Anno XVII DICEMBRE 2014 n. 51 «Ah! Si canti in suon di giubilo... » Buon Natale! «Ah! si canti in suon d'amor. O fedeli, è nato il tenero Nostro Dio Salvator. » Un canto di don Bosco per il tempo di Natale SOMMARIO “Ah! Si canti” UN CANTO DI DON BOSCO PER IL TEMPO DI NATALE: “Ah! Si canti” I DELEGATI “Esultiamo di gioia, è nato l’Emmanuele” Frattanto don Bosco cercava ogni mezzo per rendere più amene che poteva le radunanze domenicali. Egli sapeva toccare discretamente l'organo ed pianoforte, aveva studiato per intero alcuni metodi dei più rinomati per imparare il suono ed il canto, la sua voce si prestava a qualunque ottava. Avvicinandosi pertanto la festa del Santo Natale, volle preparare una canzoncina in lode del Divin Pargoletto. La poesia fu composta e scritta sul davanzale di un coretto della Chiesa di S. Francesco. Esso la mise in musica. Ecco i versi: 2 3 IL COORDINATORE Distribuzione del nuovo PVA VITA DI CENTRO Visita ai luoghi di Santa Gianna Beretta 4 Ah! si canti in suon di giubilo, Ah! si canti in suon d'amor. O fedeli, è nato il tenero Nostro Dio Salvator. Oh come accesa splende ogni stella: la luna mostrasi lucente e bella e delle tenebre squarciasi il vel. Schiere serafiche che il ciel disserra gridan con giubilo: sia pace in terra! Altre rispondono: sia gloria in ciel vieni, vieni, o pace amata, nei cuor nostri a riposar. O bambino in mezzo a noi ti vogliamo conservar! 5 VOCE DI ASPIRANTE Visita ai luoghi di Madre Mazzarello Il mio cammino... SALESIANI COOPERATORI SI RACCONTANO Lo spirito di Don Bosco nelle corsie d’ospedale CONOSCIAMO DON BOSCO Don Bosco e gli esercizi spirituali ONDA GIOVANE SALUS Un’onda...di giovane speranza 6 7 8 9 LABORATORI MAMMA MARGHERITA Fra storia e attualità Al Colle don Bosco il 3° Convegno GIORNATA DEL COOPERATORE 2014 Per educare un giovane non basta una famiglia BICENTENAARIO Vai per la città e guardati attorno... CAMMINIAMO CON DON BOSCO Tutto nasce da un’Ave Maria LA BUONA STAMPA Novità in libreria NOTIZIE DI FAMIGLIA Settembre—Novembre 2014 IN PROGRAMMA Dicembre 2014 — Febbraio 2015 ...d. Bosco si accinse a farla imparare ai suoi giovanotti privi di ogni istruzione e ignari delle note. La sua perseveranza superò ogni ostacolo. Non avendo da principio luogo al Convitto per simili esercitazioni, usciva di casa e la gente fermavasi stupita al vedere un prete in mezzo a sei o otto giovanetti che, tra via Doragrossa e Piazza Milano passeggiavano ripetendo a bassa voce una canzone […] Fu cantata nel 1842 la prima volta ai Domenicani e alla Consolata, dirigendo don Bosco la piccola orchestra e suonando l'organo. I torinesi non assuefatti in allora ad udire in orchestra le voci bianche dei fanciulli ne furono entusiasmati, poiché soli i maestri, colle loro voci robuste e talvolta poco simpatiche, a quei tempi cantavano nelle funzioni di chiesa. 11 12 13 14 16 17 17 dalle Memorie Biografiche Vol.II, pag. 129 2 Dialogo - Dicembre 2014 I DELEGATI ESULTIAMO DI GIOIA, E’ NATO L’EMMANUELE! Auguri, auguri, auguri… Ma… a chi? Perché? Il Natale (il natale di chi?) è una di quelle feste che più facilmente perdono il significato originario: e mi dispiace! Sì, perché per me il giorno della nascita (=natale) è una giornata bellissima! Per molti anni in quell’occasione ho scritto una lettera di ringraziamento ai miei genitori; l’ho sempre sentita come un momento di presa di coscienza di me, che da quel giorno ho potuto esprimermi, essere accolta, accogliere, essere amata e amare, decidere, scegliere, vivere insomma! Ed è una giornata bellissima quando penso al natale del Figlio di Dio: il mistero del Dio che si fa uomo mi affascina, mi dà coraggio, mi fa sentire bene nella mia umanità, nonostante… tutto il limite, il negativo che vedo in me e intorno a me! Se Lui non ha disdegnato di vivere come noi, su un pezzo di terra circoscritto, in un tempo ben definito, in mezzo alla gente…che c’è di meglio che amare questa vita! E renderla amabile a chi incontriamo. E allora faccio mie le parole del vescovo Tonino Bello per auguravi, augurarci un buon Natale 2014!!! Andiamo fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso. Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera. Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle. E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza. NELLA PERIFERIA BRILLA UNA STELLA Dagli esclusi viene la salvezza. Gesù è nato nella periferia delle periferie. È nato lì perché nessuno si sentisse ai margini della vita, escluso. Un pellegrinaggio da una grotta ad un’altra grotta, dalla vita alla morte. Da Betlemme si parte, si passa dal Golgota ma per arrivare alla Gerusalemme del cielo. Dopo di Lui tutti i grandi sono nati ai bordi delle periferie. È questo il Natale del Bicentenario. “Don Bosco, nato in una fattoria sperduta, sulle colline, in un villaggio senza storia e in una nazione che non esiste. Nessuna possibilità di futuro, poteva solo continuare a fare il contadino”. Eppure ha cambiato il mondo, partendo dal basso, dall’educazione. Che questo Natale ci ricordi che Gesù, attraverso la nostra generosità, vuol continuare a cambiare il mondo, a partire dalla periferia del nostro cuore. Tanti auguri di Buon Natale Vi voglio bene! Il vostro Delegato Don Enrico Lupano La vostra Delegata Suor Laura Gorlato Dialogo - Dicembre 2014 3 IL COORDINATORE “DISTRIBUZIONE DEL NUOVO PVA” Come tutti voi saprete, don Bosco pensò ai Salesiani come un insieme di religiosi e laici. Ma questo progetto non venne approvato dalla Chiesa e così fin dal 1850 iniziò a modificare la sua idea immaginando una “Pia Unione Provvisoria, sotto l’invocazione di san Francesco di Sales” (Vita di san Giovanni Bosco, GB Lemoyne, volume II, SEI), che nel 1874 diventò l’Unione Cristiana (con un primo Regolamento), nel 1875 l’Associazione di Opere buone, poi Associazione Salesiana e solo nel 1876 la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. “Don Bosco studiò lungamente per stabilire nel modo migliore quest’opera. Lo scopo fondamentale che si prefisse, non fu quello di coadiuvare i Salesiani, ma di coadiuvare la Chiesa, i Vescovi, i Parroci, secondo lo spirito della Pia Società Salesiana, con opere di beneficienza, catechismi, educazione di fanciulli poveri, e simili” (Vita di san Giovanni Bosco, GB Lemoyne, volume II, SEI). Don Bosco credeva infatti che aiutare i salesiani fosse un modo per aiutare una delle tante opere della Chiesa Cattolica. Infatti, ci racconta don Rua, venne disposto che in ogni paese il Parroco fosse il decurione dei cooperatori, “il quale potrà valersi dell’opera loro, non solo a benefizio dell’Istituzione Salesiana, ma altresì in aiuto di qualunque opera parrocchiale.” (Vita di san Giovanni Bosco, GB Lemoyne, volume II, SEI). Con questo spirito abbiamo voluto pensare alla distribuzione del nuovo Progetto di Vita Apostolica e abbiamo chiesto al vescovo di Torino Cesare Nosiglia la disponibilità di presiedere una concelebrazione eucaristica durante la quale consegnare ai Salesiani Cooperatori il volume tanto caro a don Bosco, al quale ci ispiriamo quotidianamente come una bussola che ci indica il cammino da seguire. La nostra richiesta è stata accolta dal Vescovo, che ci ha indicato la sua disponibilità per il 25 gennaio 2015 durante la funzione delle ore 11,00 nella Basilica del Colle don Bosco, durante la quale celebrerà proprio la festa di don Bosco! Sono consapevole che il mese di gennaio sarà molto intenso di appuntamenti che ci vedranno impegnati su più fronti. Credo però che il dialogo che abbiamo instaurato con la Diocesi rappresenti un primo frutto dell’anno del Bicentenario, iniziato con la collaborazione per la peregrinazione dell’Urna. E’ un segno formale di messa a disposizione della nostra Associazione al servizio del Vescovo e delle Diocesi di tutta Italia (così faranno anche in Sicilia e hanno già fatto in Campania) così come voluto dal nostro Santo. L’invito a partecipare è rivolto principalmente ai Coordinatori dei Centri Locali e ai loro Consigli del Piemonte e della Valle d’Aosta, ma in seconda battuta anche a tutti coloro che vogliano e possano prendervi parte. Ai coordinatori verrà consegnato durante la celebrazione della Messa il numero di copie da loro preventivamente richieste, in modo tale da poterle distribuire ai salesiani cooperatori di ogni centro. Questo è il motivo per il quale non abbiamo ancora soddisfatto il desiderio di taluni di poterlo già possedere. Se avrete pazienza, vivremo insieme un intenso momento di comunione spirituale. Marco Borgione Il Coordinatore Provinciale 4 Dialogo - Dicembre 2014 VITA DI CENTRO Visita ai luoghi di Santa Gianna Beretta Molla L’impressione che abbiamo provato nell’entrare nell’ambulatorio medico di Santa Gianna è stata di pensare che la dottoressa si fosse momentaneamente assentata per una visita domiciliare. Tutto era lì fermo da anni, ma, seduti nella sala d’attesa, sentivamo la Sua presenza. Questa la prima impressione della nostra visita a Mesero nei luoghi di Santa Gianna. Nelle prime ore del mattino siamo stati accolti sul sagrato del Santuario con tanta simpatia da una volontaria, Simonetta, e dal marito, Bruno. Siamo stati accompagnati prima all’ambulatorio e poi alla tomba di santa Gianna e abbiamo terminato il giro nuovamente al Santuario per una breve presentazione della vita della Santa. Simonetta ci ha presentato una donna piena di vita formatasi in una famiglia profondamente cattolica, il padre aveva indicato la strada da percorrere ai figli e si era raccomandato: studiate e laureatevi, ma fate in modo che con la vostra professione possiate aiutare gli altri. Ci saranno nella famiglia Beretta ben tre consacrati (due preti ed una suora), due medici e due ingegneri. Da giovane Gianna coltivava il desiderio di andare ad aiutare il fratello missionario in Brasile, ma la salute cagionevole non le fece realizzare il sogno. Il fratello scrisse anche ad un amico sacerdote, Lino Garavaglia, chiedendo un aiuto affinché Gianna desistesse dalla decisione di andare in Brasile. Don Lino le disse che il Signore quando invia una vocazione dà anche la salute per affrontarla, ed in questo caso Gianna avrebbe potuto cercare un’altra via. L’8 dicembre 1954, in occasione della festa di Sant’Ambrogio Gianna ebbe il suo primo incontro ufficiale con l’uomo della sua vita, l’ingegner Pietro Molla, dirigente della S.A.F.F.A., la famosa fabbrica di fiammiferi di Magenta. Pietro quella sera scrisse sul suo diario “oggi ho conosciuto la vita”. Gianna trasferisce a Pietro tutto l’amore per il creato facendogli capire che c’è un tempo per il lavoro, per la famiglia, per i viaggi e le escursioni in montagna. Per circa un’ora, in perfetto silenzio, abbiamo ascoltato le parole di Simonetta ed il racconto della vita di Gianna che in alcuni momenti ha creato un’atmosfera di tale commozione che Simonetta ad un certo punto ha esclamato: «Basta piangere, altrimenti non riesco a continuare». Nel pomeriggio un’altra volontaria, Marisa, ci ha accompagnato a Ponte Nuovo a vedere la casa sponsale e la chiesetta attigua. La casa è situata nell’aerea dello stabilimento S.A.F.F.A. ormai in disuso, accanto la piccola chiesetta dove all’interno sono stati sistemanti diversi pannelli che raccontano la vita di Gianna: Dialogo - Dicembre 2014 l’infanzia, le lettere scritte durante il fidanzamento con Pietro e le foto con i figli. Quando siamo usciti dalla chiesa per recarci alla Cattedrale di Magenta abbiamo chiesto a Marisa: «Cosa rappresenta per voi Santa Gianna, e come vi sentite quando parlate di lei?»; c’è stato un attimo di silenzio poi Marisa ci ha detto: «Per me è stata una santa dal primo giorno che è morta, io sono nata nel ’54 e quando è morta avevo 8 anni ed era la nostra dottoressa di famiglia, ed in famiglia i miei hanno sempre raccontato storie ed aneddoti da cui si evinceva chiaramente che era una Santa». Durante la visita alla cattedrale ci siamo ricordati della serata del 2011, presso il nostro Centro (Rebaudengo), quando avevamo approfondito il profilo di Santa Gianna e la lettera di Pietro per il cinquantesimo di matrimonio dove scrisse: «A Lui, che mi ha concesso la grazia di vedere la mia amatissima Gianna elevata ai più alti onori degli altari, rivolgo ora la mia umile preghiera perché mi conceda anche la grazia di potermi inginocchiare dinanzi a lei, onorarla e pregarla nella “sua” Basilica di Magenta». Dopo la messa al Santuario siamo ripartiti per ritornare a casa portandoci dietro il ricordo di una donna che è stata sposa, madre e medico senza mai dimenticare l’Altro, una delicatezza nell’ascolto ed aiuto verso il prossimo che Papa Giovanni Paolo II ha così ricordato nella messa di canonizzazione: «Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale…» A volte si pensa che per affrontare la vita bisogna fare delle cose più grandi di noi. Non è così, Santa Gianna ci insegna che è nelle piccole cose e nel quotidiano che bisogna ascoltare e mettersi al servizio degli altri. Così siamo tornati a casa più ricchi. Giacomo e Angela D’Antonio Centro Locale Torino Rebaudengo 5 VOCE DI ASPIRANTE “VISITA AI LUOGHI DI MADRE MARIA MAZZARELLO” Domenica 5 ottobre un nutrito gruppo di aspiranti salesiani cooperatori, salesiani cooperatori e guide per i percorsi di Don Bosco si è ritrovato insieme con Don Enrico Lupano a Mornese, ridente località sugli appennini ovadesi, che ha dato i natali a Santa Maria Domenica Mazzarello. Siamo stati accolti nella frazione Mazzarelli da Suor Maria Teresa, FMA proveniente dalla Colombia, che con dedizione e simpatia ci ha accompagnati nella visita alla Sua Casa Natale, narrando con passione la storia della Santa, descrivendo con minuzia di particolari la Sua vita dedicata totalmente al prossimo e con particolare riferimento flagello del tifo. Successivamente abbiamo visitato il Collegio di Mornese, dove attualmente vivono alcune FMA che quotidianamente accolgono i bambini della scuola materna. Anche qui l’accoglienza ed il racconto cordiale e dettagliato ci hanno dato la possibilità di apprezzare quanto avremmo visitato poco dopo: la Chiesa del Collegio, la struttura, il piccolo paese, la ‘casa del tifo’, le targhe su alcune case che ancora oggi ricordano momenti salienti della vita di S.Maria Domenica Mazzarello. Al termine della visita, Don Enrico ha celebrato la S. Messa presso la Chiesa del Collegio. Nel pomeriggio ci siamo poi recati presso la cascina della Valponasca che ha visto crescere Maria Domenica dai 6 anni sino ai 21 la Santa si dedicava insieme con la sua famiglia al lavoro dei campi e delle vigne. Ogni giorno alle 5 del mattino si recava alla S.Messa nella frazione Mazzarelli scollinando per sentieri impervi che però le permettevano di arrivare in tempi p i ù b r e v i all’appuntamento quotidiano con la funzione e la preghiera. Quando il tempo non era clemente, Maria Domenica pregava dalla finestra della sua cameretta, in mansarda, direttamente affacciata sulla valle verso la frazione Mazzarelli e dalla quale poteva vedere Gesù Eucaristia. È stata una domenica ricca di informazioni e notizie, in ot- tima compagnia e soprattutto colma di un spiritualità tangibile, in quanto tutt’ora l’ambiente, nonostante le ristrutturazioni, fa rivivere al visitatore un particolare clima di santità. Silvia Vai Centro Locale di Ivrea 6 Dialogo - Dicembre 2014 VOCE DI ASPIRANTE SALCOOP SI RACCONTANO LO SPIRITO DI DON BOSCO NELLE CORSIE D’OSPEDALE “IL MIO CAMMINO...” Ho accettato di iniziare il corso per aspiranti cooperatori semplicemente perché mi sono fidata delle persone che me lo hanno suggerito. Da sempre il mondo salesiano fa parte della mia vita e da molti anni sono parte dell’Oratorio, insieme con mio marito e i miei figli, partecipando alle varie attività. Non avevo tuttavia mai pensato di diventare salesiana cooperatrice, di avvicinarmi un po’ di più a Don Bosco, vivendo i suoi insegnamenti nella mia quotidianità. Questa proposta, in qualche modo, mi ha gratificata e fatto molto riflettere, dandomi la forza di apprezzare questo nuovo percorso di vita e di superare il timore di non riuscire ad inserire nuovi impegni nella mia vita di figlia, moglie e madre lavoratrice. Ho risposto, nonostante le mie perplessità di gestione fattiva, con entusiasmo, sicuramente interiore, ricevendo immediatamente e, già dal primo incontro, una “carica” positiva. Ho partecipato agli appuntamenti del nostro Centro ed a quelli Provinciali: in tutti questi incontri, gestiti con semplicità e chiarezza, mi sono sempre sentita innanzitutto accolta ed accompagnata nei percorsi, sia in quelli “sui luoghi” salesiani (Colle Don Bosco, Chieri, Valdocco, Mornese), sia in quelli spirituali, più profondi e delicati. Ho gradito i molteplici racconti sulla vita di Don Bosco e Mamma Margherita, descritti da persone diverse, ognuna delle quali mi ha trasmesso il proprio carisma e il desiderio tangibile di tramandare l’amore e lo stile di vita di questi nostri Santi. Nonostante conoscessi già alcuni elementi della loro storia, ogni nuovo racconto mi ha offerto l’occasione per apprezzare nuovi particolari e lo stimolo di approfondire la conoscenza del loro vissuto, provando ad attuare nella mia vita il Loro Stile di vita, sicuramente ancora attuale ed attuabile, nonostante le difficoltà diverse dei tempi in cui viviamo. Mi chiamo Tiziano, ho 36 anni e sono salesiano cooperatore del centro di Novara. Sono fermamente convinto che il Signore mi abbia chiamato a svolgere il mio apostolato facendo il clown in corsia, sebbene non sia facile stare a contatto con la sofferenza. Mi piace dire di essere un clown in ogni momento della giornata, non solo quando vado in ospedale. Questo significa vivere la vita in modo positivo, nel modo in cui credo debba fare un cristiano. Essere un salesiano cooperatore che fa il clown mi dà grande slancio, perché so che Dio, tramite il carisma di don Bosco, mi accompagna e mi invita a portare a tutti lo spirito salesiano. Ciò mi rende felice e sereno e mi fa vivere l’apostolato in coscienza, perché vi assicuro che Dio esiste! Nei 7 anni da clown ho incontrato molti bambini ed adolescenti: tantissimi sono entrati nel mio cuore e ancora oggi continuo ad affidarli al Signore e a Maria Ausiliatrice che possa metterli sotto il suo manto (come diceva don Bosco: «Basta che un giovane entri in una casa salesiana che l’Ausiliatrice lo prenda sotto la sua protezione»). Sono contento di fare volontariato con questo sentimento e molti altri amici che prestano servizio con me si accorgono che io lo svolgo in modo diverso dall’usuale. Ringrazio Dio per questo dono, nella convinzione che essere un “clown in corsia” sia una carezza ed un abbraccio del Creatore verso chi soffre. Silvia Vai Tiziano Passaro Centro Locale di Ivrea Dialogo - Dicembre 2014 Centro Locale di Novara 7 CONOSCIAMO DON BOSCO DON BOSCO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI Sappiamo che una delle frasi che don Bosco spesso ripeteva ai suoi giovani era: “Bisogna darsi a Dio per tempo” e che questo “darsi” andava costantemente rinnovato con l’avanzare della propria vita. Per Don Bosco il tema “Onesti cittadini” non poteva essere disgiunto dal “Buoni cristiani”. Non stupisce allora che proprio per questo continuo crescere nella vita e specialmente nella vita cristiana egli proponesse, oltre ad un impegno quotidiano di preghiera e di vita sacramentale, anche i ritiri e gli esercizi spirituali, proposti in un primo tempo solo ai suoi salesiani, ma poi proposti e offerti anche ai giovani e a tutti coloro che si ritrovavano nella sua spiritualità. Che cosa era per lui questa esperienza? Potremmo definirla come un'affascinante avventura alla scoperta di un’identità cristiana personale e di una vita nuova. Un momento d’intimità con Dio, di ascolto della sua parola, d’interiorizzazione favorita dal silenzio e dall’ambiente circostante; un’occasione favorevole per la verifica della propria vita, per la messa a fuoco delle cose che contano e dei problemi, per il discernimento dei cammini da intraprendere, per la conversione e l’impegno, rinforzando lo spirito che può perdere colpi. Per lui sono un momento privilegiato per un “nuovo conforto e un nuovo aiuto che rinfranca lo spirito”; momenti in cui “Dio suole concedere grazie straordinarie, comunicare i suoi lumi e le sue grazie preparate ad ognuno nei giorni degli esercizi”; infine utili “per mettere in ordine gli imbrogli della propria coscienza”. Con forza egli assicura che “è una gran fortuna il poter fare gli esercizi perché in essi si può guadagnare il paradiso”. Don Bosco non aveva paura di chiedere troppo, proponendo questa esperienza ai giovani e ai non più giovani. Era fermamente convinto che bisogna puntare in alto per arrivare a Dio. Egli propone gli esercizi spirituali e i momenti di ritiro a tutti, ma soprattutto a coloro che hanno voglia di andare oltre, in profondità. Chi vuole andare in profondità, ha il diritto di ricevere delle proposte all'al- tezza delle sue esigenze. L'intuizione di don Bosco è stata quella di far capire che ciò che conta, alla fine, è stare con il Signore, al di là delle attività, delle iniziative, delle mille cose che possiamo fare. Don Bosco allora invita a trovare questi spazi che egli considera vitali. La vita è piena di attività, di lavoro, di preoccupazioni, di incontri, di difficoltà, di domande e di mille altre cose. Il rischio per lui è quello che si possa vivere in superficie. Per questo invita a momenti di silenzio: “Il silenzio è il fondamento del buon andamento degli esercizi spirituali ed è certo uno dei principali requisiti per farli debitamente e con frutto”. In generale, il silenzio, in modo particolare oggi, è percepito come "tempo di vuoto". Sembra che si abbia paura del silenzio. Mentre invece è un tempo riempito da Dio. Gli esercizi spirituali aiutano a riempire questo tempo, con il massimo della pienezza, dove Dio parla e l’uomo ascolta. Gli esercizi spirituali aiutano a recuperare il senso dell'ascolto. Aiutano ad entrare nell'ottica del dono: Dio mi dà, perché io poi restituisca agli altri. Dopo tutto la vita cristiana, quella che per don Bosco era la piena realizzazione del progetto di Dio, non è un andare verso Dio, ma un “lasciarsi trovare da Lui". Don Franco Lotto Rettore della Basilica di M.Ausiliatrice 8 Dialogo - Dicembre 2014 ONDA GIOVANE SALUS “Un’Onda… di Giovane speranza” L’Oratorio salesiano Onda Giovane Salus è attivo nel quartiere dal 1973. Inizialmente posizionato nella collina torinese, lungo Corso Moncalieri. Dal 2001 si è trasferito nella sede attuale, lungo il Po, in Corso Sicilia, a Torino. tà di iscriversi ad una delle squadre di calcio. L’Associazione, con il tempo, ha poi costruito un fecondo rapporto di collaborazione con le scuole pubbliche elementari e medie del territorio. Animatori dell’Oratorio sono presenti nelle scuole offrendo ai ragazzi un servizio di dopo-scuola. Negli ultimi anni la collaborazione con le scuole ha fatto sì che Onda Giovane Salus fosse scelta per i corsi di chitarra tenuti nelle scuole. Numerosi ragazzi, così, si iscrivono ai corsi nelle scuole, e poi, conosciuto l’Oratorio, vengono a frequentare gli stessi corsi nelle sedi dell’Associazione. Le attività di tipo artistico prevedono anche corsi di ballo, di canto, uno spettacolo teatrale ed un laboratorio teatrale per i più piccoli. Importante elemento di aggregazione e di apertura al territorio è la Festa di Quartiere, dove il mondo di Onda Giovane Salus scende in piazza, con giochi e attrazioni per tutti, presentando la propria realtà e regalando un momento di festa a tutto il Quartiere, con la partecipazione delle attività commerciali e delle scuole della zona. Nel mese di Giugno si tiene poi l’Estate Ragazzi, Onda Giovane Salus è nata e tuttora vive con un unico e principale obiettivo: fornire ai ragazzi del quartiere - ma non solo - un’alternativa alla strada. I ragazzi che orbitano attorno all’Oratorio, circa 400, sono divisi per gruppi di età e, guidati da animatori diversi, seguono un cammino formativo, dall’inizio delle Scuole Medie fino al primo anno di Università, quando diventano a loro volta animatori. Le attività di gruppo sono numerose e diverse. Settimanalmente si tiene un incontro di gruppo, dove vengono affrontate e condivise le dinamiche e problematiche dell’età, con Suor Giacinta, con gli animatori di gruppo, con Esperti, con Sacerdoti. Il percorso di crescita affronta dunque tutti gli ambiti propri della vita di un ragazzo: la scuola, le emozioni, le relazioni con gli altri e la Fede. Altri momenti di crescita e condivisione sono le Feste, le “uscite” nella casa di Mombarcaro, dove il gruppo, con gli animatori, spende un intero fine settimana, riflettendo su tematiche selezionate. Per ultimo, nel mese di Luglio, un centinaio di ragazzi dell’Onda Giovane Salus si spostano a S. Anna di Vinadio, dove trascorrono 15 giorni tra giochi, riflessioni, passeggiate e preghiere. I due gruppi più grandi e gli animatori si fermano poi ancora 5 giorni, per un cammino di Esercizi Spirituali, in conclusione dell’intero anno oratoriano. In Onda Giovane Salus sono proposte poi numerose iniziative sportive. Vi sono, infatti, numerose squadre di Pallavolo (dal Mini Volley) all’Under 20 e oltre. Oltre la pallavolo viene offerta anche la possibi- Dialogo - Dicembre 2014 dove i ragazzi dei gruppi più grandi e gli Animatori organizzano lungo tutto il giorno attività per i numerosi bambini della zona: giochi, piscina, gite, laboratori e molto altro. Dall’inizio ad oggi, Onda Giovane Salus ha visto nascere numerose nuove attività, ma non ha mai perso la sua vocazione: avvicinare il maggior numero possibile di ragazzi per poter offrire loro un percorso di crescita e di educazione che possa trasformarli, insieme con gli Animatori che li seguono e che crescono con loro, in “buoni Cristiani ed onesti cittadini”. Sr Giacinta 9 L’oratorio...un luogo diverso ONDA GIOVANE SALUS Sono un ragazzo di diciotto anni e frequento l’oratorio da nove anni, tuttavia ciò che più mi affascina e mi sprona è che sono solo all’inizio: le opportunità di crescere e aiutare a far crescere altri ragazzi più giovani sono di grande stimolo e ora più che mai sono contento di fare parte di questo importante contesto oratoriano, un ambiente di solidarietà, divertimento e preghiera che con l’entusiasmo e la grinta di suor Giacinta continua a crescere. Vengono proposte molte attività e io ho potuto partecipare a gran parte di queste, anche solo per conoscerle, come il corso di chitarra, che ho tentato ma senza successo. Numerose sono le attività sportive: calcio e pallavolo quelle in cui sono più coinvolto. Quello che però ci differenzia da una società sportiva o da una scuola di musica non è la qualità, ma il tipo di relazione coi ragazzi. Quest’anno ho la fortuna di essere allenatore di una squadra di calcio di ragazzi degli anni 2002, 2003 e 2004 che però non sono dei semplici allenati: loro sono anche un gruppo, un gruppo di animazione che non è solo gioco, ma anche crescita. Una volta a settimana infatti i ragazzi di tutte le età, divisi appunto in “gruppi”, si trovano per parlare, discutere, seguire incontri con specialisti per approfondire meglio le tematiche relative a ogni età; tutto questo per farli diventare, come diceva don Bosco, “buoni cristiani e onesti cittadini”. Ho seguito anche io questo tipo di percorso e quest’anno sono diventato animatore e per me significa molto: in questi anni ho imparato a responsabilizzarmi, ho capito la gioia di condividere con un gruppo di amici qualcosa di più che del semplice tempo libero, ho imparato a prendermi impegni e a tenerci tanto da voler fare sempre di più anche se tempo per riposare ne avevo sempre meno. Sono la passione e la voglia di affrontare nuove esperienze stimolanti, ma anche spesso molto faticose, che mi e ci spingono a continuare, volendo sempre migliorare in tutto, esigendo sempre il massimo per i ragazzi nuovi che arrivano di volta in volta nel nostro “piccolo mondo” che però, a mio parere, dà una forte spinta ad affrontare con serietà e impegno quello che succede nel “grande mondo” che sta fuori. Frequento questo oratorio da undici anni: esso rappresenta per me non solo il posto in cui ho conosciuto le persone che da sempre fanno parte della mia vita, ma soprattutto il luogo che mi ha aiutata a crescere. Tutto ciò grazie, in primo luogo, agli incontri di gruppo settimanali, che permettono a ciascuno di noi, animati ed animatori, di confrontarci con i nostri coetanei: questi incontri mi permettono ogni settimana di raccontare un po’ di me stessa ai miei amici, di parlare di aspetti e problematiche tipiche di noi adolescenti, ma che non affronteremmo mai al di fuori dell’oratorio, per renderci anche conto che non siamo i soli ad affrontare le insicurezze tipiche di ogni età. Poi ci sono i momenti di svago, come le feste e il leggendario campeggio di Sant’Anna di Vinadio, il momento tanto atteso tutto l’anno da ognuno di noi: ci aiutano a crescere, coltivando amicizie sincere attraverso il divertimento e momenti di condi- visione e di preghiera. L’oratorio ci offre anche la possibilità di fare attività di volontariato, come la Mensa Caritas, insegnandoci a dedicare il nostro tempo a persone meno fortunate di noi, facendo qualcosa di concreto. Inoltre, da quattro anni, io, con altri animatori, aiuto i bambini della scuola elementare a fare i compiti il pomeriggio: è un’attività che sicuramente costa fatica, ma che mi ha sempre dato tanta soddisfazione nel vedere i bambini felici quando arrivo e grati del mio aiuto. “In oratorio, ci sono persone molto diverse, ognuna con una storia da raccontare e io voglio che ognuno di voi, ogni giorno, scopra una nuova storia”, mi ha detto il mio capo animatore all’inizio dell’Estate Ragazzi; e l’oratorio è proprio questo per me: il posto dove ogni giorno posso raccontare la mia storia ai miei amici, dove posso essere me stessa, senza dover seguire gli stereotipi che gli altri ambienti spesso ci impongono per non essere esclusi. Andrea Marta 10 Dialogo - Dicembre 2014 LABORATORI MAMMA MARGHERITA “Fra storia e attualità” e nel 2000, anno del Grande Giubileo, ci fu il sesto… e così via fino ad oggi. Le Mamme Margherita appartengono a tutte le fasce sociali, a tutti i livelli culturali, a moltissime e diverse professioni e a tutte le età: di loro si potrebbe dire quello che Raoul Follerau diceva di se stesso: ”da 50 anni ho sempre 20 anni”. I Laboratori possono definirsi “oasi di salesianità e fucina di carità”, in essi si esplica “un’attività contemplativa e una contemplazione orante”. Nel 1846 la mamma di don Bosco, Margherita Occhiena, dietro il pressante invito di suo figlio, lasciò l’amata casetta dei Becchi per trasferirsi nella nascente opera di don Bosco a Torino, dove aiutare Giovannino nell’accogliere i primi “oratoriani”. Attirati dal cuore paterno di don Bosco molti orfani bussarono alla porta di Valdocco e presto Margherita divenne la “Mamma” di tutti quei poveri giovani così come il figlio ne era divenuto il “Padre”. Dopo la morte di Mamma Margherita, altre signore premurose e generose si adopreranno per dare ospitalità, cucinare, lavare, stirare, rattoppare, …insomma per tutte le attività proprie di una mamma. Don Bosco scriveva nel 1847: “ai Cooperatori Salesiani si è aggiunta la categoria delle cooperatrici, donne di famiglia cospicue e delicate che lavano, rattoppano camicie e calzoni dei poverelli”. Successivamente anche Madre Mazzarello riuniva le prime Figlie di Maria Ausiliatrice per cooperare nel rammendare, rattoppare e tenere in ordine i vestiti dei ragazzi di Don Bosco e delle orfane di Mornese. Nelle prime case salesiane si lavorava spesso in grandi ristrettezze economiche e le zelatrici o patronesse (così vennero chiamate le signore) raccoglievano soldi e cose utili organizzando “mostre missionarie”, allora molto popolari, per sostenere un’opera così grandiosa in costante espansione. Già dal 1950 si prende coscienza del Regolamento dei Cooperatori, ben definito da Don Bosco e le signore sentono forte l’esigenza di appartenere alla Famiglia Salesiana e chiedono di far parte dei Cooperatori: da quegli anni i Laboratori saranno dedicati a “Mamma Margherita” e diffusi in tutta Italia con questa cara denominazione. L’iniziativa negli anni subì un certo calo, ma rifiorì intorno al 1970 con l’apertura delle case salesiane alla presenza femminile. Si organizzarono vere e proprie Stanze di lavoro dove si confezionavano paramenti sacri, tovaglie per altari, tuniche per prime comunioni, abitini per battesimi, corredini per neonati; si producevano liquori e marmellate; si praticavano taglio, cucito, uncinetto, maglia, …la carità è vissuta con tenerezza e sollecitudine, si cercava di prevenire e prevedere le necessità. L’incremento di questi operosi Laboratori fu tale che si pensò ad un Convegno nazionale. I primi furono convocati a Torino, ma poi, dal 1990 furono celebrati a Roma – presso varie strutture ospitanti – Dialogo - Dicembre 2014 Al Colle don Bosco il 3° Convegno Il 18 maggio 2014 si è svolto il 3° Convegno dei Laboratori “Mamma Margherita” presso il Colle Don Bosco. La giornata è stata strutturata in due tempi per meglio valorizzare il significato di appartenenza. Al mattino ci siamo ritrovati a Capriglio e dopo l’accoglienza e la preghiera abbiamo iniziato il nostro pellegrinaggio visitando la Casa Natale e il Museo. Abbiamo concluso questo primo momento della giornata con la Santa Messa celebrata da Don Deiana, cantata e sensibilizzata dalla preghiera per la canonizzazione della venerabile Margherita Occhiena, madre di don Bosco. Al termine della messa ci si è trasferiti al Colle don Bosco per il pranzo dove non sono mancati appetito e buon umore. La lotteria organizzata per l’occasione è stata grandiosa e ha evidenziato la bravura delle signore che creano tanti bellissimi e preziosissimi lavori. Il Recital musicato, sui proverbi di Mamma Margherita che col suo dialetto ha attuato il sistema preventivo basato sui principi della Ragione, Religione e Amorevolezza. Sia don Deiana che gli artisti hanno sottolineato un grande proverbio, sempre di moda: “L’abit a fa nen el frà”. Auguri a Maria Occhiena, sponsor della giornata, a tutti i laboratori presenti e anche a quelli che per svariati motivi non hanno potuto partecipare alla giornata. Antonella Canepari 11 GIORNATA DEL COOPERATORE 2014 “Per educare un giovane non basta una famiglia ci vuole un villaggio” Al mattino, teoria; al pomeriggio, pratica. Così riassumerei, con una sintesi degna di un telegramma, la Giornata del Cooperatore 2014, che si è tenuta al Colle Don Bosco il 21 settembre scorso. La «teoria» del ne, periferie non solo geografiche, ma anche esistenziali: solitudine, mancanza di affetti, povertà intellettuale, mancanza di valori. «E ri- cordatevi – ha concluso “minaccioso” don Giuseppe – che Dio vi aspetta fuori…». Sì, avete letto proprio bene: Dio ci aspetta fuori… da Messa, dai nostri incontri di preghiera, per vedere se dopo aver incontrato Lui siamo capaci di incontrare e amare il prossimo che vive nel bisogno. La «pratica» del pomeriggio è stata una presentazione a più voci. Cooperatrici e Cooperatori si sono mattino è stata presentata da don Giuseppe Buccellato, il nostro Delegato Regionale. Tema: «Raggiungere le periferie oggi». Per sviluppare l’argomento, don Giuseppe ha iniziato a presentare le periferie di Torino al tempo di Don Bosco, non certo meglio di quelle odierne, se pensiamo che nella zona detta “Moschino” la polizia non poteva entrare tanta era la malavita. Tra delinquenza, prostituzione, mancanza totale di igiene, sfruttamento del lavoro minorile in fabbriche dove si vedeva «uno sciame di fanciulli, con la bestemmia ad ogni momento sulla bocca inconsapevole, smunti, laceri e sudici av- alternati per parlare di come, in vari ambiti e «a modo loro» hanno saputo rispondere al Comandamento «Ama il tuo prossimo come te stesso»: accoglienza di minori a rischio, accoglienza abitativa in un «condominio solidale» di persone in difficoltà, case-famiglia, formazione professionale di ragazzi e ragazze a rischio dispersione scolastica. Una bella dimostrazione pratica che andare verso le periferie si può. Ora sta a ciascuno di noi, insieme agli altri Cooperatori, essere creativi e trovare il modo di rispondere alle esigenze e alle povertà dei giovani di oggi. volgersi nel fango, battersi l’un l’altro, ed avviarsi con i piccoli furti, con le piccole truffe per la via del delitto». È stato anche un modo per dare coraggio a quanti pensano che nell’Ottocento fosse più facile lavorare con i giovani perché la società era ancora cristianizzata. Don Giuseppe è poi arrivato a parlare delle periferie odier- Claudio Russo Cento Locale Torino-Sacro Cuore 12 Dialogo - Dicembre 2014 BICENTENARIO Vai per la città e guardati attorno: il Bicentenario occasione per fare il bene vita comune, soprattutto nelle periferie - dove ci invita a andare anche Papa Francesco. «Vai per la città e guardati attorno». Don Bosco potrebbe rivolgere a noi oggi lo stesso invito che gli rivolse il Cafasso all’alba dell’opera dell’Oratorio. Esci, da te stesso, dal tuo quotidiano più o meno tranquillo pur con i suoi difetti, e osserva le povertà che affamano oggi i giovani. Affettività e famiglia, lavoro, etc… Che il Bicentenario non sia quindi ‘solo’ un susseguirsi di eventi e celebrazioni di qualcosa di lontano nel tempo; ma la riscoperta innanzitutto da parte nostra - di Don Bosco stesso, della sua spiritualità fatta di una preghiera intima e incessante che alimentava un’azione determinata e fantasiosa nel fare il bene. Come Salesiani Cooperatori abbiamo l’opportunità di ravvivare i nostri Centri; di riconsegnare Don Bosco alle diocesi; di metterci ancora una volta in maniche di camicia per rispondere concretamente oggi ai bisogni della società. Come Famiglia Salesiana e Salesiani Cooperatori del Piemonte e Valle ‘Aosta abbiamo poi l’opportunità di accogliere migliaia di pellegrini nei luoghi di nascita del carisma. Noi che viviamo quotidianamente ‘là dove siamo nati’ possiamo aiutare altri a conoscere le loro ‘radici’ e a sentirsi ‘a casa’. “Cari Salesiani Cooperatori non lasciatevi sfuggire l’opportunità!” direbbe il nostro fondatore. Ebbene sì, l’anno bicentenario della nascita di Don Bosco è innanzitutto una occasione per tutti e per ciascun membro della Famiglia Salesiana per rilanciare la propria vocazione e soprattutto diffonderla, perché chi è contento sente il bisogno di far conoscere le radici del proprio tesoro di felicità. Il pellegrinaggio dell’Urna che abbiamo vissuto lo scorso anno ci ha fatto scoprire attorno a noi una grande ‘fame’ di Don Bosco. Abbiamo scoperto, tutt’altro che sopito sotto la cenere, un benefico fuoco di tradizioni salesiane che attendono di essere nuovamente alimentate per portare nuovi frutti. Don Bosco viene riconosciuto come ricchezza per la Chiesa tutta, e non solo per la Famiglia Salesiana, e tanti manifestano il desiderio di conoscerlo meglio. E anche imitarlo. Sì, perché Don Bosco attrae ancora oggi per la vitalità. E fa desiderare di seguirne le ‘gesta’ adattando all’oggi l’inventiva della sua carità in favore dei giovani. Il 2015 diventa così un tempo prezioso per far conoscere il carisma di San Giovanni Bosco e per scoprire noi stessi in quali modi egli risolverebbe oggi i problemi della Dialogo - Dicembre 2014 Elena Sartor Cento Locale Torino-Rebaudengo 13 CAMMINIAMO CON DON BOSCO «Tutto nasce da un’Ave Maria» Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per celebrare la Santa Messa. Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa. – Non so – gli rispose mortificato. – Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva Messa – – Non so, non l’ho mai servita –. – Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se non sai servire Messa, perché vieni in sacrestia? – ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto. Mentre l’altro se la dava a gambe: – che fate? – gridai ad alta voce – perché lo picchiate? –. – Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa – – Avete fatto male –. – A lei che importa? –. – È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui – il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. “Gli domandai con amorevolezza”: – hai già ascoltato la Messa? –. – No –. – Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere –. Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai: – mio buon amico, come ti chiami? – Tromlin, Bartolomeo Garelli –. – Di che paese sei? –. – Di Asti –. – Che mestiere fai? –. – Il muratore –. – È vivo tuo papà? –. – No, è morto –. – E tua mamma? –. – È morta anche lei –. – Quanti anni hai? –. – Sedici –. – Sai leggere e scrivere? –. – No –. – Sai cantare? – il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: – no –. – Sai fischiare? – Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici. – Hai fatto la prima Comunione? –. – Non ancora –. – E ti sei già confessato? –. – Sì, quando ero piccolo –. – E vai al catechismo? –. – Non oso. I ragazzi più piccoli mi prendono in giro. – Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? –. – Molto volentieri –. – Anche in questo posto? –. – Purché non mi diano delle bastonate! –. – Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo? –. – Quando a lei piace –. – Anche subito? –. – Con piacere –. Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria. Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”. Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce 14 Dialogo - Dicembre 2014 CAMMINIAMO CON DON BOSCO “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. E gli spiega in dialetto (sono artigiani tutti e due) perché chiamiamo Dio “Padre”. Alla fine gli dice: – Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo –. – Volentieri –. – Ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici –. Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del suo quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito. Tre giorni dopo era domenica. Nella sacrestia entrarono in nove. Non venivano “alla chiesa di San Francesco di Assisi”… cercavano Don Bosco. Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio. La sua preoccupazione principale diventano quei ragazzi, sbandati e senza famiglia, li vedeva “umiliati fino alla perdita della propria dignità”. Quando Don Bosco avvicina Bartolomeo Garelli non è per invitarlo a giocare o a saltare, ma: “vieni ad ascoltare la Messa, dopo avrò da parlarti di un affare che ti farà piacere”. Il dopo è una chiacchierata amichevole, in cui Don Bosco sembra gettare frasi allegre, mentre invece le sue domande, ben esaminate, sono un test attento su famiglia, scuola e Chiesa. Adesso diremo le tre “agenzie” che dovrebbero collaborare nella crescita di questo ragazzo. E scopre con dispiacere che “papà e mamma sono morti”, “non so né leggere né scrivere”, “non ho fatto la prima Comunione e non vado al catechismo”. Immediatamente dopo per Bartolomeo arrivano i giochi, le passeggiate, le corse, le lotterie, la distribuzione di dolci, la proposta di una scuola domenicale e serale. Ma al centro di tutto rimangono e rimarranno sempre nell’Oratorio di Don Bosco la Preghiera, la Confessione, la Comunione. La parola “Oratorio”, presso Don Bosco, ha tutto il suo significato: un luogo dove prima di tutto si prega. E il programma che Don Bosco ripeterà fino a scolpirlo nella testa dei suoi salesiani è condensato nelle quattro parole che rimangono come pietre fondamentali della sua opera: “noi cerchiamo di fare di questi ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani”. Don Bosco E Don Bosco, subito, senza attendere un istante, gli offre l’essenziale del suo Oratorio: la recita di una Ave Maria e una lezione di catechismo. Dialogo - Dicembre 2014 15 LA BUONA STAMPA NOVITA’ IN LIBRERIA CLAUDIO RUSSO, Don Bosco, ragazzo come te, Elledici, pp. 48. Un libro-albo a colori per bambini e ragazzi che vogliono conoscere che cosa faceva Don Bosco alla loro età: come giocava, come studiava, come viveva l'amicizia, la preghiera, l'amore verso il prossimo, l'umiltà, l'impegno... Dieci capitoli su altrettanti temi: ognuno presenta due racconti, alcune domandestimolo per la riflessione, un'attività e una proposta per l'impegno personale, giochi linguistici sul tema e disegni per attività manuali. Destinatari: bambini, ragazzi. Un invito a scoprire gli aspetti fondamentali della spiritualità, del metodo pedagogico e dell'attività di San Giovanni Bosco. Adattabile a un pubblico molto vasto, utilizzabile nei ritiri o nelle giornate di studio, per i curiosi e per chi si mette alla scuola di don Bosco. Destinatari: ragazzi, educatori, animatori. F. INNOCENTE – E. DEIANA, Colle Don Bosco e la Basilica di San Giovanni Bosco, Elledici-Velar, pp. 48. D. AGASSO – R. AGASSO – D. AGASSO, Don Bosco. Una storia senza tempo, Elledici, pp. 256 Un luogo unico, speciale, significativo e di una bellezza straordinaria. È qui che è nato e ha vissuto i suoi primi anni Giovanni Bosco. Questa piccola guida ne racconta storia, arte e spiritualità. Destinatari: giovani, adulti. Esce in occasione del bicentenario della nascita questa nuova biografia di Don Bosco scritta a sei mani con taglio giornalistico. La narrazione della vita del Santo si intreccia con la storia tormentata della Torino dell'Ottocento, offrendoci un affresco avvincente di un'epoca e il ritratto reale di un personaggio che ha saputo rivoluzionare con il suo metodo l'educazione dei giovani. Destinatari: adulti. VALTER ROSSI, Camminiamo con Don Bosco, Elledici, pp. 64 Dieci tappe ricche di proposte pratiche e accattivanti, nuovi fumetti, giochi e lavori di gruppo, testi originali e brani per l'approfondimento e la preghiera. 16 Dialogo - Dicembre 2014 17 NOTIZIE DI FAMIGLIA IN PROGRAMMA Domenica 8 dicembre 2014 Festa dell’mmacolata S.Messa In S.Francesco d’Assisi ore 10,30 Settembre—Novembre 2014 50° Anniversario di matrimonio: Domenica 14 dicembre 2014 Ritiro in Avvento a Valdocco Berruto Giuseppe e Ronco Caterina, Salesiani Cooperatori del Centro Locale di Chieri *************** Sono nati 16-17-18 gennaio 2015 Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana a Roma Domenico, figlio di Piero Volpe Salesiano Cooperatore del Centro Locale di Ivrea Domenica 25 gennaio 2015 Consegna dei nuovi PVA al Colle Don Bosco Federica, figlia di Cristina Gagliati e Marco Gioanni Salesiani Cooperatori del Centro Locale Torino-Agnelli *************** Sono tornati alla casa del Padre: Sabato 31 gennaio 2015 Aspiranti — “Promessa” ore 21 a Valdocco E’ mancato il marito della Salesiana Cooperatrice Rizzolo Mariarosa del Centro Locale di Nizza M.to Domenica 8 febbraio 2015 Famiglie in Cammino a Bra g adaro71@ p .s ia t a c izie!!! ostre not v i c e t ia Inv sito: Visita il icp.eu lcoop www.sa E’ mancata la nonna di Laura Colombino, Salesiana Cooperatrice del Centro Locale di Chieri E’ mancata la Salesiana Cooperatrice Daghero Vincenza di anni 96, del Centro Locale di Cumiana FMA mail.com SEG RET ERIA Via M .Ausi liatric e, 3 2 — Cellu lare: 1015 327.9 2 Tor 9.81.7 ino Telef 78. ono.: 0 1 1- 5 2.24.6 Fax: 0 81 1 1 -5 2 .24.68 1 Per incontrare la segreteria provinciale dei Salesiani Cooperatori o il Consiglio Provinciale si prega di contattare al telefono o al cellulare per appuntamento 18
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