DR.AGR. SALVATORE CORNICELLO VIA ANNA FRANK - 88811 CIRO’ MARINA (KR) REGIONE CALABRIA PROVINCIA DI CROTONE COMUNI DI CIRO’ – CIRO’ M. - MELISSA PIANO STRUTTURALE ASSOCIATO RELAZIONE AGRO-FORESTALE PREMESSA L’attuale maggiore attenzione, riscontrabile tanto sul piano culturale che normativo, dei rapporti tra l’espansione urbana, la diffusione degli insediamenti, l’uso delle risorse naturali ed i nuovi assetti produttivi del settore agricolo definisce nuove prospettive nella pianificazione e nella tutela del territorio rurale. Nelle aree agricole si vuole perseguire da un lato la salvaguardia del territorio e dall’altro il miglioramento delle condizioni operative delle attività economiche presenti. Si avverte infatti da tempo la necessità di interpretare il sistema rurale considerando sia gli aspetti economico-produttivi, sia quelli ambientali, culturali e paesaggistici. L’importanza dei suoli destinati all’attività agricola è legata, oltre che al supporto vitale e imprescindibile della produzione agro-alimentare stessa, anche alle funzioni di presidio del territorio per la conservazione delle risorse naturali e paesaggistiche, di stabilizzazione degli equilibri idrogeologici, di difesa contro utilizzazioni ad elevato grado di irreversibilità. Lo sviluppo del territorio agricolo risulta correlato sia alla produttività dei suoli sia della funzione di conservazione del paesaggio aperto, inteso non solo come aspetto percepibile dell’ecosistema ma anche come risultato dell’azione modificatrice dell’uomo; azione questa intesa a plasmare lo spazio per soddisfare i bisogni materiali e spirituali propri delle popolazioni che abitano quel territorio. E’ utile ricordare che nella suddivisione del territorio comunale in zone omogenee quelle agricole hanno spesso assunto la connotazione e la valenza di aree non edificate, eventualmente soggette a possibili future edificazioni, al fine unico di mantenere un equilibrio tra edificato e non edificato e quale riserva per future trasformazioni. Le zone agricole sono state per lo più considerate residuali rispetto alle esigenze degli altri settori: l’espansione dell’edificato sia urbano che industriale, l’ampliamento delle infrastrutture viarie hanno occupato irreversibilmente suolo agricolo, spesso senza considerare le potenzialità produttive e i possibili danni economici per l’area agricola stessa. I fabbisogni di risorse naturali espressi dal settore agricolo innescano spesso effetti simili a quelli indotti dai settori extra – agricoli: anche l’agricoltura impiega infatti risorse e richiede spazi edificabili necessari per le esigenze della azienda. Inoltre negli ultimi anni - è inutile negarlo - si è evidenziata una conflittualità tra interessi di tutela ambientale ed interessi del mondo produttivo agricolo: da un lato la collettività ha dimostrato un interesse crescente verso i valori storici, paesaggistici ed ambientali dello spazio agricolo, mentre le trasformazioni subite dall’economia e dal settore primario modificano continuamente l’organizzazione delle aziende agricole e i criteri di convenienza economica che sottendono le scelte di investimento. Ciò si traduce, ad esempio, nella necessità di realizzare nuovi e moderni impianti ed edifici produttivi, o ancora, quella di adeguamento delle superfici coltivabili in funzione dei processi di meccanizzazione aziendale ai fini di realizzare minori costi unitari di produzione. In tale scenario la pianificazione territoriale ha dovuto di necessità ampliare via il proprio campo d’azione prefiggendosi obiettivi di tutela ambientale e paesistica e introducendo vincoli, di diversa natura, talora anche molto restrittivi, sovente non giustamente motivati. Tali vincoli scaturiscono spesso da istanze che, pur legittime, vengono da settori economici completamente estranei all’agricoltura procurando così oneri anche considerevoli ai produttori agricoli quando non adeguatamente motivati, difficilmente perseguibili o, peggio, non fondati dal punto di vista tecnico. Dovendo governare i diversi fattori che modificano l’uso del suolo in un’ottica di sostenibilità economica, ambientale e sociale, l’agricoltura si qualifica non solo come il settore che occupa la maggior porzione spaziale del territorio extraurbano ma impone la salvaguardia di precise e specifiche istanze. La prima di tutte, che risulta peraltro di tutte riassuntiva, è che le aree agricole non vengano considerate residuali rispetto alle esigenze degli altri settori. La realizzazione di uno sviluppo sostenibile del sistema rurale richiede da un lato la conoscenza delle caratteristiche dello sviluppo stesso, in particolare delle risorse necessarie e degli effetti collaterali nel sistema, e dall’altro l’esame delle risorse, considerate in funzione della loro disponibilità e della loro sensibilità. 1.1 OBIETTIVI OBIETTIVI E FINALITA’ DELLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO AGRICOLO Nella pianificazione del territorio agricolo si impongono alcuni obiettivi: - la salvaguardia della destinazione agricola del suolo valorizzandone le specifiche vocazioni produttive ma anche le caratteristiche ambientali; - la promozione della permanenza degli addetti all’agricoltura nelle zone agricole in condizioni adeguate e civili; - il garantire la sostenibilità ambientale ed economica di tutte le attività svolte; - il favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente soprattutto in funzione delle necessità aziendali e non unicamente in un’ottica estetico - paesistica (mantenimento della cultura costruttiva consolidatasi nel tempo contemperandola con il possibile utilizzo nel contesto aziendale). La finalità principale riguarda sicuramente la conservazione dell’uso del suolo e delle sue qualità ambientali; La permanenza degli addetti all’agricoltura è la condizione perché tale finalità possa realizzarsi. In tale prospettiva, se è necessario il raggiungimento di condizioni di redditività adeguate per ogni addetto al settore, impegno che peraltro non è richiesto all’urbanista, occorre indirizzare la pianificazione assicurando una migliore qualità di vita alle famiglie coltivatrici e a tutti coloro che vivono nelle aree agricole anche mediante l’adeguamento dei servizi tecnologici e civili. La fase conoscitiva delle risorse territoriali risulta dunque fondamentale per una oculata e corretta pianificazione. Non si può ignorare che le molteplici e differenziate attività dell’ agricoltura assumono grande rilevanza in relazione ad una pluralità di funzioni: - la salvaguardia del suolo come risorsa irriproducibile la cui perdita è un costo per l’intera collettività; - la salvaguardia delle acque superficiali e di falda; - la salvaguardia del territorio specialmente laddove questo si configura come zona svantaggiata; - la conservazione dell’ambiente naturale, degli ecosistemi e degli agro ecosistemi; - la tutela delle produzioni tipiche; - la fruibilità delle aree rurali da parte della popolazione (oasi naturali e fasce di contestualizzazione, percorsi ciclopedonali, agriturismo e fattorie didattiche); - la gestione del riciclo e recupero delle biomasse: reflui zootecnici, compost, fanghi di depurazione; - la produzione di energia ricavata da biomasse. 2 LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA 2.1 POLITICA DI SVILUPPO RURALE 20072007- 2013 Con una politica attiva di sviluppo rurale l'Unione europea si propone di realizzare obiettivi importanti per le nostre campagne e per coloro che vi abitano e vi lavorano. Le zone rurali sono un elemento essenziale della geografia e dell'identità dell'UE. Secondo la definizione comune del termine, più del 91% del territorio dell'UE, dove vive oltre il 56% della sua popolazione, può essere definito “rurale”. Una delle specificità dell'UE è data inoltre dall'enorme varietà dei suoi magnifici paesaggi: dalle montagne alle steppe, dalle grandi foreste alle distese di campi ondulati. Molte delle zone rurali europee si trovano ad affrontare sfide importanti. Alcune imprese agricole e forestali devono ancora consolidare la propria competitività. Più in generale, nelle zone rurali il reddito medio pro capite è inferiore a quello delle città, la base di competenze è più limitata e il settore dei servizi è meno sviluppato. Inoltre, la valorizzazione dell'ambiente rurale comporta spesso un costo finanziario non trascurabile. D'altro canto, le campagne europee hanno molto da offrire: materie prime fondamentali, ma anche bellezze naturali, riposo e distrazione. Sono i nostri polmoni, e proprio per questo si ritrovano in prima linea nella lotta contro i cambiamenti climatici. E sono in molti ad essere tentati dall'idea di vivere o lavorare nelle zone rurali, a condizione di avere accesso ad infrastrutture e servizi adeguati. Questo significa che la strategia di Lisbona per l'occupazione e la crescita e la strategia di Goteborg per lo sviluppo sostenibile sono importanti sia per le nostre campagne che per le nostre città. L'obiettivo della politica europea di sviluppo rurale è quello di permettere alle zone rurali di realizzare il proprio potenziale e di superare le sfide che si trovano ad affrontare. 2.2 POLITICA POLITICA “COMUNE” DI SVILUPPO RURALE In teoria, i singoli Stati membri dell'UE potrebbero definire ed attuare politiche di sviluppo rurale del tutto autonome. Nella pratica, tuttavia, questo approccio non funzionerebbe. Non tutti i paesi dell'UE sarebbero in grado di permettersi la politica di cui hanno bisogno. Inoltre, molte delle questioni affrontate dalla politica di sviluppo rurale, come l'inquinamento, non rispettano le frontiere nazionali o Regionali e, più in generale, la sostenibilità ambientale è una preoccupazione avvertita non solo in Europa, ma in tutto il mondo. La politica di sviluppo rurale è inoltre legata a numerose altre politiche definite a livello di UE. Per questo l'UE ha messo a punto una politica comune di sviluppo rurale, che lascia tuttavia un ampio margine di manovra agli Stati membri e alle regioni. 2.3 STRUTTURA DELLA POLITICA DI SVILUPPO RURALE Le principali disposizioni riguardanti la politica di sviluppo rurale dell'UE per il periodo 2007-2013, e le misure che possono essere prese dagli Stati membri e dalle regioni, sono stabilite nel regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio. Il regolamento dispone che la politica di sviluppo rurale per il periodo 20072013 sia incentrata sui tre temi (o "assi tematici") seguenti: • miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale; • miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale; • miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell'economia rurale. Per contribuire a garantire un approccio equilibrato, gli Stati membri e le regioni sono tenuti a ripartire i loro finanziamenti a favore dello sviluppo rurale tra i tre assi tematici. Parte dei finanziamenti deve inoltre essere destinata a sostenere progetti basati sull'esperienza acquisita con le iniziative comunitarie Leader. Il cosiddetto "approccio Leader" allo sviluppo rurale consiste nella messa a punto ed attuazione di progetti altamente specifici da parte di partenariati locali al fine di rispondere a particolari problemi locali. Come avveniva già prima del 2007, ogni Stato membro (o regione, nei casi in cui i poteri sono delegati a livello regionale) deve predisporre un programma di sviluppo rurale che specifichi i finanziamenti destinati alle singole misure nel periodo 2007-2013. Una novità di questo periodo è l'accento posto su una strategia coerente per lo sviluppo rurale nell'intera UE. Per raggiungere questo obiettivo sono previsti piani strategici nazionali che devono essere basati sugli orientamenti strategici comunitari. Questo approccio dovrebbe permettere di: • individuare i settori in cui un sostegno comunitario a favore dello sviluppo rurale crea il maggiore valore aggiunto a livello dell'UE; • ricollegarsi alle principali priorità dell'Unione (Lisbona, Goteborg); • garantire la coerenza con le altre politiche dell'Unione, in particolare quelle relative alla coesione economica e all'ambiente; • accompagnare l'attuazione della nuova PAC orientata al mercato e la necessaria ristrutturazione che essa comporta sia nei vecchi che nei nuovi Stati membri. La politica di sviluppo rurale e i suoi principi Globalizzazione degli scambi mondiali, esigenze dei consumatori in materia di qualità, ampliamento dell'Unione: l’agricoltura europea si trova attualmente ad affrontare nuove sfide e nuove realtà. I cambiamenti interesseranno non solo i mercati agricoli ma anche le economie locali delle zone rurali. L’avvenire del settore agricolo è strettamente connesso allo sviluppo equilibrato del territorio rurale, che costituisce l'80% del territorio europeo. La dimensione comunitaria della posta in gioco è evidente; la politica agricola e rurale ha un ruolo importante da svolgere nel quadro della coesione territoriale, economica e sociale dell’Unione. La riforma intrapresa con l’Agenda 2000 segue dunque la tendenza di questi ultimi anni: oltre ad introdurre misure di mercato e a rispettare le esigenze di un'agricoltura europea competitiva, occorre anche tener conto delle varie necessità del mondo rurale, delle aspettative della società odierna e delle questioni ambientali. La nuova politica di sviluppo rurale, divenuta il “secondo pilastro” della politica agricola comune, offre una risposta a questi problemi. Elemento essenziale del modello agricolo europeo, essa punta alla realizzazione di un contesto coerente e durevole che garantisca il futuro delle zone rurali e favorisca la salvaguardia e la creazione di posti di lavoro. I principi di base della nuova politica sono i seguenti. • La plurifunzionalità dell’agricoltura, ossia il suo ruolo polivalente al di là della semplice produzione di derrate. Ciò implica il riconoscimento e l'incentivazione della gamma di servizi offerti dagli agricoltori. • Un'impostazione plurisettoriale e integrata dell'economia rurale al fine di diversificare le attività, creare nuove fonti di reddito e occupazione e proteggere il patrimonio rurale. • La flessibilità degli aiuti allo sviluppo rurale, basata sulla sussidiarietà e favorevole al decentramento, alla consultazione a livello regionale e locale e al partenariato. • La trasparenza nell’elaborazione e nella gestione dei programmi, a partire da una normativa semplificata e più accessibile. Una delle principali innovazioni di questa politica è il metodo adottato, volto a una maggiore integrazione dei diversi interventi al fine di assicurare lo sviluppo armonico di tutte le zone rurali d'Europa. Tale sviluppo si articola su tre grandi assi: • potenziamento del settore agricolo e forestale, • miglioramento della competitività delle zone rurali, • salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio rurale. 2.4 LA RIFORMA DEL SETTORE VITIVINICOLO Formalmente adottato dal Consiglio dei ministri nell'aprile del 2008, il regolamento del Consiglio n. 479/2008, che introduce una vasta riforma dell’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale. I cambiamenti introdotti conferiranno equilibrio al mercato vitivinicolo, condurranno alla progressiva eliminazione di misure di intervento sul mercato inefficaci e costose e permetteranno di destinare il bilancio a misure più positive e dinamiche per aumentare la competitività dei vini europei. La riforma consente una rapida ristrutturazione del settore, poiché include un regime triennale di estirpazione su base volontaria, volto ad offrire un'alternativa per i produttori che non sono in grado di far fronte alla concorrenza e ad eliminare dal mercato le eccedenze e i vini non competitivi. Gli aiuti per la distillazione di crisi e la distillazione di alcool per usi alimentari saranno progressivamente soppressi e gli importi corrispondenti, ripartiti in dotazioni nazionali, potranno essere destinati a misure per la promozione dei vini sui mercati dei paesi terzi, l'innovazione, la ristrutturazione e la modernizzazione dei vigneti e delle cantine. La riforma garantirà la protezione dell'ambiente nelle regioni vinicole e la salvaguardia delle politiche di qualità tradizionali e consolidate e semplificherà le norme di etichettatura nell'interesse di produttori e consumatori. A partire dal 1° gennaio 2016 sarà inoltre abolito il sistema estremamente restrittivo dei diritti di impianto a livello dell'UE. 2.5 PRINCIPALI ASPETTI DELL’OCM DELL’OCM VITIVINICOLA RIFORMATA I principali aspetti della nuova OCM Vitivinicola sono i seguenti: Dotazioni finanziarie nazionali: nazionali queste dotazioni consentiranno agli Stati membri di adattare le misure alla loro situazione particolare. Le misure possibili includono la promozione nei paesi terzi, la ristrutturazione/riconversione dei vigneti, gli investimenti destinati all'ammodernamento della catena di produzione e all'innovazione, il sostegno alla vendemmia verde, nuove misure di gestione delle crisi e il semplice sostegno disaccoppiato. Misure di sviluppo rurale: una parte dei fondi verrà trasferita a misure di sviluppo rurale e riservata alle regioni vitivinicole. Tali misure possono includere l'insediamento di giovani agricoltori, il miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni di produttori, i finanziamenti destinati a coprire le spese supplementari e le perdite di reddito derivanti dal mantenimento dei paesaggi di valore culturale, nonché forme di prepensionamento. Diritti di impianto: è prevista la loro abolizione entro la fine del 2015, ma potranno essere mantenuti a livello nazionale fino al 2018. Eliminazione progressiva dei regimi di distillazione: la distillazione di crisi sarà limitata a quattro anni, a discrezione degli Stati membri, fino al termine della campagna 2011/2012, con una spesa massima limitata al 20% della dotazione finanziaria nazionale nel primo anno, al 15% nel secondo, al 10% nel terzo e al 5% nel quarto. La distillazione di alcool per usi alimentari sarà progressivamente eliminata nel corso di un periodo transitorio di quattro anni, durante il quale verrà concesso un aiuto accoppiato che sarà poi sostituito dal pagamento unico disaccoppiato per azienda. Gli Stati membri avranno la possibilità di esigere la distillazione dei sottoprodotti, finanziata a partire dalla dotazione nazionale e ad un livello considerevolmente inferiore a quello attuale, che includa i costi di raccolta e trasformazione dei sottoprodotti. Introduzione del pagamento unico per azienda: negli Stati membri interessati questo tipo di pagamento sarà concesso ai produttori di uve da vino, mentre in tutti gli Stati membri ne potranno beneficiare i produttori che estirpano i loro vigneti. Estirpazione: è introdotto un regime di estirpazione volontaria su un periodo di tre anni, per una superficie totale di 175 000 ettari e con premi decrescenti. Uno Stato membro può mettere fine all'estirpazione quando la superficie estirpata rischia di superare l'8% della superficie viticola nazionale o il 10% della superficie totale di una determinata regione. La Commissione può mettere fine all'estirpazione quando la superficie estirpata raggiunge il 15% della superficie viticola totale di uno Stato membro. Gli Stati membri possono inoltre vietare l'estirpazione nelle zone di montagna o a forte pendenza, nonché per motivi ambientali. Pratiche enologiche: l'incarico di approvare pratiche enologiche nuove o di modificare quelle esistenti verrà trasferito alla Commissione, che valuterà le pratiche ammesse dall'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV), aggiungendo eventualmente alcune di esse all'elenco delle pratiche ammesse dall'UE. Miglioramento delle norme in materia di etichettatura: etichettatura: i vini con indicazione geografica protetta e quelli con denominazione d'origine protetta costituiranno la base del concetto di vini di qualità dell'Unione europea. Sarà garantita la tutela delle politiche nazionali consolidate in materia di qualità. L'etichettatura verrà semplificata: sarà ad esempio concesso ai vini dell'UE senza indicazione geografica di indicare il vitigno e l'annata. Talune menzioni e forme di bottiglia tradizionali potranno conservare la protezione di cui godono. Zuccheraggio: Zuccheraggio: questa pratica continuerà a essere autorizzata, ma verrà imposta una riduzione dei livelli massimi di arricchimento con zucchero o mosto. In condizioni climatiche eccezionali, gli Stati membri potranno chiedere alla Commissione un aumento di tali livelli. Aiuto per l’uso dei mosti: tale aiuto potrà essere versato nella sua forma attuale per quattro anni. Una volta trascorso tale periodo transitorio, la spesa corrispondente potrà essere convertita in pagamenti disaccoppiati ai produttori di uve. 2.6 RIFO RIFORMA FORMA DEL SETTORE VITIVINICOLO VITIVINICOLO “LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE COMMISSIONE” SSIONE” Un punto cruciale della riforma è far un uso migliore delle risorse di bilancio disponibili (1,3 miliardi di EUR) che rimarranno comunque invariate. In base alla proposta saranno immediatamente soppresse tutte le misure di sostegno del mercato dimostratesi inefficaci, come i vari aiuti per la distillazione, il magazzinaggio privato e le restituzioni all'esportazione. Sarà proibita anche l'aggiunta di zucchero per arricchire il vino, il cosiddetto "zuccheraggio", e sarà soppresso l'aiuto per l'utilizzazione di mosti per l'arricchimento, che era stato istituito per compensare il costo superiore del mosto rispetto allo zucchero. La distillazione di crisi sarà sostituita da due misure di gestione delle crisi, finanziate a partire da dotazioni finanziarie nazionali. Una parte più cospicua di risorse andrà a finanziare la promozione dei vini europei, in particolare sui mercati dei paesi terzi. Per un periodo transitorio di cinque anni saranno mantenute in vigore le restrizioni agli impianti e i produttori non competitivi avranno la possibilità di abbandonare il settore con un aiuto finanziario interessante. Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni agli impianti per permettere ai produttori competitivi di espandere la produzione, se lo desiderano. Saranno semplificate le regole in materia di etichettatura e l'UE adotterà alcune pratiche enologiche ammesse da tutti i paesi produttori che fanno parte dell'Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino. La politica della qualità si baserà sull'origine geografica dei vini. Gli Stati membri riceveranno una dotazione finanziaria nazionale e potranno scegliere all'interno di una gamma di misure quelle più adatte alle situazioni locali. Saranno trasferite maggiori risorse allo sviluppo rurale per finanziare misure come l'insediamento dei giovani viticoltori e la protezione dell'ambiente Gli obiettivi fondamentali di questa riforma saranno: 1. migliorare la competitività dei produttori vinicoli europei, rafforzare la fama dei vini europei di qualità come i migliori del mondo, recuperare vecchi mercati e conquistarne di nuovi a livello sia europeo che mondiale; 2. istituire un regime vitivinicolo che operi attraverso norme chiare e semplici – norme efficaci in grado di garantire l'equilibrio tra domanda e offerta; 3. istituire un regime vitivinicolo che preservi le migliori tradizioni della produzione vinicola europea e rafforzi il tessuto sociale e ambientale di molte zone rurali. 2.7 SITUAZIONE DEL SETTORE SETTORE VITIVINICOLO VITIVINICOLO NELL'UNIONE EUROPEA EUROPEA L'Unione europea occupa una posizione predominante nel mercato vitivinicolo mondiale. Con una produzione annuale di 175 milioni di ettolitri, l'UE rappresenta il 45% delle superfici di viticole del pianeta, il 65% della produzione, il 57% del consumo globale e il 70% delle esportazioni a livello mondiale. Dalla creazione dell’OCM (organizzazione comune dei mercati), il mercato del vino è andato evolvendosi in modo marcato. Sinteticamente si può dire che è stato caratterizzato da un brevissimo periodo iniziale di equilibrio, da un successivo aumento molto netto della produzione a fronte di una domanda stabile e, infine, a partire dagli anni '80, da una costante diminuzione e da un cambiamento qualitativo profondo della domanda. Per far fronte a questi cambiamenti, l’OCM ha subito una trasformazione considerevole. L'OCM è nata liberistica, senza limitazioni per i nuovi impianti e con pochissimi strumenti di regolamentazione del mercato (strumenti volti ad ovviare alle forti variazioni annuali della produzione). In seguito, ha abbinato la libertà di impianto con una garanzia quasi totale di smercio della produzione, il che ha prodotto delle eccedenze strutturali gravi. Dal 1978 è divenuta molto dirigistica, con il divieto di impianto e l'obbligo di distillazione delle eccedenze. Verso la fine degli anni '80, gli incentivi finanziari per l'abbandono della viticoltura sono stati rafforzati. La riforma dell'OCM del 1999 ha consolidato l'obiettivo di raggiungere un migliore equilibrio tra offerta e domanda, dando la possibilità ai produttori di adattare la produzione ad un mercato che chiede maggiore qualità, e di garantire in maniera sostenibile la competitività del settore, a fronte dell'accresciuta concorrenza internazionale derivante dagli accordi GATT. Questo obiettivo è stato sostenuto in particolare attraverso il finanziamento della ristrutturazione di una parte importante del vigneti comunitari. La riforma non è tuttavia bastata a ridurre le eccedenze di vino, la cui eliminazione ha assorbito ingenti risorse e dunque apparsa necessaria una nuova riforma dell'OCM. La riforma adottata dal Consiglio nel 2008 persegue i seguenti obiettivi: • accrescere la competitività dei produttori di vino dell'UE, consolidare la reputazione dei vini europei e riconquistare quote di mercato nell'Unione europea e nel resto del mondo; • dotare il settore di un regime comunitario basato su regole semplici, chiare ed efficaci che assicurino l'equilibrio tra offerta e domanda; • preservare le migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea e promuoverne il ruolo sociale e ambientale nelle zone rurali. Dopo il 2015 le attuali restrizioni agli impianti comunitari probabilmente saranno abolite per permettere ai produttori più competitivi di aumentare la loro produzione. 3 ASPETTI METODOLOGICI La metodologia di lavoro utilizzata in questa fase conoscitiva si è articolata in una serie di indagini sia dirette che indirette sulle principali componenti naturali, strutturali e socio-economici del territorio, secondo quanto previsto dalle linee guide della pianificazione territoriale della Regione Calabria ( legge urbanistica della Regione Calabria n 19 del 16/04/2002). Sulla base delle risultanze dell’analisi si è contemporaneamente provveduto all’elaborazione di alcune tavole tematiche in allegato alla presente relazione. 4 – IL TERRITORIO OGGETTO DÌ STUDIO 4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE L’area oggetto di studio comprende tre territori comunali di Cirò – Cirò Marina – Melissa, si estende per circa 162,69 kmq, interessando il 9,48% della superficie provinciale di Crotone e confina a nord con il territorio comunale di Crucoli, ad est con lo stesso Crucoli, Umbriatico, Carfizzi e San Nicola dell’Alto, ad ovest con il mare Jonio e a sud con Strongoli e Casabona. L’are è composta da collina per circa 80% della sua superficie totale e le coltivazioni più in uso sono la vite e l’Olivo, mentre poco rappresentativa è la zootecnia. 4.2 Il CLIMA L’analisi climatica è finalizzata allo studio dei fattori climatici rappresentati dalle temperature e dalle precipitazioni, che condizionano le coltivazioni nella scelta delle specie arboree ed erbacee da inserire nelle varie zone del territorio. I dati dei fattori climatici accennati sono stati registrati dalla stazione di Crotone. La temperatura Massima raggiunge il valore massimo (31 C), nel mese di luglio, e quello minimo (13 °C), mentre la temperatura Minima raggiunge il valore massimo (20°C) nei mesi di Luglio e Agosto e il valore minimo (6 °C) nei mesi di gennaio e Febbraio. Le precipitazioni rappresentate principalmente da pioggia, rugiada e grandine, sono concentrate prevalentemente nel periodo autunno – inverno, e raggiungono il valore massimo, nel mese d’ottobre, ed il minimo, nei mesi estivi. Dalle tabelle si può anche notare come il vento sia presente quasi sempre con venti predominanti da scirocco di bassa intensità, mentre le ore di luce raggiungono il massimo di 9 ore nel mese di giugno. Sulla base dei dati climatici riportati nelle tabelle e usando una classificazione semplice elaborata da De Cillis, che prende in considerazione le precipitazioni annue e il periodo in cui ricade la stagione piovosa, il clima dell’area si può classificare come clima sub – umido, caratterizzato da inverni miti e piovosi, ed estati calde e asciutte. Tale clima permette di coltivare in asciutto colture come la vite, l’olivo e cereali in genere. DATI CLIMATICI COMUNE DI CIRO’ Mese T min T max Precip. Umidità Vento Eliofania Gennaio 6 °C 13 °C 90 mm 75 % NNE 16 km/h 4 ore Febbraio 6 °C 13 °C 55 mm 73 % NNE 16 km/h 5 ore Marzo 7 °C 15 °C 75 mm 72 % SSW 15 km/h 6 ore Aprile 9 °C 18 °C 39 mm 72 % SSW 16 km/h 7 ore Maggio 12 °C 23 °C 25 mm 68 % SSW 16 km/h 8 ore Giugno 16 °C 27 °C 8 mm 62 % SSW 16 km/h 9 ore Luglio 20 °C 31 °C 11 mm 57 % NNE 16 km/h 10 ore Agosto 20 °C 30 °C 18 mm 62 % S 16 km/h 9 ore Settembre 17 °C 27 °C 48 mm 64 % NNE 16 km/h 8 ore Ottobre 14 °C 22 °C 103 mm 74 % NNE 16 km/h 6 ore Novembre 10 °C 17 °C 106 mm 78 % NNE 16 km/h 5 ore Dicembre 7 °C 14 °C 104 mm 75 % NNE 15 km/h 4 ore Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone DATI CLIMATICI COMUNE DI CIRO’ MARINA Mese T min T max Precip. Umidità Vento Eliofania Gennaio 6 °C 13 °C 90 mm 75 % NNE 16 km/h 4 ore Febbraio 6 °C 13 °C 55 mm 73 % NNE 16 km/h 5 ore Marzo 7 °C 15 °C 75 mm 72 % SSW 15 km/h 6 ore Aprile 9 °C 18 °C 39 mm 72 % SSW 16 km/h 7 ore Maggio 12 °C 23 °C 25 mm 68 % SSW 16 km/h 8 ore Giugno 16 °C 27 °C 8 mm 62 % SSW 16 km/h 9 ore Luglio 20 °C 31 °C 11 mm 57 % NNE 16 km/h 10 ore Agosto 20 °C 30 °C 18 mm 62 % S 16 km/h 9 ore Settembre 17 °C 27 °C 48 mm 64 % NNE 16 km/h 8 ore Ottobre 14 °C 22 °C 103 mm 74 % NNE 16 km/h 6 ore Novembre 10 °C 17 °C 106 mm 78 % NNE 16 km/h 5 ore Dicembre 7 °C 14 °C 104 mm 75 % NNE 15 km/h 4 ore Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone DATI CLIMATICI COMUNE DI MELISSA Mese T min T max Precip. Umidità Vento Eliofania Gennaio 6 °C 13 °C 90 mm 75 % NNE 16 km/h 4 ore Febbraio 6 °C 13 °C 55 mm 73 % NNE 16 km/h 5 ore Marzo 7 °C 15 °C 75 mm 72 % SSW 15 km/h 6 ore Aprile 9 °C 18 °C 39 mm 72 % SSW 16 km/h 7 ore Maggio 12 °C 23 °C 25 mm 68 % SSW 16 km/h 8 ore Giugno 16 °C 27 °C 8 mm 62 % SSW 16 km/h 9 ore Luglio 20 °C 31 °C 11 mm 57 % NNE 16 km/h 10 ore Agosto 20 °C 30 °C 18 mm 62 % S 16 km/h 9 ore Settembre 17 °C 27 °C 48 mm 64 % NNE 16 km/h 8 ore Ottobre 14 °C 22 °C 103 mm 74 % NNE 16 km/h 6 ore Novembre 10 °C 17 °C 106 mm 78 % NNE 16 km/h 5 ore Dicembre 7 °C 14 °C 104 mm 75 % NNE 15 km/h 4 ore Medie mensili riferite agli ultimi 30 anni, basate sui dati della stazione di Crotone 4.2.1 INDICI PLUVIOPLUVIO-IGROIGRO-TERMICI FORESTALI Di seguito sono riportati alcuni indici pluvio-igro-termici utili ad indicare la fascia fitoclimatica a cui appartiene l’area oggetto di studio A) Pluviofattore di Lang Esso è dato dal rapporto intercorrente tra precipitazioni annue e temperatura media (P/T) ed ha un significato prevalentemente pedologico. Nel caso in esame, considerando le precipitazioni annue medie e le temperature medie registrate nel decennio 1996 -2005, il pluviofattore di Lang è pari a: 682 / 20,83 = 32,74 Secondo gli indici elaborati dal De Philippis valori al di sotto di 40 indicano che il territorio appartiene alla fascia fitoclimatica del Lauretum B) Indice di aridità di De Martonne Tale indice è dato dal rapporto P / (T + 10) che nello specifico è pari a 682/ (20,83 + 10) = 22,12 Secondo De Philippis, nel Lauretum prevalgono indici inferiori a 20 e tra 20 e 40. Quindi nel caso in esame viene riconfermata l‘appartenenza del territorio alla fascia fitoclimatica del Luretum. 4.2.2 CLASSIFICAZIONE FITOCLIMATICA DEL TERRITORIO Il Lauretum, Lauretum corrisponde alla fascia dei climi temperato-caldi, ed è caratterizzata da piogge concentrate nel periodo autunno- invernale e da siccità estive. La vegetazione in questa fascia è rappresentata dalle formazioni sempreverdi mediterranee, cioè da boschi e macchie di specie xerofile (che sopportano la siccità) e termofile (che si adattano alle alte temperature). Questa zona fitoclimatica è la più estesa nell'area peninsulare e insulare dell'Italia, presente infatti in tutte le aree costiere, si propaga fino ai 400-500 m nel centro-nord, fino ai 600-700 m nel centro-sud e fino agli 800-900 m nell'Italia meridionale e sulle isole. Questi limiti altitudinali, come già accennato, sono solamente indicativi, in realtà il Lauretum si interrompe dove, per motivi climatici, non è più possibile la coltivazione degli agrumi. 4.2.2.1 Specie tipiche della zona del Lauretum La flora che vegeta nelle fasce basali delle nostra colline e montagne è caratterizzata da aspetti morfologici e processi fisiologici particolari. In ambienti caldi, infatti, vegetano le piante sempreverdi tipiche della macchia mediterranea. I caratteri di queste specie sono: foglie molto ispessite, semipersistenti o persistenti sugli alberi, ritmi di vegetazione diversi rispetto alle altre specie (in genere hanno due interruzioni del ciclo vegetativo: una in inverno e l'altra d'estate). Tutti questi particolari non sono altro che adattamenti che le specie hanno messo in pratica per resistere agli ambienti, spesso inospitali, della zona mediterranea, dove le temperature sono molto elevate durante la stagione estiva e l'umidità è pressoché assente. La macchia mediterranea e le altre foreste di sclerofille sono costituite in prevalenza da arbusti (anche le specie arboree assumono spesso la forma arbustiva) e da molti altri arbusti a foglie piccole e rigide, oltre che da diverse specie aromatiche. Anche le forme delle foglie sono da imputare ai climi, in quanto le foglie filiformi riducono la traspirazione e quindi la perdita di acqua da parte della pianta. In questa sede non verranno trattati tutti i numerosi arbusti che compongono la macchia mediterranea, ma solamente le arboree di maggiore diffusione ed importanza, esse sono: le querce a foglie persistenti (leccio e sughera) e i pini mediterranei (pino domestico, marittimo e d'Aleppo). 5 ASPETTI SOCIO – ECONOMICI 5.1 DEMOGRAFIA La popolazione residente al primo Gennaio 2008 per i Comuni dell’area in studio è di 21.443 abitanti con una densità di popolazione è pari a 131,80 abitanti/Km2. Tale popolazione è composta da 10.498 maschi e 10945 femmine. La popolazione maschile è costituita da 1.781 unità con età compresa tra 0 e 14 anni, da 7154 unità con età compresa tra 15 e 64 anni e 1.563 unità con età superiore a 65 anni (Tab. Tab. n°1 e 2). 2 La popolazione femminile è invece costituita da 1712 unità con età tra 0 e 14 anni, da 7.424 unità con età tra 15-64 anni e da 1.809 unità con età superiore a 65 anni. Da ciò si deduce che nascono più individui maschi, la popolazione maschile in età attiva (15-65 anni) è leggermente inferiore (- 270 unità) della popolazione femminile ed ha un indice di vecchiaia (87.76%) più basso dovuto ad una maggiore mortalità tra gli individui di sesso maschile. L'indice di Vecchiaia (rapporto fra il numero di persone di oltre 65 anni e il numero dei giovani fino a 14 anni x 100), indicata in Tab. 2, 2 esprime il numero di ultrasessantaquattrenni presenti nella popolazione, per ogni 100 giovani in età inferiore ai 15 anni. Particolare importanza riveste anche l'Indice di Dipendenza che esprime il numero di persone in età non attiva per ogni 100 attivi e nel nostro caso è il 47.09 %. Tale Indice si ottiene dal rapporto fra il totale delle persone da 0 a 14 anni e da 65 anni e più e l'ammontare della popolazione in età attiva cioè da 15 a 64 anni (moltiplicato per 100). Da notare che rispetto all'ultimo Censimento Generale avvenuto nel 2001, la popolazione del territorio oggetto di studio ha subito un decremento di 3.214 unità, passando da 24.060 abitanti del 1991 ai 20.846 del 2001. Tab. n. 1 – popolazione residente per sesso e gradi classi di età (valori assoluti) Classi di età et Maschi Femmine Totale 0 - 14 1781 1712 3493 15 – 64 7154 7424 14578 ≥ 65 1563 1809 3372 Totale 10498 10945 21443 Tab. n. 2 – popolazione residente per sesso e grandi classi di età (composizione percentuale) Classi di età et Maschi Femmine Totale 0 - 14 16,96 15,64 16,29 15 – 64 68,15 67,83 67,98 ≥ 65 14,89 16,53 15,73 Indice Vecch. (*) 87,76 105,66 96,54 5.2 - SISTEMA AGROALIMENTARE DELL’AREA 5.2.3 Caratteri strutturali ed economici 5.2.3.1 Le imprese agricole In base ai dati ISTAT, raccolti in occasione del VI° censimento generale agricoltura 2010, sul territorio oggetto di relazione sono presenti 1407 aziende agricole, che costituiscono circa 9,60 % delle 14.659 aziende censite in Provincia di Crotone. Nell’anno 2010 la superficie agricola totale dell’area ha raggiunto 10.326 Ha, pari al 8,95 % di quella provinciale. Analizzando l’ampiezza delle aziende presenti sul territorio si evince come la maggior parte delle aziende agricole si colloca nella fascia di superficie aziendale 1 – 2 ettari, dimostrando una presenza di piccole aziende per la maggior parte viticole a conduzione diretta del coltivatore. Tab. 5 - Dati rilevati nel Comune di Cirò Cir Marina (FONTE ISTAT 2010) Numero di Superficie totale (Ha) aziende 485 3245 Superficie media S.A.U. Totale aziendale (Ha) (Ha) 6,69 2895 S.A.U. Media Aziendale (Ha) 5,97 Dati Istat Tab. 6 - Dati rilevati nel Comune di Cirò Cir (FONTE ISTAT 2010) Numero di Superficie totale Superficie media S.A.U. Totale aziende (Ha) aziendale (Ha) (Ha) 490 4972 10,15 3742 Dati Istat S.A.U. Media Aziendale (Ha) 7,64 Tab. 7 - Dati rilevati nel Comune di Melissa (FONTE ISTAT 201 2010) Numero di Superficie totale (Ha) Superficie media S.A.U. Totale aziendale (Ha) (Ha) 4,88 1870 4,33 Superficie media S.A.U. Totale S.A.U. Media Aziendale aziendale (Ha) (Ha) 7,87 95492 aziende 432 2109 S.A.U. Media Aziendale (Ha) Dati Istat Tab. 8 - Dati rilevati nella nella Provincia di Crotone (FONTE ISTAT 2000) Numero di Superficie totale (Ha) aziende 14659 115391 (Ha) 6,51 Dati Istat Tab. 9 – Aziende per classe di superficie (FONTE ISTAT 201 2010) Comuni Senza <1 1-2 2-5 5-10 1010-20 2020-50 5050-100 >100 Totale superficie Cirò Cir 0 105 125 141 58 24 20 10 7 490 Cirò Cir M. 0 137 118 130 53 21 17 5 4 485 Melissa 0 115 110 115 48 23 19 2 0 432 Tab. 10 – Numero di aziende aziende per forma di conduzione (FONTE ISTAT 201 2010) Comuni Conduzione Conduzione diretta Con salariati Altre forme di del coltivatore Totale generale conduzione Cirò Cir 441 49 0 490 Cirò Cir M. 431 53 1 485 Melissa 422 9 1 432 Tab. 11 11 – Numero di aziende aziende per forma di possesso terreni (FONTE ISTAT 201 2010) Comuni Solo proprietà Solo affitto Uso gratuito Proprietà e Proprietà Affitto e Proprietà affitto e uso uso affitto e gratuito gratuito uso gratuito Cirò Cir 381 44 23 17 17 0 8 Cirò Cir M. 377 50 18 16 12 2 10 Melissa 289 34 30 28 23 4 24 5.2.3.1 Aziende e superfici per classi di superficie Analizzando in dettaglio i dati presenti in Tab. 9 risulta che 50,46 % delle aziende si colloca nella fascia fino a 2 Ha di superficie totale, il 27,43% delle aziende si colloca nella fascia tra 2 e 5 Ha di superficie, mentre l’ 11,30% delle aziende si colloca nella fascia tra i 5 ed i 10 Ha di superficie e solo il 10,81 % supera i 20 ettari. Questo dato, mostra un aspetto negativo sia in quanto testimonia la presenza di un'ampia fetta di agricoltura relativamente poco competitiva, dall'altro lascia intravedere un potenziale problema di tipo economico-sociale, legato alle micro-aziende destinate a non avere certamente un futuro roseo. 5.2.3.2 Conduzione dei terreni e forma di possesso Le forme di conduzioni rappresentano un elemento importante nella definizione delle principali tipologie delle aziende agricole in quanto prendono in considerazione il tipo di lavoro impiegato all'interno delle aziende stesse. Naturalmente una classificazione più completa ed esauriente deve considerare in modo congiunto altre caratteristiche come la dimensione, sia in termini di superficie ma soprattutto economica, l'età del conduttore, le giornate di lavoro prestate. Come si può osservare dalla tab. 10, 10 la forma di conduzione diretta del coltivatore è prevalente. In definitiva si assiste ad un consolidamento della conduzione diretta del coltivatore e della propria famiglia, ad una discreta presenza di aziende che fanno ricorso a manodopera extra familiare e ad una bassa presenza di aziende condotte con salariati. Per quanto riguarda la forma di possesso sul territorio prevale la proprietà seguita da una bassa percentuale di aziende in affitto. 5.2.3.3 5.2.3.3 Uso del suolo agricolo L’uso del suolo agricolo è ben evidenziato nella tavola dell’uso del suolo dove è evidente che la coltura prevalente come diffusione ed estensione è appunto la vite seguita dall’olivo e dalla superficie seminabile, quest’ultima per l’80% della sua consistenza non viene seminata ma coperta da vegetazione spontanea. Utilizzando i dati istat dell’ultimo censimento agricoltura la S.A.U. agricola è rappresentate dai seguenti grafici e tabelle che mettono in risalto l’attuale utilizzazione del suolo agricolo. Da precisare che la superficie a pascolo non è tutta utilizzata per scopi zootecnici ma per il 70% della sua consistenza trattasi di superficie non coltivata. Fig. 2.3 - Superficie aziendale totale per classe di coltura Superficie (Ha) 2.500 2.125 2318 1982 2.000 1.500 1.000 500 55 Fig. 2.3 – Distribuzione della S.A.U. per coltura 7 Pascoli 23,54% Frutteti 0,082% Seminativi 23,33% 6 SETTORI AGRICOLI PREVALENTI L'attività agricola dell'area conta 549 addetti, una superficie totale aziendale di 8.093 ettari (fig. 2.3), una S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzata), pari a 7.637 ettari distribuita per le diverse coltivazioni (fig. 2.4). Da un attenda analisi del settore agricolo emerge che il settore predominante, sia in termini di numero di aziende, di occupati e di fatturato è quello viticolo, mentre poco rappresentativi sono il settore olivicolo è il settore zootecnico. Occorre inoltre precisare che il settore olivicolo rappresenta in termini di superficie quel settore più diffuso sui territori, ma carente in infrastrutture di trasformazione e di aziende che si propongono al mercato. 6.1 SETTORE VITICOLO Il settore viticolo produce uva da vino di qualità (vino DOP), ed è caratterizzato da un comprensorio di produzione che si estende per circa 2.125,71 ettari (Dati ISTAT Censimento Agricoltura 2010), realizzando una produzione totale di circa 143.000 q d’uva (35,75% circa della produzione regionale). La distribuzione della superficie vitata vede il comune di Cirò Marina con la maggior superficie seguita da Cirò e Melissa (ved. Tab. 12). La produzione di uva che viene rivendicata per la produzione della DOP Melissa e Cirò ammonta a circa 83.000 q (dato riferito all’anno 2010), questo significa che circa il 58% della produzione totale di uva viene trasformato in vini Cirò e Melissa DOP e la restante parte viene venduta ad acquirenti provenienti delle varie provincie calabresi e destinata a vinificazioni familiari. Questo settore è caratterizzato dalla presenza di diverse aziende, che lavorano ed imbottigliano il prodotto dei propri vigneti, consentendo una buona diffusione di tale vino sul mercato nazionale ed internazionale. La produzione è realizzata secondo le tecniche agronomiche tradizionali della zona e in linea con le norme tecniche del disciplinare di produzione del Cirò e Melissa D.O.C., che prevede come vitigno prevalente il gaglioppo per i vini Rossi, e il Greco Bianco per i vini Bianchi. I vigneti sono prevalentemente coltivati a spalliera con la forma di allevamento prevalente a cordone speronato con quattro branche fruttifere, ma non mancano ancora sporadici vigneti allevati ad alberello che ha rappresentato per anni la forma di allevamento della vite tipica del Cirò e Melissa DOC. Analizzando le dimensioni aziendali viticole risulta che, il 40,98% delle aziende viticole ha una superficie inferiore ad un ettaro, il 29,45% ha una superficie compresa tra uno e i due ettari, il 20,43%, ha superficie compresa tra i due e i 10 ettari, il resto è rappresentato da poche aziende con superficie compresa tra i 10 e oltre i 100 ettari (vedi tab. 13). Tab. 12 – Distribuzione comunale della superficie vitata (dati ISTAT censimento agricoltura 2010) Superficie vitata (ha) Cirò Marina 1.208,42 Melissa 245,46 Cirò 671,83 Tab. 13 – Numero di aziende viticole per classe di superficie agricola utilizzata CLAESSE DI <1 1-2 2-5 5-10 10-20 20-30 30-50 50-100 >100 SUPERFICIE (Ha) Cirò Marina 128 116 99 29 11 1 2 0 0 Melissa 101 52 15 10 1 0 0 0 0 Cirò 130 90 65 14 10 1 0 0 0 Tab. 14 - Aziende viticole per forma di conduzione FORMA DI Conduzione diretta del CONDUZIONE coltivatore Cirò Marina 341 45 0 Melissa 172 6 0 Cirò 277 33 1 Note* Conduzione con salariati Altre forme* altra forma di conduzione: Comprende forme di conduzione quali: colonìa parziaria appoderata, colonìa parziaria non appoderata o impropria, soccida, proprietà collettiva costituita da beni su cui gravano dei diritti di utilizzo (usi civici) da parte di singoli soggetti appartenenti ad una determinata collettività La forma di conduzione diretta del coltivatore risulta quella prevalente, ed è rappresentata da piccole aziende che utilizzano per l'esecuzione dei lavori la propria manodopera. La forma di conduzione con manodopera con salariati risulta presente nelle aziende che hanno una superficie compresa tra i cinque e i 10 ettari e che per l'esecuzione dei lavori ricorrono a operai a tempo determinato. Il livello di meccanizzazione delle aziende viticole risulta elevato nelle medie e grosse aziende (con superficie superiore ai 50 ettari); discreto nelle aziende con superficie compresa tra i 10 e i 50 ettari; scarso in quelle piccole (aziende con superficie compresa tra 1 e i 2 ettari). Richiamando il comprensorio di produzione, questo è composto da diverse zone viticole localizzate in modo diffuso sulle aree territoriali della pianura e della bassa collina del territorio. Le zone viticole accennati sono messe in evidenza grafica dalla tavola tematica dell’uso del suolo in allegato alla presente relazione 6.2 SETTORE OLIVICOLO Il settore olivicolo interessa un'area di 2.318 ettari, di cui, 341 ettari sono ad oliveti in coltura specializzata, mentre, 1.977 ettari sono ad oliveti in consociazione mista con seminativi di cereali e foraggere. La produzione media totale annuo è pari a 46.360 q, con una produzione media annua per ettaro di 20 q. Sul territorio vi sono sei oleifici localizzati in zona agricola, i quali, ogni anno lavorano la produzione raccolta delle olive sul territorio. La coltivazione dell’olivo è caratterizzata da alberi secolari d’alto pregio paesaggistico, con una distanza d’impianto che oscilla tra i 10m x 8 m e allevati con la forma d’allevamento a globo. La raccolta delle olive avviene manualmente con piccole eccezioni rappresentate da aziende che possiedono cantieri di raccolta meccanizzati. La commercializzazione del prodotto finito è per il 20% sul mercato locale, mentre, la restante parte è collocata all'ingrosso su mercato nazionale. Il numero delle aziende che operano nel settore sono 812, di cui il 49,63%, ha superficie inferiore ad 1 ettaro, il 26,10%, ha superficie compresa tra 1 e i 2 ettari, il 20,19%, ha superficie tra i 2 e i 10 ettari, mentre, il resto ha superficie compresa tra i 10 e gli oltre 100 ettari (tab. 16). La forme di conduzione diretta del coltivatore è quella prevalente (tab. 2.12). Il livello di meccanizzazione presente nelle aziende è discreto in quelle con superficie agricola superiore ai 20 ettari, mentre è scarso in quelle con superficie agricola inferiore ai 20 ettari. Tab. 15 – Numero di aziende per comune Comune Aziende (n°) Melissa 262 Cirò Marina 202 Cirò 348 Tab. 16 - Aziende per classe di superficie agricola utilizzata per Comune CLASSE: <1 1-2 2-5 5-10 10-20 20-50 50-100 >100 Melissa 144 76 37 5 0 0 0 0 Cirò Marina 104 43 29 11 8 5 2 0 Cirò 155 93 67 15 13 3 1 1 Tab. 17 - Aziende per forme di conduzione e per Comune FORMA DI Conduzione diretta del Conduzione con CONDUZIONE coltivatore Salariati Cirò Marina 174 27 1 Melissa 255 7 0 Cirò 316 32 0 Altre forme 6.3 SETTORE ZOOTECNICO Il settore zootecnico è rappresentato da sporadiche aziende con allevamenti di bovini da carne e da latte, allevamenti di suini, allevamenti di ovini, caprini e allevamenti di avicoli da uova, con una consistenza diversa per Comune (tab. 18). Se analizziamo il numero di capi per aziende ci accorgiamo che il numero di aziende che opera sugli allevamenti sono pochi, mentre il resto dei capi è allevato a livello familiare. Tab. 18 – Numero di aziende con allevamenti per Comune Comune Numero di aziende con allevamenti Melissa 46 Cirò Marina 11 Cirò 20 Tab. 19 – Consistenza degli animali allevati per Comune Comune Bovini Suini Equini Ovini Avicoli Caprini Melissa 549 1099 1 1455 0 568 Cirò Marina 165 300 26 0 90030 0 Cirò 630 3 11 81 17 85 Tab. 20 – Numero di aziende per classe di capi bovini Numero capi 1-3 3-6 6-10 1010-20 2020-50 5050-100 100100-200 200200-500 >500 Melissa 0 2 3 16 7 0 1 0 0 Cirò Marina 1 1 1 1 4 0 0 0 0 Cirò 1 1 0 5 6 3 1 0 0 Tab. 21 21 – Numero di aziende per classe di capi ovini Numero capi 1-3 3-6 6-10 1010-20 2020-50 5050-100 100100-200 200200-500 >500 Melissa 0 0 0 2 3 3 7 0 0 Cirò Marina 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Cirò 0 0 0 0 2 0 0 0 0 Tab. 22 22 – Numero di aziende per classe di capi suini Numero capi 1-3 3-6 6-10 1010-20 2020-50 5050-100 100100-200 200200-500 >500 Melissa 0 0 0 1 0 0 0 0 0 Cirò Marina 0 0 0 0 0 0 0 1 0 Cirò 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Tab. 23 23 – Numero di aziende per classe di capi avicoli Numero capi 1-49 5050-99 100100-500 500500-10000 10000 1000010000-25000 >50000 Melissa 0 0 0 0 0 0 Cirò Marina 0 0 0 0 0 1 Cirò 1 0 0 0 0 0 Analizzando il numero di aziende per classe di capi allevati si nota in termini numerici poche aziende con una discreta consistenza di capi e quindi questo denota come questo settore sul territorio è poco rappresentativo. 6.5 AGROINDUSTRIA AGROINDUSTRIA Il settore agroindustriale è rappresentato soprattutto da aziende vinicole che hanno una dislocazione per la maggior parte sul territorio di Cirò Marina. Le cantine appartengono principalmente a proprietari di medie e grosse aziende viticole, che operano la trasformazione della propria uva e in parte di quella che viene acquistata dai piccoli proprietari viticoltori della zona DOP Cirò e Melissa. La quantità d’uva totale lavorata annualmente prendendo come dato l’anno 2010 è di circa 83.000 q, di cui 78.000 rivendicata come DOP Cirò e 5000 q rivendicata come DOP Melissa. Le cantine presenti sul territorio sono circa 20 che compiono la lavorazione delle uve nelle tipologie di vini Cirò e Melissa DOC il cui prodotto viene collocato principalmente sui mercati esteri (Germania, Francia, Inghilterra, Giappone, USA, Danimarca), mentre il resto è collocato sul mercato nazionale. In questi ultimi dieci anni si è assistito ad un miglioramento qualitativo del prodotto Cirò e Melissa DOP e questo è dimostrato dai vari riconoscimenti che le varie cantine hanno avuto sia in Italia che all’estero. Dall’analisi delle vendite del prodotto Vino Cirò e Melissa si riscontra che il settore è in crescita soprattutto all’estero è questo fanno ben sperare ad una ripresa del settore vitivinicolo della zona che ad oggi rappresenta il settore trainante dell’intera economia dell’area. 7 ANALISI PEDOLOGICA La caratterizzazione pedologica del comprensorio è stata estratta sinteticamente dal lavoro della carta dei suoli e zonazione viticola dell’ARSSA anno 2002. Sul territorio abbiamo una grande variabilità pedoambientale, infatti si passa da tipologie pedologiche caratterizzata da tessitura fine e ricche di carbonato di calcio a tipologie grossolane calcio-carenti ed acide; da suoli poco profondi e limitanti a suoli profondi e freschi. I suoli in ogni caso sono adattabili alla coltivazione della vite purché vengono rispettate alcune regole agronomiche e di gestione del suolo che variano da zona a zona. 8 CARATTERISTICHE IDRO IDRO-GEOLOGICHE La situazione idrogeologica è precaria per cui molti terreni sono esposti a gravi rischi in presenza di probabili eventi atmosferici sfavorevoli. Gli interventi di ingegneria idraulica dovranno concentrarsi soprattutto in quelle zone ove i terreni in forte pendio presentano gradi di disse stabilità molto elevati e pertanto facilmente esposti all’attività delle acque meteoriche così come è accaduto in questi ultimi anni nel Comune di Cirò. La gestione del territorio va quindi programmata ed attuata anche alla luce delle linee guida della legge urbanistica n. 19/02, dando priorità assoluta alla sistemazione dei terreni, alla regimazione delle acque piovane, alla riqualificazione fluviale, senza trascurare il territorio per prevenire ed evitare fenomeni di dissesto idro-geologici. 9 USI CIVICI Le aree gravate da usi civici non sono state individuate per indisponibilità dei dati di base. In Calabria gli usi civici sono disciplinati dalla L.R. 21 agosto 2007, n.18 , recante “Norme in materia di usi civici”. Essa, al Capo I, art. 1 (Oggetto e finalità) testualmente recita: 1. Le disposizioni contenute nella presente legge sono intese a disciplinare l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di usi civici e di gestione delle terre civiche. 2. La Regione tutela e valorizza i terreni di uso civico e le proprietà collettive, quali elementi di sviluppo economico delle popolazioni locali assicurandone le potenzialità produttive. 3. I terreni di uso civico e le proprietà collettive sono altresì strumenti per la salvaguardia ambientale e culturale e per la preservazione del patrimonio e del paesaggio forestale, agricolo e pastorale della Calabria. 4. La Regione assicura la partecipazione dei Comuni alla programmazione ed al controllo dell’uso del territorio ai fini della tutela delle esigenze comuni delle popolazioni locali. 10 AREE INTERESSATE DAGLI DAGLI INCENDI Si rimanda al “Catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco”, all’uopo predisposto ed in possesso del Comune. 11 ASPETTI PAESAGGISTICI PAESAGGISTICI Il territorio comprende suoli facenti parte di aree protette e appartenenti alla Rete Ecologica. Infatti nel territorio sono presenti aree SIC (Siti Interesse Comunitario) Una parte del territorio ricade nella zona ZPS (Zona di Protezione Speciale). Dispone di risorse agro-forestali che, svolgono essenzialmente una funzione paesaggistica e di tutela del territorio, piuttosto che produttiva. Da un punto di vista paesaggistico il territorio presenta aree che, per copertura vegetale e per orografia del territorio, sono di alto valore paesaggistico. Tutto ciò fa del comprensorio un ambiente unico ed irripetibile, dal forte richiamo turistico. Da qui la necessità e l’opportunità di tutelare e salvaguardare il territorio, con interventi volti al suo razionale utilizzo. 12 PROGETTO LE UNITÀ DI PAESAGGIO PAESAGGIO AGRICOLO 12.1 Individuazione e classificazione aree agricole e forestali La legge urbanistica della Regione Calabria, n. 19 del 16.4.2002 “Governo ed uso del territorio”, definisce – fra l’altro - i criteri di valutazione circa la destinazione e l’utilizzo dell’intero territorio comunale mediante lavoro di “équipe” per procedere, nell’ottica della interdisciplinarietà, ad una rilevazione e descrizione analitica delle caratteristiche fisiche del territorio interessato, delle sue risorse produttive, ambientali, storiche e naturali. La redazione del PSA (Piano Strutturale Associato) costituisce uno strumento di pianificazione territoriale indispensabile per individuare e programmare anche il territorio agricolo e forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo, sulla base di una relazione agro-pedologica, di uso dei suoli ed annessi allegati cartografici. Lo strumento urbanistico in questione contiene pertanto le linee di sviluppo dei territori comunali in esame, soprattutto delle aree agro-forestali, che solitamente nel passato venivano trascurate e marginalizzate, sia per volontà legislativa, sia per la disattenzione da parte di molti Amministratori che hanno dato priorità esclusiva, se non prevalente, alla cosiddetta armatura urbana delle città ed ai centri storici in genere. Attraverso il lavoro di gruppo, sotto l’ottica della interdisciplinarietà ed in sinergia a quanto prevede la legge n. 19/02 – più specificatamente all’art. 50 – vengono individuate e classificate tutte le aree non ricadenti in quelle urbanizzate e/o urbanizzabili, da suddividere nelle sei sottozone (E1 – E2 – E3 – E4 – E5 – E6). Più specificatamente, si tratta di una riclassificazione dell’uso del suolo e della classificazione delle aziende agricole. Non si tratta di modificare, rispetto al vecchio e superato PRG, l’uso del suolo per favorire magari qualche iniziativa di tipo edilizio abitativo e quindi privilegiare iniziative alternative agricole, bensì di prendere atto della realtà esistente che attesta chiaramente l’impossibilità di utilizzare determinati suoli per fini produttivi agricoli. 12.2 Classificazione delle aziende agricole • E1: aree caratterizzate da produzioni agricole tipiche, vocazionali e specializzate; • E2: aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva; •E3: aree caratterizzate da aggregati abitativi, utilizzabili per attività complementari, quali l’attività agricola turistica, agrituristica, storica, naturalistica ed ambientale; • E4: aree boscate o da rimboschire; •E5: aree paesaggistiche ed ambientali non suscettibili di insediamenti e caratterizzati da scarsa produttività fondiaria e di notevole valore per la stabilità fisica del territorio; per lo più trattasi di terreni caratterizzati da forti pendenze e ad alto rischio di erodibilità e di instabilità idro-geologica; • E6: aree assoggettate ad usi civici. Nelle aree agricole e forestali, il rilascio del permesso di costruire è consentito all’azienda che mantiene in produzione superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima aziendale (da dimostrare con il piano di sviluppo aziendale, che dovrà essere redatto da un tecnico agricolo abilitato), per l’esercizio economicamente conveniente dell’attività agricola, per il possibile utilizzo dei fondi comunitari per l’ammodernamento delle aziende agricole previsti dalla nuova programmazione del PSR 2007-2013. Le nuove procedure di pianificazione territoriale e la relazione agro-pedologica costituiscono pertanto punti di riferimento per l’attuazione del presente strumento urbanistico in sinergia con quanto contenuto nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e del QTR (Quadro Territoriale Regionale). L’art. 50 della legge prevede, infatti, la individuazione e la classificazione delle aree agro-forestale in ben cinque zone agro-forestali a diversa vocazione e suscettività produttiva per promuoverne lo sviluppo, attraverso la sistematica definizione degli interventi edilizi ed urbanistici ammessi, al fine di coniugare le risorse produttive ed ambientali-paesaggistiche con lo sviluppo del territorio. Nell’ambito della pianificazione territoriale e della redazione del PSC si è tenuto conto delle diverse potenzialità delle aree rurali, in base a criteri oggettivi interdipendenti fra di loro, quali gli aspetti fisici del territorio e la natura del suolo, quelli naturalistici e botanici, il livello di produttività, la disponibilità delle risorse idriche, tipo di assetto e sistemazione fondiaria, attività lavorative in agricoltura, fonti di inquinamento ed infine aspetti paesaggistici ed ambientali. Tutto ciò anche al fine di mettere insieme e coinvolgere i diversi soggetti e fattori che concorrono alla razionalizzazione ed alla valorizzazione del sistema produttivo agricolo, sociale, paesaggistico ed ambientale ed in genere della realtà rurale. In quest’ottica, pertanto, la pianificazione del territorio agro-forestale è destinata a svolgere una funzione di ricucitura e di raccordo tra il livello urbanistico della tutela ed il corretto utilizzo delle risorse naturali. Tutto ciò, d’altronde, è in perfetta sinergia con le moderne tendenze urbanistiche per salvaguardare, valorizzare e recuperare le “aree rurali”, quali risorse di grande valore paesaggistico ed ambientale in grado di mantenere e promuovere sistemi colturali produttivi che diano produzioni di qualità, unitamente al mantenimento degli equilibri naturali per la conservazione della biodiversità della flora e della fauna e, infine, l’assetto del territorio dal punto di vista fisico ed idro-geologico, per favorire lo sviluppo socioeconomico, la tutela e la salvaguardia ambientale ed il riequilibrio delle risorse naturali per un generale miglioramento della qualità della vita. Con questa filosofia i problemi dello sviluppo del territorio sono stati affrontati e programmati in rapporto alle reali esigenze della popolazione, al fine di perseguire obiettivi coerenti dello sviluppo, come pure il recupero e la riqualificazione dell’ambiente rurale, incentivando iniziative ed attività progettuali ed imprenditoriali collegate alle attività agricole, turistiche ed artigianali. Gli artt. 50, 51 e 52 della L.R. n. 19/02 specificano le metodologie utilizzate fornendo una puntuale classificazione del territorio in relazione alla capacità di uso agricolo dei suoli. Nello specifico: “Dovrà presentare lo stato della struttura fondiaria, le condizioni possibili per una sua eventuale ricomposizione, i sistemi agrari più in uso ed una classificazione delle aziende agricole. Dovrà altresì contenere informazioni in merito all’assetto fondiario del territorio rurale in relazione anche alle infrastrutture presenti di servizio per l’agricoltura. Inoltre dovranno essere individuate le aree non più, o poco, utilizzate dall’attività agroforestale, da considerare per eventuali interventi con finalità di natura ambientale. La relazione dovrà essere corredata da carte tematiche rappresentanti l’uso dei suoli agricoli con particolare attenzione alle colture di pregio e a quelle riconosciute per le denominazioni di origine o geografiche. Dovrà indicare le classi di capacità d’uso dei suoli ai fini agricoli. A tal fine potrà essere utilizzata la metodologia della Land capability classification degli Stati Uniti d’America o altra metodologia chiaramente riconosciuta e indicata nella relazione”. 12.2.1 Aree caratterizzate da produzioni agricole tipiche o specializzate (E1) In questa area ricadono tutte le aziende agricole del territorio che beneficiano del marchio di marchio di qualità DOP e IGP. Tali zone sono caratterizzate da terreni pianeggianti o comunque a pendenza trascurabile, irrigabili, con suoli di buona fertilità ed adatti a coltivazioni specializzati e da reddito. In queste aree si ha la possibilità di svolgere l’attività agricola per l’ottenimento di prodotti di qualità, soprattutto viticole, olivicole e orticole. Queste aree sono rappresentate sul territorio. La destinazione d’uso prevista è quella detta agricola ed in essa saranno quindi consentite quelle opere connesse con tale utilizzazione. Il rilascio della concessione nelle zone agricole è subordinato alla trascrizione, a spese degli interessati, nei registri delle proprietà immobiliari del vincolo di inedificabilità nei fondi o appezzamenti computati ai fini dell’applicazione degli indici e dell’impegno di rispettare la destinazione stabilita dalla concessione. • (Lm) - Il lotto minimo d'intervento non dovrà essere inferiore a 10.000 mq. • (Uf) - Indice di utilizzazione fondiaria è stabilito nella misura di 0,01mc/mq. • (hf) - L’altezza massima raggiungibile è di 4,6 metri. • (Dc) - Distacco dai confini 10 metri; tra fabbricati 20 metri. • Tale distacco non si applica nel caso di costruzioni accessorie alla principale. • Distacco dal filo stradale (secondo le previsioni di legge). • Parcheggi 1 mq./10 mc. di costruzione per residenza. In dette zone è altresì consentita la realizzazione di impianti colturali “in serra”, nel rispetto della L. R.. 12.2.2 Aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva (E2) Sono le aree a prevalente funzione agricola, caratterizzate dalla presenza di seminativi, seminativi erborati, da coltivazione di olivo e vite. I terreni non irrigabili, hanno pendenze variabili in funzione della morfologia del terreno, e i terreni sono di buona fertilità adatti alla coltivazione della vite e dell’olivo che sono le colture prevalentemente presenti. Per la salvaguardia delle aziende agricole è bene che in tale contesto venga disciplinato attentamente l’uso delle costruzioni e che non vengano approvate quelle non funzionali alle esigenze produttive aziendali. Sono da incoraggiare, invece, le iniziative progettuali favorevoli alla realizzazione di opere e manufatti agro-turistici, agro-industriali o altri interventi finalizzati a riqualificare i luoghi. Sono aree vocate per la viticoltura e l’olivicoltura di qualità che unitamente alle tecniche rispettose dell’ambiente e con particolari attenzioni agronomiche, potranno soddisfare le esigenze dei consumatori, offrendo loro il massimo della garanzia per quanto attiene la qualità e la sicurezza alimentare. In questo contesto, la salvaguardia dell’azienda agricola costituisce un presupposto essenziale in quanto, attraverso le dovute e necessarie indicazioni, si preservano sia le risorse naturali ed ambientali in essa presenti ed utilizzate, che gli assetti organizzativi e sociali frutto di una cultura prodotta da complessi e particolari rapporti che le comunità rurali instaurano con il territorio. In definitiva il rilascio del permesso di costruire è consentito alle azienda che operano in produzione superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima (piano di sviluppo aziendale), mentre per le nuove costruzioni il lotto minimo dovrà essere rappresentato dall’unità aziendale minima. Per l’attività edilizia in queste aree, il lotto minimo è un ettaro, ovvero 10.000 mq., ed è sempre opportuno minimizzare in futuro gli aspetti negativi della edificabilità non necessaria. E’ bene che il rilascio del permesso di costruire sia consentito alle aziende che mantengano in produzioni superfici fondiarie che assicurino la minima unità aziendale, con relativo accompagnamento di un piano di sviluppo aziendale. Tutto ciò, ovviamente, nel pieno rispetto degli indici stabiliti e previsti dalla legge regionale, con progetti di qualità e di miglioramento estetico-visivo nel rispetto della tradizione storica, paesaggistica ed ambientale della zona cui dovranno sorgere i fabbricati, in definitiva realizzare gli interventi nell’assoluto rispetto delle Relazione generale agro-pedologica tipologie costruttive esistenti sul luogo. Nelle zone agricole il PSA può essere attuato rispettando i seguenti indici: Lm lotto minimo……………………………….…. 10.000 mq Uf indice di utilizzazione fondiaria……………… 0,03 mc/mq Dc distanza dai confini……………………………. m 10,00 Df distanza dai fabbricati di altra proprietà………. m. 10,00 Ds distanza dalle strade …………………….……. m. 10,00 H altezza massima dei fabbricati……………..….. m. 7,50 Sc superficie coperta………………………….….. 4,00 %. Le aree individuate sono identificabili nelle Tavole in allegato. 12.2.3 Aree che, caratterizzate da preesistenze insediative, sono utilizzabili per l’organizzazione di centri rurali o per lo sviluppo di attività complementari ed integrate con l’attività agricola (E3) Rientrano in questa sottozona tutte le aree ad elevata frammentazione e polverizzazione aziendale, ove l’attività agricola viene spesso svolta per sole esigenze familiari e non per la commercializzazione dei prodotti, dati i modesti livelli quantitativi. Sono i territori caratterizzati da una certa concentrazione abitativa, o agglomerati abitativi, dove sono presenti tipologie edilizie rurali storiche e/o di vecchio impianto realizzativo. Accanto allo spreco di territorio agricolo ed ai fenomeni di degrado e di abbandono delle aree ubicate in prossimità dei nuclei rurali, si è assistito ad un caotico e disordinato eccesso di urbanizzazione favorito da necessità abitative, dai ridotti costi infrastrutturali meno elevati ed anche per motivi produttivi per il soddisfacimento dell’economia familiare. Il territorio agrario è così diventato sempre più urbano, le città sempre più periferie, con una realtà agricola in forte declino, con spazi confusi ed uso dei suoli in un certo senso arbitrariamente mescolati, come se si trattasse di suoli-luoghi dominati dall’incertezza vagamente indifferenti tanto alla città quanto alla campagna. In questo contesto le aziende agricole, ricadenti nella sottozona E3, hanno tutte le caratteristiche per essere in grado di potere avviare a soluzione non già motivi di contrapposizione e di contrasto fra città e campagna, bensì svolgere un ruolo positivo per esaltare i valori della campagna urbana, il paesaggio e l’ecologia fra territorio e società. Orti urbani: urbani in queste aree, ubicate in prossimità strutture abitative, vengono spesso praticate attività agricole residuali, o di tipo part-time, per la produzione di ortaggi e frutta per esigenze familiari o del mercato locale. Trattasi per lo più di piccoli appezzamenti, spesso ubicati in prossimità del reticolo stradale. Sono aree residuali, il cui sfruttamento agricolo viene prevalentemente esercitato per la produzione di ortaggi e frutta nell’arco delle quattro stagioni e senza sostanze chimiche. Non si tratta di attività agricole vere e proprie, bensì di attività di part-time, esercitate prevalentemente dal capo famiglia, che non sempre è agricoltore o imprenditore agricolo. Sono spazi arbitrariamente mescolati che svolgono bene il ruolo di elementi di cucitura urbanistica di campagna urbana fra territorio e società. Trattasi di nuclei abitativi, caratterizzati da potenzialità, materiali e immateriali sotto utilizzate, che non devono morire, dove i giovani, invertendo la tendenza all’abbandono di queste aree, possano guardare ad un futuro migliore ed intraprendere attività legate alle politiche dell’accoglienza con finalità e inziative progettuali proiettate in direzione dell’agriturismo e del turismo religioso. Trattasi di iniziative, date le caratteristiche del territorio, che veramente possono trovare interessi economici e sociali di una certa valenza, atteso che i giovani rifiutano la disoccupazione, così pure l’abbandono e la miseria sociale ed economica e le occasioni occupazionali che penalizzano la realtà calabrese. In queste aree, al fine di migliorare le condizioni dell’abitabilità degli operatori agricoli, è prevista una premialità di cubatura per ottimizzare i comparti fondiari ricadente nella sottozone E3, per gli imprenditori che intendono investire nella ricettività turistica, per come evidenziato nel successivo capitolo riguardante l’attività edificatoria nelle zone agricole. Trattandosi di aree caratterizzate dalla presenza di preesistenti insediamenti abitativi, sono pertanto utilizzati per l’organizzazione di centri rurali ed iniziative agrituristiche, dove è prevista, peraltro, la premialità di fabbricabilità in quanto caratterizzate da elevata densità abitativa e polverizzazione fondiaria. Trattasi di siti dove la multifunzionalità dell’agricoltura è un aspetto nuovo del settore primario che, se opportunamente intrecciato con l’attività agrituristica, può contribuire notevolmente ad ammodernare la vita nelle campagne migliorando il rapporto tra uomo e ambiente. Da valutare con particolare attenzione che trattasi di aree rurali caratterizzate da alta densità abitativa ed eccessiva frammentazione fondiaria, villaggi rurali e nuclei abitativi, dove è previsto il concetto della cosiddetta “premialità”, ai sensi dell’art. 52 – comma 4 - che recita testualmente: “Per la realizzazione e la ristrutturazione delle strutture connesse alle attività di turismo rurale e agriturismo, gli standard urbanistici ed i limiti indicati al comma 2 sono incrementabili massimo fino al 20% fatta salva la normativa vigente nazionale e regionale in materia di agriturismo e turismo rurale”. Tutto ciò, ovviamente, nel pieno rispetto degli indici stabiliti e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e dalla legge regionale sull’urbanistica o “governo ed uso del territorio” che brevemente possono essere così sintetizzati: • progetti realizzati sul territorio comunale, al fine di promuovere l’adozione di opportuni strumenti urbanistici e pianificatori a salvaguardia del paesaggio; • progettazione di qualità e di miglioramento estetico-visivo nel rispetto della tradizione storica, paesaggistica ed ambientale della zona ove sorge il manufatto produttivo o abitativo; • pieno rispetto della tipologia costruttiva dell’opera già esistente; • incentivare il recupero e la valorizzazione delle tradizioni tipologiche e costruttive locali; • recupero di elementi caratteristici del paesaggio, tra cui manufatti, infrastrutture, fabbricati singoli, nuclei o agglomerati, interventi di riqualificazione ambientale e progettazione del verde, il cui criterio ispiratore sarà quello guidato da un attento studio di inserimento ambientale nel contesto circostante affinché determini effetti positivi di riqualificazione dell’assetto del luogo; • interventi che possano comprendere anche nuove costruzioni ed opere di valorizzazione dei lineamenti paesistici e ambientali dell’intorno. Sono aree che hanno una superficie minima superiore a 0,5 ha. Interessano le aree agricole, come evidenzia l’allegata cartografia, caratterizzate da elevata concentrazione abitativa, posta a ridosso del perimetro urbano o perturbano, da agglomerati abitativi dove sono presenti tipologie edilizie storiche e di vecchio impianto realizzato. 12.2.4 Aree boscate o da rimboschire (E4) Le aree individuate sono interessate a bosco misto di latifoglie, ad eucalipto che hanno lo scopo di limitare i fenomeni erosive e di dissesto idrogeologico, ovverosia di aree boscate e marginali per le attività agricola nelle quali viene ravvisata l’esigenza di garantire adeguate condizioni di stabilità ambientali e paesaggistiche. In queste aree la gestione forestale deve essere affrontata sotto l’ottica della multifunzionalità, con l’attuazione di forme innovative di iniziative progettuali sostenibili quali l’aspetto paesistico-ambientale, il turistico-ricreativo e la funzioni protettive e produttive del bosco, finalizzate alla tutela e valorizzazione della complessità delle sue risorse. 12.2.5 Aree che per condizione morfologica, ecologica, paesistico ambientale ed archeologica, non sono sono suscettibili di insediamenti (E5) Si tratta delle aree a scarsa produttività fondiaria e di scarso valore agricolo, ma di alto valore paesaggistico e di interesse ambientale ai fini della difesa del suolo, caratterizzato da grande predisposizione all’erosione e forte instabilità idrogeologica. Ricadono in questa tipologia alcune aree della collina, dove è possibile attuare un’agricoltura di tipo estensivo, fondata su allevamenti avifaunistici, apicoltura, ecc. ed attività connesse all’utilizzo razionale del territorio. Di questa sottozona fanno parte le aree più prossime ai corsi d’acqua e quelle soggette a vincoli idrogeologici, paesaggistici di rispetto fluviale e P.A.I., di rispetto stradale, nonché le aree percorse dal fuoco per le quali sono necessarie azioni di rimboschimento. Inoltre in questa area sono stati incluse alcune aree boscate del territorio comunale di alto valore ambientale, infatti si tratta di aree sottoposte a vincolo di tipo ambientale (SIC, ZPS).Comprende aree agricole caratterizzate da scarsa produttività, dove il costo di eventuali interventi miglioramenti risulta dispendioso ed eccessivo e pertanto non compensato dai benefici ottenibili, per cui dal punto di vista agricolo sono da considerare marginali. La loro individuazione è stata effettuata in base alla validità dei vincoli ambientali, in quanto trattasi di aree a forti rischi per le eccessive pendenze e l’instabilità idrogeologica. 13. 13.1 - Interventi edilizi in zona agricola Nelle zone a destinazione agricola per come individuate nelle precedenti pagine, il permesso di costruire può essere rilasciato alle seguenti condizioni: Esonero degli oneri per gli imprenditori agricoli Nelle zone classificate agricole, per come prevede l’art. 51 della LR n. 19/02, il permesso di costruire sarà rilasciato con esonero dei contributi previsti per le opere di urbanizzazione e dei costi di costruzione, solo allorché la richiesta viene presentata da imprenditori agricoli, ai sensi della LR n. 19/02 e del DPR 6 Giugno 2001, n. 380. Uso del suolo e valorizzazione dei prodotti Nelle zone classificate agricole è vietata ogni attività riguardante trasformazioni dell’uso del suolo tanto da renderlo incompatibile con la produzione vegetale e con l’allevamento e valorizzazione dei prodotti. Frazionamenti Nelle zone agricole è vietato ogni intervento di frazionamento finalizzati a scopi edificatori e/o a lottizzazioni di fatto. Indici di edificabilità Nelle aree rurali gli indici ed i rapporti di edificabilità devono essere coerenti con quanto disposto dalle linee guida, dai futuri strumenti QTR e PTCP e dai programmi di salvaguardia e tutela dei valori paesaggistici ed ambientali. Coacervo volumetrie in lotti non contigui E’ consentito l’asservimento di lotti di terreno non contigui ma funzionalmente collegati al raggiungimento dell’unità culturale minima o unità aziendale minima, purché compresi nell’ambito dello stesso territorio comunale. L’azienda agricola, quale unità di produzione, infatti può essere costituita da appezzamenti diversi posti anche in terreni non necessariamente vicini. Tali situazioni ai fini gestionali non creano seri problemi, poiché il fatto viene fronteggiato e superato con l’impiego delle macchine agricole, dei mezzi di trasporto veloci e degli impianti tecnologici sempre più efficienti. L’unità aziendale da considerarsi ai fini dell’applicazione dei parametri urbanistici ed edilizi è costituita da terreni anche non contigui di pertinenza di ciascuna azienda agricola. 13.2 Premialità nelle aree agricole classificate E3 La legge urbanistico, n. 19/02, innovativa sotto questo aspetto, prevede che per le aree agricole classificate E3, sia consentito un indice di fabbricabilità maggiore rispetto a quello residenziale, ma sempre funzionale all’attività agricola, così come nella altre sotto-zone a minore densità abitativa quali E1 – E2 – E4 – E5; il tutto è finalizzato ad ottenere la maggiore valorizzazione e fruibilità in termini di cubatura da destinare alla recettività turistica ed agrituristica. Pertanto, in base a tale norma, chi vuole o intende realizzare iniziative progettuali e strutture ricettive per l’ospitalità turistica ed agrituristica può così utilizzare, su una incidenza del costo del suolo più favorevole, un maggiore indice di fabbricabilità nella misura del 20%. La premialità consente così di allargare, migliorare e riqualificare l’offerta turistica a beneficio del territorio e degli imprenditori agricoli, i quali possono così intercettare flussi turistici che non certo mancano nel territorio. La premialità di cubatura, ovverosia l’indice di fabbricabilità (in metri cubi per metro quadrato) previsto di 1,00, consente di costruire 1,20 mc per mq, nel caso di iniziative ricettive progettuali turistiche. Trattasi per lo più di aziende solitamente ubicate in prossimità di strutture produttive o abitative che tendono a diventare sempre più urbane, che necessariamente devono essere riqualificate e recuperate, non solo per migliorare le esigenze abitative di chi svolge l’attività agricola, bensì di riqualificare e valorizzare realtà produttive che svolgono e fungono da ricucitura fra i nuclei rurali ed il resto del territorio, fra città e campagna. 14. 14. SISTEMA AMBIENTALE Il PSC viene elaborato in sinergia con quanto prevede il QTR (Quadro Territoriale Regionale), con valenza paesistica, ed il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), con valenza paesistica per l’uso ed il governo del territorio. Infatti i tre livelli di pianificazione, QTR, PTCP e PSC, sono importanti strumenti attraverso cui, in Calabria, gli Enti Istituzionali disciplinano, con diversi ruoli e responsabilità, le modalità di governo del territorio e del paesaggio, programmando le relative azioni volta alla tutela, conservazione, valorizzazione e ripristino delle risorse materiali e immateriali. 14.1 14.1 Aspetti paesaggistici dell’ambiente rurale Per quanto riguarda gli aspetti paesaggistici ed ambientali è bene precisare che il territorio agro-forestale necessita di essere tutelato e salvaguardato con interventi fina-lizzati a migliorare la forestazione protettiva, la protezione del territorio dal rischio idro-geologico, la regimazione delle acque piovane, mediante un’ attenta politica di assetto del territorio onde ridurre la quota di ruscellamento dell’acqua piovana e favorirne l’infiltrazione nel terreno. La protezione dell’ambiente rurale è d’altronde necessaria per consentire un razionale assetto territoriale, unitamente ad un’attenta valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero. In quest’ottica vanno studiati e programmati gli aspetti economici dello sviluppo delle aziende agricole, con la presentazione del "piano di sviluppo aziendale", che prevede appunto l’attuazione di misure agroambientali atte a proteggere l’ambiente ed a favorire la conservazione delle aree rurali, così come previsto dalla politica dell’Unione Europea. 14.2 14.2 Misure di salvaguardia dell’ambiente dell’ambiente rurale L’approccio globale al problema, implica necessariamente competenze di tipo interdisciplinare capaci di coinvolgere le diverse componenti dello sviluppo che interagiscano in un sistema territoriale per sua natura molto articolato e complesso. Tutto ciò per dare la possibilità e consentire agli Amministratori di operare scelte e criteri chiari nell’ottica di una "rigorosa politica urbanistica" per l’attuazione degli interventi pubblici e privati, onde favorire e localizzare non soltanto gli insediamenti abitativi e produttivi, ma anche i servizi, le attività artigianali, piccole iniziative agroindustriali e del settore terziario. In tal modo non sarà trascurato nessuno dei problemi riguardanti lo sviluppo socio-economico delle zone rurali che, invece, al pari delle aree urbane, necessitano di particolare attenzione per la crescita urbanistica e sociale. L’uso del territorio offre, tra l’altro, la certezza a tutti gli operatori agricoli che gli investimenti di capitali nel fondo, sotto forma di miglioramenti fondiari e/o agrari, realizzati o da realizzare, rientrino nella politica di programmazione territoriale aziendale, evitando inutili sprechi di risorse, per proiettare così nel tempo la validità e la convenienza economica ed ambientale. L’individuazione e la classificazione delle zone agricole, ci consente di attivare iniziative progettuali ed urbanistiche finalizzate alla tutela e salvaguardia delle aree agro-forestali per lo sfruttamento delle loro vocazioni agronomiche e produttive che, diversamente, potrebbero essere utilizzate e per altre finalità non compatibili con l’agricoltura di qualità. La loro catalogazione ci consente di avere dei dati conoscitivi, le diverse potenzialità delle caratteristiche fisiche del terreno, quali la natura del suolo, il livello di produttività, la disponibilità di acqua irrigua, il tipo di sistemazione fondiaria, gli aspetti vegetazionali ecc. Per avere una chiara visione d’insieme di queste problematiche è necessario che ogni strumento urbanistico debba contenere detti dati, in considerazione del fatto che lo scopo cui tende la politica urbanistica, è quello di prevedere anche gli insediamenti umani sul territorio, per dare un assetto razionale al complesso sistema che si va necessariamente a creare fra urbanistica e sviluppo per le zone rurali. Le leggi urbanistiche, infatti, oltre che definire i contenuti e gli elaborati dei P.S.A. e di quelli particolareggiati, devono necessariamente contenere e indicare la classificazio-ne dei terreni ai fini della loro utilizzazione come risorsa naturale irriproducibile, per un futuro sviluppo più equilibrato e sicuramente qualitativamente migliore. In tal modo si riduce al minimo l’obiettivo di scoraggiare i proprietari assenteisti, i quali in attesa di probabili iniziative di sviluppo urbano, lasciano incolti interi territori in attesa che cambi la destinazione urbanistica con la revisione dello strumento urbanistico. In conclusione il P.S.A. può essere ritenuto uno strumento di raccordo tra il livello urbanistico e quello produttivo, che sicuramente non mancherà di produrre effetti positivi anche sul piano della tutela e del corretto utilizzo del territorio agricolo. Per seguire tali finalità e obiettivi, non più legati alla logica del contenente, bensì ad organici piani di sviluppo, tutti i centri storici della Calabria, potranno conseguire risultati largamente positivi e corretti rapporti di sviluppo in riferimento all’eredità trascorsa. La cultura urbanistica degli anni passati è ormai superata ed alla luce di tutto ciò la complessa problematica delle zone rurali va approfondita con studi di settore a livello interdisciplinare. Dette problematiche vanno dunque viste, inquadrate, studiate e risolte, sia sotto gli aspetti fisici (geologia, pedologia, altitudine, giacitura, idrografia, climatici ecc.), che della produttività, paesistica ed ambientale, ma soprattutto sotto il profilo urbanistico, al fine di avere una visione molto ampia sulle scelte da effettuare e gli interventi da realizzare, affinché l’Amministrazione comunale possa pianificare e sintetizzare i problemi dello sviluppo territoriale, in maniera programmata senza sprechi di risorse. Le scelte di politica urbanistica vanno fatte oculatamente per la conservazione delle risorse ambientali e per la salvaguardia del territorio rurale nei suoi diversi articolati aspetti, soprattutto oggi che l'agricoltura è soggetta a fenomeni di radicale cambiamento che interessa tutti gli aspetti sociali-economici-produttivi e la struttura stessa del mondo rurale. La produzione degli alimenti, infatti, non rappresenta più un'attività specifica dell'attività agricola, poiché si tratta di un processo sempre più complesso e articolato che è gestito da una pluralità di imprese, appartenenti peraltro a settori produttivi diversi che costituiscono in definitiva il moderno sistema agroalimentare. 14.3 14.3 Assetto idrogeologico del territorio La riqualificazione ambientale e l’assetto idrogeologico del territorio si propongono finalità volte a superare le emergenze attraverso la prevenzione delle frane, alluvioni ed erosioni dei versanti collinari, caratteristiche permanenti di tutti i terreni coltivati, non coltivati e abbandonati. Per evitare ciò sono pertanto necessarie iniziative mirate ad attenuare la franosità dei terreni in pendio, soprattutto di quelli sciolti mediante opportuni ed organici interventi di forestazione boschiva protettiva. Sono perciò necessarie opere di protezione del territorio dal rischio idrogeologico, unitamente alla razionale regimazione delle acque piovane, mediante una attenta politica di assetto del territorio finalizzata a ridurre la quota di ruscellamento dell’acqua piovana. In tal modo si favorisce l’infiltrazione dell’acqua di scorrimento superficiale nel terreno e si riducono le dannose perdite di suolo che altrimenti andrebbero a modificare e sconvolgere fortemente i fattori topografici e fisici delle pendici collinari e dei terreni in genere. La protezione dell’ambiente rurale è d’altronde necessaria per consentire un razionale assetto territoriale, unitamente ad una altrettanto opportuna valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero. In detto contesto si giustificano pienamente i piani delle aree rurali che dovranno perseguire obiettivi di recupero dei valori materiali ed immateriali del territorio, con iniziative progettuali innovative finalizzate a tutelare e valorizzare le risorse territoriali ed il livello di funzionalità ecologica, soprattutto dei siti abbandonati e degradati che spesso deturpano e rendono invivibile l’ambiente. Le pratiche agricole razionali, infatti, riducono notevolmente l’erosione ed impediscono in maniera naturale ed efficace il dissesto e l’impoverimento dei territori. Negli ultimi anni l’evoluzione tecnica, rapida e senza controllo, unita ai mutamenti economici e sociali ed il massiccio intervento pubblico hanno finito con lo stravolgere le modalità di utilizzo del territorio. Per frenare ed invertire questa tendenza, l’Unione Europea ha predisposto regolamenti e misure finalizzate a favorire interventi di forestazione, di riqualificazione ambientale e, in generale, mirati interventi nelle aree protette con lo scopo di aumentare la copertura del manto vegetale a beneficio della salvaguardia del territorio. Tutto ciò diventa prioritario nelle aree a forte pendenza per ridurre i fenomeni erosivi soprattutto nei periodi autunnali ed invernali caratterizzati da intensa piovosità, in considerazione dell’effetto positivo che svolgono le superfici boscate o pascolative. Il manto vegetale, infatti, riduce notevolmente le portate e la velocità dei deflussi idrici superficiali, svolgendo un’azione di salvaguardia e di forte contrasto rispetto alla erosione dei suoli, soprattutto in quelli sciolti e sabbiosi. Inoltre il fogliame e la biomassa depositati al suolo contribuiscono a rallentare la velocità di caduta delle gocce di acqua e quindi a ridurre e trattenere notevolmente il trasporto di materiale terroso da monte verso valle, perseguendo in tal modo una valida ed attiva politica di assetto territoriale. E’ dunque importante intervenire con interventi vegetazionali finalizzati a contenere il ruscellamento delle acque superficiali e quindi il trasporto del materiale solido verso valle. Detti fenomeni naturali dovranno essere attentamente valutati nella fase della elaborazione degli strumenti urbanistici e dagli studi agro-pedologici nel contesto dei PSA (Piani Strutturali Associato) ai fini della programmazione territoriale ed urbanistica, della prevenzione dei rischi e per la sicurezza fisica dei tanti manufatti produttivi e abitativi che insistono nelle aree agro-forestali ed in generale del sistema insediativo. In definitiva le politiche di riqualificazione ambientale dovranno essere coniugate con la programmazione urbanistica e territoriale, tenendo nel debito conto gli interventi e la prevenzione del rischio e l’aggressività climatica, che devono essere sempre valu-tate in maniera razionale e in ottica multidisciplinare, in un contesto più ampio e globale, per creare così migliori condizioni di sviluppo, di sicurezza ambientale, a beneficio dell’intera collettività. 14.4 14.4 Stato di salute dei corsi d’acqua Il territorio è delimitato a sud dal torrente Lipuda a nord-est dal torrente voltagrande, che versano direttamente nel mar Jonio, e da una rete idrografica minore, con carattere per lo più torrentizio, ove si alternano variazioni di portata d’acqua, specie fra la stagione inverno-primaverile ed autunno-invernale. Da evidenziare subito che tutti i corsi d’acqua si trovano in uno stato ambientale degradato se non inquinato in molti tratti. Il raggiungimento degli obiettivi di tutela e riqualificazione dei corsi d’acqua in esame può essere raggiunto attuando i seguenti interventi: • rigorosi controlli per quanto attiene gli aspetti qualitativi e visivi degli alvei; • interventi sanzionatori per i trasgressori della legge Merli; • eliminazione degli scarichi fognari abusivi e completamento del sistema fognario laddove risulta insufficiente o addirittura carente; • miglioramento ambientale dello stato ecologico e di salute dei corsi d’acqua, sia chimico che biologico, per il perfetto funzionamento degli ecosistemi acquatici a vantaggio della biodiversità; • localizzazione delle discariche e successivo risanamento di inquinamento delle falde acquifere, per prevenire danni di natura territoriale e paesaggistica; • valorizzare il contesto territoriale e paesaggistico dei corsi d’acqua e dei fossi di scoli; • riqualificazione dei corsi d’acqua mediante la pratica della fitodepurazione, di cui si dirà in appresso. 14.5 14.5 Formazioni ripariali ripariali vegetali I greti e le rive dei torrenti costituiscono un tipico ambiente di transizione tra terra e acque, caratterizzato da situazioni di contatto tra acqua fluente e terraferma. Tra le vegetazione arborea-arbustiva spiccano, pioppo, essenze quercine e, sporadicamente, sambuco. Questa vegetazione, soprattutto quella arbustiva, forma intricati cespugli che rappresentano ambienti di rifugio e nidificazione per la fauna. Procedendo verso l’acqua tendono poi a prevalere i canneti, presenti in anche grandi estensioni sulle sponde dei torrenti e nelle aree più estese delle zone umide. 14. 14.6 Aree urbanizzate e urbanizzabili e sistema del verde. verde In queste aree vanno previsti e incentivati gli interventi per il miglioramento e la costituzione di un vero e proprio sistema di verde urbano e periurbano, utilizzando i fondi regionali, nazionali e comunitari destinati ai Comuni per la realizzazione e costituzione di interventi pubblici in attuazione dei programmi connessi all’estendimento del verde urbano e periurbano nelle aree urbanizzate e urbanizzabili, ovverosia di una ruralità urbanizzata, con spazi e luoghi confusi, arbitrariamente mescolati e dominati dall’incertezza. In questi contesti diventa infatti difficile distinguere la città che è cresciuta senza controllo che ha sempre di più allontano le campagne e le aree rurali, che di fatto anche con l’abusivismo edilizio ha trasformato le campagne in nuove periferie in spazi incolti e spesso degradati e abbandonati. Gli interventi edilizi nelle aree agricole senza l’applicazione delle procedure di riduzione dell’impatto edilizio, ha innescato processi di degradazione microclimatiche ambientali a causa della copertura del cemento e/o dell’asfalto dei nastri stradali di comunicazione, che con le loro realizzazioni hanno alimentato la sigillatura o impermea-bilizzazione del suolo. Le aree precedentemente destinate all’esercizio dell’attività agricola, che nel corso degli ultimi decenni sono state utilizzate a scopi edificatori, spesso per esigenze abitative giustificate, di fatto sono state impermeabilizzate e sigillate, con conseguente mutamento del paesaggio e crescita non sempre ordinata dei manufatti, produttivi e abitativi, che hanno portato anche al degrado urbanistico e territoriale. Tutto ciò, ovviamente, ha anche portato al riscaldamento del calore del sole che si accumula durante le ore di sole, per essere irradiato poi durante la notte, provocando di conseguenza un micro aumento delle temperature per effetto essenzialmente del mancato effetto mitigatorio, che nelle aree agricole e forestali è assicurato dall’evapotraspirazione e dalla copertura vegetazionale. A ciò bisogna aggiungere anche il veloce deflusso delle precipitazioni nei corsi d’acqua, soprattutto quando si è costruito in prossimità dei torrenti e dei corsi d’acqua in genere; peggio ancora quando viene eliminata, ridotta e impedita la naturale infiltrazione attraverso lo strato superficiale dei terreni. Tutto ciò porta inevitabilmente al disordine nella regimazione delle acque piovane, che vengono così sottratte al naturale ciclo di captazione e restituzione all’ambiente mediante i processi naturali già citati. Quando l’uomo interviene massicciamente e senza il minimo rispetto di queste regole naturali, spesso la natura si vendica ed allorché si verificano aggressività climatica di una certa intensità, si è costretti ad assistere, purtroppo, alle tragedie che abbiamo vissuto in Italia. E’ infatti noto a tutti come l’incremento delle superfici a verde urbano e periurbano, nelle aree urbanizzate e urbanizzabili, crei migliori condizioni di trattenimento delle acque meteoriche, rallentandone razionalmente il deflusso. Con l’attuazione di questo strumento urbanistico, sicuramente il PSA darà direttive di orientamento in tal senso, al fine di creare le condizioni migliori per affrontare nel futuro, con un quadro generale di insieme, una serie di regole e di norme nell’ordinamento edilizio comunale di tali problematiche, con proposte e progetti mirati di verde pubblico urbano e perturbano e di ingegneria naturalistica per mitigare e compensare, laddove esistano, alcune brutture urbanistiche e di degrado di alcune aree comunali, e creare nel contempo condizioni migliori di vivibilità a beneficio delle popolazioni interessate. 15. 15. - CONDIZIONALITÀ (CRITERI (CRITERI DI GESTIONE OBBLIGATORIA) OBBLIGATORIA) Tutti gli imprenditori ed operatori agricoli, nell’ambito della PAC (politica agricole comunitaria), per beneficiare dei contributi comunitari, previsti dalla programmazione del PSR 2007-2013, dovranno attenersi scrupolosamente a quanto previsto nelle norme contemplate nei regolamenti comunitari in materia di condizionalità, ovverosia dei criteri di gestione obbligatori, diversamente verranno esclusi dalle agevolazioni comunitarie, cosicché diventa obbligatorio osservare le seguenti regole: • criteri di gestione obbligatoria delle leggi derivanti dall’applicazione delle disposizioni comunitarie; • mantenimento delle buone condizioni agronomiche ed ambientali dei terreni per garantire una buona protezione del suolo, il mantenimento della sua struttura, adeguati livelli di sostanza organica, un livello minimo di mantenimento dell’ecosistema; • evitare il deterioramento degli habitat; • per la presenza degli allevamenti ogni agricoltore è tenuto a rispettare una serie di condizioni in materia di ambiente, sanità pubblica, salute delle piante e degli animali, igiene e benessere degli animali, buone condizioni generali agronomiche e ambientali. 16. 16. - CALCOLO DELLA “UNITÀ AZIENDALE MINIMA” La maggior parte delle aziende del territorio viene gestita direttamente dai proprietari e dai componenti il nucleo familiare, che si avvalgono raramente od occasionalmente, ad integrazione della propria forza lavorativa, di manodopera specializzata per alcune operazioni colturali, quali la potatura e la raccolta. Risulta spesso significativo l’apporto del lavoro dei familiari nella gestione delle aziende agrarie, peraltro indispensabile per la razionale ordinaria gestione delle operazioni colturali, pur tenendo conto delle diverse possibilità dell’impiego di piccole macchine operatrici, date le limitate ridotte superfici aziendali ove vengono attuati processi produttivi. Le diverse operazioni colturali ordinarie, infatti, richieste dalle colture presenti nelle sottozone si possono così sintetizzare: • lavorazione del terreno e diserbo della vegetazione infestante; • concimazione; • potatura; • trattamenti fito-sanitari; • esercizio della pratica irrigua. A queste lavorazioni tipiche e comuni in tutte le aziende agrarie del territorio comunale, spesso si rende necessario sommare il tempo necessario per raggiungere le aziende agrarie ed il ritorno dal luogo di abitazione, unitamente ai tempi tecnici necessari per la gestione e non tanto per le operazioni di carattere generale riguardanti la tenuta delle operazioni contabili aziendali, degli atti amministrativi, la sorveglianza, il trasporto e la commercializzazione dei prodotti. Per il calcolo del fabbisogno di lavoro per ettaro di coltura, si tiene conto dell’ordinarietà dell’imprenditore agricolo e dell’applicazione dei parametri previsti dalle tabelle salariali provinciali in vigore previste dai contratti provinciali degli operatori agricoli. 17. 17. - TERRITORIO FORESTALE Nell’ambito del PSA e della pianificazione del patrimonio forestale di proprietà pubblica e privata, diventa percorribile l’idea progettuale del miglioramento generale nel contesto della conservazione e perpetuità delle risorse boschive. La gestione forestale deve essere affrontata sotto l’ottica della multifunzionalità, con l’attuazione di forme innovative di iniziative progettuali sostenibili quali: • paesistico-ambientale; • turistico-ricreativa; • protettiva; • produttiva; • multipli finalizzate alla tutela e valorizzazione della complessità delle sue risorse. conclusioni da quanto ampiamente esposto, emerge che nel territorio del PSA riveste particolarmente importanza il comparto agricolo viticolo sia per la sua grande valenza storica, culturale, paesaggistica, ma anche dal punto di vista economico. La presente relazione ha inteso delineare gli obiettivi prioritari nella pianificazione nelle aree rurali che possono essere così riassunti: - la salvaguardia della destinazione agricola del suolo in particolare quella viticola e la valorizzazione delle specifiche vocazioni produttive ma anche delle caratteristiche ambientali; - stimolare la permanenza degli addetti in agricoltura in condizioni adeguate e civili; - garantire la sostenibilità ambientale ed economica di tutte le attività svolte; - favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente soprattutto in funzione delle necessità aziendali e non unicamente in un’ottica estetico – paesistica . La finalità principale riguarda sicuramente la conservazione dell’uso del suolo e delle sue qualità ambientali; Per il raggiungimento degli obiettivi risulta necessario attivare ogni iniziativa di valorizzazione delle produzioni locali che presentano talora connotati di unicità e di alta tipicità. Tale obiettivo potrà essere raggiunto da un’imprenditoria preparata e dinamica che abbia cultura sufficiente a comprendere i fattori di cambiamento che coinvolgono il settore e sappiano operare in un’ottica sostenibile delle proprie produzioni e degli eventuali servizi connessi. Nei prossimi anni tutte le zone rurali dovranno quindi fare i conti con i problemi legati alla crescita, all’occupazione e alla sostenibilità. Ma non vanno dimenticate le opportunità concrete che offrono, in termini di potenziale di crescita in nuovi settori come il turismo, l’attività ricreativa, l’attrattiva che esercitano come posto dove stabilirsi per vivere e lavorare, e infine il loro ruolo di serbatoio di risorse naturali ad elevata valenza paesaggistica. Il tecnico Dr.Agr. Salvatore Cornicello
© Copyright 2024 ExpyDoc