SCP 14 - RizzutoGallery

Stefano Cumia – SCP14
a cura di Helga Marsala
giovedì 10 luglio 2014 – ore 19.00
RizzutoGallery
Palermo
COMUNICATO STAMPA
ARTE E CULTURA – Rizzuto Gallery presenta SCP14 mostra personale di Stefano
Cumia a cura di Helga Marsala
Palermo, 23 aprile 2014
Giovedì 10 luglio alle ore 19.00 presso la Rizzuto Gallery (Palermo, via Monte Cuccio 30)
verrà inaugurata SCP14, personale di Stefano Cumia, a cura di Helga Marsala.
La mostra segna un cambiamento importante nel percorso di uno tra gli artisti siciliani più
interessanti e raffinati delle ultime generazioni, esponente di una new wave pittorica
radicata nella grande tradizione italiana ed isolana. Palermitano del 1980 e da qualche anno
trasferitosi a Milano, con questa personale - voluta e ospitata da Rizzuto Gallery – Stefano
Cumia svela l’inizio di una fase nuova e per certi versi sorprendente.
Le tele esposte sono il punto culminante dell’esperienza condotta tra ottobre e novembre
2013 al Kunstverein zur Verastaltungen von Kunstausstellungen di Düsseldorf dove,
grazie a una borsa di studio assegnatagli dal Museo Riso nell’ambito di una call internazionale,
Stefano ha trascorso quarantacinque giorni concedendosi un momento di riflessione e di
sperimentazione rivelatosi decisivo per assecondare una esigenza di rinnovamento che
sentiva in sé già da tempo.
Da sempre pittore figurativo, Stefano Cumia nella sua nuova produzione abbandona con
decisione l’universo iconografico per far posto ad un lavoro di sintesi e di astrazione che
smette di indugiare sul reale e sulla narrazione a favore di geometrie nette e cromatismi
puri. Una rivoluzione di prospettiva che l’artista stesso definisce necessaria, e che
esprime la sua “esigenza di eliminare la figura come filtro limitante tra la tela e il processo
pittorico che, con le pennellate e i rapporti cromatici, è sempre stato - e resta - il
fondamentale interesse”.
Nelle opere prodotte per SCP14, sganciate del rassicurante appiglio della rappresentazione, la
pittura di Stefano Cumia è ancora presente in tutta la sua forza. L’oggetto principale resta
la pittura medesima, intesa come processo, indagine spaziale, studio del rapporto tra
superficie, colore, gesto e forme assolute.
Questa mostra alla Rizzuto Gallery è una dichiarazione d’indipendenza rispetto al passato, agli
ancoraggi certi, ai codici consumati. È il racconto di una sfida che prova a ridefinire la forma
del proprio mondo, e il senso stesso di una vocazione.
“Tutte quelle immagini, quella gestualità esplosiva e quell’abilità tecnica affinata negli anni,
non spariscono. Non sono, in realtà, negate. Resta tutto dietro, in fondo, criptato e
intrappolato tra i margini, gli incastri, i molti strati sottili, le sbavature e le increspature, là
dove oggi si articolano incroci, angoli, rette, campiture monocrome, giustapposizioni. Tutta la
pittura di un tempo è allora come condensata, mantenendo la potenza originaria, per farsi
all’improvviso intuizione, substrato, ossatura. Nuova sensibilità epidermica. Oltre il dato del
reale e le sue traiettorie conosciute.” (Helga Marsala)
STEFANO CUMIA è nato il 14 marzo 1980 a Palermo e dopo la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2007 si trasferisce a Milano, dove tutt’oggi vive e lavora. Fin dagli anni accademici prende parte a diverse collettive: nel 2004 Senza freni, alla Galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano e Passport #1, ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo; Nel 2005 espone alla mostra Primavera in ascensore, promossa dall'Accademia ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, e nello stesso anno NPP Non Pensiamoci Più, alla Galleria Sessantuno di Palermo. Partecipa alle manifestazioni Senza dubbio. L'arte torna a scuola per la XXX Biennale d'arte di Trissino (Vicenza) e alla sesta edizione de Il Genio di Palermo, promosso dal Comune di Palermo. Nel 2006 espone alla Galleria 61 di Palermo con Da Oriente a Occidente, con William Marc Zanghi, Giuseppe Colombo e Giuseppe Puglisi. Nel 2009 è la volta di Palermo/Babilonia/Palermo, corposa collettiva curata da Francesco Gallo, che ha fatto tappa prima al Palazzo Ziino di Palermo e poi al The Union of Bulgarian Artists (UBA) di Sofia. Sempre nel 2009, realizza una personale presso Zelle Arte Contemporanea di Palermo, 1000 Piccoli Fastidi, a cura di Francesco Galluzzi. Nello stesso anno approda a Milano e partecipa a diverse collettive, inizia la sua collaborazione con lo Studio d’Arte Cannaviello dove nel 2010 ha luogo la bi‐personale Lateralus, con Silvia Idili, e nel 2012 la personale 29 febbraio. Nel 2013, anno in cui inizia la sua collaborazione con RizzutoGallery, vince il bando del Museo Riso per un programma di residenze all’estero, venendo ospitato dal Kunstverein zur Kunstausstellungen von Veranstaltungen di Düsseldorf; i risultati del lavoro svolto a Düsseldorf, insieme a Stefania Artusi e Francesco Maria Romano, sono stati esposti a Düsseldorf (Raum für vollendete tatsachen) e a Palermo (Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia). Stefano Cumia - SCP14
a cura di Helga Marsala
Rizzuto Gallery
PALERMO, Via Monte Cuccio 30
Inaugurazione giovedì 10 luglio 2014 – ore 19.00
11 luglio - 09 agosto 2014
Visitabile da giovedì a sabato, ore 16.00–20.00
Ingresso libero
Per informazioni:
Eva Oliveri +39 348.3622577; [email protected]
Tiziana Pantaleo +39 091 526843; [email protected]
www.rizzutogallery.com
Lo strappo. Il senso di Stefano Cumia per l’astrazione
di Helga Marsala
Questa mostra è una dichiarazione d’indipendenza. Rispetto al passato, agli ancoraggi certi, ai
codici consumati. È il racconto di una sfida, al principio di un viaggio che prova a ridefinire la
forma del proprio mondo, il senso stesso di una vocazione. Una mostra che segna un punto di
rottura rispetto alla produzione precedente: nel solco di un’intelligenza pittorica viva,
interfacciatasi costantemente con i movimenti dell’estetica più attuale, si definisce una linea
radicale, incisiva, aguzza. L’origine di uno strappo.
Stefano Cumia è da sempre un artista figurativo. I suoi piccoli teatri del quotidiano, restituiti
con un segno pieno e vibrante, nell’accostamento di tinte brillanti e qualche volta acide, hanno
unito spirito onirico e attitudine narrativa, sospendendo dentro bolle di inquietudine fantastica
stralci di vita vissuta, spiata, immaginata, rubata a scene di fiction, di cinema, di letteratura, di
altra pittura sedimentata. Luoghi in cui il fatto diventava evento, spostandosi verso
l’incantesimo del non detto, dell’enigmatico, del lirico o del surreale. Un processo
radicalizzatosi progressivamente, fino a giungere alla penultima serie di tele e di collage su
carta, in cui l’immagine – persone, paesaggi, oggetti, edifici – tendeva a dissolversi nel gioco
della contaminazione: incipit d’astrazione, derive immaginifiche, innesti tra forme organiche e
strutture solide, connessioni tra il piano della verità prosaica e il piano del concetto spaziale.
Le tele prodotte per “SCP14” raccontano il seguito di questa storia, l’ultima fase compiuta.
Alla base c’è una rivoluzione di prospettiva. L’artista lega questo capovolgimento all’“esigenza
di eliminare ogni filtro limitante tra la tela e il processo pittorico, che, con le pennellate ed i
rapporti cromatici, è sempre stato e resta il fondamentale interesse. Il vero e principale
obiettivo”.
Una serie di tele, partorite nel corso di una gestazione travagliata, viene mostrata qui per
raccontare il senso di un passaggio. Nel punto d’incontro tra una cesura e una ripartenza.
L’universo iconografico frequentato fino a pochi mesi fa viene spazzato via. Con decisione. Per
far posto ad un lavoro di sintesi e di astrazione, che smette di indugiare sul reale, sulla
narrazione, sulla mimesi, il simbolo o l’icona. Si disegnano così geometrie nette e cromatismi
puri, protagonisti di una costruzione pittorica segnata da una classicità segreta, fatta di
equilibri e di ritmi aulici. L’oggetto principale resta la pittura medesima, intesa come processo,
indagine spaziale, studio del rapporto tra superficie, colore, gesto, forme assolute.
Una specie di tabula rasa, dunque. Mentre il lavoro, sganciatosi dal rassicurante appiglio della
rappresentazione, si edifica su un insolito mix: da un lato la scelta di una meticolosa procedura
tradizionale, in cui pigmenti, metodi e materiali rimandano ad antiche tecniche artigianali;
dall’altro un’attitudine iconoclasta tutta contemporanea, che muove la pratica pittorica incontro
al concetto stesso di pittura, in quanto indagine ontologica. Traiettorie d’infinito e di
meditazione, spingendo oltre l’immagine il senso delle cose e dello sguardo che le attraversa.
La tela grezza e la struttura del telaio diventano elementi portanti, oggettuali, presenze
plastiche con cui la pittura interagisce, sul filo di una esatta tensione mentale. Quasi a premere
sui bordi, verso lo spazio fuori. Ma tutte quelle immagini, quella gestualità esplosiva e
quell’abilità tecnica affinata negli anni, non spariscono. Non sono, in realtà, negate. Resta tutto
dietro, in fondo, intrappolato tra i margini, gli incastri, i molti strati sottili, le sbavature e le
increspature: là dove oggi si articolano incroci, angoli, rette, campiture monocrome,
giustapposizioni. Tutta la pittura di un tempo è allora come implosa, retrocessa, condensata;
mantenendo la potenza originaria, per farsi all’improvviso intuizione, substrato, ossatura.
Nuova sensibilità epidermica. Oltre il dato del reale e le sue traiettorie conosciute.