Tutela del Fisioterapista dal rischio di sovraccarico biomeccanico

I FACOLTÀ DI FARMACIA E MEDICINA
CORSO DI LAUREA IN FISIOTERAPIA
SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO-FORLANINI
PRESIDENTE: PROF. ILIO CAMMARELLA
L’ESPERIENZA MIGLIORA LA TUTELA DEL FISIOTERAPISTA DAL RISCHIO DI
SOVRACCARICO BIOMECCANICO? APPLICAZIONESPERIMENTALE DELLE SCHEDE RPM
ABSTRACT
Introduzione
L'attività del fisioterapista risulta fisicamente impegnativa: l'operatore si trova spesso ad effettuare compiti
che possono richiedere un'elevata applicazione di forza, ad assumere posture incongrue e fisse, nonché
attività di sollevamento/spostamento di pazienti.
Dall'esame della letteratura si può constatare un'alta frequenza di disturbi muscolo-scheletrici che si
manifestano comunemente entro i primi 4-5 anni di esperienza lavorativa, e che vengono rilevati già durante
la formazione didattica.
Inoltre gli studi sostengono una correlazione lineare tra grado di disabilità del paziente e aumento
dell'impegno richiesto dal fisioterapista, sulla base però dell'applicazione di metodi valutativi che tengono
conto solo di manovre di sollevamento del paziente oppure che si basano solo sulle caratteristiche strutturali
del reparto.
Metodi
Consultando la letteratura riguardante il rischio da sovraccarico biomeccanico da MMC, si giunge alla
conclusione che non esiste un metodo validato che determini un indice di rischio specifico per la professione
del fisioterapista e che tenga conto della varietà di atteggiamenti peculiari del lavoro riabilitativo.
L'applicazione sperimentale delle Schede R.P.M. ha permesso di raggiungere un duplice scopo: da una parte
valutare, su un campione di quattro fisioterapisti, il rapporto tra grado di indipendenza del paziente ed il
rischio biomeccanico per l'operatore e dall'altro confrontare l'approccio riabilitativo di quattro studenti
tirocinanti con quello di due fisioterapisti di molo, per valutare come l'esperienza acquisita nel corso degli
anni da questi ultimi possa influenzare le posture assunte durante il lavoro, e quindi ridurre i rischi e
l'insorgenza di una patologia di origine lavorativa.
Risultati
Dall'analisi dei risultati inerenti i quattro fisioterapisti è emerso un dato rilevante: il rischio nella professione
del fisioterapista è fortemente dipendente dalla specificità del reparto e dalle condizioni cliniche del paziente,
secondo una correlazione a gaussiana in cui il punto di massimo rischio corrisponde al trattamento
di pazienti parzialmente collaboranti.
Mettendo in relazione i risultati ottenuti dai fisioterapisti con i valori medi dei tirocinanti, risalta la differenza
percentuale che riguarda il rischio da sovraccarico biomeccanico: i tirocinanti assumono posizioni che
sovraccaricano maggiormente distretti come il rachide e gli AAII;
Discussione
le schede R.P.M possono rappresentare una valutazione complementare da affiancare ai metodi già esistenti
in quanto hanno dimostrato che nei reparti il rischio che grava sul fisioterapista non è solo conseguenza
diretta delle criticità ambientali e della gravità del pz; ma piuttosto il rischio biomeccanico aumenta in quei
pz parzialmente collaboranti il cui trattamento necessita di manovre e posture più impegnative.
Il metodo ha inoltre dimostrato che l'esperienza influisce positivamente sulla scelta delle posture assunte;
infatti il rischio dei tirocinanti è risultato maggiore rispetto a quello del fisioterapista di ruolo; nelle
medesime condizioni, dal punto di vista ambientale, riabilitativo e delle condizioni del pz.
RELATORE
CANDIDATO
Prof.ssa Francesca Cardoni
Stefano Monteferri
CORRELATORE
Dott. Filippo Zanella
Anno accademico 2012/2013