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MASTER ENRICO MATTEI IN VICINO E MEDIO ORIENTE
Dottorato di Ricerca del XIX ciclo “Multilevel Governance”
Imprenditori, sindacalisti e esperti a confronto
IMPRESE, COME USCIRE DALLA CRISI:
I DIVERSI LIVELLI DEL CHE FARE
La crisi delle imprese è sotto gli occhi di tutti, evidente, drammatica, apparentemente insolubile, anche e soprattutto per chi giorno
dopo giorno vive una guerra di trincea contro le tasse, il costo del lavoro, le difficoltà del mercato globalizzato, l’arrivare indenni a
fine mese. Che fare? Gli imprenditori chiedono risposte operative agli economisti e agli esperti, che spesso sono in difficoltà a
trovare la formula giusta tra i tempi stretti della crisi e la sua profondità. A Teramo, sabato 17 maggio un incontro-confronto tra
imprenditori, sindacalisti e esperti cercherà di trovare un punto di raccordo per salvare produzione e occupazione dalla crisi.
Le nostre proposte principali sono due, una di medio periodo, investimenti fino a 200 miliardi di spesa, oltre il tetto cioè impostoci
dai Trattati dell’Unione. L’altra è strategica e ‘strutturale’, e si articola a sua volta in due capitoli: da un lato la revisione radicale del
Debito, che sempre più appare come una ‘truffa’ da anatocismo e da usurpazione del reddito da emissione monetaria da parte delle
banche private; dall’altro, appunto, la riconquista della sovranità monetaria da parte dello Stato italiano. Un obbiettivo questo che
non ha nulla dello ‘statalismo’ temuto comprensibilmente dagli imprenditori, e si configura invece come la conditio sine qua non
dello sviluppo della ‘libera impresa’. Uno strumento indispensabile per la crescita del capitalismo produttivo, e per la
regolarizzazione del suo più problematico interlocutore in questa fase storica, il capitalismo speculativo e bancario.
10,30
Introduce
Claudio Moffa
Università di Teramo, autore di Rompere la gabbia: sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi
Imprenditori, Sindacati, Stato in Italia: il caso dell’emissione monetaria
10,40
Relazioni
Giuseppe Rapone
Imprenditore, consigliere Confindustria Teramo
La crisi in Abruzzo tra problematiche locali e dimensione europea
Tiziano Tanari
Il rilancio delle PMI e l’etica dell’impresa
Imprenditore Marche, Presidente GT Marche-Associazione MMT ITALIA, ReImpresa
Claudio Zanasi
Esperto di sovranità monetaria e signoraggio
Il trucco del debito pubblico
Giovanni Zibordi
Autore di La soluzione per l’Euro, Hoepli, 2013
200 miliardi per rimettere in moto l’economia italiana
11, 20
Le proposte dei sindacati
Maurizio Spina CISL Abruzzo e Molise
Gianni Di Cesare CGIL Abruzzo
11,40
Interventi
Roberta Ancona Esperta di comunicazione; Fabrizio Antolini Università di Teramo; Roberto Calletti Imprenditore Toscana; Vincenzo
Caterino imprenditore Puglia; Giovanni Piersanti Università di Teramo; Graziano Paccapelo Presidente Fondazione Salto nel Futuro;
Sabato 17 maggio 2014
ore 10,30-14 Sala delle Lauree, Facoltà di Scienze Politiche, Teramo (dalle 15 alle 19, Sala San Carlo)
CONTRO LA CRISI: BASTA USCIRE DALL’EURO?
Vera o non vera, l’uscita dall’euro è l’unica alternativa radicale alla crisi di cui si dibatte. Ma basta sganciarsi
dall’eurozona per rilanciare la produzione, a fronte di un debito di più di 2000 miliardi di euro? Basta spezzare il dominio
della BCE sulla nostra politica monetaria per recuperare la sovranità monetaria? E quali misure intermedie occorrono? E
se si decidesse di non uscire dall’euro, non si potrebbe fare nulla? La storia può aiutare a trovare le risposte giuste:
l’esperienza di altri paesi (Stati Uniti, Giappone) insegna che un temporaneo deficit da emissione monetaria può essere
utile al rilancio della produzione e dell’occupazione. E la vicenda italiana ci dice che la vera sovranità monetaria si fonda
sul diritto-dovere dello Stato, e solo dello Stato, ad emettere moneta: dal 1936 al 1992 la Banca centrale è stata ente di
diritto pubblico di nome e di fatto. Preceduta dal divorzio del 1981 tra Tesoro e Banca centrale, la privatizzazione nel
1992 della Banca d’Italia da parte del governo Amato, ha privato lo Stato italiano del reddito da signoraggio, e
provocato – ancora prima dell’adesione all’eurozona – il progressivo aumento del debito pubblico fino agli attuali livelli
di inestinguibilità.
La situazione non cambierà se non si torna al controllo dello Stato sull’emissione monetaria, attraverso o la
rinazionalizzazione della Banca d’Italia, o la creazione di un nuovo Istituto centrale di emissione, o meglio ancora
l’assunzione diretta del Tesoro dell’emissione di banconote tramite la Zecca di stato. I biglietti di stato a corso legale che
hanno attraversato tutta la storia italiana, dall’Unità ai governi di Aldo Moro.
Lo Stato padrone dell’emissione monetaria? L’obbiettivo è facilmente realizzabile con una legge di pochi articoli, ma
si scontra oltre che con la debolezza e pochezza dei Politici, con le culture oggi prevalenti nei ceti produttori
protagonisti e vittime della crisi: i sindacati rischiano di non ‘vedere’ il problema dei poteri bancari, vuoi per
tradizione di un movimento operaio alle prese soprattutto con la ‘diretta’ controparte imprenditoriale, vuoi perché la
questione banche apparterrebbe solo alle ideologie conservatrici (Ezra Pound versus Marx), vuoi infine perché essi
risentono degli effetti della ‘sinistra finanziaria’ degli anni Novanta, quella oggetto delle critiche di Tremonti, Bossi e
seguaci del centrodestra.
Gli industriali dal canto loro ‘odiano’ lo Stato, la sua invadenza burocratica, il suo accanimento fiscale.
Comprensibile: ma cosa c’entra la libera impresa produttiva e di servizi, con la libertà di speculazione delle banche e
della grande finanza transnazionale? Cosa c’entra il profitto guadagnato grazie all’indefesso lavoro quotidiano, con la
rendita da usura frutto di speculazioni talvolta solo via rete? Nulla, anzi la “libera impresa” bancaria – come insegna il
regalo di 419 miliardi della BCE alle banche private, nel dicembre 2011, mentre a migliaia chiudevano le aziende in Italia
e a decine di migliaia aumentavano i disoccupati – provoca la morte della libera impresa produttiva e di servizi. La
statizzazione della emissione monetaria è dunque – assieme alla verifica radicale del Debito - la conditio sine qua
non, del rilancio delle imprese e dell’economia italiane. Essa garantisce allo Stato il reddito da signoraggio, ma non
c’entra nulla col socialismo, il comunismo o il modello misto di economia: i più decisi sostenitori dell’emissione
monetaria da parte dello Stato, sono stati liberali, ‘veri’ liberali come il premio Nobel dell’Economia Maurice Allais,
Thomas Jefferson, Raymond Aron, il premier canadese William Mackenzie, l’industriale Henry Ford … Un ‘vero’
industriale, che poteva permettersi di aumentare i salari operai e si batteva contro le banche … I ‘veri’ industriali – tutti
quegli imprenditori italiani che vogliono rilanciare le loro aziende in crisi – non dovrebbero dunque optare, tra le altre
cose, per la statizzazione della Banca centrale di emissione?
Non sarebbe male discuterne …
N.B. I partecipanti al convegno possono pranzare se vogliono al ristorante Strabacco, con una
spesa di 15-20 euro bevande incluse, secondo menu scelto. Per informazioni e prenotazioni 366 1134484
In collaborazione con