studi e analisi finanziarie I FONDI CHIUSI TRA SCONTI E PREMI… Sono fondi quotati in Borsa che non investono solo nell’immobiliare, hanno un futuro in Italia? Introduzione generale I fondi chiusi sono veicoli di investimento che raccolgono il denaro degli investitori all’inizio e poi lo investono fino alla scadenza, non permettono ai sottoscrittori di ottenere il rimborso della quota prima della scadenza, l’unica via di uscita è il mercato azionario, dove questi fondi vengono trattati. Al contrario i fondi aperti (le sicav ed i fondi comuni mobiliari) permettono liquidità giornaliera, in quanto la società di gestione fa sempre da controparte. Quando si chiede il rimborso, la società liquida parte degli investimenti e rende il denaro facendo diminuire il capitale del fondo, che per questo motivo si chiama variabile. Quando si sottoscrivono nuove quote, la società opera nuovi investimenti aumentando il capitale. Il valore delle partecipazioni è chiamato NAV dal termine inglese Net Asset Value, che associato al prezzo di borsa crea “un’anomalia” da tempo studiata in finanza, che ha ispirato anche un filone di ricerca: “closed end fund puzzle” Durante la sua vita, il fondo può quotare a sconto, se il prezzo di borsa è inferiore al nav, oppure a premio se il prezzo di borsa risulta superiore al Nav. Il problema dello “sconto” appassiona gli economisti finanziari da molti anni, infatti variazioni dello sconto possono generare profitti o perdite indipendentemente dall’andamento del sottostante. Lo sconto dovrebbe essere spiegato da motivazioni comportamentali o dalla particolare struttura del mercato, i risultati ottenuti dalla ricerca non sono stati in grado negli anni di fornire una teoria accettata in modo unanime. Nei fondi chiusi le quote passano direttamente tra investitori senza coinvolgere l’emittente, che non è neanche obbligato a fare da market maker, cioè garantire un prezzo denaro e lettera in Borsa per creare la liquidità del titolo. Ci si espone al rischio che il mercato azionario non dia un prezzo “giusto” al fondo per qualche motivo particolare. L’esperienza americana insegna che i fondi chiusi quotino a premio al momento del collocamento e nelle prime settimane, per poi quotare a sconto durante la maggior parte della loro vita e, solo alla scadenza, si riavvicinano al NAV perché le partecipazioni verranno liquidate dall’emittente. 1 studi e analisi finanziarie L’ampiezza dello sconto è variabile e dipende dalla “predisposizione” degli investitori ad acquistare un fondo chiuso: diminuisce nelle fasi di euforia ed aumenta in quelle di pessimismo verso il settore del fondo e dei mercati in generale, durante le quali il fondo quota “a premio” sul nav. Fondi chiusi mobiliari A Milano sono trattati, in un comparto dedicato di BorsaItalia, sette fondi chiusi di carattere mobiliare con vocazione “industriale”. Si tratta di prodotti che non hanno avuto molto successo in quanto hanno sofferto la debolezza dei mercati azionari, la diminuzione del valore delle partecipazioni in molti casi e la penalizzazione dello “sconto”. Forse il mercato non era pronto per questo tipo di prodotti che di solito non vengono quotati e riservati ad investitori istituzionali che hanno obiettivi di investimento di lungo periodo e sanno assegnare il giusto prezzo alla scarsa liquidità di un fondo. L’obbligo di quotazione deriva dalle procedure di sollecitazione del pubblico risparmio, che vuole garantire al piccolo investitore (ricordiamo che spesso le quote iniziali sono nell’ordine di 2500 euro) di poter liquidare il proprio investimento in un mercato regolamentato, senza dover coinvolgere la società di gestione. Ricordiamo che nei prodotti “chiusi” il capitale non si può modificare se non per rimborsi straordinari. Ala luce dell’esperienza, la nuova normativa tende ad orientarsi verso prodotti non quotati per evitare che in caso di vendita si sia molto penalizzati dalla differenza tra prezzo e nav e, al tempo stesso, ci si orienti verso investitori coscienti del ridotto grado di liquidabilità del prodotto. I dividendi erogati nel tempo sono stati molto contenuti ed i sottoscrittori se vendessero oggi realizzerebbero delle perdite (si veda la tabella) Alcuni fondi hanno già venduto alcune partecipazioni ottenendo dei profitti ed, in questo caso, agli investitori è stato rimborsato una parte del capitale sotto forma di dividendo straordinario, ricordiamo il caso di Arca Impresa. Altri fondi hanno deliberato il rimborso del capitale: l’anno scorso è stato il caso di Interbanca. E’ di questi giorni la notizia che anche il fondo di Banca Sella, restituirà agli investitori la somma di 845 euro per quota, in quanto non ha trovato opportunità di investimento interessanti. Il fondo si trovava nella “scomoda” situazione di avere una forte somma in liquidità, superiore al 70% del valore del fondo, investita in titoli obbligazionari. Questo nel medio termine 2 studi e analisi finanziarie esula dagli obiettivi del fondo e, al tempo stesso, non rispecchia il mandato affidato dai sottoscrittori che delegano, alla società di gestione, la scelta di investimenti in società e non nel mercato finanziario. Il paradosso dello sconto nel caso del fondo di Banca Sella ha fatto sì che alla fine del 2003, il valore della liquidità fosse superiore alla capitalizzazione di borsa, in pratica acquistando il titolo sul mercato si ottenevano gratuitamente le partecipazioni in quando per ogni quota corrispondeva una liquidità superiore al prezzo Borsa. Questa anomalia chiarisce la debolezza normativa ed operativa in cui si trovano questi prodotti che non hanno saputo rispondere alle esigenza dei propri sottoscrittori. Inoltre, le società di gestione non si sono adoperate in uno sforzo di comunicazione e di visibilità dell’informazione: i dati sono di difficile reperibilità e non sempre l’interpretazione è immediata. Indubbiamente, dopo aver raccolto il denaro l’obiettivo della sgr è di portare a termine il processo di investimento, senza obblighi di pubblicità (se non nei termini di legge), tuttavia l’opacità di alcuni dati ha sicuramente allontanato alcuni potenziali investitori sia nella fase di collocamento, ma soprattutto durante la successiva quotazione sul mercato. In media gli sconti sono superiori al 20%, tali valori dipendono ovviamente dall’affidabilità del Nav, in quanto siamo consci che la stima di una partecipazione industriale sia estremamente difficile, ma soprattutto molto sensibile alle ipotesi che vengono inserite nel modello. Detto questo in presenza di una forte componente di capitale non investito, che rispecchia in una disponibilità di denaro allocato nel mercato finanziario lo “sconto” effettivo sarà ancora superiore in quanto il cash non è oggetto di valutazioni soggettive, ma ha un valore univoco. In merito alla durata residua del fondo, le sgr rammentano che poiché non è sempre possibile dismettere in tempi brevi ed a condizioni favorevoli le partecipazioni, potranno avvalersi della flessibilità prevista dal regolamento del fondo ed allungarne la vita in modo tale da poter portare a termine il processo di liquidazione nell’interesse degli investitori. In generale i prodotti in questo settore hanno obiettivi di rendimento del 1520% annuo, in quanto rappresentano investimenti in capitale di rischio. L’analisi dei valori patrimoniali non sembra aver rispecchiato le aspettative con cui erano nati, almeno dal punto di vista di chi ha investito del denaro. 3 studi e analisi finanziarie Il processo ideale negli investimenti da parte di un fondo è: identificare la società da comprare (di solito una quota e non la totalità), seguire ed in alcuni casi affiancare il management nella gestione e, successivamente, collocarla in borsa o venderla ad un altro soggetto economico, monetizzando l’investimento. Fondi chiusi immobiliari I dodici fondi quotati a Milano investono nel settore immobiliare sia nelle operazioni di sviluppo (partendo dal terreno) sia acquistando immobili a reddito. Alla scadenza liquideranno gli immobili e le partecipazioni, rimborsando i sottoscrittori. I fondi non hanno una vocazione settoriale ben precisa, come avviene nei mercati più sviluppati (tipo gli stati uniti, dove i reits acronimo di real estate investment trusts, sono nati molti anni fa ed il fondo più grande capitalizza 10 mld di dollari, circa il doppio di tutti i fondi italiani) Perché quotano a sconto: Il mercato è dominato dai venditori che per necessità di monetizzare sono disposti a incassare perdite di oltre il 20% (probabilmente perché su altri titoli perdono di più); Non esiste interesse da parte degli emittenti a sostenere le quote, dopo il collocamento si dedicano alla gestione del fondo lasciando al mercato la formazione del prezzo indubbiamente si guadagna molto più dal collocamento che dall’attività di intermediazione; L’interesse si concentra due volte all’anno al rilascio delle valutazioni del NAV e del relativo sconto e, poi per mesi, nessuno ne parla più… I bassi volumi del mercato, non generano interesse negli investitori istituzionali che snobbano il mercato, anche se una forte domanda, forse, potrebbe sollecitare anche una maggiore offerta di quote sul mercato da parte dei venditori. La previsione che il mercato immobiliare scenderà nei prossimi anni e sarà difficile per i gestori vendere gli immobili e ottenere così prezzi interessanti per i sottoscrittori. In contrasto con la teoria che ipotizza che la migliore stima del 4 studi e analisi finanziarie prezzo futuro sia quello attuale e, tra l’altro, mettendo in dubbio l’opera degli esperti indipendenti che redigono le valutazioni. Gli investitori finali amano il mattone, mentre i prodotti cartolarizzati non riscuotono successo anche per una minore trasparenza e relativa novità nel panorama finanziario. La passione è per il residenziale, dove si possono ottenere forti guadagni in conto capitale, mentre il settore commerciale è più orientato alla redditività ed alla valorizzazione del bene nel medio lungo termine. Che si tratti di mercati diversi, valga su tutto l’esempio che il prezzo di un immobile residenziale sfitto è superiore ad un immobile occupato, mentre nel commerciale vale di solito la regola contraria (salvo rare eccezioni). Una fotografia sui fondi immobiliari: Il fondo Alpha ha in carico gli immobili a valori molto bassi, ricordiamo si tratta del primo fondo ad apporto, ma genera comunque un flusso di cassa interessante che, rapportato ai prezzi di acquisto, permette di ottenere ricchi dividendi ed è il fondo che, in termini di rendimento borsistico, ha dato le maggiori soddisfazioni. L’incognita è quale sarà il valore a scadenza degli immobili e la loro fungibilità: esistono pareri discordanti al riguardo. Un’altra anomalia è il fondo di Unicredito, passato sotto il cappello Pioneer recentemente, ha primari inquilini con contratti di locazione “blindati” per molti anni, anche Pirelli Real Estate… Ha in essere una complessa operazione di leasing (e ci rammarichiamo poco trasparente da interpretare, perché il fondo è comunque un prodotto quotato), che a scadenza lo renderà proprietario di un immobile di oltre 100 milioni di euro a Milano. Inoltre detiene un’opzione per acquistare un centro commerciale, stimiamo di circa 50/60 mln di euro, valutata in bilancio a costo zero e la teoria della finanza insegna che le opzioni non possono avere valore nullo, nello specifico caso potremmo azzardare un valore tra i 5 ed i 10 milioni di euro. Nelle due operazioni esiste valore nascosto che sfugge al NAV? Star del 2003 è stato il fondo Polis, uno dei primi nati, cos’ha fatto di particolare per passare da 1500 a circa 1800 euro per quota (oltre a 60 euro di dividendo nel 2003 ed 80 nel 2004)? Nulla di speciale se non vendere un immobile incassare una plusvalenza sul nav, a dimostrazione che il valore di 5 studi e analisi finanziarie bilancio non sempre è sopravvalutato, e riportarsi verso un fisiologico sconto, in linea con l’esperienza internazionale di circa il 15/20%. Gli unici fondi che ad aggi hanno sofferto poco il “mal di sconto” sono i prodotti di Deutsche Bank (Valore immobiliare e Piramide) questo si ripercuote in un minore rendimento atteso a scadenza per acquistasse il fondo oggi, ma al tempo stesso ha tutelato maggiormente gli investitori iniziali. I due fondi sono gli unici ad avere il rating di Moodys, scelta che sembra aver premiato ad oggi i prodotti. Un’altra anomalia è Portfolio Crescita di BNL, che associa un forte sconto ad una durata residua molto breve, indubbiamente esiste un’incognita sul valore di vendita dei beni, ma se non ci saranno sorprese negative e si un rendimento annuo interessante, ricordando che l’anno di liquidazione previsto è il 2008. Il fondo tra l’altro ha investito in un fondo immobiliare internazionali, diventando “de facto” il primo fondo di fondi del settore. Il fondo Tecla, del gruppo Pirelli real Estate, quotato recentemente dovrebbe avere un maggiore “attivismo”. Infatti è nato apportando gli immobili (i sottoscrittori sapevano già quali fossero gli immobili del fondo, mentre in precedenza i fondi raccoglievano prima il denaro e successivamente investivano) ed ha la finalità di dimettere in tempi breve molti cespiti. L’obiettivo è di ottenere delle plusvalenze rispetto al prezzo di acquisto ed erogare “ricchi” dividendi che rappresentino utili straordinari, in controtendenza con gli altri fondi che hanno più una visione di redditività di medio termine, rimandando al futuro l’alienazione dei beni. 6
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