappresentano “la fine di qualcosa” o “l’estremità di qualcos’altro” hanno sempre affascinato l’uomo. La Terra del Fuoco non viene meno a questo appeal, anzi, è forse una di quelle destinazioni fuori dal tempo in grado di sedurre i viaggiatori di ogni epoca. Ne sanno qualcosa nomi illustri della letteratura quali Sepúlveda, Neruda, Coloane e Chatwin che hanno in qualche modo narrato la bellezza selvaggia di questi territori rimanendone rapiti. Salpare da Punta Arenas, la città più meridionale del Cile, e dirigersi verso Capo Horn a bordo di una piccola nave da crociera, è sicuramente uno dei modi più suggestivi per toccare con mano i confini del mondo. Cinque giorni di navigazione attraverso luoghi dove la natura regna sovrana, con una meta ben precisa, la punta estrema del pianeta, il sogno maledetto di qualsiasi marinaio. La rotta è “semplice” ed è percorribile solo durante la nostra stagione invernale: puntare verso sud, zigzagando tra fiordi e canali i cui nomi fanno onore a coloro che per primi li hanno scoperti. A quel tempo, come ricorda un detto di quelle latitudini, “le navi erano di legno e i marinai di ferro” e non viceversa come accade oggi. “Fare rotta in quest’ultimo angolo del pianeta – spiega Oscar Steward, capitano cileno di Via Australis – richiede molta attenzione non solo per la navigazione tra i fiordi e i bassi fondali, ma soprattutto per i repentini cambiamenti del tempo. Il ponte di comando è presidiato h24, bisogna essere sempre in allerta: passare dalla calma totale alla tempesta è un attimo. La flotta Australis naviga in questi luoghi da settembre ad aprile e gli itinerari sono da Punta Arenas (Cile) a Ushuaia (Argentina) o viceversa, passando sempre, se il mare ce lo concede, per Capo Horn”. Via Australis, con il suo centinaio di ospiti suddivisi in 64 cabine, salpa al tramonto dalla banchina. L’aria è fredda e talmente pura che si fa quasi fatica a respirarla. Durante la notte si attraversa il famoso Stretto di Magellano, l’unico corridoio che permette di passare dall’Oceano Atlantico al Pacifico senza dover affrontare il mare aperto. L’indomani sono gli elefanti marini della Baia di Ainsworth, nel mezzo della Cordigliera di Darwin, a dare il benvenuto ai gommoni adibiti per gli sbarchi a terra. Il programma prevede infatti che a ogni sosta della nave gli ospiti possano compiere, accompagnati da guide esperte, delle escursioni per scoprire la fauna e la flora locali. Non si può dire però di aver visitato la Terra del Fuoco se non si è incontrato almeno una volta il goffo pinguino magellanico, simbolo per eccellenza di questa parte di mondo: l’isolotto Tuckers ne ospita una chiassosa colonia di oltre 3000 unità. Ma se la natura ha già stupito per la sua bellezza selvaggia durante i primi giorni di viaggio, è lo spettacolo che si apre dopo aver percorso il braccio Nord-Est del Canale di Beagle a lasciare senza fiato. La nave penetra nel Fiordo Pia e dà ancora di fronte all’omonimo ghiacciaio. Qui l’acqua è scura, densa quasi a sorreggere un’immensa cattedrale di ghiaccio che sprofonda lentamente. Il silenzio incantato di questo luogo viene interrotto solo dal boato dei blocchi di ghiaccio che si staccano dal fronte principale. Arrivati qui non resta che brindare a quest’immensa opera ingegneristica di Madre Natura con una caña argentina allungata magari con “ghiaccio millenario”. Dopo aver ascoltato le urla nel silenzio del ghiacciaio, Via Australis fa rotta, prima di raggiungere Ushuaia, verso quello che viene considerato l’Everest dei marinai: Capo Horn. L’isola nera che si innalza dall’oceano è spesso avvolta da una strana foschia che la rende ancora più aliena e misteriosa. Una volta sbarcati è d’obbligo raccogliersi per qualche secondo di fronte al Capo Horn Memorial, che fa capolino in cima a un’erbosa collina di fronte all’oceano. Il monumento raffigura un grande albatros in volo: la leggenda vuole che sulle sue ali trovino pace le anime dei marinai periti in mare. Il Capo, dichiarato Riserva della Biosfera dall’UNESCO nel 2005, ospita anche un faro, abitato dal guardiano e dalla sua famiglia, gli ultimi veri pionieri di questa parte di mondo che trova scritta sul suo lembo più meridionale la parola “fine”. 02. Vento e freddo tagliente sono di casa tra i fiordi desolati di queste terre. A queste latitudini si tocca con mano la durezza indiscussa della natura. 57 food food La ricetta dello chef Domenico Soranno 49 anni, di cui 37 passati davanti ai fornelli, Mimmo mostra ancora lo stesso entusiasmo di quando, ancora bambino, entrò per la prima volta nelle cucine di U’Cicatieddo, ristorante di Altamura dove portò con sé l’amore per il cibo trasmessogli dalla madre. La passione per la semplicità e il rispetto totale per le materie prime lo hanno reso uno dei più apprezzati chef di Milano, dove è sbarcato nel 2009 grazie a Enrico Buonocore, inventore e patron del fenomeno Langosteria 10 di via Savona. In questo numero Domenico Soranno ci svela la ricetta delle Orecchiette con frutti di mare, uno dei piatti più apprezzati del menù di Langosteria 10. Orecchiette con frutti di mare di Carolina Falcetta Chi sono stati i tuoi maestri? Mi ritengo un figlio d’arte. A Sannicandro di Bari, dove sono nato, è tradizione far sempre assaggiare la prima portata al capofamiglia. Mia madre, che era una cuoca, fin da quando avevo sei anni voleva che fossi io ad assaggiare la minestra. Un atto di amore e di fiducia che mi fece subito capire quale fosse la mia strada. A 12 anni interruppi gli studi ed entrai come garzone nel ristorante U’Cicatieddo di Altamura. Lì ebbi la fortuna di incontrare lo chef Emanuele Petta di Bitonto, uno dei più grandi innovatori in cucina e il proprietario Antonio Lo Russo, che accompagnavo spesso alle tre di notte nei mercati a scegliere il pesce. Fu quella la mia vera scuola. Qual è stata la più grande eredità di quell’esperienza? Imparai che noi siamo quello che mangiamo, che la cucina è innanzitutto conoscenza di ciò che si acquista e coscienza nella trasformazione. Per fare questo mestiere devi avere amore e anima per il cibo e le materie prime. Ancora oggi, tutte le domeniche, torno a Bari e il lunedì mattina alle sei visito i mercati e i fornitori per scegliere il pesce migliore. Non potrei cucinare e proporre qualcosa che non ho scelto in prima persona. L’acquisto del pesce fresco al mercato non è sempre facile. Quali consigli ti 58 senti di dare ai nostri lettori? Innanzitutto bisogna riconoscere che a Milano c’è un ottimo mercato del pesce. L’importante è ricordarsi che il pescato migliore è quello che si compra nel mezzo della settimana, da mercoledì a venerdì, perché i pescherecci escono di lunedì ed è impossibile che il pesce arrivi sui banchi prima di mercoledì. Inoltre il pesce appena pescato non è buono, non ha palato. Devono passare almeno 24 ore per essere consumato. È poi importante la provenienza: i migliori gamberi rossi vengono dalla Sicilia, le viole e le ricciole da Gallipoli, le cozze da Taranto e gli scampi da Molfetta e dalle isole Tremiti. Per finire la stagionalità: grazie alle forti correnti fredde nei mesi invernali il mare è più pulito, per questo il pesce pescato in questa stagione è il migliore. Meglio cotto o crudo? In Puglia mangiavamo pesce crudo da bambini, molto prima che in Italia arrivasse la moda dal giapponese. Pesce crudo significa semplicità, ma non per questo meno cura. Anzi. La mia ricetta preferita è “né cotto né crudo”, il modo migliore per assaporare un crostaceo: abbattere la temperatura immergendolo nel ghiaccio tritato per qualche minuto, poi metterlo sulla piastra per pochi istanti, solo da un lato. Il mix tra il croccante e il morbido della carne lo rendono insuperabile. Devo dire che alla Langosteria 10 la clientela ha subito apprezzato questo modo di cucinare. Quest’anno hai partecipato per la prima volta a Taste of Milano. Come è andata? Benissimo: abbiamo servito oltre 3500 piatti. Chi ci ha scoperto in quell’occasione è poi tornato a trovarci in via Savona. Il piatto più richiesto sono state le orecchiette ai frutti di mare (vedi ricetta nella pagina a fianco, NdR), ma anche il King Crab alla catalana è stato molto apprezzato. Sono piatti che rappresentano perfettamente il menù e lo stile del ristorante. Sei stato un girovago delle cucine italiane e internazionali, ma hai lavorato soprattutto in Puglia. Come è stato l’approccio con Milano? Ammetto che Milano è un po’ fredda e non c’è grande conoscenza di ciò che si mangia. I ritmi sono diversi e la varietà nella cucina locale non è molto vasta, ma soprattutto manca la figura della massaia, come mia madre. La città però merita molto di più: c’è un ottimo mercato del pesce, la gente è disposta a spendere per mangiare bene, ma giustamente pretende qualità. Per questo ciò che accade alla Langosteria 10 è straordinario: un cliente nel nostro ristorante non si siede solo per mangiare, ma vuole scoprire, conoscere e spesso si fa consigliare. Ingredienti per piatto conviviale (8/12 pax). Per la crema: 250 gr di fave secche, 250 gr di patate, 1 cipolla media, 1 spicchio d’aglio, 3 foglie di alloro, sale q.b., 150 gr di olio extra vergine di oliva. Per la pasta: ½ kg di orecchiette, 250 gr di gamberi sgusciati, 1 kg di cozze, 1 kg di vongole veraci, sale, olio, aglio, pepe. Lasciare le fave in ammollo per 24 ore. Metterle poi in un recipiente di terracotta (o in un tegame) e unire le patate tagliate a fettine alte 1 cm, aggiungendo anche la cipolla tagliata filangè, lo spicchio d’aglio (pulito e tagliato in 2) e l’alloro. Coprire poi il tutto con 4 dita d’acqua. Portare a ebollizione, schiumare l’acqua, far bollire a fiamma lentissima per 2 o 3 ore (fino a quando l’acqua non sarà quasi evapo- langosteria 10 Nata nella primavera del 2007 la Langosteria 10, in zona Tortona, propone una cucina tipica di pesce in cui la tradizione mediterranea si fonde perfettamente con l’internazionalità che ne caratterizza la cucina. Il punto di forza del ristorante, oltre alla ricercatezza della materia prima, è senza dubbio l’ambiente originale voluto dal patron Enrico Buonocore. Il locale offre 65 coperti divisi in tre sale: la sala della barca, con tanto di gozzo ligure usato come lampadario, una sala bistrot e una saletta Krug, più raccolta e separata dal resto del locale, ideale per feste e appuntamenti business. Caratteristica inconsueta per un ristorante di questo tipo è la possibilità di mangiare fino a tarda ora. Langosteria - Via Savona 10, Milano www.langosteria10.it rata). Emulsionare il tutto con il mixer. Aggiungere sale e olio, filtrare il tutto. Preparare a parte una pasta ai frutti di mare, con gamberi saltati in padella e sautè di cozze e vongole. Dorare l’aglio in una padella con olio, aggiungere i mitili e coprire finchè non si aprono i gusci, quindi sgusciare e filtrare il tutto. Adagiare la pasta ai frutti di mare sopra la crema di fave. Spolverare con pepe (poco) e servire. 59 Club house Club house La mia casa milanese In Italia per commentare su Sky i mondiali di rugby, Diego Dominguez ne approfitta per divertirsi sulla terra rossa del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa. E, anche se la palla non è ovale, la passione è la stessa. di Enrico S. Benincasa Foto di Davide Zanoni “L’adrenalina? Nello sport è la stessa, sia nelle discipline individuali che in quelle di squadra.” L’Italia ai mondiali di rugby: i quarti erano un obiettivo fattibile? Sì, lo era. Nel 2007 lo abbiamo mancato per un nulla, e anche nel 2003 era alla portata. Nella partita decisiva con l’Irlanda, che era in un grande stato di forma, abbiamo fatto un tempo bello e un tempo brutto, purtroppo. Ma la mancanza di un mediano d’apertura è l’unico problema? Non è il solo problema. Semplicemente, secondo me, alcuni giocatori non erano all’altezza della competizione. Qual è il tuo rapporto col tennis? Dai sette ai quattordici anni giocavo sempre, direi quasi a livello agonistico. Poi ho cominciato a farlo solo d’estate perché il rugby mi prendeva tutto il tempo. Il tennis, poi, è uno sport tecnico che richiede fluidità, e la tanta palestra negli anni fatta mi ha un po’ irrigidito. Quando ho smesso di giocare a livello agonistico, però, ho ripreso con costanza. Che tipo di giocatore sei? Da fondocampo. Rovescio a una mano però, all’antica! Anche perché ho imparato così. Chi sono stati e chi sono oggi i tuoi giocatori preferiti? Mi piacevano Vilas, Lendl, Connors e Bjorn Borg, anche se è durato poco. Oggi stravedo per Nadal. 60 Chi avrebbe potuto giocare a rugby tra i grandi del tennis? Direi McEnroe (Ride, NdR). Lo avrei visto volentieri battersi sul campo. E tra i rugbisti è uno sport che piace? Non è molto diffuso, sono in pochi a giocare. Anche perché devi farlo molto per acquisire tecnica. Una grande passione, quindi. Sì, aumentata quando giocavo in Francia, perché abitavo vicino al Roland Garros e andavo tutti gli anni a vedere le finali. Una passione che ho trasmesso alla mia famiglia. Anche a mio figlio più grande, che ha sedici anni, con cui ogni tanto gioco. E chi vince tra te e lui? Io, per il momento (Ride, NdR). Rugby e tennis: ci sono punti di contatto? I valori nello sport sono comuni: umiltà, costanza, dedizione e concentrazione. Questa è la base. E poi c’è l’adrenalina. Nello sport è la stessa, sia nelle discipline individuali che in quelle di squadra. La grande differenza è che nel tennis puoi fare affidamento solo su te stesso. Ma tra un match point e la trasformazione di una meta decisiva il livello di pressione secondo te è identico? Direi di sì. Lì hai la responsabilità individuale, i tuoi compagni fanno af- fidamento su di te. Per questo ti devi allenare tanto. Io facevo ogni giorno anche un’ora e mezza da solo su questo fondamentale. Ci sono giocatori di tennis che conosci? Conosco bene Nabaldian, anche lui come me di Cordoba. Secondo me, se lo avesse veramente voluto, avrebbe potuto diventare numero uno del mondo. Veniva sempre a mangiare da me quando c’era il Roland Garros, anche l’anno che ha perso la semifinale con Gaudio. E poi Ines Gorrochategui, con cui ho anche giocato… Ma ha vinto lei. Perché tanti giocatori dall’Argentina? In ogni quartiere c’è un campo da tennis e si gioca a tutte le età. Tanti campioni come la stessa Ines e Vilas, Clerc e Mancini hanno aperto scuole per i ragazzi, come faccio io col rugby – e gratuitamente – qui in Italia. A proposito, hai trovato qualche mediano di apertura in erba? No, per il momento no. Ma sono ancora giovani, speriamo. Diego, ti lascio alla tua partita allora. Grazie, la terra rossa del TCM Bonacossa è un luogo bello e speciale per il tennis. Se il tempo lo permette, quando sono a Milano vengo qui tutti i giorni a giocare, non ne posso fare a meno. 61 free time free time Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Enrico S. Benincasa Angel in Harlem Gospel Choir Yes La Grande Sfida Teatro Smeraldo il 24 novembre www.virusconcerti.it Mediolanum Forum il 3 dicembre www.lagrandesfida.net Come da tradizione, l’Angel in Harlem Gospel Choir torna al Blue Note nel periodo natalizio. Cinque serate e dieci occasioni per vedere all’opera uno dei cori gospel più famosi del mondo, nato nel 1986 e ricordato da molti per l’interpretazione insieme agli U2 della celebre I Still Haven’t Found What I’m Looking For contenuta in Rattle and Hum, docufilm della band irlandese del 1988. Blue Note dal 26 al 30 dicembre www.bluenotemilano.it Arie Non è una semplice rivisitazione del suo repertorio, ma la “presa di coscienza” da parte di Lella Costa che la sua carriera e le sue opere sono molto più musicali di quello che lei stessa pensava fino a poco tempo fa. Il palco del Carcano la ospita con piacere per scoprire un’ulteriore sfaccettatura dell’artista milanese. Teatro Carcano dal 18 al 29 gennaio www.teatrocarcano.com 62 La storica band, formata nel 1968 da Chris Squire e Jon Anderson, torna in Italia per un breve tour che li porterà sul palco del Teatro Smeraldo di Milano e del Palasport Chiarbola di Trieste. La formazione attuale prevede gli “storici” Steve Howe, Alan White e lo stesso Squire, coadiuvati da Oliver Wakeman alle tastiere (figlio di Rick, altro membro storico del gruppo) e da Benoit David alla voce. Sono tre anni, infatti, che il gruppo britannico ha scelto questo cantante canadese, tra l’altro voce di una delle più note tribute band degli Yes, per rimpiazzare Anderson, impossibilitato a salire sul palco nel 2008 per il tour celebrativo dei quarant’anni dalla fondazione della band. Senz’altro un’occasione per chi se li ricorda solo per Owner of a Lonely Heart, il loro grande successo del 1983, per conoscere a fondo un gruppo che ha fatto la storia del prog rock britannico. Sperimentali, innovativi, tecnicamente eccelsi e maniacali negli arrangiamenti, gli Yes hanno venduto oltre 30 milioni di dischi in carriera e non hanno ancora “chiuso” il negozio. Dopo ben dieci anni dall’ultimo Magnification, infatti, sono tornati in studio per registrare il nuovo Fly from Here. Il primo episodio della saga Yes con Benoit al microfono, è uscito a luglio di quest’anno in due edizioni, di cui una con un DVD che documenta la realizzazione del disco e il video del singolo We can Fly. Il grande tennis torna protagonista a Milano, almeno per un giorno. La città, orfana dal 2005 del torneo ATP indoor, riapre simbolicamente le sue porte allo sport della racchetta con un match esibizione che gli appassionati attendono da anni. Al Mediolanum Forum di Assago, infatti, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta sfideranno le sorelle Williams, Venus e Serena, due superstar capaci nella loro carriera di conquistare venti titoli dello Slam. Ma la competizione si preannuncia aperta, perché sia Flavia che Francesca hanno dimostrato negli ultimi anni di poter competere ai massimi livelli. La Pennetta, dopo essere stata la prima azzurra a entrare nella top ten WTA, quest’anno ha sfiorato la semifinale allo US Open, mentre la Schiavone non è riuscita per poco a ripetersi a Parigi, cedendo solo in finale alla cinese Na. Il tifo, poi, sicuramente aiuterà le nostre atlete, capaci entrambe di esaltarsi quando, anche simbolicamente, difendono i colori azzurri. Le tre Fed Cup in bacheca, d’altronde, ne sono la prova. La formula con cui si svolgerà questo evento prevede quattro singolari intervallati da un doppio, tutti al meglio del tie break, per due ore di grande spettacolo tennistico. Il Mediolanum Forum si preannuncia completo in ogni ordine di posto, e speriamo che sia solo il primo passo per riportare in città un torneo pro che i tanti appassionati milanesi vorrebbero ancora. Shinique Smith To the Ocean of Everyone Else è la prima personale italiana dell’artista americana originaria di Baltimora, ma che da tempo fa parte della scena di Brooklyn. Pittura e scultura fuse assieme in opere dove graffiti, collage tridimensionali, ideogrammi giapponesi, danno vita al suo frenetico flusso creativo. Sempre alla Brand New Gallery, nello stesso periodo, di scena anche la personale dell’ungherese Zsolt Bodoni. Brand New Gallery fino al 22 dicembre www.brandnew-gallery.com Georges De Latour La tradizionale mostra di Natale organizzata a Palazzo Marino da Eni e Comune di Milano ospiterà due opere di Georges De Latour. L’Adorazione dei Pastori e San Giuseppe Falegname, forse le più importanti opere del “Caravaggio francese”, saranno visibili gratuitamente in una scenografia allestita apposta per questi due capolavori provenienti dal Museo parigino del Louvre. Sala Alessi di Palazzo Marino dal 26 novembre al 8 gennaio www.eni.com 63 shop network Ecliss Milano Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano Un’esperienza unica per vivere il Natale al 100%. E non c’è bisogno di andare a Manhattan, basta fare quattro passi sui Navigli. a cura della Redazione di Club Milano andrew bear Dallo sguardo attento e allo stesso tempo furbo e ammaliante, Andrew Bear è morbido quanto basta per fare innamorare grandi e piccini. Indossa l’indumento di Natale per eccellenza: un bel maglione di lana con decori a forma di fiocchi di neve. Andrew Bear è in vendita da Ecliss Milano. Ripa di Porta Ticinese 73 T 02 58106280 www.ecliss.it. Da oltre vent’anni Ecliss è uno dei punti di riferimento del design outdoor a Milano, proponendo il meglio della scena internazionale del settore. Ma da nove anni a questa parte lo store di Ripa di Porta Ticinese, da ottobre a dicembre, si trasforma in uno spazio senza tempo per riscoprire odori, colori e suoni del Natale. Un’idea che piace ai milanesi, tanto che lo scorso anno nei tre mesi di apertura si sono raggiunte 65 mila presenze. I 1500 metri quadri vengono totalmente riallestiti sotto la supervisione dell’art director Fabio Orsolini, il quale ogni anno crea scenografie d’autore che permettono a clienti e visitatori di immergersi in una situazione esclusivamente natalizia. 64 Quest’anno si è scelto di riscoprire la tradizione, declinando questo concetto in tre aree differenti. La prima è ispirata all’Old America dalle tinte calde e materiche. La seconda, invece, è dominata dal bianco classico del Nord Europa, mentre la terza riscopre la casa, il legno e i suoi odori, in grado di farci ricordare quei momenti d’intimità familiare davanti a un camino tipici di questa festa. Entrando nello store di Ecliss sembra quasi di essere a Manhattan. L’imponente scenografia è composta dagli oltre 9 mila articoli a tema, tutti esposti, frutto di un’attenta opera di ricerca che va avanti tutto l’anno. “Abbiamo voluto realizzare qualcosa che a Milano non c’era e che fosse in grado di dare un’emozione non contaminata – spiega Marco Pangallo dello staff di Ecliss – e il grosso lavoro va nella direzione di consentire a tutti di personalizzare la propria idea di Natale”. Una delle novità di quest’anno è proprio la possibilità di farsi guidare (gratuitamente e per un’ora) da un personal shopper all’interno dello store. Inoltre, entro la fine di novembre si potrà compilare la propria lista di articoli che verranno poi consegnati a casa in tempo per la festa. E, se non bastasse, lo staff è in grado di organizzare anche allestimenti esterni per eventi. Se volete immergervi in toto nel clima natalizio, difficilmente troverete in città un posto più adatto di Ecliss. Lo store sarà aperto tutti i giorni fino al 31 dicembre, anche la mattina del 25 per i vostri regali dell’ultimissima ora. night & restaurant: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porsche Haus Via Stephenson 53 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 Colophon club milano alzaia Naviglio Grande, 14 20144 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile editore Stefano Ampollini Contemporanea srl via Cosimo del Fante,16 art director 20122 Milano Luigi Bruzzone fotolito e stampa caporedattore Castelli Bolis Poligrafiche S.p.A. Andrea Zappa Via Alessandro Volta, 4 24069 Cenate Sotto BG redazione T +39 035 4258528 Enrico S. Benincasa grafico Anna Tortora collaboratori Dino Cicchetti, Chiara Cossalter, Revive 100 Natural è una carta Carolina Falcetta, Raffaele Gomiero, realizzata impiegando interamente Roberto Perrone, Marilena Roncarà, fibre riciclate post-consumer (100% Alfredo Spalla, Filippo Spreafico, Riciclato). Nulla di ciò che viene Chiara Todeschini, Chiara Zaccarelli. utilizzato nel processo produttivo viene eliminato e anche gli scarti fotografi provenienti dalla lavorazione sono Roberto Carretta, Paolo Mosca, a loro volta utilizzati. Revive 100 Claudio Scaccini, Laura Villa Natural è certificata Ecolabel. Baroncelli & Manuele Geromini, Davide Zanoni. sales manager Filippo Mantero T +39 02 89072469 Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa publisher M.C.S. snc via Monte Stella, 2 10015 Ivrea TO distribuzione questo progetto è reso possibile [email protected] grazie a Contemporanea Brain Lab. è vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 66 www.citroen.it Consumo su percorso misto: Citroën DS4 1.6 THP 155 CMP-6 6,5 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: Citroën DS4 1.6 THP 155 CMP-6 / DS4 1.6 THP 200 149 g/Km. La foto è inserita a titolo informativo. CITROËN DS4 È STATA ELETTA AUTO EUROPA 2012. 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