brochure - Napoli Teatro Festival

grafica cinzia marotta
Antonio e Cleopatra
di William Shakespeare
traduzione Gianni Garrera
adattamento e regia Luca De Fusco
con
Luca Lazzareschi Marco Antonio
Gaia Aprea Cleopatra
Stefano Ferraro Agrippa
Serena Marziale Carmiana
Fabrizio Nevola Demetrio
Giacinto Palmarini Cesare Ottaviano
Alfonso Postiglione Messaggero e Contadino
Federica Sandrini Iras e Ottavia
Gabriele Saurio Mecenate
Paolo Serra Enobarbo e Mardiano
Enzo Turrin Eros e Lepido
e con la partecipazione in video di Eros Pagni Indovino
si ringrazia il Teatro di San Carlo per la partecipazione in
video del Corpo di ballo
scene Maurizio Balò
costumi Zaira de Vincentiis
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche originali Ran Bagno
suono Hubert Westkemper
coreografie Alessandra Panzavolta
Con il patrocinio di
sponsor
regista assistente Alessandra Felli
assistente alle scene Davide Amadei
costumista assistente Marianna Carbone
immagini video Alessandro Papa, Mariano Soria
direttore di scena Teresa Cibelli
capo macchinista Nunzio Opera
macchinista Salvatore Grimaldi
datore luci Ciro Petrillo
fonico Diego Iacuz
sarta Roberta Mattera
segretaria di produzione Natalia Di Vivo
foto Fabio Donato
ufficio stampa Sergio Marra
realizzazione scene Fratelli Giustiniani
realizzazione costumi Forme
scarpe Pompei, Triunfo
parrucche Audello
trucco Le Foyer Kriss e Carmen
materiale elettrico, fonico e video Emmedue
si ringrazia SARA MISSAGLIA, Elena Soria
una produzione Fondazione Campania dei Festival - Napoli
Teatro Festival Italia, Arena del Sole | Nuova Scena Teatro Stabile di Bologna, Teatro Stabile di Napoli
partner
tenuta
mollura
ANTONIO
E CLEOPATRA
In collaborazione con
media coverage by
data 9 giugno ore 20.30 - 10 giugno ore 20.00
luogo teatro mercadante
durata 2h30min lingua italiana prima mondiale
© bozzetto di maurizio balò
Luca De Fusco porta in scena per la sesta edizione del Napoli
Teatro Festival Italia l’adattamento di una delle tragedie storiche
più monumentali di William Shakespeare, Antonio e Cleopatra.
Il regista darà vita a una lettura drammaturgica musical-visiva di
intenso impatto scenico ed emotivo in cui la ricerca avviata in Antigone viene sviluppata in una direzione più surreale e visionaria.
Perché Antonio e Cleopatra?
Amo le sfide: Antonio e Cleopatra è una delle tragedie meno rappresentate di Shakespeare
perché è un testo complesso. Harold Bloom afferma che quest’opera è troppo titanica per
poter essere messa in scena nella sua interezza. Quando ho cominciato a lavorarci ero molto affascinato da questa sfida, adesso, invece, sono in quella fase tipica del regista a dieci
giorni dal debutto in cui si chiede “chi me l’ha fatto fare?”. Ieri Peter Brook mi ha chiesto
quale testo di Shakespeare avrei messo in scena, quando gli ho risposto Antonio e Cleopatra,
lui, con uno sguardo spiritoso e pungente, ha risposto “Ah, è la più difficile in assoluto da
mettere in scena!”.
Per alleggerire questa monumentalità,
ha scritto lei un adattamento?
Il mio adattamento semplicemente esclude
– immagino con il massimo rimprovero degli studiosi shakespeariani – tutto il sottoplot di Pompeo Magno perché saremmo
arrivati a una durata che il pubblico dell’epoca di Shakespeare era in grado di sopportare ma quello contemporaneo non più.
La vera scelta che ho fatto è stata quella di
insistere sulla linea di Antigone, su questo
gioco tra teatro e cinema, ma non più nella prospettiva documentaristica e oggettivante dei primi piani dei protagonisti, quanto piuttosto in quella della deformazione di
parti del loro volto. Mi auguro che questa
scelta dia la percezione della dimensione
iperbolica del testo non attraverso piramidi
gigantesche, barche vere, fiumi Nilo, ma in
un gioco tra reale e virtuale. Questa prospettiva mi sembra intonata a un testo che,
oltre alla dimensione iperbolica, possiede
anche una dimensione antirealistica. Basti
pensare che, in un passaggio della tragedia, Cleopatra afferma di volersi suicidare
per non vedere se stessa rappresentata da
un ragazzino vestito da donna. Quando
Shakespeare scrisse questa battuta era
perfettamente cosciente che l’avrebbe
pronunciata proprio un ragazzino vestito
da donna come era d’uso nel teatro del
Seicento!
Ha scelto di commissionare una nuova
traduzione a Gianni Garrera…
È un mio collaboratore abituale e, nel suo
percorso professionale si è sempre confrontato con grandi sfide: ha tradotto l’Apocalisse di Giovanni, le opere di Kierkegaard… Abbiamo fatto una traduzione
molto musicale che tenesse conto del
rapporto spesso fitto che i grandi monologhi della tragedia hanno con la musica di
Ran Bagno che torna come mio partner
anche in questa occasione.
A proposito dei collaboratori, quali altri artisti ha coinvolto in questo spettacolo?
Tutti i collaboratori della squadra di Antigone. Per le luci ci sarà Gigi Saccomandi che
ormai è diventato un mio strumento espressivo consueto. Ci sarà l’accoppiata Maurizio Balò per le scene e Zaira de Vincentiis
per i costumi. Antigone è stato uno spettacolo di grande successo, è stato invitato
nella prossima stagione del Théâtre National
de Chaillot e quindi ho scelto di adottare la
formula “squadra che vince non si cambia”!
Come ha lavorato Maurizio Balò alle
scene?
Noi partiamo dall’idea – molto accreditata
da gran parte della critica – che in realtà
Antonio e Cleopatra vivono tutta la loro
esistenza per costruire il loro monumento
funebre. In realtà considerano la propria
immagine dopo la loro fine come una sorta di scommessa di immortalità. E quindi il
vero spazio scenico che mostreremo solo nel quinto atto è il mausoleo simbolo di
Cleopatra, uno spazio che, per i primi
quattro atti, dovrebbe rimanere un nulla
misterioso che a tutto allude ma che nulla precisa.
Come ha scelto gli attori?
Gaia Aprea è ormai una parte di me! Lavoriamo insieme da dodici anni e ho aspettato che invecchiasse un po’ per mettere in
scena questa tragedia di Shakespeare… Il
testo ha tradizione di essere recitato da
attrici più vecchie, ma io sono confortato
dal fatto che Eleonora Duse lo interpretava
a trent’anni e Valentina Cortese al Piccolo
di Milano l’ha fatto esattamente all’età di
Gaia. Il protagonista maschile è Luca Lazzareschi: un attore con il quale ho avuto dei
fugaci incontri siracusani, lo considero uno
dei migliori della sua generazione e vorrei
tanto che con questo spettacolo nascesse
una coppia. Alcuni attori sono stati selezionati attraverso i provini e si è trattato di
scelte molto felici, come nel caso di Stefano Ferraro e Gabriele Saurio, gli interpreti
di Agrippa e Mecenate che, oltre a recitare,
danzano molto bene guidati dalla coreografa Alessandra Panzavolta.