Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 12 gennaio 2015 – ore 21.00 SERIE «A» 2014/2015 «After Horowitz» Pianista FREDDY KEMPF __________________________________ FRANZ SCHUBERT (1797 – 1828) SONATA N. 22 IN LA MAGGIORE D. 959 Allegro (la maggiore); Andantino (fa diesis minore); Scherzo. Allegro vivace (la maggiore) con Trio (re maggiore); Rondò. Allegretto (la maggiore) FREDERICH CHOPIN (1810 – 1849) ANDANTE SPIANATO E GRANDE POLACCA BRILLANTE OP. 22 (alla memoria di V. Horowitz) PIOTR ILIC CIAIKOVSKI (1840 – 1893) GRANDE SONATA IN SOL MAGGIORE OP. 37 Moderato e risoluto (sol maggiore); Andante non troppo, quasi moderato (mi minore); Scherzo. Allegro giocoso (sol maggiore); Finale. Allegro vivace (sol maggiore) FREDDY KEMPF - Nato a Londra nel ‘77, ha debuttato a otto anni con la Royal Philharmonic, con cui ha tuttora uno stretto legame, tanto che nel 2011 ha suonato come pianista e direttore nel ciclo completo dei Concerti di Beethoven, in molti tra i più importanti teatri del Regno Unito. Kempf si è presentato alla ribalta nel ‘92, vincendo il Concorso della BBC come Giovane Musicista dell'Anno. É stato però il suo Terzo Premio al Concorso Caikovski di Mosca nel ‘98 a lanciarlo anche a livello internazionale. Il fatto che non gli fosse stato assegnato il Primo Premio infatti suscitò le proteste del pubblico ed ebbe ampio spazio sulla stampa russa, che lo proclamò “eroe del Concorso”. A questo hanno fatto seguito molti debutti internazionali con importanti direttori e orchestre come Philharmonia Orchestra (Sir Davis e Sanderling), Royal Philharmonic con Gatti, Bämert e Dutoit, Royal Liverpool Philharmonic e Petrenko, Filarmonica della Scala con Chailly, Filarmonica di San Pietroburgo con Temirkanov, Orchestra di Stato Russa con Sinaisky, Orchestra Sinfonica di Dresda con Herbig, Orchestra del Mozarteum di Salisburgo con Bolton, Seattle Symphony con Schwarz, San Francisco Symphony con Tortelier, Philadelphia Orchestra con Sawallisch, NHK Symphony con Simonov, European Union Youth Orchestra con Ashkenazy, Prague Philharmonia con Belohlavek, Residentie Orkest con Jaarvi e Luxembourg Philharmonic con Krivine. Kempf si è esibito con la RTVE Symphony Orchestra di Madrid diretta da Kalmar, la Vancouver Symphony con Bramwell Tovey e ha collaborato con l’Australian Chamber Orchestra e il violinista e direttore Tognetti. Nell’‘11/’12 ha suonato con la Sydney Symphony Orchestra diretta da Dausgaard e con la Filarmonica di Nizza diretta da Jurowski. Kempf ha aperto la stagione ‘12/’13 con una tournée nel Regno Unito con la Sinfonica di San Pietroburgo, preceduta da un concerto nella Sala Grande della Filarmonica della città baltica; ha debuttato con le Orchestre di Helsinki e Copenhagen, ha suonato con la Filarmonica Ceca e in un progetto come pianista e direttore, con la Franz Liszt Chamber Orchestra al Budapest Spring Festival e al Menuhin Festival di Gstaad. Kempf tiene anche recital in tutto il mondo (Mosca, Berlino, Milano, Londra, Manchester, Brisbane, Sidney, Tokyo). Tra il 2012 e il 2014 ha suonato e diretto, con la Royal Philharmoni Orchestra, in 11 città del Regno Unito, tra cui a Londra a Cadogan Hall, eseguendo prevalentemente programmi beethoveniani. Nel 2010 ha partecipato alla registrazione del nuovo lavoro di Kashif “Genesis Symphony”con London Symphony e ha inciso i Concerti n. 2 e 3 di Prokofiev con la Bergen Philharmonic e Litton. Questo CD è stato tra i finalisti del “Gramophone Concerto Award”. La collaborazione è proseguita con una registrazione di opere per pianoforte e orchestra di Gershwin nel 2012 e prevede il completamento dell’intero ciclo dei Concerti per pianoforte di Prokofiev. Del 2011 è l’incisione dedicata a Rachmaninov, Bach/Busoni, Ravel e Stravinsky. Scoperto per l’Italia da Serate Musicali, ne è ospite in ogni stagione a partire dal 1998. ***** Nota di passaggio (H.F.) … Si sa che Ciaikovski è tutto per la Mosca cosiddetta musicale. Ed è anche per questo che Kempf divenne il nostro Eroe fin da quando dalla Mosca di Ciaikovski ci arrivò un cablo: «Pianista inglese defraudato del I Premio Ciaikovski al Concorso Ciaikovski. Tumulti. Si teme un caso diplomatico. La Regina informata». Si scoprì che il suddito della Regina, di nome Kempf era un segreto parente di Wilhelm Kempff (già ospite venerabile e reliquia delle “Serate Musicali”). Alla luce di queste risultanze i casi diplomatici dovevano essere almeno due. Almeno, perché nelle vene di K. pareva scorrere anche sangue orientale. Il defraudato, di solito di natura taciturna, intervistato dichiarò con eloquenza imprevista, di volersi specchiare in Schumann, unico vero romantico, specie in quell’Arabesque che era stata vero specchio dell’anima del più infelice dei compositori. Anzi, lanciava il suo guanto di sfida all’esecuzione dell’Arabesque da parte del divino Horowitz che a sua volta aveva dichiarato alle “Serate Musicali”: «Se non fossi Horowitz, vorrei essere Robert Schumann». In due time, come si dice oltre Manica, le reliquie sonore dell’Arabesque suonata dal divino e dal suo sfidante, furono da noi studiate meticolosamente. Salva la segretezza, possiamo dire che le pretese dello sfidante non parvero fuori luogo. Divenne il nostro Eroe. Per lui coniammo il Motto: «After Horowitz». Oggi ne sappiamo di più di codesto nostro Eroe, dopo che ebbe accettata (senza battere ciglio) la nostra ospitalità tutta musicale. Egli scala ogni vetta sinfonica. Dalle tenere ore del mattino F.K. si nutre di forte pastasciutta. Si compie così un sacro rito che è d’oriente e d’occidente insieme, e-perdendosi nella notte dei tempi- non ha l’eguale. «Capirlo!», direte voi. Già. Ma, per lui, la vera Italia pastasciuttara e sinfonica si alza in piedi come un sol uomo. E fa un tifo indiavolato. Lo sentite? I nostri applausi non sono che una pallida eco. SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE FRANZ SCHUBERT - Sonata n. 22 in la maggiore D. 959 Nel settembre del 1828, poche settimane prima di morire, Schubert ultimò tre poderose Sonate (D958 - D960) con le quali forse sperava di entrare finalmente nel circuito editoriale (la dedica al più brillante dei pianisti allora in circolazione, Johann Nepomuk Hummel, non fa che confermare questa ipotesi). Delle ansie e delle delusioni di quel periodo, però, non c’è traccia in queste Sonate (a eccezione, forse, dei tempi lenti), dove si respira invece un senso di sereno distacco, una specie di gioia tranquilla causata paradossalmente dal cumulo di sofferenze patite, quasi l’autore presentisse l’ormai imminente liberazione dalla sua penosa condizione terrestre. L’Allegro iniziale della più lunga delle sue Sonate è costruito con un’economia di mezzi quasi «beethoveniana»: dopo l’energica affermazione della nota «la» attraverso massicci blocchi accordali armonicamente cangianti, appare un disegno a terzine il cui ritmo contaminerà successivamente l’intero movimento; anche la sezione di transizione è frutto di una sapiente combinazione degli elementi appena esposti. Ma due sono gli aspetti più rilevanti (e più tipicamente schubertiani) di questa pagina iniziale: la ricchezza e l'estensione dei due gruppi tematici e il prezioso cesello armonico con cui il compositore ora prepara l’entrata del motivo, ora carica di tensione l’episodio, ora anima di luci e ombre il mirabile sviluppo. Quest’ultimo, che progressivamente esplora i registri più acuti dello strumento, è basato su di un motivo apparso nella coda (che tra l’altro è la prima apparizione dall’inizio di una figura in sedicesimi) e si snoda in un’atmosfera da ballata, pervaso proprio dagli scatti nervosi di quelle quartine. Alla Ripresa il motivo secondario del primo gruppo tematico si presenta nella duplice veste maggiore/minore, secondo uno dei procedimenti armonici preferiti di Schubert, che in chiusura utilizza il vigoroso tema iniziale trasformato in una incantata reminiscenza per un congedo di intensissima commozione. Sotto questa superficie apparentemente serena, però, si nasconde l’abisso. L’Andantino, in fa diesis minore, che Alfred Einstein sostiene essere imparentato col Lied Pilgerweise (Canto del pellegrino, 1823), è una delle pagine più sconvolgenti dell’intera produzione schubertiana. L’inizio è spoglio e dolente, su un ritmo di barcarola; ma nella sezione centrale, a poco a poco, si scatena una spaventosa tempesta, immagine di una disperatissima, quasi «hoffmaniana» follia, la cui scrittura pianistica anticipa per molti versi quella di Liszt e dei suoi epigoni. Delizioso, infine, il ritorno del motivo principale contrappuntato da un singhiozzo a note ribattute. Con lo Scherzo, in la maggiore, si torna a uno spensierato clima viennese, tutto echi di valzer e scatti rapinosi di vago sapore tzigano, anche se tra le pieghe non è difficile scorgere qualche ombra, come, ad esempio, nella breve formula melodica conclusiva della sezione B, nell’improvvisa armonia minore che compare tanto nella prima quanto nella seconda frase del Trio o nella trasognata sospensione che precede la ripresa dello Scherzo. L’atteggiamento di Schubert nei confronti di Beethoven è esemplarmente illustrato dall'ultimo tempo, un amabile Allegretto, sempre in la maggiore, nella forma di rondò-sonata già ampiamente utilizzata da Mozart. Come ha acutamente scoperto Charles Rosen, questa pagina è stata costruita esattamente sul calco dell’ultimo tempo dell’op. 31 n. 1 di Beethoven: ciò dimostra, una volta di più, che Schubert non era interessato a sperimentazioni formali e che lo schema classico era perfettamente calzante ai suoi scopi. Che, evidentemente, erano altri: innanzitutto, come già ricordato, la dilatazione melodica (evidente dal confronto col modello) e poi l’ampliamento delle tonalità coinvolte, in un caleidoscopico gioco di sfumature, di luci e di colori. Per tutti basta osservare l’inatteso ritorno del bel motivo principale - di chiaro stampo liederistico - nel tono della sopradominante (fa diesis maggiore) piuttosto che in quello, scontato, della tonica (come fa Beethoven, non interessato invece a questo tipo di allargamento tonale). FREDERICH CHOPIN - Andante Spianato e Grande Polacca brillante op. 22 «Ho scritto solo per il pianoforte. Questo è il mio terreno, quello su cui mi sento più sicuro»: così disse Chopin alla contessa Delfina Potocka, affettuosa amica del compositore che spesso le confidava le sue confessioni artistiche, colei che volle rivedere, morente, perché cantasse un’ultima volta per lui. In tutti i lavori Chopin ha riversato a piene mani la poesia del “fiore azzurro”, secondo la definizione di Novalis, la quale esprime la speciale disposizione del cuore umano a sentirsi felice tanto nel sacrificio quanto nel godimento, tanto nel sogno quanto nella realtà; la poesia che dà la preferenza al presagire piuttosto che al sapere, la poesia che sorride e canta anche tra le lacrime. Se si volessero sintetizzare in breve le caratteristiche dello stile pianistico chopiniano si può dire che due sono gli aspetti fondamentali presenti nelle composizioni di questo musicista: anzitutto il cosiddetto “tempo rubato” su cui è intervenuto autorevolmente lo stesso Liszt, testimone delle interpretazioni di Chopin sulle proprie musiche pianistiche. «Tutte le composizioni chopiniane - così Liszt - devono essere eseguite con quel tentennamento accentuato e prosodico, e con quella morbidezza, la cui ragione difficilmente si svela quando non s’abbia avuto occasione di udirle sovente. Chopin sembrava preoccupato di rendere evidente questa sua maniera di esecuzione, specialmente di comunicarla ai suoi connazionali ai quali egli, più che ad altri, desiderava trasmettere il calore interno della sua commozione». L’altro elemento è dato dal dinamismo interiore da cui le opere chopiniane traggono vitalità attraverso le diverse gradazioni nel passaggio dal forte al piano e viceversa, per contrasto o per sfumatura, così da realizzare quella tensione psicologica ed emozionale di forte espressività romantica, pur nella mutevolezza degli accenti dinamici del linguaggio pianistico. Tali indicazioni stilistiche si possono cogliere anche nell’Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22 in mi bemolle maggiore, composti nel 1832 e caratterizzati dalla fusione tra due momenti musicali psicologicamente contrapposti. L’Andante spianato era stato concepito inizialmente come un Notturno per il suo tono sentimentale e crepuscolare, ma successivamente l’autore pensò di accostarlo all’estroversa vivacità della Polacca, come di introduzione. La Grande Polacca fu composta probabilmente, verso la fine del 1830 con l'intenzione da parte del musicista di creare un pezzo per pianoforte e orchestra. Infatti il lavoro fu eseguito con successo nella sala dei concerti del Conservatorio di Parigi il 26 aprile 1835: al pianoforte l’autore e l’orchestra diretta da Francois-Antoine Habeneck. L’accompagnamento strumentale però ha un valore di semplice supporto alla parte pianistica, tanto è vero che abitualmente la Grande Polacca viene presentata nella versione per pianoforte solo, contraddistinta da quel fuoco ritmico di trascinante ardore, tipico della Polacca chopiniana, pur senza toccare la geniale sublimazione delle più celebri pagine scritte dal compositore negli anni della maturità. Il virtuosismo ha un ruolo di prim’ordine e appartiene allo Chopin più autenticamente sincero e coerente con se stesso. PIOTR ILIC CIAIKOVSKI - Grande Sonata in sol maggiore op. 37 Quando Ciaikovski nel 1861 entra nella Società Musicale Russa (poi Conservatorio), frequenta, fra l’altro, la classe di pianoforte di Anton Rubinstein, la cui formazione pianistica è da collegarsi a Mendelssohn e Schumann. Per quanto la vocazione ciaikovskiana sia orientata verso la produzione teatrale e orchestrale, nelle liriche vocali e nella musica pianistica assistiamo a un continuo approfondimento stilistico, mentre risulta forse ancora più evidente la tendenza alla immediatezza e alla effusione. Di rado il musicista affronta però, in quest’ultimo settore, delle strutture complesse: si tratta per lo più di pezzi brevi, romanze, marce, valzer, scherzi, improvvisi, in un arco di tempo che va dal 1854 (il musicista aveva 14 anni) al 1893, l’anno della morte. La Sonata in sol maggiore, iniziata a Clarens il 13 marzo, fu terminata il 7 agosto del 1878 in un’altra oasi di quiete, la tenuta di sua sorella Aleksandra Davydov a Kamenka, in Ucraina e poi eseguita in pubblico per la prima volta da Nikolaj Rubinstein il 21 ottobre del 1879 a Mosca. Ciaikovski non era presente, ma in una lettera alla von Meck, facendo riferimento a un’audizione privata, si disse «meravigliato della forza e della qualità artistica con cui Rubinstein aveva eseguito quest’opera un po’ arida e complessa». Nonostante questo, al momento di pubblicarla la dedicò a Karl Klindworth, un pianista tedesco che era stato allievo di Liszt a Weimar e che in quel periodo era professore al Conservatorio di Mosca. Pubblicata a Mosca nel 1879 da Jurgenson come op. 37, la Sonata si trova spesso indicata come op. 37a per distinguerla meglio dai dodici pezzi caratteristici per pianoforte Le Stagioni, contrassegnati dallo stesso numero d’opera e indicati perciò come op. 37b. Lavoro ampio e monumentale, in cui spesso si avverte una forte influenza schumanniana, la Sonata pur non essendo priva di qualche ripetizione e lungaggine, contiene pagine di grande bellezza; soprattutto nel vasto primo movimento (Moderato e risoluto), costruito sul contrasto fra un maestoso primo tema in accordi in ritmo puntato e un secondo tema in mi minore dal carattere rapsodico, da cui emerge inaspettato un terzo splendido tema, teneramente cantabile, basato sul motivo medievale del Dies irae che da lì a pochi anni sarebbe divenuto una sorta di corrente carsica nella musica di Sergei Rachmaninov. Dopo la sospensione lirica dell’Andante non troppo, quasi moderato (prescritto «con molto sentimento e marcato la melodia») e il breve intermezzo di un vivace Scherzo (Allegro giocoso) dal sapore fortemente schumanniano, la Sonata si chiude con un luminoso Finale (Allegro vivace) dove la lezione di Schumann si fonde singolarmente con il melos russo e con i leggeri colori orchestrali ciaikovskiani. PROSSIMI CONCERTI Lunedì 19 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A2; COMBINATA 2; ORFEO 2) Pianista PIOTR ANDERSZEWSKI J. S. BACH Ouveture in stile francese BWV 831 - R. SCHUMANN Novellette in fa diesis min.op 21 n. 8 – K. SZYMANOWSKI Métopes op. 29 - B. BARTOK Bagatelles Sz 38, BB 50 (op.6) Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Giovedì 22 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A1; COMBINATA 1; ORFEO 1) Violinista LEONIDAS KAVAKOS – Pianista ENRICO PACE F. POULENC Sonata per violino e pianoforte - G. FAURÉ Sonata n. 1 - I. STRAVINSKY Divertimento – F. SCHUBERT Sonata per violino e pianoforte ("Duo" o "Grand Duo") in la maggiore op. 162, D 574 Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Domenica 25 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A2; COMBINATA 2; ORFEO 2) Violinista GIL SHAHAM J. S. BACH Partita n. 3 in mi maggiore BWV 1006; Sonata n. 2 in la minore BWV 1003 – W. BOLCOM Suite n.2 - a part of the suite - J. S. BACH Partita n. 2 in re minore BWV 1004 Biglietti: Intero € 30,00 – Ridotto € 25,00 INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI. ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Giovanni Astrua Testori Hans Fazzari Valeria Bonfante *** Isabella Bossi Fedrigotti Soci Fondatori Roberto Fedi Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. Origoni Della Croce Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Alessandro Silva Fondazione Rocca Maria Giacinta Tolluto Ulla Gass Maria Luisa Vaccari Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina Erika Rottensteiner Beatrice Wehrlin Società del Giardino Soci Amici Antonio Belloni Carla Beretta Ricci Umberto Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Maria Brambilla Marmont Carlo e Angela Candiani Giancarlo Cason Nicoletta Colombo Egle Da Prat Piero De Martini Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Giuliana File Finzi Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Eugenia Godani Ferruccio Hurle Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Lucia ed Enrico Morbelli Stefano Pessina Francesca Peterlongo Denise Petriccione Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Giustiniana Schweinberger Antonietta Scroce Paola e Angelo Sganzerla Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Mediaset Giuseppe Barbiano di Belgiojoso Ugo Carnevali Roberto De Silva Roberto Formigoni Gaetano Galeone Società del Giardino Gianni Letta Mario Lodigiani Roberto Mazzotta Francesco Micheli Arnoldo Mosca Mondadori Silvio Garattini Robert Parienti Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Quirino Principe Gianfelice Rocca Fondazione Rocca Carlo Sangalli Fondazione Cariplo Luigi Venegoni Giuseppe Ferreri Banca Popolare di Milano Camera di Commercio di Milano Publitalia ***** Diana Bracco Martha Argerich Marina Berlusconi Cecilia Falck Vera e Fernanda Giulini Emilia Lodigiani Maria Grazia Mazzocchi Conservatorio G. Verdi Milano Francesca Colombo Stefania Montani Cristina Muti Simonetta Puccini Rosanna Sangalli Elisso Virsaladze Juana Zayas Flavia De Zigno Bianca Hoepli ***** Carlo Maria Badini Alberto Falck Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Leonardo Mondadori Giuseppe Lodigiani Giancarlo Dal Verme Tino Buazzelli Peter Ustinov Franco Ferrara Franco Mannino Carlo Zecchi Shura Cherkassky GLI AMICI PROPONGONO
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