Innovation Convention - Eurosportello Veneto

TITOLO
Innovation Convention 2014
10 - 11 Marzo 2014
Square Brussels Meeting Centre (Glass
entrance)
Mont des Arts Kunstberg - 1000
Bruxelles
LUOGO E DATA
ORGANIZZATORE
DG Ricerca e Innovazione
RELAZIONE
La seconda edizione della “Innovation Convention”, dopo quella di dicembre del 2011, si è
posta l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sui vari aspetti del ciclo di innovazione.
José Manuel Barroso (Presidente della Commissione europea) ha aperto i lavori della
conferenza, sottolineando il ruolo fondamentale dell’innovazione nell’uscire dalla crisi e nel
risolvere il problema della disoccupazione, soprattutto tra i giovani. Il futuro dell’Europa è
rappresentato dagli investimenti nella scienza e nell’innovazione, i quali dovrebbero stimolare
la crescita, la competitività e l’occupazione. Tuttavia sussistono forti disparità, tra gli Stati
membri e anche tra le regioni all’interno di uno stesso Paese, in termini di investimenti.
Secondo recenti studi, nell’UE a 27 le regioni più avanzate nell’innovazione si trovano
solamente in otto Stati membri, come confermato dalla diversa capacità di riprendersi.
L’innovazione è stata posta al centro della strategia “Europa 2020” per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva, e rappresenta una politica orizzontale che coinvolge vari
aspetti della società e vari settori economici. Per tale motivo essa è legata al mercato unico
digitale, la cui realizzazione risulta ancora difficile a causa dell’eccessiva frammentazione dei
mercati e delle barriere culturali ancora esistenti.
In tale contesto, “Horizon 2020”, il cui budget approvato è più elevato del 30% rispetto al
“Settimo Programma Quadro”, costituisce lo strumento principale di implementazione delle
politiche di innovazione.
Mark Rutte (Primo Ministro dei Paesi Bassi) ha affermato che le moderne economie, per
crescere, si dovrebbero basare su quattro elementi: creatività, ambizione, “social media” e
uso intelligente della tecnologia. I Paesi Bassi si presentano come un Paese molto innovativo,
poiché le politiche nazionali si basano su tre principi:
• le risorse vengono concentrate nei settori maggiormente performanti al fine di
promuovere l’eccellenza (ad esempio l’industria alimentare, le scienze agricole, ecc);
• il governo non concede solamente finanziamenti ma si pone come partner attivo e
facilitatore nella creazione di network per promuovere l’innovazione;
• l’agenda nazionale è allineata al programma dell’UE per l’innovazione.
Oltre ai finanziamenti, l’UE dovrebbe concedere maggiori spazi alle imprese per rischiare sul
mercato e dovrebbe ridurre gli ostacoli alla circolazione della conoscenza e dei ricercatori,
poiché il valore aggiunto delle attività europee proviene dallo scambio di conoscenze e di
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competenze tra le persone.
In seguito è stato consegnato il premio “European Women Innovators”, un riconoscimento
pubblico a donne imprenditrici che hanno saputo commercializzare sul mercato i risultati delle
loro attività di ricerca. I requisiti per partecipare all’assegnazione di tale premio sono:
• essere una donna;
• provenire da uno Stato membro o da un Paese associato al “Settimo Programma
Quadro” (per le prossime edizioni sarà “Horizon 2020”);
• essere fondatore o cofondatore di un’impresa attiva registrata prima del primo gennaio
2011;
• produrre un fatturato annuo pari ad almeno € 100.000;
• non aver ricevuto in precedenza fondi dall’UE.
Gitte Neubauer, vincitrice della prima edizione del premio nel 2011, ha spiegato come il
premio vinto abbia rappresentato un importante riconoscimento degli sforzi compiuti dalla
propria impresa, di cui è cofondatrice, nel cercare di adattarsi ai repentini cambiamenti di
mercato, di realizzare un equilibrio di genere e di premiare l’arricchimento culturale con uno
staff di diversa provenienza accademica.
Il primo premio, pari a € 100.000, è stato assegnato a Saskia Biskup (Germania),
cofondatrice e Direttore esecutivo della “CeGaT GmbH”, un’impresa di biotecnologie che si
occupa di studiare le sequenze di DNA e RNA per la diagnosi delle malattie rare. Il secondo
premio, pari a € 50.000, è stato attribuito a Laura van 't Veer (Olanda), cofondatrice e Capo
ricercatore di “Agendia NV”, un’azienda che si occupa di test diagnostici per prevedere il
rischio di cancro ai polmoni. Il terzo premio, pari a € 25.000, è stato assegnato a Ana Maiques
(Spagna), cofondatrice e Direttore esecutivo di “Starlab”, un’impresa di ricerca e innovazione
che si occupa di neuroscienza.
Nella sessione successiva Risto Siilasmaa, (Presidente di Nokia), ha illustrato i vari aspetti
dell’attività svolta da una grande impresa, come Nokia, nell’ambito della ricerca e
dell’innovazione. Le attività principali di Nokia sono:
• “network business”;
• creazione di modelli per l’elaborazione dei dati;
• connessione dei dispositivi mobili;
• mappatura;
• ricerca.
Il settore delle telecomunicazioni rimane quello più performante, ma risente della mancanza,
in Europa, di un mercato unico digitale. Non è possibile non tenere conto delle 28 culture
differenti presenti nell’UE, le quali influenzano le modalità di lavoro delle imprese, ma è
necessario ridurre il divario esistente tra le piccole e le grandi imprese. In tal senso, le
politiche nazionali devono fungere da catalizzatori degli investimenti privati, in modo tale da
fornire il credito necessario alle attività delle imprese. I problemi fondamentali che Siilasmaa
rileva nel contesto europeo, rispetto a quello statunitense, sono:
• mentre negli Stati Uniti la priorità viene data agli investimenti ed all’innovazione, l’UE si
focalizza maggiormente sui prezzi da mantenere bassi per i consumatori;
• la differenza culturale in Europa giustifica le diversità presenti nei sistemi nazionali di
incentivo agli investimenti.
L’UE, per ovviare a tali problemi, dovrebbe promuovere una maggiore condivisione delle
conoscenze tra Paesi e ridurre la regolamentazione del mercato.
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La sessione pomeridiana si è concentrata inizialmente sul tema dei partenariati costruiti
nell’ambito dello Spazio europeo della ricerca. A tale proposito i vari relatori hanno
evidenziato come scienza e innovazione siano due concetti differenti: la scienza stimola
l’innovazione e le sue attività producono effetti nel lungo periodo. Pertanto richiede la capacità
di assumere rischi ed il ruolo degli enti nazionali che si occupano di ricerca risulta
fondamentale per sostenere il sistema scientifico. L’Europa registra un deficit sistematico nella
capacità di innovazione, dovuto ad una struttura industriale antiquata che non punta a
“rischiare” e ad investire nei settori ad alta intensità tecnologica.
In tale contesto, il mercato unico digitale rappresenta uno strumento fondamentale per
l’economia europea; tuttavia il suo completamento sembra ancora lontano. I cambiamenti
avvenuti nell’ultimo decennio nella globalizzazione delle economie e nella rapidità degli
investimenti nell’innovazione possono divenire l’elemento che unisce il mercato unico digitale
e lo Spazio europeo della ricerca. I partenariati istituiti nell’ambito dello Spazio europeo della
ricerca contribuiscono a creare una buona piattaforma per lo scambio di esperienze tra
stakeholder ed a raggiungere le priorità della strategia “Europa 2020”. È necessario al
contempo potenziare le relazioni tra imprese, università e istituti di ricerca, a livello nazionale
e transfrontaliero, nonché la cooperazione con il Centro Comune di Ricerca, e facilitare
l’accesso ai dati ed alle infrastrutture di ricerca.
Nella sessione successiva si è discusso del ruolo delle PMI nello Spazio europeo della ricerca.
Sono state inizialmente evidenziate le ragioni per cui l’UE, rispetto ad altri Paesi, non risulta
competitiva:
• mancanza di PMI innovative;
• mancanza di un mercato unico digitale;
• carenza di capitali di rischio e di sostegno finanziario;
• università sempre meno attraenti;
• mancanza di una cultura che promuove il rischio.
Nell’UE sono presenti 21 milioni di imprese, di cui il 99% ha dimensioni medio – piccole (92%
delle quali sono micro-imprese). La sfida che si pone di fronte a queste PMI è quella di
cooperare, tra di loro e con gli istituti di ricerca, per svolgere attività realmente innovative, in
modo tale da sfruttare il vantaggio comparato derivante dalle ridotte dimensioni. In tale
direzione, le autorità pubbliche devono sostenere le PMI e stimolare gli investimenti nei
confronti delle start-up. “Horizon 2020” rappresenta uno strumento importante per stimolare
l’innovazione delle imprese e gli investimenti in progetti a maggior “rischio”. Tuttavia i
programmi e le procedure di presentazione delle proposte vengono tuttora considerati troppo
complicati dalle PMI che non si possono permettere un consulente esterno ed i tempi di
concessione dei finanziamenti appaiono troppo lunghi. Le PMI richiedono un’ulteriore
semplificazione ed una riduzione dei controlli, i quali procurano una perdita di efficienza
nell’allocazione delle risorse.
Nella sessione mattutina del secondo giorno di conferenza si è trattato dell’Unione europea
per l’innovazione. Il fallimento dei meccanismi finanziari ha evidenziato ulteriormente la
necessità di sostenere le imprese, soprattutto le PMI, nell’attrarre investimenti. L’UE ha perso
competitività, nel settore dell’innovazione, nei confronti dei suoi diretti concorrenti, ovvero la
Cina e gli Stati Uniti. Da tali Paesi l’UE dovrebbe trarre insegnamento per quanto riguarda la
creazione di collaborazioni tra il mondo imprenditoriale e quello accademico. Inoltre si deve
creare un “triangolo” di collaborazione tra i diversi livelli di governance (europeo, nazionale e
locale) e, a tale proposito, si rende necessario aprire un dibattito sul principio di sussidiarietà.
In Europa si è registrato un processo di convergenza tra Stati membri fino al 2009; tuttavia si
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trattava di una convergenza “fittizia” basata su un sistema di prestiti e non sull’innovazione.
La prova di ciò si ritrova nel fatto che permane un divario consistente nel livello di ricerca e
sviluppo tra Paesi e tra regioni. Il problema della mancanza di una cultura imprenditoriale da
accompagnare all’erogazione dei finanziamenti sta emergendo nei paesi del Sud Europa, i
quali gestiscono da anni gran parte dei finanziamenti europei senza però registrare progressi
notevoli in termini di innovazione. È necessario che l’Europa, se vuole realmente creare
un’Unione europea per l’innovazione, promuova la cultura del “rischio” negli investimenti nel
settore scientifico e si ponga in una posizione pro-attiva nel settore.
Nella sessione successiva si è trattato delle sinergie realizzabili tra i Fondi strutturali ed i
programmi europei. Sono state analizzate le capacità di assorbimento dei fondi europei, in
particolare nel settore della ricerca e sviluppo, da parte dei vari territori. È stato rilevato un
buon tasso di assorbimento in Belgio e Olanda e le capitali più attive si trovano in Svezia e
Germania. I paesi che registrano, invece, un tasso di assorbimento minore sono Francia, Italia
e Polonia.
Le diverse strategie implementate in Europa per creare sinergie tra i fondi europei sono:
• “Starway to nowhere”: investimenti ingenti, grazie a Fondi strutturali, in infrastrutture
di ricerca ma carenza di capacità nel creare attività realmente innovative;
• “Super NCP”: coordinamento degli sforzi tra gli attori interessati nel sostenere l’utilizzo
dei fondi europei ma senza alcun legame diretto con le priorità nella ricerca e sviluppo;
• “Inspiration seekers”: coinvolgimento regionale proattivo nelle iniziative a livello
europeo.
• “Joined up thinking”: integrazione delle priorità della ricerca e sviluppo nelle strategie
regionali.
In ogni strategia l’elemento temporale si rivela fondamentale, in particolare nella pre identificazione delle opportunità di finanziamento per l’intero periodo di programmazione. In
ogni caso, è necessario guardare ai fondi europei come uno strumento per cambiare le
mentalità regionali e permettere ai territori di posizionarsi in maniera strategica.
Nel corso della discussione sono intervenute le rappresentanze di alcuni Stati e regioni
europei: Emilia Romagna, Lombardia, Irlanda del Nord, Scozia, Skåne (Svezia) e Tampere
(Finlandia). Gli aspetti evidenziati da tutti i rappresentanti in merito al tema della discussione
sono:
• importanza della sincronizzazione tra le iniziative locali, nazionali ed europee;
• riconoscimento dei punti di forza e di debolezza di ciascun territorio;
• adozione di un approccio integrato e multidimensionale;
• attenzione da porre sui temi, non sui finanziamenti;
• commercializzazione dei risultati sul mercato;
• necessità di garantire maggiore coerenza nelle regole di gestione;
• importanza della “specializzazione intelligente” come strumento di crescita delle
regioni;
• sviluppo della capacità degli attori pubblici di cogliere le priorità di “Horizon 2020”;
• necessità di sostenere le fasi di dimostrazione e di implementazione dei progetti;
• creazione di piattaforme per lo scambio di conoscenza;
• necessità di costruire relazioni con le PMI per sostenerle nel promuovere le loro idee
presso i potenziali investitori.
In conclusione, è stato riconosciuto che non è possibile individuare un’unica soluzione adatta
per tutto il territorio europeo, date le differenze profonde esistenti in termini di risorse e di
cultura. È tuttavia importante che le regioni abbandonino un approccio “a tappe” per
concentrarsi sullo sviluppo di competenze e di una mentalità imprenditoriale.
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Al termine dell’evento Máire Geoghegan-Quinn (Commissario europeo per la ricerca,
l’innovazione e la scienza) ha consegnato il premio alla capitale europea dell’innovazione
(“European Capital of Innovation”), il quale rappresenta un riconoscimento degli sforzi
compiuti dalle città nel settore dell’innovazione. Il premio è stato assegnato alla città di
Barcellona, la quale concorreva insieme alla città francese di Grenoble e a quella olandese di
Groningen.
LINK
http://ec.europa.eu/research/innovation-union/ic2014/index_en.cfm
Eseguito da:
Silvia Celano
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
Av. de Tervueren 67 - B-1040 Bruxelles
Tel. +32 2 5510494
Fax. +32 2 5510499
e-mail: [email protected]
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