SANTA MARIA MAGGIORE

CLUB ALPINO ITALIANO
- Sezione di Codroipo -
IL CAMMINO DELLE PIEVI
A cura dell’Escursionismo Naturalistico Culturale degli ONC del Comitato Scientifico VFG
DOMENICA 27 luglio 2014
Da S.ta AGNESE A S.ta MARIA MAGGIORE
Partenza: Dalla sede sezionale alle ore 7,15
Grado di difficoltà (scala CAI): T
Abbigliamento: da bassa montagna (sec. condizioni meteo) utili scarpe da passeggio per la parte centrale
Indispensabili calzoni lunghi per la presenza di erbe alte e ortiche sul percorso.
Attrezzatura: da trekking (bastoncini - zaino ecc)
Riferimento cartografico: Tabacco foglio 09
Dislivelli indicativi: 452 m 480
Lunghezza ind. del percorso: 15 km.
Tempo totale ind.: Di effettivo cammino ore 5
Caratteristiche: Escursione che richiede modesto impegno fisico per il relativo dislivello del sentiero.
Una parte del tragitto si svolgerà su strada asfaltata (attraversamento del centro di Paularo).
Pranzo: Al sacco
Mezzi di trasporto: pullman
Quota di partecipazione: soci CAI 10,00 € non soci € 16,00
Iscrizioni: Fino ad esaurimento posti in sede o ai nr. 0432 900355 o al 3394815149
Accompagnatori: ONC Giulio Tam - Antonino Valoppi - Marilena Abbagliato e Maria Gris
L’uso del pullman è possibile grazie all’intervento finanziario di FRIULOVEST BANCA
DESCRIZIONE ITINERARIO
Dalla parrocchiale di Treppo Carnico si sale leggermente a sinistra (1) e si prosegue in leggera salita sino ad una piazzetta quasi
alla fine del paese; si sale per portarsi al lato destro della stessa, dove ha inizio il ripido sentiero (1a) che fa prendere rapidamente quota. Incontrata una strada asfaltata, si prosegue a destra per poche centinaia di metri sino all’altezza di una casa e al tornante sottostante si scende a sinistra per pochi metri per superare il ponte sul Rio Mauràn (1b) ed iniziare la seconda ripida salita. Al
termine dello sterrato si prosegue a sinistra su strada asfaltata per salire agli abitati di Tavella, Tausia, Murzalis e portarsi a Ligosullo, che si attraversa lungo la sua stradina centrale. Al termine dell’abitato ci si trova in un ampio tornante caratterizzato da
murales raffiguranti dei ciclisti e si sale per poche decine di metri sino ad incontrare sulla destra una scala metallica (2) che permette di scendere per portarsi all’inizio di un sentiero. Circa novecento metri di cammino all’ombra di una fitta vegetazione arborea e ci si riporta sulla strada provinciale poco prima della stele al ciclista sita a Forc. di Lius. Ad un vicino bivio si lascia
l’asfalto per proseguire a sinistra lungo la pista forestale (2a) e, tralasciando due bivi ed un sentiero che si incontrano sulla destra, dopo poco più di due chilometri di cammino all’ombra di maestosi abeti bianchi e abeti rossi, si inizia la discesa verso il
fondovalle seguendo sulla destra (3) una strada a tratti cementata. Pochissime centinaia di metri e, ad un tornante, si abbandona
la strada (3a) per proseguire sul sentiero che ha inizio in prossimità di uno stavolo. Prestando parecchia attenzione alla segnaletica (giallo-bianco), e seguendo anche alcuni bollini rossi, ci si porta a monte di uno stavolo e da qui su un panoramico costone
che permette di ammirare appieno la bellezza della conca di Paularo con la superba visione del versante nord del monte Sernio.
Siamo ora su prati sfalciati. Passati fra due stavoli quasi attaccati, ci si porta in prossimità di un ruscelletto e si scende per un po’
costeggiandolo sino all’altezza di un capanno per proseguire in diagonale sulla sinistra in direzione di uno stavolo ben riconoscibile dalle imposte verdi. Ora si prosegue su sterrato sino ad incontrare la vicina strada comunale che si segue sulla destra per
pochissimo sino ad un tornante dove, ancora sulla destra, si riprende il sentiero che scende nell’abitato di Villamezzo (3b).
Giunti all’altezza della chiesetta a pianta ottagonale “S.Maria di Loreto” (1720), si scende per circa cento metri e poi si prosegue
a destra per continuare a scendere sino a portarsi nella piazza del municipio di Paularo (4), che si trova poco oltre il ponte sul T.
Chiarsò. Si continua a scendere e quasi al termine del lungo rettilineo si prosegue a sinistra seguendo le indicazioni per Dierico,
che si raggiunge (5). con breve salita dopo aver superato la zona sportiva.
SANTA AGNESE A TREPPO CARNICO
La Chiesa parrocchiale di S. Agnese di Treppo Carnico è stata costruita all'inizio dell'Ottocento (1809-1813) su
disegno dell'architetto Angelo Schiavi da Tolmezzo (1749-1825), il cui padre Francesco (1721-1798) è autore
dell'elegante campanile con terminazione a cipolla che affianca la chiesa.
La bella costruzione, strutturata secondo i moduli post massariani cari a questa famiglia di architetti e capomastri, è decorata all'interno (navata e presbiterio) con affreschi eseguiti nel 1924 dal pittore Giovanni Moro
(1877-1940) nativo della vicina Ligosullo. Da ricordare inoltre un dipinto raffigurante S. Antonio e l'angelo nella
navata destra, opera dell'udinese Filippo Giuseppini (1811-1876) sempre elegante nella stesura del colore, e
una pala nel presbiterio (S. Agnese e Santi) di buona scuola veneta del Settecento.
DESCRIZIONE NATURALISTICA
Da Treppo Carnico (1) a Ligosullo (2), data la frequente presenza di abitati, si attraversano terreni posti a coltura, prati sfalciati e
con alberi da frutta spesso non curati, prati incolti, con noccioli che colonizzano quelli più lontani dagli abitati; sono presenti anche il faggio, l’abete rosso, il carpino nero, il frassino maggiore e l’orniello.
Dall’abitato di Ligosullo, lungo lo stretto ma agevole sentiero (2) che permette di superare una zona limitrofa al paese, si attraversano in alternanza pascoli ben tenuti, frutteti di meli e peri per lo più abbandonati a se stessi, prati in parte falciati in parte coltivati, altri incolti che si stanno rimboschendo ad opera di noccioli, salici, ontani, sambuchi, frassini e noci. Qua e là danno bella mostra di sè vecchie piante di ciliegio e di pero. A testimonianza dell’origine prativa dei terreni sotto giovani piante di abete rosso,
larice, faggio, acacia, nocciolo e frassino, ma anche di maestosi esemplari di abete rosso, in primavera si possono trovare i profumatissimi fior di stecco, la pulmonaria, l’anemone hepatica nobilis. Nel breve tratto in bosco si vedono sui tronchi dei segni di
confine di colore rosso, ad indicare la proprietà privata, e giallo-rosso ad indicare quella pubblica.
Un piccolo lariceto indica il termine del sentiero e l’arrivo sulla strada provinciale che presenta a monte una pecceta ed a valle un
bosco misto. In questo tratto di percorso si osserva in modo molto evidente la friabilità del terreno (si tratta di gessi e di arenarie)
che costituisce un serio problema per gli abitanti di Ligosullo, che vedono la terra sotto i loro piedi scivolare lentamente verso
valle.
In forcella Liuš, in tarda primavera-inizio estate si possono ammirare i prati pascolati tappezzati di gialli ranuncoli nitrofili, sintomo dell’eccessiva quantità di azoto nel terreno, e prati incolti punteggiati qua e là dalla presenza del giglio rosso.
Lasciata una piccola piantagione di acero, ci si incammina lungo la pista forestale di Liuš (2a) che, fra ontani e salici da un lato e
vecchi meli e prati in via di imboschimento dall’altro, conduce ai meravigliosi boschi di abete rosso e bianco di proprietà dei comuni di Ligosullo e Paularo. Da qui in poi, lungo tutto il tratto di pista forestale si incontrano alternativamente abieto-peccete e
piceo-abieteti, in base alla prevalenza dell’uno o dell’altro: Abies alba (abete bianco) nelle zone più ombrose e umide, Picea excelsa (abete rosso) nelle zone esposte al sole. Qua e là troviamo alcuni esemplari di faggio e di larice, mentre ai lati dei ruscelli
crescono il salice, l’ontano e il pioppo tremolo. Di gran pregio le stupende piante di abete bianco che ci sovrastano e che, nonostante le straordinarie dimensioni, sono perfette, senza alcun difetto, diritte e senza nodi. Non meraviglia sapere che provengono
dai boschi di Paularo le sementi di abete bianco utilizzate per tutto il materiale vivaistico della Regione Friuli V.G.. Il soprassuolo
risulta molto irregolare, con rinnovazione abbondante, a testimonianza del buon metodo di taglio utilizzato, ispirato alla selvicoltura naturalistica. A primavera inoltrata il sottobosco offre il profumatissimo fior di stecco, numerose petasites, primule, pulmonarie e anemoni; in estate troveremmo anche margherite, fragoline e orchidee; in autunno funghi buoni, tossici e velenosi. Nel
fango si possono osservare le tracce del cervo e del capriolo, ma nel bosco vivono anche volpi e mustelidi; fra i rami cantano cince, fringuelli, lucherini e ciuffolotti; dei “colpi di martello” fanno sentire il picchio che cerca il cibo sul tronco di una pianta ammalata; alzando lo sguardo al cielo ecco alta la pioana e sulla strada pigne di abete ben rosicchiate testimoniano la presenza dello
scoiattolo.
Nella discesa (3) verso Villamezzo (3b) di Paularo (4), fra boschetti di un’età media più giovane, accanto ad abete rosso e bianco,
crescono numerose latifoglie quali la quercia, il salice, l’ontano e il faggio. Poco oltre, i boschetti lasciano spazio a radure di prati
incolti e di altri ben tosati dal pascolo delle pecore e delle vacche o dallo sfalcio periodico. I prati, orlati di betulla e pioppo tremolo, sono in parte adibiti a frutteti di melo, pero, noce e ciliegio.
In primavera il sentiero si sviluppa fra violette, pratoline, non ti scordar di me, tarassaco e botton d’oro; in estate trovano posto
anche margherite, centauree, gerani selvatici, salvia, fiori del poeta, prunelle, genziane, campanelle, orchidee.
\TREPPO CARNICO....un po’ di storia di questa località poco conosciuta.
Acquistata l’autonomia amministrativa sul finire del Medioevo, ha origini più antiche. Lo stesso toponimo, presente in molte lingue europee,
rimanda all'epoca gallo-celtica e deriva probabilmente dal latino TRIVIUM, ‘trivio, incrocio di tre strade’, o dallo sloveno "trava", che significa
‘erba’, in riferimento ai pascoli di cui è ricca la Val Pontaiba, sede di insediamenti stabili fin da età romana. La specificazione “Carnico” fu aggiunta con un regio decreto del 1869. Dopo la caduta dell’impero romano e le devastanti invasioni barbariche fu posta alle dipendenza della mensa vescovile di Zuglio. Colpita, dal XIII secolo, da più calamità, durante la dominazione patriarcale fu governata da un gastaldo, che risiedeva a
Tolmezzo. Infeudata a nobili famiglie locali, nel 1420 entrò a far parte dei possedimenti della Repubblica Veneta, che provvide a rafforzare le
fortificazioni esistenti in tutta la Carnia. Nel XVII secolo, con gli altri territori della valle, registrò un certo miglioramento economico, grazie
soprattutto allo sviluppo dei traffici commerciali legato all’attività dei venditori ambulanti, che dalle zone carniche raggiungevano varie parti
dell’Europa. Completamente distrutta da un’inondazione verso la fine del Seicento, all’inizio del XIX secolo fu interessata dalle riforme amministrative volute da Napoleone, assorbendo le località Zenodis e Siaio. Con la restaurazione austriaca fu unita a Ligosullo, da cui si separò nel 1841, dopo una lunga lite per lo sfruttamento dei boschi e delle malghe circostanti. Del patrimonio storico-architettonico fanno parte vari edifici di
culto, tra cui figurano: la chiesa di Santa Agnese, eretta agli inizi dell'Ottocento, e quella della Beata Vergine delle Grazie, a Tausia, della seconda metà del XIX secolo.
CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE A DIERICO
Al turista che si inoltra lungo la valle del Chiarsò improvvisa appare, dopo lo spettacolo delle giogaie dolomitiche del monte Sernio, uno dei paesaggi più pittoreschi della Carnia: Dieico, con in
primo piano la sua chiesa, gioiello d'arte che la storia dei tempi ha conservato e tramandato. La
chiesa, che si trova nella parte bassa del paese, risale al 1300. Il campanile, completo di cuspide, fu
edificato nel 1577, per mano di maestranze di Illeggio. L'interno della chiesa fu affrescato con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento nel XVI secolo da Giulio Urbanis. Gli affreschi sono ben
conservati soprattutto nel soffitto gotico a raggiera. L'opera più nota è tuttavia lo splendido altare
ligneo che si erge nel centro dell'abside.
Altare di S.Maria Maggiore L'altare ligneo si trova nella Chiesa di S. Maria Maggiore a Dierico. È
composto da 15 statue raffiguranti alcuni Santi. Le statue sono figure di bella ed elegante proporzione, dai tratti
fini ed espressivi, che fuoriescono in parte dagli schemi abituali della statuaria locale. Questo altare ligneo, realizzato nel 1522 dal bergamastro Antonio Tironi, rappresenta delle figure di Santi: nel piano superiore si possono
riconoscere Santa Apollonia, Caterina, Barbara, Lucia ed il Redentore; in quello inferiore ci sono i Santi Floriano,
Urbano Papa, Giorgio, Maurizio, Vito, Leonardo, Giovanni Battista, Madonna con Bambino, Pietro e Michele.