Numero 1 Gennaio 2014 dal 1981 Il primo quindicinale italiano indipendente di informazione, attualità, economia, cultura dedicato al condominio e al patrimonio immobiliare Direzione e redazione: 10125 Torino, Via E. Thesauro, 2 - Tel. 011.6523611 r.a. - Fax 011.6523690 - Anno XVII - t 3,50 • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1, comma 1, NO/CUNEO anno 2013 - Stampa: Agagrafica - Cuneo RICHIESTA PD SERVIZI EFFICIENZA AMMINISTRARE ASSICURAZIONI Contanti vietati per pagare gli affitti Acqua, nuove tariffe e bollette trasparenti Condominio che diventa produttore di energia Anagrafe condominiale Che cosa comunicare? Condutture marce Non risarcibili i danni Nel mercato immobiliare è tornato l’ottimismo Pag. 6 Pag. 8 Pag. 10 Pag. 25 Pag. 29 Pag. 31 INDAGINI Ecco la Tasi: con l’Imu si pagava meno Inail: funzionano le aste immobiliari L S Secondo la Cgia, anche con l’aumento delle detrazioni il saldo per le famiglie sarà negativo ’ultimo regalo del 2013 agli italiani è stato recapitato appena prima di Natale, con l’approvazione della legge di stabilità, con cui il Parlamento, mediante due voti di fiducia (alla Camera e al Senato) ha introdotto anche la nuova tassazione sulla casa per l’anno 2014. In realtà, il provvedimento non ha chiuso definitivamente la partita in quanto, nelle ore in cui Italia Casa andava in stampa, restava ancora in sospeso la delicata questione relativa alla modifica della Tasi, che permetterebbe ai Comuni di reintrodurre detrazioni a favore delle famiglie in difficoltà. In questi giorni si capirà se la revisione della manovra arriverà con un decreto ad hoc, o se, invece, sarà inserita nel cosiddetto milleproroghe o, ancora, come emendamento nel dl Imu-Bankitalia a gennaio. In ogni caso, la norma mira a modificare l’imposta garantendo ai sindaci, dopo un infinito tira e molla, la possibilità di aumentare Condominio: già cambia la riforma meno di sei mesi dall’entrata in vigore, la riforma A del condominio si è già rifatta il trucco. Diverse le modifiche al testo varate nell’ambito del decreto legge Destinazione Italia, approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 dicembre 2013. Le variazioni sono state introdotte dall’articolo 1, comma 9, che ha affrontato diversi temi delicati, dai requisiti necessari per esercitare l’attività di formazione degli amministratori di condomi- AMMINISTRATORI VIA AL CORSO APE Sono ancora aperte le iscrizioni al corso di formazione per amministratori di stabili organizzato da Ape Confedilizia Torino. Chiunque sia interessato ed abbia i requisiti di legge, può scaricare la domanda dal sito: www.apetorino.it e rispedire la scheda via mail a: [email protected], o via fax al numero: 011/5214450. Il corso sarà di 120 ore, con decorrenza dal 10 gennaio 2014 e durerà fino a tutto marzo 2014; con orario pre-serale a cadenza bisettimanale. L’inizio del corso è subordinato al raggiungimento del numero minino di 20 partecipanti. Il corpo docenti sarà composto da professori universitari, commercialisti, avvocati, geometri, amministratori e funzionari della Regione Piemonte. Le lezioni si svolgeranno presso la sede di Ape Confedilizia, in via Alberto Nota, 3, a Torino. Info telefono: 011.5214648; e-mail: [email protected]. nio alle disposizioni in materia di comunicazioni relative alle condizioni di sicurezza degli edifici, fino al punto forse più importante: quello che riguarda il fondo per l’esecuzione dei lavori, che secondo la nuova normativa può essere costituito in relazione ai singoli pagamenti dovuti e non deve essere predisposto, quindi, interamente in anticipo, come prevedeva inizialmente la riforma. Proprio questo passaggio aveva scatenato le polemiche da parte delle principali associazioni degli amministratori di condominio, secondo le quali, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, sarebbe stato impossibile realizzare qualunque lavoro dovendo garantire a priori la costituzione di un fondo pari all’importo complessivo. Ora le modifiche alla legge dovrebbero consentire di sciogliere tale nodo. Altro servizio a pag. 5 dell’1 per mille l’aliquota fissata dalla legge di stabilità al 2,5 per mille e di trasferire le relative risorse alle detrazioni a favore delle famiglie numerose o in condizioni svantaggiate. In questo modo i Comuni otterrebbero più o meno la cifra pari a 1,5 miliardi richiesta dal presidente dell’Anci, Piero Fassino, e quantificata anche dal ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, in 1,3 miliardi: 800 milioni in più rispetto ai 500 milioni già stanziati dalla Finanziaria. Il problema è che, anche in questo caso, i conti rischiano di non tornare. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, infatti, l’eventuale aumento delle detrazioni fino a 1,3 miliardi di euro consentirà uno sconto medio su tutte le prime abitazioni pari a 66 euro, contro i 200 euro - ai quali si aggiungevano altri 50 euro per ogni figlio - che erano concessi dall’Imu. Tradotto in cifre: un nucleo familiare con tre figli e un’abitazione civile di tipo A2 (con rendita catastale di 620 euro circa), già con un’aliquota al 2 per mille subirebbe un aumento di 29 euro, e nell’ipotesi in cui l’aliquota salisse al 3,5 per mille, l’aggravio, rispetto a quando si pagava l’Imu, sarebbe addirittura di 186 euro. E ancora peggio potrebbe andare per le famiglie proprietarie di abitazioni civili A3 (cioè di minor pregio). Secondo le stime degli artigiani di Mestre, già con l’aliquota all’1,5 per mille, il rincaro sarebbe di 40 euro, mentre arriverebbe a sfiorare i 200 euro qualora il Comune decidesse di portare l’aliquota al 3,5 per mille. Per i proprietari di immobili, il 2014 si preannuncia come un altro anno di sacrifici, conteggi, salassi. In un Paese che ha trasformato progressivamente il mattone da rifugio a zavorra. La modifica del tasso incide anche sulle cauzioni per l’affitto e sul saldo Imu Gli interessi legali scendono all’1% C ala di un punto e mezzo percentuale la misura del tasso di interessi legali che, a partire dal gennaio, è passata dunque dal 2,5% all’1 per cento. La modifica è stata stabilita dal decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze del 12 dicembre 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 292 di venerdì 13 dicembre. La variazione del tasso di interesse legale ha diverse ripercussioni anche sul comparto della casa. In primo luogo, infatti, essi sono il parametro in base al quale, sostanzialmente, “si rivaluta” di anno in anno la cauzione versata dall’inquilino all’atto della stipula di un contratto di locazione. Ma un importante riflesso è anche quello sul ravvedimento operoso, che prevede, in caso di omesso, insufficiente o tardivo versamento dei tributi, la corresponsione della sanzione e degli interessi moratori, calcolati dal giorno successivo a quello della scadenza dell’adempimento fino al giorno in cui il contribuente regolarizza la propria po- sizione. Un esempio sul saldo Imu seconda casa 2013. Se effettuato il 15 gennaio 2014 (anziché il 16 dicembre 2013, secondo l’ordinaria scadenza), andranno calcolati gli interessi del 2,5% per il periodo dal 17 al 31 dicembre 2013 e dell’1% per i restanti 15 giorni, dall’1 al 15 gennaio 2014. La variazione del tasso di interesse non è automatica. Il ministro dell’Economia e delle Finanze ha la facoltà di modificarla, con decreto da emanarsi non oltre il 15 dicembre. tanno andando a ruba le case Inail (ex Scip) messe in vendita tramite la Rete delle aste notarili nell’ambito delle dismissioni pubbliche delle unità immobiliari cartolarizzate avviate dall’istituto. “Nonostante la crisi del mercato immobiliare, si è registrata l’inversione del trend negativo di aggiudicazione delle aste e per la prima volta, dopo 5 anni, un bando di dismissioni pubbliche degli Enti previdenziali ha raddoppiato i risultati rispetto al bando precedente”, commenta il Notariato. Nel primo di ciclo di vendite è stato aggiudicato il 18,5% di lotti all’asta rispetto all’8% realizzato da Inail a ottobre 2012 senza l’ausilio delle aste telematiche. Assegnate, in totale, 13 unità immobiliari - per un valore totale 1.773.468 euro - su 71 lotti situati in diversi comuni d’Italia (Roma, Velletri, Civitavecchia, Bologna, Ferrara, Rimini, Livorno, Torino, Campobasso, Siracusa) coinvolgendo 132 studi notarili e 37 notai banditori distribuiti in tutte le regioni italiane. Per la fine di gennaio è prevista la pubblicazione di un nuovo bando Inail, a cui verranno aggiunti nuovi lotti. I cittadini possono partecipare all’asta via web, effettuando rilanci anche se si trovano a centinaia di chilometri dalla sede del notaio titolare dell’asta. La procedura avviene in totale sicurezza, con facilità di accesso e ampie possibilità di risparmio, perché il cittadino non deve sostenere le spese di spostamento. Questo sistema è attualmente utilizzato anche per le aste dei Tribunali. 2 ATTUALITÀ N.1 GENNAIO 2014 Il modello, per ora in bozza, si uniforma al 730. Le innovazioni più consistenti riguardano il reddito dei fabbricati P Ecco il nuovo Unico Pf per il 2014 Tante le novità relative a casa e Imu iù detrazioni per figli a carico, meno imposta su cedolare secca (da 19 a 15%), ma anche meno deduzione forfetaria (da 15 a 5%) della locazione nel regime ordinario, talune modalità di inserimento dati cambiano in linea con il sistema di stesura del 730. Sono queste alcune delle innovazioni di 2014 e per il quale sono fornite le relative euro a 630 euro. Start up innovative – Per il triennio2013Unico Pf 2014, pubblicato in bozza sul sito istruzioni. il decreto “sviluppo” (Dl 179/2012) ha 2015, internet dell’Agenzia delle Entrate. Quadro RC – Redditi di disposto nuovi incentivi fiscali per gli inveFamiliari a carico lavoro dipendente e assimilati stimenti in start up innovative. Il benefit Aumentano le detrazioni Irpef per i figli a Nella bozza non compare più la particolare consiste in una detrazione Irpef del 19% carico: riduzione d’imposta prevista per il personale della somma investita, purché l’investimen- da 800 a 950 euro, per ogni figlio dai tre del comparto sicurezza, difesa e soccorso in to sia mantenuto per almeno un biennio. L’eventuale eccedenza potrà essere portata anni in su; quanto non prorogata. - da 900 a 1.220 euro, per ogni figlio sotto i tre Non compare neanche più il contributo di in detrazione nei periodi d’imposta successianni; perequazione applicato alle cosiddette pen- vi, ma non oltre il terzo. La detrazione sale al 25%, nel caso di start - da 220 a 400 euro, l’importo aggiuntivo per sioni “d’oro” di cui è stata dichiarata l’illegitup a vocazione sociale o in caso di promozioogni figlio portatore di handicap. timità costituzionale. ne di prodotti o servizi innovativi ad alto Inoltre, è stata introdotta una nuova caselPertanto, nel quadro è stata eliminato lo valore tecnologico in ambito energetico. la per proteggere la privacy dei figli affidati e spazio relativo all’ammontare dei trattamenSempre in tema di start up, anticipando un poter inserire solo il numero di quanti sono, ti pensionistici erogati al netto del contribusenza indicare il loro codice fiscale. to di perequazione, sui quali lo scorso anno decreto interministeriale di prossima emanon si applicava il contributo di solidarietà. nazione, è stato introdotto un nuovo campo, per consentire ai soci di società che hanno Quadro RA optato per il regime della trasparenza (articoQuadro CS – Contributo Redditi dei terreni lo 116 del Tuir) di dedurre dal proprio reddiDa quest’anno, i dati da inserire nel quadro di solidarietà to la quota di conferimento in start up trasferelativo ai redditi fondiari non dovranno Analogamente al quadro relativo ai redditener conto delle ordinarie rivalutazioni, co- ti di lavoro dipendente, è stata soppressa la rita loro dalla società, per la parte eccedente me già avviene nella compilazione del mo- colonna 4 del rigo CS1 relativo all’ammon- il reddito complessivo di quest’ultima. dello 730. tare dei trattamenti pensionistici erogati al Quadro RN – Irpef I calcoli, più 80% per il reddito dominicale netto del contributo di perequazione. Il quadro è stato rimodulato e in parte rinue più 70% per il reddito agrario, saranno effettuati nella successiva fase di determinaQuadro RP – Oneri e spese merato. In particolare sono stati aggiunti i zione dell’imponibile, dove sarà applicata Le istruzioni relative alla compilazione del seguenti righi: l’ulteriore rivalutazione del 15% per entram- quadro RP, “oneri e spese” sono state aggior- ◆rigo RN2, deduzione del reddito dell’abitabi i redditi o del 5% nel caso di agevolazione nate secondo le modifiche introdotte nel zione principale non assoggettata all’Imu; prevista per i coltivatori diretti o imprendito- modello di dichiarazione attualizzato. ri agricoli professionale. Spese mediche – Da quest’anno, le spese mediche da portare in detrazione dovranno Quadro RB essere iscritte, per uniformità con il modello 730, nel quadro RP senza tener conto della Redditi dei fabbricati Scende, dal 19 al 15%, l’aliquota d’impo- franchigia di 129,11 euro. L’anno scorso, insta della cedolare secca per i contratti a cano- fatti, questa cifra doveva essere subito esclusa ne concordato (articolo 4, Dl 102/2013). dall’importo da inserire in questa fase. Mentre si riduce, dal 15 al 5%, la deduzione Ristrutturazioni edilizie e arredi – È stata forfetaria del canone di locazione per chi prorogata al 31 dicembre 2013 la detrazione non opta per il regime della cedolare secca e del 50% dell’Irpef per gli interventi di recuindica la scelta per la tassazione ordinaria pero del patrimonio edilizio. Inoltre, è stata inserendo “1” nel campo denominato “codi- inserita una nuova sezione per la fruizione del bonus fiscale pari al 50% della spesa ce canone”. Il quadro RB ha subito una rivisitazione, sostenuta per l’acquisto di mobili ed elettroanche grafica, per poter inserire le novità domestici acquistati per arredare l’immobile attinenti all’Imu, che sono in attesa di con- ristrutturato. Entrambe le detrazioni sono da ferma con la ormai prossima approvazione dividere in dieci rate. Risparmio energetico – Per gli interventi di della legge di stabilità 2014. In particolare, sarà definita in quale misura risparmio energetico effettuati dopo il 6 giula prima casa sarà soggetta all’imposta muni- gno 2013, la detrazione passa al 65% delle cipale per il 2013. Inoltre, sono stati aggiunti spese sostenute. Per individuare la maggior detrazione è stato creato uno spazio ad hoc. alcuni campi dove indicare: Misure antisismiche – Anche l’agevolazione ❖ il reddito dell’abitazione principale non fiscale per gli interventi relativi all’adozione soggetta a Imu; ❖alcuni casi particolari riguardanti l’applica- di misure antisismiche sale al 65% delle spese sostenute dal 4 agosto al 31 dicembre di zione o meno del tributo immobiliare; ❖ un nuovo codice utilizzo per l’immobile quest’anno. E pure qui è stato inserito un tenuto a disposizione nello stesso comune codice “dedicato”. nel quale si trova anche l’abitazione princi- Erogazioni liberali– La detrazione d’imposta per erogazioni in favore di Onlus e di partiti pale. Anche qui, come già visto per il quadro politici passa dal 19 al 24%. È stata introdotta anche una detrazione del relativo ai redditi dei terreni, la rendita catastale del fabbricato dovrà essere indicata 19% per erogazioni liberali in denaro al come risulta dai documenti catastali, senza Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Inoltre, si possono dedurre, dal reddito effettuare la rivalutazione prevista, come complessivo imponibile, le erogazioni liberaavviene per il modello 730. Questa novità di compilazione di Unico Pf li, fino all’importo massimo di 1.032,91 euro, 2014, è opportunamente evidenziata nel a favore dell’Unione Buddhista Italiana e modello in bozza, come per i terreni nel qua- dell’Unione Induista Italiana. Assicurazioni – Per il 2013, è stato ridotto il dro precedente. Inoltre, è stato inserito il rigo RB12 per limite di detraibilità dei premi assicurativi l’indicazione degli acconti relativi all’anno pagati per le polizze vita, che scende da 1.291 ◆ rigo RN21, per la determinazione della detrazionestart upcoordinandola con le altre detrazioni al fine di salvaguardare la maggior convenienza dei contribuenti; ◆ le colonne 7 e 8 del rigo RN 43, per la gestione degli eventuali relativi residui della detrazione e deduzione degli investimenti in start up emergenti da far valere nei tre anni successivi; ◆il rigo RN61 per l’indicazione degli acconti Irpef relativi all’anno 2014 dovuti da tutti i contribuenti, di cui sono fornite le relative istruzioni per la compilazione; ◆ il rigo RN62 per l’indicazione del reddito complessivo e dell’importo differenza, ricalcolati ai fini dell’acconto dovuto dai contribuenti in presenza di redditi prodotti in zone di frontiera e di redditi derivanti dall’attività di noleggio occasionale di imbarcazioni e navi da diporto, quest’ultimo soggetto a imposta sostitutiva del 20%. Destinazione del 5 e dell’8 per mille Da quest’anno una quota pari all’otto per mille dell’Irpef può essere destinata anche all’Unione Buddhista Italiana o all’Unione Induista Italiana come previsto da specifici accordi tra queste congregazioni e lo Stato italiano. Fonte: FiscoOggi GENNAIO 2014 ATTUALITÀ 3 N.1 Ristrutturazioni ed efficienza Casa: i rendimenti nel nuovo modello 730/2014 rimangono stabili È pronta la prima versione del 730/2014. Proroghe e incrementi per le detrazioni, dai familiari a carico alle ristrutturazioni, dal risparmio energetico al “bonus arredi”. L’aliquota ridotta in caso di opzione per la cedolare secca si riduce ulteriormente per i contratti a canone concordato e passa dal 19 al 15%. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è disponibile la bozza del modello con le relative istruzioni. Anche senza sostituto Ampliata l’assistenza fiscale. I contribuenti che hanno percepito redditi da lavoro dipendente, pensioni o alcuni dei redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, possono presentare il 730 anche in assenza di un sostituto d’imposta tenuto al conguaglio. In questo caso, devono consegnare il modello a un Caf o a un professionista abilitato, barrando la nuova casella “730 dipendenti senza sostituto”. Credito in compensazione Un’altra novità di rilievo è la possibilità di utilizzare l’eventuale credito risultante dalla dichiarazione per pagare, tramite compensazione nell’F24, non solo l’Imu dovuta per il 2014, ma anche le altre imposte non comprese nel modello 730 (quadro I). Quali detrazioni Le protagoniste indiscusse sono le detrazioni: il modello accoglie tutte le no- vità normative, a partire dall’aumento degli importi per i figli a carico, che passano da 800 a 950 euro per quelli di almeno tre anni, e da 900 a 1.220 se di età inferiore; incrementato da 220 a 400 euro l’importo aggiuntivo per i figli disabili. Il modello fa largo anche alle disposizioni sul risparmio energetico, ristrutturazioni e “bonus arredi”. Il “decreto fare” (Dl 63/2013) ha confermato per il 2013 la detrazione d’imposta per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (nella misura del 65% per le spese sostenute dal 6 giugno) e quella “maggiorata” per le ristrutturazioni edilizie (50% su una spesa massima di 96mila euro per unità immobiliare). In relazione all’ecobonus, la proroga è estesa al 30 giugno 2014, se gli interventi riguardano le parti comuni di edifici condominiali o tutte le unità immobiliari del condominio. Lo stesso “decreto fare” ha introdotto un’ulteriore detrazione - riservata a chi beneficia del bonus ristrutturazioni per lavori avviati a partire dal 26 giugno 2012 - per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione, pari al 50% su un importo di spesa non superiore a 10mila euro, va suddivisa in dieci rate di pari importo. Detrazione del 65%, su una spesa massima di 96mila euro per unità immobiliare, anche per gli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche su immobili, adibiti ad abitazione principale o ad attività produttive, situati nelle zone ad alta pericolosità sismica. Gli importi devono essere stati spesi a partire dal 4 agosto scorso. Debutta anche la detrazione del 19% per le erogazioni in denaro a favore del Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, mentre salgono dal 19 al 24% quelle spettanti per le donazioni a favore di Onlus e di partiti e movimenti politici. Scende, invece, l’importo massimo dei premi per l’assicurazione sulla vita e contro gli infortuni sul quale spetta la detrazione del 19%: il tetto è ora fissato a 630 euro. New entry pure tra gli oneri deducibili: possono essere scalate dal reddito complessivo, fino all’importo di 1.032,91 euro, le erogazioni liberali in denaro a favore dell’Unione buddhista italiana e dell’Unione induista italiana, enti ai quali è ora anche possibile destinare l’otto per mille dell’Irpef. Cedolare secca Due le novità principali per quanto riguarda i fabbricati concessi in locazione: scende dal 15 al 5% la deduzione forfetaria dei canoni prevista quando non si sceglie il regime della cedolare secca; passa invece dal 19 al 15% l’aliquota dell’imposta sostitutiva da applicare, in caso di opzione per la cedolare secca, ai canoni derivanti da “contratti concordati” in comuni con carenze di disponibilità abitative o ad alta tensione abitativa. L’impennata delle imposte sulla casa rende sempre meno appetibili gli investimenti immobiliari. Ma qual è il rendimento delle abitazioni? secondo quanto indagato da Tecnocasa, nel primo semestre del 2013, nelle principali città italiane, si è confermata la stabilità del trend degli anni precedenti. Il rendimento annuo lordo in locazione (inteso come il rapporto tra i canoni di locazione annui, cioè la somma delle 12 mensilità, e il capitale investito per l’acquisto dell’immobile) si è attestato infatti intorno al 4,1%. Il gruppo immobiliare ha messo a confronto le dinamiche di crescita delle quotazioni delle abitazioni, dei canoni di locazione e dei rendimenti, nel periodo che va dagli inizi del 2007 fino al primo semestre del 2013. L’analisi effettuata ha preso in esame le 10 grandi città italiane. Ebbene, in questo novero, quelle che hanno garantito il rendimento annuo lordo da locazione più elevato sono state Verona (5,4%) e Palermo (5,1%). La curva dei prezzi è stata calcolata facendo riferimento alle variazioni dei “trilocali medi usati”. Invece, per le variazioni dei canoni di locazione, si sono presi a modello i bilocali. I rendimenti si sono stabilizzati nel corso degli anni. Questo conferma che il mattone resta un investimento valido. Città Bari Bologna Firenze Genova Milano Napoli Palermo Roma Torino Verona Rendimento annuo lordo (%) 4,2 4,0 3,9 3,9 4,0 3,5 5,1 3,6 3,7 5,4 4 ATTUALITÀ N.1 GENNAIO 2014 Risolti i problemi dell’incerta qualificazione degli impianti fv: beni mobili o immobili? Chiarimenti sulle tariffe incentivanti Pannelli solari: in una circolare le regole del fisco e del catasto L ’Amministrazione finanziaria, con la circolare n. 36/E del 19 dicembre, fa il punto sugli impianti per la produzione di energia fotovoltaica, focalizzandosi, in particolare, sulle conseguenze che derivano in materia catastale e tributaria a seconda della qualificazione degli stessi come beni mobili o immobili. In via preliminare, per quanto riguarda i profili catastali, il documento di prassi evidenzia come, ai fini del censimento in catasto, non assume rilievo esclusivo la facile amovibilità delle componenti degli impianti fotovoltaici, né la circostanza che possano essere posizionate in altro luogo mantenendo inalterata la loro originale funzionalità e senza antieconomici interventi di adattamento (circolare n. 4/T del 2006). Dal punto di vista fiscale, invece, il requisito dell’amovibilità ai fini della qualificazione degli impianti fotovoltaici come beni mobili è essenziale (circolari n. 46/E del 2007 e n. 38/E del 2008). Tale diversa impostazione ha pertanto reso opportuno un intervento per dirimere le incertezze degli operatori. Immobili ospitanti impianti fv Gli immobili ospitanti le centrali elettriche a pannelli fotovoltaici rientrano nella categoria “D/1 – opifici”. Nella determinazione della relativa rendita catastale devono essere inclusi i pannelli fotovoltaici, in quanto ne determinano il carattere sostanziale di centrale elettrica e, quindi, di “opificio” (risoluzione n. 3/T del 2008). Non sussiste alcun obbligo di dichiarazione al catasto, né come unità immobiliare autonoma, né come variazione della stessa, qualora sia soddisfatto almeno uno dei seguenti requisiti: ◆ la potenza nominale dell’impianto fotovoltaico non è superiore a tre chilowatt per ogni unità immobiliare servita dall’impianto stesso; ◆la potenza nominale complessiva, espressa in chilowatt, non è superiore a tre volte il numero delle unità immobiliari le cui parti comuni sono servite dall’impianto, indipendentemente dalla circostanza che sia installato al suolo oppure sia architettonicamente o parzialmente integrato a immobili già censiti al catasto edilizio urbano; ◆ per le installazioni ubicate al suolo, il volume individuato dall’intera area destinata all’intervento (comprensiva, quindi, degli spazi liberi che dividono i pannelli fotovoltaici) e dall’altezza relativa all’asse orizzontale mediano dei pannelli stessi, è inferiore a 150 metri cubi. Dal punto di vista fiscale, si è ritenuto opportuno qualificare gli impianti fotovoltaici sulla base della loro rilevanza catastale. Pertanto, gli stessi si considerano beni immobili quando sono dichiarati in catasto, indipendentemente dalla categoria attribuita alle unità immobiliari di cui fanno parte. Ai fini delle imposte dirette, il costo sostenuto per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, sia se si configura come bene immobile sia se come bene mobile, è deducibile a titolo di ammortamento quando l’impianto stesso è utilizzato da persone fisiche e giuridiche titolari di reddito d’impresa che impiegano tale bene nell’ambito dell’attività d’impresa (o da lavoratori autonomi e associazioni professionali che lo utilizzano nella propria attività per gli acquisti effettuati fino al 2009). Diversa l’aliquota di ammortamento, che sarà del 9% sui beni mobili, del 4% sugli immobili. Ai fini Iva, la cessione di un impianto fotovoltaico, qualificabile come bene mobile, effettuata nel territorio dello Stato, nell’esercizio di imprese o nell’esercizio di arti e professioni, costituisce operazione imponibile. Per gli impianti qualificabili come beni immobili, la disciplina relativa alle cessioni prevede invece un generalizzato regime di esenzione per i trasferimenti e le locazioni dei beni immobili, sia pure con qualche eccezione (circolare n. 22/E del 2013). Indipendentemente dalla qualificazione come mobili o immobili, è applicabile l’aliquota ridotta del 10%. Per quanto riguarda l’ipotesi di un impianto realizzato su lastrico solare, la circolare precisa che se il lastrico è censito in catasto, sarà classificato nella categoria “F/5”. Si tratta, quindi, di immobile diverso da quelli oggettivamente strumentali, al quale è applicabile il regime Iva previsto dall’articolo 10, primo comma, numeri 8 e 8-bis) del Dpr 6331972, rispettivamente per le locazioni e le cessioni di porzioni di fabbricato diverse da quelle strumentali. Qualora sia invece privo di autonomia catastale, andrà considerato come parte del fabbricato al quale appartiene e, alla relativa cessione o locazione, si applica il regime proprio di tale fabbricato. Ai fini della determinazione del regime Iva applicabile agli impianti che costituiscono pertinenza di unità immobiliari (articolo 817 cc), il vincolo pertinenziale, rendendo il bene servente una proiezione del bene principale, consente di attribuirgli la medesima natura del bene principale. Impianti fv realizzati su beni di terzi Fiscalmente, tale costo, a seconda che risulti iscritto tra le Immobilizzazioni materiali o tra le Altre immobilizzazioni immateriali dello Stato patrimoniale, concorrerà alla determinazione del reddito d’im- presa, rispettivamente, ai sensi dell’articolo 102 del Tuir, attraverso la procedura di ammortamento; ovvero, ai sensi dell’articolo 108, comma 3, del Tuir, come spesa relativa a più esercizi, nel limite della quota imputabile a ciascun eserci- inquadrati come beni mobili o immobili. Diritto di superficie zio. Non spetta il rimborso dell’Iva assolta sull’acquisto o sulla realizzazione dell’impianto. Impianti fv acquistati in leasing Diverse le conseguenze fiscali a seconda che gli impianti fotovoltaici siano inquadrati come beni mobili o immobili. Nello specifico, ai fini delle imposte dirette, a seconda della qualificazione dell’impianto, si applicheranno disposizioni diverse dell’articolo 102, comma 7, del Tuir. Per i lavoratori autonomi e le associazioni professionali che abbiano acquisito l’impianto entro il 31 dicembre 2009 e lo impieghino nell’ambito della loro attività, il canone di leasing sarà deducibile ai sensi dell’articolo 54 del Tuir. In ambito Iva, invece, il soggetto concedente applicherà l’imposta provvedendo all’emissione della fattura, in corrispondenza di ognuno dei pagamenti periodici del canone. Dette locazioni sono esenti da Iva tranne che nelle ipotesi in cui, nel relativo atto, il locatore abbia espressamente manifestato l’opzione per l’imposizione. Prevista l’aliquota Iva ordinaria ai contratti di locazione diversa da quella finanziaria (sia che gli impianti fotovoltaici siano qualificabili come beni immobili che come beni mobili). I contratti di locazione, non finanziaria, di impianti fotovoltaici censiti o da censire al catasto fabbricati come opifici industriali (categoria D/1) ovvero come immobili rurali (categoria D/10) per i quali non trova applicazione l’Iva, dovranno invece essere assoggettati a registrazione in termine fisso, con applicazione dell’imposta proporzionale nella misura del 2%, ai sensi dell’articolo 5, comma 1, lettera b), della Tariffa, parte I, allegata al Tur. Nel caso di locazione finanziaria di impianti fotovoltaici censiti o da In relazione al corrispettivo conseguito a seguito della cessione del diritto di superficie, ai fini delle imposte sui redditi, le disposizioni relative alle cessioni a titolo oneroso valgono anche per gli atti a titolo oneroso che importano costituzione o trasferimento di diritti reali di censire al catasto fabbricati come godimento (articolo 9, comma 5, opifici industriali o come immobili del Tuir). rurali, se il contratto di leasing immobiliare è formato per scrittura Locazione di terreni privata non autenticata, lo stesso per impianti fv La locazione del terreno sul quale deve essere assoggettato a registras’intende realizzare un impianto zione solo in caso d’uso. Diversamente, i contratti formati fotovoltaico sarà esente da Iva se il per atto pubblico o per scrittura pri- terreno oggetto di locazione non è vata autenticata devono essere as- suscettibile di utilizzazione edifisoggettati a tassazione in termine catoria (articolo 10, comma 1, n. 8, Dpr 63/1972). Sarà, diversamente, fisso secondo le regole ordinarie. Per quanto concerne la misura imponibile Iva ad aliquota ordinadell’imposta applicabile, in relazio- ria, se lo stesso è suscettibile di utilizne ai contratti di locazione finanzia- zazione edificatoria. L’imposta di ria opererà il regime di alternatività registro, se rientra nel regime di esenzione Iva, è dovuta nella misuIva-Registro. ra dello 0,50%, se l’affitto ha a oggetto un fondo rustico, e nella miScorporo del valore sura del 2% negli altri casi. Per gli del terreno Ai fini del calcolo delle quote di affitti di terreni suscettibili di utilizammortamento dell’impianto de- zazione edificatoria, imponibili ai fini Iva, l’imposta di registro è, inveducibili, il costo complessivo delce, dovuta nella misura fissa di 67 l’impianto deve essere assunto al euro. netto del costo delle aree occupate dall’impianto medesimo. Il costo da Trattamento fiscale attribuire alle predette aree, nell’eventualità che non siano già state del Conto energia Il decreto Mef del 5 luglio 2012 ha acquistate autonomamente in preintrodotto il “V Conto energia”, in cedenza, sarà pari al maggiore tra il base al quale ai produttori di energia valore separatamente esposto in fotovoltaica sono corrisposti due bilancio nell’anno di acquisto e il diversi incentivi: tariffa premio e valore ottenuto applicando il 20% tariffa omnicomprensiva, erogati, ovvero, per i fabbricati industriali, il rispettivamente, in relazione all’e30% al costo di acquisto complessinergia prodotta e autoconsumata e vo dell’immobile, comprensivo del all’energia prodotta e immessa in valore dell’area (circolare n. 1/E del rete. Il documento di prassi chiari2007). sce come la tariffa premio sia da Disciplina delle società non operative È applicabile la disciplina delle società non operative anche ai soggetti che operano nel settore delle energie rinnovabili e, in particolare, nel fotovoltaico. Ai fini del calcolo del test di operatività, il contribuente dovrà applicare agli impianti fotovoltaici il coefficiente del 6 % previsto per i beni immobili, indipendentemente se gli stessi siano intendere come contributo a fondo perduto, esclusa dal campo di applicazione Iva e imponibile ai fini delle imposte dirette e dell’Irap (se percepita nell’ambito di un’attività commerciale). La tariffa omnicomprensiva si configura invece come corrispettivo e, pertanto, se erogata a un soggetto che svolge attività commerciale o di lavoro autonomo, è rilevante ai fini dell’Iva, delle imposte dirette e dell’Irap. Gianfranco Mingione (FiscoOggi) GENNAIO 2014 ATTUALITÀ 5 N.1 Il decreto “Destinazione Italia” introduce novità al testo della riforma Non più nullità ma multe salate. Anche per locazioni Condominio, ora il “Fondo Lavori” potrà essere costituito per gradi Compravendite senza APE punite con sanzioni fino a 18mila euro V I ia libera alla costituzione graduale del Fondo lavori per gli interventi di manutenzione o innovazione in condominio. È una delle novità del pacchetto Destinazione Italia, che semplifica anche la realizzazione di opere per il contenimento dei consumi energetici. Queste, in sintesi, le misure che modificano la Riforma del Condominio. Costituzione Fondo Lavori Il decreto dispone che se il contratto per la realizzazione di interventi di manutenzione o innovazione prevede il pagamento graduale, in base al progressivo stato di avanzamento dei lavori, il fondo potrà essere costituito in relazione ai singoli pagamenti dovuti. In questo modo vengono superate le problematiche sorte a causa della formulazione della versione iniziale, in base alla quale il fondo lavori doveva essere costituito non solo in anticipo, ma anche in modo integrale. I condòmini avrebbero cioè dovuto versare tutto l’importo dei lavori prima della loro realizzazione. Come lamentato dagli esponenti del settore, questo avrebbe disincentivato i condòmini dall’intraprendere qualunque intervento, aggravando ulteriormente la situazione delle imprese edili. Risparmio energetico Le opere per il contenimento del consumo energetico non avranno più bisogno di essere approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio. Ciò significa che è stata operata una semplificazione e che deliberare simili interventi diventerà più agevole. Sicurezza Il pacchetto Destinazione Italia modifica il Codice Civile specificando che nel registro dell’anagrafe condominiale, che deve essere curato dall’ammini- stratore, devono essere indicati i dati sulle condizioni di sicurezza delle parti comuni dell’edificio. La formulazione precedente lasciava invece intendere che gli accertamenti potessero riguardare anche le proprietà individuali. Formazione amministratori I requisiti per lo svolgimento della professione di amministratore e la formazione obbligatoria saranno definiti in modo uniforme con un regolamento del ministero della Giustizia. Sanzioni Viene infine colmato il vuoto legislativo lasciato dalla Riforma del condominio sul funzionamento delle sanzioni a carico di chi non rispetta il regolamento condominiale. Con il decreto Destinazione Italia è stato stabilito che le sanzioni devono essere decise dall’assemblea a maggioranza degli intervenuti e con almeno 500 millesimi dell’edificio. contratti di compravendita e affitto non accompagnati dall’Attestato di Prestazione Energetica (APE), non potranno più essere dichiarati nulli, ma pagheranno una multa da 3 mila a 18 mila euro. Lo ha stabilito il Decreto legge Destinazione Italia, approvato di recente dal Consiglio dei Ministri. Nei contratti di compravendita immobiliare, negli atti di trasferimento di immobili a titolo oneroso o nei nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unità immobiliari soggetti a registrazione deve essere inserita una clausola con la quale l’acquirente o il conduttore dichiarano di aver ricevuto l’Attestato di prestazione energetica. Una copia dell’APE deve essere allegata al contratto. In mancanza della dichiarazione, o nel caso in cui l’APE non venga allegato, le parti sono soggette al pagamento, in solido e in parti uguali, di una multa che può variare dai 3mila ai 18mila euro. Nelle locazioni di singole unità immobiliari, invece, la multa oscilla tra i mille e i 4mila euro. Se il contratto ha una durata fino a tre anni, la sanzione è ridotta della metà. In tutti questi casi, gli accertamenti delle violazioni sono condotti dalla Guardia di Finanza o dall’Agenzia delle Entrate. Un’altra novità di rilievo è costituita dalla sanatoria retroattiva a favore dei contratti che, sulla base della normativa finora vigente, erano stati dichiarati nulli. Il decreto Destinazione Italia prevede che, se la sentenza con cui è stata dichiarata la nullità non è passata in giudicato, la nullità può essere sostituita da una sanzione. Nel testo del decreto non sono menzionati i contratti di trasferimento degli immobili a titolo gratuito. Differentemente da quanto richiesto finora, in caso di donazione non ci sarebbe più l’obbligo di allegare l’APE al contratto. Ricordiamo che l’obbligo di allegare l’APE ai contratti di trasferimento degli immobili (anche a quelli di trasferimento a titolo gratuito), pena la nullità, è entrato in vigore con DL Ecobonus. Per ammorbidire questa prescrizione, considerata troppo dura, erano state avanzate diverse proposte, compresa la sostituzione della nullità con una sanzione pari a 500 euro. Il Dl Destinazione Italia ha eliminato quindi la nullità, aumentando però la soglia delle multe per i trasgressori. FederlegnoArredo e i sindacati chiedono interventi agevolativi per chi mette su casa. A vantaggio anche delle imprese di settore Mobili con Iva agevolata per giovani coppie I n Italia la macro filiera del legno-arredo occupa 370mila addetti in 70mila imprese, con valori di produzione oltre i 27 miliardi di euro, un vero e proprio pilastro dell’industria italiana. Il Governo Letta si è dimostrato fortemente attento alla promozione del settore dell’arredo. Grazie al Bonus Mobili è stata estesa la detrazione Irpef al 50% per una spesa massima di 10mila euro per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici finalizzati all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione edilizia. Tale provvedimento porterà ad un recupero di spesa al consumo di circa 1,2 miliardi di euro nel periodo di applicazione 2013-2014. Partono da questi dati FederlegnoArre- do e Feneal-Uil Filca-Cisl Fillea-Cgil per chiedere al governo di proseguire in questa direzione e di intervenire in sede di riordino del sistema fiscale per rimodulare le aliquote Iva e le relative agevolazioni. “È importante che l’Italia si allinei agli standard europei - affermano in un comunicato congiunto -: ricordiamo come in Spagna, Francia e Belgio l’aliquota Iva sugli arredi sia compresa tra il 6 e il 10%, mentre in Italia è al 22% per la maggioranza degli arredi”. Nel caso in cui non fosse possibile applicare agevolazioni maggiori rispetto alla generalità dei consumatori, FederlegnoArredo e i sindacati suggeriscono di individuare una platea circoscritta di beneficiari. Per aiutare una categoria sociale in difficoltà come quella delle giovani coppie, FederlegnoArredo ed i sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil propongono di diminuire l’aliquota Iva per l’acquisto di arredo per le giovani coppie (età inferiore a 35 anni) e i nuclei monogenitoriali con figli minori, individuate dal DM 103/2013. In Italia - spiegano - le giovani coppie rappresentano circa il 10% delle famiglie e assorbono oltre il 15% dei consumi d’arredamento. Il sostegno a questa fascia debole della popolazione comporterebbe un vantaggio anche per le Pmi dell’industria italiana dell’arredamento. dal 1981 dal 1981 Quindicinale di informazione, attualità, economia, cultura della casa E D I Z I O N I C O N D O M I N I O I TA L I A Direttore responsabile: Pier Franco Ghisleni In redazione: Gianluca Palladino Collaboratori: Daniele Apolloni, Gabriele Bruyère, Francesco Burrelli, Emanuele Caldarone, Giorgio Cambruzzi, Nunzio Costa, Rodolfo Cusano, Maurizio De Tilla, Rossella Ferrari, Andrea Garbo, Leandro Gatto, Paolo Gatto, Walter Guazzo, Gabriele Lenzi, Andrea Merello, Matteo Rezzonico, Silvio Rezzonico, Paolo Ribero, Gian Vincenzo Tortorici, Centro Studi Condominiali. Segretaria di redazione: Marisa Izzillo Ufficio grafico: Daniela Stea Redazione: Via E. Thesauro, 2 - 10125 Torino Tel. 011.6523611 - Fax 011.6523690 Impaginazione e informatica: Ufficio grafico CondominioItalia Stampa: Agagrafica - Cuneo Pubblicità: Condominio Italia, Via E. Thesauro, 2 - 10125 Torino - Tel. 011.6523611 r.a. Autorizzazione Tribunale di Torino n° 4754 del 27/01/1995 - Copie arretrate 8 4,00 AL SERVIZIO DEL CONDOMINIO + e-mail Il provvedimento - aggiungono - rappresenterebbe il logico completamento del Pacchetto Casa varato dal governo Letta e “darebbe un ulteriore contributo al sostegno dei consumi nazionali di arredamento, che nonostante il Bonus Mobili sono attesi ancora in calo del 4,4% nel 2014”, spiega Giovanni Anzani, presidente Assarredo. “La nostra proposta - aggiungono i segretari nazionali di Feneal, Filca e Fillea, Fabrizio Pascucci, Paolo Acciai e Marinella Meschieri - oltre a dare una boccata d’ossigeno alle imprese del settore, ha una indubbia valenza sociale perché si rivolge ad una platea importante e vasta come quella delle giovani coppie, permettendo loro di ottenere significativi benefici economici acquistando oggetti d’arredamento per la loro casa”. Contattare i propri clienti è facile! Basta telefonare al numero: 011.65.23.611 Per la Vostra posta elettronica ECCO LE NOSTRE e-mail: SEGRETERIA: [email protected] DIRETTORE: [email protected] [email protected] UFFICIO COMMERCIALE: [email protected] UFFICIO ABBONAMENTI: REDAZIONE: [email protected] [email protected] UFFICIO GRAFICO: 6 ATTUALITÀ N.1 GENNAIO 2014 Lo prevede un emendamento proposto dalla commissione Bilancio della Camera. Reazioni negative delle associazioni della proprietà STOP AL CONTANTE PER IL PAGAMENTO DEGLI AFFITTI pprovato l’emendamento del Pd in Le commissioni bancarie Sono penalizzati i più deboli Commissione Bilancio della CameA ra. La norma contro l’evasione fiscale nel settore, attribuisce ai Comuni l’attività di monitoraggio. L’emendamento stabilisce che i pagamenti riguardanti canoni di locazione devono essere effettuati in modalità che ne assicurino la tracciabilità, compresi quelli per le vacanze La proposta di modifica stabilisce testualmente che “i pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative, fatta eccezione per quelli di alloggi di edilizia residenziale pubblica, devono essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l’importo, in forme e modalità che escludendo l’uso del contante e ne assicurino la tracciabilità”. La norma attribuisce anche ai Comuni, “in relazione ai contratti di locazione, attività di monitoraggio anche previo utilizzo di quanto in materia di registro di anagrafe condominiale e conseguenti annotazioni delle locazioni esistenti in ambito di edifici condominiali”. La violazione del divieto di pagamento in contanti degli affitti comporta, come sanzione, la perdita “delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore”. devono essere azzerate Andrea Casarini (Uppi) Ben venga la tracciabilità dei pagamenti delle locazioni, ma ricordiamo che molti pensionati saranno in difficoltà per abilitarsi ai pagamenti on line, gli sportelli bancari non sono dislocati in tutti i Comuni o le frazioni d’Italia. Come la mettiamo poi con le spese e le commissioni bancarie? Le commissioni devono essere azzerate. E chi non ha il conto corrente? L’85% delle cause in Tribunale che riguardano le locazioni sono proprio a causa delle morosità, come facciamo dire ai nostri associati di non incassare in contanti, in quanto il pagamento della locazione deve essere tracciabile? Magari al conduttore hanno già bloccato il conto corrente, potrà bonificare tramite un altro Istituto di credito, ma così la Banca si sfrega le mani. Evvai … entrano nuove commissioni. Ben venga la tracciabilità, ma ben venga anche la tassazione delle locazioni seguendo il principio di cassa: se incasso il proprietario dichiara il reddito della locazione, se non incasso non dichiarerò mai il reddito, anche senza aspettare la convalida del Tribunale dello sfratto per morosità! E questo principio dovrà riguardare non solamente le locazioni abitative, ma, e soprattutto, quelle commerciali. Aspettiamo modifiche legislative. mentre le banche ringraziano Flavio Maccione segr. gen. Appc C’è chi, come i deputati del Pd: Marco Causi, Laura Braga e Davide Baruffi, che nella veste di paladini della lotta all’evasione, hanno pensato bene di presentare alla Commissione bilancio della Camera dei deputati, un emendamento per il quale, se convertito in Legge, non sarà più possibile pagare gli affitti, per le unità abitative, in contanti, indipendentemente dall’importo del canone di locazione, ma esclusivamente con mezzi di pagamento tracciabili: assegni o bonifici. Dal provvedimento saranno esentati soltanto i canoni di edilizia residenziale pubblica. Ancora una volta l’onere di questa norma ricadrà sulle fasce più deboli, creando ulteriori difficoltà per conseguenti oneri e spese: si colpiscono quei conduttori, persone anziane, extracomunitari, ecc. che non posseggono un conto corrente, altro che lotta all’evasione: l’interesse delle banche prima di tutto! Saranno solo loro a trarre l’ennesimo vantaggio per mano di chi in questo momento cerca di governare, senza riuscirci. Occorre rilevare anche come tale norma sia lesiva della piena libertà dell’individuo, al quale è consentito il pagamento di servizi ed acquisti in contanti fino alla concorrenza di mille euro. L’Appc ritiene questo strumento inefficace nella lotta all’evasione, ma solo concreto appannaggio per banche e poste; eppure era convincimento che “l’era Monti” fosse terminata da tempo! Se si vuole abbattere il nero, non sono necessarie altre norme, l’Agenzia delle Entrate ha già gli strumenti per effettuare i controlli: Le è sufficiente analizzare quanto emerge dalle banche dati. Lo denuncia il Movimento 5 Stelle: “È assurdo, si fa cassa con l’illegalità” Ma gli italiani la conoscono ancora poco Per le aree demaniali spunta un nuovo condono edilizio Domotica, la tecnologia che fa risparmiare V endere “unità immobiliari ad uso abitativo e commerciale realizzate su aree demaniali da privati in assenza di autorizzazioni a tutto il 31 dicembre 2012”. Un nuovo tentativo di condono edilizio è stato denunciato dal senatore del Movimento 5 Stelle Andrea Cioffi. “È assurdo - spiega Cioffi in una nota del gruppo M5S al Senato - si fanno nuovi condoni su aree demaniali per far cassa. Si fa cassa con l’illegalità”. Il M5S ha presentato un emendamento “per sopprimere questo ennesimo scandaloso condono”. L’emendamento presentato in Commissione Finanze del Senato dai relatori (PD e Scelta Civica) al disegno di legge di conversione del DL 133/2013 relativo a IMU, alienazione di immobili pubblici e Banca d’Italia recita: “Le aree appartenenti al patrimonio dello Stato sulle quali alla data del 31 dicembre 2012 siano state realizzate da privati unità immobiliari ad uso abitativo e commerciale in assenza di autorizzazione sono alienate a cura della Direzione Regionale dell’Agenzia del demanio territorialmente competente mediante vendita diretta in favore dell’occupante che ne faccia richiesta” ad un prezzo “pari al doppio del valore delle aree medesime”. Nella relazione che accompagna l’emendamento si legge che esso riguarda la costruzione di immobili “in assenza di autorizzazione” avvenuta “in genere” prima della legge-ponte del ‘67. In pratica, spiegano i relatori, si tratta di circa “500 situazioni” localiz- zate soprattutto nei territori di Scalea (Calabria), di Chioggia (Veneto) e, in parte, di Cavallino-Treporti (Veneto). Il relatore del Pd, Federico Fornaro, replica: “Nessun condono edilizio. Stiamo ancora discutendo dell’emendamento presentato da noi d’intesa con il governo e siamo pronti ad accogliere eventuali subemendamenti per evitare proprio che qualcuno possa pensare che si tratti di un condono generalizzato. Il senatore Cioffi del Movimento 5 Stelle non ha scoperto proprio un bel nulla: tutto sta avvenendo nel massimo della trasparenza e del rispetto dei regolamenti”. “Non è serio lanciare illazioni e falsità senza conoscere il merito - aggiunge il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta -. Nessun condono è previsto e né i relatori né il Governo hanno mai pensato a forme di elusione delle norme vigenti”. Allarmato l’Istituto Nazionale di Urbanistica: “Riecheggia il condono. L’INU auspica che una tale ipotesi sia fugata al più presto. I condoni edilizi sono sempre un danno gravissimo per l’ambiente, vanificano le azioni di governo del territorio e, fra queste, gli interventi di difesa del suolo, oggi improcrastinabili”. “Il condono edilizio non può essere la soluzione per sanare problemi che si sono stratificati sul territorio in decenni di malgoverno e nemmeno per fare cassa. Continuare a proporre sanatorie degli abusi edilizi in aree del patrimonio dello Stato è inaccettabile”. Questo il commento del presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. “La sanatoria si estenderebbe a tutto il 2012 - aggiunge Cogliati Dezza - ma l’Italia non può più permettersi di fare regali a chi si muove nel disprezzo della legalità. Ci auguriamo che la commissione Finanze e tesoro del Senato, che sta esaminando il provvedimento, bocci l’emendamento in questione”. C he l’attenzione al risparmio energetico sia una priorità per molti italiani è ormai un dato di fatto, dettato sia dalla necessità di fronteggiare i crescenti costi delle bollette, sia da una maggiore sensibilità ambientale. Da un’indagine Ispo, commissionata da Anie Confindustria, emerge però una limitata conoscenza delle soluzioni tecnologiche di mercato, pur a fronte delle disponibilità a cambiare le proprie abitudini di vita pur di ridurre gli sprechi. L’attenzione degli italiani, infatti, rimane concentrata solo su alcune delle soluzioni per l’efficienza energetica oggi disponibili: l’impiego dell’energia proveniente da fonti rinnovabili (specialmente solare e eolico) e l’adozione degli elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, climatizzatori) a basso consumo. Al contrario le soluzioni domoti- I serramentisti diventano anche manutentori E se facessimo del post-vendita? Il mondo dell’edilizia (e quello del serramento in particolare) ha sempre trascurato l’offerta di un servizio di assistenza e manutenzione post-vendita che invece è tipica, ad esempio, del mondo dell’impiantistica. Ora probabilmente è venuto il momento di cambiare registro. Anna Zinola, docente all’Università di Pavia, spiega perché. Il serramentista può trasformarsi da semplice venditore a “consulente” a 360° per tutte le attività che riguardano la gestione nel tempo di infissi, porte, cancelli, manuali e automatizzati, e prodotti simili. Il tema che coinvolge una grande varietà di edifici: da quelli residenziali a quelli commerciali (hotel, negozi, uffici, centri commerciali) a quelli industriali sino ad arrivare alle strutture ad alta intensità di traffico (come aeroporti, metropolitane e stazioni ferroviarie). Un business che si può rivelare continuativo nel tempo e in grado di assicurare volumi (e marginalità!) potenzialmente significativi. che registrano un interesse elevato solo quando sono proposte attraverso esempi concreti. Da qui la necessità di una comunicazione basata sulla varietà e l’utilità delle soluzioni di efficienza energetica. Al contrario, ben pochi italiani conoscono la normativa che introduce il livello “domotico” degli impianti elettrici e ben il 71% dei nostri connazionali ammette di non averne mai sentito parlare. La fiducia nelle potenzialità della domotica rimane comunque elevata. Al punto che il 77% degli intervistati ritiene che possa essere considerata un aiuto per anziani e disabili. Il 74% del campione riconosce poi alla domotica la possibilità di rendere più sicura la propria abitazione. Tutti numeri che portano il 69% degli intervistati ad affermare che la domotica rappresenta propriamente il futuro e che sempre più persone vi faranno ricorso. Anche perché il 67% degli italiani coglie, tra i benefici riconoscibili dei sistemi domotici, il fatto di consentire un risparmio energetico, riducendo così i consumi e, di conseguenza, l’importo in bolletta. Infine, per il 60% del campione la domotica è comoda e aiuta a risparmiare tempo. Merita infine una riflessione il fatto che solo il 32% di quanti ritengono comoda la domotica, la considerino anche una tecnologia fruibile e facile da utilizzare. Tecnologia Design T ecnologia Biomasse 19 23 1 9-2 3 FFebbraio ebbraio 2014 importante La più impor tante mostra mostra internazionale di caminetti, stufe, caldaie ed impianti a legna e pellet Fier a di V erona Fiera Verona Orario: 9 .00 - 1 8.00 Orario: 9.00 18.00 www.pr www .progettofuoco www.progettofuoco.com IINFO: NFO: PIEMMETI PIEMMETI S.P S.P.A. J[b$!)/&*/$.-+)-)&#<Wn!)/&*/$.-+,'')_d\e6f_[cc[j_ifW$Yec 8 TARIFFE & CONSUMI N.1 GENNAIO 2014 Con l’inizio del 2014 l’Authority punta anche a ridurre le perdite degli impianti e a risolvere il problema dell’arsenico Acqua: nuove tariffe e bollette più trasparenti C on l’inizio dell’anno nuovo entra in vigore il nuovo Metodo tariffario idrico introdotto dall’Autorità per l’energia per favorire costi sempre più efficienti e investimenti per ridurre le perdite e l’inquinamento ambientale. E, sempre da inizio anno, diventa operativa la Direttiva sulla trasparenza delle bollette per renderle più chiare e dare maggiori informazioni sui diritti dei consumatori, con l’obbligo ai gestori di pubblicare on line le Carte dei servizi. Ad annunciare queste novità è stato, nei giorni scorsi, il presidente dell’Autorità Guido Bortoni, nel corso della Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici svoltasi per tracciare un bilancio sull’attività svolta e per delineare le linee strategiche e gli sviluppi futuri. “Gli obiettivi prioritari dell’Autorità nel settore idrico - ha affermato Bortoni - sono promuovere, attraverso una regolazione stabile e certa, l’economicità, l’efficienza e l’equilibrio economico finanziario nelle gestioni, un servizio di qualità, lo sviluppo delle infrastrutture e la sostenibilità ambientale della fornitura affinché tutta la cittadinanza possa avere una buona acqua, restituita alla natura dopo una depurazione efficace, non lasciando alle generazioni future un’eredità negativa di inquinamento e sprechi”. GLI SPRECHI Oggi, però, le perdite superano il 30%, gli impianti di depurazione non coprono il 30% della cittadinanza e il 15% non ha sistemi fognari. L’Autorità stima che sono state realizzate meno del 56% delle opere necessarie e che gli interventi più urgenti per superare carenze croniche e mettersi in regola con gli adempimenti europei richiedono oltre 25 miliardi di euro nei prossimi 5 anni. “Una spesa così rilevante è difficilmente sostenibile con le sole tariffe - ha puntualizzato Bortoni -. Per questo, insieme alle misure tariffarie l’Autorità è orientata allo sviluppo di nuove opzioni finanziarie integrative e innovative quali, ad esempio, l’introduzione di hydrobond (titoli obbligazionari vincolati al finanziamento di piani di investimento), titoli di efficienza idrica e fondi nazionali, locali o ancor meglio di garanzia”. Su criteri innovativi poggia, in particolare, il nuovo Metodo Tariffario Idrico in vigore dal 2014, con particolare riferimento a due principi guida: la selettività e la responsabilizzazione da attuare attraverso una regolazione asimmetrica, capace di adattarsi alle diverse esigenze di un settore molto differenziato a livello locale e nella governance. LE TARIFFE Nello specifico, sono previsti quattro diversi tipi di schemi tariffari rispetto ai quali ciascun soggetto competente potrà individuare la soluzione più efficace a seconda dei propri obiettivi di sviluppo e delle peculiarità territoriali. Nel frattempo, a seguito delle approfondite verifiche previste, nel 2013 già state approvate le tariffe di 486 gestioni in base al precedente metodo tariffario transitorio, per un totale di oltre 20 milioni di abitanti serviti; l’incremento medio è stato contenuto al 2,7% rispetto al 2012, un valore inferiore al limite previsto dall’Autorità per evitare aumenti indiscriminati. Sempre nel 2013 sono stati inoltre approvati i criteri per la restituzione nelle bollette dei consumatori dell’importo corrispondente alla remunerazione del capitale investito abrogata dal referendum del 2011. A inizio dicembre, l’Autorità ha intimato ai soggetti che non avevano ancora proceduto, di individuare entro 30 giorni l’importo da restituire agli utenti. Trascorsa questa scadenza, l’Autorità determinerà forfetariamente il rimborso. Ma tra le iniziative a tutela dei consumatori c’è anche l’avvio di un’indagine per verificare il rispetto delle norme sulla lettura dei consumi e la gestione del contatore, indispensabile anche per introdurre la cosiddetta tariffa sociale, prevista nel ddl ambiente collegato alla legge Stabilità. Sugli interventi per garantire ai soggetti economicamente disagiati una fornitura gratuita per soddisfare i bisogni fondamentali, l’Autorità ha già fatto una consultazione prevedendo anche misure per limitare la progressività tariffaria alle famiglie numerose e ulteriori interventi per favorire l’accesso all’acqua. L’Autorità ha inoltre deciso un supplemento di istruttoria sull’acqua contaminata da arsenico per acquisire ulteriori elementi utili a valutare le ricadute tariffarie, ma anche per Federutility: “Investire è costoso” A fronte delle criticità emerse dalla relazione dell’Authority sulla situazione dei servizi idrici in Italia, i gestori idrici italiani hanno prontamente replicato di essere sono al fianco dell’Autorità per l’efficientamento del sistema idrico nazionale: “Elevare la qualità del servizio idrico è un impegno che i gestori assolvono da sempre, con competenza tecnica e conoscenza dei territori di riferimento”, ha commentato il presidente di Federutility, Roberto Bazzano”. Il presidente ha posto l’accento, ovviamente, sulla qualità del servizio offerto dai gestori: “Federutility continuerà il suo impegno forte del radicamento sui territori e del know how acquisito in quasi 100 anni di servizio. Con l’attribuzione all’Autorità dei compiti di vigilanza e regolazione sui servizi idrici (Dl 201/2011), il quadro della governance si è fatto più ordinato, sebbene permangano sovrapposizioni di competenze tra i livelli nazionali e regionali che rendono ancora farraginoso il processo di pianificazione e di gestione della risorsa idrica. All’Authority spetta un compito oneroso, attraverso la definizione di un metodo tariffario che si mostri capace di sostenere l’ingente fabbisogno di investimenti del settore. Non mancherà il nostro supporto, dialettico e talvolta critico, al raggiungimento di un obiettivo atteso da oltre vent’anni”. verificare se i gestori hanno preso tutte le misure per garantire ai consumatori dei comuni coinvolti un servizio sostitutivo adeguato e per riportare i parametri nella legalità. SETTORE IDRICO L’Italia è un Paese è ricco di risorse idriche superficiali e sotterranee e ha un consumo di acqua particolarmente elevato rispetto ai principali Paesi europei: circa 44 miliardi di metri cubi/anno, quasi l’88% della disponibilità effettiva. La disponibilità di acqua varia sensibilmente a livello regionale e stagionale, con problematiche di scarsità e discontinuità soprattutto nel Mezzogiorno. Il costo dell’acqua in Italia è fra i più bassi d’Europa, circa 1,5 euro al metro cubo a fronte degli oltre 4 euro per metro cubo del Regno Unito, degli oltre tre euro di Francia, Grecia, Svizzera e Finlandia. Le criticità più rilevanti riguardano però le infrastrutture e, in particolare, le perdite di rete, pari ad oltre il 30% dell’acqua immessa e non fatturata (un livello fra i peggiori in Europa), ma anche l’assenza di servizi di fognatura per il 15% della popolazione e di servizi di depurazione per il 30% della popolazione. In Spagna questa percentuale è intorno al 22%, in Gran Bretagna al 19%, in Danimarca al 10% e in Germania al 7%. I depuratori, inoltre, sono spesso obsoleti (in media oltre 20 anni di attività), inefficienti o inadeguati. Questa situazione ha determinato l’apertura di numerose procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese per violazione della Direttiva 91/271 sulla protezione dell’ambiente dagli scarichi di reflui urbani, con il rischio di rilevanti sanzioni economiche in caso di condanna. Altre criticità riguardano, infine, la stratificazione normativa, la presenza di diversi metodi tariffari e la molteplicità di soggetti coinvolti, dei quali non esiste ancora una anagrafica completa a livello nazionale. Il tutto senza contare la problematica dei comuni con acqua fuori dai limiti di potabilità per la presenza di sostanze quali arsenico e fluoruro in quantità superiori ai limiti di legge; questa problematica è stata in parte risolta, ma restano alcuni ambiti dove sono necessari interventi di messa a norma. Si sono moltiplicati i titoli di efficienza richiesti all’Enea Anie chiede detrazioni fiscali abbinate a smaltimento amianto Il boom dei certificati bianchi Anche il fotovoltaico è in crisi C N el 2013 sono pervenuti all’Enea circa 6800 progetti relativi ai certificati bianchi e circa 5700 richieste di verifica e certificazione dei risparmi ottenuti. In totale, i titoli di efficienza richiesti sono stati quasi 5 milioni. L’Enea, che dal 2006 ha messo a punto numerose iniziative finalizzate a supportare gli operatori interessati al sistema dei Titoli di Efficienza Energetica, con l’emanazione del decreto del 28 dicembre 2012 ha ulteriormente consolidato tali attività attraverso la realizzazione di un blog dedicato e la pubblicazione di guide operative negli usi finali, anche terziari, che hanno lo scopo di semplificare le procedure di accesso al meccanismo. Il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano d’Azione sull’Efficienza Energetica e le ricadute sul mercato sviluppatesi in seguito alla promulgazione del decreto che ha potenziato il meccanismo dei certificati bianchi, assegnando nuove funzioni a Gse, Enea, Rse ed Authority per l’Energia, sono state anche oggetto di un convegno dal titolo “Nuovi certificati bianchi: maggiori opportunità per gli operatori”, in cui Enea ha messo i luce che “le attività svolte hanno consentito al meccanismo dei certificati bianchi di allargare le aree di intervento e di raggiungere nuovi segmenti di usi finali. Oltre all’attività istruttoria e a quella informativa, l’Enea svolge azione di supporto per il Ministero dello Sviluppo Economico nella definizione delle nuove linee guida e nella messa a punto di un programma generale finalizzato a promuovere il meccanismo dei certificati bianchi e coopererà in una serie di attività ispettive per conto del Gse”. ’è chi ne loda la diffusione. Chi invece vorrebbe che il settore si sostenesse con le proprie forze, senza incentivi. E chi, infine, snocciola i dati della crisi. A quest’ultima schiera appartiene Anie-Gifi (Confindustria), secondo cui negli ultimi due anni, dal 2011 al 2013, il settore fotovoltaico italiano ha visto dimezzarsi il fatturato e i posti di lavoro, diminuiti di ben 8mila unità. L’associazione ha presentato un’indagine condotta fra le 165 aziende associate, secondo cui nei primi nove mesi del 2013, nell’industria fotovoltaica italiana, le ore medie di ricorso alla Cig sono più che raddoppiate Come risparmiare l’energia in casa? In tempo di crisi, i cittadini valutano ancor più positivamente le misure volte al risparmio energetico per consumare meglio. Circa il 70%, su un campione di 400 intervistati sarebbe infatti disposto a spendere qualche euro in più per inserire in casa propria misure green. Questi i risultati della ricerca di Movimento Difesa del Cittadino Abruzzo nell’ambito del progetto Facciamo energia finanziato dalla regione Abruzzo e promosso insieme a Guardiacivica e Arconsumatori. L’energia viene percepita come una reale opportunità, ma ancora vaghe risultano le informazioni percepite dal cittadino medio. Il 70% degli intervistati dichiara di ricevere informazioni mediante tv e radio, soltanto il 22% circa si interessa in maniera attiva su internet, il 5% è mai stato a convegni o seminari. Si vorrebbero informazioni in un linguaggio semplice e comprensibile, alla portata di tutti: l’85% delle persone vorrebbe conoscere meglio i prodotti e le tecnologie ad oggi disponibili; altri intervistati vorrebbero invece maggiori approfondimenti sui vantaggi e i tempi necessari per il recupero economico degli investimenti fatti per l’ammodernamento degli impianti. rispetto al 2012, portando a quasi 4.000 il numero di dipendenti in cassa integrazione nel 2013. “La riduzione delle commesse per le aziende e degli investimenti da parte degli utenti finali, insieme all’aumento della cassa integrazione, sono un danno anche per le casse dello Stato - sottolinea Anie/Gifi -. Il settore del fotovoltaico non ha bisogno di ulteriori incentivi, ma di un sistema di detrazioni fiscali esteso alle aziende che favorisca l’autoproduzione di energia da fonte rinnovabile e permetta la diffusione dei sistemi di accumulo e delle tecnologie per le smart grid. Con l’istituzione di un sistema di finanziamento agevolato, anche abbinato allo smaltimento dell’amianto, il ritorno economico di un investimento nel fotovoltaico sarebbe sicuramente vantaggioso e si eviterebbero oneri passivi per la comunità”. GENNAIO 2014 AMMINISTRARE 9 N.1 Intervista ad Umberto Montella, protagonista del film di Vincenzo Marra: “La ricetta in condominio? Pazienza e fantasia” Quando l’amministratore diventa una star I n seguito alla presentazione al Festival Internazionale del film di Roma della pellicola di Vincenzo Marra “L’amministratore”, Italia Casa ha intervistato il protagonista e interprete di se stesso, Umberto Montella, vero amministratore di condomini di Napoli. Il film racconta i problemi quotidiani di un amministratore alle prese con la mediazione continua tra i condòmini in nome del quieto vivere. stupefacente; ritenevo, con la mia esperienza di uomo maturo, di poter, con garbo, glissare qualsiasi coinvolgimento a fatti non proprio del mio lavoro quotidiano; Vincenzo non mi ha dato alcuna scelta. Dopo solo poche battute di presentazione già mi sono trovato intrappolato nell’obbiettivo della piccola telecamera che aveva con sé, dando per scontato che il mio era un sì, senza possibilità di replica, alla sua richiesta di farmi seguire per qualche settimana - diventate poi 6 mesi - nella mia quotidianità lavorativa, prima da un tecnico con una cinepresa e dopo qualche tempo da una troupe di tecnici. Quella sua determinazione mi è piaciuta e mi ha rapito, per cui mi sono lasciato coinvolgere senza protestare, anzi con piacere. E pensare che sino a pochi minuti prima che mi fosse preannunciata la sua visita, non sapevo minimamente chi fosse Vincenzo Marra. Solo dopo ho scoperto, grazie ad internet, che è un valido regista napoletano. Umberto Montella, com’è stato “interpretare” se stesso all’interno del filmdocumentario? È stata una bellissima esperienza, nei miei 45 anni di attività mi mancava! Posso assicurarle che io, come i miei collaboratori, abbiamo lavorato come se le cineprese, le luci e i microfoni non ci fossero, e tanto si deve alla bravura degli operatori, che hanno avuto la capacità di muoversi come “fantasmi” e non far sentire la propria presenza. Quando ho visto il film in occasione dell’apertura del festival di Roma, solo in quel momento ho realizzato di essere l’interprete “principale” di un Ritiene che il regista sia riuscito a racdocumentario, e mi sono sinceramente e contare questo spaccato di vita ? piacevolmente emozionato. Ritengo che solo la bravura e professionalità di Vincenzo hanno potuto rendere Quali sono state le prime impressioni comprensibili e significative convulse dopo il primo incontro con il regista, giornate di lavoro nelle quali si intrecciaVincenzo Marra? no tanti, a volte inutili, spaccati di vita L’incontro con Vincenzo Marra è stato condominiale. Ripeto, sino alla sera del- la proiezione a Roma, non conoscevo minimamente quali episodi fossero stati “condensati” dei sei mesi di continue riprese; Marra, a mio parere, ha saputo cogliere, con grande oculatezza quattro episodi che più degli altri sono riusciti a rendere la Sopra: Umberto Montella in una scena tratta dal film “L’amministratore”. A sinistra il regista Vincenzo Marra sul set dove speravo contenessero i loro isterismi “assembleari”, non si sono fatti condizionare dalle cineprese e si sono comportati con la conreale idea di come si lavora e quali siano le sueta quasi irritante” naturalezza. sofferenze, le difficoltà di coloro che vivono nella Napoli di oggi. Che consiglio darebbe agli altri amministratori del Paese, anche loro alle prese È stato definito come Caronte che tra- con la mediazione continua tra i proprieghetta lo spettatore tra diversi contesti tari e i loro problemi quotidiani? sociali come Posillipo, il Vomero, la Quale vice presidente dell’Anaci della Sanità e la periferia nei pressi di Scam- Provincia di Napoli e responsabile della pia. È d’accordo con questa similitudine? preparazione didattica dei giovani ammiPremesso che Napoli, per definizione, è nistratori, consiglio sempre di aggiungere stata sempre considerata uno spicchio di alla propria preparazione professionale, Paradiso in terra, penso di essere definito che deve costantemente essere aggiornaun “Caronte” forse perché Marra si è sen- ta, un pizzico di fantasia, tanta comprentito da me “traghettato” non nell’inferno sione e pazienza, capacità di ascolto, perdella città, ma tra “dannati” che quotidia- ché la gente, di questi tempi, ha bisogno namente, tra mille peripezie, lotte, diffi- di sfogarsi, ma poi si calma. È importante coltà, trabocchetti, fame, rabbia, dispera- mediare con serenità senza mai dare l’idea zione e chi ne ha più ne metta, cercano di di schierarsi; usare molto la parola “avete giungere alla fine della giornata escla- ragione”, anche se hanno torto marcio; mando, con un sospiro di sollievo e di ras- farli ragionare senza però mai aggredirsegnazione (tutto partenopeo), anche li; infine avere la capacità di far sentioggi “me la sono cavata!!” re che tu sei uno di loro, ricco con i ricchi, povero con i poveri; solo con questa tattiUsciamo dal grande schermo e torniamo ca puoi risolvere i problemi che ti pongoalla vita reale: in che modo riesce a gesti- no, perché sicuramente ci sarà un altro re i condòmini? Si rapporta sempre nello condominio a cui la soluzione non piace, stesso modo oppure cambia atteggia- e tutto ricomincia. mento a seconda di chi ha di fronte? Da oltre quarant’anni esercito la profes- Lei esercita la professione anche nella sione di amministratore di condomini vita reale: qual è la sua opinione in meriper cui ho dovuto acquisire la capacità di to alla Riforma del Condominio? essere duttile adattandomi ed immedesiSi sperava tanto in una riforma che mandomi in ogni differente situazione facesse chiarezza e facilitasse la vita cone/o ceto sociale; però la regola principale dominiale; invece ci siamo trovati, dopo è quella di essere sempre se stesso: chia- tanti anni di preparazione un “pastrocro, preparato, duro quando necessario, chio” che, a mio avviso, peraltro condivicomprensivo, disponibile ma soprattutto so da molti, sarà il preludio di una miriade avere amore in quello che si fa. Ciò fun- di liti giudiziarie che andranno ad affollaziona sempre sino a quando non trovi il re i già saturi Tribunali. Forse le nuove “cretino, presuntuoso ed arrogante”; la norme dovevano essere “partorite” da un mossa migliore? Ignorarlo, così scoppia gruppo di esperti amministratori scelti tra solo la sua bile e non comprometti il tuo quelli che da oltre quarant’anni, per più di 14 ore al giorno e per sette giorni a settifegato. mana, danno la propria vita per rendere Come hanno reagito i condòmini diven- più tranquilla quella degli altri. Per concludere, al di là del mio giudizio tati attori occasionali di fronte alla cinesulla riforma del condominio, se potessi presa? Con mia grande meraviglia e sorpresa, rinascere rifarei l’amministratore. E anquasi tutti hanno accettato di buon grado che il film. Rebecca Genesio ad essere ripresi; anzi in alcune occasioni, 10 CASA EFFICIENTE N.1 GENNAIO 2014 Grazie alle tecnologie da fonti rinnovabili che rendono possibile l’autonomia, riducendo i costi in bolletta e l’inquinamento T rasformare i consumatori in produttori. Succede in alcune realtà condominiali italiane che si sono messe in proprio grazie alle tecnologie da fonti rinnovabili che rendono possibile l’autonomia energetica, riducendo i costi in bolletta e l’inquinamento. A segnalare queste eccellenze ci pensa il rapporto “Comuni Rinnovabili 2013” di Legambiente. Tra esempi più innovativi di condominio autosufficiente, l’associazione ambientalista segnala l’esperienza di cohousing realizzata nel Comune di Fidenza (Pr), dal Gruppo Abitanti Ecosol. In questo caso l’esperienza di cohousing è iniziata già da prima della costruzione dell’immobile, che ha richiesto alle famiglie scelte comuni e condivisione di obiettivi e finalità. L’edificio realizzato, oltre ad essere costruito con particolare attenzione al tema dell’efficienza energetica tanto da consumare 27,95 Kwh/mq anno, è uno dei primi esempi in Italia, di “condominio autosufficiente” dal punto Se il condominio diventa produttore di energia di vista energetico. Composto da 13 alloggi ad uso privato, uno ad uso sociale, un ufficio, oltre a diversi spazi comuni (salone pluriuso con cucina e servizio igienico, lavanderia e stenditoio, dispensa, locali tecnici, connettivo verticale e ballatoio) è dotato di due impianti solari fotovoltaici per 73Kw complessivi in grado di soddisfare l’intero fabbisogno energetico elettrico dello stabile. Dal punto di vista termico invece è un impianto solare termico da 40 mq e una pompa di calore aria/acqua a soddisfare il fabbisogno termico, con una produzione annua di 12.590 Kwh/anno. Costo dell’intervento 2.150 euro/mq.. Altro esempio di condominio autosufficiente, composto da 40 alloggi, è quello realizzato nel Comune di Asti nel 2009. Anche in questo caso il mix di fonti rinnovabili, geotermia e solare fotovoltaico, fanno raggiungere a questo edificio l’autonomia energetica. L’intervento edilizio, costato 500mila euro, di cui 100 finanziati dalla regione Piemonte, è dotato oltre che di un impianto fotovoltaico in grado di coprire i fabbisogni elettrici dello stabile, anche di un impianto geotermico, che grazie ad un sistema di 24 sonde profonde 100 metri, è in grado di coprire l’intero fabbisogno di acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento. È composto invece da 12 appartamenti, una palestra, sauna e zona relax per una volumetria di 4mila mc, il condominio del Comune di Cesano Maderno (Mb) autosufficiente, realizzato dal progetto Dimora. Anche in questo caso, oltre a porre attenzione all’isolamento dell’involucro edilizio, diverso sono gli impianti installati al fine di rendere l’edificio effi- Fornisce riscaldamento e raffrescamento a 266 appartamenti ma arriverà ad alimentarne 950 A Roma la centrale geotermica più grande d’Europa N ella città di Roma è in funzione la centrale geotermica per uso abitativo più grande d’Europa. Completamente interrara (così dall’esterno è invisibile e non si sente alcun rumore), da due anni fornisce riscaldamento e raffrescamento a 266 appartamenti ma si prevede che arriverà ad alimentarne circa 950 per un totale di 3.000 abitanti. Numeri che non hanno eguali in Italia e in Europa, dal momento che fino a oggi le centrali geotermiche hanno servito solo piccoli complessi resi- denziali. Si compone di 190 geosonde che raggiungono i 150 metri di profondità senza interferire con la falda acquifera e il funzionamento del sistema si basa sullo scambio termico di un fluido a temperatura esterna (acqua) con la temperatura costante del terreno che, come noto, è più fresco in estate e più caldo d’inverno rispetto all’esterno. “La centrale produce tutta l’energia necessaria alla climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria e per l’energia elettrica - spiega Sergio Giuseppini, ingegnere e progettista dell’impianto - utilizza sistema di geotermia a ciclo chiuso, quindi senza richiedere acqua diretta o fluidi di altro tipo, senza emettere inquinanti e integrando un altro sistema ‘rinnovabile’, un cogeneratore che usa olio vegetale derivato dalla Jatropha curcas, pianta infestante che nasce in terreni desertici e predesertici, quindi in aree non coltivabili e così non toglie lavoro all’agricoltura ma crea nuova occupazione”. L’olio viene utilizzato dai motori dei due cogeneratori che producono, attraverso un alternatore, energia elettrica; il raffreddamento di tutto questo sistema produce energia termica. Vengono prodotti circa 800 kw elettrici rinnovabili e 900 kw termici per riscaldamento di acqua calda e integrazione del riscaldamento degli ambienti. La centrale geotermica, insieme al gruppo di cogenerazione a biomassa, ha consentito di raggiungere un quantitativo energetico prodotto da fonte rinnovabile pari a 7.040 MWh/anno. ciente dal punto di vista energetico, si va da sistemi per la ventilazione meccanica controllata al riscaldamento a pannelli radianti. Grazie ad un impianto geotermico a bassa entalpia, con sonde profonde dai 70 ai 150 metri, viene coperto il 30% dell’intero fabbisogno energetico annuale per la produzione di acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento. È invece un impianto solare fotovoltaico a coprire il fabbisogno energetico elettrico delle 12 utenze. Stessi risultati di autosufficienza si possono ottenere anche per unità abitative più modeste, come nel caso delle 4 unità abitative, Residenza la Piana, nel Comune di Predappio (Fc). Grazie ad un impianto fotovoltaico da 9,66 Kw, in grado di produrre oltre 10.600 Kwh/a di energia elettrica, i consumi vengono soddisfatti da un impianto geotermico che attraverso 3 sonde geotermiche produce energia per riscaldamento e raffrescamento. Al fine di razionalizzare i consumi ed incentivare comportamenti virtuosi ognuno dei 4 appartamenti è inoltre dotato di contabilizzatori di calore, di contalitri per acqua, e sistemi di monitoraggio domotico con possibilità di visualizzare i consumi attraverso pc, tablet e smartphone. Altro esempio è quello che coinvolge 20 famiglie nel Comune di Follonica (Gr), che dal 2010 vivono in appartamenti di un condominio completamente autosufficiente. Anche in questo caso il fotovoltaico e la geotermia assicurano la copertura dei fabbisogni energetici, elettrici e termici. In particolare i fabbisogni termici dei diversi alloggi, costruiti ponendo particolare attenzione ai temi dell’efficienza energetica sono soddisfatti da 16 sonde che arrivano fino a 120 metri di profondità per acquistare calore, poi spinto dalle pompe attraverso un sistema di serpentine fino a sotto il pavimento, il tutto alimentato da pannelli fotovoltaici collocati sul tetto. Gli impianti disegnati male o sovradimensionati sono solamente “energivori” Ma occorre scegliere le specie vegetali più adatte Case più efficienti con una progettazione che tiene conto di microclima e contesto Ora sui tetti delle case è di moda il “green roof” I F nfissi ad alte prestazioni con vetri anti-emissivi contro gli spifferi, ventilazione meccanica controllata, analisi del contesto e un po’ di attenzione nel disegnare gli spazi. Per una casa davvero efficiente gli impianti sono importanti, ma ancora prima serve una progettazione intelligente che tenga conto del microclima circostante e del contesto. Con uno sguardo al passato, in particolare alla tradizione dei Romani, da cui ripescare la tecnica del perimetro esterno con camere d’aria che bloccano tanto il calore quanto il freddo. E poi, un sistema di costruzione che preveda coibentistica e isolamento grazie ai quali la casa richiederà poca energia per rinfrescarsi d’estate e poca per riscaldarsi in inverno. Tenendo conto che un impianto disegnato male o sovradimensionato è solamente energivoro. Insomma, “l’efficienza è data da tanti elementi in equilibrio tra loro”, spiega Barbara Mezzaroma, amministratore delegato del grup- po che in zona Talenti a Roma ha realizzato un vero e proprio “eco quartiere” di appartamenti di classe A e A+, puntando tutto su rinnovabili, recupero idrico ed efficienza energetica. Tra gli elementi che contribuiscono a raggiungere la massima efficienza, ci sono l’impianto di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore che non solo introduce in casa aria pulita, ma anche a temperatura controllata permettendo agli impianti di lavorare senza i picchi che causano gli sprechi; i pavimenti radianti, che anche una volta spenti continuano a propagare calore o fresco; balconi profondi che ottimizzano l’ombreggiatura e che diventano dei veri e propri schermi solari; gli eco-grill al posto dei barbecue con canne fumarie. Su un buon progetto si possono poi aggiungere gli impianti ed è così che è possibile raggiungere, come in questo caso romano, “il 40% minimo di abbattimento del costo energetico, il 50% di abbat- timento delle emissioni di Co2 e un miglioramento del 40% dell’efficienza energetica. Unendo questi tre concetti si ottiene risparmio in termini economici per gli inquilini e miglioramento della sostenibilità ambientale”, aggiunge Mezzaroma. Ad alimentare il complesso “Rinascimento Terzo”, la centrale geotermica per uso abitativo più grande d’Europa, grazie alla quale il 65% del fabbisogno energetico annuale viene prodotto da fonti rinnovabili. Il numero di alberi che sarebbero necessari per assorbire annualmente il quantitativo di emissioni evitate è compreso tra circa 540.000 e 750.000 unità, corrispondenti ad una superficie territoriale, adibita a bosco, pari mediamente a circa 1300-1800 ettari. E per quanto riguarda il risparmio, “abbiamo calcolato che una bolletta media annua costa sui 1.770 euro l’anno, mentre con questo sistema il costo scende a 897 euro l’anno”. abbriche, scuole, ospedali, palazzi delle istituzioni, centri commerciali, biblioteche, case private, condomini: sono sempre più numerosi gli edifici in Italia, ma soprattutto in Lombardia, sul cui tetto è possibile vedere realizzato un “green roof”, cioè una copertura a verde con alberi, cespugli, piante aromatiche, erbacee e fiori. È emerso alla Camera di commercio di Milano, nel corso del convegno “Green roofs, obiettivi ambientali, energetici e paesaggistici”. Sono stati anche presentati i primi risultati delle attività del progetto Tevel, realizzato con il contributo della Camera di commercio e della fondazione comunitaria del Varesotto onlus. Il progetto sta studiando e sperimentando quali piante siano più adatte alla coltivazione sui tetti della Lombardia. Individuate finora una ventina di specie, tra autoctone e ornamentali. Una tendenza, quella dei green roof, diffusa soprattutto nel Nord Europa e che venne codificata per la prima volta circa 150 anni fa: risale infatti all’Expo di Parigi del 1867 la prima brochure di presentazione di un sistema per giardini pensili ideato dal mastro muratore Carl Rabitz di Berlino. Molti i vantaggi: migliore microclima, diminuzione dell’acqua piovana che defluisce verso i sistemi di raccolta e smaltimento, temperature dell’aria più miti (grazie al processo di evapotraspirazione delle piante), riduzione dei consumi energetici in estate (fino al 25%) e conseguente indiretta riduzione dei livelli delle emissioni di CO2, minor inquinamento acustico, protezione contro gli sbalzi termici e assorbimento delle polveri sottili. Ma bisogna saper scegliere il verde adeguato. Tra le specie vegetali più adatte ai tetti della Lombardia, tra coltivazioni estensive ed intensive, ci sono borracina, garofani, timo, rosmarino, santolina, potentilla. Da evitare invece: glicine, edera, betulla, salice, pioppo, piante palustri e bambù. GENNAIO 2014 CASA EFFICIENTE 11 N.1 Collegato ad internet, aiuterà gli utenti ad evitare gli sprechi energetici Potrebbe sostituire il 50% del consumo domestico Contenimento dei consumi in casa C’è l’acqua piovana Google progetta termometro smart per limitare gli sprechi egli ultimi anni lo sviluppo efficiente possibile l’apL della domotica ha fatto provvigionamento enerN registrare un vero e proprio getico domestico, e aiutare boom. Le ragioni di tale evoluzione di settore sono molteplici. Da una parte, soprattutto le nuove costruzioni residenziali, in un periodo di forte crisi per il mercato residenziale, hanno cercato di offrire ai potenziali acquirenti soluzioni abitative sempre più appetibili e all’insegna del comfort. Dall’altra parte, la crescente spesa energetica ha imposto la necessità di contenere i consumi ed abbattere i costi in bolletta anche mediante il ricorso a tecnologie in grado di controllare a 360 gradi, tutti gli impianti presenti nell’abitazione, delegando così all’analisi di dati reali scelte che l’automazione rende più efficienti e sicure. In questo contesto, si inseriscono anche i nuovi termometri intelligenti, connessi a internet per evitare sprechi energetici dentro le mura di casa. È l’ultimo progetto a cui starebbe lavorando Google, secondo indiscrezioni che vorrebbero l’iniziativa addirittura già in fase di test. L’obiettivo dell’innovazione è, appunto, quello di rendere il più le persone a controllare i propri consumi in maniera razionale. EnergySense, questo il nome del programma, sa- rebbe diverso da PowerMeter un’applicazione web che mostrava quanta elettricità veniva consumata a casa - partorita sempre dal colosso di Mountain View ma abbandonata nel 2011 per lo scarso interesse suscitato nel pubblico. Big G - che punta anche a siglare partnership con altre società per la produzione starebbe testando EnergySense in alcune abitazioni di St. Louis, nel Missouri, ma non è ancora chiaro se e quando il dispositivo arriverà in commercio negli Stati Uniti e tanto meno quando potrà essere fisicamente acquistato anche in Europa, dove l’immissione sul mercato, presumibilmente, dipenderà anche dai risultati commerciali conseguiti oltre oceano e dall’accordo con i principali produttori di strumentazione per il contenimento dei consumi energetici nelle abitazioni. Ad ogni buon conto, Google non è l’unica compagnia hi-tech a lavorare su sistemi per gestire al meglio l’energia domestica. Fra questi c’è, ad esempio, il termostato smart di Nest, che dispone di WiFi integrato ed è in grado di apprendere, nel corso del tempo, quali siano le preferenze di temperatura di chi vive in un ambiente, in maniera da adattarsi e funzionare di conseguenza. a media del consumo individuale di acqua, nei Paesi europei, è di oltre 150 litri al giorno. Di questi circa la metà potrebbe essere costituita da acqua non potabile, senza per questo rinunciare alle proprie comodità. Il consumo domestico di acqua potabile andrebbe limitato e, dove possibile, sostituito con acqua piovana. Diverse sono gli strumenti utili per raggiungere questo obiettivo, dalle rubinetterie a flusso areato agli sciacquoni a portata differenziata, che garantiscono l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’acqua per usi domestici, secondo le normative. Le rubinetterie miscelano aria ed acqua, diminuendo la portata e mantenendo il livello di pressione nell’erogazione. I dispositivi con attacchi universali, quindi facilmente sostituibili, permettono ad esempio di lavarsi le mani con un getto di soli 6 litri al minuto, invece dei 12 o 15 litri normalmente erogati da un comune rubinetto, con un risparmio che supera il 50%. Il sistema garantisce in questo modo un notevole risparmio, sia delle risorse idriche che nella produzione di acqua calda sanitaria fino al 30%, con evidenti riduzioni nei consumi energetici e nei costi relativi. Lo sfruttamento delle acque meteoriche sta assumendo sempre più importanza, dal momento che l’impiego dell’acqua è spesso eccessivo, sia per l’acqua potabile che per quella destinata ai più svariati servizi, tanto da mettere spesso in crisi la disponibilità stessa in rapporto al suo ciclo naturale. È diventata quindi prioritaria l’esigenza di un risparmio di questa importante risorsa, facendo uso dove possibile di fonti alternative quali, per esempio, l’acqua piovana. Si stima indicativamente che per un consumatore medio si potrebbe arrivare a sostituire fino quasi il 50% dell’acqua potabile con acqua meteorica, prevalentemente per uso Wc, lavatrice (qualora consentito) e giardino. L’acqua piovana, oltre ad essere gratuita, non contiene né calcare né cloro. Per recuperare un’acqua di buona qualità è indispensabile filtrarla e pulirla per eliminare il materiale in sospensione (foglie, detriti, sabbia). Una volta immagazzinata nel serbatoio, al riparo dalla luce solare, l’acqua si mantiene chiara, fresca e senza odori. L’acqua piovana prelevata dall’impianto di recupero è sempre limpida ed inodore, oltre ad essere totalmente sicura e igienica. Con un buon isolamento risparmi energetici del 4% La giusta ventilazione è la soluzione per case più salubri con meno consumi E L difici bene isolati aiutano l’ambiente e fanno risparmiare in bolletta. A sostenerlo è uno studio europeo commissionato dalla Fondazione europea per l’isolamento industriale secondo il quale un isolamento ottimale degli edifici potrebbe portare a risparmi nell’ordine del 4% sul consumo di carburante e ad una conseguente diminuzione di emissioni. La ricerca, condotta su base europea, calcola che la riduzione delle emissioni potrebbe arrivare a 37 milioni di tonnellate. Il costo per l’isolamento degli edifici e per il rispristino delle coibentazioni danneggiate, dovrebbe essere intorno ai 900 milioni di euro, una spesa che, rapportata ai singoli interventi, potrebbe essere ammortizzata in un solo anno grazie alla riduzione dei consumi energetici. Lo studio, la cui anticipazione è stata pubblicata dal sito di informazione europeo EurActiv, ha rivelato che in Europa il 10% degli isola- menti degli edifici è danneggiato ed avrebbe necessità di interventi di ripristino. Solo agendo su questo fronte il risparmio energetico sarebbe del 3%. Attualmente l’investimento sull’isolamento di una nuova costruzione è minimo rispetto al totale e quindi insufficiente a raggiungere standard elevati di efficienza energetica. Secondo la società di consulenza olandese Ecofys, specializzata in energie rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di Co 2, che ha prodotto ricerche per la Commissione Europea, per i governi nazionali e diverse aziende del settore privato, l’isolamento industriale e il potenziamento delle coibentazioni eviterebbero la dispersione di circa il 66% del calore negli impianti industriali e se gli esperti di isolamento fossero coinvolti nel processo di pianificazione delle nuove costruzioni fin dall’inizio, sostengono gli esperti Ecofys, i processi di ristrutturazione industriale ne trarrebbero vantaggi. ’aria interna è di gran lunga più inquinata dell’aria esterna; non solo, la maggior parte della popolazione trascorre nei luoghi confinati fino al 90% del tempo della propria vita. Diverse le cause: dall’impiego dell’energia elettrica e le tecnologie ad essa correlate, alla scarsa attenzione progettuale a soluzioni tecniche appropriate, dalla diminuzione dei ricambi d’aria a causa delle misure per il contenimento dei consumi energetici negli edifici alla minore attenzione dei progettisti nei confronti dei problemi di igiene edilizia. Agli inquinanti nuovi, di origine chimica o di nuova individuazione, come quelli di tipo fisico, gas radon e campi elettromagnetici, si aggiungono inquinanti classici, come quelli di origine biologica muffe, batteri. Il risultato ottenuto è una miscela di contaminanti presente all’interno degli edifici, con conseguenti danni alla salute degli individui, che vanno dalle sensazioni di malessere all’acuirsi dei fenomeni allergici. Ed ecco alcune regole da tenere a mente: l’umidità relativa in inverno non deve essere inferiore al 30% (intorno al 20% aumentano le patologie dovute alla secchezza dell’aria), in estate deve essere mantenuta tra il 50% e il 70%; ratei di ventilazione insufficienti acuiscono i problemi di inquinamento interno, particolare attenzione va posta alla quantità di aria di ricircolo ed ai trattamenti che subisce. La ventilazione è la soluzione ideale per preservare il comfort e la qualità delle strutture, eliminando gli inquinanti dall’aria interna, direzionandoli verso l’esterno, e limitando così anche gli sprechi di energia negli alloggi, dovuti ad esempio alle frequenti aperture delle finestre per il ricambio d’aria con conseguenti aumenti dei costi di riscaldamento. Il ricircolo dell’aria non si può affidare esclusivamente all’apertura delle finestre: in questo caso la totale impermeabilizzazione dell’involucro è associata a sistemi di ricambio dell’aria che funzionano per differenza di pressione, quindi in maniera naturale. Il ricircolo funziona mediante la captazione dell’aria esterna che viene filtrata per poi passare in un recuperatore di calore. Qui viene preriscaldata al livello della temperatura ambiente degli appartamenti e immessa nei vani nobili soggiorno e camere da letto. L’aria, con il suo passaggio crea un ricambio nell’appartamento finché viene catturata meccanicamente attraverso le bocchette di estrazione poste nei locali tecnici, in cucina e nei servizi, all’interno dei quali circola per poi essere espulsa dall’alloggio. Prima di essere portata all’esterno la sua temperatura viene trasmessa all’aria nuova in ingresso. La ventilazione meccanica controllata, limita il dispendio energetico unitamente all’aumento del comfort degli occupanti e assicura il ricambio dell’aria interna negli alloggi. 12 CASA EFFICIENTE N.1 Presentati i progetti per la trasformazione della città in una “smart city” efficiente Torino: 45 passi verso il futuro ’era una volta la Torino sinonimo di città induC striale. Oggi quella vocazione - se non svanita - si è certamente rarefatta, per lasciare posto ad una nuova immagine: quella di Smart City. E il capoluogo subalpino si sta poco per volta rifacendo il trucco, anche attraverso le 45 idee del progetto Smile - Masterplan, illustrate nei giorni scorsi alla presenza del sindaco di Torino, Piero Fassino; dell’assessore all’Ambiente e presidente della Fondazione Torino Smart City, Enzo Lavolta,; di Raffaele Liberali, rappresentante italiano nel comitato strategico di Horizon 2020; e di Elena Pedone, della Dg Connect. Ma quali sono le linee guida di questa rivoluzione? Mobilità efficiente e poco inquinante, utilizzo dell’energia razionale e da fonti rinnovabili, sviluppo a tutti i livelli dei servizi digitali. Il masterplan, denominato appunto Smile, (acronimo di Smart Mobility, Inclusion, Life&Health, Energy), disegna insomma un percorso per la trasformazione della Il sindaco di Torino Piero Fassino e l’assessore Enzo Lavolta al convegno Smart city città, attraverso 45 azioni concrete. Di queste, alcune sono già progetti avviati, come ad esempio, la bolletta energetica, finalizzata a promuovere il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale degli edifici privati. Ma in stato avanzato sono anche i semafori e l’illuminazioni pubblica a led; lo sfruttamento della terra, del sole e dei rifiuti organici per la creazione di energia per la città; la valorizzazione dell’efficienza e dell’abbattimento dei consumi. Iniziative rese possibili grazie al coordinamento tecnico di Torino Wireless, alla collaborazione con Torino Strategica, con la vice presidenza di Valentino Castellani, l’Università degli Studi di Torino e il Politecnico, la Compagnia San Paolo ed Iren Energia, quest’ultima rappresentata da Francesco Profumo. Tutti d’accordo, però, nell’affermare che le 45 idee sono soltanto il punto di partenza; il segno tangibile che la città è matura e pronta per sostenere la sfida della Commissione Europea di Horizon 2020. “L’obiettivo è superare la retorica del concetto Smart City - commenta l’assessore Lavolta -. Si è partiti dalla città e dall’Amministrazione locale, ma bisogna tendere ad avere relazioni con il sistema nazionale”. In quest’ottica, il protocollo d’intesa sottoscritto con Milano e Genova, che ha di fatto ricreato quell’asse che ai tempi del boom economico ha fatto grande l’Italia, ha come obiettivo la condivisione dei risultati ottenuti, ma anche il superamento di tutti quegli errori da non ripetere. L’idea, infatti, è di arrivare al riuso e alla replicabilità degli intenti e dei progetti a livello nazionale. Un obiettivo che può essere raggiunto anche grazie ad associazioni come l’Anci, nella figura del presidente Piero Fassino, il quale ha precisato che “il masterplan Smile è la dimostrazione della capacità di Torino di fare rete di fronte alle nuove sfide che si aprono e che rappresentano l’opportunità di superare la crisi in modo intelligente, ponendo al centro dello sviluppo il tema della sostenibilità. Ma in questo percorso è fondamentale ridisegnare la vita dei cittadini in modo nuovo, creando una comunità che possa sfruttare le nuove potenzialità, utilizzando le nuove tecnologie digitali”. Torino sta muovendo i primi passi verso il futuro. Rebecca Genesio GENNAIO 2014 L’Aquila: ricostruire con reti intelligenti S e Torino è già sulla buona strada, L’Aquila sta iniziando adesso il proprio cammino per diventare città intelligente ed ecosostenibile, nell’ambito di un progetto di smart city che si integri con la ricostruzione post sisma. Enel e Comune hanno infatti siglato un accordo di programma per dotare la città e diversi comuni limitrofi di infrastrutture efficienti in grado di abilitare servizi innovativi ai cittadini e alla pubblica amministrazione, garantendo il minimo impatto ambientale grazie anche alla riduzione delle emissioni nocive, in linea con quanto previsto dal Patto dei sindaci e dai target di sostenibilità ambientale al 2020 dell’Unione Europea. A firmare l’intesa sono stati il sindaco, Massimo Cialente e il direttore della divisione Infrastrutture e Reti di Enel, Livio Gallo, alla presenza del direttore dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, Paolo Aielli. L’operazione, che ha un costo di 16 milioni di euro previsti in una delibera Cipe, ha tempi di realizzazione stimati in tre anni. Nelle smart cities la rete di distribuzione elettrica rappresenta un fattore abilitante per l’integrazione dei flussi energetici, per la diffusione della mobilità elettrica a impatto zero e la gestione dell’illuminazione pubblica. “È perciò necessaria - ha spiegato Gallo - un’evoluzione delle reti tradizionali in smart grids: reti intelligenti che integrano tecnologie tradizionali con soluzioni innovative che ne rendono la gestione più flessibile”. La rete elettrica, insomma, diventa sempre più simile a internet, dove qualsiasi dispositivo connesso può inviare e ricevere informazioni dai cittadini-utenti in un’interazione continua. Si svilupperà anche un sistema di mobilità elettrica con l’installazione di 50 colonnine per la ricarica delle auto. “Abbiamo il diritto di chiedere al Paese le somme necessarie per la ricostruzione - ha puntualizzato Cialente -, ma abbiamo il dovere di una ricostruzione sicura, bella e sostenibile. Con questa iniziativa si può. GENNAIO 2014 CASA EFFICIENTE 13 N.1 Alla Fiera, in programma a Bolzano da 23 al 26 gennaio, focus sulle riqualificazioni immobiliari all’insegna dell’efficienza Klimahouse: ristrutturare per risparmiare L a maggior parte delle abitazioni e dei condomini italiani sprecano energia, e a rimetterci, oltre ovviamente all’ambiente, è il portafogli di chi le abita, che si svuota sempre di più per sostenere l’onere dei consumi. Un peso non indifferente, soprattutto in questa stagione invernale, quando alle spese di gestione si aggiungono quelle afferenti all’impianto di riscaldamento. Ma qual è la soluzione? Ristrutturare, in maniera da incrementare l’efficienza. Se ne parlerà diffusamente a Klimahouse, fiera internazionale per l’efficienza energetica e il risanamento in edilizia, che torna a Fiera Bolzano dal 23 al 26 gennaio 2014 con un ampio spazio espositivo e un ricco programma di iniziative mirate anche ai visitatori privati, sempre più consapevoli e coinvolti attivamente nella scelta di materiali e di soluzioni vincenti sul fronte della sostenibilità abitativa, del risparmio energetico ed economico. Quanto consumano le nostre case? È possibile migliorare le performance delle abitazioni, con un risparmio energetico fino al 90% e, perché no, tagliare anche i costi in bolletta? Ormai è noto: la riqualificazione del costruito conviene sia all’ambiente sia alle tasche, per molti già parecchio alleggerite a causa della crisi. La nona edizione di Klimahouse offre risposte chiare e innovative e si propone come valida guida per orientarsi, con esempi pratici e consulenze qualificate, in uno scenario articolato e in continua evoluzione. Già autorevole punto di riferimento per gli operatori del settore, la manifestazione, infatti, si rivolge sempre più anche agli utenti finali che desiderano costruire o riqualificare energeticamente la propria casa per migliorarne la qualità abitativa, aumentarne il valore immobiliare e ottenere un conseguente risparmio economico nel rispetto dell’ambiente. Klimahouse offre una rassegna dei prodotti e dei sistemi costruttivi più innovativi nell’ambito della bioedilizia: finestre, porte e portoni termoisolanti, elementi per prefabbricati, coperture, tetti, materiali edili per il risanamento e facciate ventilate. Nell’ampio spazio espositivo, i visitatori potranno condividere con gli esperti di oltre 400 aziende le proprie esigenze ed essere coinvolti attivamente nella scelta delle soluzioni sostenibili più adatte alle specifiche necessità. Domenica 26 gennaio, inoltre, i consulenti dell’Agenzia CasaClima, ente certificatore indipendente della Provincia di Bolzano, e gli esperti APA (Associazione Provinciale dell’Artigianato) di Bolzano, sarnno a disposizione per colloqui gratuiti e personalizzati sui trucchi del risanamento, del risparmio energetico ed economico e della sostenibilità del costruire. Peraltro, per i visitatori che desiderano godere di una visita in fiera in pieno relax senza preoccuparsi dell’organizzazione del viaggio, Fiera Bolzano propone la formula innovativa intitolata “Go to Klimahouse 2014…!”. Si tratta del nuovo servizio all inclusive, che comprende il trasferimento in pullman da diverse città del nord Italia (Milano, Bergamo, Brescia, Bologna, Mantova, Verona, Mestre, Padova e Vicenza), il biglietto d’ingresso e la visita guidata al quartiere ecosostenibile “Le Albere” di Trento oppure “Casanova” di Bolzano (costi: € 99 a persona. Quota comprensiva di viaggio andata e ritorno in pullman, biglietto d’ingresso alla fiera, buono pasto, visita guidata al quartiere ecosostenibile “Casanova” di Bolzano o “Le Albere” di Trento. C’è, inoltre, anche un pacchetto ad 89 euro a persona, uguale al precedente ma con l’esclusione del buono pasto). Sempre nell’ottica dell’utente finale, anche l’iniziativa Klimahouse City Parcours, espressamente ideata per famiglie e privati, ha come meta l’eco-quartiere “Casanova” di Bolzano, realizzato secondo elevati standard di efficienza energetica. L’occasione ideale per un’esperienza diretta che prevede un confronto faccia a faccia con gli inquilini sugli interventi, le sfide affrontate, i costi sostenuti e soprattutto su come è cambiata la loro qualità di vita. (Dal 24 al 26 gennaio. Costo: 10 euro a persona). Infine, tra i numerosi eventi organizzati nel polo fieristico, si segnala la mostra “Risanamento oggi e domani” di Apa, Associazione Provinciale dell’Artigianato di Bolzano, che illustra invece, con modelli in scala 1:1, la trasformazione di edifici ad alto consumo energetico in edifici CasaClima di classe energetica A, B o Gold, evidenziando quali sono gli errori da evitare in fase costruttiva. Per saperne di più e diventare veri esperti di edilizia sostenibile, Fiera Bolzano organizza con partner d’eccezione un ricco programma di eventi formativi e informativi di alto profilo: il Congresso Internazionale con relatori di spicco (dal 24 al 25 gennaio), convegni, enertour a realizzazioni energeticamente risanate del territorio, workshop, seminari e mostre. Tutta la giurisprudenza e le normative sul patrimonio immobiliare Per effettuare tutte le tue ricerche storiche Dal 1981 il primo quindicinale dedicato al condominio ABBONAMENTO 2014 Offerta aggiornamento globale ITALIA CASA E IMMOBILIARE NEwS 24 numeri Euro 70,00 Euro 60,00 + IL CONDOMINIO GIURIDICO trimestrale = TOT. 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Thesauro, 2 - 10125 TORINO effettuato il ................... ❑ BONIFICO BANCARIO Banca MPS Filiale di Moncalieri ❑ ITALIA CASA + IL CONDOMINIO GIURIDICO € 99,00 IBAN: IT13R0103020000000063187044 Telefono: 011.65.23.611 - Fax: 011.65.23.690 - Sito internet: www.condominioitalia.biz - E-mail: [email protected] GENNAIO 2014 ENERGIE 15 N.1 Sono 2.316.000 i proprietari che intendono effettuare un intervento di manutenzione Per produzione di elettricità e trasporti stradali Confartigianato: i bonus per la casa Incentivazione metano e l’energia, unica luce per l’edilizia ottenuto da biomasse econdo Confartigianato Costru- (+ 631.000) rispetto a ottobre dello diventato possibile utilizzare segue quella del Ministro delzioni gli incentivi fiscali per ristrut- scorso anno. S il metano prodotto da oltre l’Ambiente Orlando dopo l’ok È turazioni sono l’unica luce per il setto“Una boccata d’ossigeno - sottolimille impianti connessi alle dato dal Ministro Zanonato lo re dell’edilizia. Tuttavia il quadro rimane buio. A rilevare l’impatto della crisi sull’edilizia e ad indicare le possibili strade per attenuare le difficoltà di imprese e lavoratori è il rapporto di Confartigianato presentato in occasione dell’assemblea di Confartigianato Costruzioni. Un 2013 a tinte fosche per le costruzioni: tra settembre 2012 e settembre 2013, l’occupazione nel settore è diminuita del 7,1%, con una perdita di 123.000 occupati. Un calo che, sommandosi a quelli registrati dal terzo trimestre 2008, porta ad una diminuzione complessiva di 400.000 occupati nelle costruzioni, pari al -20%. Saldo negativo anche per le imprese artigiane dell’edilizia che, da settembre 2012 a settembre 2013, sono calate del 4,3%. A rischiarare l’orizzonte del settore arrivano però le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni. Il rapporto di Confartigianato rivela infatti che, a ottobre 2013, sono 2.316.000 i proprietari di immobili orientati ad effettuare nei prossimi 12 mesi un intervento di manutenzione nella propria abitazione, e grazie alle misure introdotte dal Governo, il loro numero è aumentato del 37,4% nea Arnaldo Redaelli, presidente di Confartigianato Costruzioni - per il comparto maggiormente colpito dalla crisi. Proprio a fronte di questa situazione, è più che mai necessario rendere stabili e permanenti gli incentivi per raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari”. Dalla rilevazione emerge un quadro con molte ombre, costellato da segni negativi: nel 2012 il valore aggiunto del settore è diminuito del 5,8% rispetto al 2011. Ma il calo aumenta vistosamente se si estende la rilevazione al periodo pre-crisi: dal 2007 al 2012, infatti, la perdita di valore aggiunto delle costruzioni tocca il 22,2%, il calo maggiore tra i settori economici che hanno perso in media il 6,6% del valore aggiunto. In calo anche i finanziamenti alle imprese di costruzione: tra giugno 2012 e settembre 2013 la flessione è stata del 2,8%. Credito più scarso, quindi, ma anche costoso, poiché i tassi di interesse pagati dagli imprenditori del settore si attestano al 7,48%, vale a dire 1 punto in più rispetto alla media di quelli applicati al totale delle imprese. Contemporaneamente continua la flessione dello stock di mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni: da agosto a ottobre è diminuito dell’1%, mentre nell’area euro è in crescita dello 0,9%. E anche per le famiglie il tasso d’interesse applicato sui mutui per comprare casa è maggiore di 54 punti base rispetto alla media dell’Eurozona: 3,31% a fronte del 2,77%. Tutto ciò influisce sulle compravendite immobiliari che a settembre 2013 registrano un calo del 6,6% rispetto all’anno precedente, il settimo calo consecutivo dal primo trimestre 2009. La diminuzione delle compravendite si traduce in un consistente stock di case invendute, pari, nel 2012, al 64,4%. Le autorizzazioni cambiano a seconda di provincia e comune Gse, disomogeneità di regole sulle energie rinnovabili D al rapporto “Regolazione regionale della generazione elettrica da fonte rinnovabile” presentato dal Gse, il Gestore dei servizi energetici, emerge una disomogeneità delle modalità necessarie per ottenere autorizzazioni all’installazione di impianti di fonti rinnovabili. Anche solo cambiando Provincia o Comune, le modalità possono cambiare. “Questo incontro - ha spiegato il direttore studi e statistiche del Gse, Costantino Lato - non serve solo a rappresentare la situazione attuale ma anche a sentire gli attori, del mercato e istituzionali, per raccogliere le idee per migliorare e razionalizzare il sistema delle autorizzazioni, diffondendo le migliori pratiche”. Il prossimo passo, dopo la fotografia normativa, sarà quella di confrontare le diverse norme e cercare di capire quali sono quelle che funzionano meglio e che garantiscono i tempi minori per le autorizzazioni. Lato però sottolinea che in Italia “il problema non sono solo le regole, dipende se sono rispettate o meno, spesso sono buone ma deve essere migliorata la governance per rendere il sistema più efficiente”. In Italia sono 81 gli enti, tra Regioni e Province, competenti al rilascio dell’autorizzazione unica per gli impianti a fonti rinnovabili; 68 ammini- strazioni svolgono funzioni di autorità competente per le procedure di VIA, mentre 13 Regioni hanno aumentato la soglia di applicabilità, fino a 1 MW di potenza, dei regimi autorizzativi semplificati (Procedura abilitativa semplificata), spiega il rapporto redatto dallo stesso GSE su indicazione del Ministero dello Sviluppo economico. Dal documento, che scatta una dettagliata istantanea del “federalismo” energetico al 30 novembre 2013, emerge inoltre che in circa due terzi delle Regioni italiane sono state individuate zone non idonee alla costruzione di impianti fotovoltaici ed eolici, in sette Regioni aree non idonee per gli impianti a biomassa e biogas, in 5 per l’idroelettrico e in 2 Regioni per il geotermico. L’analisi, oltre a offrire una mappa completa degli enti che sono attualmente responsabili dei procedimenti amministrativi per gli impianti a fonti rinnovabili, traccia un quadro d’insieme a livello nazionale che consente di evidenziare le scelte normative, in senso restrittivo o ampliativo, attuate dalle Regioni per modificare o integrare la normativa nazionale, anche in attuazione del cosiddetto principio del “Burden Sharing”, che ripartisce a livello regionale gli obiettivi italiani al 2020. aziende agricole italiane non solo per la per la produzione di energia elettrica, ma anche per l’immissione diretta del biogas nella rete del metano e come combustibile per i trasporti stradali. Il metano ottenuto dalle biomasse potrà infatti essere immesso nella rete del gas naturale e per l’autotrazione. Sul decreto firmato dal Ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha espresso apprezzamento in una nota congiunta il coordinamento formato da CIB - Consorzio Italiano Biogas, NGV Italy e Assogasmetano. Con questa norma sarà quindi possibile utilizzare il metano prodotto da oltre mille impianti connessi alle aziende agricole italiane non solo per la per la produzione di energia elettrica, ma anche per l’immissione diretta del biogas nella rete del metano e come combustibile per i trasporti stradali (autoveicoli a metano). La firma del Ministro De Girolamo scorso 6 novembre in occasione della Fiera Key Energy-Ecomondo a Rimini. I presidenti delle tre associazioni, Piero Gattoni (CIB), Mariarosa Baroni (NGV Italy) e Paolo Vettori (Assogasmetano), hanno voluto sottolineare che il decreto “rappresenta un’opportunità di sviluppo indiscutibile con importanti ricadute economiche e ambientali. Il biometano può contribuire a coprire consumi per 2,5 miliardi di metri cubi nel settore degli autotrasporti permettendo da qui al 2020 di risparmiare 1,6 miliardi di biocarburanti di importazione”. “Si potrà liberare il potenziale dell’industria italiana del gas, che detiene già un forte vantaggio competitivo nel mondo. L’Italia è infatti il terzo produttore di biogas al mondo, sesto mercato mondiale per il metano in autotrazione e può vantare un forte avanzamento nella componentistica e nella meccanica agricola”, concludono i presidenti. 16 LAVORO N.1 GENNAIO 2014 L’Inps chiarisce le regole per assunzione, pagamento dei contributi e procedure da seguire in caso di licenziamento o dimissioni Il trattamento professionale dei lavoratori domestici L a recente tendenza, sviluppatasi soprattutto in alcune regioni italiane quali l’Emilia Romagna, di attivare servizi quali quello della badante condominiale, ha riportato di grande attualità, nelle ultime settimane, il tema dei lavoratori domestici. Si tratta di un universo piuttosto variegato - che spazia da colf ad assistenti familiari, baby sitter, governanti, camerieri, cuochi - e che in una percentuale sempre maggiore è composto da cittadini extracomunitari. Ma come gestire correttamente, a casa o in condominio, il rapporto di lavoro con tale categoria professionale? L’Inps fornisce tutta una serie di indicazioni pratiche in materia, di cui riportiamo un ampio stralcio. PRIMA DELL’ASSUNZIONE A seconda della provenienza e dell’età del lavoratore sono richiesti adempimenti diversi sia al datore di lavoro sia al lavoratore. Lavoratori comunitari Il datore di lavoro Nel caso il lavoratore domestico sia di nazionalità italiana o di paesi della Unione Europea, il datore di lavoro può assumere direttamente il lavoratore domestico, dopo aver concordato gli elementi del rapporto di lavoro (orario, retribuzione, ferie ecc.). Sono equiparati ai cittadini dell’Ue i cittadini svizzeri e quelli degli stati appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein). Il lavoratore Il lavoratore può essere assunto anche se non iscritto nelle liste del collocamento. È però necessario che sia in possesso del codice fiscale, di un documento di identità e della tessera sanitaria aggiornata e rilasciata dall’Asl. Dato che è ammessa l’assunzione di minori con età minima di 16 anni, se il lavoratore domestico è minorenne deve presentare, oltre ai documenti già indicati: ❖ il certificato di idoneità al lavoro, rilasciato dall’Asl di zona dopo visita medica a cura e carico del datore di lavoro; ❖ la dichiarazione dei genitori o di chi esercita la potestà familiare, vidimata dal Sindaco del Comune di residenza, con cui si acconsente che il lavoratore minorenne viva presso la famiglia del datore di lavoro o, in alternativa, per i minori ad ore, l’autorizzazione scritta di chi esercita la patria potestà. Lavoratori extracomunitari Il datore di lavoroo Dal 15 novembre 2011 tutti i datori di lavoro domestico che intendono assumere lavoratori extracomunitari già residenti in Italia non devono più compilare il “modello Q” per stipulare il contratto di soggiorno. Infatti, le obbligazioni contenute nel modello Q sono state recepite dalle Comunicazioni obbligatorie di assunzione, variazione e cessazione che i datori di lavoro domestico devono trasmettere all’Inps utilizzando le procedure on linedell’Istituto. Il lavoratore Il lavoratore deve: ◆ essere in possesso di un permesso di soggiorno valido per lo svolgimento di un’attività lavorativa; ◆esibire in Questura, al momento del rinnovo del permesso di soggiorno, la copia del modulo UniLav. L’ASSUNZIONE Dopo aver acquisito i documenti necessari si concordano le condizioni per stipulare in forma scritta il contratto di lavoro, per le cui condizioni si può fare riferimento a quelli delle principali associazioni di categoria. Le formalità La comunicazione di assunzione deve essere presentata all’Inps entro le ore 24 del giorno precedente (anche se festivo) a quello di instaurazione del rapporto di lavoro. La comunicazione ha efficacia anche nei confronti dei servizi competenti, del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), nonché della Prefettura Ufficio Territoriale del Governo. La comunicazione all’Inps è obbligatoria: ❖ anche per il periodo di prova; ❖ qualunque sia la durata del lavoro; ❖ anche se il lavoro è saltuario o discontinuo; ❖ anche se già assicurati presso un altro datore di lavoro; ❖ anche se già assicurati per un’altra attività; ❖ anche se di nazionalità straniera; ❖ anche se titolari di pensione. L’obbligo di comunicazione esiste anche in fase di proroga, trasformazione (da tempo determinato a tempo indeterminato oppure in caso di svolgimento dell’attività in una abitazione del datore di lavoro diversa da quella comunicata precedentemente) e cessazione del rapporto di lavoro. In questi casi la comunicazione dovrà essere effettuata entro cinque giorni dall’evento. Devono inoltre essere comunicate variazioni di elementi del rapporto di lavoro - come retribuzione, orario, settimane lavorate, ecc. utilizzati per il calcolo dei contributi. Le variazioni riguardanti orario e retribuzione sono soggette ad un limite massimo complessivo di due comunicazioni al trimestre, mentre non vi sono limiti per tutte le altre comunicazioni che non hanno effetto sul calcolo dei contributi da versare. Si precisa, infine, che l’annullamento di una denuncia di assunzione è consentito entro 5 giorni dalla data indicata quale inizio del rapporto di lavoro; superato detto termine, dovrà essere comunicata la cessazione. Per l’iscrizione e le eventuali variazioni, il datore di lavoro domestico, previa identificazione tramite PIN, può, in modo semplificato: ◆ avvalersi del Contact Center, al numero 803.164 gratuito da rete fissa, o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa prevista dal proprio gestore telefonico; ◆ utilizzare l’apposita procedura internet di compilazione e invio on-line disponibile sul sito dell’Inps. In base alle norme vigenti la procedura informatica non accetta comunicazioni di rapporto di lavoro tra coniugi, salvo il caso di invalidità riconosciuta con indennità di accompagnamento al coniuge datore di lavoro. La prova del rapporto di lavoro è invece prevista nel caso di parenti o affini entro il 3 grado. Non è necessario procedere alla comunicazione di assunzione secondo le modalità fin qui indicate nel caso in cui il datore di lavoro domestico intenda fare ricorso a prestazioni di lavoro di tipo accessorio di natura occasionale. Il rapporto di lavoro accessorio è regolato mediante la consegna dei cosiddetti voucher, che contengono la retribuzione e la contribuzione verso Inps ed Inail. IL LAVORO NERO Mancata comunicazione Il datore di lavoro ha l’obbligo di comunicare all’Inps l’assunzione e anche l’eventuale trasformazione o cessazione del rapporto di lavoro. Se il datore di lavoro omette o ritarda la comunicazione obbligatoria all’Inps, deve pagare una sanzione amministrativa alla Direzione Provinciale del Lavoro che va da 200 a 500 euro per ogni lavoratore di cui non si è comunicata l’assunzione. Questa sanzione amministrativa può essere cumulata con la sanzione prevista per la mancata iscrizione all’Inps e/o alla sanzione civile prevista per l’omesso pagamento dei contributi. Infatti se il datore di lavoro non invia la comunicazione obbligatoria di assunzione all’Inps, il lavoratore non viene iscritto all’Inps, che ne gestisce la posizione assicurativa. In caso di mancata iscrizione del lavoratore domestico all’Inps, la Direzione Provinciale del Lavoro può applicare al datore di lavoro una sanzione che va da 1.500 euro a 12.000 euro per ciascun lavoratore “in nero”, maggiorata di 150 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo, cumulabile con le altre sanzioni amministrative e civili previste contro il lavoro nero. I contributi Il versamento tardivo dei contributi comporta per legge l’applicazione al datore di lavoro di sanzioni pecuniarie da parte dell’Inps, al tasso vigente alla data di pagamento o di calcolo e per un massimo del 40% sull’importo dovuto nel trimestre o sulla cifra residua da pagare. Questo tasso di interesse si applica a condizione che il datore di lavoro effettui spontaneamente il versamento entro i 12 mesi dal termine stabilito per il pagamento dei contributi, prima di contestazioni o richieste da parte di Inps, Inail e Ispettorato del lavoro. Se questo termine non viene rispettato, si ricade nel caso dell’evasione contributiva, sanzionata con un’aliquota del 30% in base annua sull’importo evaso nel trimestre. CONTRIBUTI E FISCALITÀ In seguito all’iscrizione, l’Inps provvede ad aprire una posizione assicurativa in favore del lavoratore domestico ed invia al datore di lavoro un blocchetto di bollettini di conto corrente postale per il versamento dei contributi dovuti. Il contributo è legato alla paga effettiva oraria. Gli elementi che compongono la paga oraria sono: ❖ la retribuzione oraria di fatto concordata tra le parti; ❖ il valore convenzionale del vitto e alloggio, ripartito in misura oraria. ❖ la tredicesima mensilità (gratifica natalizia) ripartita in misura oraria; Esempio: Retribuzione oraria concordata: euro 8 per 30 ore a settimana su 6 giorni lavorati con vitto e alloggio. Indennità di vitto e alloggio 2013: 5,31 euro. Quota oraria: 5,31 per 6 giorni: 30 ore = 1,062. Quota oraria di tredicesima: (8 + 1,062): 12 = 0,755. Retribuzione oraria effettiva: 8 + 1,062 + 0,755 = 9,81 euro. Se l’orario di lavoro non supera le 24 ore a settimana, il contributo orario è commisurato a tre diverse fasce di retribuzione; se l’orario di lavoro è di almeno 25 ore settimanali, il contributo è fisso per tutte le ore retribuite. Agevolazioni fiscali Il datore di lavoro che versa regolarmente all’Inps i contributi per colf o assistenti familiari può usufruire di agevolazioni fiscali relative ai contributi versati. Colf:il datore di lavoro può dedurre dal proprio reddito, per un importo massimo di 1.549,37 euro l’anno, i contributi previdenziali obbligatori versati per la colf. A tal fine è tenuto a conservare le ricevute dei bollettini Inps. L’importo massimo deducibile è fisso e non varia in base ai redditi dichiarati. Assistente familiare: il datore di lavoro può detrarre dall’imposta lorda il 19% delle spese sostenute per gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, per un importo massimo di 2.100 euro l’anno. La detrazione spetta al soggetto non autosufficiente o ai familiari che sostengono la spesa. Per poter usufruire di questa agevolazione sono necessari: a) il certificato medico, rilasciato da un medico specialista o generico, che attesti la condizione di non autosufficienza, da esibire a richiesta dell’amministrazione finanziaria; b) le ricevute delle retribuzioni erogate, firmate dall’assistente familiare. Si può usufruire di tale detrazione se il reddito complessivo non supera 40.000 euro. La deduzione fiscale per la colf si può sommare alla detrazione prevista per l’assistente familiare, e viceversa. Contributi Per calcolare i contributi in relazione alla retribuzione pattuita, l’Inps mette on line, a disposizione dei datori di lavoro e dei lavoratori un software di simulazione del calcolo accessibile. Basta inserire i dati richiesti nei campi previsti e cliccare sulla freccia Avanti per ottenere, al termine dell’inserimento dati, il calcolo dei contributi che il datore di lavoro dovrà versare mensilmente. Tredicesima La tredicesima mensilità corrisponde ad un dodicesimo dell’intera retribuzione annua, che i datori di lavoro devono pagare ai loro collaboratori familiari entro il mese di dicembre, in occasione delle festività natalizie. La tredicesima matura anche durante le assenze per malattia, infortunio sul lavoro e maternità, nei limiti del periodo di conservazione del posto e per la parte non liquidata dagli enti preposti. Se il lavoratore domestico presta servizio per più famiglie ogni datore di lavoro è tenuto ad effettuare il calcolo della quota di tredicesima sulla base della retribuzione oraria corrisposta. Esempio: Per un lavoratore che ha lavorato dal 1 aprile al 31 dicembre con una retribuzione mensile di 600 euro, il calcolo è: 600 euro x 9(mesi lavorati):12 = 450 euro. Ferie Indipendentemente dalla durata dell’orario di lavoro, per ogni anno di servizio presso lo stesso datore di lavoro il lavoratore domestico ha diritto ad un periodo di ferie di 26 giorni (escluse le domeniche e le festività infrasettimanali), da fruire preferibilmente, tenendo conto delle esigenze del datore di lavoro, nel periodo giugno-settembre. Durante il periodo di ferie, al lavoratore spetta, per ogni giornata, Segue a pag. 17 GENNAIO 2014 LAVORO 17 N.1 Continua da pag. 16 un ventiseiesimo della retribuzione mensile, comprensiva della eventuale indennità sostitutiva per il vitto e per l’alloggio. In caso di retribuzione oraria, occorre prendere a riferimento il numero di ore effettuate di media in un mese e dividerle per 26, ottenendo così il numero di ore equivalente ad un giorno di ferie. Esempio: Per un lavoratore che effettua un orario di 12 ore settimanali, si moltiplicano le 12 ore per 4,333 (un mese è composto da 4,333 settimane), ottenendo così il numero di ore corrispondenti ad un mese di lavoro, che è pari a 52. Il numero di ore equivalente per ogni giorno di ferie si ottiene dividendo il numero delle ore lavorate in un mese (52) per 26 (giorni). Il risultato è pari a 2. Considerando una retribuzione oraria di 8,00 euro, possiamo calcolare che ogni giorno di ferie deve essere retribuito con 8 euro x 2 = 16,00 euro. Attenzione: il datore di lavoro è tenuto al versamento dei contributi anche durante le ferie. Al lavoratore che non ha raggiunto un anno di servizio spettano tanti dodicesimi del periodo di ferie quanti sono i mesi di effettivo servizio prestato (si considera mese intero la frazione pari o superiore a 15 giorni di calendario). Ciò a condizione che abbia superato il periodo di prova. Le ferie non possono essere concesse durante il periodo di preavviso di licenziamento né durante il periodo di malattia o infortunio. Per calcolare le ferie, le frazioni di anno si calcolano in dodicesimi e si arrotondano sempre per eccesso. Quanto e come pagare I contributi si pagano per trimestri solari entro i seguenti termini: ◆ dal 1° al 10 aprile, per il primo trimestre; ◆ dal 1° al 10 luglio, per il secondo trimestre; ◆ dal 1° al 10 ottobre, per il terzo trimestre; ◆ dal 1° al 10 gennaio, per il quarto trimestre. Il pagamento dei contributi non può essere fatto né prima né dopo i termini indicati sopra. Se l’ultimo giorno utile per il versamento coincide con la domenica o con una festività, è prorogato al giorno successivo non festivo. Il versamento mancato, tardivo o parziale comporta per legge l’applicazione di sanzioni pecuniarie da parte dell’Inps. Calcolo dei contributi L’importo dei contributi dovuti per ciascun trimestre si ottiene moltiplicando il contributo orario per il numero delle ore retribuite nel trimestre al quale si riferisce il versamento. Per determinare il contributo orario si individua la fascia in cui è compresa la retribuzione oraria effettiva ed il contributo orario corrispondente a tale fascia. Per calcolare le ore retribuite nel trimestre,: si moltiplicano le ore retribuite ogni settimana per le settimane del trimestre in pagamento. La settimana lavorativa di riferimento decorre dalla domenica al sabato, per cui con ogni pagamento devono essere indicate tutte le ore retribuite nelle settimane del trimestre che si concludono con il sabato. Le ore retribuite nei giorni successivi all’ultimo sabato del trimestre considerato, si aggiungono a quelle del trimestre solare successivo. Se dalla somma delle ore e delle frazioni di ora si ottiene un numero non intero, il numero stesso deve essere arrotondato all’unità superiore. Si precisa che ogni trimestre non è sempre composto da 13 settimane, ma dipende dal numero dei sabato compresi nel trimestre. Questo numero indica le settimane cui fare riferimento per il versamento dei contributi. Quanto alla retribuzione oraria effettiva, si ottiene sommando alla retribuzione mensile o oraria un dodicesimo per il rateo di tredicesi- Il trattamento professionale dei lavoratori domestici ma. Si ricorda che la retribuzione da indicare al momento dell’assunzione è costituita dalla somma del valore erogato in denaro e del valore convenzionale del vitto e alloggio, quando dovuto. In caso di cessazione del rapporto di lavoro devono essere versati anche i contributi relativi a ferie maturate ma non fruite ed al preavviso. Il versamento dei contributi deve essere effettuato entro i 10 giorni successivi alla data di cessazione, tenendo comunque conto delle settimane che devono essere retribuite e contribuite, anche se non corrispondono all’attività lavorativa. DIRITTI DEL LAVORATORE I versamenti effettuati all’INPS dal datore di lavoro consentono al lavoratore domestico, sia italiano sia straniero, di accedere alle prestazioni assicurative e pensionistiche di seguito elencate, se in possesso dei requisiti richiesti dalla legge. ❖ Assegno per il nucleo familiare ❖ Indennità di disoccupazione ❖ Indennità di maternità ❖ Indennità antitubercolosi ❖ Cure termali ❖ Assegno di invalidità ❖ Pensione di inabilità ❖ Pensione di anzianità ❖ Pensione di vecchiaia ❖ Pensione ai superstiti o di reversibilità Assegno nucleo familiare I lavoratori comunitari hanno diritto all’ assegno per il nucleo familiare per sé e per i propri familiari residenti nel paese d’origine o in un paese convenzionato. I lavoratori extracomunitari (ad eccezione di quelli con contratto di lavoro stagionale) hanno diritto all’assegno per il nucleo familiare: ◆ solo per i familiari residenti in Italia, nel caso in cui il Paese di provenienza del lavoratore straniero non abbia stipulato con l’Italia una Convenzione in materia di trattamenti di famiglia. ◆ anche per i familiari residenti all’estero, nel caso in cui il Paese di provenienza del lavoratore straniero abbia stipulato con l’Italia una Convenzione in materia di trattamenti di famiglia. ◆ anche per i familiari residenti all’estero, nel caso in cui il lavoratore straniero - pur non essendo il suo Paese convenzionato con l’Italia - abbia la residenza legale in Italia e sia stato assicurato nei regimi previdenziali di almeno due Stati membri. La pensione I cittadini comunitari che lavorano in Italia e versano regolarmente i contributi all’Inps, hanno diritto alle prestazioni pensionistiche (pensione di vecchiaia, di anzianità, di inabilità e pensione ai superstiti) con gli stessi requisiti di età e di contribuzione previsti per i cittadini italiani. Nel caso in cui il lavoratore torni nel proprio Paese o si trasferisca in un altro Paese europeo, prima di aver maturato i requisiti necessari, tali requisiti possono essere raggiunti anche continuando a lavorare e versare contributi nella gestione previdenziale del Paese europeo in cui si sarà trasferito. Grazie al sistema della “totalizzazione”, tutti i contributi versati in Italia o in altri Paesi europei saranno sommati allo scopo di erogare un’unica pensione. L’importo della pensione viene determinato dalla gestione previdenziale di ogni Paese in proporzione ai contributi versati, secondo il cosiddetto “sistema pro-rata”. Licenziamento e dimissioni Il rapporto di lavoro può cessare per libera volontà del lavoratore e del datore di lavoro, a condizione che si dia regolare preavviso all’altra parte. In caso di licenziamento, per il rapporto di lavoro con impegno superiore a 24 ore settimanali il preavviso dovrà essere: ❖ 15 giorni di calendario, fino a cinque anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro; ❖30 giorni di calendario, oltre i cinque anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro. Per il rapporto di lavoro con impegno fino a 24 ore settimanali il preavviso dovrà essere: ◆ 8 giorni di calendario, fino a due anni di anzianità; ◆ 15 giorni di calendario, oltre i due anni di anzianità. Tali termini sono ridotti del 50% nel caso di dimissioni da parte del lavoratore. In caso di mancato preavviso da parte del datore di lavoro è dovuta al lavoratore un’indennità pari alla retribuzione corrispondente al periodo di preavviso spettante. In caso di dimissioni invece, al lavoratore che non effettua la prestazione nel periodo di preavviso viene trattenuta dalla liquidazione l’importo che gli sarebbe spettato in tale periodo. La Legge 28 giugno 2012, n. 92 (Riforma del mercato del lavoro), in vigore dal 18 luglio 2012, definisce all’art. 4, comma 17 e seguenti, le procedure da seguire ai fini della convalida della risoluzione consensuale o delle dimissioni volontarie dei lavoratori dipendenti, ivi compresi i lavoratori domestici. Le modalità da seguire sono due, l’una alternativa dell’altra: 1) Convalida del lavoratore presso la Direzione Territoriale del Lavoro o il Centro per l’Impiego territorialmente competenti, ovvero presso le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalla organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale (comma 17). 2) Sottoscrizione da parte del lavoratore di apposita dichiarazione in calce alla ricevuta della comunicazione di cessazione inoltrata all’Inps (comma 18). In mancanza della convalida presso gli enti previsti dalla norma o di sottoscrizione della ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione, il datore di lavoro, entro 30 giorni dalla data della cessazione, deve spedire al lavoratore un invito scritto (raccomandata r.r. o a mano) contenente l’indicazione di presentarsi presso le sedi deputate per convalidare l’atto o, in alternativa, a sottoscrivere la comunicazione di cessazione trasmessa all’Inps. Se il datore di lavoro non provvede all’invito nei termini indicati, le dimissioni si considerano prive di effetto. Il lavoratore, entro 7 giorni dalla ricezione, può: a) aderire all’invito e convalidare le dimissioni o la risoluzione consensuale; b) non aderire all’invito, ma il rapporto si intende comunque risolto (comma 19); c) revocare le dimissioni o la risoluzione consensuale (comma 21) in forma scritta; in questo caso il contratto di lavoro torna ad avere corso normale dal giorno successivo alla comunicazione di revoca. Malattia Il lavoratore deve avvertire immediatamente il datore di lavoro, salvo cause di forza maggiore o impedimenti, entro l’orario previsto per l’inizio della prestazione lavorativa; successivamente, il lavoratore deve far pervenire al datore di lavoro, entro due giorni dal rilascio, il certificato medico rilasciato entro il giorno suc- cessivo all’inizio della malattia. Se il lavoratore domestico si assenta dal lavoro per malattia, l’Inps non paga alcuna indennità. Quando è ammalato, il lavoratore domestico, convivente o non convivente, ha diritto alla conservazione del posto, per periodi differenti secondo l’anzianità maturata presso la stessa famiglia: ❖ 10 giorni, per anzianità fino a sei mesi; ❖ 45 giorni, se ha più di sei mesi e fino a due anni di servizio; ❖ 180 giorni, se l’anzianità di servizio supera i due anni. Oltre alla conservazione del posto di lavoro, il datore di lavoro deve garantire il pagamento della metà del salario pattuito per i primi tre giorni e del salario intero per i giorni successivi, fino a un massimo di: ◆ 8 giorni, per anzianità fino a sei mesi; ◆ 10 giorni, per anzianità da sei mesi a due anni; ◆ 15 giorni, per anzianità superiori a due anni. Negli eventuali giorni di ricovero ospedaliero o di degenza presso il datore di lavoro, al lavoratore non spetta l’indennità di vitto e di alloggio. Maternità Quando la lavoratrice domestica è in gravidanza scattano le garanzie a tutela della maternità. Durante il periodo di astensione obbligatoria previsto dalla legge la lavoratrice ha diritto a conservare il posto di lavoro, all’astensione dal lavoro e ad una indennità sostitutiva della retribuzione. Dall’inizio della gestazione fino al momento della astensione obbligatoria dal lavoro, la lavoratrice può essere licenziata solo per mancanze gravi che non consentono la prosecuzione del rapporto, nemmeno in via provvisoria. La tutela non è imposta dalla legge ma dal contratto collettivo. Durante il periodo di assenza obbligatoria, la lavoratrice ha diritto all’indennità di maternità pagata dall’Inps, pari all’80% del salario convenzionale sul quale sono versati i contributi orari. Nel calcolo dell’indennità sono considerati solo i periodi di lavoro svolti come lavoratrice domestica. Le lavoratrici domestiche hanno diritto alla tutela economica della maternità solo se: ❖nei 24 mesi precedenti il periodo di astensione obbligatoria risultano versati a loro carico (o dovuti) 52 contributi settimanali, anche se relativi a settori diversi da quello del lavoro domestico; ❖o, in alternativa nei 12 mesi precedenti l’inizio dell’astensione obbligatoria risultano versati a loro carico (o dovuti) almeno 26 contributi settimanali, anche in settori diversi da quello del lavoro domestico. Quanto all’assegno di maternità dello Stato, spetta alle madri residenti, cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie in possesso del permesso per soggiornanti di lungo periodo, per ogni figlio nato, adottato, o in affidamento preadottivo. L’assegno spetta se la madre: ◆ si è dimessa volontariamente dal lavoro durante la gravidanza ed abbia almeno 3 mesi di contribuzione nel periodo compreso fra i 18 e i 9 mesi precedenti la nascita del bambino (o il suo inserimento in famiglia, nel caso di adozione o affidamento); ◆ precedentemente ha avuto diritto ad una prestazione dell’Inps (ad esempio per malattia o disoccupazione) per aver lavorato almeno tre mesi, purché tra la data della perdita del diritto a prestazioni previdenziali e la data di nascita o di ingresso del minore in famiglia non siano trascorsi più di nove mesi. 18 PROFESSIONE N.1 GENNAIO 2014 LA TARGA AMMINISTRATORE È DIVENTATA OBBLIGATORIA Cosa dice la Legge 11 dicembre 2012, n. 220, art. 9: Art. 9 - “Sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalità, del domicilio e dei recapiti, anche telefonici, dell’amministratore. In mancanza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalità e dei recapiti, anche telefonici, della persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore”. LA TARGA “FURBA“ • È costituita da un pannello di fondo in Forex ignifugo da 2 mm e da un pannello frontale di Plexiglass colato da 3 mm. Può essere applicata all’esterno, resiste alle intemperie, praticamente eterna. Antivandali in quanto rilucidabile. 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Il 92% degli attestati viene redatto al Nord Viaggio nella “giungla” degli Ape C he cosa prevede la normativa in materia di certificazione energetica degli edifici? Quali sono le leggi statali e quelle regionali? Quali le norme tecniche che si applicano al settore? E ancora: in che cosa consiste la cosiddetta diagnosi energetica? Quali sono le sue finalità e in quali contesti edilizi può essere meglio applicata? Sono alcuni dei tanti quesiti affrontati dal report sul tema “Attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia”, realizzato dal Cti (Comitato termotecnica italiano) in collaborazione con Ministero dello Sviluppo Economico, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Amministrazioni regionali, Amministrazioni delle Province autonome. L’indagine mira a fare un po’ di chiarezza nella giungla degli Ape, caratterizzati da differenti modalità di stesura e forme di controllo a seconda dell’ambito regionale in cui essi vengono redatti. Un’altra finalità particolarmente interessante dell’inchiesta è quella di fare luce sull’universo professionale di chi effettua materialmente le certificazioni e sugli organismi di vigilanza preposti a valutarne la correttezza, formale e contenutistica. Ecco i principali risultati emersi da questi ultimi punti di vista. I CERTIFICATORI Solo sette Regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Sicilia, Valle d’Aosta e Trento) dispongono di un elenco dei soggetti certificatori energetici, consultabile on line attraverso i siti regionali o di organizzazioni collegate (organismi di abilitazione). Gli elenchi riportano i recapiti dei singoli tecnici; il Piemonte consente anche di depositare e rendere visibile il curriculum professionale. A seguito della sentenza n° 2426, emessa dal Tar della Puglia l’11/06/2010, l’omologa regione ha sospeso invece la gestione dell’elenco. Per alcune regioni è possibile conoscere il volume di attività per appartenenza professionale del soggetto certificatore. Prendendo in esame la percentuale di Attestiti di prestazione energetica prodotti per categoria professionale di riferimento, risultano i seguenti dati. ❖ Abruzzo: ingegneri (34%), architetti (31%), geometri (26%), periti industriali (9%); ❖ Calabria: ingegneri (70%), architetti (21%); ❖ Liguria: geometri (40%), ingegneri (32%), architetti (25%), periti industriali (2%); ❖ Lombardia: geometri (32%); laurea specialistica in ingegneria (17%); diploma di laurea in architettura (17%); diploma di laurea in ingegneria (16%); periti industriali (10%); ❖ Piemonte: geometri (33%), ingegneri (30%), architetti (30%), periti industriali (5%); ❖ Sardegna: ingegneri (63%), geometri (18%), architetti (15%); ❖ Sicilia: ingegneri (46%), architetti (29%), geometri (19%); ❖ Trento: ingegneri (52%), periti industriali (31%), geometri (14%); ❖ Umbria: ingegneri (70%), architetti (11%), geometri (8%), periti industriali (11%); ❖ Valle d’Aosta: ingegneri (50%), architetti (19%), geometri (17%), periti industriali (13%). Le restanti Amministrazioni non hanno fornito informazioni. Nel complesso, con riferimento alle sole regioni sopra indicate (che interessano un campione di circa 1,5 milioni di Ape), si può affermare che mediamente le figure professionali che producono più Ape sono l’ingegnere (32%) il geometra (32%), e l’architetto (25%). ACE E APE Gli Attestati di certificazione energetica (Ace) o, dal 2013, Attestati di prestazione energetica (APE), purtroppo, non sono tutti uguali. Sette Amministrazioni hanno adottato un proprio modello regionale, mentre tutte le altre utilizzano il modello proposto dalle Linee Guida Nazionali. Valore calcolato del fabbisogno di energia primaria specifico Epgl e classe energetica sono legati tra loro secondo due criteri: ◆ Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano adottano una classificazione “diretta”, ovvero in funzione del valore di Epgl relazionato a valori limite fissi delle classi energetiche; ◆ le rimanenti Regioni, fanno riferimento alla classificazione proposta dalle Linee Guida Nazionali, ovvero a valori limite espressi sia in funzione della zona climatica - così come individuate all’art. 2 del D.P.R. del 26/08/1993 n.412 - che del rapporto di forma dell’edificio S/V (Superficie Disperdente/Volume lordo riscaldato). In particolare, la Liguria considera anche il fabbisogno di acqua calda sanitaria. Possono essere, dunque, anche molto differenti, nelle varie regioni o province autonome, i modelli di calcolo cui si attengono i certificatori che producono gli Ape, i quali possono essere emessi da software certificato dal Cti, da piattaforma gestita dalla Regione oppure da piattaforma gestita dall’organismo di abilitazione. Gli Ace complessivamente depositati presso le diverse Amministrazioni (quindi non necessariamente presso gli enti di accreditamento regionali) risultano pari a circa 2,34 milioni. Peraltro, la stima è sicuramente per difetto; non tiene conto, infatti, delle Regioni che non hanno risposto al sondaggio e delle circa 89.000 autodichiarazioni: nella sola Regione Lombardia sono stati prodotti più della metà dei certificati energetici depositati a livello nazionale. Questi numeri confermano che la certificazione energetica “funzioni”, almeno dal punto di vista quantitativo. È evidente, tuttavia, il fatto che il Nord copre il 92% del totale, probabilmente anche grazie alla migliore tempestività di applicazione della normativa. LA VIGILANZA Non è ancora disponibile un quadro completo di riferimento relativo alla qualità dei certificati, in quanto le attività di controllo da parte delle Regioni o non sono state avviate, oppure si stanno svolgendo a livello sperimentale. La Direttiva 31, all’allegato II (sistemi di controllo indipendenti per gli attestati di prestazione energetica e i rapporti di ispezione) e la nuova L. 90/2013 dispongono che, ove non diversamente previsto da disposti regionali, i controlli del servizio di certificazione energetica siano svolti dalle stesse autorità a cui sono demandati accertamenti e ispezioni per gli impianti di climatizzazione. I controlli sono orientati alle classi energetiche migliori e comprendono: accertamento documentale degli Ape, verifica delle procedure e della congruità dei dati di progetto o di diagnosi con la metodologia di calcolo e i relativi risultati. Le Regioni che hanno avviato le procedure di controllo, alcune delle quali intraprese sperimentalmente, sono: ❖ Calabria: ha svolto un’indagine su un campione di Ape depositati negli anni 2011-2012. Tra gli errori più frequenti sono emersi la mancanza di: indicazioni sui sopralluoghi effettuati; valutazione della qualità dell’involucro; raccomandazioni tecniche; dichiarazioni di indipendenza e imparzialità. ❖ Emilia Romagna: ha avviato procedure sperimentali di controllo degli Ape che prevedono più fasi. Una fase riguarda la verifica di coerenza dei dati depositati nel sistema di registrazione e viene effettuata dall’applicativo Sace in maniera automatizzata; la seconda riguarda invece le verifiche ispettive in campo. ❖ Friuli Venezia Giulia: è in atto un controllo puramente formale, in attesa dell’approvazione di un regolamento apposito, così come previsto dall’art.24 comma 2 della L.R. 19/2012. ❖ Liguria: sono previste verifiche a campione (200 effettuate nel 2013) in base alle disposizioni regionali (art. 7, comma 2, lettera c ter L.R. 22/2007 ss.mm.ii.). Il processo, affidato ad Are Liguria Spa, è definito dall’art. 20 del R.R. 6/2012 e disciplinato nell’allegato L “Procedura per lo svolgimento delle verifiche a campione sulla conformità dell’attestato di prestazione energetica”. ❖ Lombardia: a seguito della fusione per incorporazione di Cestec Spa in Finlombarda Spa, le funzioni relative all’accertamento delle infrazioni e l’applicazione delle sanzioni ai sensi dell’articolo 27, comma 17 nonies, della LR 24/2006 e s.m.i., sono affidate all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa). L’attività di accertamento, condotta nell’arco di otto mesi, ha portato a 153 controlli così ripartiti: 119 Attestati di certificazione energetica (Ace); 27 atti di trasferimento a titolo oneroso a cui non è stato allegato l’Ace; 7 contratti di locazione. Il 46% dei controlli ha fornito esito negativo. ❖ Piemonte: ha effettuato il controllo su 107.000 attestati, il 25% dei quali non è risultato conforme. Sono state quindi irrogate oltre 2.000 sanzioni ed è stato pubblicato uno studio sui principali errori commessi. ❖ Toscana: ai sensi dell’articolo 3 ter, comma 2, lettera g) della Legge Regionale 39/2005, l’attività di vigilanza è svolta dai Comuni. Questi effettuano verifiche sulla regolarità, completezza e veridicità attraverso il “metodo di controllo a campione” (4% degli Ape presentati nell’anno solare precedente di cui 2% APE relativi ad edifici di classe energetica globale A). ❖Provincia Autonoma di Trento:la Deliberazione provinciale 1448/2009 impone di controllare il 5% dei certificati emessi. L’Odatech (Organismo di abilitazione e certificazione) ha attivato una procedura di verifica che consiste nell’analisi della documentazione e nella verifica della congruità dell’operato del certificatore. ❖ Valle d’Aosta: le modalità di controllo e ispezione sono stabilite dalla D.G.R. n. 2401/2012. Le ispezioni e gli accertamenti necessari per verificare il rispetto dei requisiti delle prescrizioni e degli obblighi stabiliti dalla L.R. 26/2012 sono svolti da ispettori del Coa energia (Centro Osservazione e Attività sull’Energia), che si avvalgono dell’Arpa quale soggetto esterno di supporto, ai sensi della D.G.R. n. 2401 del 14/12/2012. ❖ Veneto: ha avviato sperimentalmente procedure di controllo documentale. Su 3000 attestati il 13% degli Ape è risultato non conforme. Certificazione energetica: benefici e criticità a certificazione energetica funziona L bene per gli edifici nuovi, almeno nelle Regioni che la hanno recepita con maggiore convinzione. In Lombardia, ad esempio, è diventata un importante driver per il mercato edilizio di qualità. Nel maggio 2013 il catasto energetico regionale lombardo contava 6.437 certificazioni di classe A e 1.037 certificazioni di classe A+. Tuttavia, la certificazione degli edifici esistenti - richiesta per trasferimenti di proprietà o locazioni - viene ancora vista come un atto burocratico, anche se l’obbligatorietà ad esporre negli annunci immobiliari la classe energetica e l’indicatore di prestazione sta con- tribuendo a sensibilizzare utenti e cittadini. I principali elementi di criticità sono i seguenti: ◆ la qualità dei certificati energetici non è sempre soddisfacente. Si tratta probabilmente dell’aspetto più problematico che va affrontato applicando efficaci procedure di controllo e con l’aggiornamento continuo dei tecnici; ◆le classi di prestazione energetica oggi non risultano comparabili per tutte le Regioni: questo non permette un confronto tra edifici che si trovano in località diverse e soprattutto non facilita la crescita di una reale sensibilità negli utenti. Sarebbe quindi auspicabile che si utilizzi uno standard di classificazione unico per tutto il territorio nazionale oppure, se questo non fosse possibile, che si inserisca negli attestati regionali anche la classificazione nazionale; ◆ il tecnico certificatore qualificato in una Regione non può operare in tutto il territorio nazionale. Si tratta di un aspetto che probabilmente porta ad aumentare i costi per il cittadino e che potrebbe essere superato utilizzando una procedura nazionale unificata. L’attuale tendenza è quella si allinearsi alle UNI/TS 11300, come sarà presto anche per Regione Lombardia, e ciò costituirà un passo fondamentale nella direzione auspicata. 20 N.1 GENNAIO 2014 Via libera del Governo alla legge contro il consumo di suolo con incentivi al recupero del patrimonio edilizio. La diagnosi di Legambiente C ostruire solo riutilizzando il patrimonio esistente. È questo il mustdel disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato, approvato in Consiglio dei Ministri. Come spiegato dal Ministro per le Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, e dal Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, la norma cerca di ottenere un risparmio di suolo ripristinando un equilibrio tra l’eccessiva cementificazione, che aggrava il dissesto idrogeologico, e la scarsità di terreni destinati all’agricoltura. L’edilizia deve andare verso il riuso Per questo motivo la norma prevede che i terreni che usufruiscono di aiuti di Stato potranno essere utilizzati solo per uso agricolo, mentre saranno concessi incentivi agli interventi di recupero del patrimonio rurale. Allo stesso tempo, il ddl definisce come agricoli tutti i suoli destinati all’agricoltura, a prescindere dal fatto che vengano realmente coltivati. Il ddl prevede inoltre il risanamento di complessi edilizi situati nei centri storici e interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio che abbiano come obiettivo anche la messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico, soprattutto di quelle più esposte a eventi meteorologici estremi. Per controllare il rispetto della norma, sarà istituito un Comitato interministeriale col compito di monitorare il consumo ECCO TUTTI I DANNI DELLA CEMENTIFICAZIONE L egambiente ha presentato il volume “L’insostenibile consumo di suolo”, per sottolineare come la cementificazione stia contribuendo al riscaldamento globale, minacciando la biodiversità e minando la sicurezza alimentare. “Per dire basta alle vittime delle alluvioni, degli effetti dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico dobbiamo prendere atto che non è possibile continuare a cementificare il territorio. L’impermeabilizzazione dei terreni impedisce il naturale defluire delle acque e aumenta significativamente i rischi e i pericoli legati alle alluvioni Affinché non si ripetano tragici eventi, come quelli avvenuti recentemente in Sardegna come a Pescara e per salvare il paesaggio italiano, diciamo basta al consumo di suolo”, si legge nel libro. Dopo l’alluvione che ha colpito prima la Sardegna e poi la città di Pescara, Legambiente ha rinnovato l’appello al presidente del Consiglio affinché il Governo si impegni per l’approvazione di una normativa realmente capace di arrestare il consumo di suolo premiando, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Partendo da un’indagine che analizza la situazione globale il documento arriva poi a descrivere il caso specifico dell’Italia dove oltre alle cause del dissesto idrogeologico ne vengono evidenziate le conseguenze devastanti per le persone e le cose. “Il suolo è un bene comune e una Consumo di suolo: ecco che cosa ne pensano Comuni e Province L o scorso 7 novembre la Conferenza delle Regioni e la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti locali hanno esaminato il disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo, approvato dal Consiglio dei Ministri in via preliminare lo scorso 15 giugno, su proposta del Ministro delle politiche agricole. Nell’ambito della Conferenza Unificata le Associazioni dei Comuni (ANCI) e delle Province (UPI) hanno ciascuna consegnato un documento contenente osservazioni ed emendamenti. L’Upi in particolare, con la richiesta di modifica degli articoli 1 e 3, mira ad attribuire un ruolo maggiore alle province nell’ambito del processo di ripartizione della superficie agricola consumabile, subordinando l’utilizzo di nuovo suolo alla previa stipula di accordi di area vasta fra provincia e comuni nei quali ciascun ente locale assuma impegni in tema di bonifica, riqualificazione e riutilizzo delle aree dismesse, recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente. Le province inoltre chiedono l’introduzione all’articolo 8 di un contributo aggiuntivo rispetto del contributo di costruzione di cui all’art. 16 del Dpr 380/2001 (Testo Unico edilizia) per gli interventi che determinano consumo di nuovo suolo, in misura non inferiore a due volte gli oneri dovuti per l’urbanizzazione primaria e secondaria. L’Anci, invece, pur condividendo pienamente gli obiettivi del contenimento del consumo del suolo e dell’incentivazione della riqualificazione dell’edificato, chiede, tra l’altro: ❖l’inserimento del disegno di legge all’interno di una più organica riforma della materia del governo del territorio, ancora basata sulla Legge 1150/1942; ❖ una valutazione più attenta delle “ricadute” che le nuove norme avranno sulle attività programmatorie e gestionali dei comuni, introducendo un esplicito richiamo a come la strumentazione urbanistica comunale possa agire per rendere operativi gli obiettivi del ddl, senza prevedere però adempimenti obbligatori che comportino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. L’Anci non formula emendamenti puntuali, ma elenca una serie di “punti di principio”, ossia di elementi necessari per determinare la coerenza complessiva e l’efficacia dell’iniziativa legislativa, tra cui: ❖ semplificare, riordinare e coordinare le molteplici e differenti terminologie utilizzate e le definizioni che potrebbero determinare incertezza nell’ambito di applicazione della legge e nel regime transitorio (punto 2); ❖ introdurre un regime fiscale incentivante/disincentivante ai fini dell’attuazione della legge (punto 8); ❖ prevedere incentivi statali o regionali da legare al minor consumo del suolo nell’ambito di interventi, quali ad esempio, quelli del Piano nazionale per le città di cui al decreto legge 83/2012 (punto 9); ❖ prevedere, tra i benefici erogabili dai comuni per incentivare la progressiva inibizione del consumo di nuovo suolo, gli istituti della compensazione urbanistica e del credito edilizio, già introdotte da numerose leggi regionali (punto 10); ❖ confermare il ripristino della destinazione vincolata dei proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni per abusi edilizi (punto 11). risorsa limitata e non rinnovabile – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. C’è bisogno di una legge per fermare il consumo di suolo intervenendo sulle cause che lo determinano, che vanno dalla bolla finanziaria intorno all’edilizia all’uso distorto degli oneri di urbanizzazione. Se vogliamo fermare il consumo di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre intervenire sul patrimonio esistente, trasformare le periferie in ecoquartieri, ripensare la mobilità urbana e periurbana”. In inesorabile aumento, la cementazione in Europa tra il 2000 e il 2006 ha trasformato oltre 600mila ettari ovvero l’equivalente di una superficie grande 6 volte l’estensione di Berlino. di superficie agricola e realizzare ogni anno un rapporto a livello nazionale. Al Ministero delle Politiche agricole sarà inoltre istituito un registro dei Comuni virtuosi, che al consumo di suolo preferiranno il riuso. Secondo il Ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, il decreto rappresenta un cambio di mentalità verso un’edilizia di riuso e rigenerazione, che possa far muovere l’economia senza un ulteriore impatto sull’ambiente e sulle attività agricole. Per il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, la norma apre a uno scenario in cui si potrà costruire solo se prima si dimostra che si è riutilizzato il patrimonio esistente. Attorno a questo paletto il Ministro orlando prevede una serie di interventi per incentivare realmente e rendere convenienti gli interventi di recupero. Giudizio positivo anche dal Cnappc, Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, che ora spera in un’accelerazione sulle politiche di rigenerazione urbana sostenibile. Ricordiamo che la prima versione del ddl sul risparmio di suolo è stata approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso giugno. Secondo le Regioni, il testo presentava però una scarsa visione di insieme e non rispettava le competenze legislative regionali, che avrebbero potuto bloccare gli strumenti urbanistici vigenti. GENNAIO 2014 21 N.1 Invece di acquistare una casa si opta per la ristrutturazione Mobili: installare allarme non dà diritto al bonus S C arà merito degli incentivi fiscali. Sarà a causa delle condizioni degli immobili italiani, sempre più vecchi mentre la crisi sta riducendo l’acquisto di abitazioni nuove. Sta di fatto che nel biennio 2011-2012 ben il 5,9% delle famiglie residenti nelle sei maggiori città italiane ha effettuato lavori di ristrutturazione. Ad affermarlo è un indagine condotta da Tecnoborsa, che per voce del presidente Valter Giammaria spiega: “Il 4,5% del campione ha ristrutturato l’abitazione principale; lo 0,7% un altro immobile (casa in affitto, in comproprietà, di parenti prossimi, etc.); lo 0,5% una seconda casa e il restante 0,2% una seconda casa insieme a un altro immobile. Chi ha ristrutturato la prima casa non ha effettuato ulteriori lavori, evidentemente perché già assai invasivi e impegnativi anche economicamente”. In questo contesto, è molto interessante osservare che, rispetto alla percentuale delle famiglie che hanno acquistato un immobile nel periodo considerato (il 4,4%) la quota delle ristrutturazioni supera tale valore e, in particolare, circa il 20% di chi ha comprato casa l’ha anche restaurata. Le città più attive sotto questo profilo sono state Genova, Napoli e Palermo. Per quanto riguarda le parti dell’abitazione che sono state rinnovate, il 60,3% di coloro che hanno ristrutturato hanno eseguito lavori radicali in tutta la casa; a seguire, ma con notevole divario, gli interventi parziali hanno riguardato: per il 15,9% la cucina, per il 15% i bagni, per il 14% gli impianti, per il 13,9% gli infissi, per il 10,8% gli ambienti di soggiorno e, infine, per l’8,8% le camere da letto. Tra le motivazioni che hanno indotto le famiglie a intervenire nelle proprie case, al primo posto c’è il rinnovo strutturale, con l’82%; a seguire, ma con notevole distacco, c’è l’esigenza di una maggiore ergonomia dettata dal desiderio di maggior comforte praticità al tempo stesso (24%); il 16,7% lo ha fatto per razionalizzare gli spazi; il 14,2% per avere una casa ecologica, nel caso di nuclei familiari particolarmente sensibili all’ambiente; il 6,8% per ricavare spazi per attività sportive o pro-fitness; infine, il 5,3% per avere una casa cablata. Da un focus sul 16,7% di coloro che hanno eseguito lavori per migliorare lo sfruttamento e la funzionalità dello spazio a disposizione, è risultato che il 35,8% di questi lo ha fatto per aumentare il numero delle stanze; il 29,5% per ampliare il soggiorno; il 17,5% per ricavare un angolo cottura/cucinotto; vicever- sa, il 10,5% per ricavare una cucina abitabile; infine, il 6,8% per ridurre il soggiorno a vantaggio di altri ambienti. “Spostando l’analisi dal lato dell’offerta - ha proseguito il presidente di Tecnoborsa - si nota che ha usufruito degli incentivi fiscali circa il 23% di chi ha ristrutturato. Chi, viceversa, vi ha rinunciato, nel 39% dei casi non lo ha ritenuto conveniente ma, in questo caso, non si può non pensare a un effetto dell’economia sommersa; il 34,6% ha dichiarato di non essere a conoscenza dei bonus statali; infine, il restante 26,5% ha affermato che l’iter burocratico è troppo complicato”. Le famiglie, in generale, cercano naturalmente anche di ottimizzare le spese di gestione e/o manutenzione della propria abitazione per difendersi dal carovita e Tecnoborsa è andata a indagare anche su questo aspetto. Ebbene, nell’ultimo anno, il 47,2% degli italiani ha cercato di risparmiare sulle principali utenze, e nel dettaglio il 29,3% ha rivolto la propria attenzione alle spese di riscaldamento e/o condizionamento, mentre il 28,4% ha risparmiato sul rinnovo dell’arredo e il 27,2% su quello degli elettrodomestici. Infine, il 23,2% ha rinunciato ai piccoli interventi conservativi. he cos’è ristrutturazione edilizia e che cosa, invece, non lo è? Il quesito è delicato e ricco di implicazioni, anche dal punto fiscale. E nell’attesa dell’approvazione definitiva della legge di Stabilità (secondo la cui ultima versione, per accedere al bonus mobili, l’acquisto dell’arredo non potrà superare la spesa per la ristrutturazione dell’abitazione), sul tema si è già espressa la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del Veneto. L’ente, con parere n. protocollo 907-48973/2013 dell’8 novembre 2013, ha risposto ad un contribuente che chiedeva, appunto, se i lavori dell’installazione dell’impianto di allarme alla propria abitazione potessero beneficiare della detrazione prevista dall’articolo 16, comma 2, del Dl n. 63/2013, prevista per l’acquisto dei mobili destinati all’arredamento della stessa casa. In realtà, l’amministrazione finanziaria già con la precedente circolare n. 29/E/2013 aveva stilato un elenco degli interventi che costituiscono presupposto del beneficio in esame e in essi - pur facendo rientrare gli atti di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile, gli atti di restauro e di manutenzione - non erano inclusi gli inter- venti diretti a “prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi agevolabili ai sensi della lettera f) dell’articolo 16-bis del Dpr 917/1986”. Di qui, secondo la direzione veneta, il parere in base a cui “allo stato degli atti”, l’installazione dell’impianto di antifurto all’abitazione non beneficia del cosiddetto bonus mobili”. Il fatto che i funzionari del Fisco, nell’elencare le tipologie di intervento aventi diritto al bonus, abbiano utilizzato l’espressione “in sintesi”, potrebbe far pensare all’intenzione di stilare una lista esemplificativa e non tassativa. In realtà, ciò non corrisponde all’interpretazione offerta dalla Direzione regionale del Veneto, che in quella stessa locuzione - diversamente da quanto sostenuto dal contribuente - ha sottointeso la volontà di “indicare in forma schematica/riepilogativa quali sono gli unici interventi per i quali è possibile beneficiare della detrazione per acquisti di mobili”. Precisazione questa che, dunque, lascia sicuramente fuori dal beneficio l’installazione dell’allarme, che non è ricompreso tra gli interventi di ristrutturazione, seppur straordinari. Fonte: Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro 22 N.1 GENNAIO 2014 Le sole opere di urbanizzazione non garantiscono, all’acquirente originario, la riduzione dei tributi sui trasferimenti di terreni Evoluzione della normativa Piani urbanistici particolareggiati Agevolazioni con costruzione finita I benefici fiscali per i trasferimenti di terreni situati in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, consistenti nell’imposta di registro all’1% e in quelle ipotecaria e catastale in misura fissa, si applicano a condizione che l’acquirente originario provveda a realizzare compiutamente l’edificazione entro cinque anni. Questo, in sintesi, è il principio di diritto affermato dalla recente sentenza della Commissione tributaria regionale di Bologna n. 59/04/13, depositata l’8 ottobre 2013. La vicenda processuale La controversia decisa dai giudici emiliani nasce dalla proposizione di un appello da parte di una società di capitali, avverso una pronuncia resa dalla Commissione tributaria provinciale di Ravenna. In particolare, così come osservato puntualmente dai giudici regionali nella parte della decisione riservata allo svolgimento del giudizio, con “sentenza dell’8.7.2009 la Commissione tributaria provinciale di Ravenna rigettava il ricorso presentato dalla srl E. avverso l’avviso di liquidazione emesso dall’Agenzia delle Entrate di Lugo in relazione all’imposta di registro dovuta per l’acquisto di un’area edificabile per il quale la società ricorrente aveva fruito delle agevolazioni di cui all’articolo 33, comma 3, legge 388/2000. Il giudice di primo grado, dopo aver confutato la tesi dell’Agenzia, secondo la quale gli interventi edificatori erano stati realizzati in particelle diverse da quelle acquistate, rilevava tuttavia che la ricorrente si era limitata ad eseguire le sole opere di urbanizzazione primaria, rivendendo poi i lotti ad altri soggetti, mentre l’utilizzazione edificatoria da realizzarsi nel quinquennio riguardava la completa realizzazione dei manufatti, attribuendo alla sopravvenuta legge finanziaria 2008 valore di interpretazione autentica”. Con il citato atto d’appello proposto dalla società di capitali veniva osservato che “… il rilascio dei permessi di costruzione e l’esecuzione integrale delle opere di urbanizzazione soddisfacevano la condizione di legge e che la natura di norma speciale dell’articolo 33, comma 3, della legge 388/2000, imponeva una stretta interpretazione e rendeva impossibile attribuire alla legge finanziaria del 2008 il valore di norma di interpretazione autentica della disciplina previgente”. Come sottolineato dalla Ctr di Bologna, “… l’Agenzia delle Entrate di Ravenna si è costituita nel giudizio di appello chiedendo la conferma della sentenza gravata e condividendo le argomentazioni del giudice di primo grado”. La motivazione della sentenza I giudici emiliani, respingendo il ricorso in appello presentato dalla parte privata, hanno espresso, nella parte motiva della loro decisione, due importanti principi giuridici, che possono assumere fondamentale rilevanza in tutti i casi nei quali l’Amministrazione finanziaria contesti la decadenza dalle agevolazioni fiscali previste dalla normativa originaria in materia di trasferimenti di immobili situati in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati. Più precisamente, tali principi riguardano: ◆ la soggettività dell’agevolazione; ◆ la precisazione del concetto di “utilizzazione edificatoria dell’area” previsto originariamente dall’articolo 33, comma 3, della legge 388/2000. Soggettività dell’agevolazione In primo luogo, la Commissione regionale ha correttamente ritenuto che “… muovendo dai dati di fatto, è pacifico che la E. srl abbia ottenuto i vari permessi di costruzione ed abbia realizzato le opere di urbanizzazione primaria nel quinquennio previsto dalla legge, ma è altrettanto pacifico che non sia stata realizzata l’ulteriore edificazione delle aree; è irrilevante, a questo proposito, che la realizzazione dei manufatti autorizzati sia stata eseguita da altri soggetti, acquirenti dei lotti, poiché secondo la giurisprudenza consolidata della Cassazione ‘il beneficio dell’assoggettamento all’imposta di registro nella misura dell’1 per cento ed alle imposte ipotecarie e catastali in misura fissa, previsto dalla L. 388 del 2000,articolo 33, comma 3, per i trasferimenti di immobili situati in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, comunque denominati, si applica a condizione che l’utilizzazione edificatoria avvenga, ad opera dello stesso soggetto acquirente, entro cinque anni dall’acquisto; la disposizione agevolativa, ispirata alla "ratio" di diminuire per l’acquirente edificatore il primo costo di edificazione connesso all’acquisto dell’area, appare infatti di stretta interpretazione, ai sensi dell’articolo 14 preleggi, e sarebbe sospetta di incostituzionalità se il predetto beneficio potesse essere ricollegato alla tempestività dell’attività edificatoria di un successivo acquirente’ (cfr. Cassazione, sezioni VI-V, ordinanza 5933 dell’8.3.2013)”. In merito a questo aspetto, giova evidenziare che tale determinazione alla quale sono giunti i giudici emiliani si inserisce in un ormai consolidato indirizzo giurisprudenziale, sia di merito sia di legittimità, che riconosce ormai unanimemente la natura soggettiva del beneficio fiscale, previsto dal legislatore per i trasferimenti di immobili ricompresi in piani urbanistici particolareggiati. La Cassazione, già con le ordinanze 74382009 e 18679/2010, ha infatti stabilito l’importante principio di diritto secondo il quale l’agevolazione in esame spetta solamente a chi acquista e realizza l’edificazione nel quinquennio. In particolare, con l’ordinanza 18679/2010, ha ritenuto che la disposizione agevolativa, “ispirata alla ratio di diminuire per l’acquirente edificatore il primo costo di edificazione connesso all’acquisto dell’area, debba considerarsi di stretta interpretazione, a meno di non voler ingenerare dubbi di incostituzionalità, qualora il beneficio in parola fosse ricollegato alla tempestività dell’attività edificatoria di un successivo acquirente (cfr Cassazione 74382009)”. Nella parte motivazionale dell’ordinanza 7438/2009, la Cassazione argomenta, con un percorso logico-giuridico alternativo, il riconoscimento della natura soggettiva dell’agevolazione in esame. In primo luogo, i giudici premettono – riferendosi all’articolo 33, comma 3, legge 3882000 – che “la norma è di stretta interpretazione a sensi dell’articolo 14 preleggi. La tesi sostenuta dalla sentenza impugnata trova un primo ostacolo nell’ultima parte del comma ove fa riferi- mento al trasferimento al singolare e senza alcuna specificazione. Ritenendo l’applicabilità, come nella sentenza impugnata, del beneficio al primo acquirente nell’ipotesi di uno o più trasferimenti nel quinquennio per fissare con sicurezza il termine il legislatore avrebbe dovuto far riferimento al primo trasferimento”. La suprema Corte, sottolinea, inoltre, che l’argomento principale di tale tesi è da individuare nella “ratio” della legge. A tale proposito, viene evidenziato che “non si comprende, infatti, quali ragioni vi sarebbero nel favorire chi compri e rivenda un suolo in area soggetta a piani particolareggiati e nel collegare aleatoriamente tale beneficio alla tempestività dell’azione edificatoria di un successivo acquirente. Inoltre così interpretata la norma si discosterebbe dai principi di ragionevolezza e di eguaglianza e sarebbe sospetta di incostituzionalità”. La posizione dei giudici di legittimità è unanimemente condivisa anche dalle Commissioni tributarie territoriali, che aderiscono alla tesi della natura soggettiva dell’agevolazione prevista all’articolo 33, comma 3, della legge 388/2000 (cfr. fra le altre: sentenza della Ctr Emilia Romagna 24/2011; Ctp Ravenna 123/11, 61/2011, 75/2011 e 662008; Ctp Firenze 8/2009; Ctp Verona 74/2007). L’utilizzazione edificatoria In secondo luogo, la parte motivazionale della pronuncia in commento assume rilevanza pratica anche perché provvede a precisare il concetto di “utilizzazione edificatoria dell’area” previsto originariamente dall’articolo 33, comma 3, della legge 388/2000. In particolare, i giudici emiliani hanno ritenuto che, per individuare l’esatto significato da attribuire al concetto di “utilizzazione edificatoria dell’area”, occorre tener conto sia della lettera sia della finalità della norma agevolativa. Il Collegio giudicante ha, infatti, affermato in primo luogo che “… già la lettera e la ‘ratio’ della legge 388/2000 consentono agevolmente di ritenere che il beneficio postuli l’edificazione completa delle aree acquistate con le agevolazioni fiscali, risolvendosi altrimenti in una manovra puramente speculativa a favore di chi si limiti, come nel caso di specie, ad attivare le pratiche burocratiche e a realizzare i soli interventi di urbanizzazione primaria”. I giudici emiliani, sviluppando ulteriormente tale percorso logico-giuridico del loro ragionamento, hanno sottolineato, inoltre, che “… la disposizione agevolativa è ispirata alla ‘ratio’ di diminuire per l’acquirente edificatore il primo costo di edificazione connesso all’acquisto dell’area (cfr Cassazione, sezioni VI-V, ordinanza 13173 del 25.7.2012), e sarebbe del tutto illogico garantire un esborso tributario ridotto a chi si limiti a marginali interventi di supporto, tanto più che il notevole lasso di tempo a disposizione per eseguire le opere (ben 5 anni) – il cui mancato rispetto è condizione risolutiva e non meramente sospensiva: cfr. Cassazione, sezione V, sentenza 29612 del 29.12.2011) – costituisce un ulteriore riscontro della necessità di realizzare compiutamente l’edificazione”. L’agevolazione per gli immobili inseriti in piani urbanistici particolareggiati è stata introdotta dalla Finanziaria 2001. Più precisamente, l’articolo 33, comma 3, legge 3882000, prevedeva un particolare trattamento fiscale per “i trasferimenti di immobili in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, comunque denominati, regolarmente approvati ai sensi della normativa statale o regionale” , e “a condizione che l’utilizzazione edificatoria dell’area avvenga entro cinque anni dal trasferimento”. Ricorrendo tali presupposti, la norma agevolativa assoggettava i medesimi atti all’imposta di registro dell’1% e alle imposte ipotecarie e catastali in misura fissa. Successivamente, il legislatore, con l’articolo 76 della legge 448/2001, sotto la generica rubrica “regime fiscale dei trasferimenti di beni immobili”, aveva ritenuto opportuno emanare una disposizione interpretativa dell’agevolazione di cui all’articolo 33, comma 3, chiarendo che la stessa spettava “anche nel caso in cui l’acquirente non disponesse in precedenza di altro immobile compreso nello stesso piano urbanistico”. Con la legge 350/2003 è stato poi stabilito che “Nell’ipotesi di piani attuativi di iniziativa privata, comunque denominati, le agevolazioni fiscali di cui all’articolo 33, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, si applicano, in ogni caso, a seguito della sottoscrizione della convenzione con il soggetto attuatore”. La disposizione originaria, poi abrogata (articolo 36, comma 15, Dl 223/2006), è stata in seguito riproposta, con alcune peculiarità, dall’articolo 1, commi da 25 a 28, della legge 244/2007. Più in dettaglio, la Finanziaria 2008 ha riscritto nuovamente la tassazione dei trasferimenti di immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati, diretti all’attuazione di programmi di edilizia residenziali comunque denominati, prevedendo per la prima volta l’introduzione della fattispecie all’interno dei testi normativi di riferimento per quanto riguarda l’imposta di registro (Dpr 131/1986) e le imposte ipotecaria e catastale (Dlgs 347/1990). Sulla base, quindi, di tale inserimento, tecnicamente, non si tratta più di un’agevolazione, ma di una diversa imposizione indiretta nell’ambito della disciplina base ordinaria di un determinato tributo, per una specifica fattispecie traslativa, particolare rispetto a quella generale dei “trasferimenti immobiliari”. A seguito delle modifiche operate dalla legge 244/2007, la tassazione per i trasferimenti di immobili inseriti in piani particolareggiati diretti alla attuazione di programmi di edilizia residenziale, comunque denominati, è la seguente: ❖ imposta di registro 1%; ❖ imposta ipotecaria 3%; ❖ imposta catastale 1%. Giova evidenziare che, nella versione originaria della Finanziaria 2008, l’aliquota dell’1% dell’imposta di registro si applica a condizione che “l’intervento cui è finalizzato il trasferimento venga completato entro cinque anni dalla stipula dell’atto”. In merito a tale aspetto, il Dl 225/2010, all’articolo 2, comma 23, ha previsto che il termine di cinque anni per il completamento dell’intervento, per poter godere dell’agevolazione in esame, è prorogato di tre anni. Maurizio Dalla Vecchia (FiscoOggi) GENNAIO 2014 CASA & SERVIZI 23 N.1 L’indagine di Altroconsumo punta a sfatare le leggende metropolitane sull’elettrodomestico e fa i conti in tasca ai rotoloni Carta per la casa e forni a microonde Tra disinformazione e luoghi comuni P rodotti per la casa ed elettrodomestici vedono il consumatore oggetto di campagne di informazione promozionale che spesso veicolano falsità o luoghi comuni. A smentire tante leggende metropolitane pensa quotidianamente Altroconsumo, che nelle ultime settimane si è concentrato su due elementi: la carta casa e il forno a microonde. CARTA CASA La pubblicità vuole farci credere che quella della carta casa sia la soluzione ideale da utilizzare in cucina. Ma, come per tutti i prodotti usa e getta, l’unico modo per non pesare sull’ambiente è limitarne l’uso. Le materie prime, l’imballaggio, il trasporto, lo smaltimento: tutto si consuma in pochi istanti di utilizzo. Una nota azienda, invece, spiega sul proprio sito come utilizzare aceto e bicarbonato per fare le pulizie in maniera più ecologica, dimenticando di precisare che la vera ecologia si farebbe scegliendo un normale panno in microfibra piuttosto che un prodotto usa e getta. Anche diverse altre aziende produttrici cercano di far leva sulla comodità di gettare la carta dopo averla utilizzata. Le alternative Un panno in microfibra può rivelarsi un alleato prezioso: costa poco, dura a lungo e si lava in lavatrice. Si può utilizzare per assorbire o pulire, asciutto o bagnato, con o senza detersivi, su diverse superfici. Assorbe i liqudi, si strizza e, al contrario della carta, non si butta, se non al termine della sua “vita naturale”. La spugnetta per i piatti, quella con un lato ruvido e uno liscio, non può essere sostituita da un panno carta, visto che la sua funzione è quella di lavare i piatti. Per asciugarsi le mani, è sufficiente utilizzare uno strofinaccio di stoffa piuttosto che quattro o cinque strappi di carta da cucina. Per conservare salumi, formaggi e insalata è preferibile utilizzare un panno e non della carta casa. Se si tiene il rotolo di carta casa nel cassetto o in un posto un po’ nascosto, sarà facile accorgersi che se ne può anche fare a meno. Il risparmio Passando ad esaminare l’aspetto economico, una confezione da 3 rotoli di una nota marca costa 3,59 euro: circa 1,20 per rotolo. Con un consumo assiduo, come quello suggerito dalla pubblicità, non si fatica ad arrivare a un rotolo alla settimana e la spesa sale a quasi 60 euro l’anno. La confezione di 4 rotoli proposta da un’altra nota azienda, invece, costa 5,95 euro, quindi 1,50 euro a rotolo. Anche in questo caso, seguendo il consiglio della pubblicità, si consuma un rotolo a settimana, e la spesa annua arriverebbe a circa 70 euro. Un panno in microfibra, al contrario, dura anni e lo si può trovare a un prezzo di circa 2 euro. Se si aggiunge un rotolo di carta casa ogni 1-2 mesi, a circa 1 euro al rotolo, per un utilizzo occasionale, in un anno si spendono poco più di 10 euro. A conti fatti, con un semplice gesto, in un anno si possono risparmiare dai 50 ai 60 euro. FORNO A MICROONDE Come si diceva, un secondo elemento sul quale Altroconsumo ha cercato di sfatare credenze e luoghi comuni è il forno a microonde. Caratteristiche caso che queste onde avevano effetti sugli alimenti: durante un esperimento con le microonde si accorse, infatti, che la barretta di cioccolato che aveva in tasca si scioglieva. Il primo forno a microonde per scopi commerciali fu realizzato un paio di anni più tardi e non assomigliava certo ai piccoli e maneggevoli fornetti che abbiamo in casa. Il primo modello, infatti, era contenuto in armadio alto circa due metri e del peso di più di 300kg. Come funziona Il forno a microonde è da sempre un elettrodomestico che suscita dubbi e paure. Le microonde possono essere dannose? Cosa succede ai cibi? Altroconsumo ha dunque deciso di rispondiamo alle domande più comuni che sono arrivate da tanti associati, ricordando, innanzitutto, che per confrontare diversi forni e scegliere quello più conveniente si può anche consultare il servizio on line proposto dall’associazione. La parte fondamentale del forno a microonde è il magnetron a cavità risonanti: un dispositivo che genera onde elettromagnetiche. Il campo di radiazioni a microonde che viene generato mette in agitazione le molecole di acqua, lipidi e carboidrati contenuti nel cibo. Lo strofinamento che si crea tra le molecole vicine genera calore e quindi riscalda il cibo (è la stessa cosa che succede quando ci scaldiamo le mani strofinandole una contro l’altra). Le microonde Interferenze Microonde è il nome che viene dato alla parte dello spettro elettromagnetico compresa tra le onde radio e la radiazione infrarossa. Hanno una lunghezza d’onda compresa tra 0,1m (corrispondente ad una frequenza di circa 3GHz) e 1mm (che corrisponde ad una frequenza di circa 300 GHz). Dipende dal tipo di apparecchio: è stato dimostrato che i forni a microonde non interferiscono con i segnali delle reti wireless per la connessione ad internet, mentre possono interferire con i ripetitori di segnali televisivi che si utilizzano per trasmettere un segnale televisivo da una stanza all’altra. Questo problema è tuttavia facilmente risolvibile allontanando i due dispositivi in modo da rendere del tutto nulla la loro interferenza. Il forno a microonde non interferisce nemmeno con i pacemaker a meno che questi ultimi non siano modelli molto vecchi ma, in questi casi, i pacemakerpraticamente interferiscono con tutti i dispositivi elettronici. L’invenzione Il magnetron a cavità risonanti, il dispositivo fondamentale dei forni a microonde, è stato inventato intorno al 1940 per potenziare i radar. Fu Percy Spencer, impiegato della Raytheon Company (importante azienda americana del settore della difesa), a scoprire per Il provvedimento dell’Authority riguarda le bollette del 2011 Ma alcune regioni italiane restano sotto le soglie di legge Acqua: via libera ai rimborsi Differenziata: dati in aumento È I arrivato il provvedimento (la Delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 561/2013 del 5/12/2013) che dà il via ai rimborsi, sulla bolletta idrica, come effetto di un referendum del 2011: ad essere restituita sarà una parte della tariffa cosiddetta di remunerazione del capitale investito, addebitata nelle bollette fino a tutto il 2011. Ma di che si trattava? La remunerazione del capitale investito (calcolata al 7% dello stesso), faceva gravare sugli utenti una sorta di copertura dei costi di investimento, a prescindere che gli stessi derivassero da fonti esterne (prestiti) o da risorse interne (capitale proprio). Formalmente si trattava di una copertura dei rischi della gestione, ovvero dei rischi che i costi superassero quelli preventivati e/o che i ricavi fossero inferiori. Nella realtà, come si vede valutando il metodo di calcolo dei rimborsi, una parte di questi introiti costituiva in alcuni casi (se i costi effettivi risultavano poi inferiori) un vero e proprio utile per i gestori. Ma, come se già non bastasse il referendum, l’illegittimità del prelievo è stata poi sancita anche dal Consiglio di Stato (parere n.267 del 23/1/2013) e dal Tar della Toscana (sentenza n.436 del 21/3/2013); quest’ultimo, nello specifico, ha annullato il piano tariffario 2011-2013 approvato dall’Autorità d’ambito (Ato) della Toscana nel dicembre 2011 senza tener conto della volontà referendaria e del successivo Dpr. L’abrogazione effettiva, però, c’è stata solo a gennaio 2012, precisamente dopo 163 giorni dall’entrata in vigore del Dpr 116/2011. Quindi i gestori idrici, per questi 163 giorni, hanno continuato a percepire illecitamente questi introiti. Per tale periodo (dal 21 luglio al 31 dicembre 2011) l’Autorità garante per l’energia ed il gas ha previsto il rimborso degli addebiti. Il criterio adottato considera non rimborsabili i costi effettivamente sostenuti dal gestore per gli investimenti (interessi, tasse, accantonamenti), ed è per questo che i rimborsi sono diversi da gestore a gestore. Dopo un primo periodo di istruttoria, verifica ed approvazione, l’autorità ha dato il via ai primi rimborsi che dovranno avvenire nella prima bolletta utile. Alcuni gestori rimborseranno prima perché hanno già adempiuto alle informazioni all’utenza; altri, invece, hanno 30 giorni per rimettersi in regola. Se la regolarizzazione non avviene, i rimborsi partono comunque, calcolati con un metodo forfetario e più a favore dell’utente (considerando anche parte dei costi effettivi). Per quanto riguarda il caso specifico della Toscana, l’Autorità d’ambito (Ait) ha già approvato gli importi dei rimborsi. Una nota: per il 2012 e il 2013 l’Autorità ha creato una voce tariffaria denominata costo della risorsa finanziaria, precisando che nel rispetto della norma, e della pronuncia referendaria che la ha in parte cambiata (d.lgs.152/2006 art.154), debba coprire i costi effettivi, pur riferiti agli investimenti. Molti hanno visto, in questo, una sorta di rientro dalla finestra di ciò che era uscito dalla porta. l tema della sostenibilità ambientale ha fatto molti passi avanti tra chi abita in città: lo rende noto il Censis nel suo studio su territorio e reti, secondo il quale più dei due terzi del campione intervistato, il 67,5%, sa come si fa la raccolta differenziata. Un altro 20% invece, pur essendo stato informato, è confuso e non ha idee chiare al riguardo, mentre un 12,6% si dichiara del tutto disinformato. Incrociando il dato con la dimensione del comune di residenza, osserva il Censis, si evidenzia un divario informativo tra piccoli centri e grandi città: in queste ultime i bene informati sono poco più della metà (54,5%), un altro 25% dichiara di aver avuto un’informazione inadeguata e ben il 20% si considera totalmente disinformato. Nei centri tra i 10mila e i 50mila abitanti questa quota è pari al 5%. In questo contesto nazionale, ci sono però degli importanti distinguo. Lo dimostra il caso della Puglia, dove ben il 59% dei rifiuti urbani prodotti è ancora smaltito in discarica, mentre la differenziata resta ferma a percentuali ancora troppo basse. È il grido di allarme contenuto nella sesta edizione di “Comuni Ricicloni Puglia”, il Rapporto regionale di Legambiente sullo stato della raccolta differenziata presentato nei giorni scorsi a Bari dal presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dall’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro e da Nicola Giorgino, sindaco del Comune di Andria, premiato dagli ambientalisti. Nell’edizione 2013 risulta che sono quattro i comuni che hanno ricevuto il riconoscimento di Legambiente per aver avviato un modello di gestione dei rifiuti orientato al recupero, con oltre il 65% di raccolta differenziata. Quest’anno svetta al primo posto della classifica generale il comune barese di Rutigliano. Nel 2012 il Comune, con 18.157 abitanti, ha superato decisamente il limite minimo del 65% di differenziata imposto dalla legge nazionale, con una percentuale media del 79,7%. Segue immediatamente il Comune di Monteparano che, piazzandosi al secondo posto con il 70,3% nel 2012, perde il primato mantenuto per tre anni consecutivi. Al terzo posto il Comune di Cellamare (Bari), con 5.827 abitanti, che raggiunge il 70% nel 2012 e, infine, Troia (Foggia), con il 65,9% di RD nel 2012. Sono quindici, invece, tra i quali Andria ed Ostuni, i comuni pugliesi cui è stato assegnato il premio di seconda categoria, per aver raggiunto nel 2013 la media percentuale pari o superiore al 57% e/o al 65%, raggiungendo rispettivamente l’obiettivo di piano regionale e/o quello della normativa nazionale fissati per il 2012. al primo posto spicca il risultato conseguito da Casalnuovo Monterotaro (71,3%). Diciassette comuni, infine, hanno ricevuto la menzione speciale Start Up per aver avviato sistemi di raccolta differenziata innovativi, riuscendo ad ottenere, almeno in uno dei primi sei mesi del 2013, percentuali superiori al 50% di differenziata. SMART PEOPLE SMART CITY Per una città sostenibile Risparmio energetico Energie alternative La fiera più popolare d’Italia Con il patrocinio di : Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile Collegio Costruttori edili AnCe torino Collegio Geometri Torino www.smartcityenergy.it Info: [email protected] - Tel. 011 6523600 GENNAIO 2014 LEGGI & SENTENZE 25 N.1 avv. Enrico Morello I n materia di anagrafica condominiale, ci si domanda spesso quali siano i “dati sulle condizioni di sicurezza di ciascun alloggio”, che ai sensi dell’art. 1130 n. 6, cod. civ. devono essere inseriti nel registro di anagrafe condominiale del quale l’amministratore deve curare la tenuta. La predetta norma (come è noto inserita dalla l. 220/2012), prevede inoltre che “ogni variazione (dei dati anagrafici) debba essere comunicata all’amministratore entro sessanta giorni in forma scritta”, e che “L’amministratore, in caso di inerzia, mancanza o incompletezza delle comunicazioni, richiede con lettera raccomandata le informazioni necessarie alla tenuta del registro di anagrafe. Decorsi trenta giorni, in caso di omessa o incompleta risposta, l’amministratore acquisisce le informazioni necessarie addebitando il costo ai responsabili”. Visto il predetto scarno quadro normativo, salta immediatamente all’occhio un unico dato certo: e cioè che l’amministratore non debba essere sommerso dalla documentazione attinente la sicurezza dei vari alloggi: essendo viceversa sufficiente che gli vengano comunicati (questo è il termine esatto che utilizza il legislatore) da parte dei condomini i relativi dati. Fatta chiarezza su questo punto, ci si chiede tuttavia quali siano, dato che il legislatore “riformatore” non lo dice, i dati che debbano necessariamente essere comunicati in punto condizioni di sicurezza dell’immobile. Sicurezza alloggi e anagrafe condominiale Che cosa comunicare all’amministratore? In proposito, in attesa di leggere future eventuali chiarificatrici decisioni giurisprudenziali, si può dire che si contrappongano al momento due diverse interpretazioni della norma. La prima, meno restrittiva, che ritiene sia sufficiente, da parte del singolo condomino, una comunicazione all’amministratore ove vengano segnalati, qualora esistenti, dati relativi alla eventuale pericolosità e mancanza di sicurezza del proprio immobile. Una seconda “teoria”, più restrittiva, ritiene viceversa che l’amministratore debba inserire nel registro anagrafico condominiale tutti i dati, che pertanto dovranno essergli comunicati puntualmente dai vari condòmini, riguardanti la perfetta funzionalità degli impianti (antenne televisive, energia elettrica etc.) elencati nel d.m. 37/08 contenuti nello stabile. A parere dello scrivente, per dirimere la questione occorrerà necessariamente partire dal dato testuale della norma: che in effetti si limita a prevedere la comunicazione dei dati inerenti alle condizioni di sicurezza dell’immobile, mentre non vi è alcun riferimento né agli impianti (contenuti nei vari alloggi) né tanto meno ad un eventuale obbligo di invio all’amministratore di certificazioni relative agli impianti stessi. In altre parole, esiste anzitutto un dato letterale per preferire l’interpretazione meno restrittiva a quella contraria: non si capisce, infatti, pur tenendo conto del modo spesso poco chiaro con il quale si esprime il nostro legislatore, per quale motivo se si fosse ritenuto necessario l’invio di documentazione attinente la “buona salute” dei vari impianti contenuti negli alloggi, non lo si sia previsto chiaramente ed in modo inequivoco. L’art. 1130 n. 6, del resto, si limita a riferirsi alle condizioni di sicurezza dell’alloggio: ed è del tutto ovvio che tali condizioni di sicurezza non debbano necessariamente dipendere dal buono stato conservativo degli impianti che vi sono ricompresi, potendo certamente verificarsi il caso di un immobile in condizioni di sicurezza precarie a causa del cattivo stato conservativo delle parti in muratura, pur in presenza di televisori o impianti di riscaldamento tecnologicamente all’ultima moda. A parte il dato letterale, che nell’interpretazione di un testo legislativo dovrebbe comunque avere un importanza primaria, non si capisce del resto quale sarebbe la ratio della norma nel voler richiedere all’amministratore di farsi carico di raccogliere i dati relativi alla sicurezza di tutti gli impianti contenuti nello stabile amministrato: quasi si trattasse di uno sceriffo chiamato a far rispettare la legge piuttosto che (principalmente) di un custode delle parti comuni dell’edificio. Si ha l’impressione, in sostanza, che, nell’interpretare la norma in modo differente rispetto a quello che suggerisce una ANTIRICICLAGGIO E PEC: GLI OBBLIGHI DELL’AMMINISTRATORE CONDOMINIALE avv. Matteo Rezzonico pres. Commissione legale Fna-Confappi Antiriciclaggio Ai tanti adempimenti che l’amministratore è già costretto a svolgere (in materia fiscale, di privacy, di sicurezza etc.), devono aggiungere anche quelli previsti dal Decreto Legislativo 21 novembre 2007, numero 231, in materia di antiriciclaggio: obbligo di adeguata verifica della clientela (articolo 17 del D. lgs 231/2007); obbligo di astensione (articolo 23 del D. lgs 231/2007); obbligo di segnalazione delle operazioni sospette etc.. Ed infatti, salvo chiarimenti da parte del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), l’articolo 12 del richiamato Decreto Legislativo 21/11/2007, n. 231, dispone - quanto agli obblighi per i professionisti che “ai fini del presente decreto per professionisti si intendono: a) i soggetti iscritti nell’albo (dei ragionieri e periti commerciali), nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e nell’albo dei consulenti del lavoro; b) ogni altro soggetto che rende i servizi forniti da periti, consulenti e altri soggetti che svolgono in materia professionale, anche nei confronti dei propri associati o iscritti, attività in materia di contabilità e tributi, ivi compresi associazioni di categoria di imprenditori e commercianti, CAF e patronati; c) i notai e gli avvocati… ”. La disposizione - pur essendo mal congegnata - sembra voler accollare gli adempimenti in materia di antiriciclaggio, in generale a tutti coloro (professionisti e non) che si occupino di contabilità, a qualunque livello e titolo (“ogni altro soggetto… e altri soggetti… attività in materia di contabilità…”). L’attività di amministratore di condominio costituisce, oggi, a tutti gli effetti, una “professione” ancorché non organizzata in ordini o collegi. Ed infatti, l’articolo 1 della Legge 14/01/2013, n. 4 - recante “disposizioni in materia di professioni non organizzate - ha disciplinato, con decorrenza dal 10 febbraio 2013, tutte le attività intellettuali (non organizzate in ordini e collegi), sino ad ora prive di una specifica disciplina, tra cui anche quella di amministratore di condominio. In particolare, per l’articolo 1, comma 2, della richiamata Legge 4/2013, per “professione” si intende l’attività economica, anche organizzata, semplice lettura del testo, “riviva” quella volontà di addossare all’amministratore compiti che certamente non gli competono; si ricordi, in proposito, al fatto che il Senato aveva previsto, nelle diverse formulazioni di riforma del testo legislativo della legge condominiale, all’art. 1122 cod. civ. che l’amministratore dovesse attivarsi, persino facendo irruzione nei vari alloggi, qualora gli venisse segnalata la presenza di opere eseguite nelle parti private idonee a mettere a repentaglio la sicurezza dell’edificio. Infine, a concludere questa breve disamina, si segnala come nel testo di legge Sviluppo che verrà presentato dal Governo come collegato alla legge di stabilità 2014, è previsto che l’obbligo di reperire i dati relativi alla sicurezza, ex art. 1130, n. 6 cod. civ., sia riferito solo alle parti comuni. Con la conseguenza che verrebbe meno l’obbligo (comunque ora lo si voglia intendere) dei condòmini di trasmettere all’amministratore i dati relativi alla sicurezza dei singoli appartamenti. A parere dello scrivente, pertanto, ad oggi i condòmini sono solo tenuti, il che ovviamente ha un senso, a comunicare all’amministratore eventuali criticità in punto sicurezza dei propri alloggi, mentre non esiste alcun dovere di inviare dati o documenti relativi agli impianti. Tale soluzione, del resto, è destinata a diventare l’unica possibile una volta in vigore la legge di stabilità attualmente in itinere. volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante soggetti iscritti in albi o elenchi, ai sensi dell’articolo 2229 del Codice Civile. In tale contesto, l’amministratore di condominio può vedersi costretto a gestire operazioni sospette: si pensi esemplificativamente all’ipotesi in cui un condomino abbia più unità immobiliari in un condominio e provveda, ancorché nei limiti delle norme sulla tracciabilità (Euro 999,99), al versamento delle spese condominiali sempre “in contanti”, si pensi anche al fornitore del condominio che pretenda sempre pagamenti in contanti. Amministratore e Pec Allo stato non sussiste alcun obbligo per l’amministrazione di condominio di dotarsi di Pec, ancorché sia opportuno dotarsene. L’articolo 16, comma 7, del Decreto Legge 29 novembre 2008, numero 185 - in tema di “riduzione amministrativa dei costi delle imprese” - si limita a prevedere che “i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata o analogo indirizzo di posta elettronica di cui al comma 6 entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Gli ordini e i collegi pubblicano in un elenco riservato, consultabile in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identificativi degli iscritti con il relativo indirizzo di posta elettronica certificata”. L’obbligo di dotarsi della PEC sussiste però ove l’attività di amministratore di condominio sia svolta in forma societaria, a norma del novellato articolo 71 bis delle Disposizioni di attuazione del Codice Civile (cfr. 16, comma 6, Decreto Legge 29 novembre 2008, numero 185). 26 LEGGI & SENTENZE CORTE CASSAZIONE Sez. II civ., sent. 3.12.2013, n. 27040 N.1 MOTIVI DELLA DECISIONE Con citazione ritualmente notificata A..R. proponeva appello avverso la sentenza n. 2793 del 9.7.2004 nella causa da lui promossa davanti al Tribunale di Firenze e conclusasi con la declaratoria di inammissibilità della domanda, deducendo che l’atto da lui contestato era quello attinente al trasferimento dei beni per cui è causa da tutti i condomini dello stabile di via (omissis) ai soli condomini Bo. e T. e non quello attinente al trasferimento degli stessi beni dalla Cooperativa al condominio. Gli appellati deducevano la piena validità del contratto. La Corte di appello di Firenze, con sentenza 21.10.2006, in accoglimento dell’eccezione degli appellati, dichiarava la carenza di legittimazione dell’attore e compensava le spese richiamando gli atti di causa e concludendo che l’A. risultava assegnatario di un appartamento facente parte del condomini di via (omissis) , separato e distinto da quello di via (omissis), in virtù della delibera assunta all’unanimità, e quindi col suo consenso in data 7.3.1989, e poiché i locali sottotetto erano stati assegnati ai condomini dei due distinti condomini con la deliberazione assunta all’unanimità, e quindi anche col consenso dell’appellante, in data 18.10.1999, appariva evidente la carenza di legittimazione né come condomino né come socio della cooperativa. Ricorrono Vi.Bo., M.B., S.M., Gr.Be., Ro.Ne., R.A., M.L., G..F., R.T., N.A. con due motivi, propone ricorso incidentale A., con due motivi, con ulteriore controricorso degli altri, non svolge difese la cooperativa Edificatrice a r.l.. Col primo motivo del ricorso principale si lamenta violazione degli artt. 112, 324, II, 336 c.p.c. per la compensazione delle spese nonostante il rigetto dell’unico motivo di appello, e col secondo degli artt. 91 e 92 c.p.c. nonché vizi di motivazione sempre per l’avvenuta compensazione, con relativi quesiti. Col ricorso incidentale, col primo motivo si denunziano violazione degli artt. 1421 c.c., 100 c.p.c., vizi di motivazione perché era stata promossa un’azione diretta alla nullità dell’atto 16.2.2001 - di trasferimento dei diritti immobiliari, quote di comproprietà dei sottotetti sul presupposto di quanto statuito da precedente sentenza della Corte di appello su domanda dell’A. col quesito se il Giudice sia incorso nelle violazioni indicate dichiarando la carenza di legittimazione per la proposizione dell’azione di nullità ex art. 1421 c.c. del terzo estraneo alla sottoscrizione. Col secondo motivo, indicato come terzo, si lamenta violazione degli artt. 1102 e ss., 1117, 1118, 1119, 2379 c.c., 1418 e ss. c.c. perché, se è vero che l’esclusione della legittimazione è stata motivata per fatti sopravvenuti, delibere cooperativa 7.3.89 e 18.10.99, la Corte di appello non poteva prescindere dall’accertamento di ufficio della validità ed efficacia delle stesse col relativo quesito. Ha priorità logica il ricorso incidentale le cui censure non meritano accoglimento. La Corte di appello ha statuito che l’A. aveva votato le delibere relative alla costituzione dei due condomini di (omissis) ed all’assegnazione ai condomini dei due distinti condomini dei sottotetti. L’opera dell’interprete, mirando a determinare una realtà storica ed obiettiva, qual è la volontà delle parti espressa nel contratto, è tipi- co accertamento in fatto istituzionalmente riservato al giudice del merito, censurabile in sede di legittimità soltanto per violazione dei canoni legali d’ermeneutica contrattuale posti dagli artt. 1362 ss. c.c., oltre che per vizi di motivazione nell’applicazione di essi; pertanto, onde far valere una violazione sotto entrambi i due cennati profili, il ricorrente per cassazione deve, non solo fare esplicito riferimento alle regole legali d’interpretazione mediante specifica indicazione delle norme asseritamente violate ed ai principi in esse contenuti, ma è tenuto, altresì, a precisare in qual modo e con quali considerazioni il giudice del merito siasi discostato dai canoni legali assuntivamente violati o questi abbia applicati sulla base di argomentazioni illogiche od insufficienti. Di conseguenza, ai fini dell’ammissibilità del motivo di ricorso sotto tale profilo prospettato, non può essere considerata idonea - anche ammesso ma non concesso lo si possa fare implicitamente - la mera critica del convincimento, cui quel giudice sia pervenuto, operata, come nella specie, mediante la mera ed apodittica contrapposizione d’una difforme interpretazione a quella desumibile dalla motivazione della sentenza impugnata, trattandosi d’argomentazioni che riportano semplicemente al merito della controversia, il cui riesame non è consentito in sede di legittimità (ex pluribus, da ultimo, Cass. 9.8.04 n. 15381, 23.7.04 n. 13839, 21.7.04 n. 13579, 16.3.04 n. 5359, 19.1.04 n. 753). Né può utilmente invocarsi la mancata considerazione del comportamento delle parti. Ad ulteriore specificazione del posto principio generale d’ordinazione gerarchica delle regole ermeneutiche, il legislatore ha, inoltre, attribuito, nell’ambito della stessa prima categoria, assorbente rilevanza al criterio indicato nel primo comma dell’art. 1362 c.c. - eventualmen- L’atto di variazione della rendita catastale deve sempre essere motivato Sez. VI civ.-T, sent. 2.12.2013, n. 27008 SVOLGIMENTO PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE L’Agenzia del Territorio ricorre per cassazione avverso la sentenza 52/14/10 del 16 giugno 2010 con cui la Commissione Tributaria Regionale del Veneto-Mestre aveva rigettato l’appello dell’Ufficio avverso la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale. La pronuncia di primo grado aveva accolto il ricorso della contribuente avverso l’avviso di accertamento con cui l’Agenzia del Territorio aveva provveduto a variare la rendita catastale denunciata dalla contribuente in riferimento ad unità immobiliare adibita in sede bancaria, e che aveva formato oggetto di una ristrutturazione. La contribuente si è costituita in 2014 Assegnazione di sottotetti ai condòmini Come interpretare le clausole contrattuali? SVOLGIMENTO DEL PROCESSO CORTE DI CASSAZIONE GENNAIO giudizio ed ha anche depositato memoria. Il ricorso deve essere rigettato. È opinione del Collegio che sussista un obbligo della Amministrazione di sorreggere con adeguata motivazione ogni atto con cui “accerti” un quid di fiscalmente rilevante. È - per contrapposto - ovvio che non occorre alcuna motivazione ove la Amministrazione operi su dati forniti dal contribuente o comunque già definiti fra le parti. Ed è altrettanto ovvio che l’obbligo di motivazione assume contenuti e portata differenti a seconda di ciò che si “accerta”. Nel caso di specie, relativo alla attribuzione di una rendita catastale per “stima diretta” l’ammontare della rendita stessa discende dal valore attribuito al bene. La mera indicazione di una diversa valutazione rispetto a quella proposta dal contribuente costituisce quindi il dispositivo dell’atto e non la motivazione, che deve (a somiglianza di quanto accade in caso di applicazione dell’imposta di registro) invece enunciare i criteri e gli elementi che determinano la mancata accettazione delle indicazioni del contribuente. Appare perciò corretta la decisione del giudice d’appello secondo cui “le motivazioni ad origine dell’atto impositivo sono espresse in forma tale che si possono intendere assenti o espresse in maniera oggettivamente succinta, non indicando i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che determinarono la decisione”. Laddove la portata della espressione “oggettivamente succinta” (che di per sé sola non integrerebbe un difetto di motivazione) è chiarita dalle successive parole (che trovano rispondenza nel testo dell’atto riportato nel controricorso) secondo cui non erano indicati “i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche” dell’avviso emesso dalla Amministrazione. La complessità e novità delle questioni trattate giustifica la compensazione delle spese. P.Q.M. Rigetta il ricorso. Compensa fra le parti le spese del presente grado di giudizio. te integrato da quello posto dal successivo art. 1363 c.c. per il caso di concorrenza d’una pluralità di clausole nella determinazione del pattuito - onde, qualora il giudice del merito abbia ritenuto il senso letterale delle espressioni utilizzate dagli stipulanti, eventualmente confrontato con la ratio complessiva d’una pluralità di clausole, idoneo a rivelare con chiarezza ed univocità la comune volontà degli stessi, cosicché non sussistano residue ragioni di divergenza tra il tenore letterale del negozio e l’intento effettivo dei contraenti - ciò che è stato fatto nella specie dalla corte territoriale, con considerazioni sintetiche ma esaustive - detta operazione deve ritenersi utilmente compiuta, anche senza che si sia fatto ricorso al criterio sussidiario del secondo comma dell’art. 1362 c.c., che attribuisce rilevanza ermeneutica al comportamento delle parti successivo alla stipulazione (Cass. 4.8.00 n. 10250, 18.7.00 n. 9438, 19.5.00 n. 6482, 11.8.99 n. 8590, 23.11.98 n. 11878, 23.2.98 n. 1940, 26.6.97 n. 5715, 16.6.97 n. 5389). Va, comunque, data risposta negativa ai quesiti, nel senso che il terzo estraneo alla sottoscrizione di un atto non ha in generale interesse a dedurne la nullità, e il potere officioso di rilevare la nullità deve trovare riscontro nella violazione di norme inderogabili e non può essere invocato in virtù dello jus poenitendi di chi ha approvato delibere perfettamente legittime. Anche il ricorso principale va respinto perché la corte di appello ha dedotto esistere giusti motivi per la compensazione delle spese, statuizione legittima ratione temporis. In definitiva i ricorsi vanno rigettati, con compensazione delle spese. P.Q.M. La Corte, riuniti i ricorsi, li rigetta e compensa le spese. Permesso costruire in deroga e bilanciamento di interessi P er il rilascio del permesso di costruire in deroga, devono essere bilanciati sia gli interessi pubblici che quelli privati. Lo ha spiegato il Tar Piemonte con la sentenza 1287/2013. Il Tribunale amministrativo si è pronunciato sul ricorso contro una delibera comunale, adottata ai sensi del DL 70/2011, con cui era stato rilasciato il permesso di costruire, in deroga alle disposizioni urbanistiche, per la razionalizzazione di un fabbricato a uso terziario di quattordici piani rimasto incompiuto e abbandonato. L’autorizzazione prevedeva anche il cambio di destinazione d’uso da terziario a terziario residenziale a condizione che il 50% dell’edificio fosse destinato all’edilizia convenzionata. Il ricorso, presentato dalla società proprietaria di un immobile contiguo, è stato respinto perché la delibera del Comune è stata riconosciuta conforme al decreto approvato d’urgenza per il rilancio dell’edilizia in modo compatibile con gli obiettivi di razionalizzazione e riqualificazione delle aree degradate. Nelle motivazioni indicate nella sentenza, il Tar ha inoltre spiegato che per ogni intervento è necessario accertare che l’assetto urbanistico rimanga inalterato e valutare l’impatto dei lavori sugli interessi pubblici che sono urbanistici, edilizi, paesistici e ambientali. Allo stesso tempo, ha sottolineato il Tar, deve esserci una convenienza per il privato che intende realizzare l’intervento. Si tratta, ha concluso il Tribunale Amministrativo, di un procedimento diverso da quello già previsto dal Dpr 380/2001, che ammette deroghe nel rilascio del permesso di costruire solo per interventi sul patrimonio pubblico. GENNAIO 2014 LEGGI & SENTENZE 27 N.1 Sono nulle e non semplicemente annullabili Un beneficio fiscale deve essere vincolato a elementi oggettivi insindacabili Delibere che incidono Il bonus “prima casa” è “speciale” sui diritti individuali perciò la forma supera la sostanza C avv. Enrico Morello La Cassazione Civile Sez. II con sentenza 22634 del 3.10.2013 ha recentemente ribadito il principio, in verità oramai noto (Cass. n. 4806/2005), in base al quale sono da considerarsi nulle, e non annullabili, le delibere assembleari “incidenti sui diritti individuali dei condomini”. Nel caso di specie, si trattava di un opposizione a decreto ingiuntivo proposta da un condomino avverso il decreto ingiuntivo (notificato nel 1999!) emesso dal Tribunale di Torino in favore del condominio di appartenenza per una somma dovuta “in base al riparto della spese approvato dalla assemblea condominiale”. Sosteneva il condomino opponente, nel proprio primo atto difensivo, che le spese richieste, riferite alle spese di riscaldamento, non erano da lui in alcun modo dovute in quanto l’impianto non era destinato al servizio della sua unità immobiliare che, di fatto, non godeva di tale servizio essendo costituita dall’originario sottotetto dello stabile condomi- niale poi trasformato in mansarda abitabile. Il Tribunale subalpino, e successivamente la Corte d’Appello, confermavano la bontà delle tesi difensive propugnate dall’attore, sino ad arrivare, come detto, alla Suprema Corte la quale ribadiva il principio evidenziato nel primo capoverso. La Corte di Cassazione, in sostanza, respingendo (trattandosi di nullità e non di annullabilità) fra l’altro l’eccezione di impugnazione tardiva formulata dal condominio opposto, ribadiva che “nella specie trattasi di delibera ... vertente sulla sussistenza del diritto e non sulla mera determinazione quantitativa del riparto spese, per avere, il condominio, addebitato a detto condomino importi relativi all’impianto di riscaldamento che la sentenza impugnata ha escluso riguardasse i locali siti al piano sottotetto appartenenti al resistente, per espressa disposizione del regolamento condominiale costituente titolo contrario idoneo a vincere la presunzione di comproprietà dell’impianto di riscaldamento ex art. 1117 c.c.”. on l’ordinanza n. 27033 dello scorso 2 dicembre, la Cassazione, confermando un orientamento ormai consolidato, ha ribadito che, ai fini dell’agevolazione prevista per l’acquisto della “prima casa”, rileva il dato formale rappresentato dalla residenza anagrafica (nel comune in cui è ubicato l’immobile), non essendo opponibili in alcun modo eventuali situazioni di fatto contrastanti con tali risultanze. Tale principio risponde anche a finalità antielusive visto che un beneficio fiscale deve essere ancorato a un dato oggettivo, facilmente verificabile, nonché certo (la risultanza anagrafica), certificativo della situazione di fatto enunciata nell’atto di acquisto. La vicenda prende le mosse dal disconoscimento delle agevolazioni “prima casa” per assenza del requisito della residenza nel comune di ubicazione dell’immobile. I gradi di merito hanno visto vittoriosa l’Amministrazione finanziaria; il contribuente proponeva ricorso per cassazione, nel tentativo di ribaltare il verdetto delle commissioni. Perentoria la risposta della Cassazione che, con la pronuncia in commento (che non a caso assume la forma dell’ordinanza), ha ritenuto di da- re continuità alla tesi per cui “ai fini dell’agevolazione prima casa rileva la residenza anagrafica (ed il trasferimento di residenza anagrafica) dei contribuenti e non l’utilizzazione di fatto dell’immobile acquisito” (cfr. Cassazione, sentenza n. 23579/2012 e ordinanza n. 15302012). È principio consolidato, infatti, quello secondo cui la fruizione dell’agevolazione richiede che l’immobile sia ubicato nel comune ove il contribuente ha o stabilisca entro un determinato termine la propria residenza senza che, vista la lettera e la formulazione della norma, alcuna rilevanza giuridica possa essere riconosciuta né alla realtà fattuale, ove questa contrasti col dato anagrafico, né all’eventuale ottenimento della residenza oltre il termine fissato, trattandosi di normativa agevolativa e quindi di stretta interpretazione. Ai sensi dell’articolo 14 delle preleggi “le leggi penali e quelle che fanno eccezione a regole generali o ad altre leggi non si applicano oltre i casi e i tempi in esse considerati”. L’agevolazione prevista per l’acquisto della “prima casa”, comportando una deroga al normale regime di tassazione, rappresenta una norma “eccezionale”, per cui i requisiti cui la stessa subordina la fruizione del beneficio vanno interpretati in maniera restrittiva, rispettando la lettera della legge, ma soprattutto la sua finalità (cfr. Cassazione nn. 14399/2010, 18580/2010, 5570/2011, 6905/2011 e 175972012). In particolare, per quanto concerne il requisito della residenza, la Cassazione, ormai in maniera univoca (tanto che molto spesso tali controversie vengono decise in forma di ordinanza), ritiene che lo stesso possa ritenersi realizzato solamente in capo a chi “possa dimostrare, in base alle risultanze anagrafiche, di risiedere … nel comune dove ha acquistato l’immobile, senza che a tal fine possano essere prese in considerazione situazioni di fatto contrastanti con le risultanze dette” (cfr. Cassazione, sentenza n. 1173/2008). Tale interpretazione ha, tra l’altro, funzione antielusiva, essendo dettata anche con la finalità di agevolare i relativi controlli: un beneficio fiscale, infatti, deve essere ancorato a un dato certo, oggettivamente verificabile, attestativo della situazione di fatto enunciata nell’atto di compravendita. Si può dire quindi che in genere, in tema di agevolazioni, la forma prevale sulla sostanza. Francesco Brandi (FiscoOggi) Secondo la Cassazione i rumori devono recare disturbo ad una più consistente parte degli occupanti il medesimo edificio CORTE DI CASSAZIONE Sez. I pen., sent. 13.11.2013, n. 45616 RITENUTO IN FATTO 1. Con sentenza del 18.1.2013 del Tribunale di Catania, V.S. e P.R. venivano dichiarati colpevoli del reato di cui all’art. 659 cod. pen. e venivano condannati alla pena di euro 300 di ammenda ciascuno, per avere, quali gestori del ristorante …, tollerato che venissero prodotti rumori al di sopra dei limite di tollerabilità attraverso l’impianto di amplificazione della musica. L’affermazione di colpevolezza era seguita ad un accertamento tecnico, in esito al quale era emerso che la diffusione sonora collocata all’interno del locale era tollerabile, mentre con l’impianto installato nel cortile esterno risultava accertato il superamento del normale limite di tollerabilità all’interno dell’abitazione della denunciante S.T., anche a finestre chiuse del suo appartamento, con evidenti disagi alla vita quotidiana. Le indagini tecniche erano state condotte nel maggio 2009, ma anche nel settembre 2009 si era verificata la necessità di fare intervenire i carabinieri ad opera della S., titolare di un provvedimento del giudice civile che aveva disposto a suo favore il divieto di diffusione di musica e di amplificazione e che il brig. L. aveva dichiarato di essere intervenuto presso i gestori per fare interrompere i rumori. Per questo veniva ritenuto che anche in quella occasione il rumore superasse i limiti della tollerabilità, non solo per la S. che aveva sollecitato l’intervento delle forze dell’ordine. In ogni caso la condotta non poteva dirsi giustificata solo in considerazione del fatto che si trattava di un giorno di festa patronale e palesi Musica che disturba solo una condomina: non è reato erano i profili di colpa nella condotta dei prevenuti. 2. Avverso tale decisione, proponevano ricorso per cassazione i due imputati per dedurre violazione di legge, illogicità della sentenza, erronea applicazione della legge penale. Il reato non sussisterebbe, poiché le emissioni sonore non erano superiori alla normale tollerabilità, in quanto non furono percepite da un numero indeterminato di persone, posto che solo la S. se ne lamentò. Per configurare il reato, i rumori avrebbero dovuto recare disturbo ad una parte notevole degli occupanti del medesimo edificio, oppure a quelli degli stabili prossimi, per potersi ritenere disturbata o compromessa la quiete pubblica. Veniva rilevato che per valutare l’effettiva idoneità delle emissioni rumorose ad essere percepite da un numero indeterminato di persone, occorreva valutare le circostanze fattuali concrete in cui ebbe a manifestarsi la potenziale condotta illecita contestata, valutazione che nel caso di specie non sarebbe avvenuta. Non poteva poi essere sottovalutato che il 6.9.2009 era in corso una festa patronale della Madonna degli Ammalati, molto sentita dagli abitanti di Misterbianco, il cui santuario era adiacente al ristorante, ed era stato autorizzato il prolungamento dell’uso di strumenti amplificati, fino alle ore 24 (anziché le 23). Poiché il controllo intervenne alle ore 23,15 del 6.9.2009, la diffusione sonora era perfettamente rispettosa delle prescrizioni imposte. Non pertinente sarebbe il richiamo alla consulenza tecnica che intervenne nel maggio precedente e che ebbe come riferimento il solo appartamento della S., cosicché non vi sarebbe prova circa la propagazione rumorosa oltre l’appartamento suindicato, verso un numero indeterminato di persone. Veniva quindi concluso nel senso re superiori alla normale tollerabilità, abbiano che la condotta contestata non poteva rivesti- attitudine a propagarsi in modo tale da essere idonei a disturbare una pluralità indeterminare rilevanza penale. ta di persone; tale modus opinandi si impone considerando la natura del bene giuridico proCONSIDERATO tetto, che è da individuare nella quiete pubbliIN DIRITTO Il ricorso è fondato e deve essere accolto, in ca e non nella tranquillità di singoli soggetti quanto il discorso giustificativo della sentenza che abbiano a denunciare la rumorosità. Ne consegue che se l’attività di disturbo ha risulta viziato da una non corretta impostazioluogo in un edificio condominiale, come ricorne: deve infatti essere rilevato che la contestare nel caso in esame, per ravvisare la responsazione dell’addebito era limitata alla condotta bilità penale del soggetto agente non è suffitenuta dal due imputati nella sola giornata del 6.9.2009, seppure fosse emerso in sede dibatti- ciente che i rumori arrechino disturbo o siano mentale che era in corso un contenzioso di idonei a turbare la quiete e le occupazioni dei natura civile, nell’ambito del quale era stata soli abitanti gli appartamenti inferiori o supedisposta una consulenza tecnica che nel mag- riori rispetto alla fonte di propagazione, ma gio precedente aveva dato conto di come la occorre una situazione fattuale di rumori atti a diffusione sonora all’interno del locale non recare disturbo ad una più consistente parte oltrepassasse i limiti di tollerabilità, mentre degli occupanti il medesimo edificio, poiché detti limiti erano superati dalla diffusione di solo in questo caso può ritenersi integrata la suoni provenienti dall’impianto collocato nel compromissione della quiete pubblica. Del resto, nel caso in cui i rumori assumano cortile esterno. Tale realtà doveva ritenersi una portata più circoscritta, come è avvenuto dimostrativa della pendenza di una controvernel caso di specie in cui la sola S. si è lamentata sia di carattere civile, nel cui ambito avrebbe del disturbo, le ragioni della persona disturbatrovato composizione; dal punto di vista penata o delle persone disturbate possono essere le, la condotta illecita degli imputati era stata fatte valere in sede civile, azionando i diritti circoscritta alla data del 6 settembre 2009, data derivanti dai rapporti di vicinato, come del in cui la sola S. aveva avuto motivo di doglianza, tanto da aver richiesto l’intervento dei cara- resto ebbe a fare la S.. A tale principio di diritto non si è attenuta binieri alle ore 23,30, che avevano accertato la diffusione di musica ad alto volume che era la sentenza impugnata, cosicché deve ritenersi che il parametro normativo di riferimento è stata interrotta dopo il loro arrivo. Così stando le cose vien fatto di ricordare stato forzato: si impone l’annullamento senza che per poter configurare la contravvenzione rinvio della sentenza impugnata, perché il di cui all’art. 659 c.p., secondo l’ormai costan- fatto non sussiste. te indirizzo giurisprudenziale di questa Corte (sez. I, n. 7753 del 20.5.1994; sez. I, n. 47298 P.Q.M. del 29/11/2011; sez. I 5.2.2013, n. 6546) è Annulla senza rinvio la sentenza impugnata necessario che i rumori prodotti, oltre ad esse- perché il fatto non sussiste. GENNAIO 2014 Corrado Sforza Fogliani pres. Confedilizia La Pubblica Amministrazione ha l’obbligo, “una volta informata dell’errore in cui è incorsa, di compiere le necessarie verifiche e poi, accertato l’errore, di annullare” in autotutela il provvedimento “riconosciuto illegittimo o, comunque, errato”. Tutto ciò “in tempi ragionevoli” (da valutarsi in base alla “situazione concreta”) e senza che rilevi, al riguardo, la mancata previsione di “uno specifico termine” entro il quale l’autotutela deve essere esercitata. Tuttavia, provvedere LEGGI & SENTENZE 29 N.1 Annullamento “in autotutela” e risarcimento da parte della PA con ritardo allo sgravio non è di per sé ragione sufficiente a legittimare una richiesta di risarcimento, a meno che l’interessato non riesca a “dimostrare il danno che tale ritardo gli ha cagionato e che invece non si sarebbe verificato ove il provvedimento della P.A. fosse stato tempestivo”. Lo ha stabilito la Cassazione, con sentenza n. 6283 del 20.4.2012, respingendo, così, il ricorso di un contribuente che lamentava di aver subito un pregiudizio dall’annullamento non tempestivo di un avviso di accertamento rivelatosi successivamente infondato, senza però – a giudizio dei giudici – “prospettare argomentazioni idonee” a provare tale pregiudizio. Insomma, per la Cassazione l’annullamento in autotutela di una pretesa illegittima deve avvenire senza inutili perdite di tempo, ma il risarcimento per i ritardi compiuti nell’effettuare tale operazione è solo eventuale, subordinato al fatto che l’interessato dimostri l’effettivo danno patito. L’annullamento in autotutela dell’atto impositivo oggetto del contenzioso tributario non solleva poi l’Amministrazione finanziaria dal pagamento delle spese di lite laddove il motivo che ha generato la richiesta di cessazione della materia del contendere fosse “preesistente” alla presentazione del ricorso da parte contribuente. Lo ha stabilito, con la sentenza n. 11/01/12 del 24-52012, la Commissione tributaria provinciale di Aosta. L’assicurazione risarcisce solo i danni da rottura, non da condutture marce CORTE CASSAZIONE Sez. III civ., sent. 13.2.2013, n. 3553 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO 1. S.M., nella qualità di proprietario di un appartamento sito in uno stabile condominiale in Comune di (omissis), citava a giudizio, davanti al Tribunale di Lecce, C.M.R., chiedendo che fosse condannata a risarcirgli i danni cagionati all’appartamento di sua proprietà dalle infiltrazioni di umidità derivanti dal cattivo funzionamento dell’impianto fognante del sovrastante appartamento, di proprietà della convenuta; precisava che tali danni ammontavano a lire 8.098.000. La convenuta, nel costituirsi in giudizio contestando la pretesa dell’attore, chiedeva di poter chiamare in causa la società Reale mutua assicurazione, per essere da questa garantita in caso di condanna. Il contraddittorio veniva esteso alla società di assicurazione, all’amministratore del condominio all’epoca dei fatti ed all’amministratore in carica. Acquisiti documenti e la consulenza svolta in sede di accertamento tecnico preventivo, il Tribunale condannava la compagnia assicuratrice a pagare al M. la somma di Euro 3.736,50, oltre rivalutazione e interessi e con il carico delle spese di lite. 2. Contro la sentenza di primo grado proponevano appello principale la società assicuratrice e appello incidentale il M.. La Corte drappello di Lecce, con sentenza del 7 febbraio 2007, così provvedeva: accoglieva l’appello principale, rigettando la domanda di manleva proposta dalla M.R. contro la Reale mutua assicurazioni; accoglieva l’appello incidentale condizionato proposto dal M. contro la M.R., che condannava a pagare al primo la somma di Euro 3.736,50, oltre interessi e rivalutazione; condannava il M., la M.R. ed il condominio alla restituzione, in favore della società assicuratrice, di quanto dalla stessa versato in esecuzione della sentenza di primo grado; condannava, infine, la M.R. al rimborso delle spese del doppio grado in favore del M., dichiarando le stesse interamente compensate tra le altre parti. Osservava la Corte territoriale, per quanto ancora rileva in questa sede, che il Tribunale aveva errato nel ritenere che i danni in questione rientrassero nella copertura assicurativa fornita dalla Reale mutua assicurazioni, perché nella specie essi erano estranei alla garanzia, sicché doveva essere chiamata a risponderne la sola M.R.. La polizza stipulata dal condominio, infatti, copriva, oltre ai danni di cui deve rispondere il medesimo, anche la responsabilità di ciascun condomino verso gli altri condomini; ma in questo caso restavano esclusi dalla garanzia i danneggiamenti conseguenti al verificarsi di un sinistro rientrante nei rischi di cui all’art. 7 della polizza; e l’art. 7 prevedeva “i danni diretti e materiali provocati da acqua condotta a seguito di guasto o rottura accidentale degli impianti idrici, igienici o di riscaldamento installati nei fabbricati descritti nel contratto”. Tale previsione veniva interpretata dalla Corte leccese nel senso che la garanzia poteva ritenersi operante in riferimento ai danni derivanti dalla rottura accidentale della tubazione condominiale, ma non anche per rottura accidentale degli impianti dei singoli condomini. E poiché, nella specie, la relazione tecnica aveva accertato che i danni patiti dal M. erano derivati dalla rottura delle tubazioni di proprietà della M.R., era solo quest’ultima che doveva essere chiamata a risponderne. La Corte, quindi, poneva l’obbligo risarcitorio a carico della sola M.R. 3. Avverso la sentenza della Corte d’appello di Lecce propone ricorso C.M.R., con atto affidato ad un motivo. Resiste S.M. con controricorso. MOTIVI DELLA DECISIONE 1. Col l’unico motivo di ricorso si lamenta, ai sensi dell’art. 360, primo comma, n. 3), cod. proc. civ., violazione e falsa applicazione degli artt. 1362 e 1363 cod. civ., sul rilievo che la Corte di merito avrebbe errato nel ritenere che il fatto dannoso oggetto di causa sia escluso dalla garanzia assicurativa. Osserva, al riguardo, la M.R. che la lettura del contratto di assicurazione compiuta dalla Corte leccese sarebbe incompleta, essendosi quel giudice limitato a considerare il solo art. 3 delle Condizioni generali di assicurazione. Una lettura globale, invece, avrebbe consentito di verificare, alla luce dell’art. 2, comma 4, del contratto, che la polizza non comprendeva, fra l’altro, i danni derivanti da infiltrazioni, spargimenti e rigurgiti di fogna, a meno che gli stessi non fossero conseguenti a guasti accidentali. Ciò evidenzia il contrasto fra l’interpretazione esclusiva della Corte d’appello e il carattere accidentale del guasto. 2. Il ricorso non è fondato. La Corte d’appello leccese, con motivazione logica e supportata da puntuale attività di interpretazione delle singole clausole del contratto di assicurazione in questione, è pervenuta alla conclusione che la garanzia ivi prevista non fosse operativa in relazione ai guasti riconducibili ai tratti dell’impianto idrico di proprietà dei singoli condomini. Si tratta, all’evidenza, di un’interpretazione del tutto ragionevole, oltre che rispondente alle regole generali in tema di funzionamento del condominio. A sostegno di questa ricostruzione - che costituisce attività tipica del giudice di merito, insindacabile in sede di giudizio di legittimità ove correttamente motivata - la Corte territoriale ha provveduto anche a riportare stralci del testo del contratto di assicurazione. Il ricorso in questione - che si colloca, fra l’altro, nel periodo di vigenza dell’art. 366 bis cod. proc. civ. - oltre ad essere concluso da un quesito di diritto che è ai limiti dell’inammissibilità, in quanto contiene una sollecitazione della Corte a fornire una propria interpretazione del citato contratto, si risolve in un improprio tentativo di ottenere dal giudice di legittimità un nuovo esame del materiale probatorio esistente, pretendendo di fornire una personale e più gradita interpretazione dei contestato contratto. Si tratta, all’evidenza, di una pretesa che non può trovare sbocco in questa sede. 3. Il ricorso, pertanto, è rigettato. In ossequio al principio della soccombenza, la ricorrente va condannata alla rifusione delle spese del giudizio di legittimità, liquidate, come da dispositivo, in conformità ai soli parametri introdotti dal decreto ministeriale 20 luglio 2012, n. 140, sopravvenuto a disciplinare i compensi professionali. ULTIME SENTENZE DELLA CASSAZIONE GARAGE COMUNE E USO TURNARIO La delibera assembleare che, in considerazione dell’insufficienza dei posti auto compresi nel garage comune in rapporto al numero dei condòmini, preveda il godimento turnario del bene e vieti ai singoli partecipanti di occupare gli spazi ad essi non assegnati, anche se gli aventi diritto non occupino in quel momento l’area di parcheggio loro riservata, non si pone in contrasto con l’art. 1102 cod. civ., ma costituisce corretto esercizio del potere di regolamentazione dell’uso della cosa comune da parte dell’assemblea. La volontà collettiva espressa in assemblea, la quale, preso atto dell’impossibilità del simultaneo godimento in favore di tutti i comproprietari, escluda l’utilizzazione, da parte degli altri condòmini, degli spazi adibiti a parcheggio eventualmente lasciati liberi dai soggetti che beneficiano del turno, neppure comporta una violazione dell’art. 1138 cod. civ., in quanto non impedisce il godimento individuale del bene comune, ed evita, piuttosto, che, attraverso un uso più intenso da parte di singoli condòmini, venga meno, per i restanti, la possibilità di godere pienamente e liberamente della cosa durante i rispettivi turni, senza subire alcuna interferenza esterna, tale da negare l’avvicendamento nel godimento o da indurre all’incertezza del suo avverarsi. ☛ Cassazione, sent. n. 12485/2012. IL PRINCIPIO MILLESIMALE È LIBERAMENTE DEROGABILE È valida la disposizione del regolamento condominiale, di natura contrattuale, secondo cui le spese generali e di manutenzione delle parti comuni dell’edificio vanno ripartite in quote uguali tra i condomini, giacché il diverso e legale criterio di ripartizione di dette spese in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascun condomino (art. 1123 c.c.) è liberamente derogabile per convenzione (quale appunto il regolamento contrattuale di condominio), né siffatta deroga può avere alcuna effettiva incidenza sulla disposizione inderogabile dell’art. 1136 c.c. ovvero su quella dell’art. 69 disp. att. c.c., in quanto, seppure con riguardo alla stessa materia del condominio negli edifici, queste ultime disciplinano segnatamente i diversi temi della costituzione dell’assemblea, della validità delle deliberazioni e delle tabelle millesimali. ☛ Cass., sez. VI civ., sent. 7.10.2013, n. 22824. NOTAIO CHE HA OMESSO DI CANCELLARE L’IPOTECA In tema di pregiudizio risarcibile nell’ipotesi di responsabilità professionale del notaio relativamente alla trascrizione dell’immobile compravenduto, gravato da ipoteca e sottoposto a procedura esecutiva, nel caso che l’immobile non venga espropriato in danno dell’acquirente, il mancato guadagno derivante a quest’ultimo dall’impossibilità di realizzarne la vendita per la presenza del vincolo ipotecario, non giustifica di regola un risarcimento integrativo, non assumendo la mancata vendita carattere di definitività, sì da determinare un corrispondente, definitivo depauperamento del patrimonio nel suo concreto valore, salvo il concorso di particolari fattori, quali, ad esempio, il mancato impiego del numerario in attività vantaggiose, l’impossibilità di realizzare in futuro lo stesso prezzo per il quale si è ricevuta offerta per effetto del mutamento dei valori immobiliari, dei quali incombe al danneggiato l’onere della prova. ☛ Cass., sez. III civ., sent. 23.8.2013, n. 19493. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, liquidate in complessivi Euro 1.400, di cui 1.200 per compensi, oltre accessori di legge. Il testo integrale di queste sentenze sarà pubblicato su “Il Condominio Giuridico”. 30 QUESITI N.1 GENNAIO 2014 FISCO & IMMOBILI, RISPONDE L’AGENZIA DELLE ENTRATE Riduzione del canone di locazione D. In caso di riduzione del canone stabilito per la locazione di un locale commerciale, quali sono gli adempimenti da eseguire? R. Per le cessioni, le risoluzioni e le proroghe anche tacite di un contratto di locazione, l'imposta di registro deve essere liquidata dalle parti contraenti e versata entro 30 giorni dall'evento (articolo 17 del Dpr 131/1986). Secondo l’Agenzia delle Entrate, l’accordo di riduzione del canone inizialmente pattuito non è tuttavia riconducibile a tali ipotesi. Pertanto, fatta salva l’ipotesi in cui l'accordo venga formalizzato nella forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata, non sussiste in capo ai contraenti l’obbligo di comunicare all’Amministrazione finanziaria la modifica intervenuta (risoluzione n. 60/E del 2010). È comunque possibile richiedere la registrazione volontaria, pagando l’imposta di registro in misura fissa (67 euro), al fine di attribuire certezza e computabilità all'accordo, posto che la diminuzione del canone determina la riduzione della base imponibile, ai fini del registro, dell'Iva e delle imposte sui redditi. La registrazione della scrittura privata tra locatore e conduttore sconta in ogni caso l'imposta di bollo fin dall'origine. Immobile in comproprietà e cedolare secca D. Sono comproprietario con mio fratello di un immobile concesso in affitto con cedolare secca. Ho esercitato solo io l’opzione per il regime. Quali conseguenze comporta? R. Nel caso di più soggetti proprietari di un immobile, ciascun di loro, in quanto locatore, è tenuto a manifestare la sua volontà di avvalersi dell’opzione per la cedolare secca. La scelta per tale regime di tassazione è infatti efficace solo per coloro che si sono espressi in merito. Nell’ipotesi contraria, conseguentemente, il comproprietario/locatore è tenuto a versare solidalmente con il conduttore l’imposta di registro, limitatamente alla frazione del canone a lui imputabile in base alle quote complessive di possesso dell’immobile. Se l’accesso al regime della cedolare secca è richiesto solo da alcuni locatori, deve essere comunque assolta, in misura piena, l’imposta di bollo sul contratto di locazione (circolare 26/E del 2011). Clausola di prelazione e imposta di registro D. La clausola di prelazione in caso di vendita dell'immobile, inserita in un contratto di locazione a favore del conduttore, sconta la tassa di registro in misura fissa? R. L’accordo di prelazione prevede l’obbligo di dare a un soggetto la preferenza rispetto ad altri, a parità di condizioni, nel caso in cui decida di stipulare un determinato contratto. Qualora tale accordo sia inserito in un atto in cui è disciplinato un altro negozio giuridico (come la locazione), ognuno dei due rileverà autonomamente in quanto espressione di autonoma capacità contributiva (articolo 21, comma 1, del Dpr 131/1986). La circostanza che due diversi negozi giuridici siano inseriti in un unico atto non esclude infatti l’autonomia giuridica e economica delle singole disposizioni, che devono essere trattate come tali anche ai fini fiscali. La clausola di prelazione è pertanto soggetta all’obbligo della registrazione, con applicazione dell’imposta in misura fissa. Successione ed estratti catastali D. Devo presentare la dichiarazione di successione. È ancora necessario produrre gli estratti catastali degli immobili? R. La normativa in materia di successione prevede che gli estratti catastali relativi agli immobili siano allegati alla dichiarazione (articolo 30, comma 1, lettera e, del D. lgs 346/1990). L’Amministrazione finanziaria ha, però, ritenuto che, a partire dal 30 giugno 2012, l’obbligo in virtù del quale le pubbliche amministrazioni sono tenute ad acquisire d’ufficio tutti i dati e i documenti in loro possesso, previa indicazione, da parte dell’interessato, degli elementi indispensabili per il reperimento delle informazioni o dei dati richiesti (articolo 43, comma 1, del Dpr 445/2000), sussiste anche in relazione ai dati attestati dai certificati catastali. I contribuenti non sono quindi più tenuti ad allegare gli “estratti catastali” alla dichiarazione di successione (risoluzione 11/E del 2013). Secondo acconto con metodo previsionale D. Per effetto del mutuo casa, la mia dichiarazione dei redditi 2013 terminerà a credito. Devo versare lo stesso il secondo acconto Irpef? R. Per valutare se e in che misura è dovuto il secondo acconto Irpef si possono utilizzare due diversi metodi: lo storico o il previsionale. In base al primo, bisogna rifarsi all’imposta versata per il 2012. L’acconto 2013 è infatti pari al 100% dell’imposta netta 2012. Da tale importo andrà sottratto quanto già versato con il primo acconto. In alternativa, potrebbe risultare più vantaggioso ricorrere al calcolo previsionale: se si stima di raggiungere un reddito imponibile inferiore a quello del 2012, sarà possibile calcolare l'acconto sull’imposta che si presume sarà dovuta per il 2013. In tal caso, sarà opportuno evitare errori di valutazione, che determinerebbero una sanzione in caso di acconto versato in misura inferiore al dovuto. Redditi fondiari e diritto di abitazione D. Una contribuente titolare di un diritto di abitazione su un appartamento concesso parzialmente in locazione deve dichiararne il canone? R. Il reddito dell’immobile deve essere denunciato dal titolare del diritto di abitazione. I redditi fondiari concorrono, infatti, indipendentemente dalla percezione, a formare il reddito complessivo dei soggetti che possiedono gli immobili a titolo di proprietà, enfiteusi, usufrutto o altro diritto reale (tra cui rientra anche il diritto di abitazione disciplinato, dall’articolo 1022 del codice civile) per il periodo d'imposta in cui si è verificato il possesso (articolo 26 del Tuir). Qualora l’immobile sia in parte utilizzato come abitazione principale e in parte concesso in locazione in regime di libero mercato, bisognerà confrontare la rendita catastale dello stesso e il canone di locazione, entrambi rapportati alla percentuale di possesso. L'importo del canone di locazione confluirà nel reddito imponibile ai fini Irpef, se di ammontare superiore alla rendita catastale rivalutata del 5 per cento. Bonus arredi: i tempi dell’acquisto D. Ho acquistato dei mobili destinati alla casa oggetto di lavori di ristrutturazione, sostenendone la spesa prima di aver pagato i lavori nell'appartamento. Posso usufruire del bonus arredi? R. È possibile effettuare le spese per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici anche prima di quelle per la ristrutturazione dell’appartamento, a condizione che siano stati già avviati i lavori sull’immobile cui detti beni sono destinati. In altri termini, la data di inizio lavori deve essere anteriore a quella in cui sono sostenute le spese per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, ma non è necessario che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle per l'arredo (circolare 50/E del 2013). Reddito di locazione e comodato D. Ho concesso in comodato a mia madre con facoltà di locazione a terzi un immobile di mia proprietà. È stato quindi stipulato un contratto di locazione con opzione per la cedolare secca, in cui mia madre risulta locatrice. Chi deve dichiarare il reddito relativo? R. Il contratto di comodato, disciplinato dagli articoli 1803 e seguenti del codice civile, è un contratto a effetti obbligatori e non reali. In pratica, il soggetto che riceve in comodato il bene, denominato comodatario, acquisisce nei confronti dello stesso un diritto personale di godimento e non un diritto reale. La conseguenza dal punto di vista fiscale è che la titolarità del reddito fondiario non si trasferisce ma resta in capo al proprietario/comodante. Qualora il comodatario stipuli, quale locatore, un contratto di locazione, pertanto, il reddito effettivo del fabbricato dovrà essere imputa- to esclusivamente al comodante (risoluzioni 381/E e 394/E del 2008). Bisogna inoltre aggiungere che la legge concede la facoltà di applicare la cedolare secca solo alle persone fisiche titolari del diritto di proprietà o di un altro diritto reale di godimento (articolo 3 del Dlgs 232011). L'Agenzia delle Entrate, con la circolare 26/E del 2011, ha ribadito che il regime opzionale della cedolare secca è riservato al locatore, persona fisica, titolare del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento sull'immobile. Recinzione fabbricato e sua riparazione D. La riparazione di una recinzione al fabbricato di mia proprietà è da considerare intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria? R.La riparazione di una recinzione del fabbricato costituisce intervento di manutenzione ordinaria. Gli interventi di manutenzione ordinaria sono quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti (articolo 31, lettera a), legge n. 457/1978). Dalla definizione di legge riportata si deduce che gli interventi di manutenzione ordinaria riguardano le operazioni di rinnovo o di sostituzione degli elementi esistenti di finitura degli edifici, nonché tutti gli interventi necessari per mantenere in efficienza gli impianti tecnologici, con materiali e finiture analoghi a quelli esistenti. Caratteristica della manutenzione ordinaria è il mantenimento degli elementi di finitura e degli impianti tecnologici, attraverso opere sostanzialmente di riparazione dell’esistente. Come chiarito dall’amministrazione finanziaria (circolare n. 57/1998), sono da considerare interventi di manutenzione ordinaria anche: ❖ la sostituzione integrale o parziale di pavimenti e le relative opere di finitura e conservazione; ❖ la riparazione di impianti per servizi accessori (impianto idraulico, impianto per lo smaltimento delle acque bianche e nere); ❖ rivestimenti e tinteggiature di prospetti esterni senza modifiche dei preesistenti oggetti, ornamenti, materiali e colori; ❖ rifacimento intonaci interni e tinteggiatura; ❖ rifacimento pavimentazioni esterne e manti di copertura senza modifiche ai materiali; ❖sostituzione tegole e altre parti accessorie deteriorate per smaltimento delle acque, rinnovo delle impermeabilizzazioni; ❖ riparazioni balconi e terrazze e relative pavimentazioni; ❖ sostituzione di elementi di impianti tecnologici; ❖ sostituzione infissi esterni e serramenti o persiane con serrande, senza modifica della tipologia di infisso. GENNAIO 2014 31 N.1 Anche l’indagine del Cresme conferma il rallentamento della crisi, ma su compravendite e mutui permane il segno meno Mercato immobiliare: è la stagione dell’ottimismo rmai non è più soltanto una voce, ma un O dato che trova sempre nuove conferme: il mercato immobiliare starebbe faticosamente uscendo dalla crisi. A sostenerlo, questa volta, è l’indagine congiunturale del Cresme, presentata nei giorni scorsi all’assemblea di Legacoop Abitanti. Secondo l’analisi, per il mattone si sarebbe toccato il picco minimo della crisi. In sostanza, a partire da maggio ci sono segnali di ripresa che sino a ieri non si percepivano. La flessione delle compravendite si sta riducendo, facendo segnare +5,5% nel terzo trimestre 2013. Le stime Cresme indicano una crescita nell’ultimo trimestre pari a circa il +6%. In un quadro generale ancora negativo, la flessione delle compravendite ha frenato, passando dal -30% registrato nel quarto trimestre 2012, al -14,1% nel primo tri- mestre 2013, fino al -9,2% nel secondo dell’anno. Stando al report, tra gli altri segnali importanti c’è quello secondo cui nel quarto trimestre 2012 solo un Comune capoluogo registrava una crescita delle compravendite, mentre nel primo trimestre del 2013 sono diventati 17 e nel secondo trimestre sono saliti addirittura a 31. I Comuni che, al contrario, hanno fatto segnare un calo sono passati, nello stesso periodo, da 97, a 70, a 54. Inoltre, l’indicatore sulla dinamica delle nuove richieste di mutui casa, costituito dall’indice Crif-Assofin, mostra segnali di rallentamento della contrazione del credito, che negli ultimi mesi rilevati si riporta in territorio positivo: luglio +2%, agosto +4,1%; settembre +7,3, +1,2% ottobre. Di fronte a questi dati ottimistici, tuttavia, ve ne sono altri che non sono parimente rassicuranti. Una nota meno lieta, infatti, si evince ad esempio dalle statistiche diffuse da un gruppo immobiliare quale Tecnocasa, secondo cui, innanzitutto, dall’inizio del 2013 è calata la domanda di appartamenti ad uso investimento, complice la contrazione dei valori. Poco da sorridere anche osservando l’andamento della disponibilità di spesa, aumentata soprattutto nella fascia più bassa (fino a 120 mila euro), e diminuita dell’1,8% nelle fasce intermedie, comprese tra 250 e 474 mila euro. Secondo il gruppo, questo trend è, ovviamente, da imputare principalmente a fattori quali la maggiore difficoltà di risparmio e la minore concessione di mutui da parte delle banche. Come sempre accade, comunque, anche su tale versante l’Italia sembra viaggiare a due velocità. Rispetto alla media delle grandi città, infatti, fanno eccezione capoluoghi come Roma e Napoli, dove la maggioranza delle richieste riguarda immobili dal valore compreso tra 250 e 349 mila euro. All’estremo opposto della classifica si piazzano, invece, Bologna, con una maggiore concentrazione nella fascia compresa tra 119 e 169 mila euro, e soprattutto Palermo e Torino dove la maggior parte dei potenziali acquirenti è interessato a soluzioni di importo non superiore a 120 mila euro. Se quindi, in prospettiva, si palesa qualche barlume di positività, la situazione è ancora lontana da una stabilizzazione che porti il mercato immobiliare ad essere nuovamente un traino dell’economia nazionale. In molti capoluoghi, tra cui Bologna, Torino e Venezia, le quotazioni in ribasso hanno avvicinato la domanda e l’offerta A sostenere le transazioni è il calo dei prezzi C hi sale, chi scende. A fronte di un andamento generale del mercato immobiliare che lascerebbe propendere per l’ipotesi di un piccola ma progressiva ripresa, i singoli contesti locali possono essere anche molto diversi tra loro, concorrendo a condizionare, a seconda della loro entità, il trend complessivo. Di certo sulle tendenze di breve e medio periodo, un impatto forte lo hanno i dati relativi al mercato della casa nei principali capoluoghi italiani. Lo dimostrano tre esempi. BOLOGNA A Bologna i prezzi delle case sono calati di quasi il 7% in un anno. L’analisi del mercato immobiliare del capoluogo felsineo è stata realizzata dal gruppo Immobiliare.it, secondo cui nel primo semestre del 2013 gli immobili bolognesi hanno subito una flessione del prezzo di vendita richiesto del 3,3%, mentre nei dodici mesi tra ottobre 2012 e settembre 2013, il calo ha raggiunto il 6,4%. L’analisi ha preso in esame due tipologie abitative: quella degli immobili signorili, e quella degli immobili civili. Le zone signorili dei Colli e di San Mamolo continuano a registrare gli standard più alti, mentre Battindarno, Toscana e Borgo Panigale offrono le abitazioni più economiche. Nell’elaborare la media dei prezzi è stato tenuto conto, oltre che della classe catastale, anche delle condizioni dell’immobile, distinguendo quelli nuovi o in ottimo stato da quelli da ristrutturare. Per l’acquisto di un immobile signorile nuovo o in ottimo stato il quartiere più caro è risultato essere San Mamolo, con prezzi medi pari a 4.930 euro al metro quadro, insieme a tutta la zona dei Colli, che non ha mai una media inferiore ai 3.500 euro. Il quartiere dove, invece, è possibile risparmiare di più per un appartamento signorile nuovo è Battindarno, dove il prezzo al metro quadro scende fino a 2.583 euro, seguito dalla zona Fiera e San Donato. Sui Colli si trovano anche gli immobili signorili, da ristrutturare, più costosi della città, con prezzi mediamente pari a 3.655 euro al metro quadro. Molto meno si spende per la stessa tipologia nel quartiere Toscana, la cui media è di 1.867 euro. Per gli immobili non di lusso, il quartiere meno caro rimane Battindarno, dove un appartamento nuovo o in ottime condizio- ni costa 2.302 euro al metro quadro, seguito dalla zona dell’Ippodromo (2.321 euro); le abitazioni civili nuove più care si trovano in zona Galvani (con una media di 3.980 euro al metro quadro) e nel centro storico, dove i prezzi non scendono mai sotto i 3.000 euro. Per gli immobili civili che necessitano di lavori di ristrutturazione, i prezzi più abbordabili sono a Borgo Panigale, dove la media è di 1.695 euro, mentre il maggiore investimento a Bologna va fatto se si acquista nella zona di Santo Stefano, con una media di 3.218 euro al metro quadro: la più cara insieme a San Mamolo, che è l’altro quartiere dove i costi richiesti superano i 3.000 euro al metro quadro. TORINO A Torino, sempre secondo uno studio del portale Immobiliare.it, il calo dei prezzi delle abitazioni registrato in un anno si è fermato al 3,2%: un dato decisamente migliore rispetto a quello di Bologna (-6,4%) e soprattutto di Napoli, dove le quotazioni, nello stesso periodo, sono scese addirittura del 9%. Anche in questo caso, così come a Bolgona, l’indagine si è focalizzata su due tipologie di case: signorili (ossia classificate al catasto come A1) e civili (vale a dire accatastate in classe A2). Di entrambe le categorie prese in esame, nel calcolo della media di prezzo al metro quadro si è distinto tra immobili nuovi o in ottimo stato e immobili che necessitano lavori di ristrutturazione. Ebbene, dai risultati dello studio è emerso che Borgo Po è la zona della città dove gli immobili signorili nuovi sono più cari: si parla di una media per metro quadro di 4.983 euro. In ogni caso questo è risultato essere l’unico quartiere insieme a Crimea in cui le cifre superano i 4.000 euro. Le case di lusso costano meno in zona Italia 61 che in ogni altra area della città (la media è di 1.057 euro). Rimanendo sugli immobili signorili che però necessitano di ristrutturazione, i prezzi più alti sono sul Lungo Po (3.591 euro) e quelli più bassi in zona Barriera Milano (1.242 euro). Quando l’analisi ha osservato i prezzi al metro quadro degli immobili civili, sono emerse differenze di costo richiesto abissali. Infatti, a Le Vallette è possibile comprare una casa nuova a 718 euro al metro quadro, mentre per lo stesso tipo di immobile a Borgo Po si chiedono 2.956 euro al metro quadra- to. Stesso abisso che si registra per le case da ristrutturare, per cui a Falchera vengono richiesti 822 euro al metro quadro, mentre nel Centro Storico si parla di 2.856 euro. VENEZIA Il mercato immobiliare vede in Veneto una parziale ripresa nel secondo trimestre 2013. Lo afferma, questa volta, un’indagine del portale specializzato Casa.it, secondo la quale le compravendite hanno segnato un trend positivo da aprile a giugno, anche se restano inferiori ai dati del primo semestre 2012. Il gruppo riferisce che, stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate, rispetto ai primi tre mesi del 2013, nel secondo trimestre (aprile-giugno) le compravendite nelle province di Venezia (+22,3%) e Rovigo (+22,3%) risultano in crescita, mentre i comuni che registrano le migliori performance sono Vicenza (+40%), Rovigo (+32,0%), Belluno (+27,4%). Ugualmente positivo, ma con una crescita minore il comune di Treviso (+3,5%). A contribuire a questo parziale miglioramento, tra gli altri fattori, vi sarebbe la cosiddetta fase calante dei prezzi degli immobili, che ha ridotto il divario tra domanda e offerta, favorendo una ripresa delle contrattazioni. 32 TURISTICO N.1 GENNAIO 2014 Quotazioni delle seconde case in calo, complice la ridotta disponibilità di spesa degli acquirenti. Tengono meglio le abitazioni di lusso Mercato: anche in montagna si sta cercando l’affare VALLE D’AOSTA Le località turistiche della Valle d’Aosta hanno ceduto l’1,9% nella prima parte del 2013. Nella Valle d’Ayasla domanda si focalizza su soluzioni indipendenti da 200-400 mila euro. La diminuita disponibilità di spesa ha comportato una contrazione delle quotazioni immobiliari delle località turi-stiche del 4,4%, con le seguenti variazioni: Brusson (-2,9%), Antagnod (-2,5%) e Champoluc (-5,7%). A Brusson la parte vecchia e il laghetto sono le zone più apprezzate: i valori oscillano tra 4000 e 4500 euro al mq e raggiungono 5000 euro al mq se l’immobile è stato ristrutturato e riqualificato. La località più rinomata della valle è Champoluc, dove la maggioranza delle abitazioni è stata realizzata negli anni ‘60-’70: l’usato da ristrutturare costa 4000 euro al mq, quello già ristrutturato può salire a 5000-6000 euro al mq. Antagnod è particolarmente apprezzata per la sua posizione. Qui la maggior parte delle abitazioni si è sviluppata negli anni ‘70 e i prezzi oscillano tra 3500 e 5000 euro al mq. Il mercato immobiliare turistico nella Valle del Gran San Bernardo ha registrato una sostanziale stabilità nelle quotazioni. Si registrano difficoltà nella vendita di tipologie più costose cosicché il settore è alimentato dalle compravendite di soluzioni dal prezzo compreso tra 70 e 150 mila euro, ma le caratteristiche ricercate non sempre sono facili da trovare a queste cifre. Il comune più richiesto della Valle è Etroubles, dove le tipiche case valdostane indipendenti, già ristrutturate, si scambiano a 2200-2300 euro al mq. Ollomont rappresenta un’ambita meta turistica invernale. Tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi del 2000 sono state realizzate numerose soluzioni indipendenti, villette e chalet con prezzi variabili tra 150 e 500 mila euro, ma difficilmente si riescono a concludere trattative su cifre così alte. Le località turistiche della Valdigne non hanno mostrato variazioni nei prezzi, la situazione si sta stabilizzando e si avvertono i primi segnali di una possibile ripresa. Di Morgex è sempre apprezzata La Ruine, frazione molto servita: una tipologia signorile in pietra e legno, ristrutturata recentemente, costa da 4800 a 5800 euro al mq, mentre per l’usato in buone condizioni si spendono circa 4000 euro al mq.La Salleè un comune più collinare e soffre per la lontananza dai servizi, pertanto le quotazioni scendono a 4000-4500 euro al mq sul nuovo/ristrutturato. Molto apprezzata è invece Cogne, la cui più richiesta è quella centrale, dove le quotazioni medie oscillano tra 6000 e 7000 € al mq. Courmayeur è tra le località turistiche più rinomate dell’arco alpino. Qui una tipologia da ristrutturare costa 6000-8000 euro al mq, una già ristrutturata 11-12 mila euro al mq, ma i prezzi possono raggiungere 15 mila euro al mq su via Roma. Pré-Saint-Didier è una località rinomata per le sue terme e piace anche se è meno soleggiata. L’usato in buone condizioni si scambia a 4000 euro al mq; il prezzo sale a 6000-7000 euro al mq per le tipologie ristrutturate. Inverno: viene facile l’associazione mentale con le località turistiche montane. Ma quanto costa acquistare un’abitazione in queste zone? Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al primo semestre 2013, quando, secondo l’indagine di Tecnocasa, le quotazioni hanno registrato una contrazione del 2,8%. Tra le regioni ad alta vocazione turistica il ribasso più forte dei prezzi si è registrato in Piemonte, che ha chiuso il semestre con una diminuzione del 3,8%. A seguire i comuni del Trentino Alto Adige, che hanno visto le quotazioni contrarsi del 3,1%. Le località della Valle d’Aosta segnalano un ribasso dell’1,9%, mentre quelle dell’Abruzzo sono rimaste stabili. Complessivamente, si registra una generalizzata diminuzione della disponibilità di spesa, un interesse per le località minori o per le zone dove poter acquistare a prezzi più contenuti. Per lo stesso motivo hanno appeal anche le soluzioni da ristrutturare. orienta su immobili dal valore compreso tra 170 e 220 mila euro. I potenziali acquirenti spesso prediligono le zone centrali, dove ci sono abitazioni costruite negli anni ‘50 che, in buono stato, si scambiano a prezzi medi di 3500 € al mq. A differenza che a Bardonecchia, sono in calo le quotazioni delle abitazioni a Cesana, Claviere e Sansicario, perché la disponibilità di spesa di chi acquista in zona è diminuita ma a Cesana il mercato immobiliare ha dato segnali di ripresa a partire dall’estate. I potenziali acquirenti hanno un budget che non supera i 200 mila euro. In diminuzione anche le quotazioni degli immobili a Sauze d’Oulx. Spesso si registra una certa distanza tra la disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti e le richieste dei proprietari, restii ad adeguarle alle dinamiche di mercato. Chi vuole investire si indirizza verso cifre intorno a 100 mila euro. Appartamenti costruiti tra gli anni ‘60 e’70 si vendono, se non ristrutturati, a prezzi medi di 2800-3000 euro al mq. Analoga la situazione ad Oulx, con prezzi in calo, il che ha determinato una ripresa della domanda da parte di coloro che non hanno un budget molto elevato da destinare all’acquisto immobiliare. A Sestriere nella prima parte del 2013 le quotazioni della abitazioni sono diminuite del 6,9%. I ribassi si sono concentrati in particolare nelle aree periferiche, mentre la parte centrale ha mantenuto i propri valori essendo sempre molto richiesta. I prezzi variano in base alle diverse tipologie condominiali e alle diverse zone e oscillano tra 2000 e 5000 euro al mq. A Pragelato i prezzi delle case sono diminuiti del 2,8%. La parte centrale è sorta negli anni ‘80, ma si possono acquistare anche appartamenti di nuova costruzione a 2500-2600 euro al mq. Prezzi più elevati si registrano in zona Plan, dove l’offerta immobiliare è bassa ed i valori del nuovo si attestano su 3500 euro al mq. TRENTINO ALTO ADIGE Nei primi sei mesi del 2013 le quotazioni delle abitazioni di Folgaria non hanno registrato significative oscillazioni. Si segnala però una contrazione della domanda e della disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti. La tipologia più richiesta è sempre il trilocale con una superficie di 50-70 mq e con un valore che varia da 150 a 250 mila euro, seguito dal bilocale con un valore compreso tra 100 e 120 mila euro. Nelle frazioni le quotazioni di immobili usati si aggirano intorno a 1200-1700 euro. PIEMONTE Sul mercato immobiliare di Madonna di Sono stabili le quotazioni delle abitazioni Campiglio e Pinzolo permane una certa a Bardonecchia. Chi cerca la casa vacanza si distanza tra domanda e offerta, nonostante alcuni proprietari abbiano ribassato le richieste (anche per importi considerevoli) perché intenzionati a dismettere gli immobili di proprietà. Infatti si assiste ad un ricambio generazionale che vede famiglie più giovani che ricevono in eredità gli immobili ma, che avendo una disponibilità di spesa più bassa rispetto ai propri genitori, non riescono a sostenerne le spese di gestione e decidono di alienarli. Da segnalare che molte famiglie che avevano acquistato un immobile in passato e che non lo utilizzavano preferendo un altro tipo di vacanze ora invece sfruttano maggiormente la propria abitazione. Chi desidera la seconda casa in queste zone possiede un reddito consolidato anche se la disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti è diminuita e si registrano molte richieste da 200 mila euro. Resiste la domanda di prestigio, oltre il milione di euro, ma anche su questo segmento di mercato i potenziali acquirenti sono diventati più attenti e più riflessivi. A Pinzolo si sono registrati ulteriori cali nelle quotazioni immobiliari, sia per le zone centrali a ridosso degli impianti di risalita sia per quelle più esterne, posizionate in un’area verde dotata di parchi attrezzati per bambini e strutture sportive. Per quanto riguarda l’usato in buone condizioni (tra gli anni ‘90 e il 2000), i valori si attestano tra 2500 e 2700 euro al mq, mentre il nuovo vale intorno a 4000 euro al mq. Si segnala un discreto interesse anche per i comuni limitrofi, tra cui Giustino a Carisolo, dove i prezzi sono mediamente inferiori. A Folgarida la domanda ha subito un rallentamento più forte, nonostante i prezzi siano rimasti costanti. I complessi residenziali presenti risalgono agli anni ‘50-’70 e hanno quotazioni di 1800-2000 € al mq. EMILIA ROMAGNA Sono in calo i prezzi delle abitazioni a Serramazzoni, comune turistico situato subito dopo Modena. Infatti la domanda è in diminuzione così come la disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti che attualmente non supera i 100 mila euro per l’acquisto di una porzione di casa con un giardino esterno. Chi cerca la seconda casa infatti si orienta su porzioni di casa in buono stato di conservazione, con sasso e legno esterno e dalle metrature comprese tra 70-80 mq. Piacciono anche le villette a schiera, costruite 2530 anni fa, che si sviluppano su due piani (40 mq a piano). Non ci sono nuove costruzioni al momento. Le ultime risalgono alla fine del 2008, hanno metrature di 70-80 mq con pannelli fotovoltaici, cappotti. Costruite in classe “C”, non sono state collocate e per cui i costruttori le hanno date in affitto a 500 euro al mese. A cercare casa a Serramazzoni sono prevalentemente famiglie di Modena (che dista 35 km) che durante l’estate si trasferiscono per l’intera stagione. D’inverno l’abitazione si sfrutta soprattutto durante i periodi di festa e durante i weekend. Nella zona centrale di Serramazzoni si trovano condomini degli anni ‘70-’80 da 15-20 appartamenti le cui quotazioni sono di 800900 euro al mq. Nella zona periferica di Serra Pineta ci sono prevalentemente seconde case dal momento che in passato era una delle zone preferite da coloro che cercavano questa tipologia immobiliare. Le quotazioni sono simili a quelle delle abitazioni delle zone centrali. Tra le frazioni si Serramazzoni piacciono San Damiano, Selva, Montagnana e Faeto. In quest’ultima località, situata nel punto più alto, in particolare si ricercano soprattutto seconde case. ABRUZZO Dopo il ribasso degli anni precedenti, il primo semestre 2013 ha registrato stabilità a Roccaraso e Rivisondoli e sembra che la situazione sia destinata a migliorare; Pescocostanzo, invece, sta subendo una forte battuta d’arresto perché chi aveva acquistato negli anni precedenti difficilmente abbassa il prezzo per non incorrere in eccessive perdite. Anche il nuovo si smaltisce con difficoltà. La domanda turistica proviene soprattutto da residenti campani (in particolare dalla città di Napoli) e si concentra sulle soluzioni medio-piccole (monolocali e bilocali) per un valore di 70-80 mila euro, a fronte di un budget massimo di 100-150 mila euro. Nei periodi di maggior affluenza turistica è buona la domanda di immobili in affitto: per l’intera stagione invernale (Dicembre-Aprile), un bilocale di quattro posti letto costa circa 2500 euro. Grazie al calo dei prezzi, il centro di Roccaraso sta incontrando un buon andamento, nonostante le difficoltà di parcheggio nel periodo di alta stagione. Qui ci sono condomini degli anni ‘60-’70, dove il prezzo di un appartamento in discreto stato non supera 3000 euro al mq; quello di una tipologia ristrutturata sale a 3500-4000 euro al mq. Sempre molto ricercata la zona Pratone, area verde a ridosso del centro, dove un buon usato si vende a circa 3500 euro al mq. Sull’Aremogna, località dove sono ubicati i maggiori impianti di risalita, si possono acquistare alloggi in residence anche a meno di 2000 euro al mq. Nella parte centro-orientale di Roccaraso si segnala la “zona C”, area in espansione che tuttavia sta incontrando difficoltà a causa dell’elevato prezzo dei terreni edificabili che sta frenando i costruttori. Rivisondoli e Pescocostanzo offrono una valida alternativa alla più rinomata località sciistica abruzzese. I loro centri storici, caratterizzati da casette antiche (risalenti anche al ‘700) e palazzetti, continuano ad avere un loro mercato “amatoriale”, che può raggiungere anche i 4000 euro al mq per una tipologia ristrutturata (allo stato originario il prezzo scende a 1500-2000 euro al mq). Nelle aree esterne al Centro storico ci sono residence degli anni ‘70 e più recenti complessi edilizi realizzati negli anni ‘80 e ‘90 e valutati in media 2500-3000 euro al mq. GENNAIO 2014 BORSINI 33 N.1 Le quotazioni delle abitazioni turistiche, nuove e ristrutturate, nelle principali località di villeggiatura di montagna Courmayeur e Madonna di Campiglio: il picco dei prezzi Signorile usato Medio usato Economico usato Signorile nuovo Medio nuovo Economico nuovo 1100 850 700 1900 1750 1650 BARDONECCHIA 4200 3450 2200 5500 4500 3200 CESANA TORINESE 2600 2200 1300 3200 2600 2100 SAN SICARIO 2500 2000 1600 3200 2800 2500 CLAVIERE 3500 2800 2500 4000 3500 2600 COAZZE 1200 1000 850 1800 1500 1300 OULX 2400 2000 1000 3000 2700 Nd OULX - FRAZIONI 1700 1100 700 2700 1700 Nd 850 600 400 1350 1200 900 PRAGELATO 2700 2200 1400 3000 2800 Nd PRALI - GHIGO 1850 1500 1150 2100 1850 1550 SAUZE D’OULX 3100 2800 1800 4500 3500 Nd SESTRIERE 4000 3500 2800 4900 3900 Nd SESTRIERE - BORGATA 2000 1600 1100 2500 2000 Nd 900 800 600 1300 1000 950 ANDALO 3100 2600 2000 3850 3700 3400 BOCENAGO 1800 1400 1100 2600 2200 Nd CADERZONE TERME 2000 1600 1300 2500 2100 Nd CAMPITELLO DI FASSA 4800 3800 2000 5700 5000 Nd CANAZEI 5800 5300 4300 7100 6600 Nd CARISOLO 2850 2550 Nd 3850 3250 Nd CAVEDAGO 2200 1850 1300 2700 2300 2000 DIMARO - FOLGARIDA 1800 1400 Nd Nd Nd Nd FAI DELLA PAGANELLA 2400 2100 1700 2700 2500 2300 FOLGARIA - CENTRO - EST 2600 2200 Nd 3500 3000 Nd FOLGARIA - FRAZIONI 1800 1500 Nd 2300 2000 Nd LAVARONE 1600 1400 Nd 2200 1800 Nd MOENA 5200 4300 3200 6600 6000 Nd MOLVENO 3150 2600 2000 3900 3700 3500 MADONNA DI CAMPIGLIO 8000 7500 Nd 12000 9000 Nd PINZOLO 3200 2700 Nd 3900 3400 Nd POZZA DI FASSA 4300 3500 2300 5500 4800 Nd VIGO DI FASSA 4100 3300 2300 5200 4800 Nd AYAS - ANTAGNOD 4000 3800 3400 6000 5000 4500 AYAS - CHAMPOLUC 4800 4500 4300 6500 6200 6000 BRUSSON 3500 3300 3000 4800 4500 4300 CHALLAND SAINT ANSELME 1600 1500 1400 2100 1900 1700 COGNE 4800 4300 3900 6000 5000 4500 COURMAYEUR 9000 8000 7000 12000 9500 8700 ETROUBLES 1800 1600 1500 2050 1850 1700 FENIS 1700 1450 1100 2200 1900 1700 GIGNOD 2000 1800 1500 2300 2150 2000 INTROD 1500 1300 900 2500 1900 1600 LA SALLE 3800 3300 2500 5000 4000 2800 LA THUILE 4500 4000 3500 6500 5300 4300 MORGEX 4000 3500 2400 5000 4000 3000 OLLOMONT 1950 1700 1500 2200 2000 1800 PRÈ SAINT DIDIER 4300 3700 3200 5500 4500 4200 SAINT VINCENT 2050 1650 1400 2650 2350 2150 TORGNON 2900 2500 1900 3500 3200 Nd ASIAGO 2500 2000 1700 3300 2900 2600 GALLIO 2200 1800 1400 2500 2200 1900 ROANA 1500 1200 1000 2100 1800 1400 ROANA - CESUNA 1500 1200 1100 2100 1800 1400 EMILIA ROMAGNA SERRAMAZZONI PIEMONTE PEROSA ARGENTINA VALGIOIE TRENTINO-ALTO ADIGE VALLE D’AOSTA VENETO 34 ABITARE N.1 GENNAIO 2014 I proprietari applicano sconti per andare incontro agli inquilini Cala la richiesta di alloggi. Ai genitori conviene acquistare Affitti: è la stagione dei saldi Studenti: locazioni in discesa C I on le compravendite che non ripartono e le spese crescenti legate all’abitazione, molti proprietari hanno abbassato le loro pretese sugli affitti per venire incontro alle esigenze dei potenziali inquilini, anche nella speranza di no imbattersi in casi di morosità cosiddetta incolpevole, generata da fenomeni terzi ma comunque condizionata anche dall’entità della pigione da pagare mensilmente. Il dato emerge dalle rilevazioni di Idealista, sul cui portale on line nel mese di ottobre è salita al 4,2% la quota di annunci di case in affitto che hanno visto variazioni al ribasso, per uno sconto medio pari addirittura al 9,3% del prezzo di partenza. I “saldi” nel corso del mese autunnale hanno riguardato 3.693 delle 86.358 case in locazione sul portale: il dato più alto da quando Idealista rileva questo indice (marzo 2013), in ulteriore crescita dell’11,6% rispetto al mese anteriore, quando si rilevarono 3.310 ribassi. Stando ai dati di Idealista.it, l’ammontare dello sconto medio del 9,3% applicato dai proprietari sul prezzo inizialmente stabilito si traduce in una correzione media pari a 75 euro al mese. Lo sconto, però, è ovviamente proporzionato ai canoni, così si spiega perché in provincia di Milano (dove gli importi partono da una base decisamente superiore) ci sono le riduzioni più elevate a livello dei grandi centri urbani, quantificabili in circa 91 euro al mese. Con il 5,6% di ribassi sul totale dell’offerta, il capoluogo menighino risulta anche quello con i cali più diffusi e generalizzati, seguito da Roma (5,4%) e Padova (5%). Tra i grandi mercati, anche Firenze (4,6%) segna variazioni a ribasso superiori alla media, mentre dal lato opposto della tavola Bari fa registrare la percentuale di ribassi minore, e al contempo gli sconti più generosi, pari al 9,3% rispetto al prezzo di partenza. Secondo Vincenzo De Tommaso, di Idealista.it, “lo spettro dell’Irpef sugli immobili sfitti, la cedolare secca con minore carico fiscale sui redditi da affitto, e le difficoltà a vendere le proprie abitazioni in un periodo in cui il mercato immobiliare continua a ristagnare sono tutti impulsi che stimolano l’offerta. I proprietari sono sempre più coscienti che il prezzo è la vera discriminante per portare a termine l’operazione d’affitto bene e in fretta, e questo fa pensare che anche la tendenza dei canoni scontati sia destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi”. l calo dei canoni di locazione richiesti dai proprietari immobiliari è stato registrato anche da Tecnocasa, secondo cui nel primo semestre del 2013 gli affitti a livello nazionale hanno registrato una diminuzione dei valori dell’1,9% sui bilocali e dell’ 1,8% sui trilocali, con un dato ancora maggiore nelle grandi città, dove la contrazione dei valori è stata rispettivamente del 2,1% e dell’1,9%. Tra chi ha cercato un alloggio in affitto, nei primi sei mesi del 2013 è sceso il numero degli studenti. Le spiegazioni potrebbero essere la nascita di numerose residenze universitarie che hanno quindi prodotto un aumento dell’offerta e la scelta di università più vicine alla regione di origine, complice anche le difficoltà economiche delle famiglie. In genere, gli studenti che hanno già scelto l’Ateneo da frequentare iniziano le ricerche per trovare la casa in affitto nel periodo di luglio o nei mesi di settembre ed ottobre, quando sono terminati i test di ammissione. Sono questi i periodi in cui le richieste di appartamenti in affitto da parte di studenti raggiungono livelli elevati. A cercare casa sono spesso giovani del Sud Italia che frequentano le Università del Nord. Tanti anche gli stranieri che seguo- no corsi di laurea in Italia o che arrivano con progetti di scambi universitari. In genere si orientano su tipologie come due locali e trilocali con cucina abitabile. Nel primo caso si può condividere l’appartamento con un’altra persona (trasformando il soggiorno in una camera da letto) e nel secondo caso con altre due persone. La ricerca si orienta su soluzioni che non siano lontane dalle facoltà universitarie, che siano ben collegate con le stesse e che siano posizionate in zone servite. Sempre più importanti un arredamento dignitoso e il riscaldamento autonomo, elemento quest’ultimo valutato nell’ottica di un contenimento dei costi. Apprezzata anche la presenza di un collegamento Adsl. Quasi sempre si stipula il contratto con lo studente (o più studenti) e si chiede la garanzia dei genitori. Continua la tendenza da parte di questi ultimi, laddove è possibile, ad acquistare l’immobile invece di pagare l’affitto per tutto il periodo degli studi, e questo avviene soprattutto se si hanno più figli iscritti all’università. Anche gli investitori, nonostante l’aggravio fiscale degli ultimi tempi, sono ancora propensi ad acquistare un’abitazione nelle zone universitarie. Sfratti: il Codacons fa appello a Renzi Il Sicet denuncia i rincari. Intanto la Regione sostiene i morosi incolpevoli A P partire dal primo gennaio 2014 migliaia di anziani, disabili, e malati anche gravi rischiano di perdere la propria abitazione e ritrovarsi sotto un ponte. La denuncia arriva dal Codacons, ricorda la scadenza della proroga di un anno all’esecuzione degli sfratti, e invia una lettera al neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, affinché “il suo partito si attivi per evitare una raffica di sfratti a danno delle categorie più deboli”. Come sottolinea l’associazione, “in tale contesto d’emergenza sociale e di crisi economica è indispensabile prorogare almeno di un altro anno l’esecuzione degli sfratti, in favore di anziani, disabili, malati e famiglie con reddito inferiore ai 27mila euro. Ma ci rivolgiamo anche a Papa Francesco, particolarmente attento alle esigenze dei più bisognosi”. Il Codacons spiega che “la legge 24/12/2012 n. 228 ha introdotto la proroga, fino al 31 dicembre del 2013, del termine per l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione di immobili a uso abitativo. Al ministro dei trasporti Maurizio Lupi, al quale il Governo ha delegato anche la politica della casa, si è chiesto ripetutamente una moratoria generalizzata che coprisse anche gli sfratti per morosità incolpevole, oggi circa il 90% del totale. Tuttavia ,il ministro ha respinto tale richiesta, sostenendo che la proroga del blocco degli sfratti non è la soluzione per l’emer- genza abitativa. Da gennaio, quindi, sono diventati esecutivi gli sfratti a danno di migliaia e migliaia di utenti. Un peggioramento della situazione si evince dal rapporto tra i provvedimenti di sfratto emessi e il numero delle famiglie residenti in Italia che si attesta, per l’anno 2012, a uno sfratto ogni 375 famiglie a fronte di uno sfratto ogni 394 famiglie nel 2011. Basti pensare poi che i provvedimenti di sfratto emessi mostrano un andamento più o meno costante dal 2001 al 2007, passando da 40.500 a 43.869. Dal 2007 al 2012 si nota, invece, un tendenza all’aumento decisamente più incisiva, (+54,5%)”. Milano: stangata su case popolari rima della chiusura del 2013, l’Aler ha confermato che da gennaio tutte le 56mila famiglie di assegnatari di alloggi di Milano e Provincia riceveranno i bollettini con i forti aumenti. In particolare, le 17mila famiglie con i redditi più bassi, collocate nell’area della protezione, avranno aumenti, oltre che dell’affitto, anche delle spese del riscaldamento, perché verrà loro tolto il contributo annuo a carico del Fondo Sociale. A lanciare l’allarme è stato il sindacato Sicet, secondo cui la conseguenza di tale situazione sarà un ulteriore incremento della morosità complessiva, che attualmente è già è alle stelle. Come denuncia il Sicet in una nota, “commissari e nuova dirigenza non intendono aprire alcun confronto sindacale, poiché sostengono di non avere alcuna autonomia decisionale. Ma se decide solo il presidente Maroni, allora a cosa servono il direttore generale e i tre commissari per la gestione di Aler Milano?” La polemica è nata dalla comunicazione, fatta dall’Aler, di non voler rinnovare, appunto a partire da gennaio, l’accordo sottoscritto nel 2011 sull’applicazione dei canoni e la Umbria: è vera emergenza abitativa D a una parte i proprietari di immobili stanno cercando di calmierare le richieste economiche sugli alloggi dati in locazione. Dall’altra Comuni e Regioni stanno avviando sempre più spesso politiche di social housing. Tutte queste misure, tuttavia, rischiano di essere tardive: un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Un esempio è rappresentato dalla situazione che si sta vivendo in Umbria, dove continua l’attività della Regione, insieme all’Ater, nella ricerca di alloggi sfitti da destinare a famiglie sfrattate per morosità incolpevole: un fenomeno che l’assessore regionale alle Politiche abitative, Stefano Vinti, definisce allarmante: “In Umbria c’è un inedito aggravarsi della situazione abitativa. I dati, ovviamente, non sono ancora disponibili. Ma nel 2013 si rischia di superare i 1.250 sfratti del 2012, di cui il 90 per cento per morosità incolpevole”. Il bando regionale, è scaduto il 22 dicembre per i proprietari, mentre i nuclei beneficiari avranno tempo fino al 20 gennaio 2014 per avanzare la propria richiesta all’Ater. La misura prevede un contributo fino a 7.600 euro in tre anni, pari a circa 200 euro al mese, per ogni proprietario che decide di affittare, a canone concordato, il proprio immobile a famiglie in possesso di sfratto esecutivo per morosità incolpevole. “Mi rivolgo anche al vescovo della Diocesi di Gubbio - ha concluso Vinti - affinché si mettano appartamenti a disposizione dell’Ater per aiutare quelle famiglie che non sono più nelle condizioni di pagare un canone d’affitto in condizioni di libero mercato”. tutela delle fasce di reddito più basse nel patrimonio residenziale Aler. “Si vogliono scaricare sui magri redditi delle famiglie degli assegnatari le difficoltà economiche e di bilancio dell’Aler di Milano - sbotta ancora il sindacato -. Ma tali problemi non sono certo colpa degli assegnatari, ma di scelte gestionali disastrose e azzardate, sollecitate da leggi e delibere regionali sbagliate di grande effetto giornalistico, ma di pessima efficacia sociale”. Secondo i dati diffusi dal Sicet, le 17mila famiglie situate nell’area della protezione, cioè con un reddito massimo di circa 300/400 euro mensili, si vedranno richiedere 80/100 euro in più su ogni bollettino. Sempre sul fronte dell’emergenza abitativa, tuttavia, nei giorni scorsi la Giunta regionale lombarda ha deciso di cofinanziare, con i Comuni in cui si concentra il 90% degli sfratti, una misura a sostegno dei cittadini che non riescono per difficoltà economiche a pagare l’affitto della casa. L’iniziativa, proposta dall’assessore regionale alla Casa Paola Bulbarelli, prevede l’attivazione entro il 16 dicembre di un fondo presso Finlombarda di 8 milioni e 653mila euro, al quale potranno attingere i comuni interessati, che dovranno collaborare con le proprie risorse con non meno del 40% dell’importo che la Regione gli assegnerà. I centri in questione sono Brescia, Bergamo, Bresso, Cesano Boscone, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Como, Corsico, Cremona, Cusano Milanino, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Pavia, Sesto San Giovanni, Sondrio e Varese. “Abbiamo pensato a una misura che rendesse più incisivi la prevenzione e il contrasto degli sfratti per morosità nei comuni dove c’è stato un notevole incremento di queste situazioni”, ha chiarito l’assessore Bulbarelli. Le persone che potranno beneficiare dell’iniziativa dovranno avere un reddito non imponibile tra i 4.100 e i 13.000 euro, un canone d’affitto annuale al massimo di 7.200 euro spese comprese e nessuna procedura esecutiva di rilascio della casa in corso. Inoltre, accederanno alla misura anche licenziati (tranne che per giusta causa), cassaintegrati, lavoratori a cui non è stato rinnovato il contratto a termine o di lavoro atipico e anche chi ha subito una riduzione rilevante del reddito perché ha sostenuto spese mediche o assistenziali oppure ha perso un componente della famiglia. Infine, la Giunta ha previsto la creazione di una cabina di regia alla quale potranno partecipare anche i rappresentanti di Anci e organizzazioni sindacali dei proprietari ed inquilini. 36 MERCATO GLOBALE N.1 GENNAIO 2014 L’economia traina lo sviluppo del settore, che a differenza di altri mercati, come quello britannico, non è nemmeno a rischio bolla Germania: terra promessa dell’immobiliare Q ual è l’andamento del mercato immobiliare in tre delle principali economie occidentali, quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania? È quanto ha indagato il rapporto congiunturale e revisionale del Cresme, stando ai cui dati, dalla metà del 2012 le tre grandi economie hanno ripreso a trainare il mercato immobiliare globale, anche se in realtà il nuovo boom dell’immobiliare appare più sostenibile in Usa e Germania che in Inghilterra. Dopo il crollo dovuto allo scoppio della bolla negli Usa e in diversi paesi europei, una prima fase di ripresa del mercato immobiliare globale si è aperta nella seconda metà del 2009, sulla spinta dei mercati emergenti e in particolare della forte crescita dei prezzi delle case in Cina. La ripresa dei mercati immobiliari mondiali è stata quindi trainata in una prima fase dalle economie emergenti. Questa spinta si è però gradualmente affievolita, per via delle politiche restrittive attuate nei BRICs per contrastare l’inflazione ed evitare il rischio di bolle immobiliari, ma anche a causa dei fattori strutturali che hanno provocato il grande rallentamento delle economie emergenti. Un nuovo trend di crescita si è affermato però a partire dal 2012, questa volta trainato dalla ripresa di alcune grandi economie avanzate Germania, Stati Uniti e Regno Unito. no e sopratutto nel 2013. Contrariamente a quanto accaduto negli Stati Uniti, l’impulso è arrivato prima dai prezzi, mentre le compravendite residenziali hanno iniziato a crescere solo nell’ultimo trimestre 2012. Le transazioni non residenziali sono invece rimaste stabili fino al secondo trimestre 2013, quando hanno iniziato a salire sulla scia di una ripresa economica più forte del previsto. La nuova fase di crescita interessa sopratutto l’enorme area metropolitana londinese, nella quale i valori immobiliari stanno crescendo a un ritmo più che doppio rispetto alla media nazionale. L’accelerazione del secondo trimestre 2013 è stata probabilmente supportata da un’inaspettata crescita economica. Tuttavia lo sviluppo positivo del settore immobiliare britannico è iniziato prima, ed è stato causato principalmente da due fattori: una crescita della domanda significativamente maggiore rispetto alla nuova produzione edilizia e una politica governativa di forte supporto al settore. Nell’area metropolitana londinese i prezzi sono oggi più elevati addirittura del 30% rispetto al picco del 2007. Al contrario di quello statunitense, il boom del mercato immobiliare britannico pone però dei forti problemi di sostenibilità. La correzione al ribasso dei prezzi dopo l’esplosione bolla speculativa è stata infatti GRAN BRETAGNA della decisamente minore rispetto a quelSTATI UNITI La ripresa del settore immobiliare la osservata negli Stati Uniti. Il rapDiversi fattori hanno determinato ha recuperato slancio nel secondo porto prezzi/redditi è rimasto alto il nuovo boom del settore immobi- trimestre 2012, per poi accelerare rispetto ai valori storici e i nuovi inliare negli Usa. I più importanti sono progressivamente nel corso dell’an- crementi lo hanno innalzato ultestati probabilmente: bassi tassi d’interesse e iniezioni di liquidità della Fed; ripresa dell’economia; forte crollo dei prezzi immobiliari durante la crisi (il rapporto prezzi/redditi è sceso al di sotto della media di lungo periodo, incentivando gli acquisti di immobili); afflusso di capitali stranieri. È naturale domandarsi se il nuovo boom sia sostenibile o se si tratti di un’altra bolla speculativa, come sostenuto recentemente da alcuni commentatori. Si tratta di un tema complesso e non esiste una risposta certa. Tuttavia, gli indicatori disponibili sembrano segnalare che, a livello nazionale, i prezzi non hanno per ora raggiunto livelli insostenibili, né ci sono segni di sopravvalutazione. I prezzi sono ad un livello storicamente basso rispetto ai redditi: il rapporto prezzi/redditi è infatti inferiore del 12% rispetto alla sua media di lungo periodo (mentre nel momento di picco della recente bolla speculativa, prima del grande crollo, il rapporto aveva superato del 30% la media storica). I prezzi d’acquisto non sembrano sopravvalutati nemmeno rispetto ai prezzi di affitto: il rapporto tra queste due variabili è infatti superiore solo del 2% rispetto alla media di lungo periodo, un valore che non sembra indicativo di una bolla. riormente. Ciò suggerisce che gli immobili siano oggi sopravvalutati, sia rispetto ai redditi sia rispetto agli affitti, e che una rilevante correzione al ribasso potrebbe prima o poi arrivare. Tra l’altro, il settore immobiliare inglese è già abituato a fluttuazioni cicliche. Inoltre lo schema governativo di garanzie sui mutui appare potenzialmente in grado di alimentare una bolla speculativa, dato che distorce gli incentivi per le banche esentandole da una parte delle eventuali perdite in caso di fallimento del mutuatario. GERMANIA Nella più forte economia europea, i valori immobiliari sono in aumento già dalla seconda metà del 2010. Gli incrementi di compravendite e prezzi hanno riguardato sia il settore residenziale sia il non residenziale. Secondo un recente report della Bundesbank (ottobre 2013), gli aumenti di prezzo hanno riguardato principalmente i maggiori centri urbani e i condomini. Tuttavia, negli ultimi mesi la crescita dei prezzi si è diffusa anche alle aree rurali e ai centri minori, divenendo un fenomeno generalizzato. In ogni caso, la crescita del settore residenziale è stata trainata principalmente dall’area metropolitana berlinese. La Germania è tra i pochi paesi avanzati in cui i prezzi immobiliari sono rimasti stabili tra il 2000 e il 2010. Non c’è stata alcuna bolla speculativa e di conseguenza neanche alcun crollo dopo il 2007. La progressiva crescita che si sta osservan- do dalla fine del 2010 è stata causata principalmente dall’aumento della domanda, con l’offerta che è cresciuta a ritmi inferiori. L’accelerazione della domanda è dovuta, a sua volta, a una solida crescita economica e alla crescita del numero di famiglie (determinata dall’immigrazione e dalla diminuzione nel numero medio di componenti). Inoltre, il settore immobiliare tedesco è stato favorito dai bassissimi tassi d’interesse di cui il Paese gode a causa della crisi finanziaria europea, che si sono trasmessi al mercato dei mutui. Anche il clima di incertezza sui mercati finanziari globali ha contribuito, spingendo gli investitori a rivolgersi in modo crescente al mercato del mattone. In effetti, l’indice immobiliare tedesco, che stima il ritorno medio degli investimenti nel settore immobiliare, nel 2012 ha registrato la performance migliore da quando l’indice viene calcolato (1995), grazie a una forte crescita della redditività degli investimenti in edilizia residenziale. In realtà, la crescita dei prezzi delle case negli ultimi tre anni non avrebbe rispecchiato per intero i fondamentali del mercato (crescita demografica e crescita dei redditi) ma sarebbe dovuta anche a fattori finanziari. Tuttavia non ci sono i segni di una dinamica speculativa. La crescita dei mutui è stata molto limitata, e i prezzi di acquisto sono ancora a livelli storicamente molto bassi in relazione ai redditi e agli affitti. La crescita del settore immobiliare tedesco appare quindi sostenibile, e secondo la Bundesbank e gli altri osservatori continuerà nei prossimi anni. Gb: tassa sulle compravendite a carico dei cittadini stranieri Spagna e Francia: le due facce del periodo nero del mattone C A he in Gran Bretagna la crescita del mercato immobiliare sia esposta a rischi speculativi deve essere chiaro anche al Governo, il quale, non a caso, a partire dall’aprile 2015 imporrà la tassa sul capital gain per gli investitori stranieri nella vendita nel Paese di immobili che non siano la loro residenza principale. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il cancelliere George Osborne, secondo cui “non è giusto che coloro che vivono in questo Paese paghino la tassa sul capital gain quando vendono una casa che non è la loro residenza, mentre chi non vive qui non deve farlo. Il nostro piano funziona, ma il lavoro non è finito”. La misura ha lo scopo di intervenire, in particolare, sull’aumento dei costi delle case a Lontra, che sta diventando insostenibile nel comparto delle compravendite, ma, in verità, ancora di più sul versante degli affitti. A porre l’accento su quest’ultimo problema è stato recentemente anche il Financial Times che ha dedicato una inchiesta alle difficoltà che incontrano i neolaureati a trovare un alloggio abbordabile nella capitale britannica. Considerando un salario medio per i neoassunti da 22.400 sterline l’anno, è impossibile in tutti i quartieri della metropoli so- stenere i costi di un appartamento indipendente: i giovani sono obbligati a condividere la casa con altri coetanei. Non solo, si calcola che oltre un terzo del reddito finisca nel pagamento dell’alloggio. I giovani, prosegue il giornale, sono comunque disposti a grandi sacrifici pur di vivere nella capitale britannica. Anche perché in molti casi non sarebbe conveniente spostarsi fuori da Londra pagando costosi trasporti pubblici. Chi invece, non ha di questi problemi pare essere il gruppo indiano Lodha Group. Secondo il Guardian, che cita alcuni esperti immobiliari britannici, al numero 1 di Grosvenor Square, non lontano da Bond Street, si trova una proprietà di epoca georgiana che di recente è stata venduta dal governo canadese proprio al gruppo indiano per 306 milioni di sterline, circa 370 milioni di euro. “Difficile trovare una proprietà paragonabile a questa”, ha commentato Simon Stone di Savills, agenzia immobiliare che ha curato la vendita. Il governo di Ottawa ha deciso di cederla per risparmiare sui costi delle sue sedi diplomatiche e ha concentrato i suoi uffici a Canada House, che si trova in un altro luogo più che centrale: Trafalgar Square. proposito di mercato immobiliare europeo, ci sono alcuni segmenti che erano ancora rimasti inesplorati, ma che la crisi ha portato allo scoperto. Esemplificativo, quanto accaduto nelle scorse settimane in Francia, dove la diocesi di Bordeaux ha scelto di mettere in vendita due chiesette sul popolarissimo sito francese di annunci gratuiti online Leboncoin.fr. Una decisione che ha scandalizzato e sorpreso buona parte dei parrocchiani. “La chiesa ha sempre meno risorse finanziarie e deve sempre più affrontare delle scelte - ha però replicato Jean Rouet, vicario generale della diocesi di Bordeaux -. Posso capire l’emozione delle famiglie, ma la realtà è questa. La vendita del patrimonio e i doni sono la nostra sola risorsa”. Secondo il quotidiano 20 Minutes, una transazione è già in corso e l’acquirente dovrebbe essere un promotore immobiliare. Le due cappelle messe in vendita non sono quasi più frequentate. La chiesetta del Cristo Redentore, a Talence, è chiusa da due anni. La stampa francese precisa che i due siti saranno venduti rispettivamente a 650mila e 500mila euro. Il ricavato servirà a effettuare lavori di ristrutturazione in altre due chiese della diocesi che invece sono sempre aperte ai fedeli. Ma la crisi picchia duro sul mercato immobiliare anche in Spagna, dove nel mese di ottobre le compravendita di case sono risultate in calo per il sesto mese consecutivo, fino a -10% rispetto allo stesso mese del 2012, secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica. Con complessive 22.770 transazioni, ottobre segna addirittura il dato più basso dell’anno dopo quello di marzo, e uno dei minori da quando sono cominciati i rilevamenti nel 2007. Rispetto al mese di settembre, il numero di compravendite di alloggi è diminuito del 4,4%. Nei primi dieci mesi dell’anno, la caduta rispetto allo stesso periodo del 2012 è dello 0,8%. La diminuzione delle transazioni riguarda soprattutto i nuovi alloggi (-17,6% su base annua), mentre quella delle case esistenti è del 2,9%. Molti cittadini europei sono dunque in estrema difficoltà ad acquistare anche soltanto l’abitazione principale. I cinesi rappresentano, invece, l’altra faccia della medaglia, essendo diventati i principali acquirenti mondiali del residenziale nuovo di lusso. Gli investimenti si concentrano soprattutto nei mercati occidentali, come quello di New York. Nella classifica dei nuovi ricchi, il secondo posto è occupato dagli investitori di Singapore, seguiti dai russi. GENNAIO 2014 PROFESSIONE 37 N.1 Domus Elite: marketing con un nuovo approccio Per promuovere ed agevolare le transazioni, il gruppo investe su internet I C n tempo di crisi, la parola d’ordine è: ingegnarsi, con lo sviluppo di nuove strategie. Il discorso, ovviamente, vale anche per il mercato immobiliare, come dimostra il caso di Domus Elite, società immobiliare presente sul territorio veneziano, che ha deciso di adottare un approccio diverso per differenziarsi dalla concorrenza, iniziando a pensare alle proprie attività secondo una precisa chiave di marketing; investendo su strumenti innovativi come un Blog; aprendosi alla comunicazione attraverso i social media; attivando un ufficio stampa dedicato. Come spiega la stessa società in una nota, “l’espressione marketing immobiliare ha avuto, sino a poco tempo fa, una valenza quasi ossimorica. Parlare di marketing immobiliare aveva quasi poco senso: l’orientamento alla vendita e la mancanza di specializzazione ha però posto la gran parte delle imprese immobiliari italiane in una condizione che possiamo definire di pre-marketing, contribuendo nel corso della recente recessione a creare uno stock elevato di immobili invenduti e un allungamento rilevante dei tempi di vendita. Ecco perché è importante ripensare la gestione di un’operazione immobiliare in un’ottica di marketing”. Secondo il gruppo veneto, il primo passo da compiere in tale direzione è quello di investire molto sul web. Peraltro, che non si possa fare a meno del web nel real estate lo ha certificato anche un’analisi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, secondo la quale il 47,5% delle vendite avviene proprio grazie a internet. Tale quota non è ancora la maggioranza assoluta ma, considerando il trend di crescita, lo diventerà presto. Dire “l’ho visto su Internet” ha però la stessa vaghezza di dire “l’ho letto su un giornale”. Quale giornale? Quale sito Internet? Ecco perché, secondo Domus Elite, “è opportuno calibrare strategie di web marketing sartorialmente sulle esigenze reali dell’operatore immobiliare in questione. Con buona pace di chi vive nel passato e non si è adeguato. E di chi prevede solo sventure e disastri. Il marketing è il giusto antidoto alla crisi. Ed è fatto di idee. E le idee, per dirla con Hegel, hanno mani e piedi”. Fondocasa festeggia il passato e il futuro Valutare il recente passato e guardare al futuro. Sono stati i due fili conduttori del convegno nazionale annuale del gruppo Fondocasa, svoltosi presso il Loano 2 Village. L’appuntamento è stato l’occasione per analizzare i risultati conseguiti nel 2013, e, contestualmente, per esporre le numerose novità che il gruppo ha deciso di intraprendere per affrontare con decisione il particolare momento di mercato. In quest’ottica, il presidente di Fondocasa, Alessandro Pollero, ha ribadito con forza la volontà del gruppo di “investire nel settore, non soltanto impegnandosi sui servizi a favore della rete in franchising, ma addirittura presentando l’apertura entro di 3 nuovi punti diretti, ad Albenga, Savona e Milano centro, e la creazione del brand Solocasenuove: un progetto innovativo sul mercato dove il cliente può trovare un’organizzazione in grado di offrire servizi evoluti per il costruttore”. A conferma di tale filosofia, il gruppo Fondocasa ha ribadito la volontà di vivere con un ruolo da protagonista il settore della mediazione del credito con Weunit Spa, società riconosciuta tra le prime 10 del settore con oltre 100 operatori specializzati nel servizio mutui, cessioni del quinto, prestiti personali e assicurazioni. Infine, Massimo Sechi amministratore di Che Affitti, neonato franchising dedicato esclusivamente alle locazioni, ha esposto gli strabilianti risultati ottenuti in soli 6 mesi dal lancio del progetto, che hanno portato il marchio a contare oltre 10 punti vendita operativi, concentrati nel nord Italia. Ma il convegno, oltre ad essere un meeting di lavoro e di riconoscimenti per le oltre 400 persone operanti attualmente all’interno dell’azienda, è stato anche lo spunto per festeggiare i 25 anni del gruppo. Una realtà, quella di Fondocasa, che, nata a Pietra Ligure nel 1988, ha progressivamente varcato i confini regionali, fino a diventare oggi un’azienda a livello nazionale, tra i leader nel settore della mediazione immobiliare e creditizia, pur non dimentica le sue origini. Re/Max: il portale del venditore he il web sia quasi una strada obbligata per la sopravvivenza del mercato delle compravendite immobiliari, è ormai un fatto assodato. Lo sa bene il gruppo Re/Max, da sempre in prima linea nello studio e nella realizzazione di strumenti dedicati alla vendita o all’acquisto di immobili, che ha presentato recentemente “MaxMatch - Il Portale dei Venditori”: la nuova piattaforma tecnologica che mette in contatto i venditori con le agenzie immobiliari affiliate al network, e che ha caratteristiche uniche nel suo genere, anche per le sue capacità di verifica in tempo reale. “Ancora una volta RE/MAX Italia, per fronteggiare il difficile momento del mercato, lancia una nuova iniziativa che potrà creare la chiave di svolta nel settore delle intermediazioni immobiliari - commenta Dario Castiglia, presidente e amministratore delegato di ReMax Italia -. Se con l’operazione intitolata no provvigioni all’acquirente”, lanciata nel 2011 e tutt’ora attiva, fornivamo un vantaggio all’acquirente, che non doveva più affrontare la spesa legata al pagamento delle provvi- gioni dovute all’intermediazione d’agenzia, con Il Portale dei Venditori abbiamo rivolto tutte le nostre attenzioni al venditore, offrendogli uno valido strumento per affrontare con un vantaggio in più la propria vendita. Nel corso degli anni Re/Max Italia si è contraddistinta per la sua capacità di leadership nel settore, differenziandosi dagli altri gruppi immobiliari grazie a una lungimirante visione che ha permesso al gruppo di proporre con anticipo iniziative e attività che han- no sempre agevolato il cliente nella vendita o acquisto di un immobile, e crediamo che anche MaxMatch raccoglierà in breve tempo il consenso dei clienti”. Il Portale dei Venditori, raggiungibile direttamente tramite il sito http://www.remax.it/maxmatch, permette al cliente venditore, con pochi semplici passaggi, di inserire in maniera del tutto anonima le caratteristiche del proprio immobile e, in pochi secondi, grazie proprio al sistema MaxMatch, di indivi- duare e contattare tutte le agenzie Re/Max Italia che in quel preciso momento hanno già una lista di potenziali clienti acquirenti da proporre al cliente venditore. Da qui gli step che un venditore deve seguire per poter trovare il giusto acquirente sono pochissimi: basterà contattare una o più agenzie Re/Max Italia per ricevere una valutazione gratuita dell’immobile e fissare con l’agente Re/Max i primi appuntamenti con i potenziali acquirenti con un consulente. Fiaip: “Ancora Imu? No, grazie” “Soluzioni jurassiche per una politica che dice di volersi rinnovare. Spiace davvero dirlo, ma la proposta del nuovo responsabile economco del Pd, Filippo Taddei, di reintrodurre l’Imu sulla prima casa è una cosa già vista e senza senso, dato che il provvedimento è stato già votato dal suo stesso schieramento politico in Parlamento”. A gettare nuova benzina sul fuoco della polemica infinita sull’imposta sulla casa è Paolo Righi, presidente nazionale della federazione italiana agenti immobiliari professionali. Secondo Righi, che commenta le dichiarazioni di Taddei, il quale, a quanto pare, vorrebbe alzare il carico fiscale sulle abitazioni degli italiani, “non siamo di fronte ad alcun rinnovamento importante per le Gabetti, il network del rinnovamento Gabetti Property Solutions ha delineato le strategie alla base della riorganizzazione di Tree Real Estate - la holding che controlla le tre reti Gabetti Franchising Agency, Professionecasa e Grimaldi, con oltre mille punti vendita su tutto il territorio nazionale - che puntano a consolidare la presenza territoriale del network e a massimizzare le potenziali sinergie. In tale contesto, il top management di Gabetti Property Solutions ha quindi deciso di affidare la gestione delle reti a tre consiglieri delegati, che, grazie alla loro esperienza ventennale, si occuperanno di gestire i professionisti sul territorio, raccogliere proposte operative e trasferire le opportunità che il gruppo - full service provider del mercato immobiliare - è in grado di garantire ai propri affiliati. È stato quindi nominato un nuovo Consiglio di Amministrazione, composto da: Armando Borghi (presidente e amministratore delegato), dai consiglieri delegati Roberto Perego (con responsabilità operative per il Nord Italia), Claudio Sugamosto (delegato per il Centro Italia) e Pasquale Valenzano (con deleghe operative sull’area del Sud Italia); Ugo Giordano (vicepresidente Gabetti Property Solutions); Roberto Busso (amministratore delegato Abaco Servizi) e Marco Speretta (Cfo di Gabetti Property Solutions). Come commentato da Armando Borghi, amministratore delegato di Gabetti Property Solutions, “siamo certi che l’eliminazione di inutili sovrastrutture, scollate dagli attuali modelli innovativi, saprà velocemente creare valore per il nostro gruppo, riportandolo ai livelli di eccellenza che la nostra storia e i nostri brand meritano. La forza del gruppo sta nel coprire tutta la filiera del sistema immobiliare, per questo crediamo che la scelta dei nuovi consiglieri delegati possa, grazie al loro importante lavoro sul territorio e al loro legame con l’headquarter, far cogliere ai nostri affiliati le grandi potenzialità che l’appartenenza al gruppo sa offrire”. politiche fiscali, ma ad ipotesi di prelievi forzosi attraverso le imposte sulla casa e il patrimonio immobiliare degli italiani. Oggi, sono necessari tagli robusti alla spesa pubblica improduttiva e tagli alle imposte sulla casa, vista la drammatica situazione in cui versa l’intero comparto immobiliare colpito da un fisco smodato e dal crollo delle compravendite immobiliari . Per questo è necessario rivitalizzare il mercato immobiliare con nuove politiche fiscali a sostegno dell’edilizia e di chi opera nel sistema produttivo, da cui dipendono centinaia di migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro. L’ipotesi di reintrodurre una tassazione sulla casa va, invece, nella direzione diametralmente opposta”. Home Away adesso punta sull’Australia Home Away, leader a livello mondiale nel mercato on line degli affitti di case vacanze, ha annunciato di aver acquisito il Gruppo Stayz, proprietario del sito Stayz.com.au, il leader delle case vacanze su internet in Australia, che nel solo anno fiscale 2013 (conclusosi a giugno) ha generato 25,4 milioni dollari (australiani) di ricavi. “L’acquisizione di Stayz aggiunge 33.000 proprietà australiane alla rete HomeAway e dà un forte impulso al nostro recente modello di business, basato sulle commissioni. Un modello che Stayz ha avuto modo di ottimizzare nel corso degli anni”. Ad affermarlo è Brian Sharples di Home Away, secondo il quale “Stayz ha dimostrato che con tale modello è possibile generare interessanti margini di ricavi, e non vediamo l’ora di imparare ancora di più dalla loro squadra”. L’acquisizione di Stayz è un ulteriore conferma della strategia del gruppo di consolidare la propria presenza nel continente asiatico e nella regione del Pacifico. Nel 2011, Home Away ha acquisito la divisione di case vacanze de la Rea Group Limited al quale è seguito il lancio di HomeAway.com.au e nel 2012 una quota di minoranza di Tujia.com, che ha permesso al gruppo di entrare nel mercato delle case vacanze in Cina. HomeAway ha inoltre acquisito a luglio di quest’anno anche una quota di maggioranza della start up asiatica Travelmob.com, operante nel settore turistico e un’altra quota di maggioranza di Bookabach, sito di case vacanze Neo Zelandese specializzato nell’affitto di proprietà in tutto il continente Oceanico. Fondata nel 2001 e acquisita da Fairfax Media nel 2005, Stayz è cresciuta grazie ad un portafoglio di siti in grado di generare ricavi sia grazie al modello basato sulle commissioni che dal modello basato sulle sottoscrizioni di abbonamenti da parte dei proprietari e dei property managers. È riuscita ad accrescere il proprio traffico al punto da superare quello del suo diretto concorrente in un rapporto di circa 8 a 1, generando altissimi livelli di soddisfazione per i suoi clienti. 38 MUTUI N.1 GENNAIO 2014 Rallenta il calo delle erogazioni, ma le famiglie restano in difficoltà e aumenterà ancora il tasso di rischio sui prestiti per la casa Mutui: ripresa non prima del 2015 N el discorso con cui il premier Letta ha chiesto di rinnovare la fiducia al proprio esecutivo, era contenuto anche un annuncio: la ripresa economica partirà dal 2015. A prescindere dalle valutazioni su una promessa che ormai ricorda quelle de “La coscienza di Zeno”, molti segnali, in diversi settori, sembrano confermare tale previsione. Un caso su tutti è quello dei mutui e dei finanziamenti concessi dalle banche. DATI DEL CREDITO Secondo la trentacinquesima edizione dell’Osservatorio Assofin - Crif - Prometeia, continua il trend negativo, sebbene in rallentamento, delle erogazioni di credito al consumo (-5.6%). Flessione in progressivo contenimento per le erogazioni di mutui immobiliari per acquisto di abitazioni (-8.9%) e di “altri mutui” (-3.8%). Si prospetta però un ulteriore deterioramento della qualità del credito, a causa della perdurante fragilità del quadro occupazionale. Il mercato del credito complessivo alle famiglie tornerà a crescere nel 2014, ma a ritmi significativi soltanto dal 2015. L’indagine mette in luce che nei primi nove mesi del 2013 il rallentamento del credito alle famiglie, che riflette criticità sia lato domanda che lato offerta, è in progressivo contenimento. Nello specifico, la debolezza del contesto macroeconomico nei mesi scorsi ha fortemente condizionato il clima di fiducia degli italiani, inducendoli a rimandare o a razionalizzare i consumi, soprattutto quelli a valore elevato, determinando un calo della domanda di finanziamento per sostenerli. Al contempo, nonostante condizioni finanziarie più distese rispetto a quelle del 2012, anche quest’anno le politiche di offerta di credito alle famiglie si sono mantenute selettive, pre- forme tecniche come effetto congiunto della contrazione dello stock degli impieghi e dell’aumento delle sofferenze. Entrando maggiormente nello specifico, per i prestiti personali il tasso di default passa dal 3,9% di marzo MUTUI IMMOBILIARI 2013 al 4,0% di settembre 2013, mentre per i prestiti finalizzati risulta stabile all’1.7%. Per Nei primi nove mesi del 2013 continua la quanto riguarda i mutui immobiliari, infine, contrazione dell’erogazione di mutui per nel corso del 2013 il tasso di default si conferacquisto di abitazioni, che registrano una fles- ma stabile al 2.0%. sione dell’8,9%, in linea con la dinamica registrata per le compravendite immobiliari, sebLE PROSPETTIVE bene la contrazione sia più contenuta rispetto a quella del 2012. La componente degli “altri Anche nel 2013 le famiglie italiane hanmutui” (ovvero i mutui per ristrutturazione, no confermato strategie di contenimento liquidità, consolidamento del debito, surroga della spesa in modo trasversale a tutte le voci e sostituzione) registra una flessione del 3,8%, di consumo in cui si osservano, spesso conriflettendo la perdita di importanza di surro- giuntamente, comportamenti orientati alla ghe e sostituzioni, penalizzate dal crescente riduzione della domanda o alla ricerca di prezaumento degli spread applicati. Si assiste, nel zi più convenienti. In prospettiva, il percorso comparto mutui, ad una rimodulazione del- di recupero dei livelli di consumo sarà lento e le caratteristiche dei nuovi mutui erogati ver- in linea con quello del potere di acquisto delle so importi e durate minori e verso il tasso va- famiglie. Tuttavia, la necessità di rinnovare la riabile (58% dei flussi erogati nei primi nove dotazione dei beni durevoli, troppo a lungo procrastinata, sosterrà la crescita di questo mesi del 2013). aggregato a partire dal 2014, anche grazie alle detrazioni fiscali per l’acquisto dei prodotti LA RISCHIOSITÀ per la casa (mobili e elettrodomestici), a Il perdurare di condizioni macroeconomi- svantaggio delle altre voci di spesa, in particoche sfavorevoli e la debolezza del mercato del lare di quelle più voluttuarie. lavoro hanno determinato una maggiore fraNel prossimo biennio, il credito alle famigilità delle famiglie, con ripercussioni negati- glie sarà comunque ancora condizionato da ve sulla rischiosità del credito in essere. Seb- un contesto macroeconomico debole - su cui bene il tasso di default (ovvero l’indice di ri- pesano non poco le condizioni del mercato schio di credito di tipo dinamico che misura del lavoro e l’evoluzione dei redditi disponibile nuove sofferenze e i ritardi di 6 o più rate li delle famiglie - e da vincoli operativi, pur in nell’ultimo anno di rilevazione) del mercato graduale allentamento. L’intenso processo del credito al dettaglio considerato nel suo normativo e di riforma del sistema finanziario complesso (quindi mutui immobiliari più europeo richiederà agli operatori una forte credito al consumo) si stabilizzi nel corso del attenzione al capitale e un’adeguata copertu2013 al 2,7%, grazie a un’offerta molto seletti- ra delle perdite sui crediti anomali, contiva, il tasso di sofferenza aumenta nelle diverse nuando a condizionare le politiche di offerta. valentemente a causa dell’aumentata rischiosità corrente e prospettica del comparto, nonché dei più stringenti requisiti di capitale ai quali gli istituti sono vincolati. Il processo di unione bancaria potrebbe, tuttavia, favorire progressivamente un miglioramento delle condizioni operative per gli intermediari del credito per effetto della maggiore trasparenza sui bilanci che potrà arrivare dall’esercizio di valutazione dei bilanci bancari condotto nel 2014 da Bce/Eba. La cautela della domanda si accompagnerà pertanto a politiche di offerta del credito che necessariamente dovranno mantenersi selettive in un contesto in cui la rischiosità rimarrà elevata. Il comparto del credito al consumo dovrebbe ritornare a crescere debolmente dal 2014 (+0.4%) per poi consolidare i segnali di ripresa l’anno successivo (+2.1%), pur senza recuperare i valori assoluti del mercato nel 2011. Dal 2014 è prevista anche una lieve ripresa dei flussi di nuovi finanziamenti per l’acquisto degli immobili, che permetterà una crescita solo modesta delle consistenze, pari a +0.5%. Nel 2015, invece, il comparto crescerà del 2,1% beneficiando dei maggiori flussi erogati grazie alla ripresa dell’attività economica oltre che a politiche di offerta relativamente meno stringenti rispetto alla fase di crisi. Considerando il mercato complessivo, il deterioramento della qualità del credito caratterizzerà almeno fino alla fine del 2014 sia i mutui sia il credito al consumo. In particolare, il credito al consumo registrerà un aumento della rischiosità meno marcato e una relativa stabilità del tasso di default nel corso dell’ultimo anno di previsione (il tasso di sofferenza è previsto al 4,5% nel 2015 rispetto al 4,0% del 2012). Per i mutui, invece, l’effetto della fragilità dei bilanci delle famiglie prevarrà su quelli di mitigazione del rischio (basso livelli dei tassi di mercato monetario e misure istituzionali a sostegno delle famiglie), pertanto il tasso di sofferenza sui prestiti per l’acquisto dell’abitazione aumenterà progressivamente fino a raggiungere il 4.2% nel 2015 (rispetto al 3.2% di dicembre 2012). Continua a soffrire il credito per mobili ed elettrodomestici Nuovo Isee: aumenta il peso dell’abitazione e del mutuo O L ltre al settore dei mutui per l’acquisto dell’abitazione, l’indagine di Crif dedica un focus al segmento del cosiddetto credito al consumo, che pare confermare anch’esso (come già constatato per i mutui immobiliari) l’andamento negativo degli anni passati: le erogazioni primi nove mesi del 2013 sono calate del 5,6%, sebbene la flessione sia meno marcata di quella registrata per il 2012. In sostanza, è accaduto che le famiglie, con un reddito disponibile ancora in calo e occupazione in contrazione, hanno proseguito nella razionalizzazione degli acquisti, soprattutto di beni durevoli che costituiscono la componente più frequentemente finanziata. In tale contesto, le tipologie di credito caratterizzate da importi medi contenuti risultano le meno penalizzate, riflettendo la tradizionale prudenza delle famiglie italiane nell’assumere impegni finanziari. I finanziamenti finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (appartenenti a settori quali arredo, elettronica ed elettrodomestici, e altri beni e servizi finanziabili, tra i quali viaggi, spese mediche, palestre, ecc.) sebbene chiudano i primi nove mesi del 2013 in calo del 4%, evidenziano una tenuta di quelli caratterizzati da small ticket, quali quelli finalizzati all’acquisto di pro- dotti di telefonia e information technology (tablet in particolare). Anche il comparto delle carte rateali/opzione mostra un calo contenuto dei volumi transati (-1.6%), interamente attribuibile all’evoluzione delle carte opzione (+0,5%) tra le quali si annoverano anche carte bancarie caratterizzate da un utilizzo prevalentemente a saldo, mentre continuano a contrarsi in modo deciso i volumi movimentati dalle carte rateali (-11,7%). Il comparto dei finanziamenti finalizzati all’acquisto di autoveicoli e motocicli registra un’ulteriore riduzione dei flussi erogati (-6.5%) riflettendo l’andamento negativo delle immatricolazioni e di passaggi di proprietà. Sono però i prestiti personali la tipologia di finanziamento più in difficoltà, con una forte contrazione dei flussi erogati (-10,3%), originata sia da una maggiore prudenza delle famiglie, che dimostrano di preferire finanziamenti di importo più contenuto, sia dalla cautela degli istituti eroganti verso un prodotto caratterizzato da un maggior grado di rischiosità. Infine, dopo lo stop del 2012 si registra una ripresa (+2.4%) delle erogazioni di finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio/pensione che hanno beneficiato della riorganizzazione del business. ’Isee si rifà il trucco e il maquillage disposto nelle scorse settimane riguarda molto da vicino anche il comparto dei mutui. L’indicatore, infatti, si baserà sulla somma del reddito del nucleo familiare (considerando anche i redditi esenti dal fisco ma esclusi assegni di mantenimento e spese dei disabili) più il 20% del patrimonio per stabilire la sua situazione economica della famiglia, e tale patrimonio sarà calcolato in base alla somma dei beni mobiliari (titoli) e immobiliari posseduti, rapportato alla numerosità del nucleo familiare. Per chi possiede una casa e per gli intestatari di un mutuo, a cambiare è il peso (decisamente superiore) attribuito al patrimonio immobiliare nel calcolo dell’indicatore. D’altro canto - come sottolinea il portale Mutui.it - le rate del mutuo per acquistare un’abitazione (sia essa la prima casa, sia la seconda, sia un immobile all’estero) saranno detraibili ai fini del calcolo del riccometro. In particolare, il patrimonio immobiliare sarà calcolato sulla base del valore del bene in questione ai fini Imu (anche in caso di Imu azzerata per le agevolazioni sulla prima casa), il che si traduce in incrementi di imponibile che possono superare il 50%, e che, in maniera singolare, andranno a colpire maggiormente gli immobili di valore minore, i quali in proporzione subiscono aumenti marginali superiori a quelli degli immobili di valore più alto. L’unica buona notizia è rappresentata dal fatto che a questo valore va sottratta una franchigia da 52.500 euro, più una ulteriore franchigia di 2.500 euro per ogni figlio successivo al secondo e convivente nella stessa casa, al fine di agevolare le famiglie numerose. Chi è titolare di un mutuo, alle franchigie di cui sopra potrà sottrarre anche il valore delle rate ancora da pagare (mentre prima si era costretti a scegliere se usufruire della franchigia o della detrazione delle rate del mutuo). In caso si tratti della prima casa, del valore risultante vengono poi considerati solo i due terzi. In caso si tratti si una seconda casa, invece, il valore considerato è semplicemente quello ai fini Imu, meno l’eventuale mutuo in essere. Altra novità riguarda l’inserimento - nel calcolo dell’indicatore - delle case possedute all’estero, il cui valore coincide con quello calcolato ai fini dell’Ivie, sempre sottratto l’eventuale mutuo in essere. Chi è in affitto potrà invece dedurre dal calcolo una franchigia maggiore: dai precedenti 5.165 euro a 7.000, più altri 500 euro per ogni figlio successivo al secondo e convivente. GENNAIO 2014 MUTUI & ISTAT 39 N.1 Le abitazioni costituiscono una parte crescente del risparmio reale, ma il calo dei valori sta facendo diminuire la ricchezza Immobiliare: la crisi impoverisce gli italiani È cresciuto il patrimonio detenuto dagli italiani sotto forza di abitazioni rispetto ad altri beni. Al tempo stesso, però, è calato pesantemente il valore degli alloggi. Il risultato di questi due andamenti ha portato ad una conclusione: la crisi del mercato immobiliare sta complessivamente impoverendo gli italiani. A certificarlo è il bollettino statistico della Banca d’Italia, secondo cui alla fine del 2012 la ricchezza netta delle famiglie italiane, cioè la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.), è risultata pari a 8.542 miliardi di euro. In questo contesto, le attività reali (5.768 miliardi di euro) rappresentavano il 61,1 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie (3.670 miliardi di euro) il 38,9 per cento e le passività finanziarie (895 miliardi di euro) il 9,5 per cento. Da qui si deduce che la ricchezza netta complessiva, valutata a prezzi correnti, è diminuita di 51 miliardi di euro (-0,6 per cento) tra la fine del 2011 e la fine del 2012, soprattutto a causa del calo dei valori delle abitazioni, che è stato solo parzialmente compensata dall’aumento delle attività finanziarie (4,5 per cento) e dalla diminuzione delle passività. In termini reali, la ricchezza complessiva è diminuita del 2,9 per cento rispetto alla fine del 2011. Dalla fine del 2007, anno in cui essa aveva raggiunto il valore di 9.385 miliardi di euro ai prezzi del 2012, il calo è stato pari addirittura al 9 per cento. E secondo stime preliminari, nel primo semestre del 2013 la ric- chezza netta delle famiglie sarebbe ulteriormente diminuita rispetto alla fine del 2012, e anche in questo caso la “colpa” sarebbe da attribuire principalmente all’andamento negativo del mercato immobiliare. Abitazioni A fine 2012 le attività reali detenute dalle famiglie italiane ammontavano a 5.768 miliardi di euro. Le abitazioni rappresentavano l’84 per cento del totale delle attività reali e i fabbricati non residenziali quasi il 6 per cento. Impianti, macchinari, attrezzature, scorte e avviamento incidevano per il 4 per cento come i terreni, mentre gli oggetti di valore ammontavano a poco più del 2 per cento. Rispetto al 2000, la quota di ricchezza lorda detenuta in attività reali è cresciuta di 8,7 punti percentuali a scapito delle attività finanziaANNO Gen. I S TAT I N D I C I Giugno 2009 - Giugno 1978 +453,3% (75% = 339,97% con soppress. dell’aggiornamento 1984, disposto dalla Legge 377/84) VARIAZIONI BIENNALI RELATIVE AGLI IMMOBILI AD USO NON ABITATIVO Nota: Per i contratti stipulati o rinnovati successivamente all’8 aprile 1985 l’aggiornamento è annuale e deve essere utilizzata la tabella precedente delle “variazioni percentuali mensile” Agosto 2009 - Agosto 2007 + 4,1 (75% = 3,075%) Settembre 2009 - Settembre 2007 + 3,8 (75% = 2,85%) INDICI (*) MESI MEDIA ANNUA 105,8 MEDIA PERCENTUALE 3,0 2013 ANNO Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre 106,7 106,7 106,9 106,9 106,9 107,1 107,2 107,6 107,2 107,1 106,8 SULL’EQUO CANONE DI BASE PER LE ABITAZIONI ULTIMATE ENTRO IL Periodo riferimento Giugno 1988 Giugno 1989 Giugno 1990 Giugno 1991 Giugno 1992 Giugno 1993 Giugno 1994 Giugno 1995 Giugno 1996 Giugno 1997 Giugno 1998 Giugno 1999 Giugno 2000 Giugno 2001 Giugno 2002 Giugno 2003 Giugno 2004 Giugno 2005 Giugno 2006 Giugno 2007 Giugno 2008 Giugno 2009 Giugno 2010 Giugno 2011 Giugno 2012 Senza soppressione aggiornamento 1984 (%) 159,525 175,875 189,9 208,275 223,8 236,4 248,025 266,85 280,275 285,375 291,9 297,375 307,2 318,15 327 336,225 345,45 352,275 361,125 367,875 384,6 386,325 392,475 402,825 417,75 1975 Con soppressione aggiornamento 1984 (%) INCREMENTI PERCENTUALI Su biennio prec. 100% Su anno prec. Su anno prec. 75% 5,4 5,1 4,9 4,4 4,3 4,4 4,2 4,3 3,9 3,4 3,0 2,2 1,8 1,6 1,1 1,2 1,2 1,2 1,1 0,8 0,7 0,6 1,65 1,35 1,2 0,825 0,9 0,9 0,9 0,825 0,6 0,525 0,45 135,975 150,675 163,2 179,775 193,8 205,1 215,55 232,575 244,65 249,225 255,075 259,95 268,875 278,6 286,65 294,975 303,15 309,37 317,32 323,47 338,47 339,97 345,525 354,825 368,325 Fino al 15/12/1990 Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Sett. Ott. Dic. Nov. 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 1 16,050 14,550 12,975 12,300 9,375 6,450 6,000 3,375 3,750 4,275 4,800 4,875 4,575 3,2 3,15 2,85 4,125 1,950 1,2 0,975 1,575 2,325 1,725 2,025 1,50 1,2 1,65 1,125 2,175 1,125 0,975 1,65 2,4 16,275 14,625 12,525 12,300 9,150 6,450 5,700 3,150 3,675 4,275 4,650 5,025 4,05 3,37 3,15 3,2 3,75 1,8 1,35 0,9 1,8 2,25 1,725 1,875 1,65 1,2 1,575 1,125 2,175 1,125 0,975 1,725 2,475 15,975 15,075 12,075 12,300 9,000 6,450 5,400 3,150 3,675 4,800 4,575 4,950 4,20 3,15 3,15 3,67 3,375 1,65 1,275 1,05 1,875 2,100 1,80 1,95 1,425 1,2 1,575 1,125 2,475 0,75 1,125 1,875 2,4 15,900 14,925 11,625 12,450 8,700 6,600 4,950 3,150 3,750 5,025 4,350 5,025 4,20 3,15 3,1 3,9 3,375 1,275 1,35 1,2 1,650 2,325 1,80 1,875 1,50 1,275 1,5 1,05 2,475 0,75 1,2 1,95 2,4 15,525 15,375 11,400 12,300 8,400 6,600 4,800 3,150 3,675 5,100 4,275 5,100 4,27 3,00 3,07 4,1 3,225 1,2 1,275 1,2 1,725 2,25 1,725 1,8 1,575 1,275 1,65 1,05 2,625 0,525 1,125 1,95 2,25 15,525 15,450 11,400 12,000 8,400 6,525 4,725 3,075 3,675 5,250 4,200 5,175 4,125 3,15 2,8 4,35 2,975 1,05 1,350 1,125 2,025 2,175 1,725 1,725 1,65 1,2 1,575 1,2 2,85 0,3 0,975 2,025 2,325 16,200 14,700 11,925 11,550 7,875 6,525 4,225 3,300 3,675 5,250 4,275 5,025 4,125 3,3 2,7 4,2 2,7 1,2 1,350 1,275 2,025 2,025 1,725 1,875 1,575 1,35 1575 1,2 3,0 -0,075 1,275 2,025 2,175 16,200 14,400 12,900 10,275 7,800 6,450 4,425 3,375 3,750 5,025 4,725 4,725 3,97 3,3 2,8 4,35 2,55 1,125 1,425 1,2 2,025 2,025 1,875 1,875 1,575 1,35 1,575 1,2 2,925 0,15 1,125 2,1 2,325 15,900 13,725 12,900 10,200 7,350 6,225 4,350 3,750 3,600 4,950 4,725 4,650 3,90 3,15 2,92 4,35 2,55 1,05 1,350 1,35 1,950 1,95 1,95 1,875 1,35 1,425 1,575 1,2 2,775 0,075 1,2 2,25 2,325 15,375 13,950 12,900 9,975 6,825 6,375 3,825 3,975 3,525 5,100 4,650 4,575 3,75 3,22 2,85 4,35 2,25 1,2 1,275 1,35 1,950 1,95 1,95 1,8 1,275 1,5 1,275 1,5 2,55 0,15 1,275 2,4 2,025 16,125 13,650 12,525 9,750 6,450 6,450 73525 3,900 3,975 4,800 4,875 4,658 3,7 3,15 2,77 4,5 1,950 1,2 1,125 1,5 2,025 1,725 2,025 1,8 1,275 1,350 1,275 1,725 1,95 0,525 1,275 2,4 1,8 15,825 13,425 12,225 9,600 6,600 6,450 3,225 3,825 4,125 4,875 4,800 4,50 3,6 3 3,1 4,35 1,950 1,125 1,125 1,575 1,950 1,725 2,025 1,725 1,275 1,425 1,275 1,950 1,5 0,75 1,425 2,4 1,8 PERCENTUALI ASSOLUTE (RIDOTTE AL 75%) DEGLI INDICI ISTAT MATURATE IN CIASCUN MESE RISPETTO AL CORRISPONDENTE MESE DEL BIENNIO PRECEDENTE VARIAZIONI INTERESSI LEGALI NEL TEMPO Dal 16/12/1990 al 31/12/1996 Dal 01/01/1997 al 31/12/1998 Dal 01/01/1999 al 31/12/2000 Dal 01/01/2001 al 31/12/2001 Dal 01/01/2002 al 31/12/2003 Dal 01/01/2004 al 31/12/2007 Dal 01/01/2008 al 31/12/2009 Mar. Secondo i dati dell’Istat, nella prima metà del 2013 i prezzi degli immobili sono diminuiti del 2,1 per cento rispetto alla fine del 2012. Sulla base di queste e di altre informazioni, per il primo semestre del 2013 si ipotizza una contrazione del valore della ricchezza in abitazioni dell’1,8 per cento a prezzi correnti. Il valore delle abitazioni comprende sia il valore della costruzione (capitale riproducibile) sia quello dei terreni sottostanti (capitale non riproducibile). Secondo alcune valutazioni, in larga parte dei comuni capoluoghi di provincia il valore del terreno sottostante alle abitazioni di nuova costruzione oscillerebbe fra il 20 e il 35 per cento del valore totale; tale percentuale risulta più elevata nei comuni metropolitani rispetto ai restanti comuni. PERCENTUALI ASSOLUTE (RIDOTTE AL 75%) DEGLI INDICI ISTAT MATURATE IN CIASCUN MESE RISPETTO AL CORRISPONDENTE MESE DELL’ANNO PRECEDENTE (*) Dal 23/02/2011 l’indice è calcolato con base di riferimento 2010=100 VARIAZIONI PERCENTUALI ASSOLUTE (RIDOTTE AL 75%) RIFERITE AL GIUGNO 1978 = 100 DA APPLICARE Feb. Dati Istat VARIAZIONI VARIAZIONI PERCENTUALI ASSOLUTE RIFERITE AL GIUGNO 1978 DA APPLICARE SULL’EQUO CANONE DI BASE ANNO 2012 rie. Anche la composizione delle attività reali ha subito variazioni: la quota di attività reali detenuta in abitazioni è aumentata di oltre 3 punti percentuali, mentre la quota relativa ai terreni è diminuita di 2,4 punti percentuali; la quota dei fabbricati non residenziali e quella di impianti, macchinari, attrezzature, scorte e avviamento sono rimaste stabili. Alla fine del 2012 la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane ammontava ad oltre 4.800 miliardi di euro, corrispondenti in media a più di 200 mila euro per famiglia. La ricchezza in abitazioni, a prezzi correnti, è diminuita tra la fine del 2011 e la fine del 2012 del 3,9 per cento (194 miliardi di euro), pari al 6 per cento in termini reali. La crescita media annua, pari al 6,6 per cento nel periodo 1995-2007, si è ridimensionata tra il 2007 e il 2011. 5% 10% 5% 2,5% 3,5% 3% 2,5% 3% Dal 01/01/2010 al 31/12/2010 1% Dal 01/01/2011 al 31/12/2011 1,5% Dal 01/01/2012 al 31/12/2013 2,5% Dal 01/01/2014 1% 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 16,650 12,925 9,600 7,275 8,175 9,300 9,975 9,75 8,03 6,53 6,15 7,20 6,23 3,225 2,175 2,625 3,975 4,05 3,75 3,525 2,7 2,85 2,775 3,30 3,3 2,175 2,625 4,05 16,425 12,600 9,075 6,975 8,625 9,675 10,050 9,3 7,57 6,60 6,5 7,12 5,70 3,225 2,25 2,7 4,05 3,975 3,6 3,525 2,85 2,77 2,7 3,30 3,3 2,1 2,7 4,2 16,200 12,375 8,775 6,975 8,700 9,600 9,825 9,45 7,5 6,45 6,97 7,20 5,10 3,0 2,325 2,925 3,975 3,975 3,825 3,375 2,7 2,85 2,7 3,60 3,225 1,875 3,00 4,35 16,050 12,000 8,325 7,050 9,000 9,675 9,675 9,45 7,5 6,3 7,12 7,5 4,73 2,7 2,55 2,85 3,975 4,125 3,675 3,375 2,775 2,77 2,55 3,60 3,225 1,95 3,225 4,425 15,675 11,850 8,100 6,975 9,075 9,675 9,600 9,67 7,5 6,22 7,3 7,5 4,50 2,55 2,475 2,925 4,05 4,05 3,525 3,375 2,85 2,92 2,7 3,75 3,15 1,65 3,15 4,35 15,675 11,625 8,025 6,900 9,150 9,750 9,675 9,60 7,42 6,1 7,35 7,5 4,05 2,475 2,475 3,15 4,2 3,9 3,45 3,45 2,925 2,77 2,775 4,05 3,15 1,275 3,075 4,5 15,075 11,325 7,950 7,125 9,150 9,825 9,600 9,60 7,65 6,15 7,125 7,12 3,98 2,625 2,625 3,3 4,05 3,825 3,675 3,45 2,925 2,92 2,775 4,20 2,925 1,2 3,3 4,275 14,925 11,250 8,025 7,350 9,075 10,050 9,675 8,92 7,5 6,15 7,27 7,05 3,75 2,625 2,625 3,225 4,05 3,975 3,75 3,45 2,925 2,92 2,775 4,12 3,075 1,35 3,225 4,425 14,100 10,875 8,250 7,500 8,850 10,050 9,675 8,8 7,2 6,22 7,5 7,05 3,68 2,475 2,7 3,3 3,9 3,9 3,9 3,3 2,775 2,92 2,7 3,97 2,85 1,275 3,45 4,65 13,725 10,500 8,025 7,725 8,925 10,125 9,525 8,55 7,12 6,15 7,35 6,67 3,45 2,475 2,625 3,3 3,975 3,9 3,75 3,075 2,85 2,77 2,775 4,12 2,7 1,425 3,75 4,5 13,25 10,275 7,650 8,100 9,000 9,975 9,78 8,5 6,9 6 9,9 6,60 3,23 2,325 2,7 3,6 3,825 3,75 3,825 3,075 2,625 2,70 3,075 3,75 2,475 1,8 3,75 4,275 13,575 9,975 7,275 8,100 9,225 9,975 9,60 8,32 6,67 6,45 10,1 6,37 3,08 2,325 2,775 3,675 3,825 3,75 3,75 3,00 2,775 2,70 3,3 3,60 2,25 2,175 3,825 4,275
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