34567 1 5 LUGLIO 201 4 ARTICOLI DI STUDIO _________________________________________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________________________________________ 1-7 SETTEMBRE 8-14 SETTEMBRE 15-21 SETTEMBRE 22-28 SETTEMBRE “Geova conosce quelli che gli appartengono” ˙ PAGINA 7 CANTICI: 63, 66 I servitori di Geova ‘rinunciano all’ingiustizia’ ˙ PAGINA 12 CANTICI: 64, 61 “Voi siete i miei testimoni” PAGINA 23 ˙ CANTICI: 31, 92 “Mi sarete testimoni” PAGINA 28 ˙ CANTICI: 102, 103 ARTICOLI DI STUDIO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ ˇ “Geova conosce quelli che gli appartengono” ˇ I servitori di Geova ‘rinunciano all’ingiustizia’ SUDAFRICA IN COPERTINA: Usando il libro Cosa insegna realmente la Bibbia?, due sorelle danno testimonianza a donne ndebele che indossano il loro abito tradizionale. Sono sedute di fronte a una tipica casa rurale. Gli ndebele rappresentano appena il 2 per cento della popolazione ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐ POPOLAZIONE Questi articoli analizzano 2 Timoteo 2:19, spiegandone il significato e il nesso con alcune vicende dei giorni di Mosè. Scopriremo come i cristiani odierni possono dimostrare di ‘appartenere a Geova’ e di ‘rinunciare all’ingiustizia’. __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ ˇ “Voi siete i miei testimoni” ˇ “Mi sarete testimoni” Questi articoli prendono in esame cosa significa chiamarsi Testimoni di Geova ed essere al tempo stesso testimoni di Gesù. Ci motiveranno anche a essere zelanti nell’opera di testimonianza e a glorificare Dio e Cristo con una condotta santa. 50.500.000 MASSIMO DEI PROCLAMATORI 94.101 IN QUESTO STESSO NUMERO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ PROCLAMATORI DI LINGUA NDEBELE 1.003 3 Si sono offerti volenterosamente: in Micronesia __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 17 Ho perso un padre, ma ne ho conosciuto un altro 34567 ` Questa pubblicazione non e in vendita. Viene distribuita nell’ambito di un’opera mondiale di istruzione biblica sostenuta mediante contribuzioni volontarie. Salvo ` diversa indicazione, la versione biblica usata e la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti. July 15, 2014 Vol. 135, No. 14 Semimonthly ITALIAN ` La Torre di Guardia e un periodico quindicinale edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Via della Bufalotta 1281, Roma. Direttore responsabile: Romolo Dell’Elice. Reg. Trib. Roma n. 14289 - 10/1/1972. Stampata in Germania da: Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Druck und Verlag: Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Verantwortliche Redaktion: Ramon Templeton, Selters/Taunus. 5 2014 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Printed in Germany. S I SONO OFFE R TI VOLENTEROS A MENT E in Micronesia KATHERINE è cresciuta negli Stati Uniti. Quando aveva 16 anni si battezzò, diventando testimone di Geova. Pur impegnandosi a fondo nel ministero, nella zona in cui predicava pochi ascoltavano il messaggio del Regno. “Leggevo esperienze di persone che pregavano Dio di mandare qualcuno che le aiutasse a conoscerlo”, racconta. “Speravo di trovare una persona del genere, ma non accadeva mai”. ______________________________________________________________________________________________________________________________________ Dopo aver predicato nello stesso territorio per anni, Katherine iniziò a pensare di trasferirsi in una zona dove le persone fossero più sensibili al messaggio del Regno. Si chiedeva però se ce l’avrebbe fatta. L’unica volta che era stata lontana dai suoi familiari, infatti, aveva sentito la loro mancanza ogni giorno, sebbene si fosse trattato di sole due settimane. Ma alla fine il sincero desiderio di provare la gioia di aiutare quelli che sono alla ricerca di Geova prevalse. Katherine prese in considerazione diverse località in cui sarebbe potuta andare, dopodiché scrisse alla filiale di Guam e ricevette le informazioni di cui aveva bisogno. Nel luglio del 2007, a 26 anni, si trasferì a Saipan, un’isola del Pacifico a quasi 10.000 chilometri da casa sua. Com’è andata? LA RISPOSTA A DUE PREGHIERE Poco dopo essere arrivata nella nuova congregazione, Katherine incontrò Doris, una donna sui 45 anni che accettò di studiare la Bibbia. Terminati i primi tre capitoli del libro Cosa insegna la Bibbia, Katherine si fece prendere dall’ansia. “Doris era così brava, e io non volevo rovinare tutto”, spiega. “Non avevo mai condotto uno studio regolare, e pensavo che Doris avesse bisogno di studiare con una sorella più esperta, magari una della sua età”. Pregò Geova di aiutarla a trovare la sorella giusta a cui affidare Doris, poi decise di informare quest’ultima del cambiamento. “Prima che potessi menzionare la cosa”, ricorda Katherine, “Doris disse che voleva parlarmi di un problema. Dopo averla ascoltata, le raccontai di come Geova mi aveva aiutato ad affrontare una situazione simile. Mi ringraziò”. A quel punto Doris disse a Katherine: “Geova ti usa per aiutarmi. La prima volta che sei venuta a casa mia, stavo leggendo la Bibbia da ore. In lacrime, chiedevo a Dio di mandare qualcuno ad aiutarmi a capire la Katherine (a destra) e Doris (a sinistra) 3 (Foto a sinistra) Simon (Foto a destra) Erica Bibbia. Poi hai bussato alla mia porta. Geova aveva risposto alla mia preghiera!” Rivivere quei momenti toccanti fa riempire di lacrime gli occhi di Katherine, che dice: “Le parole di Doris furono la risposta alla mia preghiera. Geova mi fece capire che potevo continuare lo studio”. Doris si è battezzata nel 2010, e adesso conduce lei stessa diversi studi biblici. Katherine osserva: “Sono davvero grata che il desiderio che avevo da tempo di aiutare qualcuno sincero a diventare un servitore di Geova si sia avverato!” Oggi è felice di servire come pioniera speciale a Kosrae, un’isola del Pacifico. TRE SFIDE DA AFFRONTARE Più di un centinaio di fratelli e sorelle stranieri, di età compresa tra i 19 e i 79 anni, hanno servito in Micronesia dove il bisogno è maggiore. I sentimenti di questi zelanti proclamatori sono ben espressi da Erica, che nel 2006, a 19 anni, si è trasferita a Guam. “Fare i pionieri in un territorio dove le persone sono assetate di verità è veramente fantastico”, dice. “Sono davvero grata a Geova per avermi aiutato a intraprendere questa forma di servizio. È il miglior modo di vivere!” Oggi Erica ha la gioia di fare la pioniera speciale a Ebeye, nelle Isole Marshall. Ovviamente, servire in un paese straniero presenta le sue sfide. Esaminiamone tre e vediamo come le affronta chi è andato in Micronesia. 4 Stile di vita. Dopo il suo arrivo nel 2007 sull’isola di Palau, il ventiduenne Simon capì subito che avrebbe guadagnato solo una minima parte di quanto guadagnava a casa in Inghilterra. “Dovetti imparare a non comprare tutto quello che volevo”, ricorda. “Adesso scelgo con attenzione il cibo che acquisto, e mi guardo intorno per trovare le offerte migliori. Quando si rompe una cosa, mi procuro pezzi di seconda mano e cerco qualcuno che mi aiuti a ripararla”. Che effetto ha avuto su di lui avere uno stile di vita semplice? Simon risponde: “Mi ha fatto capire cosa è veramente necessario nella vita e come cavarmela con meno. In diverse occasioni ho davvero visto l’amorevole mano di Geova. Durante i sette anni in cui ho servito qui, ho sempre avuto qualcosa da mangiare e un posto in cui dormire”. Non c’è dubbio: Geova sostiene quelli che conducono una vita semplice perché desiderano “cercare prima il regno” (Matt. 6:32, 33). Nostalgia. Erica spiega: “Sono molto legata alla mia famiglia e temevo che la nostalgia avrebbe influito negativamente sul mio ministero”. Cosa ha fatto per prepararsi? “Prima di trasferirmi”, racconta, “lessi articoli della Torre di Guardia sulla nostalgia. Questo mi aiutò a preparare il cuore per affrontare la sfida. In un articolo, una madre rassicurava la figlia così: ‘Geova può prendersi cura di te meglio di me’. Quelle parole mi diedero tanta LA TORRE DI GUARDIA forza”. Hannah e suo marito Patrick servono a Majuro, nelle Isole Marshall. Hannah combatte la nostalgia concentrandosi sui fratelli e le sorelle della congregazione. “Ringrazio sempre Geova per i fratelli in tutto il mondo”, dice, “perché anch’essi fanno parte della mia famiglia. Senza il loro amorevole sostegno non avrei mai potuto servire dove il bisogno è maggiore”. Inserimento. “Quando arrivi in un altro paese, praticamente tutto è diverso”, fa notare Simon. “A volte mi manca il poter fare una battuta ed essere capito fino in fondo”. Erica afferma: “All’inizio mi sentivo tagliata fuori, ma questo mi ha aiutato a riflettere sul motivo per cui mi ero trasferita. Non l’ho fatto per qualche vantaggio personale ma per fare di più per Geova”. E aggiunge: “Col tempo ho stretto bellissime amicizie, a cui tengo molto”. Simon si mise d’impegno a imparare il palauano, il che gli ha permesso di “[allargare] il cuore” verso i fratelli e le sorelle locali (2 Cor. 6:13, La Nuova Diodati). Con gli sforzi che ha fatto per imparare la lingua si è guadagnato l’affetto dei fratelli. Quando chi si trasferisce opera a spalla a spalla con i fratelli locali, nella congregazione si riescono a instaurare amicizie profonde. Quali sono altri risultati positivi che ottengono coloro che si offrono volenterosamente per servire dove c’è più bisogno? ‘MIETONO GENEROSAMENTE’ L’apostolo Paolo scrisse: “Chi semina generosamente mieterà pure generosamente” (2 Cor. 9:6). Il principio contenuto in queste parole ben si applica a quelli che espandono il proprio ministero. Quali risultati ‘mietono generosamente’ questi fratelli in Micronesia? In queste isole del Pacifico si iniziano ancora molti studi e si vede con i propri occhi come le persone che imparano e applicano le verità bibliche progrediscono in senso spirituale. Patrick e Hannah hanno servito anche ad Angaur, un’isoletta con 320 abitanti. Dopo due mesi dal loro arrivo incontrarono una madre single, che accettò subito uno studio biblico, prese a cuore la verità e fece grossi cambiamenti nella propria vita. Hannah ri15 LUGLIO 2014 ferisce: “Tutte le volte che dopo lo studio tornavamo a casa in bicicletta, ci guardavamo e dicevamo: ‘Grazie Geova!’ ” E aggiunge: “So che in un modo o nell’altro Geova avrebbe attirato a sé questa donna, ma servire dove il bisogno è maggiore ci ha permesso di trovare questa persona mansueta e di aiutarla a conoscerlo. È una delle esperienze più gratificanti della nostra vita!” Erica dice: “Quando aiuti qualcuno a conoscere Geova, provi una gioia indescrivibile!” POTETE DARE UNA MANO ANCHE VOI? In molti paesi c’è bisogno di un maggior numero di proclamatori del Regno. Potete essere tra quelli che si trasferiscono in zone dove serve aiuto? Pregate Geova di rafforzare il vostro desiderio di espandere il ministero. Parlatene con gli anziani della congregazione, con il sorvegliante di circoscrizione, o con chi ha avuto il privilegio di servire in un paese dove il bisogno è maggiore. Quando i vostri piani iniziano a prendere forma, scrivete alla filiale che cura il territorio in cui vorreste servire e chiedete informazioni.1 Forse anche voi potrete unirvi alle migliaia di fratelli e sorelle — giovani e meno giovani, single o sposati — che si offrono volenterosamente e provano la gioia di ‘mietere generosamente’. 1 Vedi l’articolo “Potete ‘passare in Macedonia’?”, pubblicato nel Ministero del Regno dell’agosto 2011. Patrick e Hannah Come addestrare altri TRA quelli che si sono trasferiti all’estero ci sono anziani cristiani con molti anni di esperienza nel prendersi cura del gregge. Come possono addestrare altri nella congregazione? Richard, che ha 65 anni e che nel 2010 si è trasferito dagli Stati Uniti a Guam, dice che fare lodi sincere è uno degli aspetti più importanti dell’addestramento. Inoltre, fa notare, “un buon modo per addestrare altri è quello di partecipare con loro al ministero di campo. Mentre insegni riguardo a Geova, i fratelli ti osservano e ti ascoltano. E poi uscire insieme in servizio crea un vincolo di amore e di unità”. Greg ha 60 anni e dal 2010 vive a Saipan. “Gli anziani che si sono trasferiti qui dedicano ai fratelli locali tanta attenzione a livello individuale”, riferisce. “Abbiamo stretto con loro amicizie profonde, ci rispettiamo e mostriamo fiducia gli uni negli altri”. Poi aggiunge: “Non sono solo i fratelli locali a imparare. Anche noi impariamo tanto da loro”. quello che insegnavo e di essere paziente e generoso con le lodi”. Inoltre osserva: “Se ti trasferisci in un’altra zona, fai bene a riconoscere che spesso ci sono modi diversi per fare la stessa cosa”. Cosa pensano i fratelli locali dell’addestramento che ricevono? Joel, che ha 21 anni e vive a Guam, dice: “Gli anziani dimostrano di avere fiducia in me assegnandomi degli incarichi. Questo mi ha fatto capire che nel servire Geova anch’io ho qualcosa di prezioso da offrire”. Byron ha 31 anni e vive a Saipan. “Con il loro zelo nel ministero e l’amore per il gregge”, spiega, “gli anziani mi hanno aiutato a concentrarmi sulle cose spirituali e non sulla ricerca delle ricchezze”. Continua: “Avere tra noi questi fratelli che hanno più esperienza è una vera benedizione”. 2 Mike, che ha 60 anni, ha servito con sua moglie Alice nella regione del Pacifico per più di 20 anni. Come addestrava gli altri? “Dando il buon esempio nel seguire le istruzioni dell’organizzazione di Geova”, afferma. “Mi sono sempre accertato che quelli che addestravo capissero queste istruzioni. Cercavo di mettere in pratica 1 3 1. Richard e Joel 2. Byron e Greg 3. Mike e Alice 6 “Geova conosce quelli che gli appartengono” “Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui” (1 COR. 8:3) UNA mattina il sommo sacerdote Aaronne stava all’ingresso del tabernacolo di Geova con in mano un portafuoco per bruciare l’incenso. Anche Cora e altri 250 uomini con lui, ognuno con il proprio portafuoco, offrivano incenso a Geova (Num. 16: 16-18). A prima vista potevano sembrare tutti suoi leali servitori. Ma in realtà, a eccezione di Aaronne, si trattava di ribelli arroganti che volevano usurpare il sacerdozio (Num. 16:1-11). Si erano illusi che Dio avrebbe accettato la loro adorazione, ma per lui, che legge i cuori e poteva vedere la loro ipocrisia, quella convinzione era un insulto (Ger. 17:10). 2 Appropriatamente, il giorno prima Mosè aveva predetto: “La mattina Geova farà conoscere chi gli appartiene” (Num. 16:5). E infatti una chiara distinzione tra i veri adoratori e quelli falsi fu evidente quando “un fuoco uscì da Geova e consumava [Cora e] i duecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso” (Num. 16:35; 26:10). Al tempo stesso Geova risparmiò la vita di Aaronne, dimostrando la propria approvazione per colui che era il vero sacerdote e un suo sincero adoratore. (Leggi 1 Corinti 8:3.) 1. Narrate un episodio biblico che mette in luce che genere di illusioni si erano fatti alcuni tra il popolo di Dio. (Vedi l’illustrazione iniziale.) 2. Cosa aveva predetto Mosè? Quello che disse si avverò? 15 LUGLIO 2014 7 COME RISPONDERESTE? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Cosa ci garantisce che il proposito di Geova non sarà mai frustrato? ________________________________________________________________________________________________________________________________ In quali due verità fondamentali possono essere racchiusi i valori e i princìpi di Geova? ________________________________________________________________________________________________________________________________ In che modo quello che impariamo da 2 Timoteo 2:19 rafforza la nostra fede in Geova? Circa 1.500 anni dopo, ai giorni dell’apostolo Paolo, si presentò una situazione simile. Alcuni sedicenti cristiani adottarono falsi insegnamenti, pur continuando a far parte della congregazione. A un osservatore superficiale la differenza tra questi apostati e gli altri cristiani fedeli poteva non essere evidente. Ma la loro apostasia rappresentava un pericolo, perché questi lupi in manto da pecora avevano iniziato a “[sovvertire] la fede di alcuni” (2 Tim. 2:1618). Geova comunque non è un osservatore superficiale, e Paolo lo sapeva bene: secoli prima, infatti, Geova aveva affrontato la questione della ribellione di Cora e di quelli che lo avevano sostenuto. A questo riguardo, analizziamo un avvincente passo delle Scritture e vediamo quali lezioni pratiche possiamo trarne. 3 “IO SONO GEOVA; NON SONO CAMBIATO” Paolo era sicuro che Geova fosse in grado di riconoscere l’adorazione ipocrita ed era altrettanto convinto che sapesse identificare quelli che gli ubbidiscono. Palesò questa sua ferma convinzione in ciò che sotto ispirazione scrisse a Timoteo. Dopo aver menzionato i danni spirituali che quegli apostati stavano già causando ad alcuni nella congregazione, scrisse: “Con tutto ciò, il solido fondamento di Dio rimane in piedi, avendo questo suggello: ‘Geova conosce quelli che gli appartengono’, e: ‘Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia’ ” (2 Tim. 2: 18, 19). 5 Cosa c’è di significativo nelle parole 4 3. (a) Quale situazione si presentò ai giorni dell’apostolo Paolo? (b) Quale precedente aveva stabilito Geova secoli prima in quanto al trattare i ribelli? 4. Di cosa era convinto Paolo, e come espresse questa sua convinzione a Timoteo? 5, 6. Cosa c’è di significativo nell’espressione usata da Paolo “il solido fondamento di Dio”, e che effetto avrà avuto su Timoteo? 8 usate da Paolo in questo brano? Si tratta dell’unico caso in cui nelle Scritture si menziona “il solido fondamento di Dio”. La Bibbia usa la parola “fondamento” come metafora per riferirsi a diverse cose, tra cui la Gerusalemme letterale in quanto capitale dell’antico Israele (Sal. 87:1, 2). Anche il ruolo di Gesù nel proposito di Geova è paragonato a un fondamento (1 Cor. 3:11; 1 Piet. 2:6). Ma cosa aveva in mente Paolo quando parlò del “solido fondamento di Dio”? 6 Paolo menzionò “il solido fondamento di Dio” nello stesso passo in cui citò le parole di Mosè su Cora e i suoi sostenitori riportate in Numeri 16:5. Evidentemente si riferiva agli avvenimenti che si verificarono ai giorni di Mosè nell’intento di incoraggiare Timoteo e ricordargli che Geova è in grado di vedere gli atti ribelli e di vanificarli. Gli apostati presenti all’interno della congregazione, quindi, non sarebbero riusciti a frustrare il proposito di Geova, proprio come non c’era riuscito Cora secoli prima. Paolo non spiegò nel dettaglio cosa rappresentava “il solido fondamento di Dio”, ma possiamo star certi che l’espressione che usò evocò in Timoteo pensieri rassicuranti che gli ispirarono fiducia nel modo di agire di Geova. 7 Gli elevati princìpi di Geova sono immutabili. “Il medesimo consiglio di Geova sussisterà a tempo indefinito; i pensieri del suo cuore sono di generazione in generazione”, dice Salmo 33:11. A proposito della sovranità di Geova, del suo amore leale, della sua giustizia e della sua fedeltà altri versetti dicono che sono eterne (Eso. 15:18; Sal. 106:1; 112:9; 117:2). In Malachia 3:6 leggiamo: “Io sono Geova; non sono cambiato”. Sulla stessa falsariga Giacomo 1:17 dice che “presso [Geova] 7. Perché possiamo essere sicuri che Geova agirà con giustizia e fedeltà? LA TORRE DI GUARDIA non c’è variazione del volgimento d’ombra”. UN “SUGGELLO” CHE EDIFICA LA FEDE IN GEOVA L’immagine usata da Paolo in 2 Timoteo 2:19 è quella di un fondamento con un messaggio impresso come con un “suggello”, o sigillo. Nell’antichità non era insolito che le fondamenta di un edificio recassero un’iscrizione che magari ne indicava il costruttore o il proprietario. Paolo fu il primo scrittore biblico a usare questa particolare metafora.1 Il sigillo sul “solido fondamento di Dio” riporta due dichiarazioni: “Geova conosce quelli che gli appartengono” e “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”. Questo ci ricorda le parole che leggiamo in Numeri 16:5. (Leggi.) 9 Cosa possiamo imparare dal “suggello” dell’immagine usata da Paolo? Per quelli che appartengono a Geova, i valori e i princìpi divini possono essere racchiusi in due verità fondamentali: (1) Geova ama chi gli è leale e (2) Geova odia l’ingiustizia. Che relazione ha tutto ciò con il problema dell’apostasia all’interno della congregazione? 10 Timoteo e altri cristiani fedeli erano probabilmente turbati dal comportamento degli apostati presenti tra loro. Alcuni fratelli forse si interrogavano sul perché a questi individui fosse permesso di rimanere nella congregazione. Magari si chiedevano se Geova vedeva davvero la differenza tra la loro risoluta lealtà e l’ipocrita adorazione degli apostati (Atti 20:29, 30). 8 1 Rivelazione 21:14, scritto decenni dopo le lettere di Paolo a Timoteo, menziona dodici “pietre di fondamento” su cui sono incisi i nomi dei dodici apostoli. 8, 9. Cosa possiamo imparare dal “suggello” dell’immagine usata da Paolo? 10. Che effetto aveva il comportamento degli apostati sui cristiani fedeli dei giorni di Paolo? 15 LUGLIO 2014 Timoteo non si sarebbe fatto influenzare dal comportamento di quelli che avevano tendenze apostate (Vedi i paragrafi da 10 a 12) Ricordandogli la circostanza in cui il fedele Aaronne aveva ricevuto chiaramente l’approvazione di Geova mentre l’ipocrita Cora e i suoi sostenitori erano stati smascherati, rigettati e giustiziati, Paolo senza dubbio rafforzò la fede di Timoteo. L’apostolo stava in effetti dicendo che, anche se nella congregazione c’erano finti cristiani, Geova avrebbe riconosciuto quelli che gli appartenevano veramente, proprio come aveva fatto ai giorni di Mosè. 12 Geova non cambia, è assolutamente affidabile. Odia l’ingiustizia, e a tempo 11 11, 12. In che modo la lettera di Paolo rafforzò la fede di Timoteo? 9 debito chiama in giudizio i peccatori impenitenti. Poiché Timoteo era tra quelli che “[nominano] il nome di Geova”, gli fu anche ricordata la responsabilità di rigettare l’empia influenza dei finti cristiani.1 ADORARE CON SINCERITÀ NON È MAI INUTILE Le ispirate parole di Paolo possono infondere forza spirituale anche in noi. Innanzitutto, è rassicurante sapere che Geova è pienamente consapevole della nostra lealtà. Tale consapevolezza lo porta a nutrire un profondo interesse per quelli che gli appartengono. La Bibbia dice: “Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui” (2 Cron. 16:9). Possiamo quindi avere assoluta fiducia che quello che facciamo per lui mossi “da un cuore puro” non è mai inutile (1 Tim. 1:5; 1 Cor. 15:58). 14 Fa riflettere anche sapere che Geova non tollera l’adorazione resa con ipocrisia. Dal momento che “i suoi occhi scorrono tutta la terra”, è in grado di vedere quelli il cui cuore non “è completo verso di lui”. “La persona tortuosa è detestabile a Geova”, si legge in Proverbi 3:32. Geova quindi odia quelli che deliberatamente mostrano un’ubbidienza finta, di facciata, e in segreto praticano il peccato. Sebbene costoro possano riuscire per un po’ a ingannare gli altri, l’onnipotenza e la giustizia di Geova sono la garanzia che “chi copre le sue trasgressioni non riuscirà” (Prov. 28:13; leggi 1 Timoteo 5:24; Ebrei 4:13). 13 La stragrande maggioranza dei servitori di Geova lo adora con sincera devozione. Sarebbe molto insolito che un membro della congregazione adottasse di proposito una falsa forma di adorazione. Eppure, se è successo ai giorni di Mosè e nella primitiva congregazione cristiana, può succedere anche oggi (2 Tim. 3:1, 5). Questo però non vuol dire che dovremmo guardare con diffidenza i nostri fratelli e le nostre sorelle, mettendo in dubbio la sincerità della loro lealtà a Geova. Sarebbe sbagliato nutrire sospetti infondati nei loro confronti. (Leggi Romani 14:10-12; 1 Corinti 13:7.) Per di più avere la tendenza a dubitare dell’integrità degli altri componenti della congregazione sarebbe dannoso per la nostra stessa spiritualità. 16 Ognuno di noi dovrebbe “[provare] qual è la propria opera” (Gal. 6:4). A motivo delle nostre inclinazioni peccaminose corriamo sempre il pericolo di adottare involontariamente atteggiamenti non del tutto sinceri (Ebr. 3:12, 13). Perciò di tanto in tanto sarebbe utile esaminare i motivi che ci spingono a servire Geova. Potremmo chiederci: “Adoro Geova perché lo amo e riconosco la sua sovranità? Oppure tengo più alle benedizioni materiali che spero di ottenere nel Paradiso?” (Riv. 4:11). Di sicuro fa bene a tutti noi analizzare le nostre azioni ed eliminare dal cuore qualsiasi traccia di ipocrisia. 15 LA LEALTÀ CI FA ESSERE FELICI Adorare Geova con sincerità ci reca molti benefìci. “Felice è l’uomo al quale 17 15. Cosa dovremmo evitare, e perché? 16. (a) Cosa possiamo fare per impedire all’i- 1 Il prossimo articolo analizza come possiamo imitare Geova rigettando l’ingiustizia. 13. Quale fiducia possiamo avere? 14. Che tipo di adorazione non tollera Geova? 10 pocrisia di mettere radice nel nostro cuore? (b) Cosa possiamo imparare dal riquadro “Continuate a provare . . . ”? 17, 18. Perché dobbiamo servire Geova con sincerità? LA TORRE DI GUARDIA Geova non attribuisce errore, e nel cui spirito non c’è inganno”, dice il salmista (Sal. 32:2). Quelli che eliminano l’ipocrisia dal proprio cuore sono più felici e hanno la prospettiva di godere della felicità perfetta in futuro. 18 A tempo debito Geova smaschererà tutti coloro che praticano ciò che è male “Continuate a provare . . .” COME possiamo analizzare i motivi e le inclinazioni del nostro cuore? La Bibbia ci esorta: “Continuate a provare se siete nella fede, continuate a provare ciò che voi stessi siete” (2 Cor. 13:5). Per essere sicuri che la nostra adorazione non venga intaccata dall’ipocrisia, di tanto in tanto potremmo aver bisogno di analizzare attentamente specifici aspetti del nostro comportamento. In questo autoesame si potrebbero usare le seguenti domande: ˇ Quando lodo qualcuno o gli esprimo il mio affetto, ciò che dico è sincero? (Sal. 12:2, 3; 1 Piet. 1:22). ˇ Quando mostro ospitalità o faccio un regalo, sono mosso da motivi altruistici? (Matt. 6:2-4). ˇ Tratto i miei familiari con amore e considerazione sia in pubblico che tra le mura domestiche? (Col. 3:18-21). ˇ Il mio comportamento è sempre coerente con i princìpi biblici che con zelo insegno agli altri? (Rom. 2:21-23). Se ci rendiamo conto di avere delle tendenze sbagliate, è bene sradicarle prima che diventino tratti dominanti della nostra personalità. Così, come l’apostolo Paolo, potremo stare in piedi dinanzi a Dio e dire che ‘in nessun tempo abbiamo usato parola adulatrice o pretesto per concupiscenza’ (1 Tess. 2:5). o che conducono una doppia vita, facendo una chiara “distinzione fra il giusto e il malvagio, fra chi [lo serve] e chi non lo ha servito” (Mal. 3:18). Nel frattempo è rassicurante sapere che “gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione” (1 Piet. 3:12). I servitori di Geova ‘rinunciano all’ingiustizia’ “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia” (2 TIM. 2:19) COME RISPONDERESTE? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Cosa può dare luogo a “questioni stolte e da ignoranti”, e come possiamo scongiurare questo pericolo? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Come possiamo “[rinunciare] all’ingiustizia” in fatto di amicizie? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Come possiamo dare prova di risolutezza nel “[rinunciare] all’ingiustizia”? VI È mai capitato di vedere il nome Geova su un edificio pubblico o su un oggetto esposto in un museo? Sarà sicuramente stato emozionante, visto il posto di assoluto rilievo che il nome proprio di Dio occupa nella nostra adorazione; non per nulla ci chiamiamo Testimoni di Geova! In tutto il mondo non c’è un altro gruppo che sia così strettamente legato al nome divino. D’altra parte, siamo consapevoli che il privilegio di portare tale nome è anche una responsabilità. 2 Il fatto che usiamo il nome di Dio non ci fa avere automaticamente il suo favore. Dobbiamo vivere in armonia con le sue norme. È per questo che la Bibbia ci ricorda che i suoi servitori devono “[allontanarsi] dal male” (Sal. 34:14). L’apostolo Paolo espose chiaramente lo stesso principio quando scrisse: “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”. (Leggi 2 Timoteo 2:19.) In qualità di suoi Testimoni siamo ampiamente conosciuti come persone che “[nominano] il nome di Geova”. Ma in che senso dobbiamo “[rinunciare] all’ingiustizia”? 1. Cos’ha un posto di assoluto rilievo nella nostra adorazione? 2. Quale responsabilità deriva dal privilegio di portare il nome di Dio? 12 LA TORRE DI GUARDIA “ALLONTANATEVI” DAL MALE Soffermiamoci sul contesto scritturale a cui si riferisce Paolo in 2 Timoteo 2:19. Il versetto menziona “il solido fondamento di Dio” e poi parla di due dichiarazioni impresse su di esso. La prima, “Geova conosce quelli che gli appartengono”, è evidentemente una citazione di Numeri 16:5. (Vedi l’articolo precedente.) La seconda — “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia” — incuriosisce da molto tempo i biblisti. Come mai? 4 Il modo in cui Paolo formula la sua affermazione fa pensare che stia citando un’altra fonte. Tuttavia nelle Scritture Ebraiche non sembra esserci nessun passo che corrisponda a tale citazione. A cosa si riferisce allora l’apostolo quando dice: “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”? Dato che subito prima cita Numeri capitolo 16, che descrive la ribellione di Cora, è possibile che anche la seconda dichiarazione abbia a che fare con quell’episodio? 5 La Bibbia dice che Datan e Abiram, figli di Eliab, si unirono a Cora nel capeggiare la ribellione contro Mosè e Aaronne (Num. 16:1-5). Mancarono pubblicamente di rispetto a Mosè e respinsero la sua autorità, che pure era di origine divina. Quei ribelli rimasero in mezzo al popolo di Geova, mettendo così a rischio la salute spirituale degli israeliti fedeli. Quando venne il momento di fare una distinzione tra i suoi leali adoratori e i ribelli, Geova diede un comando chiaro. 6 La narrazione riferisce: “A sua volta Geova parlò a Mosè, dicendo: ‘Parla all’assemblea, dicendo: “Ritiratevi d’intor3 3, 4. Quale dichiarazione incuriosisce da tem- po i biblisti, e perché? 5-7. Quali avvenimenti dei giorni di Mosè fanno da sfondo alle parole di Paolo che si trovano in 2 Timoteo 2:19? (Vedi l’illustrazione iniziale.) 15 LUGLIO 2014 no ai tabernacoli di Cora, Datan e Abiram!” ’ Dopo ciò Mosè si levò e andò da Datan e Abiram, e gli anziani d’Israele andarono con lui. Quindi parlò all’assemblea, dicendo: ‘Allontanatevi, vi prego, d’innanzi alle tende di questi uomini malvagi e non toccate nulla che appartiene a loro, perché non siate spazzati via in tutto il loro peccato’. Immediatamente si ritirarono d’innanzi al tabernacolo di Cora, Datan e Abiram, da ogni parte” (Num. 16: 23-27). A quel punto Geova mise a morte tutti i ribelli. Viceversa, i suoi adoratori leali, che allontanandosi avevano “[rinunciato] all’ingiustizia”, ebbero salva la vita. 7 Geova vede cosa c’è nel cuore, e riconosce la lealtà di quelli che gli appartengono, ma i suoi leali dovettero comunque agire senza esitazioni separandosi dagli ingiusti. È possibile dunque che, quando scrisse: “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”, Paolo si riferisse agli avvenimenti narrati in Numeri 16:5, 23-27. Questa conclusione sarebbe in armonia con la sua prima dichiarazione: “Geova conosce quelli che gli appartengono” (2 Tim. 2:19). “RESPINGI LE QUESTIONI STOLTE E DA IGNORANTI” Facendo riferimento ai suddetti eventi, Paolo volle ricordare a Timoteo che doveva agire in modo risoluto per proteggere la sua preziosa relazione con Geova. In sé, appartenere alla congregazione cristiana non era sufficiente, proprio come ai giorni di Mosè non bastava semplicemente “[nominare] il nome di Geova”. Gli adoratori fedeli devono “[rinunciare] all’ingiustizia” senza esitare. Cosa significava questo per Timoteo? E cosa possono imparare gli odierni servitori di Geova dalle parole ispirate di Paolo? 8 8. Perché usare il nome di Geova o appartenere alla congregazione cristiana non è sufficiente? 13 La Parola di Dio offre consigli mirati riguardo alle forme di ingiustizia a cui i cristiani devono ‘rinunciare’, ossia che devono respingere. Ad esempio, nel contesto immediato di 2 Timoteo 2:19 Paolo dice a Timoteo che è sbagliato “contendere per delle parole” e lo esorta a “[evitare] i discorsi vuoti”. (Leggi 2 Timoteo 2:14, 16, 23.) Alcuni componenti della congregazione promuovevano insegnamenti apostati. Sembra poi che altri stessero introducendo idee controverse. Anche se forse non erano in diretto contrasto con le Scritture, tali idee creavano divisioni e generavano battibecchi e dibattiti intorno a parole, dando luogo a un’atmosfera spiritualmente poco sana. Per questo Paolo sottolineò la necessità di “[respingere] le questioni stolte e da ignoranti”. 10 Oggi non capita spesso che i servitori di Geova debbano confrontarsi con l’apostasia all’interno della congregazione. In ogni caso, se dovessimo sentire qualche insegnamento contrario alle Scritture dovremmo respingerlo con decisione, indipendentemente dalla fonte. Non è prudente mettersi a discutere con gli apostati, che sia di persona, rispondendo a ciò che scrivono sui loro blog, o con qualunque altro mezzo di comunicazione. Anche se lo si facesse nell’intento di aiutare l’individuo, queste discussioni sarebbero contrarie alla direttiva scritturale che abbiamo appena esaminato. In quanto servitori di Geova dobbiamo piuttosto evitare completamente l’apostasia, respingerla del tutto. 11 L’apostasia non è l’unico fattore che può turbare la pace della congregazione. Per fare un esempio, “questioni stolte e da ignoranti” possono scaturire anche da divergenze di opinione in fatto di svago e divertimenti. È ovvio che, se qualcuno promuove svaghi che violano le norme morali di Geova, gli anziani cristiani non tollereranno la cosa solo per quieto vivere (Sal. 11:5; Efes. 5:3-5). Al tempo stesso si guardano bene dal promuovere le loro opinioni personali. Anzi, si attengono lealmente al monito che le Scritture danno ai sorveglianti cristiani: “Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, non [...] signoreggiando su quelli che sono l’eredità di Dio, ma divenendo esempi del gregge” (1 Piet. 5:2, 3; leggi 2 Corinti 1:24). 12 Per ciò che attiene a svago e divertimenti, la nostra organizzazione non esamina determinati film, videogiochi, libri o canzoni per decidere quali di questi dovremmo evitare. Perché? Perché la Bibbia incoraggia ognuno di noi a esercitare le proprie “facoltà di percezione [...] per distinguere il bene e il male” (Ebr. 5:14). Le Scritture contengono princìpi basilari di cui il cristiano può tener conto nella scelta dei divertimenti. In tutti i campi della vita ci prefiggiamo di ‘continuare ad assicurarci di ciò che è accettevole al Signore’ (Efes. 5:10). La Bibbia insegna che i capifamiglia hanno un certo grado di autorità, per cui possono decidere di non ammettere determinati tipi di svago tra i componenti della loro famiglia (1 Cor. 11:3; Efes. 6:1-4).1 9. Che effetto avevano sulla congregazione cri- 1 Vedi l’articolo “È vero che vietate certi film, libri o canzoni?”, pubblicato su jw.org nella sezione CHI SIAMO ˛ DOMANDE FREQUENTI. 9 stiana primitiva “le questioni stolte e da ignoranti”? 10. Cosa dovremmo fare se venissimo in contatto con l’apostasia? 11. Cosa può dare luogo a “questioni stolte e da ignoranti”, e cosa possono fare gli anziani per dare l’esempio in casi del genere? 14 12, 13. (a) Qual è la posizione dei Testimoni di Geova in merito alla scelta dei divertimenti, e quali princìpi biblici si applicano all’argomento? (b) In che modo i princìpi trattati nel paragrafo 12 valgono per varie questioni personali? LA TORRE DI GUARDIA Evitiamo di metterci a discutere con gli apostati (Vedi il paragrafo 10) I princìpi biblici summenzionati non si applicano soltanto allo svago e ai divertimenti. Anche opinioni diverse in fatto di abbigliamento, cura della persona, salute, alimentazione e altre questioni personali possono innescare dibattiti. Pertanto, quando non viene violato nessun principio biblico, i servitori di Geova saggiamente non si fanno trascinare in discussioni del genere, perché “lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere, ma di essere gentile [“di usare tatto”, nt.] verso tutti” (2 Tim. 2:24). 13 EVITATE LE AMICIZIE SBAGLIATE In quale altro modo chi “nomina il nome di Geova” può “[rinunciare] all’ingiustizia”? Evitando di coltivare rapporti stretti con chi la pratica. È degno di nota che, dopo quella del “solido fondamento di Dio”, Paolo ricorse a un’altra metafora: scrisse di “una grande casa” in cui si 14 trovavano utensili non solo “d’oro e d’argento ma anche di legno e di terracotta, e alcuni per uno scopo onorevole ma altri per uno scopo privo di onore” (2 Tim. 2:20, 21). Dopodiché ammonì i cristiani a ‘mantenersi puri’, o separarsi, dagli utensili che avevano un uso “privo di onore”. 15 Qual è il senso di questa immagine? La “grande casa” rappresenta la congregazione cristiana, mentre gli utensili, gli oggetti di uso domestico, sono i singoli membri. In una casa certi oggetti vengono contaminati da sostanze pericolose o comunque si sporcano. Il padrone di casa li terrà separati da quelli puliti, come ad esempio gli utensili da cucina. 16 Allo stesso modo oggi i servitori di Geova, che si sforzano di vivere una vita pura, dovrebbero evitare di avere un’amicizia stretta con membri della congregazione che si ostinano a ignorare i princìpi 14. A quale metafora ricorse Paolo per enfatiz- zare la necessità di evitare le cattive compagnie? 15 LUGLIO 2014 15, 16. Cosa ci insegna la metafora della “grande casa”? 15 di Geova. (Leggi 1 Corinti 15:33.) E se questo vale per alcuni all’interno della congregazione, quanto più dovremmo ‘allontanarci’, non cercandone assiduamente la compagnia, da quelli che ne stanno fuori, molti dei quali sono ‘amanti del denaro, disubbidienti ai genitori, sleali, calunniatori, fieri, senza amore per la bontà, traditori e amanti dei piaceri anziché amanti di Dio’ (2 Tim. 3:1-5). GEOVA BENEDICE LA NOSTRA RISOLUTEZZA La Bibbia menziona specificamente la risolutezza con cui agirono gli israeliti quando fu detto loro di “[ritirarsi] d’intorno ai tabernacoli di Cora, Datan e Abiram”. Riferisce infatti che lo fecero “immediatamente” (Num. 16:24, 27). Non ci furono esitazioni o indugi. La narrazione accenna inoltre a quanto si dimostrarono scrupolosi quando dice che “si ritirarono [...] da ogni parte”. Gli israeliti leali non avevano nessuna intenzione di correre rischi. La loro non era un’ubbidienza resa con cuore diviso: si schierarono chiaramente per Geova e contro l’ingiustizia. Quali lezioni possiamo imparare dal loro esempio? 18 Quando siamo chiamati a proteggere la nostra amicizia con Geova, dobbiamo agire con prontezza e risolutezza. È questo lo spirito del monito che Paolo diede a Timoteo: “Fuggi i desideri propri della giovinezza” (2 Tim. 2:22). All’epoca Timoteo era ormai adulto, avendo probabilmente passato la trentina. Ma non sempre gli insensati “desideri propri della giovinezza” nascono solo in chi è più giovane. Timoteo doveva quindi ‘fuggirli’ ogniqualvolta si fossero presentati; in al17 tre parole, doveva “[rinunciare] all’ingiustizia”. Gesù stava affermando qualcosa di simile quando disse: “Se il tuo occhio ti fa inciampare, cavalo e gettalo via da te” (Matt. 18:9). Oggi i cristiani che fanno tesoro della sua esortazione agiscono con risolutezza davanti a una minaccia alla propria spiritualità, senza tentennare o perdere tempo. 19 Alcuni Testimoni che prima di conoscere la verità avevano problemi con l’alcol hanno deciso di astenersi del tutto dalle bevande alcoliche. Altri evitano certi divertimenti che non sono di per sé sbagliati ma possono risvegliare qualche debolezza morale (Sal. 101:3). Ad esempio, prima di diventare Testimone, un fratello amava l’atmosfera immorale delle feste dove andava a ballare. Ma da quando ha conosciuto la verità, per paura di riaccendere desideri sbagliati o di rievocare ricordi del suo passato, non ha più voluto ballare neanche a feste organizzate dai fratelli. Ovviamente ai cristiani non è richiesto di evitare completamente di consumare bevande alcoliche, ballare o fare altre cose che non sono sbagliate in sé. Ci si aspetta, però, che tutti noi agiamo con decisione e scrupolo per proteggerci dai pericoli spirituali. 20 Il privilegio di portare il nome di Dio è anche una responsabilità: dobbiamo “[rinunciare] all’ingiustizia” e “[allontanarci] dal male” (Sal. 34:14). È vero, non è sempre facile, ma com’è rincuorante sapere che Geova amerà sempre “quelli che gli appartengono” e si conformano alle sue giuste vie! (2 Tim. 2:19; leggi 2 Cronache 16:9a). 19. In che modo oggi alcuni hanno agito con 17. Quanto furono scrupolosi gli israeliti leali nello schierarsi contro l’ingiustizia? 18. Qual è lo spirito del monito di Paolo a “[fuggire] i desideri propri della giovinezza”? 16 decisione per proteggersi da pericoli spirituali? 20. Anche se non è sempre facile “[rinunciare] all’ingiustizia”, cos’è che ci conforta e ci infonde fiducia? LA TORRE DI GUARDIA BIOGRAFIA Ho perso un padre, ma ne ho conosciuto un altro NARRATO DA Poco più che ventenne e da bambino MIO padre era nato a Graz, in Austria, nel 1899, quindi era un ragazzo durante la prima guerra mondiale. Fu arruolato nell’esercito tedesco poco dopo lo scoppio della seconda, nel 1939. Nel 1943, mentre combatteva in Russia, fu ucciso. Purtroppo, è così che persi mio padre: avevo più o meno due anni. Non ebbi mai l’occasione di conoscerlo, e sentii molto la mancanza di un padre, specialmente quando mi resi conto che la maggioranza dei ragazzi a scuola ce l’aveva. In seguito, negli anni dell’adolescenza, trassi conforto dal conoscere il nostro Padre celeste: un Padre eccelso che non può morire (Abac. 1:12). LE MIE ESPERIENZE CON I BOY SCOUT A sette anni entrai a far parte del movimento giovanile dei Boy Scout. Si tratta di un’organizzazione internazionale fondata nel 1908 in Gran Bretagna da un generale dell’esercito britannico, Robert Stephenson Smyth Baden-Powell. Per i bambini più piccoli, quelli della mia fascia di età, nel 1916 egli fondò anche i Lupetti. Nei fine settimana andavamo a campeggiare all’aperto; mi piaceva dormire in tenda, indossare 15 LUGLIO 2014 GERRIT LÖSCH l’uniforme e marciare al suono dei tamburi. Amavo in modo particolare stare con gli altri scout, come pure cantare intorno al fuoco la sera e partecipare ai giochi nei boschi. Imparavamo anche molto intorno alla natura, il che mi aiutò ad apprezzare i capolavori del nostro Creatore. I boy scout vengono incoraggiati a compiere una buona azione ogni giorno e si salutano con le parole del loro motto: “Siate pronti”. Questo mi affascinava. Il nostro reparto era formato da più di cento ragazzi, per metà circa cattolici, per l’altra metà protestanti, mentre uno era buddista. Dal 1920, a intervalli di qualche anno l’uno dall’altro, gli scout tengono dei raduni internazionali detti jamboree. Io andai al settimo, che si tenne a Bad Ischl, in Austria, nell’agosto del 1951, e al nono, che si tenne a Sutton Park, nei pressi di Birmingham, in Inghilterra, nell’agosto del 1957. A quest’ultimo evento furono presenti circa 33.000 scout provenienti da 85 nazioni, oltre a 750.000 visitatori; ricevemmo anche la visita della regina Elisabetta d’Inghilterra. Per me, fu come essere parte di una fratellanza internazionale. Allora non mi rendevo conto che presto avrei stretto legami con una fratellanza molto più grande, ma di natura spirituale. INCONTRO PER LA PRIMA VOLTA UN TESTIMONE DI GEOVA Nella primavera del 1958 ero in procinto di terminare il mio apprendistato da cameriere presso il Grand Hotel Wiesler di Graz. Fu lì che Rudolf Tschiggerl, un collega che faceva il pasticciere, mi 17 diede testimonianza informale. Non avevo mai sentito parlare della verità prima di allora. Lui iniziò menzionando la dottrina della Trinità, e disse che non è un insegnamento biblico. Io mi espressi in favore della Trinità, e mi proposi di dimostrare che era in errore. Mi era simpatico, e intendevo persuaderlo a ritornare alla Chiesa Cattolica. Rudolf, che noi chiamavamo Rudi, mi procurò una Bibbia. Insistetti perché fosse una versione cattolica. Cominciai a leggerla e presto notai che ci aveva messo dentro un volantino stampato dalla Watchtower Society. Io ebbi da ridire, perché ritenevo che il testo di queste pubblicazioni potesse essere formulato in modo tale da suonare corretto pur non essendolo. Tuttavia ero disposto a parlare di argomenti biblici con lui. Rudi fu perspicace e non mi offrì più nulla di scritto. Più o meno per tre mesi avemmo delle conversazioni bibliche occasionali che spesso si protraevano fino a tarda sera. Dopo che ebbi finito l’apprendistato all’hotel di Graz, la mia città natale, mia madre mi sostenne Rudi Tschiggerl, un pasticciere, fu il primo a darmi testimonianza economicamente perché continuassi gli studi in una scuola di management alberghiero. Così mi trasferii a Bad Hofgastein, una cittadina situata in una vallata delle Alpi, dove aveva sede la scuola. Questa era legata al Grand Hotel, sempre di Bad Hofgastein, dove talvolta andavo a lavorare per fare un po’ di esperienza in più, oltre a quello che apprendevo in classe. RICEVO LA VISITA DI DUE MISSIONARIE Rudi aveva spedito il mio nuovo indirizzo alla filiale di Vienna, e questa, a sua volta, l’aveva passato a due missionarie, Ilse Unterdörfer ed Elfriede Löhr.1 Un giorno fui chiamato dall’addetto alla reception dell’hotel, il quale mi disse che fuori in un’auto c’erano due signore che volevano parlarmi. Rimasi perplesso, dato che non le conoscevo. Ad ogni modo uscii per vedere chi fossero. Più avanti appresi che, quando prima della seconda guerra mondiale l’opera dei Testimoni era già al bando, avevano servito come corrieri nella Germania nazista. Persino prima che iniziasse la guerra erano state catturate dalla Gestapo, la polizia segreta tedesca, e internate nel campo di concentramento di Lichtenburg. Poi, durante la guerra, erano state trasferite nel campo di Ravensbrück, nei pressi di Berlino. Dato che le sorelle avevano all’incirca l’età di mia madre, nutrivo senz’altro rispetto per loro. Ecco perché non volevo che sprecassero il loro tempo parlando con me solo per sentirsi dire, magari dopo qualche settimana o qualche mese, che non volevo continuare. Quindi chiesi se potevano portarmi soltanto un elenco di passi biblici sulla dottrina della successione apostolica. Dissi loro che ne avrei discusso con il sacerdote locale. Pensavo che in quel modo avrei compreso la verità sull’argomento. IMPARO A CONOSCERE IL VERO “PADRE SANTO” CHE È IN CIELO L’insegnamento cattolico della successione apostolica asserisce che esista una successione ininter1 Vedi la loro biografia nella Torre di Guardia del 15 maggio 1980. 18 LA TORRE DI GUARDIA rotta di papi che dal presente riporta all’apostolo Pietro. (La Chiesa interpreta in modo errato le parole di Gesù in Matteo 16:18, 19.) La Chiesa Cattolica asserisce pure che il papa sia infallibile in materia di dottrina quando parla ex cathedra, vale a dire in veste ufficiale. Io ci credevo, e pensavo che se il papa, che i cattolici chiamano Santo Padre, era infallibile nelle questioni dottrinali e aveva dichiarato vera la Trinità, allora questa doveva essere vera. Ma se egli non era infallibile, allora tale dottrina poteva essere falsa. Non c’è da stupirsi che per molti cattolici la successione apostolica sia la dottrina più importante di tutte, poiché è questa a determinare se altri insegnamenti siano da ritenersi corretti oppure no. Andai dal sacerdote, ma lui non fu in grado di rispondere alle mie domande. Invece prese dallo scaffale un libro di dottrina che trattava della successione apostolica. Come mi aveva suggerito, me lo portai a casa, lo lessi e tornai da lui con più interrogativi di prima. Alla fine, incapace di darmi delle risposte, disse: “Io non riesco a convincere te, e tu non riesci a convincere me. [...] Stammi bene!” Non volle più parlare con me. A quel punto ero pronto per studiare la Bibbia con Ilse ed Elfriede. Loro mi insegnarono molte cose sul vero “Padre santo” che è in cielo, Geova Dio (Giov. 17:11). Non c’erano ancora congregazioni nella zona, così conducevano le adunanze in casa di una famiglia di interessati, alle quali era presente solo qualche persona. Le due sorelle trattavano la maggior parte del materiale tra di loro, dato che non c’erano uomini battezzati ad assumere un ruolo di responsabilità. Di tanto in tanto ne veniva qualcuno da fuori a pronunciare il discorso pubblico in un locale affittato per l’occasione. INIZIO IL MIO MINISTERO Cominciai a studiare la Bibbia con Ilse ed Elfriede nell’ottobre del 1958 e mi battezzai tre mesi dopo, nel gennaio del 1959. Prima del battesimo domandai loro se avrei potuto accompagnarle di casa in casa, solo per vedere come veniva compiuta l’opera di predicazione (Atti 20:20). Dopo essere andato con loro una volta, chiesi se mi poteva essere affidato un 15 LUGLIO 2014 Ilse Unterdörfer ed Elfriede Löhr cominciarono a studiare la Bibbia con me nel 1958 mio territorio in cui predicare. Mi assegnarono un paesino, dove mi recavo da solo per predicare di casa in casa e fare visite ulteriori agli interessati. Il primo fratello con cui uscii di casa in casa fu il sorvegliante di circoscrizione che in seguito ci visitò. Nel 1960, terminata la formazione alberghiera, ritornai nella mia città per cercare di aiutare i miei parenti ad imparare le verità bibliche. Ad oggi, sebbene a distanza di molto tempo, neppure uno di loro ha accettato la verità, anche se alcuni stanno mostrando un certo interesse. UNA VITA NEL SERVIZIO A TEMPO PIENO Nel 1961 furono lette alle congregazioni lettere della filiale che incoraggiavano a intraprendere il servizio di pioniere. Poiché ero single e godevo di buona salute, pensai che non avevo scuse per non fare il pioniere, e che avrei potuto lavorare qualche altro mese ancora per comprare un’auto che mi sarebbe stata utile nel ministero. Ne parlai con Kurt Kuhn, il mio sorvegliante di circoscrizione. Il suo commento fu: “Gesù e gli apostoli avevano forse bisogno di un’auto per svolgere il servizio a tempo pieno?” Mi bastò questo: organizzai le cose in modo da iniziare a fare il pioniere il più presto possibile! Tuttavia, dato che lavoravo 72 ore a settimana nel ristorante di un hotel dovevo prima fare alcuni cambiamenti. 19 Chiesi al mio capo se mi avrebbe concesso di ridurre l’orario di lavoro a 60 ore. Lui accettò, e mi pagò lo stesso stipendio. Dopo un po’ gli domandai se potevo lavorare solo per 48 ore a settimana. Accolse anche questa richiesta, mantenendo invariata la paga. Poi chiesi di lavorare solo per 36 ore a settimana, o 6 ore per 6 giorni, e anche questo mi fu accordato. Cosa sorprendente, il mio stipendio rimase lo stesso! Pareva che il mio capo non volesse perdermi. Con quell’orario iniziai il servizio di pioniere regolare, che all’epoca prevedeva una quota di 100 ore al mese. Quattro mesi dopo fui nominato pioniere speciale e servitore di congregazione in una piccola congregazione della Carinzia, nella cittadina di Spittal an der Drau. Allora, la quota richiesta ai pionieri speciali era di 150 ore al mese. Non avevo un compagno di servizio, ma apprezzavo moltissimo il sostegno che ricevevo nel ministero dalla sorella Gertrude Lobner, che serviva come assistente servitore di congregazione.1 RAPIDI CAMBIAMENTI NEGLI INCARICHI Nel 1963 fui invitato a servire nella circoscrizione. A volte viaggiavo da una congregazione all’altra in treno, portando pesanti valigie. La maggioranza dei fratelli non aveva l’auto, perciò nessuno poteva venire a prendermi alla stazione. Per evitare di mettermi in mostra, non volevo prendere un taxi per raggiungere l’alloggio, così ci andavo a piedi. Nel 1965, ancora single, fui invitato a frequentare la 41a classe della Scuola di Galaad. Anche molti dei miei compagni non erano sposati. Con mia grande sorpresa, al conferimento dei diplomi fui riassegnato all’opera nella circoscrizione in Austria. Prima di lasciare gli Stati Uniti, però, mi fu chiesto di affiancare per quattro settimane un sorvegliante di circoscrizione di nome Anthony Conte. Fui molto grato di collaborare con questo fratello amorevole, che oltretutto amava il ministero e lo svolgeva in modo efficace. Servimmo insieme nella zona di 1 Oggi, al posto di un servitore di congregazione e di un assistente servitore di congregazione, in ogni corpo di anziani vengono nominati un coordinatore e un segretario. 20 Cornwall, nella parte settentrionale dello stato di New York. Tornato in Austria fui assegnato a una circoscrizione in cui conobbi Tove Merete, un’attraente sorella che era cresciuta nella verità dall’età di cinque anni. Quando i fratelli ci chiedono come ci siamo conosciuti, rispondiamo con aria scherzosa: “Ci ha pensato la filiale”. Ci sposammo un anno dopo, nell’aprile del 1967, e ci fu permesso di continuare insieme l’opera nella circoscrizione. L’anno seguente mi resi conto che Geova, per immeritata benignità, mi aveva adottato come figlio spirituale. È così iniziata una speciale relazione con il mio Padre celeste, come pure con tutti quelli che secondo Romani 8:15 gridano: “Abba, Padre!” Io e Merete continuammo a servire nella circoscrizione e nel distretto fino al 1976. In inverno a volte dormivamo in camere senza riscaldamento con temperature al di sotto dello zero. In un’occasione ci svegliammo e notammo che l’estremità superiore della coperta era rigida e bianca a causa del nostro fiato che si era congelato! Alla fine ci procuIl giorno del nostro matrimonio In Austria partecipai a molte forme di testimonianza, inclusa quella stradale rammo una stufetta elettrica per mantenere sopportabile la temperatura notturna. In alcuni casi di notte dovevamo uscire e camminare nella neve per raggiungere il bagno, che di solito era pieno di spifferi. Inoltre, non disponevamo di un alloggio nostro e in genere il lunedì rimanevamo nella stessa casa in cui eravamo stati ospitati durante la settimana. Poi, il martedì mattina raggiungevamo la congregazione successiva. Sono felice di poter dire che in tutti questi anni la mia cara moglie mi ha sempre sostenuto molto. Merete ama il servizio e non ho mai dovuto spronarla a prendervi parte. Ama anche i fratelli ed è molto premurosa nei confronti degli altri. Tutto questo è stato di grande aiuto. Nel 1976 fummo invitati a servire alla filiale di Vienna, e fui nominato membro del Comitato di Filiale. A quel tempo la filiale dell’Austria sovrintendeva all’opera in diversi paesi dell’Europa orientale, e faceva in modo che i fratelli di quelle zone ricevessero segretamente le pubblicazioni. Il fratello Jürgen Rundel coordinava queste operazioni, mostrando grande spirito di iniziativa. Ebbi il privilegio di collaborare con lui, e in seguito mi fu chie15 LUGLIO 2014 sto di sovrintendere all’opera di traduzione in dieci lingue dell’Europa orientale. Jürgen e sua moglie Gertrude continuano a prestare fedelmente servizio in Germania come pionieri speciali. Nel 1978, la filiale dell’Austria iniziò a utilizzare un sistema di fotocomposizione delle riviste, che venivano stampate in sei lingue con una piccola macchina da stampa offset. Inoltre, le spedivamo agli abbonati di diversi paesi che ne facevano richiesta. Otto Kuglitsch, che ora serve con la moglie Ingrid alla filiale che è in Germania, era l’uomo chiave di queste attività. I fratelli dell’Europa orientale stampavano anche pubblicazioni nei propri paesi tramite ciclostili o riproducendole da microfilm. Avevano comunque bisogno di aiuto dall’estero. Geova protesse tali attività, e alla filiale imparammo ad amare questi fratelli che per molti anni dovettero servire in circostanze difficili e nonostante i divieti. UNA VISITA SPECIALE IN ROMANIA Nel 1989 ebbi il privilegio di accompagnare il fratello Theodore Jaracz, membro del Corpo Direttivo, in Romania. Lo scopo della visita era quello di 21 aiutare un numeroso gruppo di fratelli a riunirsi all’organizzazione. Per varie ragioni, dal 1949 avevano troncato i legami con essa e avevano formato congregazioni a sé stanti, continuando in ogni caso a predicare, nonché a praticare il battesimo. Erano anche finiti in prigione per la loro neutralità, proprio come era accaduto ai fratelli che facevano parte dell’organizzazione cristiana approvata dalla sede mondiale. L’opera in Romania era ancora vietata, pertanto ci incontrammo segretamente a casa del fratello Pamfil Albu con quattro anziani che ri- Attendo con ansia il momento in cui dal cielo vedrò la risurrezione qui sulla terra e finalmente ritroverò mio padre coprivano ruoli chiave e con i rappresentanti del comitato che curava l’opera nel paese e che aveva l’approvazione della sede mondiale. Portammo con noi dall’Austria anche un interprete, Rolf Kellner. Durante la seconda notte di discussioni, il fratello Albu riuscì a persuadere i quattro anziani a unirsi a noi, dicendo: “Se non lo facciamo ora, potremmo non avere mai più un’altra possibilità”. Successivamente, circa 5.000 fratelli entrarono a far parte dell’organizzazione. Che vittoria per Geova, e che colpo per Satana! Verso la fine del 1989, prima della caduta del comunismo in Europa orientale, il Corpo Direttivo invitò me e mia moglie a trasferirci a New York, presso la sede mondiale. Fu una grande sorpresa per noi. Iniziammo il nostro servizio alla Betel di Brooklyn nel luglio del 1990. Nel 1992 fui nominato assistente del Comitato del Servizio, e dal luglio del 1994 ho il privilegio di servire come membro del Corpo Direttivo. RIFLESSIONI SUL PASSATO E SPERANZE PER IL FUTURO Sono ormai lontani i tempi in cui lavoravo come cameriere in un hotel. Ora ho l’onore di avere una parte nel preparare e dispensare cibo spirituale alla nostra fratellanza internazionale (Matt. 24:45-47). Ripensando agli oltre 50 anni trascorsi nel servizio speciale a tempo pieno, posso solo esprimere profondo apprezzamento e gioia per come Geova sta benedicendo i fratelli in tutto il mondo. Amo assistere ai congressi internazionali, dove si sottolinea l’importanza di imparare intorno al nostro Padre celeste Geova e alla verità biblica. Prego che altri milioni di persone studino la Bibbia, accettino la verità e servano Geova unitamente ai fratelli e alle sorelle che sono nel mondo (1 Piet. 2:17; nt.). Inoltre, attendo con ansia il momento in cui dal cielo vedrò la risurrezione qui sulla terra e finalmente ritroverò mio padre. Spero che lui, mia madre e altri miei cari vorranno tutti adorare Geova nel Paradiso. Con mia moglie a Brooklyn “Voi siete i miei testimoni” “‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova” (ISA. 43:10) COS’È un testimone? Un dizionario ne dà la seguente definizione: “Persona che, assistendo, avendo assistito, o essendo comunque direttamente a conoscenza di un fatto, può [...] dichiarare come esso realmente si è svolto” (Vocabolario della lingua italiana, Treccani). A Pietermaritzburg, in Sudafrica, da 160 anni si pubblica un quotidiano ora noto come The Witness (Il Testimone). Il nome è appropriato, in quanto l’obiettivo di un giornale è quello di riferire accuratamente le notizie. E in effetti il fondatore si era impegnato a far sì che il giornale riportasse “la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità”. 2 Purtroppo, però, i mezzi di informazione hanno sostanzialmente ignorato, se non distorto, i fatti più importanti della storia umana. È stato senz’altro così con le parole che l’Iddio onnipotente pronunciò per bocca dell’antico profeta Ezechiele: “Le nazioni dovranno conoscere che io sono Geova” (Ezec. 39:7). Ma il Sovrano Signore dell’universo non ha bisogno dei media di questo mondo. Dispone di circa otto milioni di Testimoni che in tutte le nazioni parlano di lui e di ciò che ha fatto e sta facendo per l’umanità. Questo esercito di Testimoni annuncia anche ciò che Dio ha promesso di fare in futuro per il bene del genere umano. Dando la priorità a quest’opera di testimonianza, teniamo fede al 1, 2. (a) Cos’è un testimone, e in cosa hanno fallito i mezzi di informa- zione di questo mondo? (b) Perché Geova non ha bisogno dei media di questo mondo? 15 LUGLIO 2014 23 SAPRESTE RISPONDERE? ________________________________________________________________________________________________________________________________ In che modo gli israeliti dimostrarono di essere testimoni di Geova? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Qual è il significato del nome di Dio? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Come possiamo dimostrare che apprezziamo il privilegio di portare il santo nome di Dio? Parlando ai nostri figli di Geova onoriamo il suo nome (Vedi i paragrafi 5 e 6) nome che lui stesso ci ha dato, come dice Isaia 43:10: “ ‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore che io ho scelto’ ”. 3 È davvero un privilegio portare il nome di Geova, il “Re d’eternità”, che afferma: “Questo è il mio nome a tempo indefinito, e questo è il memoriale di me di generazione in generazione”! (1 Tim. 1:17; Eso. 3:15; confronta Ecclesiaste 2:16). Nel 1931 gli Studenti Biblici adottarono il nome di Testimoni di Geova. In seguito La Torre di Guardia pubblicò molte lettere di apprezzamento. “La bella notizia che siamo ‘testimoni di Geova’ ci ha entusiasmati e ha rinnovato la nostra determinazione a essere degni di questo nuovo nome”, scrisse una congregazione dal Canada. 4 Come possiamo dimostrare che apprezziamo il privilegio di portare il nome di Dio? Inoltre, siamo in grado di spiegare perché Geova ci definisce ‘i suoi testimoni’, come si legge nel libro di Isaia? TESTIMONI DI DIO NELL’ANTICHITÀ Gli israeliti dei giorni di Isaia, presi singolarmente, erano “testimoni” di Geova, e la nazione nel suo insieme era il suo “servitore” (Isa. 43:10). Un modo in cui i genitori ebrei testimoniavano era quello di insegnare ai figli ciò che Dio aveva fatto per i loro antenati. Per esempio, allorché gli israeliti ricevettero il comando di osservare la Pasqua ogni anno, fu detto loro: “Quando i vostri figli vi diranno: ‘Che cosa significa questo servizio per voi?’ allora dovrete dire: ‘È il sacrificio della pasqua a Geova, che passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto quando piagò gli 5 5, 6. (a) Qual era un modo in cui i genitori 3, 4. (a) In che anno gli Studenti Biblici adot- tarono un nuovo nome, e che sentimenti generò questo in loro? (Vedi l’illustrazione iniziale.) (b) Quali domande prenderemo ora in esame? 24 israeliti dovevano dimostrarsi testimoni di Geova? (b) Quale altro comando fu dato ai genitori israeliti, e perché i genitori odierni devono fare la stessa cosa? LA TORRE DI GUARDIA egiziani, ma liberò le nostre case’ ” (Eso. 12:26, 27). Quei genitori avranno anche spiegato ai figli che, quando Mosè si era presentato al faraone per chiedergli di permettere agli israeliti di adorare Geova nel deserto, questi aveva risposto: “Chi è Geova, perché io debba ubbidire alla sua voce e mandare via Israele?” (Eso. 5:2). Ovviamente avranno anche raccontato loro che, dopo la devastazione del paese causata dalle dieci piaghe e la liberazione dall’esercito egiziano presso il Mar Rosso, la risposta alla domanda del faraone era divenuta chiara a tutti. Geova era — ed è ancora — l’Onnipotente. Per di più, la nazione di Israele fu testimone oculare del fatto che Geova è il vero Dio, Colui che mantiene le sue promesse. 6 Senza dubbio gli israeliti che apprezzavano il privilegio di portare il nome di Geova riferirono quegli avvenimenti straordinari non solo ai propri figli, ma anche agli stranieri che divennero loro schiavi. Di uguale importanza è il fatto che fu loro comandato di insegnare ai figli a osservare le sante norme divine. Geova disse: “Vi dovete mostrare santi, perché io, Geova vostro Dio, sono santo” (Lev. 19:2; Deut. 6:6, 7). Che eccellente esempio per gli odierni genitori cristiani che devono educare i figli nelle vie della santità, aiutandoli così a rendere onore al glorioso nome di Dio! (Leggi Proverbi 1:8; Efesini 6:4.) 7 Quando erano fedeli, dunque, gli israeliti davano un’eccellente testimonianza al nome di Dio. Infatti era stato detto loro: “Tutti i popoli della terra dovranno vedere che il nome di Geova è stato invocato su di te, e in realtà ti temeranno” (Deut. 28:10). Purtroppo, però, quella de- gli israeliti fu perlopiù una storia di infedeltà. Ripiombarono più e più volte nell’adorazione di idoli di fattura umana. Inoltre, divennero crudeli come gli dèi cananei che adoravano, sacrificando i loro figli e opprimendo i poveri. Questo ci insegna quanto sia importante continuare a sforzarci di essere sempre santi, a imitazione del Santissimo di cui portiamo il nome. “ECCO, IO FACCIO QUALCOSA DI NUOVO” Geova predisse che la nazione di Israele avrebbe visto con i propri occhi un meraviglioso atto di liberazione dalla cattività (Isa. 43:19). I primi sei capitoli del libro di Isaia sono costituiti in larga misura da avvertimenti relativi alla calamità che di certo si sarebbe abbattuta su Gerusalemme e sulle città circonvicine. Geova, che è perfettamente in grado di leggere i cuori, disse a Isaia di continuare a proclamare questo avvertimento nonostante le reazioni sempre più negative. Sconvolto, Isaia chiese per quanto tempo la nazione sarebbe rimasta impenitente. Quale fu la risposta di Dio? “Finché le città realmente crollino in rovina, per essere senza abitante, e le case siano senza uomo terreno, e il suolo stesso sia rovinato nella desolazione”. (Leggi Isaia 6:8-11.) 9 Isaia ricevette il suo incarico nell’ultimo anno del regno di Uzzia, più o meno nel 778 a.E.V. La sua attività profetica si protrasse per circa 46 anni fino a dopo il 732, durante il regno di Ezechia, quando mancavano 125 anni alla distruzione di Gerusalemme del 607. Perciò, gli israeliti furono avvertiti con molto anticipo di ciò che in futuro sarebbe successo alla loro nazione. Anche ai nostri giorni Geova ha impiegato il suo popolo per dare con largo 8 8. Quale incarico affidò Geova a Isaia, e come 7. (a) Quando gli israeliti erano fedeli a Geo- va, qual era l’effetto sulle nazioni circostanti? (b) Che responsabilità hanno tutti quelli che portano il nome di Dio? 15 LUGLIO 2014 reagì quest’ultimo? 9. (a) Quando si adempì la profezia di Isaia relativa a Gerusalemme? (b) A quale avvertimento dobbiamo prestare attenzione oggi? 25 Un nome pieno di significato Cosa significa “Egli fa divenire” Perché è appropriato ˇ Geova ha creato tutte le cose ˇ Continua a far sì che la sua volontà e il suo proposito si realizzino Cosa rivela ˇ Geova diverrà qualsiasi cosa sia necessario divenire per avverare le sue promesse ˇ Fa in modo che la sua creazione faccia qualunque cosa occorra per adempiere la sua volontà ˇ Non c’è nulla che non possa fare o che non possa fare accadere per adempiere il suo proposito preavviso l’avvertimento di ciò che sta per avere luogo. Fin dal primo numero, uscito 135 anni fa, La Torre di Guardia ha portato all’attenzione dei suoi lettori il fatto che il malvagio dominio di Satana presto finirà e sarà sostituito dal Regno millenario di Gesù Cristo (Riv. 20:1-3, 6). 10 Molti ebrei ubbidienti che si arresero ai babilonesi sopravvissero alla distruzione di Gerusalemme e furono portati in esilio a Babilonia (Ger. 27:11, 12). Lì, 70 anni dopo, il popolo di Dio fu testimone dell’adempimento di una straordinaria profezia: “Questo è ciò che ha detto Geova, il vostro Ricompratore, il Santo d’Israele: ‘Per amore vostro manderò certamente a Babilonia e farò venir giù le sbarre delle prigioni’ ” (Isa. 43:14). 11 In armonia con questa profezia, una notte, verso l’inizio di ottobre del 539 a.E.V., si verificò un avvenimento che scosse il mondo di allora. Mentre il re e i suoi nobili bevevano vino nei sacri vasi razziati dal tempio di Gerusalemme e rendevano lode ai loro dèi di fattura umana, Babilonia fu presa dagli eserciti medo-persiani. Nel 538 o 537, Ciro, il conquistatore di Babilonia, comandò agli ebrei di far ritorno in patria e di riedificare il tempio di Dio a Gerusalemme. Tutto questo era stato predetto da Isaia, il quale aveva messo per iscritto anche la promessa di Geova di proteggere il suo popolo pentito e di provvedergli il necessario durante il viaggio alla volta di Gerusalemme. Dio lo aveva chiamato il “popolo che mi sono formato, perché narri la mia lode” (Isa. 43:21; 44:26-28). Una volta che furono tornati ed ebbero riedificato il tempio di Gerusalemme, questi ex esiliati divennero testimoni del fatto che Geova, l’unico vero Dio, mantiene sempre la sua parola. 12 Di quella rinata nazione facevano parte migliaia di non israeliti, e in seguito molti altri gentili divennero proseliti (Esd. 2:58, 64, 65; Est. 8:17). Oggi “una grande folla” di “altre pecore” di Gesù sostiene lealmente i cristiani unti, i quali formano l’“Israele di Dio” (Riv. 7:9, 10; Giov. 10:16; Gal. 6:16). Anche i componenti della grande folla, comunque, hanno l’onore di essere chiamati testimoni di Geova. 13 Durante il Regno millenario di Cristo, la grande folla proverà l’indescrivibile gioia di spiegare ai risuscitati cosa significava essere un testimone di Geova negli ultimi giorni di questo sistema di cose. Ma ciò 12, 13. (a) Oltre agli israeliti, chi trasse benefi- 10, 11. In che modo gli israeliti esiliati a Babi- lonia furono testimoni dell’adempimento delle profezie di Isaia? 26 cio dal ripristino dell’adorazione di Geova? (b) Che onore hanno le “altre pecore”, e quale gioia è in serbo per loro? LA TORRE DI GUARDIA sarà possibile solo se viviamo all’altezza del nome che portiamo e se ci sforziamo di rimanere santi. Comunque, a prescindere dall’impegno che mettiamo, spesso non ci riusciamo. Per questo dobbiamo chiedere quotidianamente perdono, riconoscendo che siamo peccatori e che il fatto che ci venga permesso di portare il santo nome di Dio è un onore inestimabile. (Leggi 1 Giovanni 1:8, 9.) IL SIGNIFICATO DEL NOME DI DIO 14 Per apprezzare ancora di più l’onore di portare il nome di Dio, è bene meditare sul suo significato. Comunemente reso “Geova”, il nome divino deriva da un verbo ebraico che può descrivere il compimento di un’azione e può essere tradotto “divenire”. Pertanto, si ritiene che Geova significhi “Egli fa divenire”. Questa definizione si accorda bene con il duplice ruolo che Geova ha di Creatore dell’universo fisico e degli esseri intelligenti e di Realizzatore del suo proposito. Con l’evolversi degli eventi, egli continua a fare in modo che la sua volontà e il suo proposito si realizzino indipendentemente da ciò che qualsiasi oppositore, come Satana, possa fare per frustrarne il progressivo adempimento. 15 Quando incaricò Mosè di guidare il Suo popolo fuori dall’Egitto, Geova rivelò un aspetto della sua personalità usando un verbo affine per descrivere il suo nome, ma questa volta alla prima persona. La Bibbia narra: “Dio disse a Mosè: ‘Io mostrerò d’essere ciò che mostrerò d’essere’ [o ‘Io diverrò ciò che scelgo di divenire’]. E aggiunse: ‘Devi dire questo ai figli d’Israele: “Io mostrerò d’essere mi ha mandato a voi” ’ ” (Eso. 3:14). Perciò, in qualsiasi 14. Cosa significa il nome Geova? circostanza, Geova diventerà qualunque cosa occorra per adempiere il suo proposito. Per gli israeliti che erano stati schiavi mostrò d’essere Colui che li liberava, li proteggeva, li guidava e provvedeva a tutti i loro bisogni materiali e spirituali. MOSTRIAMOCI GRATI Oggi Geova continua a essere coerente con il significato del suo nome soddisfacendo tutti i nostri bisogni sia sul piano spirituale che materiale. Comunque il significato del nome divino non è limitato a ciò che lui stesso sceglie di divenire. Include ciò che, nell’adempimento del suo proposito, egli fa accadere in relazione all’opera svolta dai suoi Testimoni. Meditare su questo ci darà l’incentivo a continuare a vivere all’altezza del suo nome. Kåre, uno zelante ottantaquattrenne norvegese che persevera da settant’anni, dice: “Considero un grande onore servire Geova, il Re d’eternità, ed essere parte del popolo che si identifica con il suo nome. È sempre un grande privilegio spiegare la verità della Bibbia e vedere gli occhi delle persone illuminarsi di gioia e intendimento. Per esempio, mi dà tanta soddisfazione spiegare loro il sacrificio di riscatto di Cristo e come, per mezzo d’esso, possono ottenere la vita eterna in un pacifico e giusto nuovo mondo”. 17 Bisogna ammettere che in alcuni territori sta diventando sempre più difficile trovare persone che desiderano conoscere Dio. Ciò nondimeno, come Kåre, proviamo grande gioia quando troviamo qualcuno disposto ad ascoltare e riusciamo a parlargli del nome di Geova. Ma come possiamo essere al tempo stesso testimoni di Geova e di Gesù? Il prossimo articolo fornirà la risposta a questa domanda. 16 15. In che modo Geova rivelò un aspetto della 16, 17. (a) Come possiamo dimostrare la no- sua personalità racchiuso nel significato del suo nome? (Vedi il riquadro “Un nome pieno di significato”.) stra gratitudine per il privilegio di portare il nome di Dio? (b) Cosa prenderemo in esame nel prossimo articolo? 15 LUGLIO 2014 27 “Mi sarete testimoni” Gesù disse loro: “Mi sarete testimoni [...] fino alla più distante parte della terra” (ATTI 1:7, 8) SAPRESTE RISPONDERE? ________________________________________________________________________________________________________________________________ In che modo Gesù visse all’altezza del significato del proprio nome? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Perché Gesù disse: “Mi sarete testimoni”? ________________________________________________________________________________________________________________________________ Perché possiamo avere fiducia che avremo successo nell’opera di testimonianza? “PER questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. (Leggi Giovanni 18:33-37.) Durante il processo in cui si decideva della sua vita, Gesù Cristo disse queste parole al procuratore romano della Giudea. Poco prima aveva affermato di essere re. Anni dopo, l’apostolo Paolo menzionò il coraggioso esempio di Gesù, “che come testimone fece l’eccellente dichiarazione pubblica davanti a Ponzio Pilato” (1 Tim. 6:13). È proprio vero: essere ‘testimoni fedeli e veraci’ nel mondo di Satana così pieno di odio richiede talvolta grande coraggio (Riv. 3:14). 2 Appartenendo alla nazione ebraica, Gesù era testimone di Geova per nascita (Isa. 43:10). E si rivelò davvero il più grande testimone che Dio abbia mai suscitato per il proprio nome. Gesù prese seriamente il significato del nome che Dio gli aveva dato. L’angelo che dichiarò a Giuseppe, padre adottivo di Gesù, che ciò che era stato concepito in Maria era opera dello spirito santo, gli disse anche: “Essa partorirà un figlio, e tu gli dovrai mettere nome Gesù, poiché egli salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matt. 1:20, 21; nt.). I biblisti sono generalmente concordi sul fatto che il nome Gesù deriva dall’ebraico Ieshua, e che include una forma abbreviata del nome divino. In armo1, 2. (a) Chi è il più grande testimone di Geova? (b) Cosa significa il nome Gesù? In che modo il Figlio di Dio visse all’altezza di tale nome? 28 LA TORRE DI GUARDIA nia con il significato del suo nome, “Geova è salvezza”, Gesù aiutò le “pecore smarrite della casa d’Israele” a pentirsi dei propri peccati in modo da riottenere l’approvazione di Geova (Matt. 10:6; 15:24; Luca 19:10). A tal fine, fu zelante nel rendere testimonianza intorno al Regno di Dio. L’evangelista Marco scrisse: “Gesù andò nella Galilea, predicando la buona notizia di Dio e dicendo: ‘Il tempo fissato è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella buona notizia’ ” (Mar. 1:14, 15). Inoltre Gesù smascherò coraggiosamente i capi religiosi ebrei, i quali anche per questo fecero sì che fosse giustiziato su un palo (Mar. 11:17, 18; 15:1-15). LE “MAGNIFICHE COSE DI DIO” Il terzo giorno dopo la morte atroce di Gesù avvenne qualcosa di straordinario: Geova lo risuscitò, non come essere umano, bensì quale creatura spirituale immortale (1 Piet. 3:18). Per dare prova di essere tornato in vita, il Signore Gesù si materializzò in forma umana. Il giorno stesso della sua risurrezione apparve almeno cinque volte a discepoli diversi (Matt. 28:8-10; Luca 24:13-16, 30-36; Giov. 20:11-18). 4 La quinta volta che Gesù apparve fu per manifestarsi agli apostoli e ad altri che erano radunati con loro. In quella circostanza memorabile si può dire che tenne uno studio della Parola di Dio: “aprì pienamente la loro mente perché afferrassero il significato delle Scritture”. I presenti riuscirono così a comprendere che la sua morte per mano dei nemici di Dio e la sua miracolosa risurrezione erano sta3 3. Cosa avvenne il terzo giorno dopo la morte di Gesù? 4. Quale adunanza condusse Gesù dopo la sua risurrezione, e quale responsabilità affidò ai suoi discepoli? 15 LUGLIO 2014 te predette nelle Scritture. Al termine di quell’adunanza, Gesù spiegò chiaramente quale fosse la loro responsabilità. Disse che “in base al suo nome il pentimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni”. E aggiunse: “Cominciando da Gerusalemme, sarete testimoni di queste cose” (Luca 24:44-48). 5 Quaranta giorni dopo, pertanto, gli apostoli avranno senz’altro capito il comando che Gesù, durante la sua ultima apparizione, espresse in termini semplici ma incisivi con queste parole: “Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8). Perché Gesù disse: “Mi sarete testimoni”, e non: “Sarete testimoni di Geova”? Avrebbe potuto dirlo, ma coloro ai quali si rivolgeva erano israeliti e, in quanto tali, già testimoni di Geova. 6 Ora i discepoli di Gesù avrebbero avuto il compito di rendere noto un nuovo aspetto del proposito di Geova, qualcosa di molto più grandioso della liberazione dalla schiavitù egiziana prima e dalla cattività babilonese poi. La morte e risurrezione di Gesù Cristo resero possibile la libertà dalla peggiore forma di asservimento possibile, quella al peccato e alla morte. Alla Pentecoste del 33, i discepoli di Gesù appena unti con lo spirito santo annunciarono le “magnifiche cose di Dio”, e molti di coloro che udirono il messaggio agirono di conseguenza. Così, dalla destra di suo Padre in cielo, Gesù vide che il proprio nome andava assumendo sempre maggior significato mentre migliaia di persone si pentivano e riponevano fede in lui quale mezzo di salvezza di Geova (Atti 2:5, 11, 37-41). 5, 6. (a) Perché Gesù disse: “Mi sarete testi- moni”? (b) Quale nuovo aspetto del proposito di Geova avrebbero dovuto rendere noto i discepoli di Gesù? 29 UN “RISCATTO IN CAMBIO DI MOLTI” Ciò che avvenne alla Pentecoste del 33 dimostrò che Geova, nella sua misericordia, aveva accettato il valore del perfetto sacrificio umano di Gesù come mezzo per espiare, o coprire, il peccato (Ebr. 9: 11, 12, 24). Proprio come aveva spiegato, Gesù “non [era] venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti” (Matt. 20:28). I “molti” che avrebbero tratto beneficio dal suo riscatto non sarebbero stati solo gli ebrei pentiti. È infatti volontà di Dio che “ogni sorta di uomini siano salvati”, dato che il riscatto “toglie il peccato del mondo” (1 Tim. 2:4-6; Giov. 1:29). 8 I primi discepoli di Gesù ebbero il coraggio necessario per continuare a rendergli testimonianza. Come ci riuscirono? Certo non grazie alle proprie forze. Fu il potente spirito santo di Geova a dare loro le motivazioni e le energie per continuare a farlo. (Leggi Atti 5:30-32.) Circa 27 anni dopo la Pentecoste del 33, si poteva dire 7 7. Cosa dimostrarono gli avvenimenti della Pentecoste del 33? 8. In quale misura resero testimonianza i discepoli di Gesù, e come ci riuscirono? 30 che “l’annuncio della verità [della] buona notizia” aveva raggiunto ebrei e gentili “in tutta la creazione che [era] sotto il cielo” (Col. 1:5, 23). 9 Purtroppo, però, la congregazione cristiana delle origini entrò gradualmente in una fase di corruzione (Atti 20:29, 30; 2 Piet. 2:2, 3; Giuda 3, 4). Come predetto da Gesù, l’apostasia promossa da Satana, il “malvagio”, si sarebbe sviluppata e avrebbe oscurato il vero cristianesimo sino “al termine del sistema di cose” (Matt. 13:37-43). Allora Geova avrebbe intronizzato Gesù quale Re su tutta la terra. Ciò avvenne nell’ottobre del 1914 e segnò l’inizio degli “ultimi giorni” del malvagio sistema di Satana (2 Tim. 3:1). 10 I cristiani unti dei tempi moderni avevano additato in anticipo l’ottobre del 1914 come una data particolarmente significativa. Si erano basati sulla profezia di Daniele relativa a un grande albero che era stato tagliato e che sarebbe poi ricresciuto 9. Come predetto, cosa accadde alla congrega- zione cristiana delle origini? 10. (a) Quale data importante avevano additato i cristiani unti dei tempi moderni? (b) Cosa accadde nell’ottobre del 1914, e in che modo ciò è divenuto lampante? LA TORRE DI GUARDIA In quanto discepoli di Gesù, continuiamo a far conoscere il proposito di Geova per il futuro (Vedi i paragrafi 5 e 6) dopo “sette tempi” (Dan. 4:16). Nella profezia riguardante la sua futura presenza e il “termine del sistema di cose”, Gesù si riferì a quello stesso periodo come ai “tempi fissati delle nazioni”. Sin dal 1914, “il segno della [sua] presenza” in qualità di nuovo Re della terra è divenuto lampante (Matt. 24:3, 7, 14; Luca 21:24). Perciò, da quel momento le “magnifiche cose di Dio” includono l’intronizzazione di Gesù quale Re su tutta la terra. 11 Nella sua nuova veste di Re della terra, Gesù Cristo iniziò ben presto a liberare i suoi unti seguaci dalla schiavitù a “Babilonia la Grande” (Riv. 18:2, 4). Nel 1919, l’anno dopo la fine della guerra, si presentò l’opportunità di far conoscere a livello mondiale il mezzo provveduto da Dio per la salvezza nonché la buona notizia del suo Regno già stabilito. Allora, i cristiani unti si dimostrarono pronti a dare testimonianza, col risultato che migliaia di altri cristiani unti furono radunati per divenire coeredi di Cristo. 11, 12. (a) Cosa iniziò a fare Gesù una volta divenuto il nuovo Re della terra, e cosa accadde poco dopo? (b) Quale ulteriore sviluppo fu evidente dalla metà degli anni ’30 in poi? (Vedi l’illustrazione iniziale.) 15 LUGLIO 2014 12 Dalla metà degli anni ’30 in poi, fu chiaro che Gesù aveva cominciato a radunare milioni di sue “altre pecore”, che avrebbero formato “una grande folla” internazionale. Sotto la guida dei cristiani unti, coloro che la compongono seguono anche il suo coraggioso esempio e dichiarano pubblicamente che devono la propria salvezza a Dio e a Cristo. Perseverando nell’opera di testimonianza e continuando a esercitare fede nel riscatto, avranno il privilegio di sopravvivere alla “grande tribolazione” che porrà fine al mondo di Satana (Giov. 10:16; Riv. 7:9, 10, 14). ‘PRENDIAMO CORAGGIO PER ANNUNCIARE LA BUONA NOTIZIA’ Desideriamo continuare a prendere a cuore il privilegio di essere Testimoni “delle magnifiche cose” che Geova ha fatto e delle sue promesse per il futuro. Certo, rendere testimonianza non è sempre facile. Molti dei nostri fratelli predicano in territori caratterizzati da grande apatia, scherno o aperta persecuzione. Possiamo reagire a tali problemi come facevano l’apostolo Paolo e i suoi compagni. Egli disse: “Prendemmo coraggio mediante il nostro Dio per annunciarvi la buona notizia di Dio in mezzo a molte lotte” (1 Tess. 2:2). Quindi, non diamoci mai per vinti! Piuttosto, mostriamoci determinati a essere leali alla nostra dedicazione mentre il sistema di Satana ‘crolla in rovina’ (Isa. 6:11). Non possiamo farcela con le nostre sole forze. Seguendo l’esempio dei primi 13 13. In qualità di testimoni di Geova, cosa sia- mo decisi a fare, e perché possiamo essere certi che avremo successo? 31 14, 15. (a) Come erano considerati i cristiani nel I secolo, e cosa disse di loro l’apostolo Pietro? (b) Come dovremmo sentirci se veniamo maltrattati perché siamo testimoni di Geova? 16, 17. (a) A cosa sta assistendo il popolo di Geova in molte parti del mondo? (b) Qual è la nostra determinazione? s n o Puoi scaricare gratuitamente questa rivista e altre pubblicazioni da www.jw.org p in molte parti del mondo si stanno registrando notevoli aumenti. Persino in territori lavorati di frequente troviamo ancora persone disposte ad ascoltare il nostro meraviglioso messaggio di salvezza. Cerchiamo di essere diligenti nel rivisitare quelli che mostrano interesse e, se possibile, studiare la Bibbia con loro; li aiuteremo così a raggiungere la meta della dedicazione e del battesimo. Probabilmente ci sentiamo come Sarie, che vive in Sudafrica e che partecipa attivamente all’opera di testimonianza da più di 60 anni. Sarie dice: “Sono profondamente grata che mediante il sacrificio di riscatto di Gesù posso avere una buona relazione con Geova, il Sovrano dell’universo, e sono felice di poter far conoscere il suo glorioso nome”. Lei e suo marito Martinus hanno aiutato molte persone, inclusi i loro tre figli, a diventare adoratori di Geova. “Nessun’altra attività mi procura soddisfazione più grande”, aggiunge Sarie, “e per mezzo del suo spirito santo Geova dà a tutti noi la potenza necessaria per continuare a svolgere quest’opera salvifica”. 17 Sia che siamo cristiani battezzati o che ci stiamo sforzando di raggiungere tale obiettivo, abbiamo ogni ragione di essere riconoscenti per il privilegio di far parte della congregazione mondiale dei Testimoni di Geova. Continuiamo perciò a rendere completa testimonianza, mentre lottiamo per mantenerci puri dall’empio mondo di Satana. Così facendo, recheremo onore al nostro amorevole Padre celeste, il cui glorioso nome abbiamo il privilegio di portare. Puoi anche leggere la Traduzione del Nuovo Mondo online Visita www.jw.org o scansiona il codice w14 07/15-I 140318 cristiani, dobbiamo pregare che attraverso il suo spirito Geova ci dia “la potenza oltre ciò che è normale” (leggi 2 Cor. 4: 1, 7; Luca 11:13). 14 Anche se oggi milioni di persone possono asserire di essere cristiani, in effetti “rinnegano [Dio] con le loro opere, perché sono detestabili e disubbidienti e non approvati per ogni sorta di opera buona” (Tito 1:16). Facciamo bene a ricordare che nel I secolo i veri cristiani erano odiati da molti dei loro contemporanei, se non dalla maggioranza. Fu per questo che l’apostolo Pietro scrisse: “Se siete biasimati per il nome di Cristo, felici voi, perché [...] lo spirito di Dio [...] riposa su di voi” (1 Piet. 4:14). 15 Poiché rendiamo testimonianza del fatto che Gesù è Re, queste parole ispirate possono giustamente essere applicate anche a noi testimoni di Geova odierni. Essere odiati perché portiamo il nome di Geova equivale quindi a essere “biasimati per il nome di [Gesù] Cristo”, che ai suoi oppositori disse: “Sono venuto nel nome del Padre mio, ma voi non mi ricevete” (Giov. 5:43). Perciò, la prossima volta che incontriamo opposizione nell’opera di testimonianza, facciamoci coraggio. Il fatto che veniamo maltrattati dimostra che abbiamo l’approvazione di Dio e che il suo spirito “riposa su di [noi]”. 16 Allo stesso tempo, ricordiamoci che
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