relazione agroforestale - Comune di Cirò Marina

DR.AGR. SALVATORE CORNICELLO
VIA ANNA FRANK - 88811 CIRO’ MARINA (KR)
REGIONE CALABRIA
PROVINCIA DI CROTONE
COMUNI DI CIRO’ – CIRO’ M. - MELISSA
PIANO STRUTTURALE ASSOCIATO
RELAZIONE AGRO-FORESTALE
PREMESSA
L’attuale maggiore attenzione, riscontrabile tanto sul piano culturale che normativo, dei rapporti
tra l’espansione urbana, la diffusione degli insediamenti, l’uso delle risorse naturali ed i nuovi assetti
produttivi del settore agricolo definisce nuove prospettive nella pianificazione e nella tutela del territorio
rurale.
Nelle aree agricole si vuole perseguire da un lato la salvaguardia del territorio e dall’altro il miglioramento
delle condizioni operative delle attività economiche presenti. Si avverte infatti da tempo la necessità di
interpretare il sistema rurale considerando sia gli aspetti economico-produttivi, sia quelli ambientali,
culturali e paesaggistici.
L’importanza dei suoli destinati all’attività agricola è legata, oltre che al supporto vitale e imprescindibile
della produzione agro-alimentare stessa, anche alle funzioni di presidio del territorio per la conservazione
delle risorse naturali e paesaggistiche, di stabilizzazione degli equilibri idrogeologici, di difesa contro
utilizzazioni ad elevato grado di irreversibilità.
Lo sviluppo del territorio agricolo risulta correlato sia alla produttività dei suoli sia della funzione di
conservazione del paesaggio aperto, inteso non solo come aspetto percepibile dell’ecosistema ma anche
come risultato dell’azione modificatrice dell’uomo; azione questa intesa a plasmare lo spazio per soddisfare
i bisogni materiali e spirituali propri delle popolazioni che abitano quel territorio.
E’ utile ricordare che nella suddivisione del territorio comunale in zone omogenee quelle agricole hanno
spesso assunto la connotazione e la valenza di aree non edificate, eventualmente soggette a possibili future
edificazioni, al fine unico di mantenere un equilibrio tra edificato e non edificato e quale riserva per future
trasformazioni.
Le zone agricole sono state per lo più considerate residuali rispetto alle esigenze degli altri settori:
l’espansione dell’edificato sia urbano che industriale, l’ampliamento delle infrastrutture viarie hanno
occupato irreversibilmente suolo agricolo, spesso senza considerare le potenzialità produttive e i possibili
danni economici per l’area agricola stessa. I fabbisogni di risorse naturali espressi dal settore agricolo
innescano spesso effetti simili a quelli indotti dai settori extra – agricoli: anche l’agricoltura impiega infatti
risorse e richiede spazi edificabili necessari per le esigenze della azienda.
Inoltre negli ultimi anni - è inutile negarlo - si è evidenziata una conflittualità tra interessi di tutela
ambientale ed interessi del mondo produttivo agricolo: da un lato la collettività ha dimostrato un interesse
crescente verso i valori storici, paesaggistici ed ambientali dello spazio agricolo, mentre le trasformazioni
subite dall’economia e dal settore primario modificano continuamente l’organizzazione delle aziende
agricole e i criteri di convenienza economica che sottendono le scelte di investimento. Ciò si traduce, ad
esempio, nella necessità di realizzare nuovi e moderni impianti ed edifici produttivi, o ancora, quella di
adeguamento delle superfici coltivabili in funzione dei processi di meccanizzazione aziendale ai fini di
realizzare minori costi unitari di produzione.
In tale scenario la pianificazione territoriale ha dovuto di necessità ampliare via il proprio campo d’azione
prefiggendosi obiettivi di tutela ambientale e paesistica e introducendo vincoli, di diversa natura, talora
anche molto restrittivi, sovente non giustamente motivati. Tali vincoli scaturiscono spesso da istanze che,
pur legittime, vengono da settori economici completamente estranei all’agricoltura procurando così oneri
anche considerevoli ai produttori agricoli quando non adeguatamente motivati, difficilmente perseguibili
o, peggio, non fondati dal punto di vista tecnico.
Dovendo governare i diversi fattori che modificano l’uso del suolo in un’ottica di sostenibilità economica,
ambientale e sociale, l’agricoltura si qualifica non solo come il settore che occupa la maggior porzione
spaziale del territorio extraurbano ma impone la salvaguardia di precise e specifiche istanze. La prima di
tutte, che risulta peraltro di tutte riassuntiva, è che le aree agricole non vengano considerate residuali
rispetto alle esigenze degli altri settori.
La realizzazione di uno sviluppo sostenibile del sistema rurale richiede da un lato la conoscenza delle
caratteristiche dello sviluppo stesso, in particolare delle risorse necessarie e degli effetti collaterali nel
sistema, e dall’altro l’esame delle risorse, considerate in funzione della loro disponibilità e della loro
sensibilità.
1.1 OBIETTIVI
OBIETTIVI E FINALITA’ DELLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO AGRICOLO
Nella pianificazione del territorio agricolo si impongono alcuni obiettivi:
- la salvaguardia della destinazione agricola del suolo valorizzandone le specifiche vocazioni produttive
ma anche le caratteristiche ambientali;
- la promozione della permanenza degli addetti all’agricoltura nelle zone agricole in condizioni adeguate e
civili;
- il garantire la sostenibilità ambientale ed economica di tutte le attività svolte;
- il favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente soprattutto in funzione delle necessità aziendali e
non unicamente in un’ottica estetico - paesistica (mantenimento della cultura costruttiva consolidatasi nel
tempo contemperandola con il possibile utilizzo nel contesto aziendale).
La finalità principale riguarda sicuramente la conservazione dell’uso del suolo e delle sue qualità
ambientali; La permanenza degli addetti all’agricoltura è la condizione perché tale finalità possa
realizzarsi.
In tale prospettiva, se è necessario il raggiungimento di condizioni di redditività adeguate per ogni addetto
al settore, impegno che peraltro non è richiesto all’urbanista, occorre indirizzare la pianificazione
assicurando una migliore qualità di vita alle famiglie coltivatrici e a tutti coloro che vivono nelle aree
agricole anche mediante l’adeguamento dei servizi tecnologici e civili.
La fase conoscitiva delle risorse territoriali risulta dunque fondamentale per una oculata e corretta
pianificazione.
Non si può ignorare che le molteplici e differenziate attività dell’ agricoltura assumono grande rilevanza in
relazione ad una pluralità di funzioni:
- la salvaguardia del suolo come risorsa irriproducibile la cui perdita è un costo per l’intera collettività;
- la salvaguardia delle acque superficiali e di falda;
- la salvaguardia del territorio specialmente laddove questo si configura come zona svantaggiata;
- la conservazione dell’ambiente naturale, degli ecosistemi e degli agro ecosistemi;
- la tutela delle produzioni tipiche;
- la fruibilità delle aree rurali da parte della popolazione (oasi naturali e fasce di contestualizzazione,
percorsi ciclopedonali, agriturismo e fattorie didattiche);
- la gestione del riciclo e recupero delle biomasse: reflui zootecnici, compost, fanghi di depurazione;
- la produzione di energia ricavata da biomasse.
2 LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA
2.1 POLITICA DI SVILUPPO RURALE 20072007- 2013
Con una politica attiva di sviluppo rurale l'Unione europea si propone di realizzare obiettivi importanti
per le nostre campagne e per coloro che vi abitano e vi lavorano. Le zone rurali sono un elemento
essenziale della geografia e dell'identità dell'UE. Secondo la definizione comune del termine, più del 91%
del territorio dell'UE, dove vive oltre il 56% della sua popolazione, può essere definito “rurale”. Una delle
specificità dell'UE è data inoltre dall'enorme varietà dei suoi magnifici paesaggi: dalle montagne alle steppe,
dalle grandi foreste alle distese di campi ondulati. Molte delle zone rurali europee si trovano ad affrontare
sfide importanti. Alcune imprese agricole e forestali devono ancora consolidare la propria competitività.
Più in generale, nelle zone rurali il reddito medio pro capite è inferiore a quello delle città, la base di
competenze è più limitata e il settore dei servizi è meno sviluppato. Inoltre, la valorizzazione dell'ambiente
rurale comporta spesso un costo finanziario non trascurabile.
D'altro canto, le campagne europee hanno molto da offrire: materie prime fondamentali, ma anche bellezze
naturali, riposo e distrazione. Sono i nostri polmoni, e proprio per questo si ritrovano in prima linea nella
lotta contro i cambiamenti climatici. E sono in molti ad essere tentati dall'idea di vivere o lavorare nelle
zone rurali, a condizione di avere accesso ad infrastrutture e servizi adeguati.
Questo significa che la strategia di Lisbona per l'occupazione e la crescita e la strategia di Goteborg per lo
sviluppo sostenibile sono importanti sia per le nostre campagne che per le nostre città. L'obiettivo della
politica europea di sviluppo rurale è quello di permettere alle zone rurali di realizzare il proprio potenziale
e di superare le sfide che si trovano ad affrontare.
2.2 POLITICA
POLITICA “COMUNE” DI SVILUPPO RURALE
In teoria, i singoli Stati membri dell'UE potrebbero definire ed attuare politiche di sviluppo rurale
del tutto autonome. Nella pratica, tuttavia, questo approccio non funzionerebbe. Non tutti i paesi dell'UE
sarebbero in grado di permettersi la politica di cui hanno bisogno. Inoltre, molte delle questioni affrontate
dalla politica di sviluppo rurale, come l'inquinamento, non rispettano le frontiere nazionali o Regionali e,
più in generale, la sostenibilità ambientale è una preoccupazione avvertita non solo in Europa, ma in tutto
il mondo. La politica di sviluppo rurale è inoltre legata a numerose altre politiche definite a livello di UE.
Per questo l'UE ha messo a punto una politica comune di sviluppo rurale, che lascia tuttavia un ampio
margine di manovra agli Stati membri e alle regioni.
2.3 STRUTTURA DELLA POLITICA DI SVILUPPO RURALE
Le principali disposizioni riguardanti la politica di sviluppo rurale dell'UE per il periodo 2007-2013, e
le misure che possono essere prese dagli Stati membri e dalle regioni, sono stabilite nel regolamento (CE) n.
1698/2005 del Consiglio. Il regolamento dispone che la politica di sviluppo rurale per il periodo 20072013 sia incentrata sui tre temi (o "assi tematici") seguenti:
•
miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale;
•
miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale;
•
miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell'economia rurale.
Per contribuire a garantire un approccio equilibrato, gli Stati membri e le regioni sono tenuti a ripartire i
loro finanziamenti a favore dello sviluppo rurale tra i tre assi tematici. Parte dei finanziamenti deve inoltre
essere destinata a sostenere progetti basati sull'esperienza acquisita con le iniziative comunitarie Leader. Il
cosiddetto "approccio Leader" allo sviluppo rurale consiste nella messa a punto ed attuazione di progetti
altamente specifici da parte di partenariati locali al fine di rispondere a particolari problemi locali. Come
avveniva già prima del 2007, ogni Stato membro (o regione, nei casi in cui i poteri sono delegati a livello
regionale) deve predisporre un programma di sviluppo rurale che specifichi i finanziamenti destinati alle
singole misure nel periodo 2007-2013. Una novità di questo periodo è l'accento posto su una strategia
coerente per lo sviluppo rurale nell'intera UE. Per raggiungere questo obiettivo sono previsti piani strategici
nazionali che devono essere basati sugli orientamenti strategici comunitari. Questo approccio dovrebbe
permettere di:
•
individuare i settori in cui un sostegno comunitario a favore dello sviluppo rurale crea il maggiore
valore aggiunto a livello dell'UE;
•
ricollegarsi alle principali priorità dell'Unione (Lisbona, Goteborg);
•
garantire la coerenza con le altre politiche dell'Unione, in particolare quelle relative alla coesione
economica e all'ambiente;
•
accompagnare l'attuazione della nuova PAC orientata al mercato e la necessaria ristrutturazione
che essa comporta sia nei vecchi che nei nuovi Stati membri.
La politica di sviluppo rurale e i suoi principi
Globalizzazione degli scambi mondiali, esigenze dei consumatori in materia di qualità, ampliamento
dell'Unione: l’agricoltura europea si trova attualmente ad affrontare nuove sfide e nuove realtà.
I cambiamenti interesseranno non solo i mercati agricoli ma anche le economie locali delle zone rurali.
L’avvenire del settore agricolo è strettamente connesso allo sviluppo equilibrato del territorio rurale, che
costituisce l'80% del territorio europeo. La dimensione comunitaria della posta in gioco è evidente; la
politica agricola e rurale ha un ruolo importante da svolgere nel quadro della coesione territoriale,
economica e sociale dell’Unione.
La riforma intrapresa con l’Agenda 2000 segue dunque la tendenza di questi ultimi anni: oltre ad
introdurre misure di mercato e a rispettare le esigenze di un'agricoltura europea competitiva, occorre
anche tener conto delle varie necessità del mondo rurale, delle aspettative della società odierna e delle
questioni ambientali.
La nuova politica di sviluppo rurale, divenuta il “secondo pilastro” della politica agricola comune, offre una
risposta a questi problemi. Elemento essenziale del modello agricolo europeo, essa punta alla realizzazione
di un contesto coerente e durevole che garantisca il futuro delle zone rurali e favorisca la salvaguardia e la
creazione di posti di lavoro.
I principi di base della nuova politica sono i seguenti.
•
La plurifunzionalità dell’agricoltura, ossia il suo ruolo polivalente al di là della semplice
produzione di derrate. Ciò implica il riconoscimento e l'incentivazione della gamma di servizi
offerti dagli agricoltori.
•
Un'impostazione plurisettoriale e integrata dell'economia rurale al fine di diversificare le attività,
creare nuove fonti di reddito e occupazione e proteggere il patrimonio rurale.
•
La flessibilità degli aiuti allo sviluppo rurale, basata sulla sussidiarietà e favorevole al
decentramento, alla consultazione a livello regionale e locale e al partenariato.
•
La trasparenza nell’elaborazione e nella gestione dei programmi, a partire da una normativa
semplificata e più accessibile.
Una delle principali innovazioni di questa politica è il metodo adottato, volto a una maggiore integrazione
dei diversi interventi al fine di assicurare lo sviluppo armonico di tutte le zone rurali d'Europa. Tale
sviluppo si articola su tre grandi assi:
•
potenziamento del settore agricolo e forestale,
•
miglioramento della competitività delle zone rurali,
•
salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio rurale.
2.4 LA RIFORMA DEL SETTORE VITIVINICOLO
Formalmente adottato dal Consiglio dei ministri nell'aprile del 2008, il regolamento del Consiglio
n. 479/2008, che introduce una vasta riforma dell’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, è stato
pubblicato nella Gazzetta ufficiale. I cambiamenti introdotti conferiranno equilibrio al mercato vitivinicolo,
condurranno alla progressiva eliminazione di misure di intervento sul mercato inefficaci e costose e
permetteranno di destinare il bilancio a misure più positive e dinamiche per aumentare la competitività dei
vini europei. La riforma consente una rapida ristrutturazione del settore, poiché include un regime
triennale di estirpazione su base volontaria, volto ad offrire un'alternativa per i produttori che non sono in
grado di far fronte alla concorrenza e ad eliminare dal mercato le eccedenze e i vini non competitivi. Gli
aiuti per la distillazione di crisi e la distillazione di alcool per usi alimentari saranno progressivamente
soppressi e gli importi corrispondenti, ripartiti in dotazioni nazionali, potranno essere destinati a misure
per la promozione dei vini sui mercati dei paesi terzi, l'innovazione, la ristrutturazione e la
modernizzazione dei vigneti e delle cantine. La riforma garantirà la protezione dell'ambiente nelle regioni
vinicole e la salvaguardia delle politiche di qualità tradizionali e consolidate e semplificherà le norme di
etichettatura nell'interesse di produttori e consumatori. A partire dal 1° gennaio 2016 sarà inoltre abolito il
sistema estremamente restrittivo dei diritti di impianto a livello dell'UE.
2.5 PRINCIPALI ASPETTI DELL’OCM
DELL’OCM VITIVINICOLA RIFORMATA
I principali aspetti della nuova OCM Vitivinicola sono i seguenti:
Dotazioni finanziarie nazionali:
nazionali queste dotazioni consentiranno agli Stati membri di adattare le misure alla
loro situazione particolare. Le misure possibili includono la promozione nei paesi terzi, la
ristrutturazione/riconversione dei vigneti, gli investimenti destinati all'ammodernamento della catena di
produzione e all'innovazione, il sostegno alla vendemmia verde, nuove misure di gestione delle crisi e il
semplice sostegno disaccoppiato.
Misure di sviluppo rurale: una parte dei fondi verrà trasferita a misure di sviluppo rurale e riservata alle
regioni vitivinicole. Tali misure possono includere l'insediamento di giovani agricoltori, il miglioramento
della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni di produttori, i
finanziamenti destinati a coprire le spese supplementari e le perdite di reddito derivanti dal mantenimento
dei paesaggi di valore culturale, nonché forme di prepensionamento.
Diritti di impianto: è prevista la loro abolizione entro la fine del 2015, ma potranno essere mantenuti a
livello nazionale fino al 2018.
Eliminazione progressiva dei regimi di distillazione: la distillazione di crisi sarà limitata a quattro anni, a
discrezione degli Stati membri, fino al termine della campagna 2011/2012, con una spesa massima
limitata al 20% della dotazione finanziaria nazionale nel primo anno, al 15% nel secondo, al 10% nel terzo
e al 5% nel quarto. La distillazione di alcool per usi alimentari sarà progressivamente eliminata nel corso di
un periodo transitorio di quattro anni, durante il quale verrà concesso un aiuto accoppiato che sarà poi
sostituito dal pagamento unico disaccoppiato per azienda. Gli Stati membri avranno la possibilità di esigere
la distillazione dei sottoprodotti, finanziata a partire dalla dotazione nazionale e ad un livello
considerevolmente inferiore a quello attuale, che includa i costi di raccolta e trasformazione dei
sottoprodotti.
Introduzione del pagamento unico per azienda: negli Stati membri interessati questo tipo di pagamento
sarà concesso ai produttori di uve da vino, mentre in tutti gli Stati membri ne potranno beneficiare i
produttori che estirpano i loro vigneti.
Estirpazione: è introdotto un regime di estirpazione volontaria su un periodo di tre anni, per una superficie
totale di 175 000 ettari e con premi decrescenti. Uno Stato membro può mettere fine all'estirpazione
quando la superficie estirpata rischia di superare l'8% della superficie viticola nazionale o il 10% della
superficie totale di una determinata regione. La Commissione può mettere fine all'estirpazione quando la
superficie estirpata raggiunge il 15% della superficie viticola totale di uno Stato membro. Gli Stati membri
possono inoltre vietare l'estirpazione nelle zone di montagna o a forte pendenza, nonché per motivi
ambientali.
Pratiche enologiche: l'incarico di approvare pratiche enologiche nuove o di modificare quelle esistenti
verrà trasferito alla Commissione, che valuterà le pratiche ammesse dall'Organizzazione internazionale
della vigna e del vino (OIV), aggiungendo eventualmente alcune di esse all'elenco delle pratiche ammesse
dall'UE.
Miglioramento delle norme in materia di etichettatura:
etichettatura: i vini con indicazione geografica protetta e quelli
con denominazione d'origine protetta costituiranno la base del concetto di vini di qualità dell'Unione
europea. Sarà garantita la tutela delle politiche nazionali consolidate in materia di qualità. L'etichettatura
verrà semplificata: sarà ad esempio concesso ai vini dell'UE senza indicazione geografica di indicare il
vitigno e l'annata. Talune menzioni e forme di bottiglia tradizionali potranno conservare la protezione di
cui godono.
Zuccheraggio:
Zuccheraggio: questa pratica continuerà a essere autorizzata, ma verrà imposta una riduzione dei livelli
massimi di arricchimento con zucchero o mosto. In condizioni climatiche eccezionali, gli Stati membri
potranno chiedere alla Commissione un aumento di tali livelli.
Aiuto per l’uso dei mosti: tale aiuto potrà essere versato nella sua forma attuale per quattro anni. Una volta
trascorso tale periodo transitorio, la spesa corrispondente potrà essere convertita in pagamenti
disaccoppiati ai produttori di uve.
2.6 RIFO
RIFORMA
FORMA DEL SETTORE VITIVINICOLO
VITIVINICOLO “LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE
COMMISSIONE”
SSIONE”
Un punto cruciale della riforma è far un uso migliore delle risorse di bilancio disponibili (1,3
miliardi di EUR) che rimarranno comunque invariate. In base alla proposta saranno immediatamente
soppresse tutte le misure di sostegno del mercato dimostratesi inefficaci, come i vari aiuti per la
distillazione, il magazzinaggio privato e le restituzioni all'esportazione. Sarà proibita anche l'aggiunta di
zucchero per arricchire il vino, il cosiddetto "zuccheraggio", e sarà soppresso l'aiuto per l'utilizzazione di
mosti per l'arricchimento, che era stato istituito per compensare il costo superiore del mosto rispetto allo
zucchero. La distillazione di crisi sarà sostituita da due misure di gestione delle crisi, finanziate a partire da
dotazioni finanziarie nazionali. Una parte più cospicua di risorse andrà a finanziare la promozione dei vini
europei, in particolare sui mercati dei paesi terzi. Per un periodo transitorio di cinque anni saranno
mantenute in vigore le restrizioni agli impianti e i produttori non competitivi avranno la possibilità di
abbandonare il settore con un aiuto finanziario interessante. Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni
agli impianti per permettere ai produttori competitivi di espandere la produzione, se lo desiderano.
Saranno semplificate le regole in materia di etichettatura e l'UE adotterà alcune pratiche enologiche
ammesse da tutti i paesi produttori che fanno parte dell'Organizzazione internazionale della Vigna e del
Vino. La politica della qualità si baserà sull'origine geografica dei vini. Gli Stati membri riceveranno una
dotazione finanziaria nazionale e potranno scegliere all'interno di una gamma di misure quelle più adatte
alle situazioni locali. Saranno trasferite maggiori risorse allo sviluppo rurale per finanziare misure come
l'insediamento dei giovani viticoltori e la protezione dell'ambiente
Gli obiettivi fondamentali di questa riforma saranno:
1. migliorare la competitività dei produttori vinicoli europei, rafforzare la fama dei vini europei di
qualità come i migliori del mondo, recuperare vecchi mercati e conquistarne di nuovi a livello sia
europeo che mondiale;
2. istituire un regime vitivinicolo che operi attraverso norme chiare e semplici – norme efficaci in
grado di garantire l'equilibrio tra domanda e offerta;
3. istituire un regime vitivinicolo che preservi le migliori tradizioni della produzione vinicola
europea e rafforzi il tessuto sociale e ambientale di molte zone rurali.
2.7 SITUAZIONE DEL SETTORE
SETTORE VITIVINICOLO
VITIVINICOLO NELL'UNIONE EUROPEA
EUROPEA
L'Unione europea occupa una posizione predominante nel mercato vitivinicolo mondiale. Con una
produzione annuale di 175 milioni di ettolitri, l'UE rappresenta il 45% delle superfici di viticole del
pianeta, il 65% della produzione, il 57% del consumo globale e il 70% delle esportazioni a livello mondiale.
Dalla creazione dell’OCM (organizzazione comune dei mercati), il mercato del vino è andato evolvendosi
in modo marcato. Sinteticamente si può dire che è stato caratterizzato da un brevissimo periodo iniziale di
equilibrio, da un successivo aumento molto netto della produzione a fronte di una domanda stabile e,
infine, a partire dagli anni '80, da una costante diminuzione e da un cambiamento qualitativo profondo
della domanda. Per far fronte a questi cambiamenti, l’OCM ha subito una trasformazione considerevole.
L'OCM è nata liberistica, senza limitazioni per i nuovi impianti e con pochissimi strumenti di
regolamentazione del mercato (strumenti volti ad ovviare alle forti variazioni annuali della produzione). In
seguito, ha abbinato la libertà di impianto con una garanzia quasi totale di smercio della produzione, il che
ha prodotto delle eccedenze strutturali gravi. Dal 1978 è divenuta molto dirigistica, con il divieto di
impianto e l'obbligo di distillazione delle eccedenze. Verso la fine degli anni '80, gli incentivi finanziari per
l'abbandono della viticoltura sono stati rafforzati.
La riforma dell'OCM del 1999 ha consolidato l'obiettivo di raggiungere un migliore equilibrio tra offerta e
domanda, dando la possibilità ai produttori di adattare la produzione ad un mercato che chiede maggiore
qualità, e di garantire in maniera sostenibile la competitività del settore, a fronte dell'accresciuta
concorrenza internazionale derivante dagli accordi GATT. Questo obiettivo è stato sostenuto in particolare
attraverso il finanziamento della ristrutturazione di una parte importante del vigneti comunitari.
La riforma non è tuttavia bastata a ridurre le eccedenze di vino, la cui eliminazione ha assorbito ingenti
risorse e dunque apparsa necessaria una nuova riforma dell'OCM.
La riforma adottata dal Consiglio nel 2008 persegue i seguenti obiettivi:
•
accrescere la competitività dei produttori di vino dell'UE, consolidare la reputazione dei vini
europei e riconquistare quote di mercato nell'Unione europea e nel resto del mondo;
•
dotare il settore di un regime comunitario basato su regole semplici, chiare ed efficaci che
assicurino l'equilibrio tra offerta e domanda;
•
preservare le migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea e promuoverne il ruolo
sociale e ambientale nelle zone rurali. Dopo il 2015 le attuali restrizioni agli impianti comunitari
probabilmente saranno abolite per permettere ai produttori più competitivi di aumentare la loro
produzione.
3
ASPETTI METODOLOGICI
La metodologia di lavoro utilizzata in questa fase conoscitiva si è articolata in una serie di indagini sia
dirette che indirette sulle principali componenti naturali, strutturali e socio-economici del territorio,
secondo quanto previsto dalle linee guide della pianificazione territoriale della Regione Calabria ( legge
urbanistica della Regione Calabria n 19 del 16/04/2002).
Sulla base delle risultanze dell’analisi si è contemporaneamente provveduto all’elaborazione di alcune tavole
tematiche in allegato alla presente relazione.
4 – IL TERRITORIO OGGETTO DÌ STUDIO
4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
L’area oggetto di studio comprende tre territori comunali di Cirò – Cirò Marina – Melissa, si
estende per circa 162,69 kmq, interessando il 9,48% della superficie provinciale di Crotone e confina a
nord con il territorio comunale di Crucoli, ad est con lo stesso Crucoli, Umbriatico, Carfizzi e San Nicola
dell’Alto, ad ovest con il mare Jonio e a sud con Strongoli e Casabona.
L’are è composta da collina per circa 80% della sua superficie totale e le coltivazioni più in uso sono la vite
e l’Olivo, mentre poco rappresentativa è la zootecnia.
4.2 Il CLIMA
L’analisi climatica è finalizzata allo studio dei fattori climatici rappresentati dalle temperature e
dalle precipitazioni, che condizionano le coltivazioni nella scelta delle specie arboree ed erbacee da inserire
nelle varie zone del territorio.
I dati dei fattori climatici accennati sono stati registrati dalla stazione di Crotone.
La temperatura Massima raggiunge il valore massimo (31 C), nel mese di luglio, e quello minimo (13 °C),
mentre la temperatura Minima raggiunge il valore massimo (20°C) nei mesi di Luglio e Agosto e il valore
minimo (6 °C) nei mesi di gennaio e Febbraio.
Le precipitazioni rappresentate principalmente da pioggia, rugiada e grandine, sono concentrate
prevalentemente nel periodo autunno – inverno, e raggiungono il valore massimo, nel mese d’ottobre, ed il
minimo, nei mesi estivi.
Dalle tabelle si può anche notare come il vento sia presente quasi sempre con venti predominanti da
scirocco di bassa intensità, mentre le ore di luce raggiungono il massimo di 9 ore nel mese di giugno.
Sulla base dei dati climatici riportati nelle tabelle e usando una classificazione semplice elaborata da De
Cillis, che prende in considerazione le precipitazioni annue e il periodo in cui ricade la stagione piovosa, il
clima dell’area si può classificare come clima sub – umido, caratterizzato da inverni miti e piovosi, ed estati
calde e asciutte. Tale clima permette di coltivare in asciutto colture come la vite, l’olivo e cereali in genere.
DATI CLIMATICI COMUNE DI CIRO’
Mese
T min
T max
Precip.
Umidità
Vento
Eliofania
Gennaio
6 °C
13 °C
90 mm
75 %
NNE 16 km/h
4 ore
Febbraio
6 °C
13 °C
55 mm
73 %
NNE 16 km/h
5 ore
Marzo
7 °C
15 °C
75 mm
72 %
SSW 15 km/h
6 ore
Aprile
9 °C
18 °C
39 mm
72 %
SSW 16 km/h
7 ore
Maggio
12 °C
23 °C
25 mm
68 %
SSW 16 km/h
8 ore
Giugno
16 °C
27 °C
8 mm
62 %
SSW 16 km/h
9 ore
Luglio
20 °C
31 °C
11 mm
57 %
NNE 16 km/h
10 ore
Agosto
20 °C
30 °C
18 mm
62 %
S 16 km/h
9 ore
Settembre
17 °C
27 °C
48 mm
64 %
NNE 16 km/h
8 ore
Ottobre
14 °C
22 °C
103 mm
74 %
NNE 16 km/h
6 ore
Novembre
10 °C
17 °C
106 mm
78 %
NNE 16 km/h
5 ore
Dicembre
7 °C
14 °C
104 mm
75 %
NNE 15 km/h
4 ore
Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone
DATI CLIMATICI COMUNE DI CIRO’ MARINA
Mese
T min
T max
Precip.
Umidità
Vento
Eliofania
Gennaio
6 °C
13 °C
90 mm
75 %
NNE 16 km/h
4 ore
Febbraio
6 °C
13 °C
55 mm
73 %
NNE 16 km/h
5 ore
Marzo
7 °C
15 °C
75 mm
72 %
SSW 15 km/h
6 ore
Aprile
9 °C
18 °C
39 mm
72 %
SSW 16 km/h
7 ore
Maggio
12 °C
23 °C
25 mm
68 %
SSW 16 km/h
8 ore
Giugno
16 °C
27 °C
8 mm
62 %
SSW 16 km/h
9 ore
Luglio
20 °C
31 °C
11 mm
57 %
NNE 16 km/h
10 ore
Agosto
20 °C
30 °C
18 mm
62 %
S 16 km/h
9 ore
Settembre
17 °C
27 °C
48 mm
64 %
NNE 16 km/h
8 ore
Ottobre
14 °C
22 °C
103 mm
74 %
NNE 16 km/h
6 ore
Novembre
10 °C
17 °C
106 mm
78 %
NNE 16 km/h
5 ore
Dicembre
7 °C
14 °C
104 mm
75 %
NNE 15 km/h
4 ore
Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone
DATI CLIMATICI COMUNE DI MELISSA
Mese
T min
T max
Precip.
Umidità
Vento
Eliofania
Gennaio
6 °C
13 °C
90 mm
75 %
NNE 16 km/h
4 ore
Febbraio
6 °C
13 °C
55 mm
73 %
NNE 16 km/h
5 ore
Marzo
7 °C
15 °C
75 mm
72 %
SSW 15 km/h
6 ore
Aprile
9 °C
18 °C
39 mm
72 %
SSW 16 km/h
7 ore
Maggio
12 °C
23 °C
25 mm
68 %
SSW 16 km/h
8 ore
Giugno
16 °C
27 °C
8 mm
62 %
SSW 16 km/h
9 ore
Luglio
20 °C
31 °C
11 mm
57 %
NNE 16 km/h
10 ore
Agosto
20 °C
30 °C
18 mm
62 %
S 16 km/h
9 ore
Settembre
17 °C
27 °C
48 mm
64 %
NNE 16 km/h
8 ore
Ottobre
14 °C
22 °C
103 mm
74 %
NNE 16 km/h
6 ore
Novembre
10 °C
17 °C
106 mm
78 %
NNE 16 km/h
5 ore
Dicembre
7 °C
14 °C
104 mm
75 %
NNE 15 km/h
4 ore
Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone
4.2.1 INDICI PLUVIOPLUVIO-IGROIGRO-TERMICI FORESTALI
Di seguito sono riportati alcuni indici pluvio-igro-termici utili ad indicare la fascia fitoclimatica a cui
appartiene l’area oggetto di studio
A) Pluviofattore di Lang
Esso è dato dal rapporto intercorrente tra precipitazioni annue e temperatura media (P/T) ed ha un
significato prevalentemente pedologico. Nel caso in esame, considerando le precipitazioni annue medie e le
temperature medie registrate nel decennio 1996 -2005, il pluviofattore di Lang è pari a:
682 / 20,83 = 32,74
Secondo gli indici elaborati dal De Philippis valori al di sotto di 40 indicano che il territorio appartiene
alla fascia fitoclimatica del Lauretum
B) Indice di aridità di De Martonne
Tale indice è dato dal rapporto P / (T + 10) che nello specifico è pari a
682/ (20,83 + 10) = 22,12
Secondo De Philippis, nel Lauretum prevalgono indici inferiori a 20 e tra 20 e 40. Quindi nel caso in esame
viene riconfermata l‘appartenenza del territorio alla fascia fitoclimatica del Luretum.
4.2.2 CLASSIFICAZIONE FITOCLIMATICA DEL TERRITORIO
Il Lauretum,
Lauretum corrisponde alla fascia dei climi temperato-caldi, ed è caratterizzata da piogge
concentrate nel periodo autunno- invernale e da siccità estive. La vegetazione in questa fascia è
rappresentata dalle formazioni sempreverdi mediterranee, cioè da boschi e macchie di specie xerofile (che
sopportano la siccità) e termofile (che si adattano alle alte temperature). Questa zona fitoclimatica è la più
estesa nell'area peninsulare e insulare dell'Italia, presente infatti in tutte le aree costiere, si propaga fino ai
400-500 m nel centro-nord, fino ai 600-700 m nel centro-sud e fino agli 800-900 m nell'Italia
meridionale e sulle isole. Questi limiti altitudinali, come già accennato, sono solamente indicativi, in realtà
il Lauretum si interrompe dove, per motivi climatici, non è più possibile la coltivazione degli agrumi.
4.2.2.1 Specie tipiche della zona del Lauretum
La flora che vegeta nelle fasce basali delle nostra colline e montagne è caratterizzata da aspetti morfologici
e processi fisiologici particolari. In ambienti caldi, infatti, vegetano le piante sempreverdi tipiche della
macchia mediterranea. I caratteri di queste specie sono: foglie molto ispessite, semipersistenti o persistenti
sugli alberi, ritmi di vegetazione diversi rispetto alle altre specie (in genere hanno due interruzioni del ciclo
vegetativo: una in inverno e l'altra d'estate). Tutti questi particolari non sono altro che adattamenti che le
specie hanno messo in pratica per resistere agli ambienti, spesso inospitali, della zona mediterranea, dove le
temperature sono molto elevate durante la stagione estiva e l'umidità è pressoché assente. La macchia
mediterranea e le altre foreste di sclerofille sono costituite in prevalenza da arbusti (anche le specie arboree
assumono spesso la forma arbustiva) e da molti altri arbusti a foglie piccole e rigide, oltre che da diverse
specie aromatiche. Anche le forme delle foglie sono da imputare ai climi, in quanto le foglie filiformi
riducono la traspirazione e quindi la perdita di acqua da parte della pianta.
In questa sede non verranno trattati tutti i numerosi arbusti che compongono la macchia mediterranea, ma
solamente le arboree di maggiore diffusione ed importanza, esse sono: le querce a foglie persistenti (leccio e
sughera) e i pini mediterranei (pino domestico, marittimo e d'Aleppo).
5 ASPETTI SOCIO – ECONOMICI
5.1 DEMOGRAFIA
La popolazione residente al primo Gennaio 2008 per i Comuni dell’area in studio è di 21.443 abitanti con
una densità di popolazione è pari a 131,80 abitanti/Km2. Tale popolazione è composta da 10.498 maschi e
10945 femmine. La popolazione maschile è costituita da 1.781 unità con età compresa tra 0 e 14 anni, da
7154 unità con età compresa tra 15 e 64 anni e 1.563 unità con età superiore a 65 anni (Tab.
Tab. n°1 e 2).
2
La popolazione femminile è invece costituita da 1712 unità con età tra 0 e 14 anni, da 7.424 unità con età
tra 15-64 anni e da 1.809 unità con età superiore a 65 anni. Da ciò si deduce che nascono più individui
maschi, la popolazione maschile in età attiva (15-65 anni) è leggermente inferiore (- 270 unità) della
popolazione femminile ed ha un indice di vecchiaia (87.76%) più basso dovuto ad una maggiore mortalità
tra gli individui di sesso maschile.
L'indice di Vecchiaia (rapporto fra il numero di persone di oltre 65 anni e il numero dei giovani fino a 14
anni x 100), indicata in Tab. 2,
2 esprime il numero di ultrasessantaquattrenni presenti nella popolazione,
per ogni 100 giovani in età inferiore ai 15 anni. Particolare importanza riveste anche l'Indice di
Dipendenza che esprime il numero di persone in età non attiva per ogni 100 attivi e nel nostro caso è il
47.09 %.
Tale Indice si ottiene dal rapporto fra il totale delle persone da 0 a 14 anni e da 65 anni e più e
l'ammontare della popolazione in età attiva cioè da 15 a 64 anni (moltiplicato per 100). Da notare che
rispetto all'ultimo Censimento Generale avvenuto nel 2001, la popolazione del territorio oggetto di studio
ha subito un decremento di 3.214 unità, passando da 24.060 abitanti del 1991 ai 20.846 del 2001.
Tab. n. 1 – popolazione residente per sesso e gradi classi di età (valori assoluti)
Classi di età
et
Maschi
Femmine
Totale
0 - 14
1781
1712
3493
15 – 64
7154
7424
14578
≥ 65
1563
1809
3372
Totale
10498
10945
21443
Tab. n. 2 – popolazione residente per sesso e grandi classi di età (composizione percentuale)
Classi di età
et
Maschi
Femmine
Totale
0 - 14
16,96
15,64
16,29
15 – 64
68,15
67,83
67,98
≥ 65
14,89
16,53
15,73
Indice Vecch. (*)
87,76
105,66
96,54
5.2 - SISTEMA AGROALIMENTARE DELL’AREA
5.2.3 Caratteri strutturali ed economici
5.2.3.1 Le imprese agricole
In base ai dati ISTAT, raccolti in occasione del VI° censimento generale agricoltura 2010, sul territorio
oggetto di relazione sono presenti 1407 aziende agricole, che costituiscono circa 9,60 % delle 14.659
aziende censite in Provincia di Crotone. Nell’anno 2010 la superficie agricola totale dell’area ha raggiunto
10.326 Ha, pari al 8,95 % di quella provinciale.
Analizzando l’ampiezza delle aziende presenti sul territorio si evince come la maggior parte delle aziende
agricole si colloca nella fascia di superficie aziendale 1 – 2 ettari, dimostrando una presenza di piccole
aziende per la maggior parte viticole a conduzione diretta del coltivatore.
Tab. 5 - Dati rilevati nel Comune di Cirò
Cir Marina (FONTE ISTAT 2010)
Numero di
Superficie totale (Ha)
aziende
485
3245
Superficie media
S.A.U. Totale
aziendale (Ha)
(Ha)
6,69
2895
S.A.U. Media Aziendale
(Ha)
5,97
Dati Istat
Tab. 6 - Dati rilevati nel Comune di Cirò
Cir (FONTE ISTAT 2010)
Numero di
Superficie totale
Superficie media
S.A.U. Totale
aziende
(Ha)
aziendale (Ha)
(Ha)
490
4972
10,15
3742
Dati Istat
S.A.U. Media Aziendale
(Ha)
7,64
Tab. 7 - Dati rilevati nel Comune di Melissa (FONTE ISTAT 201
2010)
Numero di
Superficie totale (Ha)
Superficie media
S.A.U. Totale
aziendale (Ha)
(Ha)
4,88
1870
4,33
Superficie media
S.A.U. Totale
S.A.U. Media Aziendale
aziendale (Ha)
(Ha)
7,87
95492
aziende
432
2109
S.A.U. Media Aziendale
(Ha)
Dati Istat
Tab. 8 - Dati rilevati nella
nella Provincia di Crotone (FONTE ISTAT 2000)
Numero di
Superficie totale (Ha)
aziende
14659
115391
(Ha)
6,51
Dati Istat
Tab. 9 – Aziende per classe di superficie (FONTE ISTAT 201
2010)
Comuni
Senza
<1
1-2
2-5
5-10
1010-20
2020-50
5050-100
>100
Totale
superficie
Cirò
Cir
0
105
125
141
58
24
20
10
7
490
Cirò
Cir M.
0
137
118
130
53
21
17
5
4
485
Melissa
0
115
110
115
48
23
19
2
0
432
Tab. 10 – Numero di aziende
aziende per forma di conduzione (FONTE ISTAT 201
2010)
Comuni
Conduzione
Conduzione diretta
Con salariati
Altre forme di
del coltivatore
Totale generale
conduzione
Cirò
Cir
441
49
0
490
Cirò
Cir M.
431
53
1
485
Melissa
422
9
1
432
Tab. 11
11 – Numero di aziende
aziende per forma di possesso terreni (FONTE ISTAT 201
2010)
Comuni
Solo proprietà
Solo affitto
Uso gratuito
Proprietà e
Proprietà
Affitto e
Proprietà
affitto
e uso
uso
affitto e
gratuito
gratuito
uso
gratuito
Cirò
Cir
381
44
23
17
17
0
8
Cirò
Cir M.
377
50
18
16
12
2
10
Melissa
289
34
30
28
23
4
24
5.2.3.1 Aziende e superfici per classi di superficie
Analizzando in dettaglio i dati presenti in Tab. 9 risulta che 50,46 % delle aziende si colloca nella fascia
fino a 2 Ha di superficie totale, il 27,43% delle aziende si colloca nella fascia tra 2 e 5 Ha di superficie,
mentre l’ 11,30% delle aziende si colloca nella fascia tra i 5 ed i 10 Ha di superficie e solo il 10,81 %
supera i 20 ettari.
Questo dato, mostra un aspetto negativo sia in quanto testimonia la presenza di un'ampia fetta di
agricoltura relativamente poco competitiva, dall'altro lascia intravedere un potenziale problema di tipo
economico-sociale, legato alle micro-aziende destinate a non avere certamente un futuro roseo.
5.2.3.2 Conduzione dei terreni e forma di possesso
Le forme di conduzioni rappresentano un elemento importante nella definizione delle principali tipologie
delle aziende agricole in quanto prendono in considerazione il tipo di lavoro impiegato all'interno delle
aziende stesse. Naturalmente una classificazione più completa ed esauriente deve considerare in modo
congiunto altre caratteristiche come la dimensione, sia in termini di superficie ma soprattutto economica,
l'età del conduttore, le giornate di lavoro prestate.
Come si può osservare dalla tab. 10,
10 la forma di conduzione diretta del coltivatore è prevalente.
In definitiva si assiste ad un consolidamento della conduzione diretta del coltivatore e della propria
famiglia, ad una discreta presenza di aziende che fanno ricorso a manodopera extra familiare e ad una
bassa presenza di aziende condotte con salariati.
Per quanto riguarda la forma di possesso sul territorio prevale la proprietà seguita da una bassa
percentuale di aziende in affitto.
5.2.3.3
5.2.3.3 Uso del suolo agricolo
L’uso del suolo agricolo è ben evidenziato nella tavola dell’uso del suolo dove è evidente che la coltura
prevalente come diffusione ed estensione è appunto la vite seguita dall’olivo e dalla superficie seminabile,
quest’ultima per l’80% della sua consistenza non viene seminata ma coperta da vegetazione spontanea.
Utilizzando i dati istat dell’ultimo censimento agricoltura la S.A.U. agricola è rappresentate dai seguenti
grafici e tabelle che mettono in risalto l’attuale utilizzazione del suolo agricolo. Da precisare che la
superficie a pascolo non è tutta utilizzata per scopi zootecnici ma per il 70% della sua consistenza trattasi
di superficie non coltivata.
Fig. 2.3 - Superficie aziendale totale per classe di coltura
Superficie (Ha)
2.500
2.125
2318
1982
2.000
1.500
1.000
500
55
Fig. 2.3 – Distribuzione della S.A.U. per coltura
7
Pascoli
23,54%
Frutteti
0,082%
Seminativi
23,33%
6 SETTORI AGRICOLI PREVALENTI
L'attività agricola dell'area conta 549 addetti, una superficie totale aziendale di 8.093 ettari (fig. 2.3), una
S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzata), pari a 7.637 ettari distribuita per le diverse coltivazioni (fig. 2.4).
Da un attenda analisi del settore agricolo emerge che il settore predominante, sia in termini di numero di
aziende, di occupati e di fatturato è quello viticolo, mentre poco rappresentativi sono il settore olivicolo è il
settore zootecnico. Occorre inoltre precisare che il settore olivicolo rappresenta in termini di superficie
quel settore più diffuso sui territori, ma carente in infrastrutture di trasformazione e di aziende che si
propongono al mercato.
6.1 SETTORE VITICOLO
Il settore viticolo produce uva da vino di qualità (vino DOP), ed è caratterizzato da un comprensorio di
produzione che si estende per circa 2.125,71 ettari (Dati ISTAT Censimento Agricoltura 2010), realizzando
una produzione totale di circa 143.000 q d’uva (35,75% circa della produzione regionale). La
distribuzione della superficie vitata vede il comune di Cirò Marina con la maggior superficie seguita da
Cirò e Melissa (ved. Tab. 12).
La produzione di uva che viene rivendicata per la produzione della DOP Melissa e Cirò ammonta a circa
83.000 q (dato riferito all’anno 2010), questo significa che circa il 58% della produzione totale di uva
viene trasformato in vini Cirò e Melissa DOP e la restante parte viene venduta ad acquirenti provenienti
delle varie provincie calabresi e destinata a vinificazioni familiari.
Questo settore è caratterizzato dalla presenza di diverse aziende, che lavorano ed imbottigliano il prodotto
dei propri vigneti, consentendo una buona diffusione di tale vino sul mercato nazionale ed internazionale.
La produzione è realizzata secondo le tecniche agronomiche tradizionali della zona e in linea con le norme
tecniche del disciplinare di produzione del Cirò e Melissa D.O.C., che prevede come vitigno prevalente il
gaglioppo per i vini Rossi, e il Greco Bianco per i vini Bianchi.
I vigneti sono prevalentemente coltivati a spalliera con la forma di allevamento prevalente a cordone
speronato con quattro branche fruttifere, ma non mancano ancora sporadici vigneti allevati ad alberello
che ha rappresentato per anni la forma di allevamento della vite tipica del Cirò e Melissa DOC.
Analizzando le dimensioni aziendali viticole risulta che, il 40,98% delle aziende viticole ha una superficie
inferiore ad un ettaro, il 29,45% ha una superficie compresa tra uno e i due ettari, il 20,43%, ha superficie
compresa tra i due e i 10 ettari, il resto è rappresentato da poche aziende con superficie compresa tra i 10 e
oltre i 100 ettari (vedi tab. 13).
Tab. 12 – Distribuzione comunale della superficie vitata (dati ISTAT censimento agricoltura 2010)
Superficie vitata (ha)
Cirò Marina
1.208,42
Melissa
245,46
Cirò
671,83
Tab. 13 – Numero di aziende viticole per classe di superficie agricola utilizzata
CLAESSE
DI <1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-30
30-50
50-100
>100
SUPERFICIE (Ha)
Cirò Marina
128
116
99
29
11
1
2
0
0
Melissa
101
52
15
10
1
0
0
0
0
Cirò
130
90
65
14
10
1
0
0
0
Tab. 14 - Aziende viticole per forma di conduzione
FORMA DI
Conduzione diretta del
CONDUZIONE
coltivatore
Cirò Marina
341
45
0
Melissa
172
6
0
Cirò
277
33
1
Note*
Conduzione con salariati
Altre forme*
altra forma di conduzione: Comprende forme di conduzione quali: colonìa parziaria appoderata, colonìa parziaria non appoderata o impropria,
soccida, proprietà collettiva costituita da beni su cui gravano dei diritti di utilizzo (usi civici) da parte di singoli soggetti appartenenti ad una determinata
collettività
La forma di conduzione diretta del coltivatore risulta quella prevalente, ed è rappresentata da piccole
aziende che utilizzano per l'esecuzione dei lavori la propria manodopera.
La forma di conduzione con manodopera con salariati risulta presente nelle aziende che hanno una
superficie compresa tra i cinque e i 10 ettari e che per l'esecuzione dei lavori ricorrono a operai a tempo
determinato.
Il livello di meccanizzazione delle aziende viticole risulta elevato nelle medie e grosse aziende (con
superficie superiore ai 50 ettari); discreto nelle aziende con superficie compresa tra i 10 e i 50 ettari;
scarso in quelle piccole (aziende con superficie compresa tra 1 e i 2 ettari).
Richiamando il comprensorio di produzione, questo è composto da diverse zone viticole localizzate in
modo diffuso sulle aree territoriali della pianura e della bassa collina del territorio.
Le zone viticole accennati sono messe in evidenza grafica dalla tavola tematica dell’uso del suolo in allegato
alla presente relazione
6.2 SETTORE OLIVICOLO
Il settore olivicolo interessa un'area di 2.318 ettari, di cui, 341 ettari sono ad oliveti in coltura
specializzata, mentre, 1.977 ettari sono ad oliveti in consociazione mista con seminativi di cereali e
foraggere.
La produzione media totale annuo è pari a 46.360 q, con una produzione media annua per ettaro di 20 q.
Sul territorio vi sono sei oleifici localizzati in zona agricola, i quali, ogni anno lavorano la produzione
raccolta delle olive sul territorio.
La coltivazione dell’olivo è caratterizzata da alberi secolari d’alto pregio paesaggistico, con una distanza
d’impianto che oscilla tra i 10m x 8 m e allevati con la forma d’allevamento a globo.
La raccolta delle olive avviene manualmente con piccole eccezioni rappresentate da aziende che
possiedono cantieri di raccolta meccanizzati.
La commercializzazione del prodotto finito è per il 20% sul mercato locale, mentre, la restante parte è
collocata all'ingrosso su mercato nazionale.
Il numero delle aziende che operano nel settore sono 812, di cui il 49,63%, ha superficie inferiore ad 1
ettaro, il 26,10%, ha superficie compresa tra 1 e i 2 ettari, il 20,19%, ha superficie tra i 2 e i 10 ettari,
mentre, il resto ha superficie compresa tra i 10 e gli oltre 100 ettari (tab. 16).
La forme di conduzione diretta del coltivatore è quella prevalente (tab. 2.12).
Il livello di meccanizzazione presente nelle aziende è discreto in quelle con superficie agricola superiore ai
20 ettari, mentre è scarso in quelle con superficie agricola inferiore ai 20 ettari.
Tab. 15 – Numero di aziende per comune
Comune
Aziende (n°)
Melissa
262
Cirò Marina
202
Cirò
348
Tab. 16 - Aziende per classe di superficie agricola utilizzata per Comune
CLASSE:
<1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100 >100
Melissa
144
76
37
5
0
0
0
0
Cirò Marina
104
43
29
11
8
5
2
0
Cirò
155
93
67
15
13
3
1
1
Tab. 17 - Aziende per forme di conduzione e per Comune
FORMA DI
Conduzione diretta del
Conduzione con
CONDUZIONE
coltivatore
Salariati
Cirò Marina
174
27
1
Melissa
255
7
0
Cirò
316
32
0
Altre forme
6.3 SETTORE ZOOTECNICO
Il settore zootecnico è rappresentato da sporadiche aziende con allevamenti di bovini da carne e da
latte, allevamenti di suini, allevamenti di ovini, caprini e allevamenti di avicoli da uova, con una
consistenza diversa per Comune (tab. 18).
Se analizziamo il numero di capi per aziende ci accorgiamo che il numero di aziende che opera sugli
allevamenti sono pochi, mentre il resto dei capi è allevato a livello familiare.
Tab. 18 – Numero di aziende con allevamenti per Comune
Comune
Numero di aziende con allevamenti
Melissa
46
Cirò Marina
11
Cirò
20
Tab. 19 – Consistenza degli animali allevati per Comune
Comune
Bovini
Suini
Equini
Ovini
Avicoli
Caprini
Melissa
549
1099
1
1455
0
568
Cirò Marina
165
300
26
0
90030
0
Cirò
630
3
11
81
17
85
Tab. 20 – Numero di aziende per classe di capi bovini
Numero capi
1-3
3-6
6-10
1010-20
2020-50
5050-100
100100-200 200200-500
>500
Melissa
0
2
3
16
7
0
1
0
0
Cirò Marina
1
1
1
1
4
0
0
0
0
Cirò
1
1
0
5
6
3
1
0
0
Tab. 21
21 – Numero di aziende per classe di capi ovini
Numero capi
1-3
3-6
6-10
1010-20
2020-50
5050-100
100100-200 200200-500
>500
Melissa
0
0
0
2
3
3
7
0
0
Cirò Marina
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Cirò
0
0
0
0
2
0
0
0
0
Tab. 22
22 – Numero di aziende per classe di capi suini
Numero capi
1-3
3-6
6-10
1010-20
2020-50
5050-100
100100-200 200200-500
>500
Melissa
0
0
0
1
0
0
0
0
0
Cirò Marina
0
0
0
0
0
0
0
1
0
Cirò
1
0
0
0
0
0
0
0
0
Tab. 23
23 – Numero di aziende per classe di capi avicoli
Numero capi
1-49
5050-99
100100-500
500500-10000
10000
1000010000-25000
>50000
Melissa
0
0
0
0
0
0
Cirò Marina
0
0
0
0
0
1
Cirò
1
0
0
0
0
0
Analizzando il numero di aziende per classe di capi allevati si nota in termini numerici poche aziende con
una discreta consistenza di capi e quindi questo denota come questo settore sul territorio è poco
rappresentativo.
6.5 AGROINDUSTRIA
AGROINDUSTRIA
Il settore agroindustriale è rappresentato soprattutto da aziende vinicole che hanno una dislocazione per la
maggior parte sul territorio di Cirò Marina.
Le cantine appartengono principalmente a proprietari di medie e grosse aziende viticole, che operano la
trasformazione della propria uva e in parte di quella che viene acquistata dai piccoli proprietari viticoltori
della zona DOP Cirò e Melissa.
La quantità d’uva totale lavorata annualmente prendendo come dato l’anno 2010 è di circa 83.000 q, di
cui 78.000 rivendicata come DOP Cirò e 5000 q rivendicata come DOP Melissa.
Le cantine presenti sul territorio sono circa 20 che compiono la lavorazione delle uve nelle tipologie di vini
Cirò e Melissa DOC il cui prodotto viene collocato principalmente sui mercati esteri (Germania, Francia,
Inghilterra, Giappone, USA, Danimarca), mentre il resto è collocato sul mercato nazionale.
In questi ultimi dieci anni si è assistito ad un miglioramento qualitativo del prodotto Cirò e Melissa DOP e
questo è dimostrato dai vari riconoscimenti che le varie cantine hanno avuto sia in Italia che all’estero.
Dall’analisi delle vendite del prodotto Vino Cirò e Melissa si riscontra che il settore è in crescita soprattutto
all’estero è questo fanno ben sperare ad una ripresa del settore vitivinicolo della zona che ad oggi
rappresenta il settore trainante dell’intera economia dell’area.
7 ANALISI PEDOLOGICA
La caratterizzazione pedologica del comprensorio è stata estratta sinteticamente dal lavoro della carta dei
suoli e zonazione viticola dell’ARSSA anno 2002. Sul territorio abbiamo una grande variabilità
pedoambientale, infatti si passa da tipologie pedologiche caratterizzata da tessitura fine e ricche di
carbonato di calcio a tipologie grossolane calcio-carenti ed acide; da suoli poco profondi e limitanti a suoli
profondi e freschi. I suoli in ogni caso sono adattabili alla coltivazione della vite purché vengono rispettate
alcune regole agronomiche e di gestione del suolo che variano da zona a zona.
8 CARATTERISTICHE IDRO
IDRO-GEOLOGICHE
La situazione idrogeologica è precaria per cui molti terreni sono esposti a gravi rischi in presenza
di probabili eventi atmosferici sfavorevoli. Gli interventi di ingegneria idraulica dovranno
concentrarsi soprattutto in quelle zone ove i terreni in forte pendio presentano gradi di disse
stabilità molto elevati e pertanto facilmente esposti all’attività delle acque meteoriche così come è
accaduto in questi ultimi anni nel Comune di Cirò.
La gestione del territorio va quindi programmata ed attuata anche alla luce delle linee guida della
legge urbanistica n. 19/02, dando priorità assoluta alla sistemazione dei terreni, alla regimazione
delle acque piovane, alla riqualificazione fluviale, senza trascurare il territorio per prevenire ed
evitare fenomeni di dissesto idro-geologici.
9 USI CIVICI
Le aree gravate da usi civici non sono state individuate per indisponibilità dei dati di base.
In Calabria gli usi civici sono disciplinati dalla L.R. 21 agosto 2007, n.18 , recante “Norme in
materia di usi civici”. Essa, al Capo I, art. 1 (Oggetto e finalità) testualmente recita:
1. Le disposizioni contenute nella presente legge sono intese a disciplinare l’esercizio
delle funzioni amministrative in materia di usi civici e di gestione delle terre civiche.
2. La Regione tutela e valorizza i terreni di uso civico e le proprietà collettive, quali
elementi di sviluppo economico delle popolazioni locali assicurandone le potenzialità
produttive.
3. I terreni di uso civico e le proprietà collettive sono altresì strumenti per la salvaguardia
ambientale e culturale e per la preservazione del patrimonio e del paesaggio forestale,
agricolo e pastorale della Calabria.
4. La Regione assicura la partecipazione dei Comuni alla programmazione ed al controllo
dell’uso del territorio ai fini della tutela delle esigenze comuni delle popolazioni locali.
10 AREE INTERESSATE DAGLI
DAGLI INCENDI
Si rimanda al “Catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco”, all’uopo predisposto ed in possesso del
Comune.
11 ASPETTI PAESAGGISTICI
PAESAGGISTICI
Il territorio comprende suoli facenti parte di aree protette e appartenenti alla Rete Ecologica.
Infatti nel territorio sono presenti aree SIC (Siti Interesse Comunitario)
Una parte del territorio ricade nella zona ZPS (Zona di Protezione Speciale). Dispone di risorse
agro-forestali che, svolgono essenzialmente una funzione paesaggistica e di tutela del territorio,
piuttosto che produttiva.
Da un punto di vista paesaggistico il territorio presenta aree che, per copertura vegetale e per
orografia del territorio, sono di alto valore paesaggistico. Tutto ciò fa del comprensorio un
ambiente unico ed irripetibile, dal forte richiamo turistico. Da qui la necessità e l’opportunità di
tutelare e salvaguardare il territorio, con interventi volti al suo razionale utilizzo.
12 PROGETTO
LE UNITÀ DI PAESAGGIO
PAESAGGIO AGRICOLO
12.1 Individuazione e classificazione aree agricole e forestali
La legge urbanistica della Regione Calabria, n. 19 del 16.4.2002 “Governo ed uso del territorio”, definisce –
fra l’altro - i criteri di valutazione circa la destinazione e l’utilizzo dell’intero territorio comunale mediante
lavoro di “équipe” per procedere, nell’ottica della interdisciplinarietà, ad una rilevazione e descrizione
analitica delle caratteristiche fisiche del territorio interessato, delle sue risorse produttive, ambientali,
storiche e naturali. La redazione del PSA (Piano Strutturale Associato) costituisce uno strumento di
pianificazione territoriale indispensabile per individuare e programmare anche il territorio agricolo e
forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo, sulla base di una relazione agro-pedologica, di uso
dei suoli ed annessi allegati cartografici.
Lo strumento urbanistico in questione contiene pertanto le linee di sviluppo dei territori comunali in
esame, soprattutto delle aree agro-forestali, che solitamente nel passato venivano trascurate e
marginalizzate, sia per volontà legislativa, sia per la disattenzione da parte di molti Amministratori che
hanno dato priorità esclusiva, se non prevalente, alla cosiddetta armatura urbana delle città ed ai centri
storici in genere.
Attraverso il lavoro di gruppo, sotto l’ottica della interdisciplinarietà ed in sinergia a quanto prevede la
legge n. 19/02 – più specificatamente all’art. 50 – vengono individuate e classificate tutte le aree non
ricadenti in quelle urbanizzate e/o urbanizzabili, da suddividere nelle sei sottozone (E1 – E2 – E3 – E4 – E5
– E6).
Più specificatamente, si tratta di una riclassificazione dell’uso del suolo e della classificazione delle aziende
agricole. Non si tratta di modificare, rispetto al vecchio e superato PRG, l’uso del suolo per favorire magari
qualche iniziativa di tipo edilizio abitativo e quindi privilegiare iniziative alternative agricole, bensì di
prendere atto della realtà esistente che attesta chiaramente l’impossibilità di utilizzare determinati suoli per
fini produttivi agricoli.
12.2 Classificazione delle aziende agricole
• E1: aree caratterizzate da produzioni agricole tipiche, vocazionali e specializzate;
• E2: aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva;
•E3: aree caratterizzate da aggregati abitativi, utilizzabili per attività complementari, quali l’attività agricola
turistica, agrituristica, storica, naturalistica ed ambientale;
• E4: aree boscate o da rimboschire;
•E5: aree paesaggistiche ed ambientali non suscettibili di insediamenti e caratterizzati da scarsa produttività
fondiaria e di notevole valore per la stabilità fisica del territorio; per lo più trattasi di terreni caratterizzati
da forti pendenze e ad alto rischio di erodibilità e di instabilità idro-geologica;
• E6: aree assoggettate ad usi civici.
Nelle aree agricole e forestali, il rilascio del permesso di costruire è consentito all’azienda che mantiene in
produzione superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima aziendale (da dimostrare
con il piano di sviluppo aziendale, che dovrà essere redatto da un tecnico agricolo abilitato), per l’esercizio
economicamente conveniente dell’attività agricola, per il possibile utilizzo dei fondi comunitari per
l’ammodernamento delle aziende agricole previsti dalla nuova programmazione del PSR 2007-2013.
Le nuove procedure di pianificazione territoriale e la relazione agro-pedologica costituiscono pertanto
punti di riferimento per l’attuazione del presente strumento urbanistico in sinergia con quanto contenuto
nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e del QTR (Quadro Territoriale Regionale).
L’art. 50 della legge prevede, infatti, la individuazione e la classificazione delle aree agro-forestale in ben
cinque zone agro-forestali a diversa vocazione e suscettività produttiva per promuoverne lo sviluppo,
attraverso la sistematica definizione degli interventi edilizi ed urbanistici ammessi, al fine di coniugare le
risorse produttive ed ambientali-paesaggistiche con lo sviluppo del territorio.
Nell’ambito della pianificazione territoriale e della redazione del PSC si è tenuto conto delle diverse
potenzialità delle aree rurali, in base a criteri oggettivi interdipendenti fra di loro, quali gli aspetti fisici del
territorio e la natura del suolo, quelli naturalistici e botanici, il livello di produttività, la disponibilità delle
risorse idriche, tipo di assetto e sistemazione fondiaria, attività lavorative in agricoltura, fonti di
inquinamento ed infine aspetti paesaggistici ed ambientali.
Tutto ciò anche al fine di mettere insieme e coinvolgere i diversi soggetti e fattori che concorrono alla
razionalizzazione ed alla valorizzazione del sistema produttivo agricolo, sociale, paesaggistico ed
ambientale ed in genere della realtà rurale.
In quest’ottica, pertanto, la pianificazione del territorio agro-forestale è destinata a svolgere una funzione
di ricucitura e di raccordo tra il livello urbanistico della tutela ed il corretto utilizzo delle risorse naturali.
Tutto ciò, d’altronde, è in perfetta sinergia con le moderne tendenze urbanistiche per salvaguardare,
valorizzare e recuperare le “aree rurali”, quali risorse di grande valore paesaggistico ed ambientale in
grado di mantenere e promuovere sistemi colturali produttivi che diano produzioni di qualità, unitamente
al mantenimento degli equilibri naturali per la conservazione della biodiversità della flora e della fauna e,
infine, l’assetto del territorio dal punto di vista fisico ed idro-geologico, per favorire lo sviluppo socioeconomico, la tutela e la salvaguardia ambientale ed il riequilibrio delle risorse naturali per un generale
miglioramento della qualità della vita.
Con questa filosofia i problemi dello sviluppo del territorio sono stati affrontati e programmati in rapporto
alle reali esigenze della popolazione, al fine di perseguire obiettivi coerenti dello sviluppo, come pure il
recupero e la riqualificazione dell’ambiente rurale, incentivando iniziative ed attività progettuali ed
imprenditoriali collegate alle attività agricole, turistiche ed artigianali.
Gli artt. 50, 51 e 52 della L.R. n. 19/02 specificano le metodologie utilizzate fornendo una puntuale
classificazione del territorio in relazione alla capacità di uso agricolo dei suoli. Nello specifico:
“Dovrà presentare lo stato della struttura fondiaria, le condizioni possibili per una sua eventuale
ricomposizione, i sistemi agrari più in uso ed una classificazione delle aziende agricole.
Dovrà altresì contenere informazioni in merito all’assetto fondiario del territorio rurale in relazione anche
alle infrastrutture presenti di servizio per l’agricoltura.
Inoltre dovranno essere individuate le aree non più, o poco, utilizzate dall’attività agroforestale, da
considerare per eventuali interventi con finalità di natura ambientale. La relazione dovrà essere corredata
da carte tematiche rappresentanti l’uso dei suoli agricoli con particolare attenzione alle colture di pregio e
a quelle riconosciute per le denominazioni di origine o geografiche. Dovrà indicare le classi di capacità
d’uso dei suoli ai fini agricoli. A tal fine potrà essere utilizzata la metodologia della Land capability
classification degli Stati Uniti d’America o altra metodologia chiaramente riconosciuta e indicata nella
relazione”.
12.2.1 Aree caratterizzate da produzioni agricole tipiche o specializzate (E1)
In questa area ricadono tutte le aziende agricole del territorio che beneficiano del marchio di marchio di
qualità DOP e IGP.
Tali zone sono caratterizzate da terreni pianeggianti o comunque a pendenza trascurabile, irrigabili, con
suoli di buona fertilità ed adatti a coltivazioni specializzati e da reddito. In queste aree si ha la possibilità di
svolgere l’attività agricola per l’ottenimento di prodotti di qualità, soprattutto viticole, olivicole e orticole.
Queste aree sono rappresentate sul territorio.
La destinazione d’uso prevista è quella detta agricola ed in essa saranno quindi consentite quelle opere
connesse con tale utilizzazione.
Il rilascio della concessione nelle zone agricole è subordinato alla trascrizione, a spese degli interessati, nei
registri delle proprietà immobiliari del vincolo di inedificabilità nei fondi o appezzamenti computati ai fini
dell’applicazione degli indici e dell’impegno di rispettare la destinazione stabilita dalla concessione.
•
(Lm) - Il lotto minimo d'intervento non dovrà essere inferiore a 10.000 mq.
•
(Uf) - Indice di utilizzazione fondiaria è stabilito nella misura di 0,01mc/mq.
•
(hf) - L’altezza massima raggiungibile è di 4,6 metri.
•
(Dc) - Distacco dai confini 10 metri; tra fabbricati 20 metri.
•
Tale distacco non si applica nel caso di costruzioni accessorie alla principale.
•
Distacco dal filo stradale (secondo le previsioni di legge).
•
Parcheggi 1 mq./10 mc. di costruzione per residenza.
In dette zone è altresì consentita la realizzazione di impianti colturali “in serra”, nel rispetto della L. R..
12.2.2 Aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva (E2)
Sono le aree a prevalente funzione agricola, caratterizzate dalla presenza di seminativi, seminativi erborati,
da coltivazione di olivo e vite. I terreni non irrigabili, hanno pendenze variabili in funzione della
morfologia del terreno, e i terreni sono di buona fertilità adatti alla coltivazione della vite e dell’olivo che
sono le colture prevalentemente presenti. Per la salvaguardia delle aziende agricole è bene che in tale
contesto venga disciplinato attentamente l’uso delle costruzioni e che non vengano approvate quelle non
funzionali alle esigenze produttive aziendali. Sono da incoraggiare, invece, le iniziative progettuali
favorevoli alla realizzazione di opere e manufatti agro-turistici, agro-industriali o altri interventi
finalizzati a riqualificare i luoghi. Sono aree vocate per la viticoltura e l’olivicoltura di qualità che
unitamente alle tecniche rispettose dell’ambiente e con particolari attenzioni agronomiche, potranno
soddisfare le esigenze dei consumatori, offrendo loro il massimo della garanzia per quanto attiene la
qualità e la sicurezza alimentare. In questo contesto, la salvaguardia dell’azienda agricola costituisce un
presupposto essenziale in quanto, attraverso le dovute e necessarie indicazioni, si preservano sia le risorse
naturali ed ambientali in essa presenti ed utilizzate, che gli assetti organizzativi e sociali frutto di una
cultura prodotta da complessi e particolari rapporti che le comunità rurali instaurano con il territorio.
In definitiva il rilascio del permesso di costruire è consentito alle azienda che operano in produzione
superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima (piano di sviluppo aziendale), mentre
per le nuove costruzioni il lotto minimo dovrà essere rappresentato dall’unità aziendale minima.
Per l’attività edilizia in queste aree, il lotto minimo è un ettaro, ovvero 10.000 mq., ed è sempre opportuno
minimizzare in futuro gli aspetti negativi della edificabilità non necessaria. E’ bene che il rilascio del
permesso di costruire sia consentito alle aziende che mantengano in produzioni superfici fondiarie che
assicurino la minima unità aziendale, con relativo accompagnamento di un piano di sviluppo aziendale.
Tutto ciò, ovviamente, nel pieno rispetto degli indici stabiliti e previsti dalla legge regionale, con progetti di
qualità e di miglioramento estetico-visivo nel rispetto della tradizione storica, paesaggistica ed ambientale
della zona cui dovranno sorgere i fabbricati, in definitiva realizzare gli interventi nell’assoluto rispetto
delle Relazione generale agro-pedologica tipologie costruttive esistenti sul luogo.
Nelle zone agricole il PSA può essere attuato rispettando i seguenti indici:
Lm lotto minimo……………………………….…. 10.000 mq
Uf indice di utilizzazione fondiaria……………… 0,03 mc/mq
Dc distanza dai confini……………………………. m 10,00
Df distanza dai fabbricati di altra proprietà………. m. 10,00
Ds distanza dalle strade …………………….……. m. 10,00
H altezza massima dei fabbricati……………..….. m. 7,50
Sc superficie coperta………………………….….. 4,00 %.
Le aree individuate sono identificabili nelle Tavole in allegato.
12.2.3 Aree che, caratterizzate da preesistenze insediative, sono utilizzabili per l’organizzazione di centri
rurali o per lo sviluppo di attività complementari ed integrate con l’attività agricola (E3)
Rientrano in questa sottozona tutte le aree ad elevata frammentazione e polverizzazione aziendale, ove
l’attività agricola viene spesso svolta per sole esigenze familiari e non per la commercializzazione dei
prodotti, dati i modesti livelli quantitativi.
Sono i territori caratterizzati da una certa concentrazione abitativa, o agglomerati abitativi, dove sono
presenti tipologie edilizie rurali storiche e/o di vecchio impianto realizzativo.
Accanto allo spreco di territorio agricolo ed ai fenomeni di degrado e di abbandono delle aree ubicate in
prossimità dei nuclei rurali, si è assistito ad un caotico e disordinato eccesso di urbanizzazione favorito da
necessità abitative, dai ridotti costi infrastrutturali meno elevati ed anche per motivi produttivi per il
soddisfacimento dell’economia familiare.
Il territorio agrario è così diventato sempre più urbano, le città sempre più periferie, con una realtà
agricola in forte declino, con spazi confusi ed uso dei suoli in un certo senso arbitrariamente mescolati,
come se si trattasse di suoli-luoghi dominati dall’incertezza vagamente indifferenti tanto alla città quanto
alla campagna.
In questo contesto le aziende agricole, ricadenti nella sottozona E3, hanno tutte le caratteristiche per essere
in grado di potere avviare a soluzione non già motivi di contrapposizione e di contrasto fra città e
campagna, bensì svolgere un ruolo positivo per esaltare i valori della campagna urbana, il paesaggio e
l’ecologia fra territorio e società.
Orti urbani:
urbani in queste aree, ubicate in prossimità strutture abitative, vengono spesso praticate attività
agricole residuali, o di tipo part-time, per la produzione di ortaggi e frutta per esigenze familiari o del
mercato locale.
Trattasi per lo più di piccoli appezzamenti, spesso ubicati in prossimità del reticolo stradale. Sono aree
residuali, il cui sfruttamento agricolo viene prevalentemente esercitato per la produzione di ortaggi e frutta
nell’arco delle quattro stagioni e senza sostanze chimiche.
Non si tratta di attività agricole vere e proprie, bensì di attività di part-time, esercitate prevalentemente dal
capo famiglia, che non sempre è agricoltore o imprenditore agricolo.
Sono spazi arbitrariamente mescolati che svolgono bene il ruolo di elementi di cucitura urbanistica di
campagna urbana fra territorio e società.
Trattasi di nuclei abitativi, caratterizzati da potenzialità, materiali e immateriali sotto utilizzate, che non
devono morire, dove i giovani, invertendo la tendenza all’abbandono di queste aree, possano guardare ad
un futuro migliore ed intraprendere attività legate alle politiche dell’accoglienza con finalità e inziative
progettuali proiettate in direzione dell’agriturismo e del turismo religioso.
Trattasi di iniziative, date le caratteristiche del territorio, che veramente possono trovare interessi
economici e sociali di una certa valenza, atteso che i giovani rifiutano la disoccupazione, così pure
l’abbandono e la miseria sociale ed economica e le occasioni occupazionali che penalizzano la realtà
calabrese.
In queste aree, al fine di migliorare le condizioni dell’abitabilità degli operatori agricoli, è prevista una
premialità di cubatura per ottimizzare i comparti fondiari ricadente nella sottozone E3, per gli
imprenditori che intendono investire nella ricettività turistica, per come evidenziato nel successivo capitolo
riguardante l’attività edificatoria nelle zone agricole.
Trattandosi di aree caratterizzate dalla presenza di preesistenti insediamenti abitativi, sono pertanto
utilizzati per l’organizzazione di centri rurali ed iniziative agrituristiche, dove è prevista, peraltro, la
premialità di fabbricabilità in quanto caratterizzate da elevata densità abitativa e polverizzazione fondiaria.
Trattasi di siti dove la multifunzionalità dell’agricoltura è un aspetto nuovo del settore primario che, se
opportunamente intrecciato con l’attività agrituristica, può contribuire notevolmente ad ammodernare la
vita nelle campagne migliorando il rapporto tra uomo e ambiente.
Da valutare con particolare attenzione che trattasi di aree rurali caratterizzate da alta densità abitativa ed
eccessiva frammentazione fondiaria, villaggi rurali e nuclei abitativi, dove è previsto il concetto della
cosiddetta “premialità”, ai sensi dell’art. 52 – comma 4 - che recita testualmente: “Per la realizzazione e la
ristrutturazione delle strutture connesse alle attività di turismo rurale e agriturismo, gli standard
urbanistici ed i limiti indicati al comma 2 sono incrementabili massimo fino al 20% fatta salva la
normativa vigente nazionale e regionale in materia di agriturismo e turismo rurale”.
Tutto ciò, ovviamente, nel pieno rispetto degli indici stabiliti e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e
dalla legge regionale sull’urbanistica o “governo ed uso del territorio” che brevemente possono essere così
sintetizzati:
• progetti realizzati sul territorio comunale, al fine di promuovere l’adozione di opportuni strumenti
urbanistici e pianificatori a salvaguardia del paesaggio;
• progettazione di qualità e di miglioramento estetico-visivo nel rispetto della tradizione storica,
paesaggistica ed ambientale della zona ove sorge il manufatto produttivo o abitativo;
• pieno rispetto della tipologia costruttiva dell’opera già esistente;
• incentivare il recupero e la valorizzazione delle tradizioni tipologiche e costruttive locali;
• recupero di elementi caratteristici del paesaggio, tra cui manufatti, infrastrutture, fabbricati singoli,
nuclei o agglomerati, interventi di riqualificazione ambientale e progettazione del verde, il cui criterio
ispiratore sarà quello guidato da un attento studio di inserimento ambientale nel contesto circostante
affinché determini effetti positivi di riqualificazione dell’assetto del luogo;
• interventi che possano comprendere anche nuove costruzioni ed opere di valorizzazione dei lineamenti
paesistici e ambientali dell’intorno.
Sono aree che hanno una superficie minima superiore a 0,5 ha.
Interessano le aree agricole, come evidenzia l’allegata cartografia, caratterizzate da elevata concentrazione
abitativa, posta a ridosso del perimetro urbano o perturbano, da agglomerati abitativi dove sono presenti
tipologie edilizie storiche e di vecchio impianto realizzato.
12.2.4 Aree boscate o da rimboschire (E4)
Le aree individuate sono interessate a bosco misto di latifoglie, ad eucalipto che hanno lo scopo di limitare
i fenomeni erosive e di dissesto idrogeologico, ovverosia di aree boscate e marginali per le attività agricola
nelle quali viene ravvisata l’esigenza di garantire adeguate condizioni di stabilità ambientali e
paesaggistiche.
In queste aree la gestione forestale deve essere affrontata sotto l’ottica della multifunzionalità, con
l’attuazione di forme innovative di iniziative progettuali sostenibili quali l’aspetto paesistico-ambientale, il
turistico-ricreativo e la funzioni protettive e produttive del bosco, finalizzate alla tutela e valorizzazione
della complessità delle sue risorse.
12.2.5 Aree che per condizione morfologica, ecologica, paesistico ambientale ed archeologica, non sono
sono
suscettibili di insediamenti (E5)
Si tratta delle aree a scarsa produttività fondiaria e di scarso valore agricolo, ma di alto valore paesaggistico
e di interesse ambientale ai fini della difesa del suolo, caratterizzato da grande predisposizione all’erosione
e forte instabilità idrogeologica.
Ricadono in questa tipologia alcune aree della collina, dove è possibile attuare un’agricoltura di tipo
estensivo, fondata su allevamenti avifaunistici, apicoltura, ecc. ed attività connesse all’utilizzo razionale del
territorio.
Di questa sottozona fanno parte le aree più prossime ai corsi d’acqua e quelle soggette a vincoli
idrogeologici, paesaggistici di rispetto fluviale e P.A.I., di rispetto stradale, nonché le aree percorse dal fuoco
per le quali sono necessarie azioni di rimboschimento.
Inoltre in questa area sono stati incluse alcune aree boscate del territorio comunale di alto valore
ambientale, infatti si tratta di aree sottoposte a vincolo di tipo ambientale (SIC, ZPS).Comprende aree
agricole caratterizzate da scarsa produttività, dove il costo di eventuali interventi miglioramenti risulta
dispendioso ed eccessivo e pertanto non compensato dai benefici ottenibili, per cui dal punto di vista
agricolo sono da considerare marginali. La loro individuazione è stata effettuata in base alla validità dei
vincoli ambientali, in quanto trattasi di aree a forti rischi per le eccessive pendenze e l’instabilità idrogeologica.
13.
13.1 - Interventi edilizi in zona agricola
Nelle zone a destinazione agricola per come individuate nelle precedenti pagine, il permesso di
costruire può essere rilasciato alle seguenti condizioni:
Esonero degli oneri per gli imprenditori agricoli
Nelle zone classificate agricole, per come prevede l’art. 51 della LR n. 19/02, il permesso di costruire sarà
rilasciato con esonero dei contributi previsti per le opere di urbanizzazione e dei costi di costruzione, solo
allorché la richiesta viene presentata da imprenditori agricoli, ai sensi della LR n. 19/02 e del DPR 6
Giugno 2001, n. 380.
Uso del suolo e valorizzazione dei prodotti
Nelle zone classificate agricole è vietata ogni attività riguardante trasformazioni dell’uso del suolo tanto da
renderlo incompatibile con la produzione vegetale e con l’allevamento e valorizzazione dei prodotti.
Frazionamenti
Nelle zone agricole è vietato ogni intervento di frazionamento finalizzati a scopi edificatori e/o a
lottizzazioni di fatto.
Indici di edificabilità
Nelle aree rurali gli indici ed i rapporti di edificabilità devono essere coerenti con quanto disposto dalle
linee guida, dai futuri strumenti QTR e PTCP e dai programmi di salvaguardia e tutela dei valori
paesaggistici ed ambientali.
Coacervo volumetrie in lotti non contigui
E’ consentito l’asservimento di lotti di terreno non contigui ma funzionalmente collegati al raggiungimento
dell’unità culturale minima o unità aziendale minima, purché compresi nell’ambito dello stesso territorio
comunale.
L’azienda agricola, quale unità di produzione, infatti può essere costituita da appezzamenti diversi posti
anche in terreni non necessariamente vicini. Tali situazioni ai fini gestionali non creano seri problemi,
poiché il fatto viene fronteggiato e superato con l’impiego delle macchine agricole, dei mezzi di trasporto
veloci e degli impianti tecnologici sempre più efficienti.
L’unità aziendale da considerarsi ai fini dell’applicazione dei parametri urbanistici ed edilizi è costituita da
terreni anche non contigui di pertinenza di ciascuna azienda agricola.
13.2 Premialità nelle aree agricole classificate E3
La legge urbanistico, n. 19/02, innovativa sotto questo aspetto, prevede che per le aree agricole classificate
E3, sia consentito un indice di fabbricabilità maggiore rispetto a quello residenziale, ma sempre funzionale
all’attività agricola, così come nella altre sotto-zone a minore densità abitativa quali E1 – E2 – E4 – E5; il
tutto è finalizzato ad ottenere la maggiore valorizzazione e fruibilità in termini di cubatura da destinare
alla recettività turistica ed agrituristica.
Pertanto, in base a tale norma, chi vuole o intende realizzare iniziative progettuali e strutture ricettive per
l’ospitalità turistica ed agrituristica può così utilizzare, su una incidenza del costo del suolo più favorevole,
un maggiore indice di fabbricabilità nella misura del 20%.
La premialità consente così di allargare, migliorare e riqualificare l’offerta turistica a beneficio del
territorio e degli imprenditori agricoli, i quali possono così intercettare flussi turistici che non certo
mancano nel territorio.
La premialità di cubatura, ovverosia l’indice di fabbricabilità (in metri cubi per metro quadrato) previsto di
1,00, consente di costruire 1,20 mc per mq, nel caso di iniziative ricettive progettuali turistiche.
Trattasi per lo più di aziende solitamente ubicate in prossimità di strutture produttive o abitative che
tendono a diventare sempre più urbane, che necessariamente devono essere riqualificate e recuperate, non
solo per migliorare le esigenze abitative di chi svolge l’attività agricola, bensì di riqualificare e valorizzare
realtà produttive che svolgono e fungono da ricucitura fra i nuclei rurali ed il resto del territorio, fra città e
campagna.
14.
14. SISTEMA AMBIENTALE
Il PSC viene elaborato in sinergia con quanto prevede il QTR (Quadro Territoriale Regionale), con
valenza paesistica, ed il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), con valenza paesistica per
l’uso ed il governo del territorio. Infatti i tre livelli di pianificazione, QTR, PTCP e PSC, sono importanti
strumenti attraverso cui, in Calabria, gli Enti Istituzionali disciplinano, con diversi ruoli e responsabilità, le
modalità di governo del territorio e del paesaggio, programmando le relative azioni volta alla tutela,
conservazione, valorizzazione e ripristino delle risorse materiali e immateriali.
14.1
14.1 Aspetti paesaggistici dell’ambiente rurale
Per quanto riguarda gli aspetti paesaggistici ed ambientali è bene precisare che il territorio agro-forestale
necessita di essere tutelato e salvaguardato con interventi fina-lizzati a migliorare la forestazione
protettiva, la protezione del territorio dal rischio idro-geologico, la regimazione delle acque piovane,
mediante un’ attenta politica di assetto del territorio onde ridurre la quota di ruscellamento dell’acqua
piovana e favorirne l’infiltrazione nel terreno.
La protezione dell’ambiente rurale è d’altronde necessaria per consentire un razionale assetto territoriale,
unitamente ad un’attenta valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero.
In quest’ottica vanno studiati e programmati gli aspetti economici dello sviluppo delle aziende agricole, con
la presentazione del "piano di sviluppo aziendale", che prevede appunto l’attuazione di misure agroambientali atte a proteggere l’ambiente ed a favorire la conservazione delle aree rurali, così come previsto
dalla politica dell’Unione Europea.
14.2
14.2 Misure di salvaguardia dell’ambiente
dell’ambiente rurale
L’approccio globale al problema, implica necessariamente competenze di tipo interdisciplinare capaci di
coinvolgere le diverse componenti dello sviluppo che interagiscano in un sistema territoriale per sua
natura molto articolato e complesso.
Tutto ciò per dare la possibilità e consentire agli Amministratori di operare scelte e criteri chiari nell’ottica
di una "rigorosa politica urbanistica" per l’attuazione degli interventi pubblici e privati, onde favorire e
localizzare non soltanto gli insediamenti abitativi e produttivi, ma anche i servizi, le attività artigianali,
piccole iniziative agroindustriali e del settore terziario.
In tal modo non sarà trascurato nessuno dei problemi riguardanti lo sviluppo socio-economico delle zone
rurali che, invece, al pari delle aree urbane, necessitano di particolare attenzione per la crescita urbanistica
e sociale.
L’uso del territorio offre, tra l’altro, la certezza a tutti gli operatori agricoli che gli investimenti di capitali
nel fondo, sotto forma di miglioramenti fondiari e/o agrari, realizzati o da realizzare, rientrino nella
politica di programmazione territoriale aziendale, evitando inutili sprechi di risorse, per proiettare così nel
tempo la validità e la convenienza economica ed ambientale.
L’individuazione e la classificazione delle zone agricole, ci consente di attivare iniziative progettuali ed
urbanistiche finalizzate alla tutela e salvaguardia delle aree agro-forestali per lo sfruttamento delle loro
vocazioni agronomiche e produttive che, diversamente, potrebbero essere utilizzate e per altre finalità non
compatibili con l’agricoltura di qualità.
La loro catalogazione ci consente di avere dei dati conoscitivi, le diverse potenzialità delle caratteristiche
fisiche del terreno, quali la natura del suolo, il livello di produttività, la disponibilità di acqua irrigua, il tipo
di sistemazione fondiaria, gli aspetti vegetazionali ecc.
Per avere una chiara visione d’insieme di queste problematiche è necessario che ogni strumento
urbanistico debba contenere detti dati, in considerazione del fatto che lo scopo cui tende la politica
urbanistica, è quello di prevedere anche gli insediamenti umani sul territorio, per dare un assetto razionale
al complesso sistema che si va necessariamente a creare fra urbanistica e sviluppo per le zone rurali.
Le leggi urbanistiche, infatti, oltre che definire i contenuti e gli elaborati dei P.S.A. e di quelli
particolareggiati, devono necessariamente contenere e indicare la classificazio-ne dei terreni ai fini della
loro utilizzazione come risorsa naturale irriproducibile, per un futuro sviluppo più equilibrato e
sicuramente qualitativamente migliore.
In tal modo si riduce al minimo l’obiettivo di scoraggiare i proprietari assenteisti, i quali in attesa di
probabili iniziative di sviluppo urbano, lasciano incolti interi territori in attesa che cambi la destinazione
urbanistica con la revisione dello strumento urbanistico.
In conclusione il P.S.A. può essere ritenuto uno strumento di raccordo tra il livello urbanistico e quello
produttivo, che sicuramente non mancherà di produrre effetti positivi anche sul piano della tutela e del
corretto utilizzo del territorio agricolo.
Per seguire tali finalità e obiettivi, non più legati alla logica del contenente, bensì ad organici piani di
sviluppo, tutti i centri storici della Calabria, potranno conseguire risultati largamente positivi e corretti
rapporti di sviluppo in riferimento all’eredità trascorsa.
La cultura urbanistica degli anni passati è ormai superata ed alla luce di tutto ciò la complessa
problematica delle zone rurali va approfondita con studi di settore a livello interdisciplinare.
Dette problematiche vanno dunque viste, inquadrate, studiate e risolte, sia sotto gli aspetti fisici (geologia,
pedologia, altitudine, giacitura, idrografia, climatici ecc.), che della produttività, paesistica ed ambientale,
ma soprattutto sotto il profilo urbanistico, al fine di avere una visione molto ampia sulle scelte da effettuare
e gli interventi da realizzare, affinché l’Amministrazione comunale possa pianificare e sintetizzare i
problemi dello sviluppo territoriale, in maniera programmata senza sprechi di risorse.
Le scelte di politica urbanistica vanno fatte oculatamente per la conservazione delle risorse ambientali e
per la salvaguardia del territorio rurale nei suoi diversi articolati aspetti, soprattutto oggi che l'agricoltura è
soggetta a fenomeni di radicale cambiamento che interessa tutti gli aspetti sociali-economici-produttivi e
la struttura stessa del mondo rurale.
La produzione degli alimenti, infatti, non rappresenta più un'attività specifica dell'attività agricola, poiché
si tratta di un processo sempre più complesso e articolato che è gestito da una pluralità di imprese,
appartenenti peraltro a settori produttivi diversi che costituiscono in definitiva il moderno sistema
agroalimentare.
14.3
14.3 Assetto idrogeologico del territorio
La riqualificazione ambientale e l’assetto idrogeologico del territorio si propongono finalità volte a
superare le emergenze attraverso la prevenzione delle frane, alluvioni ed erosioni dei versanti collinari,
caratteristiche permanenti di tutti i terreni coltivati, non coltivati e abbandonati.
Per evitare ciò sono pertanto necessarie iniziative mirate ad attenuare la franosità dei terreni in pendio,
soprattutto di quelli sciolti mediante opportuni ed organici interventi di forestazione boschiva protettiva.
Sono perciò necessarie opere di protezione del territorio dal rischio idrogeologico, unitamente alla
razionale regimazione delle acque piovane, mediante una attenta politica di assetto del territorio finalizzata
a ridurre la quota di ruscellamento dell’acqua piovana.
In tal modo si favorisce l’infiltrazione dell’acqua di scorrimento superficiale nel terreno e si riducono le
dannose perdite di suolo che altrimenti andrebbero a modificare e sconvolgere fortemente i fattori
topografici e fisici delle pendici collinari e dei terreni in genere.
La protezione dell’ambiente rurale è d’altronde necessaria per consentire un razionale assetto territoriale,
unitamente ad una altrettanto opportuna valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero.
In detto contesto si giustificano pienamente i piani delle aree rurali che dovranno perseguire obiettivi di
recupero dei valori materiali ed immateriali del territorio, con iniziative progettuali innovative finalizzate a
tutelare e valorizzare le risorse territoriali ed il livello di funzionalità ecologica, soprattutto dei siti
abbandonati e degradati che spesso deturpano e rendono invivibile l’ambiente.
Le pratiche agricole razionali, infatti, riducono notevolmente l’erosione ed impediscono in maniera
naturale ed efficace il dissesto e l’impoverimento dei territori.
Negli ultimi anni l’evoluzione tecnica, rapida e senza controllo, unita ai mutamenti economici e sociali ed il
massiccio intervento pubblico hanno finito con lo stravolgere le modalità di utilizzo del territorio.
Per frenare ed invertire questa tendenza, l’Unione Europea ha predisposto regolamenti e misure finalizzate
a favorire interventi di forestazione, di riqualificazione ambientale e, in generale, mirati interventi nelle
aree protette con lo scopo di aumentare la copertura del manto vegetale a beneficio della salvaguardia del
territorio.
Tutto ciò diventa prioritario nelle aree a forte pendenza per ridurre i fenomeni erosivi soprattutto nei
periodi autunnali ed invernali caratterizzati da intensa piovosità, in considerazione dell’effetto positivo che
svolgono le superfici boscate o pascolative.
Il manto vegetale, infatti, riduce notevolmente le portate e la velocità dei deflussi idrici superficiali,
svolgendo un’azione di salvaguardia e di forte contrasto rispetto alla erosione dei suoli, soprattutto in quelli
sciolti e sabbiosi.
Inoltre il fogliame e la biomassa depositati al suolo contribuiscono a rallentare la velocità di caduta delle
gocce di acqua e quindi a ridurre e trattenere notevolmente il trasporto di materiale terroso da monte verso
valle, perseguendo in tal modo una valida ed attiva politica di assetto territoriale.
E’ dunque importante intervenire con interventi vegetazionali finalizzati a contenere il ruscellamento delle
acque superficiali e quindi il trasporto del materiale solido verso valle.
Detti fenomeni naturali dovranno essere attentamente valutati nella fase della elaborazione degli strumenti
urbanistici e dagli studi agro-pedologici nel contesto dei PSA (Piani Strutturali Associato) ai fini della
programmazione territoriale ed urbanistica, della prevenzione dei rischi e per la sicurezza fisica dei tanti
manufatti produttivi e abitativi che insistono nelle aree agro-forestali ed in generale del sistema
insediativo.
In definitiva le politiche di riqualificazione ambientale dovranno essere coniugate con la programmazione
urbanistica e territoriale, tenendo nel debito conto gli interventi e la prevenzione del rischio e l’aggressività
climatica, che devono essere sempre valu-tate in maniera razionale e in ottica multidisciplinare, in un
contesto più ampio e globale, per creare così migliori condizioni di sviluppo, di sicurezza ambientale, a
beneficio dell’intera collettività.
14.4
14.4 Stato di salute dei corsi d’acqua
Il territorio è delimitato a sud dal torrente Lipuda a nord-est dal torrente voltagrande, che versano
direttamente nel mar Jonio, e da una rete idrografica minore, con carattere per lo più torrentizio, ove si
alternano variazioni di portata d’acqua, specie fra la stagione inverno-primaverile ed autunno-invernale.
Da evidenziare subito che tutti i corsi d’acqua si trovano in uno stato ambientale degradato se non
inquinato in molti tratti.
Il raggiungimento degli obiettivi di tutela e riqualificazione dei corsi d’acqua in esame può essere
raggiunto attuando i seguenti interventi:
• rigorosi controlli per quanto attiene gli aspetti qualitativi e visivi degli alvei;
• interventi sanzionatori per i trasgressori della legge Merli;
• eliminazione degli scarichi fognari abusivi e completamento del sistema fognario laddove risulta
insufficiente o addirittura carente;
• miglioramento ambientale dello stato ecologico e di salute dei corsi d’acqua, sia chimico che biologico,
per il perfetto funzionamento degli ecosistemi acquatici a vantaggio della biodiversità;
• localizzazione delle discariche e successivo risanamento di inquinamento delle falde acquifere, per
prevenire danni di natura territoriale e paesaggistica;
• valorizzare il contesto territoriale e paesaggistico dei corsi d’acqua e dei fossi di scoli;
• riqualificazione dei corsi d’acqua mediante la pratica della fitodepurazione, di cui si dirà in appresso.
14.5
14.5 Formazioni ripariali
ripariali vegetali
I greti e le rive dei torrenti costituiscono un tipico ambiente di transizione tra terra e acque, caratterizzato
da situazioni di contatto tra acqua fluente e terraferma.
Tra le vegetazione arborea-arbustiva spiccano, pioppo, essenze quercine e, sporadicamente, sambuco.
Questa vegetazione, soprattutto quella arbustiva, forma intricati cespugli che rappresentano ambienti di
rifugio e nidificazione per la fauna.
Procedendo verso l’acqua tendono poi a prevalere i canneti, presenti in anche grandi estensioni sulle
sponde dei torrenti e nelle aree più estese delle zone umide.
14.
14.6 Aree urbanizzate e urbanizzabili e sistema del verde.
verde In queste aree vanno previsti e incentivati gli
interventi per il miglioramento e la costituzione di un vero e proprio sistema di verde urbano e periurbano,
utilizzando i fondi regionali, nazionali e comunitari destinati ai Comuni per la realizzazione e costituzione
di interventi pubblici in attuazione dei programmi connessi all’estendimento del verde urbano e
periurbano nelle aree urbanizzate e urbanizzabili, ovverosia di una ruralità urbanizzata, con spazi e luoghi
confusi, arbitrariamente mescolati e dominati dall’incertezza.
In questi contesti diventa infatti difficile distinguere la città che è cresciuta senza controllo che ha sempre
di più allontano le campagne e le aree rurali, che di fatto anche con l’abusivismo edilizio ha trasformato le
campagne in nuove periferie in spazi incolti e spesso degradati e abbandonati.
Gli interventi edilizi nelle aree agricole senza l’applicazione delle procedure di riduzione dell’impatto
edilizio, ha innescato processi di degradazione microclimatiche ambientali a causa della copertura del
cemento e/o dell’asfalto dei nastri stradali di comunicazione, che con le loro realizzazioni hanno
alimentato la sigillatura o impermea-bilizzazione del suolo.
Le aree precedentemente destinate all’esercizio dell’attività agricola, che nel corso degli ultimi decenni
sono state utilizzate a scopi edificatori, spesso per esigenze abitative giustificate, di fatto sono state
impermeabilizzate e sigillate, con conseguente mutamento del paesaggio e crescita non sempre ordinata
dei manufatti, produttivi e abitativi, che hanno portato anche al degrado urbanistico e territoriale.
Tutto ciò, ovviamente, ha anche portato al riscaldamento del calore del sole che si accumula durante le ore
di sole, per essere irradiato poi durante la notte, provocando di conseguenza un micro aumento delle
temperature per effetto essenzialmente del mancato effetto mitigatorio, che nelle aree agricole e forestali è
assicurato dall’evapotraspirazione e dalla copertura vegetazionale.
A ciò bisogna aggiungere anche il veloce deflusso delle precipitazioni nei corsi d’acqua, soprattutto quando
si è costruito in prossimità dei torrenti e dei corsi d’acqua in genere; peggio ancora quando viene eliminata,
ridotta e impedita la naturale infiltrazione attraverso lo strato superficiale dei terreni. Tutto ciò porta
inevitabilmente al disordine nella regimazione delle acque piovane, che vengono così sottratte al naturale
ciclo di captazione e restituzione all’ambiente mediante i processi naturali già citati.
Quando l’uomo interviene massicciamente e senza il minimo rispetto di queste regole naturali, spesso la
natura si vendica ed allorché si verificano aggressività climatica di una certa intensità, si è costretti ad
assistere, purtroppo, alle tragedie che abbiamo vissuto in Italia.
E’ infatti noto a tutti come l’incremento delle superfici a verde urbano e periurbano, nelle aree urbanizzate
e urbanizzabili, crei migliori condizioni di trattenimento delle acque meteoriche, rallentandone
razionalmente il deflusso.
Con l’attuazione di questo strumento urbanistico, sicuramente il PSA darà direttive di orientamento in tal
senso, al fine di creare le condizioni migliori per affrontare nel futuro, con un quadro generale di insieme,
una serie di regole e di norme nell’ordinamento edilizio comunale di tali problematiche, con proposte e
progetti mirati di verde pubblico urbano e perturbano e di ingegneria naturalistica per mitigare e
compensare, laddove esistano, alcune brutture urbanistiche e di degrado di alcune aree comunali, e creare
nel contempo condizioni migliori di vivibilità a beneficio delle popolazioni interessate.
15.
15. - CONDIZIONALITÀ (CRITERI
(CRITERI DI GESTIONE OBBLIGATORIA)
OBBLIGATORIA)
Tutti gli imprenditori ed operatori agricoli, nell’ambito della PAC (politica agricole comunitaria), per
beneficiare dei contributi comunitari, previsti dalla programmazione del PSR 2007-2013, dovranno
attenersi scrupolosamente a quanto previsto nelle norme contemplate nei regolamenti comunitari in
materia di condizionalità, ovverosia dei criteri di gestione obbligatori, diversamente verranno esclusi dalle
agevolazioni comunitarie, cosicché diventa obbligatorio osservare le seguenti regole:
• criteri di gestione obbligatoria delle leggi derivanti dall’applicazione delle disposizioni comunitarie;
• mantenimento delle buone condizioni agronomiche ed ambientali dei terreni per garantire una buona
protezione del suolo, il mantenimento della sua struttura, adeguati livelli di sostanza organica, un livello
minimo di mantenimento dell’ecosistema;
• evitare il deterioramento degli habitat;
• per la presenza degli allevamenti ogni agricoltore è tenuto a rispettare una serie di condizioni in materia
di ambiente, sanità pubblica, salute delle piante e degli animali, igiene e benessere degli animali, buone
condizioni generali agronomiche e ambientali.
16.
16. - CALCOLO DELLA “UNITÀ AZIENDALE MINIMA”
La maggior parte delle aziende del territorio viene gestita direttamente dai proprietari e dai componenti il
nucleo familiare, che si avvalgono raramente od occasionalmente, ad integrazione della propria forza
lavorativa, di manodopera specializzata per alcune operazioni colturali, quali la potatura e la raccolta.
Risulta spesso significativo l’apporto del lavoro dei familiari nella gestione delle aziende agrarie, peraltro
indispensabile per la razionale ordinaria gestione delle operazioni colturali, pur tenendo conto delle
diverse possibilità dell’impiego di piccole macchine operatrici, date le limitate ridotte superfici aziendali
ove vengono attuati processi produttivi.
Le diverse operazioni colturali ordinarie, infatti, richieste dalle colture presenti nelle sottozone si possono
così sintetizzare:
• lavorazione del terreno e diserbo della vegetazione infestante;
• concimazione;
• potatura;
• trattamenti fito-sanitari;
• esercizio della pratica irrigua.
A queste lavorazioni tipiche e comuni in tutte le aziende agrarie del territorio comunale, spesso si rende
necessario sommare il tempo necessario per raggiungere le aziende agrarie ed il ritorno dal luogo di
abitazione, unitamente ai tempi tecnici necessari per la gestione e non tanto per le operazioni di carattere
generale riguardanti la tenuta delle operazioni contabili aziendali, degli atti amministrativi, la
sorveglianza, il trasporto e la commercializzazione dei prodotti.
Per il calcolo del fabbisogno di lavoro per ettaro di coltura, si tiene conto dell’ordinarietà dell’imprenditore
agricolo e dell’applicazione dei parametri previsti dalle tabelle salariali provinciali in vigore previste dai
contratti provinciali degli operatori agricoli.
17.
17. - TERRITORIO FORESTALE
Nell’ambito del PSA e della pianificazione del patrimonio forestale di proprietà pubblica e privata, diventa
percorribile l’idea progettuale del miglioramento generale nel contesto della conservazione e perpetuità
delle risorse boschive.
La gestione forestale deve essere affrontata sotto l’ottica della multifunzionalità, con l’attuazione di forme
innovative di iniziative progettuali sostenibili quali:
• paesistico-ambientale;
• turistico-ricreativa;
• protettiva;
• produttiva;
• multipli finalizzate alla tutela e valorizzazione della complessità delle sue risorse.
conclusioni
da quanto ampiamente esposto, emerge che nel territorio del PSA riveste particolarmente importanza il
comparto agricolo viticolo sia per la sua grande valenza storica, culturale, paesaggistica, ma anche dal
punto di vista economico.
La presente relazione ha inteso delineare gli obiettivi prioritari nella pianificazione nelle aree rurali che
possono essere così riassunti:
- la salvaguardia della destinazione agricola del suolo in particolare quella viticola e la valorizzazione delle
specifiche vocazioni produttive ma anche delle caratteristiche ambientali;
- stimolare la permanenza degli addetti in agricoltura in condizioni adeguate e civili;
- garantire la sostenibilità ambientale ed economica di tutte le attività svolte;
- favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente soprattutto in funzione delle necessità aziendali e
non unicamente in un’ottica estetico – paesistica .
La finalità principale riguarda sicuramente la conservazione dell’uso del suolo e delle sue qualità
ambientali;
Per il raggiungimento degli obiettivi risulta necessario attivare ogni iniziativa di valorizzazione delle
produzioni locali che presentano talora connotati di unicità e di alta tipicità.
Tale obiettivo potrà essere raggiunto da un’imprenditoria preparata e dinamica che abbia cultura
sufficiente a comprendere i fattori di cambiamento che coinvolgono il settore e sappiano operare in
un’ottica sostenibile delle proprie produzioni e degli eventuali servizi connessi.
Nei prossimi anni tutte le zone rurali dovranno quindi fare i conti con i problemi legati alla crescita,
all’occupazione e alla sostenibilità. Ma non vanno dimenticate le opportunità concrete che offrono, in
termini di potenziale di crescita in nuovi settori come il turismo, l’attività ricreativa, l’attrattiva che
esercitano come posto dove stabilirsi per vivere e lavorare, e infine il loro ruolo di serbatoio di risorse
naturali ad elevata valenza paesaggistica.
Il tecnico
Dr.Agr. Salvatore Cornicello