Numero 3 anno XIX 22 Giugno 2014 LACERBA PERIODICO GRATUITO DELL’ AREA VESTINA POLITICA ATTUALITA’ SPORT&EVENTI CULTURA&ARTE IL MIRACOLO SECONDO ZOPITO Emoziona ancora il bue che si inginocchia. Nel segno della tradizione di Loreto LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione / Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino PE / CONTATTI +39 085 8208880 / www.lacerbaonline. it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21 / Direttore Berardo Lupacchini / Editore Gianluca Buccella / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri / Tipografia: Arti Grafiche Picene PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] jennifer di vincenzo +39 339 7585454 gianluca buccella +39 3939701736 PENNE/ Il sindaco e la sua causa Legittima la mia doppia urna SCANDALI/ La MareMonti Stai a vedere che seguici su » lacerbaonline.com 3 Editoriale/Gianni Cutilli Lecca Lecca Chiuse le urne, tra i politici sono in molti a leccarsi le ferite. L’elettorato ha “sfogato” le proprie insoddisfazioni anche scalzando dalle poltrone nomi eccellenti, ma dura e lunga è la strada per svestire i panni da appecoronati e da sudditi indossati dai cittadini. Per liberarsene, occorre braccare politici e burocrati di varia specie. Tra i primi, va buttato fuori, col voto, chi ha ostacolato l’obiettivo del riscatto dei cittadini dalla sudditanza. Va privilegiato il rapporto del candidato o ricandidato con gli elettori, non con lo stato e con la sua legalità un tanto a scandalo, tanto cara ai tipi alla Napolitano, secondo il quale “l’interesse del Paese suggerisce CAMBIAMENTI” (detto da un novantenne, inchiodato a Palazzo da 61 anni, suscita ilarità). Tipi che fingono d’ignorare che lo stato è uno sfasciabenessere; un istigatore alla disperazione (esodati, tartassati…); un ricettatore di ogni sconcezza, di cui ormai, dal Mose in giù, è impossibile tenere il conto e, a sentire Vodafone, anche insano sicofante (= spione), disonesto e illegale. Più dilagano le ladronerie, più svelano la loro vera radice marcia, la causa che spesso le determina o le alimenta: lo stato! Rimane d’attualità un adagio di Honoré de Balzac. Nell’800, lo scrittore francese scrisse: “Oggigiorno il peggior stato è lo Stato”, e non si riferiva neppure al nostro! Lo stato è il primo trasgressore, volgare e vile, di leggi e regole. Secondo Vodafone, s’abbandona, persino, senza controllo della magistratura, al “voyerismo uditivo”. E’ così marcio da disconoscere diritti di reciprocità. Vuole essere pagato a rigide scadenze ma è debitore, incallito, di oltre 100 miliardi. Ha fatto fallire, istigandole al suicidio più persone. Sanziona penalmente, dopo 3 mesi dalla diffida, l’imprenditore moroso per contributi non versati all’Inps ma non i responsabili di un ente pubblico per quelli non versati all’Inpdap! Un’abiettezza morale indecente e diseducativa! Cialtroneria, ipocrisia, viltà, indifferenza, bugiardaggine sono il brodo di galleggiamento per i pubblici uffici e di coltura dei germi degli scandali che vi imperversano. Al solito, il pesce puzza dalla testa e se a puzzare è lo stato non esiste rimedio! A ogni nuovo scandalo, nuove leggi anticorruzione, come le “grida” del Manzoni. Tra il 1583 e il 1627, quelle contro i “bravi” si sprecarono, eppure, 44 anni dopo, una sera del 1628, furono due “bravi”a fermare per strada Don Abbondio! Le “nuovissime” norme anticorruzione confermano che le vecchie erano fetecchie. Appunto, la legalità un tanto a scandalo! Ma tutto è inutile se non si cura la radice marcia: lo stato. Esso va riportato al servizio del cittadino, rieducando i suoi funzionari, oggi spesso in giro impettiti e con le mutande sporche! Finché lo stato, invece di cacciarla a pedate, fa spazio a gente come quell’ex prefetto di Napoli, tale De Martino Andrea, una specie di caricatura di se stesso, che, all’usanza di don Rodrigo, in una tragicomica esplosione di arroganza, zittì il prete anti-camorra don Maurizio Patriciello, reo di non usare appellativi servili rivolgendosi a un collega del De Martino, il nostro Paese non arretrerà di un centimetro dal baratro in cui precipita. Ha ragione il Generale C.A. dei Carabinieri, Maurizio Scoppa, purtroppo a riposo, che ha spiegato così l’ingloriosa fine di una sua collaborazione (senza telefono e senza pc!) con la regione Campana, come “esperto trasversale in legalità e sicurezza”, specie per i fondi comunitari: “Per l’insofferenza della pubblica amministrazione verso ogni sorta di controllo; per quel mix di inefficienza e di incapacità in cui annega la burocrazia, che più è peri- ferica e peggio si comporta; per la certezza che tanto negli uffici nessuno ti dice mai nulla” (Corriere della Sera, 12 maggio 2014). Un capolavoro di illuminata sintesi quella del Generale Scoppa. C’è da chiedersi se non sia meglio affidare, per qualche anno, la gestione della cosa pubblica alla Benemerita, come fosse Cincinnato, perché rimedi a tutto questo immondezzaio. Nel frattempo, però, il consenso andrebbe dato a chi è in grado di educare lo stato ai principi, in primis: osservare le sue stesse leggi come pretende dai “sudditi”! In grado di educarlo a una legislazione utile ai cittadini e non ai suoi comodi. Di educarlo ad essere “servitore dei cittadini” e non “servito”, perché la democrazia non ammette padroni da “servire”. Tra i politici, andrebbe premiato chi prometta di smantellare uffici pubblici inutili, pratiche inutili, marche, marchette, bolli, timbri, pernacchie e caccavelle che mandano in orgasmo burocrati e casse pubbliche; di smantellare corpi di polizia inutili destinando, gli addetti, per esempio, nei comuni dove manca sempre gente per gli sportelli, e, i risparmi, a forze dell’ordine indispensabili. Si pagano stipendi a centinaia di dirigenti di inutili polizie e, a Francavilla al Mare, in pari tempo, senza dignità e senza vergogna, si lasciano sfrattare i Carabinieri che, persino in America, “hanno una buona reputazione, come la FBI or Scotland Yard”, come scrive un lettore online italo-americano di un quotidiano. Si dia il consenso a chi sostiene il diritto di reciprocità: per pretendere da un imprenditore il “documento unico di regolarità contributiva” (durc), un ente deve consegnargli quello suo di “regolarità amministrativa” (dura). Va premiato il politico che s’impegni a far cessare il Far West per i consumatori, sodomizzati da compagnie telefoniche, aeree, elettriche e da gestori di servizi vari, con la connivenza dello stato, ottuso o in malafede. Col voto, vanno prevenuti le serpi in seno, i futuri strozzini e boia e gli ennesimi don Rodrigo. Votare chi promette solo onestà e legalità significa appoggiare lingue biforcute, armare dei kapò, dediti ai propri interessi. Per non essere sudditi, occorre sostenere chi non ha preso in giro gli elettori, non ha fatto il furbo con loro e, magari, ha pure risolto qualche problema. Chi si dichiara pronto a contrastare leggi e regolamenti e circolari che costituiscono una minaccia o un’angheria per i cittadini. Votando, per esempio, chi ha voluto la tassa sui rifiuti anche dallo studente fuori sede che già la paga nella città dove studia, si è votato una lingua biforcuta e, quindi, si è sudditi. Votando chi cinquettava: “l’ospedale di Penne sarà potenziato”, per poi avere un solo oculista, due soli giorni a settimana a visitare interni ed esterni o gl’interventi chirurgici d’urgenza sospesi fino al 15 settembre, si sono votati i becchini del S. Massimo, da sudditi (e forse anche un po’ da pirla!). Il voto va dato con molta cura. Il politico o l’amministratore che abbia visto la sveglia appesa al collo del cittadino va lasciato a leccarsi le ferite della meritata punizione elettorale e a meditare, per esempio, sull’inopportunità di presentarsi, a sorpresa, a una processione. Saremo pure di campagna, ma non minchioni! Nessuno dei politici venuti a razzolare a Penne per le regionali si è sporcato la lingua a spiegare dove e quanti siano i famosi fondi (ex art.20) per l’ospedale, i cui lavori, di stagione in stagione, di anno in anno, vengono annunciati e mai avviati. Per questo, non andava votato, nemmeno poco, nessuno di quelli che col S. Massimo, nel tempo, hanno solo fatto propaganda. Devianti appaiono poi le polemiche sull’esclusione della “zona industriale” di Penne dagli aiuti statali. Al di là del merito, sconcerta la localizzazione della “zona industriale” lungo la strada per Montebello di B., verso la montagna, sopra il fosso del Ponte di Sant’Antonio, lontano da snodi intermodali e in assenza di infrastrutture! Se non è dabbenaggine è malafede! In ogni caso, è intuitivo che l’area più funzionale allo scopo sia quella prossima alla vallata del Fino, lontano da zone residenziali e più vicino all’autostrada da cui dista 15 km. Farsi irreggimentare con polemiche su questioni marginali serve solo a dare per scontato ciò che scontato non è. E’ un po’ come la poco appassionante diatriba circa l’eleggibilità del sindaco di Penne, frutto di norme trogloditiche. La volontà popolare si espresse per l’elezione del sindaco in carica e tanto dovrebbe bastare. Non si scorgono, comunque, colpi scena. I casi d’ineleggibilità sembrano seguire criteri “orizzontali”, non “verticali”: rivestendo la carica di consigliere comunale non ci si può candidare, in un altro comune, alla stessa carica ma a sindaco sì. La norma in discussione è, come altre, una chiavica di prodotto giuridico ed è pure il male minore! A livelli più rozzi e terra-terra di quello nazionale, per esempio a livello di regione Abruzzo, si trova una vergogna di legge elettorale che, a 3 settimane dal voto, non fa capire chi siano gli eletti! Fatta con i piedi? Sì, ma sporchi! Al livello del comune di Penne, poi, capita che atti amministrativi errati siano annullati non dal funzionario responsabile che li ha adottati ma da un impiegato qualunque e con procedura “campagnola”, senza (ri)notifica formale! Oppure, che si attivino servizi (..rifiuti) senza la firma del relativo contratto (!!!) con il gestore, perché mancherebbe il certificato antimafia. In uno dei Paesi, nel mondo, a maggior criminalità organizzata com’è possibile che quel certificato non sia richiesto anche solo per partecipare a una gara d’appalto? E comunque, la normativa non assegna 45 giorni alle prefetture per rilasciarlo? A sei mesi dall’aggiudicazione perché s’aspetta ancora quel pezzo di carta? E, senza contratto, come si contestano le inadempienze per le disfunzioni riscontrate nel servizio, compreso la mancata riconsegna dei sacchetti per l’umido? Piuttosto che all’ineleggibilità, è meglio appassionarsi a tutto ciò o anche al silenzio del sindaco sugli esiti della “vigilanza”, da lui più volte rivendicata, sul cronoprogramma dei lavori, mai avviati, per l’ospedale oppure, a quello dei politici sulle liste d’attesa; sul modo di pagare ticket per prestazioni sanitarie e sulla loro quantità, non sempre corretti. Insomma, questo sfasciume di stato esige che si abbia occhio nel mandare qualcuno a governare, perché può sembrare persona della provvidenza per poi scoprire che è solo della decadenza e di simili equivoci anche a Penne s’è fatta esperienza. L’augurio è che gli elettori imparino a riconoscere i decadenti, per scansarli, evitando così, eleggendoli, di spargere pure il sale sulle già vaste rovine della Città. seguici su » lacerbaonline.com 4 Stai a vedere che (non) è Toto uno scandalo Mare-Monti: il 9 luglio in aula. Il comune di Penne è parte civile contro il neopresidente della Regione. Nelle carte, il racconto del bluff L a testimonianza in cui il geometra Giuseppe Cantagallo racconta l’entusiasmo dell’ex presidente della Provincia di Pescara nell’apprendere come la Toto spa si fosse riaggiudicata l’asta, è uno dei documenti del processo, appena iniziato, ‘Mari-Monti’ in cui il governatore democratico deve rispondere di truffa e falso per progettazione e realizzazione della strada fantasma Statale 81, bloccata dopo appena quattro mesi dall’inizio dei lavori, ma che sarebbe riuscita lo stesso a “ferire” la riserva naturale del lago di Penne. “Luciano D’Alfonso, in maniera entusiasta, disse che per fortuna Toto era riuscito a riprendersi l’appalto, spiegando che inizialmente l’asta se l’era aggiudicata una ditta del Nord Italia, se non ricordo male dell’EmiliaRomagna, mentre in seguito Toto era riuscito a riprendersela pagando un miliardo delle vecchie lire alla stessa ditta perché si ritirasse, in modo tale che la Toto potesse subentrare come secondo miglior offerente”. È il 2 settembre 2008, e il geometra Giuseppe Cantagallo rende questa testimonianza davanti alla Guardia forestale di Pescara e al Nucleo operativo dei carabinieri di Penne, Comune del Pescarese. D’Alfonso è oggi candidato del Pd alla presidenza della Regione Abruzzo. Cantagallo è una figura chiave del processo che ruota intorno alla progettazione e alla realizzazione della Statale 81, conosciuta come Mare-Monti: la strada fantasma bloccata dopo appena quattro mesi dall’inizio dei lavori, ma che sarebbe riuscita lo stesso a “ferire” la riserva naturale del lago di Penne. È lui il progettista a cui venne chiesto “a parole” di occuparsi della redazione del progetto esecutivo. Ed è lui a raccontare il rapporto disinvolto che sembra intercorrere tra l’ente pubblico Provincia e l’azienda privata Toto spa. Il processo, che muove i primi passi, conta undici imputati, tra cui Luciano D’Alfonso che, in qualità di ex presidente della Provincia di Pescara, deve rispondere di truffa e falso. Imputati anche Carlo, Alfonso e Paolo Toto accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata e falso ideologico. E poi, Fabio De Santis, ex responsabile del procedimento della strada, già finito sotto inchiesta a Firenze insieme alla cosiddetta “cricca dei Grandi appalti” del G8 della Maddalena; e il progettista Carlo Strassil, lo stesso che in una telefonata intercettata del 16 luglio 2009 rideva della ricostruzione dell’Aquila. La prossima udienza ci sarà il 7 maggio e sarà dedicata all’ammissione delle prove. Il Tribunale ha ammesso la richiesta delle parti civili di citare la Toto spa come responsabile civile nel procedimento. “Con Toto ci si può parlare”. Secondo l’accusa, guidata dal pm Gennaro Varone, l’appalto è stato stravolto al fine di renderlo vantaggioso per l’impresa Toto. È proprio Cantagallo, sentito per diverse ore dagli inquirenti, a ricostruire quella che sembra essere una regia occulta. Il geometra riferisce di alcuni colloqui con D’Alfonso (risalenti ai primi mesi del 2001), uno di questi nell’ufficio di Lucio Marcotullio nella Brioni Roman Style di Penne. “D’Alfonso nell’occasione aveva con sé una fotocopia della Gazzetta ufficiale che pubblicava l’aggiudicazione della gara d’asta indetta per la realizzazione della Mare-Monti, che era stata definita opera di interesse nazionale…. Spiegando la cosa, D’Alfonso la commentava in maniera entusiasta dicendo testualmente, tra l’altro, ”… con Toto ci si può parlare!…è un’azienda vicina al nostro gruppo…” Ricordo bene che l’incontro avvenne prima della consegna dei lavori alla ditta Toto”. Tra le promesse, un posto all’Anas. È nell’aprile del 1999 che la Provincia dà a Cantagallo 30 milioni di lire con due bonifici, per la redazione dei rilievi topografici. Ma le spese da anticipare sono tante e il geometra non ci sta. “Sono tornato a Pescara da D’Alfonso e gli ho chiesto un ulteriore acconto; questi mi rassicurò dicendo che mi avrebbe fatto prendere altri 30 milioni, ribadendo anche le promesse di una mia assunzione all’Anas e di lavori da parte dell’Anas stessa… Dopo quest’ultimo incontro avuto con D’Alfonso a Pescara”, con- tinua Cantagallo, “quest’ultimo ha sempre evitato di incontrarmi e all’epoca non riuscivo a spiegarmene il motivo, mentre in seguito sono giunto alla conclusione che forse lui si aspettava di ricevere da me parte dei soldi erogatimi dalla Provincia. Ad essere sinceri, se lo avessi intuito prima, considerato il mio stato di bisogno dell’epoca, con una famiglia da sostenere con tre figli all’università, probabilmente avrei anche acconsentito”. Filo diretto con Toto. A maggio del 1999, Cantagallo era alle prese con la redazione dell’elenco prezzi necessario per la redazione del computo metrico, e aveva dei dubbi. “Poiché Luciano D’Alfonso mi aveva detto di procedere celermente”, racconta il teste, “lo contattai rappresentando le mie difficoltà nella redazione di detto elenco; lui mi invitò, per risolvere il problema, a contattare un certo Rapposelli, comunicandomi il telefono dell’ufficio dello stesso. Preciso che il D’Alfonso si limitò a dirmi che era un geometra, senza specificare altro. Non so se ho ancora il numero di telefono, ma quando chiamai quel numero scoprii che era quello della Toto Spa di Pescara”. La strada nella riserva per risparmiare. La variante alla Mare-Monti che entra nella riserva naturale, secondo Cantagallo, “serviva sicuramente per recuperare il ribasso d’asta”. Proprio per quanto riguarda la variante al progetto, Cantagallo parla di un incontro che gli sarebbe stato preannunciato telefonicamente dallo stesso D’Alfonso, all’inizio dell’estate del 2001. Alla riunione, dice il progettista, era presente anche Carlo Toto “che mi venne presentato in quell’occasione, tant’è vero che Fornarola (ndr allora sindaco di Penne) gli chiese di darmi un lavoro, ma questi disse che se ne sarebbe riparlato in seguito”. Il racconto prosegue: “Entrando in ufficio, notai aperta una planimetria sulla quale era già stata tracciata una variante alla Mare-Monti che sicuramente aveva portato Carlo Toto, che prevedeva una sostanziale modifica del tracciato con l’inserimento di un viadotto”. B. Lup. seguici su » lacerbaonline.com 6 seguici su » lacerbaonline.com 7 Cerretani: maggioranza arrogante Centro storico il sindaco si rifiuta di rispondere, lo fa invece l’assessore Rocco D’Amico di Jennifer Di Vincenzo L oreto Aprutino. Lacerba torna ad affrontare una questione spinosa, il degrado del centro storico di Loreto Aprutino. Le amministrazioni si succedono, i volti degli amministratori cambiano, il centro storico diventa l’argomento principe e succulento delle campagne elettorali. Tanti i buoni propositi, declamati con tanta maestria da sembrare quasi reali. Un penoso teatrino del paradosso destinato a durare ben poco, giusto il tempo di accomodare le proprie grazie sulla poltrona. Ed ecco che tutti i buoni propositi si trasformano in fatti impossibili da realizzare, causa mancanza di fondi e causa, come sempre, le scelleratezze dell’amministrazione precedente. La poltrona è malefica, commette un sortilegio, improvvisamente riesce a far dimenticare a chi ne prende possesso tutte le promesse fatte. Certo, dal di fuori non si può comprendere quanto sia difficile riuscire ad amministrare di questi tempi, con le ristrettezze economiche con le quali quotidianamente si deve avere a che fare. E’ un compito arduo, che richiede seriamente una passione ed una dedizione verso il proprio Paese. Quasi una missione. Considerazioni che il primo cittadino e il suo team avranno sicuramente fatto prima di proporsi amministratori con tanta grinta ed energia. Consapevoli che non avrebbero avuto una situazione semplice da gestire. Prima di addentrarci nel tema del centro storico è doveroso premettere che abbiamo chiesto al primo cittadino Gabriele Starinieri di rilasciare un’intervista nella quale poter parlare degli interventi in programma per la riqualificazione di Loreto antica, richiesta che ci è stata negata perché a suo avviso la nostra testata manca di credibilità. Lascio a voi lettori la scelta di considerare credibile o meno le righe e le foto che seguono. Il centro storico è devastato. Nel corso degli anni trascorsi non è stato fatto nessun intervento per la manutenzione, tanto trascurato da giungere ad una situazione davvero molto critica. Case pericolanti, muri crollati, strade impraticabili invase da erbacce altissime, igiene inesistente ed odore pessimo. Il muro crollato dove si congiungono Via Diana e Via dei Filosofi è ancora cosi, come il 29 Novembre 2013. Da allora la situazione è rimasta invariata, con il conseguente disagio dei tanti cittadini che vivono in quella zona. Il muro crollato è solo il fiore all’occhiello di una situazione di degrado che si protrae da diversi anni. Percorrendo le strade del centro storico si ha la sensazione di trovarsi catapultati nell’immediato dopoguerra. Poi guardando gli sterchi e la sporcizia si deduce che il tutto è purtroppo frutto dell’incuria. E’ un colpo al cuore per chi ama questo paese ed assiste impotente alla sua morte. Risolvere la questione richiede degli interventi importanti ed inoltre servirebbero dei fondi talmente corposi che il Comune non possiede. Ma per tentare di arginare questa situazione non serve molto, in realtà basterebbe anche poco, quantomeno per portare rispetto verso gli abitanti del centro storico, che pagano le tasse come ogni altro cittadino. In fondo ai cittadini basta non sentirsi abbandonati, sentirsi considerati e vedere che da parte degli amministratori c’è la reale volontà di andare incontro alle necessità del paese. Un cittadino del centro storico è un cittadino disagiato, che viene mancato di rispetto e leso nella sua dignità. Costringere una persona anziana a dover percorrere a piedi delle strade piene di escrementi e puzzolente perché a causa dei vari crolli non può più avvicinarsi con un mezzo alla propria abitazione è una violenza. Costringere dei bambini a dover respirare l’aria insana e nauseabonda resa irrespirabile dagli sterchi dei piccioni è un’altra violenza. Costringere un cittadino ad arrendersi di fronte alla realtà perché stanco e demoralizzato dal sentirsi rispondere che “non ci sono i soldi” “ è umiliante ed estremamente scorretto verso chi vive in questo paese e spesso lo cura a proprio carico. Non è vero che il cittadino non collabora. E’ un luogo comune. Sono molti gli abitanti che potano le piante e tagliano l’erba. Non è vero che non hanno senso civico, come spesso si addice agli abitanti del centro storico. Ne hanno fin troppo, ma il fare di tutt’erba un fascio è una caratteristica altresì “tipica” della realtà loretese. E con le erbe del centro storico di fasci ce ne escono davvero moltissimi. E proprio in nome del non fare tutt’erba un fascio, l’assessore Rocco D’Amico ci spiega che effettivamente l’amministrazione si sta adoperando per garantire quantomeno il taglio dell’erba e una pulizia delle strade più costante. Accetta con disponibilità e cortesia di rilasciare un’ intervista per i nostri lettori. Assessore, la pulizia del centro storico in che modo viene gestita attualmente? Attualmente la pulizia del centro storico è affidata alla RIECO, e per contratto prevede il passaggio della spazzatrice una volta al mese. Ci siamo subito resi conto che era necessario incrementare la pulizia del centro storico che, in molti casi, deve essere un’operazione manuale e non meccanica, per la natura stessa delle vie. Perciò un mese fa abbiamo deciso di incaricare due operai, tramite un’agenzia interinale, che si dovranno occupare non solo dello spazzamento manuale del centro storico, ma anche della pulizia della piazza, del piazzale monumento e dell’area adiacente all’area della vecchia stazione. Lo sfalcio delle erbe nel centro storico sembra essere fermo. E’ cosi’? Questi due operai si occuperanno anche dello sfalcio delle erbe nel centro storico, un’operazione che purtroppo abbiamo cominciato diverso tempo fa, ma che ha subito un rallentamento a causa delle piogge, contiamo comunque di completare lo sfalcio delle erbe in tempi ragionevoli. Con quale frequenza questi operai si occuperanno della pulizia del centro storico? Sicuramente sarà una frequenza quotidiana, saranno presenti sul centro storico per cercare di garantire quanto più possibile l’igiene attraverso lo spazzamento manuale. Questi due operai sono assunti per un impegno di 16 ore settimanali e li abbiamo utilizzati anche per lo sfalcio delle erbe del cimitero. Inoltre, quasi sicuramente daremo un incarico ad una cooperativa che si occuperà dello sfalcio delle erbe nelle zone più critiche. La raccolta differenziata è partita da poco, cosa ne pensa? In merito a questa cosa sento di dover ringraziare tutti i cittadini che si stanno adoperando molto per la raccolta differenziata, però è necessaria una collaborazione maggiore perché ci sono ancora alcune criticità da superare. Troviamo ancora rifiuti buttati senza criterio ma ci auguriamo che con il passare del tempo e con l’abituarsi alla nuova situazione ci siano dei miglioramenti in questo senso. Quali interventi sono in programma per i crolli del centro storico, ossia quello in Via Rasetti e quello in Via Diana? Per quanto riguarda Via Rasetti è tutto pronto per l’inizio dei lavori, però non sappiamo ancora la data di inizio, mentre per il crollo in Via Diana per il momento è in programma la messa in sicurezza del muro, però non mi sento di poter indicare una data precisa. Sicuramente la disponibilità dell’assessore D’Amico nell’affrontare questo tema scomodo ci rincuora, cosi come la sua reale buona volontà di adoperarsi. La speranza è che anche altri seguano il suo esempio. LORETO APRTUINO - “ Questa maggioranza è sempre più arrogante e presuntuosa – dice Alberto Cerretani consigliere di minoranza – non accetta il confronto e neppure le proposte. In Consiglio Comunale abbiamo avanzato l’idea di affrontare le problematiche del centro storico istituendo una consulta che, nel giro di un mese, sviluppi un progetto che renda il centro storico nuovamente appetibile, come lo era alcuni anni fa, per i turisti, per i residenti e per chiunque voglia investirci. Una consulta che proponga un piano particolareggiato o di recupero per evitare il continuo degrado del paesaggio o, peggio ancora, lo sprofondamento dello stesso centro storico a causa di grandissime infiltrazioni d’acqua nel terreno. Infiltrazioni che potrebbe causare il verificarsi dei procedimenti molto più evidenti e molto più corposi di quello che è successo in via Barella o al muro tra Via Dante e Via dei Filosofi. La consulta dovrà essere composta da esponenti all’università di architettura, dalle associazioni di settore (Archeo club, al FAI, all’Italia Nostra), ad un rappresentate dell’ordine degli ingegneri, ad uno dell’ordine dei geologi e alla stessa Fondazione dei Musei Civici. Consulta composta da professionisti capaci di intercettare fondi europei che permetta, in questo modo, in un periodo di qualche anno, il recupero del nostro borgo. E’ importante però, nell’immediato, risolvere i tanti problemi dei residenti che ogni giorno lottano con le buche, la sporcizia e le feci degli animali. Purtroppo la maggioranza Starinieri ha bocciato questa idea, oltremodo a costo zero per l’amministrazione, dimostrando ancora una volta la superficialità di gestire la cosa pubblica. Starinieri non dovrebbe mai dimenticare che ha vinto le elezioni con il 22 per cento, mentre nei banchi dell’opposizione siedono i rappresentanti di liste civiche che messe insieme rappresentano il 57 per cento del popolo di Loreto ”. seguici su » lacerbaonline.com 8 seguici su » lacerbaonline.com 9 E’ difficile anche morire Visioni beate: erbacce a Loreto Aprutino RIGOPIANO FARINDOLA (PE) Tel. 338 7421345 VEDUTE DA VIA ALESSANDRO PERTINI 11 • LORETO APRUTINO • 12 MAGGIO 2014. Foto: SERGIO FIUCCI Dott.Sergio Fiucci in Arte Beato Maestro del Provvisorio • già insegnante • fotografo • scrittore • poeta & pittore “fuori dagli schemi” Cavaliere Accademico del Verbano sezione Arte & Accademico di Merito de “i 500” di Roma Vietato morire. causa della burocrazia a Loreto è difficile anche morire. Sono mesi che gli uffici comunali si rimpallano a vicenda chi deve fare cosa: dopo la pubblicazione sul bura della Legge Regionale n.42/2013, che disciplina l’attività funebre e cimiteriale, molti comuni si sono organizzati per espletare tutti quegli atti che servono per autorizzare l’agenzia funebre a trasportare e ad seppellire il defunto. Fino a qualche mese fa, a Loreto, le autorizzazioni venivano rilasciate dall’ufficio di Stato Civile ma dall’inizio di quest’anno la giunta comunale decide di affidare al Comando dei vigli Urbani l’onere di rilasciare l’autorizzazione al trasporto all’agenzia funebre, mentre all’ufficio di Stato Civile il compito di autorizzare la sepoltura. Ma aimè le cose non vanno nella direzione giusta: l’ufficio di Stato Civile, come da disposizione, si limita a rilasciare l’autorizzazione al seppellimento, mentre il Comando di polizia municipale si rifiuta di rilasciare l’autorizzazione al trasporto. Dopo un via vai estenuante tra un ufficio e l’altro, le A agenzie funebri ottengono il permesso per trasportare la salma dal sindaco stesso che firma l’atto. Il comandante dei vigili, Massimo Pasquariello, di fronte all’ordine di servizio inviatogli dal sindaco per adempiere al nuovo compito ha risposto con una missiva dove chiede al sindaco Starinieri di verificare presso organi competenti se tale compito risulta legittimo o no, affinché si evitasse che gli atti rilasciati siano nulli e che potrebbero far incorrere le agenzie funebri verso multe salatissime. Nel frattempo prima che venga chiarito il dubbio i vigili non firmeranno nessun atto. Il sindaco in questi mesi non ha né risposto al Comandante dei Vigili e non ha nemmeno confermato la disposizione da lui emanata lasciando tutto nel caos più totale, così ogni qualvolta vi è un funerale le agenzie funebri , dopo aver ricevuto dall’ufficio di Stato Civile l’autorizzazione alla sepoltura, devono sempre raccomandarsi a qualche Santo, soprattutto il sabato e la domenica, per far si che il sindaco sia raggiungibile e che possa firmare l’autorizzazione al trasporto. seguici su » lacerbaonline.com 10 seguici su » lacerbaonline.com 11 Legittima la mia doppia urna Né ineleggibile né incompatibile: il reticente D’Alfonso cerca e forse trova una scappatoia. Dal caso di Lentini a quello di Pisciotta, insidie e speranze per il sindaco RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Egregi amministratori di Loreto Aprutino, Sappiamo che il momento è difficile, che le risorse sono scarse e le difficoltà tante: lo sanno tutti. Ma la vostra ignavia e la vostra incapacità di muovere un solo dito o una sola foglia sono altrettanto noti. Non riuscite a far pulire un tombino, né a far chiudere una buca, né a far riaprire una strada, per non parlare della casa comunale, dei musei, del teatro. Non ci sono realtà territoriali privilegiate: campagna, piazza, frazioni, parchi gioco, zone urbane, centro storico: tutte ugualmente, drammaticamente trascurate. Non c’è amico, parente, conoscente di altri paesi che, venendo a Loreto non provi una nota di tristezza per il senso di abbandono che si percepisce arrivando. In tutto questo senso di trascuratezza la cosa più drammatica è lo smarrimento della cittadinanza: nessuno più sollecita, si lamenta o protesta. Ma quello che non vi si può proprio perdonare è lo stato di abbandono del cimitero. Se non riuscite ad avere considerazione per i vostri concittadini viventi. Abbiatene almeno per quelli che non lo sono più !!! Cittadini mortificati, ma ancora speranzosi. PENNE – Spera D’Alfonso, spera di restare in sella, insidiato dal ricorso di alcuni elettori sulla sua (in)eleggibilità a sindaco di Penne poiché quando indossò la fascia tricolore, tre anni fa, era già consigliere di circoscrizione, fin dal 2009, al Comune di Reggio Emilia: nessuno, alleati ed avversari, l’aveva mai saputo né lui si era mai degnato di comunicarlo, come avrebbe dovuto, per una minima questione di trasparenza nei confronti della comunità pennese. E’ questo l’aspetto più significativo di una sentenza più seria già emessa dall’opinione pubblica che dunque già condanna sul piano della trasparenza e della credibilità un primo cittadino gravato da ombre sul suo passato professionale diffuso a modo suo: è stato solo professore universitario a contratto, e non vincitore di concorso, senza potersi cioè fregiare del titolo accademico di professore che ha dovuto eliminare dagli atti amministrativi, ma che ha fatto riemergere sulla porta d’ingresso del suo ufficio. D’Alfonso si è affidato all’assistenza legale di Giulio Cerceo. All’avvocato Ugo Di Silvestre invece si sono rivolti i consiglieri di maggioranza (tranne l’avvocato Vellante, Solini ed Evangelista che non ne hanno voluto sapere) coinvolti nella disputa elettorale e che hanno deciso di costituirsi nell’udienza del 18 maggio scorso poi rinviata al 7 luglio. La questione dell’ineleggibilità di D’Alfonso trae origine dalla contemporanea titolarità di cariche in enti territoriali diversi, disciplinata dal testo unico sugli enti locali. Secondo la difesa del sindaco, non c’è una espressa previsione normativa che precluda ad un consigliere di circoscrizione di un grande Comune l’accesso alla carica di sindaco di un altro Comune. In buona sostanza, in Italia non c’è una ineleggibilità verticale. Tutt’al più, nel caso D’Alfonso, potrebbe ravvisarsi una incompatibilità e non un’ineleggibilità, dicono i suoi legali. Ma neppure quella e comunque non produrrebbe il terremoto al Comune. Se vi fosse l’incompatibilità, D’Alfonso l’avrebbe sanata dimettendosi a Reggio Emilia con atto protocollato in quel Comune il 17 agosto del 2011, cioè tre mesi dopo il voto per il sindaco di Penne. E comunque dovrebbe scattare una procedura di contestazione in consiglio comunale. Cerceo e Di Silvestre oppongono ai ricorrenti popolari che l’ineleggibilità verticale od incrociata non è prevista dalla legge e dalle sentenze interpretative fin qui pronunciate, ma è solo orizzontale fra cariche identiche (sindaco in carica con altro sindaco, consigliere comunale in carica con altro consigliere comunale, ecc.) e fanno un chiaro riferimento al percorso delle argomentazioni esposto in una sentenza della cassazione del 2008 che decise il caso di Lentini, in Sicilia, Regione a statuto speciale la cui normativa è però diversa dal testo unico statale. Lì un consigliere provinciale in carica a Siracusa venne eletto tempo dopo anche sindaco di Lentini. Il tribunale di Siracusa ne dichiarò l’ineleggibilità, ma la corte d’Appello di Catania e la cassazione stabilirono che Alfio Mangiameli fosse solo incompatibile. La legge siciliana infatti prevede che le cariche di consigliere provinciale e di consigliere comunale sono incompatibili. Si tratta cioè di un’incompatibilità verticale, non prevista invece dalla legge statale. Nell’isola, l’incandidabilità e l’ineleggibilità valgono solo in maniera orizzontale: cioè non è candidabile (e dunque ineleggibile) in un altro consiglio comunale il consigliere comunale in carica in un altro Comune, così come quello provinciale in carica non può presentarsi in un’altra Provincia e quello di quartiere in un altro quartiere. Il legislatore siciliano ha previsto invece una incompatibilità verticale fra il consigliere provinciale in carica ed il consigliere comunale e fra il consigliere comunale e quello di quartiere. All’articolo 11 comma 3 della legge regionale sicula n.31 dell’86 si legge:”La carica di consigliere comunale è incompatibile con quella di consigliere di un quartiere di un Comune”. Diversa la situazione al di fuori dell’isola. L’articolo 56 del testo unico disciplina l’incandidabilità e l’incompatibilità (art.65) solo orizzontale fra il consigliere comunale in carica che non può candidarsi in un altro Comune, fra il consigliere provinciale in carica che non può proporsi in un’altra Provincia e il consigliere di circoscrizione interdetto a presentarsi in un’altra circoscrizione. La cassazione ha però spiegato nel 2006, decidendo sul Comune di Pisciotta, che “il legislatore ha regolato nell’articolo 60 in modo diretto e del tutto indipendente dall’incandidabilità quella che è l’ineleggibilità”. Stando così le norme di portata identica, non si capisce allora come l’articolo 60 punto 12 del testo unico (“Non sono eleggibili a sindaco, presidente della Provincia, consigliere comunale, consigliere provinciale e consigliere circoscrizionale il sindaco, il presidente della Provincia, il consigliere provinciale, il consigliere comunale e il consigliere circoscrizionale rispettivamente in carica in altro Comune, Provincia o circoscrizione”), contestato a D’Alfonso, sia stato pensato per disciplinare ancora un volta lo stesso campo d’azione dell’incandidabilità e dell’incompatibilità. Anche se l’articolo 60, rispetto agli altri, in aggiunta nomina espressamente il sindaco ed il presidente della Provincia, ente ormai verso un’altra configurazione giuridica. Parrebbe anomalo dunque sia sul piano della tecnica legislativa sia su quello del senso logico-giuridico: l’articolo 60 punto 12 del testo unico non dovrebbe chiarire questioni già colpite dalla incandidabilità e dall’incompatibilità orizzontale, cioè rispetto alle stesse cariche in altri Comuni, Province o circoscrizioni. L’unica incompatibilità verticale prevista, a differenza della Sicilia dove il sindaco non fa parte del consiglio comunale, è quella dell’articolo 65 in vigore da sempre, ma fino allo scorso aprile:”La carica di consigliere comunale è incompatibile con quella di consigliere di una circoscrizione del Comune”. Cioè dello stesso grande Comune (dove esistono le circoscrizioni). L’articolo 1 comma 23 lettera C della legge n.56 del 2014 l’ha modificato l’8 aprile allargandone la portata: la carica di consigliere comunale è incompatibile con quella di consigliere di una circoscrizione dello stesso o di altro Comune. La cassazione nel 2006 aveva chiarito che un consigliere comunale in carica non poteva farsi eleggere sindaco di un altro Comune (caso Pisciotta) senza dimissioni preventive. “Il legislatore intende limitare per chi rivesta una carica all’interno di un organo elettivo, l’accesso ad altro organo omologo (anche se non identico)”, sosteneva la suprema corte. Le vertenze elettorali comunque sono tutte di stretta interpretazione e perciò la parola finale la dirà comunque la cassazione, a Roma, entro l’estate prossima. Quando mancherà un solo anno alla fine regolare della consiliatura pennese. E D’Alfonso, il reticente, resterà sulla graticola ancora per un pezzo. B.Lup. seguici su » lacerbaonline.com 12 FAUSTO BUFARALE Storia di una virgola La conoscete la storia della virgola? Ve la racconto io. Un poveruomo stava già davanti al plotone d’esecuzione e chiese la grazia. La risposta fu “Grazia impossibile,fucilarlo”.Ma qualcuno cambiò la virgola,e risultando “Grazia,impossibile fucilarlo” il malcapitato salvò la vita. A Penne era accaduto lo stesso col sindaco,accusato di essere ineleggibile,per non precisata incompatibilità,gli avevano già recitato il diasillo come faceva ai morti la signora Calcedonio,senza sapere se la carica fosse incompatibile per appartenenza a comitato di quartiere o associazione per la rivalutazione dello stoccafisso con i ceci,tanto andavano trovando la scusa. Chi sia stato l’ideatore dell’arcano ovviamente non si sa,un oppositore con pazienza certosina per la ricerca d’incompatibilità,un mistico pentitosi di aver fatto eleggere il sindaco in un momento d’introspezione,un emulo del rospo di Esopo che sempre inappagato,volendo diventare bue ,schiattò. Chissà. Fatto sta che il colpo,per la famosa virgola,é stato parato e la sede municipale non ha cambiato inquilino. Ma se l’inquilino fosse cambiato il trattamento sarebbe stato lo stesso,perché la storia è sempre stata questa,ad eccezione di…vedi dopo. Alle elezioni vengono messe in cattedra persone perbene,colte,preparate,come tali democraticamente elette,che poi devono fare i conti con i frombolieri della politica,alcuni dei quali con poca dimestichezza per i congiuntivi,ed il popolo appoggia questi ultimi,perché si sa,veder cadere in disgrazia chi sta al potere gratifica sempre e comunque. Si potrebbe invece far governare serenamente chi è stato eletto al fine di poterlo giudicare al termine del mandato, cosa purtroppo poco gustosa per l’opinionista da bar. Ma la speranza non si é spenta dentro di me,allorquando ho visto che in piazza,dove credevo si facessero scavi archeologici da fare invidia ad Indiana Jones,é venuta fuori una fontana. Ho visto la luce in fondo al tunnel allorquando anche quelli che volevano la scuola sulle palafitte per combattere i disastri idro-geologici e quelli che volevano mettere il centro per la contraccezione d’emergenza nel vecchio convento delle suore anziché nel distretto sanitario dislocato, non si sono lamentati. La fontana ha forma di elle,sarà la elle di Lucio? Ai tempi di Lucio,infatti, nessuno faceva lo sgambetto al sindaco,anzi quando lui passava,molti attuali sgambettatori si auto-sgambettavano per inchinarsi alla sua grandezza e la stabilità politica regnava sovrana. E’ un sogno? Chissa? Fatto sta che a Manoppello il mio idolo ha un amico,capace di fare miracoli in politica quasi quanto i suoi conterranei,uno sul manto erboso, Verratti e l’altro in Cielo,il Volto Santo. seguici su » lacerbaonline.com 13 Con Severo Penne è più facile I movimenti nella politica PENNE – Si chiama “Penne Facile”: è il nome del nuovo gruppo consiliare costituito da Giovanni Severo. L’ex capitano del Penne lascia così Vincenzo Ferrante, quest’ultimo in organico a Forza Italia, e tenta l’allungo sulla fascia di sinistra. Sostenuto dai socialisti di Rocco Petrucci e dai reduci progressisti comandati da Vincenzo Bellante, il consigliere comunale di “Penne Facile”, ragioniere commercialista nonché membro del direttivo della Società Operaia “Diego Aliprandi”, ha costituito un nuovo gruppo in consiglio comunale e ha incontrato il neo presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, in visita ufficiale nel presidio ospedaliero di Penne e nell’Utap di Via Caselli, in occasione della quale era attorniato da “yesman” dell’ultim’ora e sostenitori del Pd vestino. Giovanni Severo si è fatto anche la foto di rito con Luciano D’Alfonso, seguita da una poderosa stretta di mano che ha dato il via libera alla nuova avventura politica di Servero nella coalizione di centrosinistra. È previsto anche il passaggio in maggioranza. Perché questo allungo di Severo? Al momento non è comprensibile. Al di là dell’esito della sentenza sull’ineleggibilità del sindaco Rocco D’Alfonso, attesa per il prossimo 7 luglio, Penne potrebbe tornare al voto molto probabilmente nella primavera del 2015, cioè un anno prima della scadenza naturale. Ennio Napoletano infatti vuole candidarsi a sindaco e anticipare tutti, e questa strategia avrebbe spinto socialisti e affini ad accorciare i tempi: magari chiedere le primarie di coalizione per mettere fuori gioco gli avversari, compreso Napoletano. Luciano D’Alfonso si è già schierato con gli amici di Rocco Petrucci, al quale è molto legato, e tra loro c’è un patto forte e indissolubile. Si prevedono tempi duri, insomma, per gli ex diesse. seguici su » lacerbaonline.com Giustizia e sisma 13 giugno 1944 Terremoto ma non troppo di Giacomo Acerbo All'alba del 13 giugno 1944 i cittadini di Loreto Aprutino videro sorgere un sole caldo e rassicurante. In molti si alzarono presto per recarsi al funerale dell'allievo ufficiale pilota Carlo Bonfiglio. Questi, grazie ad una delazione, fu arrestato perché in possesso della pistola d'ordinanza e fucilato in località Colle Stella l’11 giugno. Buona parte del paese si recò alla funzione e dopo un po' ci si accorse che c'era qualcosa di strano: i tedeschi erano spariti. Nottetempo infatti, gli ultimi rimasti, si erano allontanati definitivamente ripiegando verso nord. Dopo il funerale la gente era ancora presente numerosa in piazza Garibaldi quando si udì il motore di un veicolo che si avvicinava e, dopo qualche minuto, rombando, fece l'ingresso in piazza una camionetta con quattro militari a bordo. Erano gli esploratori della I Divisione di fanteria Canadese questi si fermarono un attimo in piazza, poi entrarono nel centro storico fino ad arrivare al Castello Chiola ove era acquartierato il comando Tedesco. Quindi, sinceratisi dell’assenza di truppe, ridiscesero giù fraternizzando con i Loretesi scambiando qualche sigaretta; dopo poco andarono via tornando da dove erano venuti. Il giorno successivo arrivarono alcune unità della II Divisione di fanteria Neozelandese le quali poi rimasero a presidiare il paese per diversi mesi fino alla fine definitiva del conflitto. Mentre accadeva questo, la vicina Penne viene liberata dalle truppe italiane. Infatti, la mattina presto alcune pattuglie motocicliste della 184a cp. Paracadutisti della Divisione “NEMBO”, a bordo delle mitiche Moto Guzzi Alce, raggiunsero Penne e, dopo una rapida ricognizione volta ad accertare l'assenza dell'occupante tedesco, proseguì fino ad arrivare a Castiglione Messer Raimondo. Verso mezzogiorno arrivarono a bordo di un'automobile tre militari inglesi appartenenti all'VIII Divisione di fanteria indiana. Questi si fermano a fraternizzare con i pennesi accettando un buon bicchiere di vino e s'informarono delle eventuali necessità della popolazione. Per la comunicazione sfruttarono la traduzione della vedova Trabassi che, maltese di origine, aveva vissuto per numerosi anni a New York. Dopo di ciò, rimontarono in macchina e tornarono da dove erano venuti allontanandosi in direzione di Pianella. Nel pomeriggio sempre del giorno 13 accadde un fatto curioso, anche se molto comune nelle fasi di guerra. Si diffuse inaspettata e quasi incredibile la notizia che i tedeschi tornavano e che ne avevano combinato e ne stavano combinando di tutti i colori soprattutto a danno di donne e bambini. C'èra chi giurava che la ferocia della rappresaglia era partita da Roccafinadamo e si stava estendendo nei territori appena abbandonati. “S'ha 'rturnat li tidisch!!!” Sia nel comune di Penne che in quello di Loreto Aprutino scoppiò il finimondo! Alcuni si tapparono in casa, molti altri fuggirono dai centri abitati, molti contadini abbandonarono le masserie spingendo avanti i loro armenti portandoli in luoghi poco accessibili, altri ancora si diressero verso Pianella o Pescara per cercare protezione alle truppe alleate. Fu questo forse il momento di terrore più terribile del periodo di occupazione nazista. Si apprese solo poi che a Roccafinadamo, allontanatisi i tedeschi, vi era stato un alterco fra un partigiano e un soldato fascista repubblicano. Qualcuno si era presa la briga di raccontare, esagerandolo, il fatto accaduto e la cosa si era gonfiata a dilatata a dismisura creando una giornata di angoscia e terrore che si sgonfiò definitivamente solo il giorno dopo. Fortunatamente la liberazione dei centri di Loreto e Penne si tradusse essenzialmente nel cambio di colore delle divise dei militari presenti. A parte il tragico episodio della fucilazione dell'allievo Bonfiglio, non vi furono altri fatti di sangue durante la liberazione. Nel narrare brevemente questi eventi è opportuno segnalare al lettore un fatto storico forse poco conosciuto. I paracadutisti esploratori motociclisti che “Liberarono Penne” erano inquadrati nel CIL. Questa sigla indicava il Corpo Italiano di Liberazione. Questo reparto nacque 15 il 22 marzo 1944 come corpo d'armata e rimase operativo fino al 24 settembre 1944. Esso era strutturato su due unità di livello divisionale. La prima divisione venne creata ex novo fondendo due brigate di fanteria, tra cui il Primo Raggruppamento Motorizzato, con i relativi supporti; l'altra fu la 184ª Divisione paracadutisti "NEMBO", di stanza in Sardegna e riportata sul territorio nazionale. Questa Divisione fu il primo reparto italiano a cui venne assegnato un settore autonomo d'intervento. In pratica operava con una catena di comando tutta composta da ufficiali italiani. Venne schierata sin dal 31 maggio nel settore adriatico, dislocandosi intorno a Lanciano, dove fu raggiunta dal 185° che le era stato assegnato in rinforzo. Nel quadro dell'avanzata generale su tutto il fronte, l'8 giugno 1944 la Divisione concorse all'azione offensiva con il 183° che raggiunse Crecchio e Canosa Sannita e con il 184° liberò Orsogna e Filetto. Proseguendo l'avanzata, il giorno 9 il XIV/184° raggiunse ed occupò Ari, sulla destra il 183° occupò Giuliano Teatino e S. Rocco mentre il XIII/184° guardò il fiume Foro, oltrepassò Villamagna e puntò su Chieti vincendo le residue resistenze tedesche ed infliggendo perdite al nemico. Alle ore 18.00 il battaglione raggiunse ed occupò Chieti, primo capoluogo di provincia liberato da unità italiane. Di fatto questo reparto non doveva arrivare a liberare la città di Chieti, che era di competenza dei reparti Canadesi, ma tale fu l'impeto e l'ardore che questi soldati italiani misero nella battaglia che essi furono sempre avanguardia delle truppe di liberazione. Per concludere una curiosità nella curiosità: lo stemma del Corpo Italiano di Liberazione fu ideato dal Gen. Umberto Utili e conteneva, oltre la croce e la scritta libertas, l'immagine di Alberto da Giussano. Questa figura leggendaria che, da sempre, è stata simbolo del desiderio di unità d'Italia. Nell'immaginario collettivo, ormai di pochi, rimane un simbolo della battaglia di Legnano celebrata durante il risorgimento come la vittoria del popolo italiano contro l'invasore straniero, tanto da esser inclusa nel "Canto degli Italiani" di Goffredo Mameli e da diventare l'argomento dell'omonima opera di Giuseppe Verdi. Nel 1879 poi Giosuè Carducci ne fece uno dei protagonisti della sua celebre opera "Della Canzone di Legnano". Ebbene, di questo simbolico personaggio, di recente si è appropriata una forza politica. Così Alberto da Giussano, simbolo dell’Italia unita è diventato simbolo del separatismo patrio. Misteri della cultura contemporanea!!! Il Comune di Penne torna fuori dal cratere sismico. Lo ha deciso la quarta sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la sentenza del Tar Lazio, che aveva inserito il centro vestino nell’elenco dei 49 Comuni che potevano usufruire di benefici economici e fiscali riservati ai territori danneggiati dal terremoto del 2009. In origine Penne non figurava in quell’elenco, perché non risultava tra i centri che avevano risentito di un’intensità pari o superiore al VI grado della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg. A decidere che la località doveva essere inserita in quell’elenco era stato il Tar Abruzzo nel 2010, su ricorso presentato dal Comune di Penne, rappresentato dall’avvocato Sergio Della Rocca. Mentre lo studio legale dell’avvocato Gabriele Vellante, attuale presidente del Consiglio comunale, ha difeso altri comuni del pescarese, sempre per la stessa vicenda. A sostegno della sua richiesta il Comune aveva sostenuto che l’attività di rilevazione dei danni era stata parziale e incompleta, in quanto non aveva tenuto conto delle segnalazioni e delle reiterate istanze delle amministrazioni locali. Il Comune sosteneva anche come, dall’insieme dei sopralluoghi e delle rilevazioni dai tecnici e degli incaricati della Protezione civile, emergesse un quadro di rilevante gravità, tale da giustificare anche l’inclusione di Penne nel decreto. Il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso annullando il diniego di inclusione del Comune di Penne, stabilendo l’obbligo per l’amministrazione di procedere a una nuova valutazione delle risultanze dei rilievi macrosismici, al fine di individuare il grado di intensità sismica che aveva colpito il territorio del Comune. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha proposto appello contro la sentenza di primo grado affermando che il Tar aveva frainteso i dati. E il Consiglio di Stato (Giorgio Giaccardi, presidente, Nicola Russo, Diego Sabatino, Oberdan Forlenza, consiglieri, Fabio Taormina, estensore), ha completamente demolito la sentenza del primo giudice. I giudici di Palazzo Spada hanno sostenuto che «si è condivisibilmente rilevato che il Commissario ha evidenziato l’assenza di lesioni tali da consentire il riconoscimento del livello di danno sismico necessario per l’inserimento nell’elenco, con una serie di rilevamenti costituiti da giudizi valutativi di fatti». Tra l’altro il Consiglio di Stato ha censurato il metodo, e quindi l’utilizzo di rilievi macrosismici che «non prevedevano alcuna documentazione ufficiale», perché «nei fatti, il rilevatore prende appunti sul proprio quaderno di campagna o, se preferisce, su fogli prestampati che in fase di attribuzione del grado vengono discussi e confrontati con altri rilevatori, inserendo quindi l’intensità finale sul foglio Windows Excel che compone il piano quotato». Inoltre, «l’attribuzione dell’intensità nella scala Mercalli-Cancani-Sieberg durante il rilievo macrosismico speditivo, non prevede la redazione di nessuna scheda specifica né nessun atto, tantomeno amministrativo, ma è basata sulla valutazione che l’operatore esperto compie nel lasso di tempo necessariamente breve nel quale si trattiene nella località oggetto di indagine». da Antonio e Claudia LORETO APRUTINO (PE) - Via Cappuccini, sn tel. 085 9152009 Carni Confezionate carta fedeltà con vantaggi esclusivi l 1,5 0,30 (al litro € 0,20) Pasta di semola LA MOLISANA Solo con € 0,59 (al kg € 1,18) Latte ps uht ETRURIA g 450 l1 (al kg € 6,20) Nettarine polpa gialla vari formati classici g 500 6 Cornetto ALGIDA classico o fragola 2,79 Un luogo, una storia 1 € 0,69 € 1,49 al kg Oro SAIWA Solo con g 250 € 0,99 (al kg € 3,60) Un luogo, una storia 2 CRISTO SI E’ QUEI MORTI DI FERMATO NELL’URNA LAVORO ALLA CIRCONVALLAZIONE Al vostro servizio dal lunedì al sabato con Si ritirano comodi orari compreso buoni pasto il giovedì pomeriggio Acqua LEVISSIMA naturale € 17 Pane Caldo anche la sera Offerte valide dal 20 Giugno al 2 Luglio € seguici su » lacerbaonline.com PENNE – Misteri, leggende e miracoli attorno ad un Cristo di stoffa di non più di mezzo metro di cui pochi sanno o ricordano l’esistenza. Ed è così che si alimenta il fascino su ciò che furono le Dame di Malta che per secoli custodirono l’icona. Il Cristo è ora nella cripta del Museo Civico Diocesano, chiuso però a causa del terremoto del 2009, dopo che vi venne trasferito dalla chiesa di San Giovanni Battista, una rarità abruzzese. Le suore Gerolosomitane erano il ramo femminile dell’Ordine dei Cavalieri di Malta nato per difendere la fede cristiana e offrire ospitalità ai pellegrini che si recavano in Terra Santa. Erano a Penne dal 1230 per assistere infermi e derelitti. Quasi dimenticata dagli anni ’60, quando le fu preferita la vicinissima chiesa della Santissima Annunciazione, San Giovanni Battista è del ‘500, poi ritoccata nel ‘700, si fa notare per le sue croci, scolpite e disegnate ovunque. Grazie alle credenze popolari, una leggenda è arrivata ai giorni nostri sulle monache, coriste (nobili) e converse (che non avevano il sangue blu). Si racconta infatti che la priora del convento (già istituto d’Arte ed oggi palazzo di giustizia), una volta ultimati i lavori della chiesa e arrivati alla vigilia solenne della consacrazione, volle dare a questo piccolo Cristo di pezza una sistemazione ed una venerazione più degna. Fu così che venne collocato nel più prezioso degli altari, ma lei e le sue consorelle appena presero il Cristo dalla sua urna originaria su Penne si scatenò un violentissimo nubifragio e tutte le religiose persero la vista. Soltanto una, anziana e malata, ebbe la forza di alzarsi e di andare in soccorso di tutte le altre. Da quell’istante il cielo tornò sereno e tutte le monache riacquistarono la vista. A Penne si sparse la voce del miracolo inducendo il vescovo a riportare nella sua urna quella sacra immagine. Dai primi anni ’90, dopo un restauro voluto dalla Brioni il Cristo di stoffa venne trasportato e custodito nel Museo Civico Diocesano. A rinfrescare la memoria ha provveduto il sito luoghimisteriosi.it che torna a mettere in primo piano San Giovanni Battista: nel 1751 papa Benedetto XIV concesse persino l’indulgenza plenaria a chi visitava la chiesa il 24 giugno ed il 29 agosto giorni della nascita e della morte di Giovanni Battista. Italia Nostra da anni è impegnata a ridarle vita. Antonio Di Vincenzo, il suo presidente, ha stabilito un contatto con la prefettura che ne è proprietaria per conto del ministero dell’Interno e insieme con la Curia Arcivescovile Pescara-Penne. “Vorremmo che la chiesa tornasse ad ospitare sante messe ed abbiamo parlato con don Giorgio Moriconi che ne sarebbe ben lieto”. L’attesa continua. B.Lup. PENNE – Tre sterratori sepolti nel crollo di un chiosco di benzina in costruzione. Sono le 17,15 del 26 aprile 1956: dopo quattro ore di lavoro, viene estratta la salma di uno degli operai. Una tragedia di 58 anni fa che finì anche sulle pagine nazionali dei quotidiani come La Stampa. I tre operai sono rimasti sepolti sotto una grossa frana di terra e macerie, calcolata in circa 200 metri. Si stavano eseguendo i lavori per le fondamenta di un chiosco di distribuzione di carburanti. Gli operai, scavando, erano giunti alla profondità di quasi un metro e mezzo, allorché ad un tratto, sembra per il cedimento di un muraglione di terra ricavato a ridosso della strada, è crollata pure una parte del fabbricato già costruito. A perdere la vita furono Enrico Ruscitti, di 39 anni, Federico Di Norscia, 50enne, e Nicola Camplese, classe 1910. Appena avvenuto il crollo, sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Penne, coordinati dal capitano Giuseppe Di Santo: iniziavano così le operazioni di rimozione della terra e delle macerie per poter recuperare i tre operai: ma a tarda sera l’opera di soccorso non era ancora terminata. Sul luogo del disastro, si sono portati anche i familiari delle tre vittime: hanno collaborato con i militari nel tentativo di estrarre vivi i loro congiunti. Dopo quattro ore di lavoro, è riemerso il cadavere di Nicola Camplese, 46 anni, padre di quattro figli. Dopo questo recupero, le speranze di poter ritrovare vivi gli altri due operai, Enrico Ruscitti, padre di tre figli, e Federico Di Norscia, papà di due figli, sono del tutto svanite. seguici su » lacerbaonline.com 18 Dedicato a Nino M i ha colto di sorpresa la notizia della dedica della biblioteca dell’ Istituto Superiore “Emilio Alessandrini “ di Montesilvano avvenuta nel maggio scorso. Non mi aspettavo assolutamente che a distanza di tanti anni fosse ricordato con tanto affetto un ragazzo semplice, come Nino , che ho sì conosciuto, ma non così profondamente come molti poi hanno dimostrato di aver fatto. A cominciare da Don Elio Marighetto, parroco della Chiesa del Carmine dove Nino ha ricevuto il sacramento della Comunione e della Cresima. Queste le sue parole espresse in occasione della cerimonia svoltasi nell’Istituto. “Stiamo per intitolare a Nino di Felice e alla Prof.ssa Mariella Speciale, la Biblioteca dell’Istituto Superiore “Emilio Alessandrini”. È il giusto riconoscimento a due persone che con impegno e amore hanno vissuto il loro rispettivo ruolo di studente e di docente, senza paragonarsi ad altri e senza trovare scuse o pretesti per tirarsi indietro. In particolare Nino Di Felice, giovane morto a soli 20 anni, ha lasciato in quanti l’hanno conosciuto un ri- cordo indelebile che merita d’essere tramandato anche ai posteri. Io ho avuto modo di conoscerlo per averlo accompagnato a ricevere i sacramenti e, soprattutto, per averlo avuto come attivo collaboratore nelle attività della Parrocchia Madonna del Carmine in Loreto Aprutino. Quello che più mi ha sorpreso in lui è stata la serenità e la gioia di vivere che trasmetteva a tutti, nonostante le avversità che l’hanno accompagnato nel corso della sua breve vita. Sempre intraprendente, non si tirava mai indietro. Partecipava sempre, e con entusiasmo, a tutte le iniziative della parrocchia. Di lui ho un ricordo che mette in evidenza il suo modo di affrontare la vita. Stavamo riordinando insieme l’Ufficio parrocchiale, quando è stato richiamato dal patrigno con un urlo che aveva poco di paterno (di umano). Gli chiesi se gli volesse bene, e lui rispose: «Non mi resta che lui». Diceva un grande: «Se Dio ti ha dato soltanto un limone, non invidiare gli altri che hanno di più. Fatti una limonata e goditela».” La cugina, nella stessa occasione così l’ha ricordato: “Dentro ciascuno di noi ci sono tanti ricordi: di Nino bambino, di Nino fotografo, di Nino aspirante uomo-politico, di Nino che sapeva destreggiarsi con abilità in qualunque situazione, anche con persone più grandi e istruite di lui.Col passare del tempo, questi ricordi non hanno perso di intensità, ma hanno piuttosto acquistato peso e significato, facendoci riflettere e sorridere ... e restare senza fiato al pensiero che lui ... proprio lui che era la voglia di vivere fatta persona... non sia più tra noi. Immaginate, ragazzi, un bambino che aveva più di una bicicletta parcheggiata davanti a casa. Una era sua; le altre per i suoi amici. Era bello lanciarsi tutti insieme, in discesa, senza freni e con il cuore in gola! Posso affermare che questo è uno dei ricordi più belli che io abbia ancora di lui. Immaginatelo poi, ragazzo della vostra età, che senza permesso, di nascosto, parta per Milano ad assistere al Concerto dei V2; o mentre si preparava per gli esami di Stato, studiando al buio, in una notte d’inizio estate, davanti a una finestra aperta, in piedi, con un libro in mano e fumando una sigaretta, con le cuf- di Gianfranco Buccella fiette alle orecchie e la musica a tutto volume. Alla domanda: «A Ni’, che stai facendo?». «Sto a studià!». Era anche appassionato di musica e di cinema. Spesso andavamo a dormire tardi proprio per vedere insieme dei buoni film, come “Caccia a Ottobre Rosso” o “L’attimo fuggente”. Naturalmente questi ricordi hanno un significato unico per chi li ha vissuti! Sono emozioni che non riusciremo mai a trasmettere al meglio con le sole parole. Mi auguro però che aiutino a capire meglio la personalità d’un ragazzo che, pur tra difficoltà oggettive, riusciva a coinvolgere chiunque gli fosse stato accanto, nella sua voglia travolgente di fare qualcosa, come poteva essere: andare al cinema, a un concerto, in discoteca, o semplicemente cucinare, ma con la musica ad alto volume! Aveva sempre uno sguardo risoluto che faceva svanire ogni forma di tristezza. Nino non stava mai fermo! A volte sembrava incurante del pericolo: non perché lo sottovalutasse o lo considerasse con leggerezza, propria dei giovani della vostra età, ma semplicemente perché non era la paura a fermarlo seguici su » lacerbaonline.com o a fargli cambiare idea. Quando era convinto di una cosa e che valesse pena farla, anche la sconfitta o l’insuccesso gli offrivano l’opportunità di riprovarci in un altro modo.Questa sua caratteristica d’essere sempre positivo e di credere che, con impegno e sacrificio, avrebbe potuto raggiungere ogni obiettivo, lo rendevano speciale nel cuore di ognuno di noi. Aveva vent’anni, Nino, più o meno la vostra età. Nel contesto sociale attuale, dove al momento ci sono poche certezze e mille difficoltà, sembra quasi inutile sognare. Io credo invece che ancora una volta Nino saprebbe infondere fiducia e coraggio. Sembra paradossale, ma eravamo noi che ci appoggiavamo a lui che aveva vissuto tutta una vita, fino all’ultimo, sempre in salita. Vorrei ora ricordare il rapporto speciale che Nino aveva con i suoi compagni di classe, i ragazzi della V^D, oramai adulti, ma allora spensierati e allegri. Tutti ricorderanno il preside Gianni Pagannone, che li ha seguiti sempre con cura e amore e, per primo, ha avuto l’idea di intitolare questa Biblioteca a Giovanni Di Felice, impegnandosi in tutti questi anni perché ciò si realizzasse. Purtroppo da qualche giorno ci ha lasciati per andare a ricevere la ricompensa del suo servizio”. Ho pensato di mettere su Facebook la notizia corredata dalla sua foto per avere ulteriori testimonianze e in tantissimi si sono letteralmente scatenati per rilasciare traccia del proprio personale ricordo. Ne riporto qui di seguito le più significative: “Frida Monroe In realtà, parlavo di lui proprio ieri sera. Erano gli anni 90 e lui si batté a lungo per un compagno di classe: Alessandro portatore di handicap, si fece sentire molto... Credo che partecipò ad una trasmissione nazionale e a suo tempo andò anche al provveditorato agli studi, alla provincia. Tutto ciò per l’abbattimento delle barriere architettoniche che impedivano il passaggio del compagno di classe. Era molto Attivo politicamente a suo tempo socialista convinto...Ma q uesta è solo una piccola parte...” Sonia D’Angelo “Nino era nato il 6 gennaio del 1972. Era cresciuto con la madre Maria e il padre adottivo del quale non ricordo il nome. Perse la madre da piccolo (non ricordo a che età) e fu cresciuto solo dal padre. E’ stato sempre un ragazzo più maturo della sua età, forse perché la vita gli ha riservato sempre batoste su batoste. Poco prima della sua morte perse 19 anche il padre. Io ebbi modo di conoscerlo e frequentarlo nel 1988, quando iniziammo con Patrizia Di Fulvio un corso di teatro sotto la palestra della scuola elementare, alla fine del quale mettemmo in scena “Proibito” di Tennesse Williams, dove lui interpretava Tom. Era sempre sorridente, pieno di iniziativa, sempre pronto a partecipare a qualsiasi attività. Nonostante la giovane età metteva spesso giacca e cravatta, e ricorda bene Frida riguardo la storia di Alessandro. Nell’anno scolastico 1989/90 organizzò giornate intere di manifestazioni studentesche a Penne, partecipando alla trasmissione uno mattina. Alla fine di tutto Alessandro fu riammesso a scuola, ma lui fu costretto a trasferirsi all’itc di Montesilvano, poiché la preside Mariotti fu molto esplicita nel dirgli che se fosse restato lì avrebbe ripetuto l’anno. Nell’estate del ‘92 fu operato per un sospetto di ulcera. Lo aprirono e si accorsero che invece era un tumore allo stomaco molto avanzato. Morì il 18 ottobre 1992 a soli vent’anni. No, non mi sono dimenticata affatto di lui... Gabriella Giovanetti “Io l’ho conosciuto all’interno del’associazione che gestiva il Supercinema, anni 89/90 forse ,il ricordo che ho di lui è sicuramente di un ragazzo più maturo rispetto alla sua età, molto intelligente e sicuramente si differenziava dai suoi coetanei. Sempre molto disponibile, collaborativo e molto umile. Quando seppi della sua malattia, lo andai a trovare in ospedale di Atri, entrai nella sua stanza in penombra, riuscendo a malapena a scorgere un esile corpicino all’interno di un letto che sembrava enorme,,,,Nino dormiva in quel momento, era solo, io scappai via piangendo, non ebbi il coraggio di svegliarlo e salutarlo.....” Rita Evangelista “Nino era un ragazzo veramente speciale, molto intelligente, simpatico, pieno di gioia.. nonostante tutto. Io l’ho conosciuto bene a scuola, non come sua insegnante, ma ho apprezzato la sua curiosità e la voglia di apprendere. Abbiamo fatto insieme un viaggio d’istruzione, quando lui era in terza media, in Costa Azzurra, ed è stato l’animatore del gruppo con la sua simpatia e i suoi interessi culturali. Nino ha fatto parte per parecchi anni dell’Associazione cinema ed era l’anima di tutte le manifestazioni, soprattutto del festival “Cantando, cantando”. Noi tutti abbiamo vissuto con tanta angoscia la sua malattia e ricordo che siamo andati a trovarlo in ospedale a Atri in gruppo e anche da soli. La sua morte ha lasciato un grande vuoto e negli anni successivi, durante lo svolgimento del festival di cui parlavo più sopra, gli è stato dedicato un premio speciale. Nessuno di noi lo ha dimenticato e andiamo spesso a fargli visita al cimitero. Era un ragazzo speciale e merita il nostro ricordo. Ciao Nino!” ” Lorella Bompensa “Nino ha frequentato molto la ns famiglia...era molto legato a mio fratello Renzo Bompensa, veniva sempre a casa ns..abitava in uno degli appartamenti affianco alla parrocchia della Madonna del Carmine, aveva solo 10 o 11 anni quando perse la mamma e ricordo che al funerale fece il cherichetto...era un ragazzo con una intelligenza superiore, anche molto colto....a 12 anni passavamo i pomeriggi d’estate a parlare di poesia, di letteratura, conosceva già Shakespeare, la Divina Commedia e altre poesie....dopo il corso di teatro ci siamo persi di vista per alcuni anni e l’ho ritrovato quella sera che lo andammo a trovare in ospedale ad Atri, io e Sonia....la malattia era molto avanzata, il suo corpo era devastato ma la luce dei suoi occhi era ancora quella di quando era bambino. Quando lo conobbi quello che mi colpì di lui furono i suoi occhi e il suo parlare un italiano che non era comune dalle nostre parti.... e’ stato un ragazzo davvero molto generoso e penso spesso a lui....non lo dimenticherò mai!” Renzo Bompensa “Siamo cresciuti insieme, ricordo quando andavo a casa sua e Maria ci faceva fare i tortellini. Era l’unico del Rione Cappuccini che aveva il Commodore 64!!!!! E io avevo il privilegio di giocarci!!!! Avevamo 11 o 12 anni quando il padre fu ricoverato per una trombo flebite, Nino mi chiese di mettere in moto la loro Ritmo 60, altrimenti si sarebbe scaricata la batteria. Salimmo in macchina, misi in moto, ci guardammo per 10 secondi......misi la retro e andammo a fare il giro di Fiorano!!!! Naturalmente non proprio a passo d’uomo!!!! I giorni successivi non si parlava d’altro!!!!!!!” Giuliana D’Intino “Io sono andata via da Loreto nel 1979, non so quanti anni aveva Nino. Però mi ricordo che un giorno, passando davanti a casa sua, la sua mamma “Maria” le stava cuocendo gli arro- sticini fiammeggiandoli sul gas e lui era seduto sulla sedia che aspettava con l’acquolina in bocca. Questa scena non l’ho mai dimenticata. Era uno dei pochi bambini “se non l’ unico” che parlava solo in italiano, sarà che il padre lo parlava quotidianamente. Non ricordo il nome, ma aveva una bella cadenza, so che era del settentrione. Ricordo che una sera d’estate erano davanti alla loro casa tutti e tre pronti per partire, “andavano a ballare “ Nino era ben vestito e sua madre gli stava pettinando i capelli tutti all’indietro bagnando il pettine nell’acqua. Che carino con i suoi capelli effetto brillantina. Grazie a tutti per avermi fatto conoscere quello che è stato dopo e che io neanche immaginavo. Ciao NINO” Maria Grazia Cerchiara Nino era Nino....e non si dimenticherà mai. ..ha lottato contro le barriere architettoniche al Marconi come rappresentante d’istituto per Alessandro. ..ha organizzato con valente le “Pecaniadi”. ..era molto intelligente ... mi ricordo che un tempo veniva a fare ripetizioni di matematica da mio padre. ...dimostrava di più della sua età. ...forse perché la sua vita è stata dura...è volato via a soli 22 perché i fiori più belli stanno in cielo...” Graziano Di Pasquale quanti ricordi!!!!! le prime sigarette sotto la mensa delle scuole medie...sono passati molti anni... sembravamo gianni e pinotto. Voleva sempre la mia colazione...panino con salsiccia. e io gliela davo sempre... ma in cambio della sua... pizzetta con salame... ciao toporagno... era il suo nomignolo .... non gli piaceva... ma se ero io a dirglielo ... non gli dava fastidio. caro amico mio non ti ho mai dimenticato... a parole e facile da dire... ma puntualmente ogni volta che scendo al cimitero.. e solo lui lo sa.... gli faccio visita. era come un fratello per me. r.i.p. gra.” Gabriele Evangelista “Era diventato una specie di eroe, e si era fatto conoscere nel mondo degli adulti, non era un ragazzino come noi, era un uomo...anche se poi non ebbe il tempo crescere ancora un pò...ebbe giusto il tempo di diplomarsi e di li a poco se ne andò in cielo....ciao Nino ovunque tu sei” Se queste sono le testimonianze perché ricordarlo solo a Montesilvano? E a Loreto ? No, non può esserci solo l’oblio e l’indifferenza! seguici su » lacerbaonline.com La buona terra è ancora servita 40 anni di buona tavola: li festeggia il ristorante-hotel La Bilancia, a contrada palazzo di Loreto Aprutino. Era il 1974, i mondiali di calcio si giocavano in Germania quando Sergio Di Zio e la sua famiglia decisero di partire con un’avventura culinaria di spessore. Ed è così che Sergio Di Zio continua a servire i suoi piatti, tipici della cucina locale col tempo sempre più ricercata, tagliando un traguardo storico nell’area vestina. I menu sono cambiati, ma sempre rispettando la tradizione della buona terra. I prodotti tipici locali caratterizzano da sempre le pietanze servite con la consueta attenzione ai particolari. Non è un caso che il ristorante nei decenni ha ospitato personaggi importanti: da giornalisti a calciatori, a critici d’arte, ad attori, a personaggi noti della televisione, alcuni in incognito. 20 Abbracciamo sempre i nostri figli Q uando si parla di figli si apre,per noi genitori,un mondo intero fatto di parole,di sentimenti,di risate, di sacrifici e a volte anche di dispiaceri. Già da piccolissimi cominciamo a raccontare ai nostri amici, ai nonni, agli zii, le loro "prodezze". Il primo dentino, i primi passi,la prima volta che hanno detto mamma. Poi i figli cominciano a crescere e allora si inizia con lo sport.Bastano pochi tiri al pallone e già siamo pronti ad andare sugli spalti per ammirare i piccoli campioni,qualche colpo di racchetta e diventano tennisti, poche bracciate e sono dei perfetti nuotatori.Che meraviglia l'amore dei genitori! Ma i figli, come dice Kahlil Gibran sono"come frecce vive scoccate in avanti", e noi genitori siamo gli archi mai pronti però a scagliarli lontano. Ed è proprio così, non si è mai veramente pronti a lasciarli andare, a farli camminare da soli. Da piccoli li teniamo in braccio ,li riempiamo di coccole , di baci e di tenerezze, poi , quasi d' improvviso, diventano grandi e le manifestazioni di affetto diminuiscono. Loro si sentono in imbarazzo, soprattutto se c'è qualcuno. Se ti avvicini per un abbraccio o un bacio sono sempre sbrigativi e si vergognano. Restiamo un pò sconcertati dal loro comportamento dimenticando che anche noi alla loro età facevamo lo stesso. Poi, dopo il diploma, decidono di andare a studiare lontano o all'estero. Bellissime opportunità, grandi soddisfazioni.Lo studio, il futuro, una visione allargata del mondo e della vita. Ma ,di rimando, quanti attimi mancati,quante risate non condivise, quanti momenti di incertezza e difficoltà di cui non sei partecipe e vorresti esserlo per aiutare i tuoi figli a superarli e andare avanti. Mi accusano di mettere sempre in prima linea i sentimenti piuttosto che la ragione.Loro ormai sono grandi e devono imparare la vita. Però i figli sanno sorprenderti sempre.Quando la tristezza ha il sopravvento e i pensirei più pesanti ti turbano, loro arrivano e vedi le braccia allargarsi per stringerti. Allora pensi che il tuo lavoro non è stato inutile. Ti senti rassicurata e le tue lacrime scendono copiose.Lacrime che spesso tieni dentro perchè non puoi mai farti vedere piangere dai figli, lacrime che hai versato di notte , quando loro dormono e non possono vederti e ascoltarti. Allora mai tirarsi indietro ad un abbraccio. Anche se loro sono " grandi",ne hanno bisogno quanto noi. Penso con grande dolore e pena a quel papà, è difficile chiamarlo così, che solo pochi giorni fa ha ucciso i suoi bambini così piccoli. Ho il cuore spezzato. Quanta fatica, quante notti insonni, quanti sacrifici si fanno per i figli e poi, un attimo di follia, li porta via così in fretta.Mi dà un pò di pace l'idea che sono con la loro mamma che li abbraccia stretti e continua a cullarli insieme agli angeli custodi. Non dimentichiamo mai che anche noi siamo a nostra volta figli.Anche noi abbiamo avuto un passaggio difficile per diventare genitori,colmo di disagi, di insicurezze e momenti di nostalgia. Penso alla tenerezza che dobbiamo avere verso i nostri cari. Siano essi giovani o più anziani, in salute o malati. Rappresentano il bene più prezioso,il legame più bello, l'amore più grande. Solo dimostrando questi sentimenti i nostri figli ameranno sempre e continueranno ad avere le braccia tese per stringerci in un forte abbraccio. Maria Amicone La Bilancia, 40 anni di gusto e tradizione Nel giugno 1974 Sergio insieme alla moglie Antonietta, superba cuoca, aprì la “trattoria“ La Bilancia, con il prezioso aiuto della mamma Angela. “Il nome La Bilancia volle significare equilibrio e se dopo 40 anni siamo ancora qui ad offrirvi una cucina legata alle tradizioni del territorio, possiamo dire che le nostre idee si sono rivelate valide e sono condivise, tuttora, dai nostri clienti”. seguici su » lacerbaonline.com 21 La nuova trasparenza Ente N. Indicatori Percentuale Comune di Penne 65/72 90,28% Istituto Comprensivo M. Giardini 72/72 100,00% Istituto Comprensivo C. Paratore No sito === I.T.C. Marconi 52/72 72,22% I.I.S. L. da Penne - M.Dei Fiori No sito === Comune di Loreto Aprutino 69/72 95,83% Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino 03/72 4,17% Comune di Collecorvino 00/67 0,00% Istituto Comprensivo di Collecorvino 72/72 100,00% Comune di Pianella 68/72 94,44% Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII No sito === Governo Ministero Istruzione Ministero Giustizia Ministero Interno di Giacomo Acerbo Il Decreto 33/2013 è entrato in vigore ormai da più di un anno e chiama le pubbliche amministrazioni ad un notevole lavoro, consistente nella pubblicazione sui propri siti Web di un numero rilevante di informazioni: dalla situazione patrimoniale di Ministri e Sindaci agli appalti, dai bilanci degli enti alle liste d’attesa delle strutture sanitarie, dalla spesa per personale e consulenze ai curricula dei dirigenti. Le finalità del decreto sono chiare: combattere la corruzione e incentivare forme di controllo diffuso dell’operato della pubblica amministrazione in modo da accrescere l’efficienza del settore pubblico ed aumentare la fiducia che i cittadini nutrono nelle istituzioni. In pratica la norma conta di invertire definitivamente gli orientamenti precedenti del diritto amministrativo. Le segreterie dei vari enti si chiamavano così, perché esse erano tenute al segreto su fatti e cose ed il segretario era il depositario di esse. Ora forse si dovrà cominciare a sostituire i termini; le segreterie si chiameranno uffici pubblicitari e i segretari si trasformeranno in pubblicisti. Lo spirito della norma è quello di superare la richiesta di accesso agli atti. Infatti, tutto dovrebbe essere reso disponibile online senza costringere alcuno a chiedere di poter accedere agli atti e fatti della pubblica amministrazione. Ma non mancano le ombre: il decreto – approvato in tutta fretta alla fine del governo Monti – presenta numerose incongruenze ed oggettive difficoltà specialmente per le amministrazioni locali. E questo non può che incidere sul livello di applicazione della norma: 71/72 70/72 58/72 72/72 98,61% 97,22% 80,56% 100,00% al momento, il numero di Enti che ha pubblicato tutte le informazioni previste dal Decreto è assai basso, e ciò nonostante le tante e rilevanti sanzioni. In questo contesto siamo andati a verificare almeno l’adeguamento dei siti istituzionali degli enti del nostro territorio. La verifica è stata fatta utilizzando “La bussola della trasparenza” rinvenibile sul sito MagellanoPA.it; nella tabella i risultati. Volendo commentare i dati salta all’occhio immediatamente l’enorme diversità di situazioni tra enti omogenei. Si passa agevolmente da comuni che hanno un adeguamento prossimo al 100%, come Loreto Aprutino e Pianella, a comuni che si trovano ancora allo 0,00%, come Collecorvino. Poi vi sono scuole che si sono adeguate al 100% come quella di Collecorvino, scuole che sono prossime allo 0,00% come l’I.C. di Loreto Aprutino ed altre invece che il sito istituzionale non lo hanno proprio!!! C’è da precisare inoltre che tale verifica tiene conto solo della funzionalità del sito e non già anche dei contenuti. Infatti i siti potrebbero essere funzionali al 100% ma non contenere poi le informazioni che dovrebbero esporre. Guardando con attenzione mi è venuta in mente questa frase attribuita a Giovanni Giolitti: “La legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta”. Infatti si può osservare che l’I.C. Di Collecorvino ha una funzionalità al 100%, superiore alla funzionalità dello stesso Ministero dell’Istruzione. Stesso discorso di inadeguatezza vale per i siti del Governo e del Ministero della Giustizia!!! È proprio vero, le leggi valgono solo per gli altri!!! seguici su » lacerbaonline.com 22 seguici su » lacerbaonline.com 23 Bue e Ciufoli... Tu chiamali se vuoi... emozioni San Zopito e i suoi riti di Gianfranco Buccella Rinnovati i rituali dell’inginocchiamento del bue e del ritorno dei vetturali In questa foto: il revival della leggenda Sotto, a sinistra: il ritorno dei vetturali A destra, il caratteristico corteo nel centro storico di Mauro Soccio L ORETO APRUTINO – Al cospetto di una presenza gioiosa e partecipativa di una folla proveniente da ogni parte d’Abruzzo, Loreto Aprutino ha messo in luce i valori cristiani nella fede al Santo e rinnovato i suoi rituali di religiosità popolare, le cui radici affondano nel passato più remoto. Zopito, il cui vero nome corrisponde a quello di Zopyros, era un giovane cristiano di nazionalità greca, vissuto nel IV secolo e martirizzato a Roma il 12 ottobre, all’età di circa vent’anni. E’ patrono di Loreto dal 1711, dopo San Michele Arcangelo e San Tommaso d’Aquino, l’Angelico Dottore. I suoi sacri resti arrivarono nella Chiesa di San Pietro Apostolo, provenienti dalla vicina Penne, trattenuti dalla Curia Vescovile per le ricognizioni di rito, dopo che erano stati prelevati dalle Catacombe di San Callisto in Roma nel 1710. La leggenda di fondazione del rito dell’inginocchiamento del bue, trae origine proprio da questo “trasloco” ovvero durante la processione da Penne a Loreto, in prossimità di Collatuccio, un contadino intento ad arare i campi con un bue, non dette segni di riverenza al sacro corteo, continuando a lavorare. Fu l’animale ad inginocchiarsi. Ma leggenda o meno, quella di Loreto Aprutino, è la festa contadina per eccellenza, intesa come espressione del mondo rurale che regola il vivere quotidiano sui suoi cicli produttivi e come tale ricorre in primavera, nell’imminenza della grande raccolta delle bionde messi. Propiziarsi la benevolenza del Santo era un’ancestrale necessità per i contadini e la sua mitizzazione una conseguenza. Capisaldi peculiari di questo spirito rurale che si effonde nei giorni della festa ( Pentecoste e lunedi seguente), sono state le spettacolari manifestazioni del Bue di San Zopito e del Ritorno dei vetturali, entrambi portatrici di significati apotropaici legati all’economia storica della cittadina. Se il “Pio bove”, che si inginocchia al cospetto della statua del Santo in processione (oltre che nel sagrato della Chiesa di San Pietro e davanti ad altre chiese nel centro storico) rappresenta la sottomissione al Santo, il “Ritorno dei vetturali” è la rappresentazione dello scioglimento di un voto (pregavano il Santo per evitare il pericolo costituito dai briganti e tornare sani e salvi da lunghi, avventurosi viaggi nella penisola nel commercio dell’olio d’oliva. Al loro ritorno avrebbero effettuato una processione di ringraziamento in suo onore) ma entrambi i rituali sono vive testimonianze di un’antica e florida economia, in passato essenzialmente agricola del paese. “Culiunde” Il bue in ginocchio davanti alla Chiesa di San Pietro in attesa della benedizione Foto: Lino Rosetti (sederi unti d’olio) venivano chiamati i suoi abitanti, per la forte vocazione agricola ed in particolare per la sapiente arte di saper produrre nei secoli un eccellente olio extra-vergine d’oliva, lo stesso che poi, tanti anni dopo, è andato a costituire la base della D.O.P. “Aprutino-Pescarese”, la prima ad essere riconosciuta dalla CEE con il reg. 1263 del 1 luglio 1996. L’agricoltura, pertanto, è lo sfondo naturale di questa straordinaria festa. Che con i suoi colori, i suoni, l’atmosfera particolare che spazia Lucia Chiappini, l’angioletto tra il sacro e il profano, sono al centro di dibattiti e conferenze e qualificano la Festa di San Zopito tra le più significative della Regione. I nitriti dei cavalli e il loro zoccolìo; il sofferto e profondo muggito del bue con il disarmonico suono dei campanacci; la nenia della zampogna e la marcetta della Banda musicale; le grida dei bimbi che non credo- no ai loro occhi, le esclamazioni di stupore degli adulti e commenti vari, danno inconfutabilmente il senso di una festa vera, molto pittoresca e fanno della domenica e del lunedi di Pentecoste a Loreto Aprutino, uno dei momenti più straordinari da non perdere ed in cui è molto forte la riappropriazione del senso di appartenenza al territorio. di CIRONE LILIANA Ci si interroga da sempre sul valore di un museo o di un reperto ed ognuno ha risposto a suo modo a seconda della propria sensibilità, cultura o convinzione. Ed io non voglio qui rispondere e sentenziare sulle ragioni giuste del pensiero che a mio parere dovrebbe prevalere. Voglio solo fermarmi su un aspetto: quello emozionale. Qualsiasi cosa, evento, oggetto, panorama, fenomeno, avvenimento, immagine, colpisce la nostra attenzione per la prima volta suscita in noi un’emozione mai provata prima e riempie la nostra area cerebrale emotiva di un nuovo contenuto che prima non esisteva. La ripetizione del fenomeno non raggiunge mai la stessa intensità. Quindi la conservazione di un panorama, di un avvenimento, di un immagine non può riguardare solo noi stessi ma riguarda soprattutto gli altri, i neofiti dell’emozione, quelli che non l’hanno mai provata. Il nostro paese, il nostro bue, le nostre montagne, il nostro paesaggio le nostre tipicità vanno conservate per regalare agli altri le nostre emozioni. Gli altri hanno il dovere di preservare il proprio ambiente per far vivere anche a noi le loro emozioni in uno scambio reciproco relazionale ed emozionale che arricchisce l’Uomo. E’ in quest’ottica che sono rimasto emotivamente folgorato dalla mostra dei fischietti (Ciufoli) che durante la festa di San Zopito è stata allestita nella sala Otello Farias di Loreto da Giusy Di Crescenzo, moglie del compianto Veniero De Giorgi che, evidentemente, riusciva ad emozionarsi alla vista di uno solo di quei fischietti che con tanta passione ha collezionato nel corso della sua esistenza. La stessa emozione credo l’abbiano provato i visitatori che hanno avuto l’opportunità e la gioia di ammirare, per la prima volta, un mondo nuovo, quello dei fischietti che, nel loro piccolo esistere, racchiudono i quattro elementi fondamentali della natura: Terra (argilla di cui sono composti) Acqua (necessaria per impastare l’argilla) Fuoco ( per cuocere il manufatto e dargli lucentezza e consistenza) Aria ( per dargli fiato creativo del suono e dell’armonia) Quante emozioni in un fischietto! E quante in un bue ammaestrato che si inginocchia! C.da Conaprato, 32 - 65017 PENNE (PE) Tel.Uff. 0858279818 - Tel.Ab. 0858270385 - Cell. 3398253250 www.mobilicirone.com TRASLOCHI Angelo, l’emigrante triste dI Gianfranco Buccella N icola Di Teodoro nasce a Loreto Aprutino il 15 dicembre 1937. La sua famiglia si era stabilita nella città di Victoria, in Venezuela, dove era emigrata, ed è lì che lui la raggiunse nel 1956. Coniugato con Sol America Ontiveros forma una bellisima famiglia arricchita dalla nascita di ben quattro figli con la fierezza di aver dato loro un titolo universitario. Frequenta gli studi elementari nella Scuola Elementare “Tito Acerbo” di Loreto Apruino e questo da solo basta per andarne fieri perché è da questa scuola che appunto apprende gli elementi primari che ne fanno poi uno scrittore. Frequenta il liceo nell’Istituto Apostolico Montorfano di Bergamo continuando poi i suoi studi presso l’Istituto Educativo de la Victoria in Venezuela dove apprende la lingua spagnola e la lingua inglese ed approfondisce i suoi studi in letteratura, storia e geografia venezuelana. Partecipando ad importanti corsi di formazione tecnica si specializza e, grazie alle sue capacità e al suo grande desiderio di superamento delle sue condizioni, ottiene dal Ministero delle Opere Pubbliche numerosi ed importanti riconoscimenti. In parallelo con la sua attività lavorativa svolge la sua attività giornalistica in importanti mezzi di comunicazione che lo porteranno nel tempo a scrivere numerosi volumi: “Una estrana aventura”_ “Gente y tertulias de provincia”- “Estampas victoriana” “Quimeras”- “Estampas victorianas III”- “ Amores Bastardos” -“Angelo el emigrante triste” . Quest’ultimo volumetto di 140 pagine è stata la pubblicazione che mi ha avvicinato e fatto conoscere questo nostro conterraneo, morto quest’anno in Venezuela. “Nace el 15 de diciembre de 1937 en un pueblo italiano llamado Loreto Aprutino. Hombre de mediana estatura; ojos color miel; cabello grisáceo, casi calvo.” Così recita l’incipit della sua biografia sul Web ma io non mi sono accontentato e sono andato a San Pellegrino, frazione di Loreto che lo ha visto nascere e che lo ricorda anche per i suoi numerosi ritorni dalla terra venezuelana. “Un uomo squisito, una bravissima persona, un uomo sensibilissimo ed intelligente, una piacevolissima persona” Queste le dichiarazioni che ho raccolto dagli amici e dai parenti della piccola frazione. “Angelo, l’emigrante triste” non ha certamente la pretesa di entrare nell’elencazione dei grandi capolavori della letteratura italiana ma possiede una sua peculiarità: quella di riportare in auge tutta la tematica legata all’emigrazione italiana degli anni ‘50 e ’60 in parallelo con il fenomeno gigantesco dell’immigrazione dei giorni nostri. Il filo conduttore del volumetto, la colonna sonora che lega i vari racconti sembra essere qualcosa che l’autore stesso non avrebbe mai potuto immaginare. Esso è impalpabile , non rintracciabile fra le righe e le parole dell’autore ma presente nella mente del lettore dei giorni nostri che si lascia ammaliare dall’enucleazione della “retorica sentimentale” dell’emigrante solo perché oggi ne intravede un riscontro reale fra i barconi di Lampedusa. Il Di Teodoro quei sentimenti li ha vissuti e li ha trasformati in parole per i suoi lettori ma il tempo ha dato a quei sentimenti la patina della retorica trasformando i sentimenti in sentimentalismi. Nel 1991, anno della sua pubblicazione, il volume suscitava certamente nel lettore una reazione che oggi non sarebbe riscontrabile. Così come oggi, alla luce dei nuovi fenomeni migratori, lo stesso volume, con la sua medesima carica narrativa va a suscitare sentimenti diversi, non riscontrabili né nell’intenzione dell’autore né nei pensieri dei suoi primi lettori. Oggi ci si va ad immedesimare, seguendo il racconto, non più nei vissuti dei nostri emigranti ma in quelli dei nuovi migranti che sfuggono disperatamente dalla fame e dalle guerre. Il racconto del Di Teodoro va oltre le sue stesse intenzioni svolgendo una funzione sociale che lui stesso non avrebbe mai potuto immaginare. Mai l’autore avrebbe infatti potuto pensare che la sua terra potesse diventare una terra ambita, una meta addirittura per gli stessi venezuelani (sì perché oggi anche dal Venezuela si fugge) che vedono l’Italia come l’eldorado del benessere o della democrazia. Il racconto assume così la funzione sociale di formazione e di riflessione sul fenomeno dell’immigrazione fornendoci una chiave di lettura che ci costringe a rimandare indietro i nostri sentimenti negativi che affiorano ogniqualvolta pensiamo all’invasione dell’Italia da parte della numerosa schiera degli immigrati. Le ceneri di Nicola Di Teodoro sono state cosparse, per sua stessa volontà, nella bellissima Piazza Italia inaugurata a La Victoria in Venezuela con una grande cerimonia che ha tributato al nostro concittadino grandi onori per il suo impegno nella diffusione della nostra cultura. Tantissimi sono stati gli Italiani che hanno portato ai massimi onori la nostra bandiera nei vari paesi del mondo. Perché meravigliarci allora se qualche senegalese , nigeriano o marocchino farà sventolare orgogliosamente la sua bandiera lungo le rive del Tavo? Questa l’amara riflessione che “Angelo l’emigrante triste” mi ha costretto a fare. Altra cosa poi è l’azione che l’Italia e l’Europa dovrebbe operare per la regolamentazione dei flussi migratori. Altro capitolo, altra storia! seguici su » lacerbaonline.com E’ tutto un premio Valanga di riconoscimenti per l’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino 26 di Gianfranco Buccella Non saprei proprio da dove cominciare e quale privilegiare nell’elencazione dei vari premi nazionali, delle manifestazioni e delle cerimonie svoltesi a chiusura di questo ultimo anno scolastico e che hanno visti protagonisti gli alunni e i docenti dell’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino. L’intero palinsesto della testata non basterebbe per contenerli tutti se si volesse dare ad ognuno la giusta valorizzazione. Mi limiterò pertanto a riportarne qui di seguito la semplice elencazione pur consapevole che ogni alunno è stato protagonista ed avrebbe voluto il privilegio di esserci e di essere ricordato. Comincerò con la “Prima Borsa di studio in memoria della DSGA Concetta BUCCELLA” La cerimonia di premiazione si è svolta il 29 maggio presso la sala Cscella del Castello Chiola ed ha visto protagonisti i vari attori già distintisi durante la settimana di Pausa Didattica svoltasi in febbraio. Premi e riconoscimenti per tutti. Primo premio regionale E.I.P RICORDI DELLA MEMORIA SALVO D'ACQUISTO PER IL LAVORO "UNO SGUARDO AL PASSATO" realizzato dalle classi quinte e da un gruppo della secondaria, coordinato dall’Ins. Maria Giovanetti.MOTIVAZIONE: Il lavoro è particolarmente pregevole perchè ha coinvolto l'intera comunità scolastica e si è avvalso della collaborazione scientifica della Direttrice dei Musei Civici di Loreto Aprutino Dr Paola DI TOMMASO. I PREMIO NAZIONALE E.I.P. - CISS STAMPA SCUOLA MARISA ROMANO LOSI PER IL GIORNALE SCOLASTICO " IL PENSAGRAMMA". CERIMONIA DI PREMIAZIONE: 22 ottobre 2014 presso la Sala delle Conferenze della BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE di ROMA. - Primo premio assoluto Kids al Politecnico di Milano assegnato alle classi IV A-B-C guidate dalle docenti Mimma Granchelli,Adriana Bellisario,Stefania Buonarrota,Rita Ciarcelluti, Marianna Rasetta, Franca Vitileia e Marina D’Anastasio per il lavoro svolto nellambito del progetto: ABBRACCIAMO LORETO - Venerdì 6 giugno, nel giardino dello stesso istituto si è svolto il saggio finale delle classi quinte con lallestimento dello spettacolo Come gabbiani volasolo chi osa farlo con accompagnamento musicale degli studenti dellIndirizzo Musicale della scuola secondaria di I° grado G. Rasetti.- Sempre nella splendida cornice della sala Cascella del Castello Chiola si è svolta la presentazione del cartone animato: “Fundicill” seguici su » lacerbaonline.com realizzato dagli alunni della scuola dellinfanzia con la collaborazione dellesperto di cinema di animazione Nicola Ioppolo e della docente di scuola materna Candida Buffeti. Nella stessa occasione, patrocinata dal Comune di Loreto Aprutino, oltre allintervento del Sindaco Gabrile Starinieri si è potuto registrare il qualificato intervento del Prof Giovanni Damiani Presidente Ecoistituto Abruzzo e della responsabile della Biblioteca Comunale Panbianco Donatella Granchelli.- VI Premio di po- 27 esia “Giose Fragassi” Comune di Moscufo – Tema: “Sui sentieri della bellezza” primo premio categoria A a Elena Vellante classe IV B per la poesia - Il mio papàNumerose altre segnalazioni sono state date ad altri componimenti degli alunni della stessa scuola. Insomma una valanga di premi e di riconoscimenti per una scuola che promuove la crescita dei nostri bambini a cui rivolgiamo i nostri complimenti e i nostri migliori auguri di buone vacanze. seguici su » lacerbaonline.com 28 seguici su » lacerbaonline.com 29 Collecorvino, concerto di fine anno “Fundicill” Cronaca di un pomeriggio trascorso con le voci, i colori, l’entusiasmo dei “piccoli uomini” della Scuola dell’Infanzia di Via Roma. LORETO APRUTINO – L’Istituto Comprensivo della cittadina, con il patrocinio del Comune e la collaborazione della Biblioteca Comunale ”G. Panbianco”, giovedì 12 c.m. ha organizzato con successo, presso la Sala Cascella del Castello Chiola, un interessante dibattito sull’importanza della fontana grande come elemento di identità sociale tra passato e futuro. Gli interlocutori privilegiati sono stati i bambini e le bambine della Scuola dell’Infanzia di Via Roma, che oltretutto hanno prestato le loro bianche voci allo straordinario cartone animato di Nicola Ioppolo, loretese d’adozione, che armatosi di tecnica e pazienza ha saputo sfornare un cartoon veramente singolare. Parliamo della fontana grande di Via Pretara, lasciata in abbandono da tempo, ma elevata a simbolo del centro storico e del recupero della sua vivibilità da tanti appassionati che, al pari di chi scrive, sentono il richiamo dell’appartenenza, come un punto da cui ripartire per contribuire a ridare al decadente lustro della cittadina, un valido motivo per proiettarsi con più convinzione e motivazione verso il futuro. Dopo il saluto del Sindaco Gabriele Starinieri che ha sottolineato la difficoltà nel reperire i fondi per il restauro della fontana, è improvvisamente intervenuto al microfono Filippo, il suo figlioletto che, spronato dalla giusta atmosfera, ha fatto promettere al genitore sindaco l’impegno necessario per realizzare il recupero della struttura pubblica, grande sogno dei concittadini. Anche altri bambini hanno posto domande pertinenti ai conferenzieri che si sono dovuti impegnare per soddisfare le loro curiosità. Ha introdotto la conferenza/dibattito la Prof.ssa Lorella Romano, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo del paese, la quale sciorinando il linguaggio adatto ai bambini di 5 anni, ha invitato i suoi giovanissimi interlocutori a poggiare la mano destra sul petto, all’altezza del cuore, perché le cose bisogna amarle prima di farle. Interessantissimo ed accattivante l’inter- vento del Presidente dell’Ecoistituto Abruzzo, Prof. Giovanni Damiani che, come sempre, ha saputo focalizzare l’attenzione di tutti, anche dei bambini, per la chiarezza espositiva sul tema: “Storicità e importanza della fontana grande”. Con l’ausilio delle immagini proiettate ha efficacemente spiegato l’incommmensurabile valore del recupero della fontana anche sotto l’aspetto dell’identità cittadina. E’ stato poi, presentato il cartone animato “Fundicill”, realizzato dai bambini della Scuola dell’Infanzia di Via Roma, curato dalla docente di riferimento Candida Buffetti e dall’esperto del cinema d’animazione Nicola Ioppolo. Superfluo sottolineare il successo avuto dal cortometraggio ma è bene ricordare che i bambini si sono sentiti proiettati nel centro delle cose, con un uno slancio partecipativo da travolgere chiunque. Anche gli insegnanti ed esperti stessi. Ha ripreso il microfono la Prof.ssa Lorella Romano concludendo l’incontro e ricordando, tra le altre cose, il Premio Assoluto assegnato al nostro Istituto Comprensivo al recente Concorso Nazionale di Milano, legato all’Expo 2015. Dulcis in fundo ovvero sorpresa finale: è stato tolto il panno di seta nera che copriva l’oggetto misterioso posizionato al centro della Sala Cascella: il plastico della fontana realizzato in modo impeccabile dall’appassionato Domenico Petrucci. Riproposizione formale della fontana originale con particolari ritocchi che la rendono fruibile anche nel senso turistico del termine. Molto interessante l’aggiunta di una cavea teatrale che invita all’organizzazione di eventi culturali all’aperto. La signora Donatella Granchelli, responsabile della Biblioteca Comunale “G. Panbianco”, ormai conduttrice provetta, ha svolto con passione e brillantezza la moderazione dello straordinario incontro. M.S. Nelle foto: alcuni momenti della gioiosa manifestazione. Gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Collecorvino, nei locali della discoteca “Momà” , mercoledì 4 giugno 2014, hanno orchestrato un piacevolissimo “Concerto di fine anno” preparato a cura degli insegnanti Donata De Rogatis – musica – Francesca Bergiglione – clarinetto – daniele di Diego – chitarra – Alessandro Aloisi – percussioni – Susanna Capocci – pianoforte - . La manifestazione, promossa dalla Dirigente Scolastica Prof.ssa Michela Terrigni, è stata patrocinata dal Sindaco di Collecorvino, Antonio Zaffiri. La Scuola Secondaria di I° grado dell’Istituto Comprensivo di Collecorvino è giunta al 6° anno dell’istituzione del corso di strumento musicale che coinvolge circa 70 alunni che sono stati avviati alla pratica musicale. I ragazzi sono stati affiancati dall’ensemble di flauti dolci del corso di musica della scuola Media e dai ragazzi che hanno partecipato al laboratorio di avviamento allo studio dello strumento musicale realizzato all’interno delle classi quinte della scuola primaria. Con tali attività la scuola sostiene un percorso educativo che riconosce e valorizza l’importanza dello studio della musica per lo sviluppo delle capacità cognitive, emotive e relazionali dei ragazzi in età evolutiva. Grande rilievo è stato dato alla pratica della musica d’insieme, con l’istituzione di un’orchestra, composta da circa 130 elementi, che si occupa di studiare ed eseguire alcuni dei brani più significativi del repertorio musicale classico e moderno. In questa occasione l’orchestra ci ha proposto un repertorio estremamente eterogeneo, con brani musicali che spaziano dalla tradizione popolare, alla musica contemporanea, dando particolare importanza ad alcuni dei più famosi brani del repertorio classico. Ogni brano è stato accuratamente arrangiato dai docenti in base alle capacità strumentali ed esecutive dei ragazzi dell’orchestra. Sono stati eseguiti: - Il mattino- di Edvar Grieg – Tema – di W.A.Mozart – Inno alla gioia – di L.V. Beethoven – La fata confetto – di P.I. Tcaikowsky - Brano tradizionale Klezmer –di Anonimo – Canarios – di G.Sandez – La pantera rosa – di H. Mancini – Danza magiara – di Anonimo – Bel Danubio blu – di J. Strauss- C’era una volta il west – di E. Morricone e Danza ungherese di J.Brahms. I complimenti più sinceri ai piccoli e grandi esecutori dei brani piacevolmente ascoltati che certamente andranno ad alimentare il vivaio degli strumentisti della Banda Cittadina “Ivo Padula” di Collecorvino che tanta gloria ha già portato alla cittadina vestina. Studio di Fisioterapia Dott. Marco Giovanetti Laurea in Fisioterapia Laurea in Scienze Motorie Tel. 3881047828 Onde d’urto Terapia manuale Tecar terapia Massoterapia Elettro terapia Protocollo P.R.P. Ionoforesi Traumatologia sportiva Ultrasuoni Riabilitazione post - intervento Magneto terapia Rieducazione post - traumatica Kinesio - Taping Back School Via Roma 66 - Loreto Aprutino c/o seguici su » lacerbaonline.com 30 seguici su » lacerbaonline.com Carlo Bonfiglio, simbolo delle vittime del nazismo 31 In questa pagina: Carlo Bonfiglio, il loculo al cimitero e insieme ai suoi colleghi aviatori (al centro, in piedi) di Mauro Soccio L ORETO APRUTINO – I suoi colleghi aviatori sono ormai quasi tutti deceduti e chi è ancora vivo si trova in un’età veneranda per cui nessuno di loro potrà avere la possibilità di ricordarlo. Come appunto, hanno sempre manifestato dal 1945 a pochi anni fa, coi capelli ingrigiti. Il rischio di cancellare la sua memoria e l’estremo sacrificio di altri loretesi dalla lavagna della Grande Storia, perché il mondo va veloce e non può soffermarsi su fatti ormai accaduti, è molto forte. Rimuovere le loro memorie significa rimuovere anche quella efferata del Nazifascismo. Per cui, in coincidenza col 70° Anniversario del loro estremo sacrificio, ci è sembrato giusto e doveroso dedicare alcune righe, alla memoria di Carlo Bonfiglio di Milano, come simbolo di tutte le vittime di Loreto Aprutino. Allievo Sottotenente Pilota, sfollato nella nostra cittadina, insieme con altri colleghi corsisti provenienti dall’Aereoporto “Liberi” di Pesca- ra, dopo lo sbandamento seguito alla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, fu trucidato barbaramente dai nazisti in ritirata l’11 giugno 1944, cioè due giorni prima della liberazione di Loreto Aprutino, a Colle Stella –Fonte d’Anto’ di Penne. Esistono ancora una lapide muraria commemorativa all’interno dell’inaccessibile Palazzo Comunale di Via dei Mille, una via senza targa toponomastica antistante al Monumento Ai Caduti, un loculo monumentale al cimitero di Collefreddo ed una malandata croce in ferro a Colle Stella. Ma esiste pure il suo diario delle giornate loretesi, scritto di proprio pugno e dato alle stampe dai suoi colleghi superstiti, all’indomani dell’efferato delitto: Giorni d’Attesa (1944). Diamogli uno sguardo, così avremo modo di conoscere più da vicino la sensibilità d’animo dello sfortunato aviatore. Un diario dedicato alla sua amata Stella “a colei che in giorni tristi seppe Il luogo dove morì Carlo Bonfiglio (si noti a sinistra la croce in ferro) amare, ridando al mio cuore la pace perduta e la certezza dell’avvenire…”. C’è da dire che il nome Stella è fittizio. Il suo grande amore era Aurora, figlia dell’avv. Luigi Barbara di Pescara. Ma per una strana e tragica coincidenza quel nome fittizio poi, identificò il luogo in cui lo ammazzarono: Colle Stella. Un raccapricciante ed inconsapevole presagio della fine che lo aspettava. “Vent’anni! Ecco la mia età. L’età della gioia, dell’amore, della poesia, della vita…!” Ammette che a quell’età dovrebbe essere spensierato, felice ed invece lo prende una sorta di smarrimento, facendolo soffrire. Pensa alla guerra e alle sue distruzioni: “Patria, Nazione, ideali, donne, uomini, case”. Niente rimane intatto al contat- to con la guerra. “Voglio vivere! Ecco il mio grido. Voglio la mia vita per me e per chi mi ama. Gli ideali migliori saranno la mia meta” Bellissima la sacrale considerazione della natura nella descrizione della primavera: “La natura risorge, una brezza nuova carica di profumi e di promesse, spira fra gli ulivi, mormorando voci incomprensibili. E’ primavera! Il verde grano, ricopre come morbido tappeto tutti i pendii: nel cielo nubi altissimi striano di bianco il cielo immenso e di uno <strano> colore azzurro. Gli uomini, piccoli uomini curvi ai nuovi lavori, irrorano la terra con il loro sudore rendendo le zolle feconde…Il soffio tenue di questo venticello, che mi accarezza e che mi dà brividi di piacere, che mi bacia con tanta purezza, mi porta il profumo di colei che amo…Vorrei piegare le ginocchia e pregare, pregare…” “Rigenerato, quasi, in questo mattino radioso, profumato guardando…il cielo d’Abruzzo, mi avvio alla casa, che da mesi mi ospita e che da mesi mi vede soffrire, più sereno, fiducioso con l’anima colma di gioia!” La casa, come tanti sanno, era quella di Antonio Di Tullio (‘Ndonje di Tirture) in Via Borea, 5 (attuale Via C. Battisti) nel centro storico. Alla sua porta, un giorno bussarono alcuni nazisti chiedendo di aprirla per catturare il poco più che ventenne allievo aviatore. Era gonfio d’amore Carlo Bonfiglio, un amore speranzoso, vitale, base granitica sulla quale anelava costruire un futuro se- reno insieme con la sua amata. “Amo, amo ed il mio cuore esulta! Il mio spirito, grazie a questo grande dono, è ora più leggero, libero dal male, dal dolore, è meno avvinghiato alla materia …Piccola cara bambina che mi ami, che mi guidi, che mi aiuti: tu che mi vedi soffrire e soffri con me, tu che mi vedi gioire e gioisci con me, mi prendi la mano quando la tristezza mi vince e mi abbatte e mi chiami per nome come solo tu così mi sai chiamare, chi sei? Una visione? Realta?...Si, è vero! Stella mi ama con ardore e purezza infinita…ma in certi momenti mi sento tanto lontano da <Lei>. Forse non ne sono degno, forse è migliore di me. O forse – e qui torna a farsi sentire un cattivo presentimento – è quell’ignoto domani nel quale non so guardare senza un brivido di terrore…”. Si rivolge perciò all’Essere Supremo supplicandolo: “Assistimi, o Dio, nella scelta delle mie decisioni, ascolta le mie preghiere, consola chi soffre per me ed avrebbe tanto bisogno di me e del mio amore, di sostegno e di affetto. Fammi degno di amare e permetti che un giorno … placati gli odi, prosciugati gli immensi fiumi di sangue, possiamo <Lei> ed io vivere uniti per Te… Così sia.” Era un uomo di fede, Carlo Bonfiglio, di quella più umilmente vera se corroborava il suo animo con la voce del vento, e tendeva l’orecchio alle piccole cose. Voleva uscire da quella brutta faccenda della guerra al più presto per iniziare una nuova vita con la sua amata. Aveva ormai, subito, la metamorfosi amorosa: “Sono in uno stato d’animo nuovo, mai provato fino ad oggi. Amo nel nome vero dell’amore, amo come credo che Iddio voglia che gli uomini si amino, ed amo con un fine sacro e preciso. Alieno dalle così dette passioncelle che subito si spengono lasciando per l’aria lo stesso odore dell’olio che ha finito di ardere, sono deciso a raggiungere la santa meta dell’Altare al fianco di Colei che Dio mi ha assegnato come sposa…Amo in un modo infinitamente grande... Nuove dolcezze ho conosciuto, ed ancor più apprezzo ora l’affetto muto, sincero e pieno di dedizione di colei che adoro… sarà mia Sposa un giorno davanti a Dio…L’immagine di “Lei” è sempre davanti a me: i suoi occhi azzurri come il cielo, pieni di amore e di passione sempre mi guardano, la bocca mi sorride nell’attesa trepida di un bacio, lungo bacio d’amore…” Le ultime parole del diario: “Alla fine di questo giorno, amore mio, ti mando la buona notte ed il mio bacio più dolce suggelli ancora una volta il nostro amore. Buona notte amor mio! Mia Stella!” Dopo alcuni giorni, le sue speranze e i buoni propositi, che voleva condividere con la dolce amata, furono troncati violentemente dall’assurdità nazista. Carlo Bonfiglio fu barbaramente trucidato in un luogo appartato della campagna vestina dove tutt’ora una croce in ferro ne indica il punto. Una donna anziana, non vedente, ricorda ancora l’eco tragico dello sparo che annientò la vita del giovane. Il suo corpo fu trovato quarantacinque giorni dopo il delitto Dopo poco tempo la sua grande amata morì di crepacuore. Dimenticare queste cose vuol dire anche dimenticare le atrocità, le efferatezze, la follia nazista e, più in generale, la follia umana. Remember cittadino, remember. Ringrazio l’Ing. Enzo Casalena e la sua cortese disponibilità nel fornirmi documenti su Carlo Bonfiglio. seguici su » lacerbaonline.com 32 E’ uscito il nuovo numero de LACERBA ? seguici su » lacerbaonline.com 33 Certo, ne vuole una copia ? Epigrafe esposta nel Santuario di Bucchianico. In basso: la Fiaccola della Carità e un dipinto che illustra il miracolo avvenuto nel 1612 al Convento dei Cappuccini di Loreto Magari... non riesco mai a trovarlo in edicola ! Purtroppo non possiamo stampare più copie perchè non abbiamo abbastanza soldi. Però lei può aiutarci e le spiego come ... Versando 20 € all’associazione le lasceremo una copia in edicola a suo nome. Dopo 20 anni di informazione libera e bella, LACERBA chiede ai lettori un piccolo contributo per difendere la sua autonomia. Per andare avanti abbiamo bisogno del vostro aiuto. Per i primi 100 sottoscrittori sarà estratta una serigrafia di Procopio Per info: Gianfranco Buccella 339.3293885 Andrea Evangelista 389.6470028 La Fiaccola della Carità 2014 Loreto Aprutino designata Ente Civile per la particolare celebrazione camilliana, quest’anno coincidente col centenario della Prima Guerra Mondiale LORETO APRUTINO - Indubbiamente, anche se in modo diverso da come ci si aspettava, la manifestazione legata a San Camillo De Lellis, rappresenta una rottura col passato e finalmente il paese natio della mamma del Santo entra a far parte ufficialmente delle celebrazioni camilliane nel mondo. Dopo quattrocento anni, trascorsi in un silenzio strano quanto imbarazzante, le autorità ecclesiastiche e civili dei Comuni di Bucchianico (Ch) e di Loreto Aprutino (Pe), si avvicinano in un prolifico dialogo di collaborazione in nome del “Gigante della carità”. Ricordiamo che la mamma del Santo, Donna Camilla De Compellis, era nata e vissuta da nubile a Loreto Aprutino in una casa nelle adiacenze della Chiesa di San Biagio (Fu Don Camillo Smigliani che nel 1991 fece richiesta all’Amministrazione Comunale di dedicare lo spazio davanti alla citata chiesa al nome del Santo. Richiesta accolta e da quell’anno quel luogo si chiama Piazzetta San Camillo De Lellis, ed una targa toponomastica sarà finalmente installata in questa occasione). Notizia riportata da Sanzio Cicatelli, scrittore camilliano, contemporaneo di San Camillo, il quale ci fa partecipi anche del miracolo avvenuto nel 1612 presso il Convento dei Frati Cappuccini, quando il Santo era passato a salutare i parenti prima di partire per Roma dove sarebbe rimasto sino alla fine dei suoi giorni (14 luglio 1614). Trovando le porte del paese chiuse (erano le due di notte) per il brigantaggio, riparò al Convento dei Cappuccini dove tra l’incredulità dei presenti, trasformò l’acqua in vino, all’ora del desinare. Detto così, forse, si riesce a dare solo una pallida idea di ciò che accadde in quel frangente ma chi fosse interessato a capire meglio e con più dettagli, è pregato di leggere le testimonianze dei presenti al fatto miracoloso, nel libro sulla santificazione del Ministro degli Infermi. La Fiaccola della Carità, che arde perennemente nel Santuario di San Camillo a Bucchianico, è legata anche alla designazione dell’Ente Civile e dell’Ente Militare, che quest’anno saranno Aprutino Ore 19,00 - Celebrazione della Santa Messa con la partecipazione del coro di San Pietro - “Intra Missam”: presentazione e benedizione dell’Olio destinato alla lampada votiva che perennemente arde nella cripta del Santuario di San Camillo, a Bucchianico. Lampada benedetta da Papa Giovanni XXIII - Consegna dell’Anfora con l’Olio alla Delegazione incaricata al trasporto a Bucchianico, Patria di San Camillo De Lellis - Messaggio “Ignis Ardens” da parte del Camilliano presente più rapprerispettivamente il Comune di Loreto Apruti- sentativo Ore 20,15 – Termine della cerimonia e inino e l’Aeronautica Militare. E soprattutto in coincidenza col Centenario della Prima Guer- zio divertimenti vari ra Mondiale. Per quanto riguarda il nostro Il trittico cerimoniale prevede un seguito territorio, le manifestazioni si svolgeranno il 29 p.v. ad iniziare dalle ore 17,00 presso all’Altare della Patria e alla Chiesa della la Chiesa della Madonna del Carmine dove Maddalena in Roma (5 luglio) e a Bucchianiarriverà il Piede di San Camillo e dopo aver co (Ch) (15 luglio), per la chiusura dell’Anno dato lettura del fatto miracoloso avvenuto Giubilare del Santo. Per raggiungere entrambi nell’ex Convento, ci si avvierà per raggiungere i luoghi l’Amministrazione comunale metterà il piazzale del Monumento Ai Caduti, dove ci un pulman a disposizione dei visitatori. M.S. si unirà al resto dei presenti, composto dalle Autorità Civili e Militari, dai Gruppi, dagli Enti, dalle Rappresentanze che nel frattempo (alle ore 18,00) si erano dati appuntamento davanti al Municipio di Via M Angolani. Il resto del programma è così composto: Ore 18,20 - Dichiarazione dell’apertura delle Celebrazioni “Fiaccola 2014 – Ediz. LV”- Designazione del ruolo di Ente Civile della Città di Loreto Aprutino - Dichiarazione del Sindaco di Loreto Apr. di accettazione del ruolo di Ente Civile - Consegna del documento relativo da parte della “Fiaccola della Carità” e del Comune di Bucchianico - Alzabandiera del tricolore d’Italia al suono dell’Inno Nazionale - Benedizione e deposizione della corona d’alloro al Monumento Ai Caduti a nome del Comune di Loreto Aprutino, del Comune di Bucchianico, dell’Ente Militare 2014, e della Fiaccola della Carità, al suono della Canzone del Piave - Intervento del Sindaco di Loreto Ricordo di Monsignor ANTONIO IANNUCCI a cento anni dalla nascita di Giorgio Di Carlo Anniversari Auguri alla San Cesidio Compie dieci anni l’Associazione San Cesidio Giacomantonio di Colleromano. Era l’aprile del 2004 quando Frà Bernardino Lucantonio e un gruppo di giovani che frequentavano il convento diedero vita a un sodalizio con l’obiettivo di preservare il tesoro architettonico, culturale e artistico custodito nel complesso di Colleromano. Nell’autunno precedente era stato edito il primo calendario con le immagini della chiesa e del complesso conventuale, ottenendo una più che favorevole accoglienza da parte della cittadinanza, che non ha mai lesinato a Colleromano il proprio affetto. Da secoli, infatti, la struttura monastica adagiata sul colle rappresenta per Penne un punto di riferimento anche sotto il profilo visivo. Negli anni, numerose generazioni di giovani si sono avvicinate alla realtà della comunità religiosa, intrecciando un rapporto di reciproca stima e amicizia con i Frati Francescani, e in particolare con Frà Bernardino Lucantonio, persona di profonda fede e accogliente con tutti. Centinaia, migliaia di giorni e serate passate insieme, pellegrinaggi e gite, risate e preghiere, senza dimenticare anche una buona dose di lavoro per tenere in vita e valorizzare le meraviglie del museo e della biblioteca: da tutto questo è nata l’associazione, che porta avanti l’eredità di Frà Bernardino, sia dal punto di vista spirituale, organizzando pellegrinaggi e momenti di preghiera, sia lavorando con costanza e abnegazione per conservare le testimonianze storico artistiche del convento. Fin da principio, i ragazzi della San Cesidio hanno voluto rendere fruibileColleromano sia alla cittadinanza che ai visitatori provenienti dall’esterno. Così, oltre al calendario, appuntamento ormai tradizionale e sempre ricco di novità, sono state organizzate altre iniziative quali le mostre di pittura e di scultura abruzzese, le mostre natalizie dei presepi, il presepe vivente e, l’anno scorso, il Bernaday, una due giorni di musica ed esibizioni artistiche per onorare la memoria di Frà Bernardino. La foresteria, situata al pian terreno, è attrezzata per ospitare piccolecomitive, e da anni dà alloggio con regolarità a gruppi di scout. Tra i visitatori è d’obbligo citare i numerosi studiosi interessati a Colleromano sia dal punto di vista architettonico che sotto il profilo più squisitamente culturale: una struttura bassomedioevale che custodisce qualcosa come trentamila libri e molte opere d’arte di vario genere, dalle tele ai manufatti per l’uso quotidiano, costituisce un vero e proprio paradiso per storici e ricercatori nelle materie più disparate. Certo, le sfide che quotidianamente i venti membri dell’associazione sono chiamati ad affrontare non sono poche e neanche delle più facili, dalla cronica mancanza di fondi al disinteresse verso la nostra storia e le nostre tradizioni culturali che, purtroppo, caratterizza da tanti, troppi anni l’Italia, suscitando con disarmante regolarità lo stupore degli stranieri. Il terremoto del 2009, che pure non ha causato troppi danni, non ha certo facilitato il compito ai ragazzi della San Cesidio. Pietro, Massimo e gli altri, tuttavia, seguendo anche in questo gli insegnamenti di Frà Bernardino, continuano a rimboccarsi le maniche con passione e voglia di fare, cercando sempre nuovi modi per valorizzare Colleromano. In un’epoca in cui, anche per via di una crisi economica profonda, si tende a guardare con sfiducia al futuro e cresce l’individualismo, l’impegno dei ragazzi di Frà Bernardino acquista ancora più valore. La nutrita partecipazione della cittadinanza, e non solo, ai loro appuntamenti, poi, testimonia senza dubbio la bontà del lavoro che quotidianamente questi giovani svolgono. Buon decimo compleanno alla San Cesidio, quindi, e che i prossimi dieci anni siano ancora migliori! Alessio Turchi Nel giorno dedicato a Sant’Antonio è ricaduto il centenario della nascita a Bolognano di Mons. Antonio IANNUCCI, ricordato come Arcivescovo “fondatore della Diocesi di Pescara germogliata sull’antico tronco della Chiesa Vestina”, secondo le parole di Mons. Vincenzo D’Addario - Arcivescovo di Teramo-Atri - morto prematuramente. Compìuti gli studi nel Seminario Regionale di Chieti e nel Collegio Capranica di Roma, egli fu ordinato sacerdote il 25 marzo 1938 ma volle continuare negli studi. Dopo due anni si laureò in Teologia riportando la votazione “Summa cum laude” presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma risultando il primo fra i cinquantacinque laureati dell’anno; successivamente conseguì pure la specializzazione in Magistero Teologico. Terminati gli studi tornò a Chieti dove l’allora Arcivescovo Mons. Giuseppe Venturi - sua guida non solo spirituale - lo nominò Parroco di S. Agostino e insegnante di Religione nella Scuola Media Superiore. Senonchè l’8 dicembre del 1949 fu chiamato a Pescara quale Vicario Generale di Mons. Benedetto Falcucci , divenuto Vescovo della nuova Diocesi di Penne–Pescara. L’incarico fu mantenuto sino al 1955 allorchè l’8 maggio fu consacrato Vescovo e nominato Ausiliare, a causa delle non buone condizioni fisiche del Vescovo Falcucci. Nel 1959 divenne Vescovo residenziale della stessa Diocesi, che nel 1982 fu elevata a sede Metropolitana col titolo di Pescara-Penne; Mons. Iannucci ne divenne l’Arcivescovo e mantenne l’incarico sino al 20 aprile 1990 quando, con l’accettazione delle dimissioni presentate al compimento di 75 anni, il 20 aprile 1990 assunse il titolo di Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne. Morì a Pescara il 14 ottobre 2008 e molti ricordano ancora la partecipazione alle sue esequie dell’intera città; la salma fu tumulata nella cattedrale di San Cetteo (sala del Battistero) ove riposa. La sua attività nei 35 anni di Episcopato è notevole e ricca di risultati ottenuti; ha scritto libri di cultura religiosa e storica ed è stato autore di numerosi documenti pastorali, oltre che di articoli a contenuto biblico, religioso e sociale; A quanto è dato ricordare ha ordinato 111 sacerdoti; ha istituito ben 70 nuove parrocchie e realizzato la costruzione di 42 chiese. Inoltre sono stati ordinati due Vescovi: Mons. Antonio Valentini e Mons. Vincenzo D’Addario, senza dimenticare la promozione della causa di beatificazione del giovane operaio Nunzio SULPRIZIO, e la conseguente realizzazione del Santuario a Pescosansonesco. La celebrazione a Pescara nel 1977 del XIX’Congresso Eucaristico Nazionale costituisce poi l’apice del lungo episcopato; veramente indimenticabile e significativo fu il momento in cui Papa Paolo VI - al termine dell’omelia pronunciata sabato 17 settembre sulla “rotonda” di corso Umberto (oggi “nave di Cascella) - gli fece dono della Croce pastorale, quale <<degno Pastore di questa antica e giovane Diocesi>>.. Anche nel sociale la sua opera è stata intensa ed efficace, basti ricordare il Centro Nazareth in Pescara – uno dei 18 Centri della Fondazione Papa Paolo VI - dove sono accolte numerose persone anziane, né può essere dimenticata la creazione del Lebbrosario Diocesano di Madirè nel Benin e dell’Ospedale Diocesano a Quagadaugou, entrambi nell’Africa Occidentale; così pure vanno ricordati gli aiuti educativi e formativi a favore dei giovani del terzo mondo. Erano i tempi in cui Pescara si avviava a essere una grande città, sviluppata e in linea con i tempi, e nel ricordare tutto il fervore di attività religiose e sociali di Mons. Iannucci, si può ben dire che le sue forti capacità organizzative e decisionali sicuramente accompagnarono la rinascita della città di D’Annunzio e della sua Provincia, bombardati e umiliati dagli eventi che segnarono il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. seguici su » lacerbaonline.com 36 Le feste sono finite Mimmo Locasciulli si fa portavoce del disagio seguici su » lacerbaonline.com 37 CONCORSO Donne in bianco e nero e a colori S PENNE – Dopo le elezioni regionali, Mimmo Locasciulli è tornato ad occuparsi dell’amministrazione locale. E questa volta, il cantautore pennese tocca il tema delle feste popolari cittadine. Molte di loro, infatti, a causa di problemi di natura economica e non (come per la festa di San Massimo), sono state ridimensionate o cancellate. Locasciulli, che parla già da futuro candidato sindaco di Penne, osserva: «Le feste patronali o simili non sono certamente degli eventi culturali di alto profilo, ma non si può negare che esse sono l'espressione di tradizioni, consuetudini ed usanze popolari che non dovrebbero essere abbandonate e dimenticate. In una città come Penne, dove le occasioni culturali o di socialità varia sembrano davvero un bene proibito, la mancanza di queste feste popolari assume sempre piú il significato di una definitiva condanna alla assenza. I mancati festeggiamenti del patrono San Massimo, della Madonna del Carmine o di Sant'Antonio, a titolo di esempio, rappresentano anche per la società laica una grave amputazione della conservazione della memoria popolare. Le pro loco e i comitati facciano sentire la propria voce anche attraverso le istituzioni che, nella loro mission, dovrebbero tenere nella dovuta considerazione anche la tutela delle nostre tradizioni». i è concluso sabato 6 giugno 2014 il quarto concorso “Immagini amiche/nemiche delle donne” ideato dall’avv. Silvia Di Salvatore dell’Associazione Donne Vestine e dalla dott.ssa Francesca Magliulo dell’UDI Pescara. La cerimonia di premiazione, patrocinata dal Comune di Penne, si è tenuta presso la sala comunale Francesco D’Angelosante ed è stata presenziata dall’assessora alle pari opportunità, Margherita D’Agostino. Le opere in concorso hanno interpretato, raffigurato, descritto e analizzato i valori della differenza e delle pari opportunità per tutti, con lo scopo di sfidare i pregiudizi, le arretratezze e gli stereotipi, affermando e valorizzando le persone, indipendentemente dal genere. Sono state premiate le classi 2°A e 2B dell’Istituto Comprensivo Mario Giardini per il video “Diversamente umani”; la classe 2B dell’Istituto Comprensivo L.C. Paratore per la poesia “Ritratto di donna”; la classe 4B del Liceo Luca da Penne per i racconti e le poesie sul carcere femminile. Hanno partecipato al concorso anche alcune detenute della Casa Circondariale “Madonna del Freddo” di Chieti e una donna in affidamento ai servizi sociali a dimostrazione del fatto che le emozioni vanno oltre le sbarre e che chi sbaglia deve sempre avere la speranza di poter ricominciare. Un riconoscimento postumo è stato consegnato alla signora Maria Cacciatore in memoria del figlio Peppino Evangelista per la poesia dedicata alla madre “Grazie, Signore!”. Testimonial dell’evento è stata Lulù, il pupazzo che ha incontrato i bambini della scuola elementare Mario Giardini per una avventura alla scoperta di sé. I bambini hanno intervistato Lulù e a loro volta hanno risposto alle domande del pupazzo e degli “zii” Luca e Mariano: hai un fidanzato? Lavori? Aiuti la mamma nelle faccende domestiche’ E il tuo papà l’aiuta?... L’obiettivo era quello di conoscersi, conoscere l’altro, raccontarsi, raccontare, notare le differenze e le uguaglianze, accettare le differenze e le uguaglianze. Il pupazzo ha poi coinvolto i ragazzi del Liceo rivolgendo loro domande sui “fidanzati” e coinvolgendoli in parodie improvvisate per cercare di esorcizzare le ansie nei confronti dell’altro sesso. Le Donne Vestine e l’UDI Pescara ringraziano le Scuole partecipanti, la direttrice della Casa Circondariale Madonna del Freddo e la dottoressa Luana Capretti, la sig.ra Maria Cacciatore ed infine Viviana Bazzani, Luca Aceto e Mariano Della Pelle per l’intervento di Lulù (visibile su You Tube in TG LULU). seguici su » lacerbaonline.com 39 Il Mondiale nel pallone di Gianfranco Buccella Renato Mariotti ci aveva già abituati da tempo alla sua “diversa prospettiva” nella visione e, soprattutto, nel modo di “Vivere” la sua passione calcistica. Da anni segue i suoi “pulcini” trasmettendo loro valori e non solo tecnica e tattica calcistica. Il suo sguardo sempre composto, equilibrato, paziente e quieto trasmette ai suoi allievi sicurezza ed infonde fiducia. Ho potuto osservarlo con attenzione nel corso della sua prestazione all’interno delle attività proposte nella settimana di “PAUSA DIDATTICA” svoltesi a febbraio nell’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino con gli alunni delle classi della Scuola Primaria. Per l’occasione , oltre a dimostrare le sue doti comunicative e relazionali con i piccoli allievi, ha manifestato una “verace” passione per il pallone , quella passione che parte dal cuore e al cuore ritorna senza mai trascendere i confini del sentimento per accostarsi a quello degli interessi monetari legati al business sportivo. Profondo conoscitore della storia del calcio nazionale e locale , ha convinto anche me che pensavo solo al calcio degenerato nel mondo del dio denaro. Ha riportato nelle aule scolastiche l’immagine di un calcio pulito che promuove sentimenti positivi e valori sociali come l’amicizia e la solidarietà. Mi ha sorpreso Renato in quella occasione e mi sorprende ancora di più oggi che vedo premiata la sua dedizione al mondo del calcio con una mostra dal titolo “Il mondiale nel pallone” promossa a Chieti dall’associazione di volontariato onlus Erga Omnes. In occasione dei mondiali di calcio, che sono in svolgimento in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio, nello Spazio Esposizioni Temporanee di Palazzo de’ Mayo a Chieti, con ingresso libero, Renato Mariotti espone la sua preziosissima collezione di cimeli calcistici come palloni, scarpe da calcio, giornali sportivi, ripercorrendo la storia dei mondiali di calcio a partire da quelli disputati nel 1930 in Uruguay fino all’ultimo mondiale del 2010 in Sud Africa. In mostra anche il primo pallone di fine ‘800 con il quale il Genoa ha giocato le sue partite d’esordio, pezzo significativo del calcio italiano. Nella collezione di Renato Mariotti c’è infatti la prima scarpa prodotta dai fratelli Adolf e Rudolf Dassler nel 1925, antecedentemente al loro diverbio e divisione in Puma e Adidas. In collezione anche un’altra curiosità legata al primo mondiale del 1930, ossia i due differenti palloni con i quali vennero giocati i due tempi della prima partita: l’arbitro designato, il belga Jean Langenus, ad inizio incontro risolse infatti così il bizzarro litigio per il quale ciascuna squadra voleva giocare con il proprio pallone da calcio. La motivazione che ha dato origine a questa mostra è più profonda di una semplice esaltazione del calcio attraverso l’esposizione dei suoi cimeli. E’ la storia di un “Pallone” che riporta in primo piano problematiche sociali delle più svariate provocando, inevitabilmente, una riflessione sullo sperpero di denaro e sullo show mediatico che fanno da cornice ad ogni Mondiale di Calcio. L’intento di questa mostra, quindi, non è solo quella di ripercorrere la storia dei Mondiali e l’evoluzione del Pallone negli anni, ma di proporre alle nuove generazioni, alle nuove leve calcistiche, una diversa prospettiva del “giuoco del calcio”, in un’ottica non più condizionata dalla spettacolarizzazione dei riflettori mediatici. L’Esposizione rappresenta pertanto quello spirito che già avevo intravisto negli occhi di Renato quando “giocava” a fare il maestro con gli alunni della scuola del “Tito Acerbo”. L’inaugurazione è avvenuta giovedì 12 giugno alle ore 18 nello Spazio Esposizioni Temporanee di Palazzo de’ Mayo, Corso Marrucino, 121 – Chieti.Gli orari di apertura per il mese di giugno: da martedì a venerdì 10-13, sabato e domenica 10-13/16-20; per il mese di luglio: da martedì a domenica dalle 19 alle 23 seguici su » lacerbaonline.com Un momento della manifestazione al Politecnico di Milano Nell’altra pagina, alcuni elaborati dei bambini e l’attestato di premio assoluto vinto C’è una Loreto che sa vincere di Mauro Soccio LORETO APRUTINO - C’è una Loreto costruttiva che guarda al futuro portandosi dietro le ricchezze del suo passato. Che vuole rinsaldare bene le radici dell’appartenenza per proiettarsi negli anni a venire con la consapevolezza della sua vera identità. Una Loreto che sa anche vincere e lo fa con questa motivazione: “La narrazione testimonia con efficacia un percorso più ampio che ha coinvolto gli alunni e documenta anche la creazione di un rapporto con il territorio e le associazioni locali. Foto e immagini evocative sono incorniciate in una struttura narrativa estremamente curata. L’organizzazione del lavoro in classe appare efficace ed è ottimamente descritta: si nota il ricorso a strategie di cooperative learning che hanno portato a benefici didattici cognitivi e formativi”. Stiamo parlando del Concorso Nazionale Policultura-Expo al quale il nostro Istituto Comprensivo saggiamente diretto dalla Prof.ssa Lorella Romano ha partecipato con 3 progetti di cui, quello denominato AbbracciAMOloreto ha centrato in pieno l’obiettivo. Qualcuno ricorderà che nel dicembre 2012 insieme con gli amici delle Associazioni Riunite e delle maestranze dell’Istituto Comprensivo della cittadina, fu organizzata la manifestazione AbbraccioAMOloreto con l’intento di fare opera di sensibilizzazione tra i cittadini sul recupero di alcune strutture architettoniche di grande importanza (Palazzo Municipale, Teatro “De Deo”, Chiesa San Francesco e relativo chiostro, Antiquarium “A. Casamarte”, Museo Etnografico della Valle del Tavo, i locali dell’ex Bocce, la Fontana grande) all’interno del centro storico. Il coinvolgimento degli alunni e studenti dell’Istituto produsse un ingente materiale espressivo, letterario e figurativo, di valore, una cui sintesi, assemblata dalla docente Erminia (Mimma) Granchelli, ha partecipato al citato concorso nazionale ed in parte, internazionale (8 paesi hanno partecipato con elaborati in lingua inglese). La pole position, fatta registrare dopo la prima scrematura, è stata avvalorata dalla clamorosa vittoria finale che ha sbalordito finanche i componenti la giuria tecnica. L’emozione davanti al computer, giovedi 5 giugno u.s., collegato in streaming col Politecnico di Milano, ad assistere in diretta alle fasi della premiazione, è stata tanta ed anche giustificata. Vedere Mimma ricevere il premio in nome e per conto dell’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino - Provincia di Pescara - in un palcoscenico così qualificante…beh! Non è cosa di tutti i giorni. Abbiamo sempre affermato che gli interlocutori privilegiati delle azioni socio-culturali prodotti sul territorio devono necessariamente essere gli alunni e gli studenti del nostro Istituto Comprensivo. Perché saranno loro gli uomini e le donne del domani e dovranno essere consapevoli del patrimonio culturale della loro cittadina, in modo da sviluppare sensibilmente il senso di appartenenza al territorio. Non ci sono altre vie da seguire se vogliamo incamminarci in sentieri meno pericolosi ed accidentati di quelli che l’odierna società spesso ci propone. In questa ottica, la motivazione della giuria è stata impeccabile, cogliendo l’essenza di quello che, unitamente ai docenti, abbiamo cercato di trasmettere ai giovani “corsisti”. Vorrei invitare tutti ad essere meno scettici e a credere maggiormente alle buone cose della vita, così quando si organizzano manifestazioni serie e piene di contenuti, soprattutto quando si coinvolgono le maestranze scolastiche, la convinzione nella partecipazione collettiva sarà più visibilmente tangibile. Forza e coraggio…riprendiamo i remi! 41 seguici su » lacerbaonline.com 42 Penne è più donna L la moglie Giunone, la regina del Cielo, da sempre impegnata a controllare il fedifrago marito dai cento amori, celebrata come rappresentante del vincolo coniugale, la protettrice del matrimonio e dispensatrice della fecondità. A Vulcano, deforme e brutto, disprezzato dagli stessi dei e artefice nella sua officina di armi per quanto splendide, preferivano le belle forme di sua moglie Venere, la cui seduzione era inebriante, il cui sorriso era accattivante, dispensatrice della concordia e socievolezza dei cittadini. A Marte, dio della guerra, al quale avevano pur dedicato una porta della loro Città, preferivano Cerere, la dea delle biade, alla quale già allora sacrificavano il porco, simbolo della fertilità. La festeggiavano in onore dell’amicizia, mangiando la porchetta, per stringere continue alleanze famigliari. Al truce sguardo del dio guerriero preferivano l’espressione di mite dolcezza e di dignità maestosa di Cerere che in capo non aveva l’elmo di guerra, ma una corona di spighe. Non fidandosi dei medici, non tenevano in alcun conto Esculapio, lo ignoravano addirittura, e al suo posto veneravano Feronia, dea anch’essa delle messi, ma soprattutto delle fonti, dei boschi, dove curavano gli ammalati con l’Acqua Ventina, efficace in una ventina di malanni. Drusilla era un divinità di comodo. Sorella ed amante dell’imperatore Caligola, era morta giovane ed era stata da lui divinizzata: i Pennesi la veneravano per tenersi buono ed amico l’Imperatore che era pazzo. Costui ricambiò, rifacendo le terme del Colle Sacro. Vesta era preferita al fratello Giove: era la dea del focolare domestico e di tutta la Vestinia. Il suo fuoco non era distruttivo come la folgore del fratello, ma benefico ed emblema dell’unità nazionale. Era preferita a Marte, dio della guerra, in quanto era conservatrice della pace. Con queste divinità femminili è facile intuire quale fosse l’indole dei Vestini, particolarmente dei Pennesi. Pacifici per natura, della guerra con le armi non hanno alcuna idea: sono inclini per idealismo anche al sacrificio della vita, ma non hanno alcuna idea 43 Penne: la cripta Nella storia il rosa è il colore dominante. Ecco perché a crisi economica che attraversiamo induce molti disgraziati a contarsi le costole: maschi o femmine son sempre ventiquattro. Vi fu un tempo in cui l’uomo ne ebbe venticinque e fu il tempo di Adamo, creato di fresco e lasciato tutto solo nel Paradiso Terrestre. Ad ogni nuovo giorno se le contava pure lui, ma non certo per fame. La sua crisi era di tutt’altra natura! Sempre venticinque alla conta e andava in ismanie. Crisi nata, forse, per una dimenticanza del Sommo Creatore, che pure aveva creati gli altri esseri viventi maschi e femmine, dicendo loro: Siate fecondi! Quando se ne accorse, sottrasse finalmente ad Adamo la venticinquesima costola e con somma soddisfazione di lui gli creò Eva. Con quest’atto fu risolto il grave problema di popolare il mondo che si trovava sprofondato in una paurosa stasi, solitudine ed inerzia di eventi. Fin dai primordi dell’Umanità la donna era destinata a risolvere le cose più gravi, più difficili dell’Uomo che avrebbe necessitato della sua indispensabile collaborazione. Nella Storia, meglio nella Preistoria e nei ricordati primordi dell’Umanità, la società sarebbe stata matriarcale con venerazione di una divinità femminile, la Gran Madre, personificazione dell’Universo e di tutti gli esseri viventi, vedi le varie veneri del Neolitico. La Storia di Penne, con la sua origine etnica e le sue divinità tipicamente femminili, al di sopra delle quali c’è Vesta, ricorda un po’ questo antico matriarcato, anche perché la donna pennese si fa protagonista nei momenti più difficili. Il Panteon pennese conosce divinità quasi esclusivamente femminili: Vesta, Giunone, Cerere, Feronia, Venere, Drusilla. La stessa etnia di Penne prende nome da Vesta, essendo i Pennesi vestini per eccellenza. Qual è allora il valore della femminilità di questo Panteon? Vediamolo. A Zeus-Giove, dio supremo dell’ordine dell’universo, ma non della famiglia, i Pennesi, che ancora oggi non gradiscono nessun ordine, neanche se fosse un invito a fare presto suggerito dal proprio orologio, gli preferivano seguici su » lacerbaonline.com “Con queste divinità femminili è facile intuire quale fosse l’indole dei Vestini, particolarmente dei Pennesi. Pacifici per natura, della guerra con le armi non hanno alcuna idea” del combattere insieme. In un ipotetico loro esercito non vi sarebbero fanti ma solo tutti capi. Poche volte nella Storia provarono a formare un piccolo esercito, una volta diretto a Pescara contro i Borboni ma si dileguò nella notte, spaventato dalle folgori di un temporale scambiate per i cannoni della Fortezza. Un seconda volta mandato non contro, ma incontro alle milizie borboniche, non per combatterle, ma per rabbonirle con prosciutti, salami, porchette, soprassate e mortadelle. Ottimi commensali, amanti dell’amicizia, del canto, del lavoro in genere, ma dimentichi degli impegni presi il giorno prima, spensierati, sempre negati nell’esercizio della cosa pubblica, si presero perfino i rimproveri dell’ottimo concittadino Luca da Penne. Ad onor del vero c’è un solo episodio che li riscatta tutti, la difesa della Città dall’assalto dell’aquilano Iacopo Caldora, il quale poté entrare in Città solo passando sui cadaveri di 5.500 cittadini, morti tutti con le armi in pugno. Si trattò di eroismo non comune, riconosciuto dalla cancelleria aragonese e meriterebbe di essere ricordato da un monumento sul posto. Tale carneficina avvenne per il tradimento degli Aquilani coinvolti nelle beghe politiche del tempo e per l’indifferenza del vescovo di allora, Giovanni da Palena. A questa funestissima esperienza risale, forse, lo scetticismo pen- nese nella lotta politica e militare, nonché la diffidenza, notata anche da Giovanni De Caesaris, verso i vescovi della città, di cui il Da Palena è uno dei pessimi esempi. Lo spirito combattivo, più che negli uomini, è nelle donne pennesi. Il pennese calcola, temporeggia, attende di sapere da dove spira il vento per dirigere la prora. La donna pennese ha pronta la decisione, va controvento e sa subito come orientarsi in qualsiasi frangente, non badando agli ostacoli. Due soli episodi possono bastare: uno del tempo degli Italici e l’altro dei nostri giorni. Intorno al 90-89 a.C., Penne subì due assalti, uno degli Italici ed uno dei Romani. Gli Italici erano amici ma non si fidavano dei Pennesi per il loro carattere e chiesero loro in ostaggio dei figli in pegno del contributo militare promesso. Prevalendo nei Pennesi il partito dei simpatizzanti romani (mai unità in Città, anche allora!), gli impegni non furono onorati e ci fu l’assedio degli amici. Costoro minacciarono di uccidere gli ostaggi: ne nacque tale indecisione tra gli assediati alla quale posero fine le loro mogli. Che uccidessero pure i loro figli, esse sapevano come metterne al mondo altri che avrebbero combattuto a fianco dei Romani! Come andassero poi le cose lo si deduce dall’ingresso in Penne degli assedianti e dalla neutralizzazione cruenta del partito romano. In questo caso le donne non salvarono la Città, bensì il suo onore e la cosa fu riconosciuta dai Romani. L’altro episodio riguarda i nostri giorni. A tutti è noto a quale indifferenza è sottoposto con il turismo il patrimonio religioso architettonico-artistico della Città. Gli ostacoli frapposti a qualsiasi intervento fanno capire che non si ha alcuna conoscenza della sua importanza. Ne sono testimonianza la chiusura dell’Hotel dei Vestini, quella del Museo Civico – Diocesano, quella di alcune chiese, di conventi e di un oratorio molto importanti. Le lungaggini sono inspiegabili, almeno nel caso del citato Museo. Nonostante la tempestiva denunzia delle infiltrazioni d’acqua piovana da ogni parte del tetto, si sono attesi tanti mesi da far crollare il controsoffitto. Risultato: statue, arredi, tappeto, tele e artistico credenzone del Settecento in malora! Perché poi son passati tanti anni per riaprire la Cripta che non era stata interessata né dal crollo, né dalla infiltrazione d’acqua? E perché per riaprirla - l’idea è nata da alcune donne! - c’è voluta la mobilitazione di una gran parte della popolazione con la raccolta eccezionale di 1200 firme? Perchè il piano terra dello stesso Museo rimane chiuso, nonostante non sia stato mai interessato dall’acqua e nonostante le riparazioni del tetto, nel frattempo avvenute? Alla riapertura della Cripta, alle riparazioni del tetto del Museo si è giunti con la collaborazione del Comune, della Curia e della Sovrintendenza, ciascuno per le rispettive competenze. Lodevole la parte del Comune che, per concretizzare l’accordo faticosamente raggiunto (non senza la sua pressante diligenza), pur non essendo tenuto, si è accollata tutta la spesa del taglio di un cancello presistente per ricavarne due battenti. Non va sottaciuta neanche, dopo tantissimo tempo di inutile attesa, la raccolta delle suddette firme operata da un pugno di donne che sono state ringraziate con aspra critica ed avversate come se avessero compiuto qualcosa contro la Curia, o addirittura contro la persona dell’Arcivescovo. E’ sotto gli occhi di tutti che, grazie a queste donne che hanno sensibilizzato il problena, non solo si è riaperta la Cripta ai turisti, almeno quella (1200 visitatori in soli due mesi!), ma il Duomo ha riacquistato il suo decoro di Concattedrale di Pescara, mentre prima appariva abbandonato come una chiesa di campagna, polverosa, fredda, e poco accogliente. E questo non può non piacere alle autorità religiose, ai cittadini, ai turisti che lasciano ora messaggi entusiatici. Ho sempre sostenuto che nella storia di Penne c’è un innegabile protagonismo femminile e bisogna riconoscere che è fatto di sacrifici per il bene della Collettività. Il citato gruppo di donne, arricchito da qualche validissima presenza maschile, a turno fa vigilanza a titolo di volontariato. Sono mamme, mogli e nonne, che sottraggono alla famiglia propria il loro tempo prezioso. E scusate se è poco! Candido Greco seguici su » lacerbaonline.com 45 lacerbaonline.it I NONNI un periodico che esce tutti i giorni di Francesco Di Giorgio Il pubblico danaro di Tonino Testa C Visita il nostro sito e tieniti aggiornato sulle news dell’area vestina, perche’ ... Lacerba ne sa di più ome tutti sanno, il pubblico danaro viene amministrato dal governo per attuare tutte quelle riforme necessarie volte a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini che tra l’altro pagano le tasse. Pertanto gli amministratori devono essere capaci, onesti, non pensare ai propri interessi, ma fare gli interessi del bene comune. I trasgressori naturalmente dovrebbero essere severamente uniti perché approfittando del pubblico danaro commettono un grande crimine. Nell’antica Roma, Seneca, l’importante filosofo, che tra l’altro era stato precettore del giovane Nerone, si era arricchito in maniera illecita, quando Nerone divenne imperatore lo costrinse a suicidarsi: si tagliò le vene. Il grande imperatore Augusto inoltre, dovendo risanare il bilancio, chiese un parere al suo consigliere economico, Petronio. Questi senza pensarci due volte rispose:”Sire, bisogna aumentare le tasse, tanto i Romani prima si ribelleranno ma poi, come tante pecore, andranno a pagare”. Il consigliere Petronio fu licenziato su due piedi con queste parole:”Caro Petronio, le pecore vanno tosate, ma non scorticate”. Infine, desidero ricordare che durante l’orazione funebre in occasione della morte di Giulio Cesare, Marc’Antonio rivolto ai Romani disse:”Compatrioti, quando i poveri hanno pianto, il nobile Cesare ha lacrimato; inoltre, molti prigionieri egli ha riportato a Roma ed il prezzo del loro riscatto ha riempito il pubblico tesoro”. C’è da chiedersi: oggi dov’è il pubblico tesoro?Le casse dello Stato sono vuote nonostante i cittadini paghino un’infinità di tasse: dall’Irpef ai rifiuti, e fra poco pagheremo anche l’aria che respiriamo a causa dei numerosi scandali che accadono quotidianamente. Come diceva il grande Totò:”Ed io pago, io pago…”. Secondo accreditati politologi, uno dei periodi migliori dal punto di vista economico fu quello giolittiano. Giovanni Giolitti, lo statista che governò dal 1903 al 1914, realizzò non soltanto il suo programma di governo, ma anche quello voluto dalla sinistra: tant’è che un noto giornalista, il marchigiano Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, scrisse che oramai Carlo Marx poteva essere relegato in soffitta. In quel periodo fu realizzata una grandissima opera: l’Acquedotto pugliese, la cui realizzazione superò notevolissime difficoltà in quanto l’approvigionamento idrico avvenne alle sorgenti del Monte Sele, a 250 km da Bari. Inoltre, fu inaugurata nella piazza principale di Bari, il 14 maggio 1915, la prima fontana pubblica ed alla fine del 1919 altri 19 grandi comuni ebbero l’acqua potabile. Ed i conti dello Stato erano perfettamente in ordine, tant’è che la lira faceva “aggio” sull’oro, vale a dire che i cittadini preferivano avere la lira in tasca anziché comprare gli oggetti preziosi. Oggi purtroppo è un altro mondo e le condizioni economiche, nonostante i notevoli sacrifici di tutti i cittadini, non sono ottimali. In un tardo pomeriggio un politico, parlando dal balcone del Municipio ad una numerosa folla raccolta in piazza, stava elencando tutte le riforme necessarie per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, quando aggiunse:”Perché altrimenti chissà dove andremo a finire…”. Dopo pochi minuti, alta si levò la voce di un ascoltatore:”Onorevole, non si preoccupi: tanto già ci stiamo!”. Oggi si va generalizzando la tendenza ad isolare gli anziani, sia per garantire alle nuove coppie la più ampia libertà nel governo della casa e nell’educazione dei figli, sia per consentire ai “vecchi” la tranquillità di cui sono desiderosi. Accanto a queste ragioni positive, ve ne sono purtroppo di meno…nobili: il ripudio radicale di ciò che appartiene in qualsiasi modo al passato, il rifiuto all’assistenza di chi è afflitto da acciacchi e tristezza, e quindi costituisce un peso anziché un aiuto. La tendenza all’emarginazione di chi si trova nella “terza età” è tuttavia frenata da alcune situazioni di fatto con le quali si è costretti a fare i conti: mancano gli appartamenti per i nuovi sposi, che perciò si rassegnano ad abitare con i genitori del marito o della moglie, quando nascono i figli, il lavoro extra-domestico della madre pone crudamente il problema della loro assistenza. I nonni, in genere, accettano volentieri il ruolo di baby sitter, non soltanto perché amano i figli e sono disposti ad aiutare i generi e le nuore, ma anche in quanto provano tenerezza ed affetto per i nipotini, che offrono loro l’occasione di sentirsi ancora utili ed importanti, di riprovare in qualche misura e per analogia le gioie della maternità e della paternità, di uscire da una solitudine che appare sempre più una condanna anziché una liberazione. Polacchi a San Ciro Candido Greco Il dott. Gerardo Polacchi, figlio dello storico-poeta Luigi, ha donato alla Chiesa di S. Ciro una icona sacra del Cristo Pantokrator nella ricorrenza del 26° anniversario della morte del padre che cade il prossimo 14 luglio. La bella icone sarà collocata nella Chiesa, recentemente restaurata dalle Suore della Santa Famiglia che per l’occasione faranno celebrare una Messa di suffragio per il Poeta. Il rito sarà rinviato all’autunno, essendo l’Istituto impegnato nel Capitolo Generale. Per pura coincidenza il suddetto anniversario cade quest’anno nel Primo Centenario della Grande Guerra, ovvero della Prima Guerra Mondiale che, com’è noto scoppiò proprio nell’estate del 1914, alla quale il Polacchi partecipò da volontario. Caduto prigioniero il 26 maggio 1916, fu smistato nei campi di prigionia prima austriaci e poi magiari, ove rimase fino al tracollo dell’Impero Austro-Ungarico nel 1917. Alla Grande Guerra parteciparono anche molti pennesi, i cui nomi sono oggi scritti sulla stele del Parco della Rimembranza, a ricordo del sacrificio della loro vita nell’adempimento di quel dovere sacro che fu la difesa della Patria. Il Polacchi ritornò vivo dalla Guerra, con un diario dal titolo Memorie di un Sottotenente, scritto “di trincea in trincea, di prigionia in prigionia”, una testimonianza preziosissima di quel tragico conflitto mondiale, la prima del genere in Italia, benché data alle stampe dopo un ventennio (oggi dovrebbe esere ristampata). Ancora una volta troviamo il Polacchi al centro di un avvenimento di importanza eccezionale, questa volta addirittura mondiale, con la sua testimonianza di prim’ordine, che risulterebbe molto utile se Penne volesse ricordare il sacrificio dei suoi centottanta figli caduti. La Grande Guerra è tutta nelle Memorie del Polacchi con il suo carico di sofferenza e di umanità e nella stele del Parco della Rimembranza seguici su » lacerbaonline.com 46 Il valore educativo delle Arti Marziali C onsiderato che già da qualche tempo è aumentata la domanda di attività ludico-sportive e che di conseguenza le Federazioni Nazionali hanno orientato la formazione e l’aggiornamento degli Insegnanti Tecnici alla nuova realtà, preparando adeguatamente i Tecnici delle Società Affiliate che concretamente si occupano di formazione e avviamento all’attività sportiva. Riteniamo che allo stato attuale gli Insegnanti Tecnici di Arti Marziali non possono essere solo e semplicemente dei tecnici, ma Educatori che hanno acquisito nel percorso formativo Federale conoscenze adeguate di tutte le problematiche connesse allo svolgimento deldelicato ruolo dell’insegnante. Contestualmente all’opera di promozione e divulgazione delle arti marziali, riteniamo opportuno precisarne il significato, per evitare il perpetuarsi di dannosi equivoci. Con questo numero de Lacerba diamo alcune informazioni sulla Kick Boxing: Il termine "KICK BOXING" (letteralmente "Tirare di calcio e di pugno") nasce negli USA ufficialmente nel 1974 con il nome di "FULL CONTACT KARATE". Nel 1980, a causa del successo che il Full Contact Karate incontrò in Europa, nacquero dei contrasti con le Federazioni di Karate esistenti e per evitare problemi politico-sportivi, la WAKO decise di lasciar cadere l’uso della parola Karate associata a Full Contact e nacque così il termine di KICKBOXING che immediatamente dava l’idea di cosa i praticanti stessero facendo: tirare di calcio e di pugno. Un altro motivo per cui si lasciò cadere l’uso della parola karate allora, era che nel frattempo accanto al full contact, la kickboxing aveva adottato delle altre formule sportive che si chiamano Semi Contact e Light Contact. Quindi la parola Kickboxing assume un termine generico, come una corolla dalla quale si diramano tutte le varie specialità: Semi Contact, Light Contact, Full Contact, Forme Musicali, Aero-Kickboxing e presto anche Kick-Light, sono le specialità praticate oggigiorno. Il Semi Contact (consigliato anche ai bambini 10 anni) dove il combattimento viene interrotto ogniqualvolta l'atleta riesce a piazzare un colpo a bersaglio utile senza esprimere la sua potenza. I punteggi variano a secondo della tecnica utilizzata. Il Light Contact (dai 15 anni) è il passo intermedio per arrivare ai combattimenti a contatto pieno. I due avversari si affrontano scambiandosi vicendevolmente colpi senza interruzione in un fluire di tecniche giudicate sempre secondo il criterio della tecnica portata a segno con precisione. Anche qui la tecnica arriva a segno senza esprimere tutta la sua potenza. Il Full Contact è decisamente la formula agonistica più dura, gli atleti si affrontano su di un ring e i colpi portati a segno sono a contatto pieno. Nella Low-Kick, come dice il termine stesso Low Kick=calci bassi, gli atleti come nel full combattono su di un ring con la regola che i calci possono essere portati sia all'interno che all'esterno coscia. Forme Musicali, questa disciplina racchiude tutte le arti marziali, dal Karate, al Kung Fu, al Wu shu, ecc., con lo scopo di creare un incontro immaginario con la musica che non fa solo da sottofondo ma deve essere un tutt'uno con l'esercizio stesso. Il sincronismo è fondamentale in questa disciplina. La spettacolarità, il dinamismo e l'elasticità rendono le esibizioni molto piacevoli da seguire. Aerobic Kickboxing Questa disciplina mette da parte la formula sportiva del combattimento. Attraverso la musica e attrezzi dell'aerobica come lo step vengono insegnate le combinazioni e le tecniche della kickboxing, accrescendo il bagaglio conoscitivo del praticante, evitandogli lo scontro diretto con un avversario, ma formandolo sulla completezza delle tecniche. Puo' essere utilizzata come formazione per l'autodifesa o come preparazione agonistica agli scontri diretti. Ermano Emilio Maestro Cintura Nera 4° Grado Kick Boxing
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