Dicembre 2014 - Oratorio Salesiano Michele Rua

Anno XVII
DICEMBRE 2014 n. 51
«Ah! Si canti in suon di giubilo... »
Buon Natale!
«Ah! si canti in suon d'amor.
O fedeli, è nato il tenero Nostro Dio Salvator. »
Un canto di don Bosco per il tempo di Natale
SOMMARIO
“Ah! Si canti”
UN CANTO DI DON BOSCO PER IL TEMPO DI
NATALE:
 “Ah! Si canti”
I DELEGATI
 “Esultiamo di gioia, è nato l’Emmanuele”
Frattanto don Bosco cercava ogni mezzo per rendere
più amene che poteva le radunanze domenicali. Egli
sapeva toccare discretamente l'organo ed pianoforte,
aveva studiato per intero alcuni metodi dei più rinomati per imparare il suono ed il canto, la sua voce si
prestava a qualunque ottava.
Avvicinandosi pertanto la festa del Santo Natale, volle
preparare una canzoncina in lode del Divin Pargoletto.
La poesia fu composta e scritta sul davanzale di un
coretto della Chiesa di S. Francesco. Esso la mise in
musica. Ecco i versi:
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IL COORDINATORE
 Distribuzione del nuovo PVA
VITA DI CENTRO
 Visita ai luoghi di Santa Gianna Beretta
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Ah! si canti in suon di giubilo,
Ah! si canti in suon d'amor.
O fedeli, è nato il tenero
Nostro Dio Salvator.
Oh come accesa splende ogni stella:
la luna mostrasi lucente e bella
e delle tenebre squarciasi il vel.
Schiere serafiche che il ciel disserra
gridan con giubilo:
sia pace in terra!
Altre rispondono: sia gloria in ciel
vieni, vieni, o pace amata,
nei cuor nostri a riposar.
O bambino in mezzo a noi
ti vogliamo conservar!
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VOCE DI ASPIRANTE
 Visita ai luoghi di Madre Mazzarello
 Il mio cammino...
SALESIANI COOPERATORI SI RACCONTANO
 Lo spirito di Don Bosco nelle corsie d’ospedale
CONOSCIAMO DON BOSCO
 Don Bosco e gli esercizi spirituali
ONDA GIOVANE SALUS
 Un’onda...di giovane speranza
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LABORATORI MAMMA MARGHERITA
 Fra storia e attualità
 Al Colle don Bosco il 3° Convegno
GIORNATA DEL COOPERATORE 2014
 Per educare un giovane non basta una famiglia
BICENTENAARIO
 Vai per la città e guardati attorno...
CAMMINIAMO CON DON BOSCO
 Tutto nasce da un’Ave Maria
LA BUONA STAMPA
 Novità in libreria
NOTIZIE DI FAMIGLIA
 Settembre—Novembre 2014
IN PROGRAMMA
 Dicembre 2014 — Febbraio 2015
...d. Bosco si accinse a farla imparare ai suoi giovanotti
privi di ogni istruzione e
ignari delle note. La sua
perseveranza superò ogni
ostacolo. Non avendo da
principio luogo al Convitto
per simili esercitazioni, usciva di casa e la gente fermavasi stupita al vedere un
prete in mezzo a sei o otto
giovanetti che, tra via Doragrossa e Piazza Milano passeggiavano ripetendo a bassa voce una canzone […] Fu
cantata nel 1842 la prima volta ai Domenicani e alla
Consolata, dirigendo don Bosco la piccola orchestra e
suonando l'organo. I torinesi non assuefatti in allora
ad udire in orchestra le voci bianche dei fanciulli ne
furono entusiasmati, poiché soli i maestri, colle loro
voci robuste e talvolta poco simpatiche, a quei tempi
cantavano nelle funzioni di chiesa.
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dalle Memorie Biografiche Vol.II, pag. 129
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Dialogo
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Dicembre 2014
I DELEGATI
ESULTIAMO DI GIOIA, E’ NATO L’EMMANUELE!
Auguri, auguri, auguri…
Ma… a chi? Perché?
Il Natale (il natale di chi?) è una di quelle feste che
più facilmente perdono il significato originario: e mi
dispiace!
Sì, perché per me il giorno della nascita (=natale) è
una giornata bellissima! Per molti anni in
quell’occasione ho scritto una lettera di ringraziamento ai miei genitori; l’ho sempre sentita come un
momento di presa di coscienza di me, che da quel
giorno ho potuto esprimermi, essere accolta, accogliere, essere amata e amare, decidere, scegliere,
vivere insomma!
Ed è una giornata bellissima quando penso al natale
del Figlio di Dio: il mistero del Dio che si fa uomo mi
affascina, mi dà coraggio, mi fa sentire bene nella
mia umanità, nonostante… tutto il limite, il negativo
che vedo in me e intorno a me! Se Lui non ha disdegnato di vivere come noi, su un pezzo di terra circoscritto, in un tempo ben definito, in mezzo alla gente…che c’è di meglio che amare questa vita! E renderla amabile a chi incontriamo.
E allora faccio mie le parole del vescovo Tonino Bello per auguravi, augurarci un buon Natale 2014!!!
Andiamo fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare
tutto: ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso.
Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di
quest'anno ci farà trovare Gesù e, con lui, il bandolo
della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il
gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici,
la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere
della collaborazione, la voglia dell'impegno storico,
lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.
Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero
di smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
NELLA PERIFERIA BRILLA UNA STELLA
Dagli esclusi viene la salvezza.
Gesù è nato nella periferia delle periferie. È nato lì
perché nessuno si sentisse ai margini della vita,
escluso.
Un pellegrinaggio da una grotta ad un’altra grotta,
dalla vita alla morte. Da Betlemme si parte, si passa
dal Golgota ma per arrivare alla Gerusalemme del
cielo. Dopo di Lui tutti i grandi sono nati ai bordi
delle periferie.
È questo il Natale del Bicentenario. “Don Bosco,
nato in una fattoria sperduta, sulle colline, in un
villaggio senza storia e in una nazione che non esiste.
Nessuna possibilità di futuro, poteva solo continuare a fare il contadino”. Eppure ha cambiato il mondo, partendo dal basso, dall’educazione.
Che questo Natale ci ricordi che Gesù, attraverso la
nostra generosità, vuol continuare a cambiare il
mondo, a partire dalla periferia del nostro cuore.
Tanti auguri di Buon Natale
Vi voglio bene!
Il vostro Delegato
Don Enrico Lupano
La vostra Delegata
Suor Laura Gorlato
Dialogo
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IL COORDINATORE
“DISTRIBUZIONE DEL NUOVO PVA”
Come tutti voi saprete,
don Bosco pensò ai Salesiani come un insieme di
religiosi e laici. Ma questo progetto non venne
approvato dalla Chiesa e
così fin dal 1850 iniziò a
modificare la sua idea
immaginando una “Pia
Unione Provvisoria, sotto l’invocazione di san
Francesco di Sales” (Vita di san Giovanni Bosco, GB
Lemoyne, volume II, SEI), che nel 1874 diventò
l’Unione Cristiana (con un primo Regolamento), nel
1875 l’Associazione di Opere buone, poi Associazione
Salesiana e solo nel 1876 la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.
“Don Bosco studiò lungamente per stabilire nel
modo migliore quest’opera. Lo scopo fondamentale
che si prefisse, non fu quello di coadiuvare i Salesiani, ma di coadiuvare la Chiesa, i Vescovi, i Parroci,
secondo lo spirito della Pia Società Salesiana, con
opere di beneficienza, catechismi, educazione di fanciulli poveri, e simili” (Vita di san Giovanni Bosco, GB
Lemoyne, volume II, SEI).
Don Bosco credeva infatti che aiutare i salesiani fosse un modo per aiutare una delle tante opere
della Chiesa Cattolica. Infatti, ci racconta don Rua,
venne disposto che in ogni paese il Parroco fosse il
decurione dei cooperatori, “il quale potrà valersi
dell’opera loro, non solo a benefizio dell’Istituzione
Salesiana, ma altresì in aiuto di qualunque opera parrocchiale.” (Vita di san Giovanni Bosco, GB Lemoyne,
volume II, SEI). Con questo spirito abbiamo voluto
pensare alla distribuzione del nuovo Progetto di Vita
Apostolica e abbiamo chiesto al vescovo di Torino
Cesare Nosiglia la disponibilità di presiedere una concelebrazione eucaristica durante la quale consegnare
ai Salesiani Cooperatori il volume tanto caro a don
Bosco, al quale ci ispiriamo quotidianamente come
una bussola che ci indica il cammino da seguire.
La nostra richiesta è stata accolta dal Vescovo,
che ci ha indicato la sua disponibilità per il 25 gennaio 2015 durante la funzione delle ore 11,00 nella Basilica del Colle don Bosco, durante la quale celebrerà
proprio la festa di don Bosco!
Sono consapevole che il mese di gennaio sarà molto
intenso di appuntamenti che ci vedranno impegnati
su più fronti. Credo però che il dialogo che abbiamo
instaurato con la Diocesi rappresenti un primo frutto
dell’anno del Bicentenario, iniziato con la collaborazione per la peregrinazione dell’Urna.
E’ un segno formale di messa a disposizione
della nostra Associazione al servizio del Vescovo e
delle Diocesi di tutta Italia (così faranno anche in Sicilia e hanno già fatto in Campania) così come voluto
dal nostro Santo.
L’invito a partecipare è rivolto principalmente
ai Coordinatori dei Centri Locali e ai loro Consigli del
Piemonte e della Valle d’Aosta, ma in seconda battuta anche a tutti coloro che vogliano e possano prendervi parte.
Ai coordinatori verrà consegnato durante la celebrazione della Messa il numero di copie da loro preventivamente richieste, in modo tale da poterle distribuire ai salesiani cooperatori di ogni centro.
Questo è il motivo per il quale non abbiamo
ancora soddisfatto il desiderio di taluni di poterlo già
possedere. Se avrete pazienza, vivremo insieme un
intenso momento di comunione spirituale.
Marco Borgione
Il Coordinatore Provinciale
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VITA DI CENTRO
Visita ai luoghi di Santa Gianna Beretta Molla
L’impressione che abbiamo provato nell’entrare
nell’ambulatorio medico di Santa Gianna è stata di
pensare che la dottoressa si fosse momentaneamente
assentata per una visita domiciliare. Tutto era lì fermo
da anni, ma, seduti nella sala d’attesa, sentivamo la
Sua presenza. Questa la prima impressione della nostra visita a Mesero nei luoghi di Santa Gianna.
Nelle prime ore del mattino siamo stati accolti sul sagrato del Santuario con tanta simpatia da una volontaria, Simonetta, e dal marito, Bruno. Siamo stati accompagnati prima all’ambulatorio e poi alla tomba di santa
Gianna e abbiamo terminato il giro nuovamente al
Santuario per una breve presentazione della vita della
Santa.
Simonetta ci ha presentato una donna piena di vita
formatasi in una famiglia profondamente cattolica, il
padre aveva indicato la strada da percorrere ai figli e si
era raccomandato: studiate e laureatevi, ma fate in
modo che con la vostra professione possiate aiutare gli
altri. Ci saranno nella famiglia Beretta ben tre consacrati (due preti ed una suora), due medici e due ingegneri.
Da giovane Gianna coltivava il desiderio di andare ad
aiutare il fratello missionario in Brasile, ma la salute
cagionevole non le fece realizzare il sogno. Il fratello
scrisse anche ad un amico sacerdote, Lino Garavaglia,
chiedendo un aiuto affinché Gianna desistesse dalla
decisione di andare in Brasile. Don Lino le disse che il
Signore quando invia una vocazione dà anche la salute
per affrontarla, ed in questo caso Gianna avrebbe potuto cercare un’altra via. L’8 dicembre 1954, in occasione della festa di Sant’Ambrogio Gianna ebbe il suo
primo incontro ufficiale con l’uomo della sua vita,
l’ingegner Pietro Molla, dirigente della S.A.F.F.A., la
famosa fabbrica di fiammiferi di Magenta. Pietro quella sera scrisse sul suo diario “oggi ho conosciuto la vita”. Gianna trasferisce a Pietro tutto l’amore per il
creato facendogli capire che c’è un tempo per il lavoro,
per la famiglia, per i viaggi e le escursioni in montagna.
Per circa un’ora, in perfetto silenzio, abbiamo ascoltato le parole di Simonetta ed il racconto della vita di
Gianna che in alcuni momenti ha creato un’atmosfera
di tale commozione che Simonetta ad un certo punto
ha esclamato: «Basta piangere, altrimenti non riesco a
continuare».
Nel pomeriggio un’altra volontaria, Marisa, ci ha accompagnato a Ponte Nuovo a vedere la casa sponsale
e la chiesetta attigua. La casa è situata nell’aerea dello
stabilimento S.A.F.F.A. ormai in disuso, accanto la piccola chiesetta dove all’interno sono stati sistemanti
diversi pannelli che raccontano la vita di Gianna:
Dialogo
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Dicembre 2014
l’infanzia, le lettere
scritte durante il fidanzamento con Pietro e le
foto con i figli. Quando
siamo usciti dalla chiesa
per recarci alla Cattedrale di Magenta abbiamo chiesto a Marisa:
«Cosa rappresenta per
voi Santa Gianna, e come vi sentite quando parlate di
lei?»; c’è stato un attimo di silenzio poi Marisa ci ha
detto: «Per me è stata una santa dal primo giorno che
è morta, io sono nata nel ’54 e quando è morta avevo
8 anni ed era la nostra dottoressa di famiglia, ed in
famiglia i miei hanno sempre raccontato storie ed aneddoti da cui si evinceva chiaramente che era una
Santa».
Durante la visita alla cattedrale ci siamo ricordati della
serata del 2011, presso il nostro Centro
(Rebaudengo), quando avevamo approfondito il profilo di Santa Gianna e la lettera di Pietro per il cinquantesimo di matrimonio dove scrisse: «A Lui, che mi ha
concesso la grazia di vedere la mia amatissima Gianna
elevata ai più alti onori degli altari, rivolgo ora la mia
umile preghiera perché mi conceda anche la grazia di
potermi inginocchiare dinanzi a lei, onorarla e pregarla nella “sua” Basilica di Magenta».
Dopo la messa al Santuario siamo ripartiti per ritornare a casa portandoci dietro il ricordo di una donna
che è stata sposa, madre e medico senza mai dimenticare l’Altro, una delicatezza nell’ascolto ed aiuto verso
il prossimo che Papa Giovanni Paolo II ha così ricordato nella messa di canonizzazione: «Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente
contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario,
nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi,
perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza
sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino
al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale…»
A volte si pensa che per affrontare la vita bisogna fare
delle cose più grandi di noi. Non è così, Santa Gianna
ci insegna che è nelle piccole cose e nel quotidiano
che bisogna ascoltare e mettersi al servizio degli altri.
Così siamo tornati a casa più ricchi.
Giacomo e Angela D’Antonio
Centro Locale Torino Rebaudengo
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VOCE DI ASPIRANTE
“VISITA AI LUOGHI DI MADRE MARIA MAZZARELLO”
Domenica 5
ottobre
un
nutrito gruppo di aspiranti
salesiani
cooperatori,
salesiani cooperatori
e
guide per i percorsi di Don Bosco si è ritrovato insieme con Don Enrico Lupano a Mornese, ridente località sugli appennini ovadesi, che ha dato i natali a
Santa Maria Domenica Mazzarello.
Siamo stati accolti nella frazione Mazzarelli da Suor
Maria Teresa, FMA proveniente dalla Colombia,
che con dedizione e simpatia ci ha accompagnati
nella visita alla Sua Casa Natale, narrando con passione la storia della Santa, descrivendo con minuzia
di particolari la Sua vita dedicata totalmente al
prossimo e con particolare riferimento flagello del
tifo.
Successivamente abbiamo visitato il Collegio di
Mornese, dove attualmente vivono alcune FMA che
quotidianamente accolgono i bambini della scuola
materna. Anche qui l’accoglienza ed il racconto cordiale e dettagliato ci hanno dato la possibilità di apprezzare quanto avremmo visitato poco dopo: la
Chiesa del Collegio, la struttura, il piccolo paese, la
‘casa del tifo’, le targhe su alcune case che ancora
oggi ricordano momenti salienti della vita di S.Maria
Domenica Mazzarello.
Al termine della visita, Don Enrico ha celebrato la S.
Messa presso la Chiesa del Collegio. Nel pomeriggio
ci siamo poi recati presso la cascina della Valponasca che ha visto crescere Maria Domenica dai 6 anni
sino ai 21 la Santa si dedicava insieme con la sua
famiglia al lavoro dei
campi e delle vigne.
Ogni giorno alle 5 del
mattino si recava
alla S.Messa nella
frazione Mazzarelli
scollinando per sentieri impervi che però le permettevano
di arrivare in tempi
p i ù
b r e v i
all’appuntamento
quotidiano con la
funzione e la preghiera. Quando il tempo non era
clemente, Maria Domenica pregava dalla finestra
della sua cameretta, in mansarda, direttamente
affacciata sulla valle verso la frazione Mazzarelli e
dalla quale poteva vedere Gesù Eucaristia. È stata
una domenica ricca di informazioni e notizie, in ot-
tima compagnia e soprattutto colma di un spiritualità tangibile, in quanto tutt’ora l’ambiente, nonostante le ristrutturazioni, fa rivivere al visitatore un
particolare clima di santità.
Silvia Vai
Centro Locale di Ivrea
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VOCE DI ASPIRANTE
SALCOOP SI RACCONTANO
LO SPIRITO DI DON BOSCO
NELLE CORSIE D’OSPEDALE
“IL MIO CAMMINO...”
Ho accettato di iniziare il corso
per aspiranti cooperatori semplicemente perché mi sono fidata
delle persone che me lo hanno
suggerito. Da sempre il mondo
salesiano fa parte della mia vita e
da molti anni sono parte
dell’Oratorio, insieme con mio marito e i miei figli,
partecipando alle varie attività. Non avevo tuttavia
mai pensato di diventare salesiana cooperatrice, di
avvicinarmi un po’ di più a Don Bosco, vivendo i
suoi insegnamenti nella mia quotidianità.
Questa proposta, in qualche modo, mi ha gratificata e fatto molto riflettere, dandomi la forza di apprezzare questo nuovo percorso di vita e di superare il timore di non riuscire ad inserire nuovi impegni
nella mia vita di figlia, moglie e madre lavoratrice.
Ho risposto, nonostante le mie perplessità di gestione fattiva, con entusiasmo, sicuramente interiore,
ricevendo immediatamente e, già dal primo incontro, una “carica” positiva.
Ho partecipato agli appuntamenti del nostro Centro
ed a quelli Provinciali: in tutti questi incontri, gestiti
con semplicità e chiarezza, mi sono sempre sentita
innanzitutto accolta ed accompagnata nei percorsi,
sia in quelli “sui luoghi” salesiani (Colle Don Bosco,
Chieri, Valdocco, Mornese), sia in quelli spirituali,
più profondi e delicati.
Ho gradito i molteplici racconti sulla vita di Don Bosco e Mamma Margherita, descritti da persone diverse, ognuna delle quali mi ha trasmesso il proprio
carisma e il desiderio tangibile di tramandare
l’amore e lo stile di vita di questi nostri Santi. Nonostante conoscessi già alcuni elementi della loro storia, ogni nuovo racconto mi ha offerto l’occasione
per apprezzare nuovi particolari e lo stimolo di approfondire la conoscenza del loro vissuto, provando ad attuare nella mia vita il
Loro Stile di vita, sicuramente ancora
attuale ed attuabile,
nonostante le difficoltà diverse dei
tempi in cui viviamo.
Mi chiamo Tiziano, ho 36 anni e sono salesiano cooperatore del centro di Novara. Sono fermamente convinto
che il Signore mi abbia chiamato a svolgere il mio apostolato
facendo il clown in corsia, sebbene non sia facile stare a contatto con la sofferenza. Mi piace dire di essere un clown in
ogni momento della giornata,
non solo quando vado in ospedale. Questo significa
vivere la vita in modo positivo, nel modo in cui credo debba fare un cristiano. Essere un salesiano cooperatore che fa il clown mi dà grande slancio, perché so che Dio, tramite il carisma di don Bosco, mi
accompagna e mi invita
a portare a tutti lo spirito salesiano. Ciò mi rende felice e sereno e mi
fa vivere l’apostolato in
coscienza, perché vi assicuro che Dio esiste!
Nei 7 anni da clown ho incontrato molti bambini ed
adolescenti: tantissimi sono entrati nel mio cuore e
ancora oggi continuo ad affidarli al Signore e a Maria Ausiliatrice che possa metterli sotto il suo manto (come diceva don Bosco: «Basta che un giovane
entri in una casa salesiana che l’Ausiliatrice lo prenda sotto la sua protezione»). Sono contento di fare
volontariato
con
questo sentimento
e molti altri amici
che prestano servizio con me si accorgono che io lo svolgo in modo diverso dall’usuale. Ringrazio Dio per
questo dono, nella convinzione che essere un
“clown in corsia” sia una carezza ed un abbraccio
del Creatore verso chi soffre.
Silvia Vai
Tiziano Passaro
Centro Locale di Ivrea
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Centro Locale di Novara
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CONOSCIAMO DON BOSCO
DON BOSCO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI
Sappiamo che una delle
frasi che don Bosco spesso ripeteva ai suoi giovani era: “Bisogna darsi a
Dio per tempo” e che
questo “darsi” andava
costantemente rinnovato
con l’avanzare della propria vita. Per Don Bosco
il tema “Onesti cittadini” non poteva essere disgiunto dal “Buoni cristiani”. Non stupisce allora che proprio per questo continuo crescere nella vita e specialmente nella vita cristiana egli proponesse, oltre
ad un impegno quotidiano di preghiera e di vita sacramentale, anche i ritiri e gli esercizi spirituali, proposti in un primo tempo solo ai suoi salesiani, ma
poi proposti e offerti anche ai giovani e a tutti coloro che si ritrovavano nella sua spiritualità.
Che cosa era per lui questa esperienza?
Potremmo definirla come un'affascinante avventura alla scoperta di un’identità cristiana personale e
di una vita nuova. Un momento d’intimità con Dio,
di ascolto della sua parola, d’interiorizzazione favorita dal silenzio e dall’ambiente circostante;
un’occasione favorevole per la verifica della propria
vita, per la messa a fuoco delle cose che contano e
dei problemi, per il discernimento dei cammini da
intraprendere, per la conversione e l’impegno, rinforzando lo spirito che può perdere colpi. Per lui
sono un momento privilegiato per un “nuovo conforto e un nuovo aiuto che rinfranca lo spirito”;
momenti in cui “Dio suole concedere grazie straordinarie, comunicare i suoi lumi e le sue grazie preparate ad ognuno nei giorni degli esercizi”; infine
utili “per mettere in ordine gli imbrogli della propria coscienza”. Con forza egli assicura che “è una
gran fortuna il poter fare gli esercizi perché in essi
si può guadagnare il paradiso”.
Don Bosco non aveva paura di chiedere
troppo, proponendo questa esperienza ai giovani e
ai non più giovani. Era fermamente convinto che
bisogna puntare in alto per arrivare a Dio. Egli propone gli esercizi spirituali e i momenti di ritiro a tutti, ma soprattutto a coloro che hanno voglia di andare oltre, in profondità. Chi vuole andare in profondità, ha il diritto di ricevere delle proposte all'al-
tezza delle sue esigenze. L'intuizione di don Bosco
è stata quella di far capire che ciò che conta, alla
fine, è stare con il Signore, al di là delle attività, delle iniziative, delle mille cose che possiamo fare.
Don Bosco allora invita a trovare questi spazi che
egli considera vitali. La vita è piena di attività, di
lavoro, di preoccupazioni, di incontri, di difficoltà,
di domande e di mille altre cose. Il rischio per lui è
quello che si possa vivere in superficie. Per questo
invita a momenti di silenzio: “Il silenzio è il fondamento del buon andamento degli esercizi spirituali ed è certo uno dei
principali requisiti per
farli debitamente e con
frutto”. In generale, il
silenzio, in modo particolare oggi, è percepito
come "tempo di vuoto".
Sembra che si abbia
paura del silenzio. Mentre invece è un tempo riempito da Dio. Gli esercizi
spirituali aiutano a riempire questo tempo, con il
massimo della pienezza, dove Dio parla e l’uomo
ascolta. Gli esercizi spirituali aiutano a recuperare il
senso dell'ascolto. Aiutano ad entrare nell'ottica
del dono: Dio mi dà, perché io poi restituisca agli
altri. Dopo tutto la vita cristiana, quella che per don
Bosco era la piena realizzazione del progetto di Dio,
non è un andare verso Dio, ma un “lasciarsi trovare da Lui".
Don Franco Lotto
Rettore della Basilica di M.Ausiliatrice
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ONDA GIOVANE SALUS
“Un’Onda… di Giovane speranza”
L’Oratorio salesiano Onda Giovane Salus è attivo nel
quartiere dal 1973. Inizialmente posizionato nella
collina torinese, lungo Corso Moncalieri. Dal 2001 si
è trasferito nella sede attuale, lungo il Po, in Corso
Sicilia, a Torino.
tà di iscriversi ad una delle squadre di calcio.
L’Associazione, con il tempo, ha poi costruito un
fecondo rapporto di collaborazione con le scuole
pubbliche elementari e medie del territorio. Animatori dell’Oratorio sono presenti nelle scuole offrendo ai ragazzi un servizio di dopo-scuola. Negli
ultimi anni la collaborazione con le scuole ha fatto
sì che Onda Giovane Salus fosse scelta per i corsi di
chitarra tenuti nelle scuole. Numerosi ragazzi, così,
si iscrivono ai corsi nelle scuole, e poi, conosciuto
l’Oratorio, vengono a frequentare gli stessi corsi
nelle sedi dell’Associazione. Le attività di tipo artistico prevedono anche corsi di ballo, di canto, uno
spettacolo teatrale ed un laboratorio teatrale per i
più piccoli. Importante elemento di aggregazione e
di apertura al territorio è la Festa di Quartiere, dove il mondo di Onda Giovane Salus scende in piazza, con giochi e attrazioni per tutti, presentando la
propria realtà e regalando un momento di festa a
tutto il Quartiere, con la partecipazione delle attività commerciali e delle scuole della zona.
Nel mese di Giugno si tiene poi l’Estate Ragazzi,
Onda Giovane Salus è nata e tuttora vive con un
unico e principale obiettivo: fornire ai ragazzi del
quartiere - ma non solo - un’alternativa alla strada.
I ragazzi che orbitano attorno all’Oratorio, circa
400, sono divisi per gruppi di età e, guidati da animatori diversi, seguono un cammino formativo,
dall’inizio delle Scuole Medie fino al primo anno di
Università, quando diventano a loro volta animatori. Le attività di gruppo sono numerose e diverse.
Settimanalmente si tiene un incontro di gruppo,
dove vengono affrontate e condivise le dinamiche e
problematiche dell’età, con Suor Giacinta, con gli
animatori di gruppo, con Esperti, con Sacerdoti. Il
percorso di crescita affronta dunque tutti gli ambiti
propri della vita di un ragazzo: la scuola, le emozioni, le relazioni con gli altri e la Fede. Altri momenti
di crescita e condivisione sono le Feste, le “uscite”
nella casa di Mombarcaro, dove il gruppo, con gli
animatori, spende un intero fine settimana, riflettendo su tematiche selezionate. Per ultimo, nel mese di Luglio, un centinaio di ragazzi dell’Onda Giovane Salus si spostano a S. Anna di Vinadio, dove trascorrono 15 giorni tra giochi, riflessioni, passeggiate
e preghiere. I due gruppi più grandi e gli animatori
si fermano poi ancora 5 giorni, per un cammino di
Esercizi Spirituali, in conclusione dell’intero anno
oratoriano.
In Onda Giovane Salus sono proposte poi numerose
iniziative sportive. Vi sono, infatti, numerose squadre di Pallavolo (dal Mini Volley) all’Under 20 e oltre. Oltre la pallavolo viene offerta anche la possibi-
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Dicembre 2014
dove i ragazzi dei gruppi più grandi e gli Animatori
organizzano lungo tutto il giorno attività per i numerosi bambini della zona: giochi, piscina, gite, laboratori e molto altro.
Dall’inizio ad oggi, Onda Giovane Salus ha visto nascere numerose nuove attività, ma non ha mai perso la sua vocazione: avvicinare il maggior numero
possibile di ragazzi per poter offrire loro un percorso di crescita e di educazione che possa trasformarli, insieme con gli Animatori che li seguono e che
crescono con loro, in “buoni Cristiani ed onesti cittadini”.
Sr Giacinta
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L’oratorio...un luogo diverso
ONDA GIOVANE SALUS
Sono un ragazzo di diciotto anni e frequento
l’oratorio da nove anni,
tuttavia ciò che più mi
affascina e mi sprona è
che sono solo all’inizio:
le opportunità di crescere e aiutare a far
crescere altri ragazzi più giovani sono di grande stimolo e ora più che mai sono contento di fare parte
di questo importante contesto oratoriano, un ambiente di solidarietà, divertimento e preghiera che
con l’entusiasmo e la grinta di suor Giacinta continua a crescere.
Vengono proposte molte attività e io ho potuto partecipare a gran parte di queste, anche solo per conoscerle, come il corso di chitarra, che ho tentato
ma senza successo. Numerose sono le attività sportive: calcio e pallavolo quelle in cui sono più coinvolto. Quello che però ci differenzia da una società
sportiva o da una scuola di musica non è la qualità,
ma il tipo di relazione coi ragazzi. Quest’anno ho la
fortuna di essere allenatore di una squadra di calcio
di ragazzi degli anni 2002, 2003 e 2004 che però
non sono dei semplici allenati: loro sono anche un
gruppo, un gruppo di animazione che non è solo
gioco, ma anche crescita. Una volta a settimana infatti i ragazzi di tutte le età, divisi appunto in
“gruppi”, si trovano per parlare, discutere, seguire
incontri con specialisti per approfondire meglio le
tematiche relative a ogni età; tutto questo per farli
diventare, come diceva don Bosco, “buoni cristiani
e onesti cittadini”. Ho seguito anche io questo tipo
di percorso e quest’anno sono diventato animatore
e per me significa molto: in questi anni ho imparato
a responsabilizzarmi, ho capito la gioia di condividere con un gruppo di amici qualcosa di più che del
semplice tempo libero, ho imparato a prendermi
impegni e a tenerci tanto da voler fare sempre di
più anche se tempo per riposare ne avevo sempre
meno. Sono la passione e la voglia di affrontare
nuove esperienze stimolanti, ma anche spesso molto faticose, che mi e ci spingono a continuare, volendo sempre migliorare in tutto, esigendo sempre
il massimo per i ragazzi nuovi che arrivano di volta
in volta nel nostro “piccolo mondo” che però, a mio
parere, dà una forte spinta ad affrontare con serietà e impegno quello che succede nel “grande mondo” che sta fuori.
Frequento questo oratorio da undici anni: esso rappresenta per me non solo il posto in cui ho conosciuto le persone che da sempre fanno parte della
mia vita, ma soprattutto il luogo che mi ha aiutata
a crescere. Tutto ciò grazie, in primo luogo, agli incontri di gruppo settimanali, che permettono a ciascuno di noi, animati ed animatori, di confrontarci
con i nostri coetanei: questi incontri mi permettono ogni settimana di raccontare un po’ di me stessa
ai miei amici, di parlare di aspetti e problematiche
tipiche di noi adolescenti, ma che non affronteremmo mai al di fuori dell’oratorio, per renderci anche
conto che non siamo i soli ad affrontare le insicurezze tipiche di ogni età.
Poi ci sono i momenti di svago, come le feste e il
leggendario campeggio di Sant’Anna di Vinadio, il
momento tanto atteso tutto l’anno da ognuno di
noi: ci aiutano a crescere, coltivando amicizie sincere attraverso il divertimento e momenti di condi-
visione e di preghiera. L’oratorio ci offre anche la
possibilità di fare attività di volontariato, come la
Mensa Caritas, insegnandoci a dedicare il nostro
tempo a persone meno fortunate di noi, facendo
qualcosa di concreto. Inoltre, da quattro anni, io,
con altri animatori, aiuto i bambini della scuola elementare a fare i compiti il pomeriggio: è un’attività
che sicuramente costa fatica, ma che mi ha sempre
dato tanta soddisfazione nel vedere i bambini felici
quando arrivo e grati del mio aiuto.
“In oratorio, ci sono persone molto diverse, ognuna con una storia da raccontare e io voglio che ognuno di voi, ogni giorno, scopra una nuova storia”,
mi ha detto il mio capo animatore all’inizio
dell’Estate Ragazzi; e l’oratorio è proprio questo
per me: il posto dove ogni giorno posso raccontare
la mia storia ai miei amici, dove posso essere me
stessa, senza dover seguire gli stereotipi che gli altri ambienti spesso ci impongono per non essere
esclusi.
Andrea
Marta
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Dialogo
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Dicembre 2014
LABORATORI MAMMA MARGHERITA
“Fra storia e attualità”
e nel 2000, anno del Grande Giubileo, ci fu il sesto…
e così via fino ad oggi.
Le Mamme Margherita
appartengono a tutte le
fasce sociali, a tutti i livelli
culturali, a moltissime e
diverse professioni e a
tutte le età: di loro si potrebbe dire quello che Raoul Follerau diceva di se
stesso: ”da 50 anni ho
sempre 20 anni”. I Laboratori possono definirsi
“oasi di salesianità e fucina di carità”, in essi si esplica “un’attività contemplativa e una contemplazione orante”.
Nel 1846 la mamma di don Bosco, Margherita Occhiena, dietro il pressante invito di suo figlio, lasciò
l’amata casetta dei Becchi per trasferirsi nella nascente opera di don Bosco a Torino, dove aiutare
Giovannino nell’accogliere i primi “oratoriani”.
Attirati dal cuore paterno di don Bosco molti orfani
bussarono alla porta di Valdocco e presto Margherita divenne la “Mamma” di tutti quei poveri giovani
così come il figlio ne era divenuto il “Padre”. Dopo
la morte di Mamma Margherita, altre signore premurose e generose si adopreranno per dare ospitalità, cucinare, lavare, stirare, rattoppare, …insomma
per tutte le attività proprie di una mamma. Don Bosco scriveva nel 1847: “ai Cooperatori Salesiani si è
aggiunta la categoria delle cooperatrici, donne di
famiglia cospicue e delicate che lavano, rattoppano
camicie e calzoni dei poverelli”.
Successivamente anche Madre Mazzarello riuniva le
prime Figlie di Maria Ausiliatrice per cooperare nel
rammendare, rattoppare e tenere in ordine i vestiti
dei ragazzi di Don Bosco e delle orfane di Mornese.
Nelle prime case salesiane si lavorava spesso in
grandi ristrettezze economiche e le zelatrici o patronesse (così vennero chiamate le signore) raccoglievano soldi e cose utili organizzando “mostre missionarie”, allora molto popolari, per sostenere
un’opera così grandiosa in costante espansione.
Già dal 1950 si prende coscienza del Regolamento
dei Cooperatori, ben definito da Don Bosco e le signore sentono forte l’esigenza di appartenere alla
Famiglia Salesiana e chiedono di far parte dei Cooperatori: da quegli anni i Laboratori saranno dedicati a “Mamma Margherita” e diffusi in tutta Italia con
questa cara denominazione.
L’iniziativa negli anni subì un certo calo, ma rifiorì
intorno al 1970 con l’apertura delle case salesiane
alla presenza femminile. Si organizzarono vere e
proprie Stanze di lavoro dove si confezionavano paramenti sacri, tovaglie per altari, tuniche per prime
comunioni, abitini per battesimi, corredini per neonati; si producevano liquori e marmellate; si praticavano taglio, cucito, uncinetto, maglia, …la carità è
vissuta con tenerezza e sollecitudine, si cercava di
prevenire e prevedere le necessità.
L’incremento di questi operosi Laboratori fu tale
che si pensò ad un Convegno nazionale. I primi furono convocati a Torino, ma poi, dal 1990 furono
celebrati a Roma – presso varie strutture ospitanti –
Dialogo
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Dicembre 2014
Al Colle don Bosco il 3° Convegno
Il 18 maggio 2014 si è svolto il 3° Convegno dei Laboratori “Mamma Margherita” presso il Colle Don
Bosco.
La giornata è stata strutturata in due tempi per
meglio valorizzare il significato di appartenenza.
Al mattino ci siamo ritrovati a Capriglio e dopo
l’accoglienza e la preghiera abbiamo iniziato il nostro pellegrinaggio visitando la Casa Natale e il Museo. Abbiamo concluso questo primo momento
della giornata con la Santa Messa celebrata da
Don Deiana, cantata e sensibilizzata dalla preghiera
per la canonizzazione della venerabile Margherita
Occhiena, madre di don Bosco.
Al termine della messa ci si è trasferiti al Colle don
Bosco per il pranzo dove non sono mancati appetito e buon umore. La lotteria organizzata per
l’occasione è stata grandiosa e ha evidenziato la
bravura delle signore che creano tanti bellissimi e
preziosissimi lavori. Il Recital musicato, sui proverbi
di Mamma Margherita che col suo dialetto ha attuato il sistema preventivo basato sui principi della
Ragione, Religione e Amorevolezza. Sia don Deiana
che gli artisti hanno sottolineato un grande proverbio, sempre di moda: “L’abit a fa nen el frà”.
Auguri a Maria Occhiena, sponsor della giornata, a
tutti i laboratori presenti e anche a quelli che per
svariati motivi non hanno potuto partecipare alla
giornata.
Antonella Canepari
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GIORNATA DEL COOPERATORE 2014
“Per educare un giovane non basta una famiglia
ci vuole un villaggio”
Al mattino, teoria; al pomeriggio, pratica. Così riassumerei, con una sintesi degna di un telegramma, la
Giornata del Cooperatore 2014, che si è tenuta al
Colle Don Bosco il 21 settembre scorso.
La «teoria» del
ne, periferie non solo geografiche, ma anche esistenziali: solitudine, mancanza di affetti, povertà
intellettuale, mancanza di valori. «E ri-
cordatevi – ha concluso “minaccioso” don
Giuseppe – che Dio vi aspetta fuori…». Sì, avete
letto proprio bene: Dio ci aspetta fuori… da Messa,
dai nostri incontri di preghiera, per vedere se dopo
aver incontrato Lui siamo capaci di incontrare e
amare il prossimo che vive nel bisogno.
La «pratica» del pomeriggio è stata una presentazione a più voci. Cooperatrici e Cooperatori si sono
mattino è stata presentata da don
Giuseppe Buccellato, il nostro Delegato Regionale.
Tema: «Raggiungere le periferie oggi». Per sviluppare l’argomento, don Giuseppe ha iniziato a presentare le periferie di Torino al tempo di Don Bosco,
non certo meglio di quelle odierne, se pensiamo
che nella zona detta “Moschino” la polizia non poteva entrare tanta era la malavita. Tra delinquenza,
prostituzione, mancanza totale di igiene, sfruttamento del lavoro minorile in fabbriche dove si vedeva «uno sciame di fanciulli, con la bestemmia ad
ogni momento sulla bocca inconsapevole, smunti,
laceri e sudici av-
alternati per parlare di come, in vari ambiti e «a
modo loro» hanno saputo rispondere al Comandamento «Ama il tuo prossimo come te stesso»: accoglienza di minori a rischio, accoglienza abitativa
in un «condominio solidale» di persone in difficoltà, case-famiglia, formazione professionale di ragazzi e ragazze a rischio dispersione scolastica. Una bella dimostrazione pratica che andare verso le
periferie si può.
Ora sta a ciascuno di noi, insieme agli altri Cooperatori, essere creativi e trovare il modo di rispondere alle esigenze e alle povertà dei giovani di oggi.
volgersi nel fango, battersi l’un
l’altro, ed avviarsi con i piccoli furti, con le piccole
truffe per la via del delitto». È stato anche un modo
per dare coraggio a quanti pensano che
nell’Ottocento fosse più facile lavorare con i giovani
perché la società era ancora cristianizzata. Don Giuseppe è poi arrivato a parlare delle periferie odier-
Claudio Russo
Cento Locale Torino-Sacro Cuore
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Dialogo
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Dicembre 2014
BICENTENARIO
Vai per la città e guardati attorno: il Bicentenario occasione per fare il bene
vita comune, soprattutto nelle periferie - dove ci invita a andare anche Papa Francesco. «Vai per la
città e guardati attorno». Don Bosco potrebbe rivolgere a noi oggi lo
stesso invito che gli rivolse il Cafasso all’alba dell’opera dell’Oratorio.
Esci, da te stesso, dal tuo quotidiano più o meno tranquillo pur con i suoi difetti, e
osserva le povertà che affamano oggi i giovani. Affettività e famiglia, lavoro, etc… Che il Bicentenario
non sia quindi ‘solo’ un
susseguirsi di
eventi e celebrazioni di
qualcosa di
lontano nel
tempo; ma la
riscoperta innanzitutto
da parte nostra - di Don Bosco stesso, della sua spiritualità fatta di una preghiera intima e incessante che alimentava un’azione determinata e fantasiosa nel fare il
bene.
Come Salesiani Cooperatori abbiamo l’opportunità
di ravvivare i nostri Centri; di riconsegnare Don Bosco alle diocesi; di metterci ancora una volta in maniche di camicia per rispondere concretamente
oggi ai bisogni della società.
Come Famiglia Salesiana e Salesiani Cooperatori
del Piemonte e Valle ‘Aosta abbiamo poi
l’opportunità di
accogliere migliaia di pellegrini nei luoghi
di nascita del
carisma.
Noi
che
viviamo
quotidianamente ‘là dove siamo nati’ possiamo aiutare altri a conoscere le loro ‘radici’ e a sentirsi ‘a casa’.
“Cari Salesiani Cooperatori non lasciatevi sfuggire
l’opportunità!” direbbe il nostro fondatore. Ebbene
sì, l’anno bicentenario della nascita di Don Bosco è
innanzitutto una occasione per tutti e per ciascun
membro della Famiglia Salesiana per rilanciare la
propria vocazione e soprattutto diffonderla, perché
chi è contento sente il bisogno di far conoscere le
radici del proprio tesoro di felicità.
Il pellegrinaggio dell’Urna che abbiamo vissuto lo
scorso anno ci ha fatto scoprire attorno a noi una
grande ‘fame’ di Don Bosco. Abbiamo scoperto,
tutt’altro che sopito sotto la cenere, un benefico
fuoco di tradizioni salesiane che attendono di essere nuovamente alimentate per portare nuovi frutti.
Don Bosco viene riconosciuto come ricchezza per la
Chiesa tutta, e non solo per la Famiglia Salesiana, e
tanti manifestano il desiderio di conoscerlo meglio.
E
anche
imitarlo.
Sì, perché
Don Bosco
attrae ancora oggi
per la vitalità. E fa
desiderare
di seguirne le ‘gesta’ adattando all’oggi l’inventiva
della sua carità in favore dei giovani. Il 2015 diventa
così un tempo prezioso per far conoscere il carisma
di San Giovanni Bosco e per scoprire noi stessi in
quali modi egli risolverebbe oggi i problemi della
Dialogo
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Dicembre 2014
Elena Sartor
Cento Locale Torino-Rebaudengo
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CAMMINIAMO CON DON BOSCO
«Tutto nasce da un’Ave Maria»
Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di
Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti
per celebrare la Santa Messa.
Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo
un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
– Non so – gli rispose mortificato.
– Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva
Messa –
– Non so, non l’ho mai servita –.
– Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se
non sai servire Messa, perché vieni in sacrestia? –
ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e
giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
Mentre l’altro se la dava a gambe:
– che fate? – gridai ad alta voce – perché lo picchiate? –.
– Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa –
– Avete fatto male –.
– A lei che importa? –.
– È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di
parlare con lui – il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la
giacchetta
sporca di calce.
Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi
gli hanno detto:
“Quando
sarai a Torino,
vai alla Messa”.
Lui è venuto,
ma non si è
sentito di entrare
nella
chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare
nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano
fare in tanti paesi di campagna. “Gli domandai con
amorevolezza”:
– hai già ascoltato la Messa? –.
– No –.
– Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere –.
Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia
allegra gli parlai: – mio buon amico, come ti chiami?
– Tromlin, Bartolomeo Garelli –.
– Di che paese sei? –.
– Di Asti –.
– Che mestiere fai? –.
– Il muratore –.
– È vivo tuo papà? –.
– No, è morto –.
– E tua mamma? –.
– È morta anche lei –.
– Quanti anni hai? –.
– Sedici –.
– Sai leggere e scrivere? –.
– No –.
– Sai cantare? – il giovinetto, asciugandosi gli occhi,
mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: – no –.
– Sai fischiare? – Bartolomeo si mise a ridere. Era
ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
– Hai fatto la prima Comunione? –.
– Non ancora –.
– E ti sei già confessato? –.
– Sì, quando ero piccolo –.
– E vai al catechismo? –.
– Non oso. I ragazzi più piccoli mi prendono in giro.
– Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad
ascoltarlo? –.
– Molto volentieri –.
– Anche in questo posto? –.
– Purché non mi diano delle bastonate! –.
– Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti
toccherà; quando vuoi che cominciamo? –.
– Quando a lei piace –.
– Anche subito? –.
– Con piacere –.
Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria.
Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà:
“tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto
di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta
intenzione”.
Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce
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Dialogo
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Dicembre 2014
CAMMINIAMO CON DON BOSCO
“per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non
lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo
vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza,
glielo insegna bene. E gli spiega in dialetto (sono
artigiani tutti e due) perché chiamiamo Dio “Padre”.
Alla fine gli dice:
– Vorrei che venissi anche domenica prossima,
Bartolomeo –.
– Volentieri –.
– Ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici –.
Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo
ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del suo
quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico
“che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito.
Tre giorni dopo era domenica. Nella sacrestia
entrarono in nove. Non venivano “alla chiesa di San
Francesco di Assisi”… cercavano Don Bosco.
Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo
Don Bosco inizia così il suo Oratorio. La sua
preoccupazione principale diventano quei ragazzi,
sbandati e senza famiglia, li vedeva “umiliati fino alla
perdita della propria dignità”.
Quando Don Bosco avvicina Bartolomeo Garelli non
è per invitarlo a giocare o a saltare, ma: “vieni ad
ascoltare la Messa, dopo avrò da parlarti di un affare
che ti farà piacere”. Il dopo è una chiacchierata
amichevole, in cui Don Bosco sembra gettare frasi
allegre, mentre invece le sue domande, ben
esaminate, sono un test attento su famiglia, scuola e
Chiesa. Adesso diremo le tre “agenzie” che
dovrebbero collaborare nella crescita di questo
ragazzo. E scopre con dispiacere che “papà e
mamma sono morti”, “non so né leggere né
scrivere”, “non ho fatto la prima Comunione e non
vado al catechismo”.
Immediatamente dopo per Bartolomeo arrivano i
giochi, le passeggiate, le corse, le lotterie, la distribuzione di dolci, la proposta di una scuola domenicale e serale. Ma al centro di tutto rimangono e
rimarranno sempre nell’Oratorio di Don Bosco la
Preghiera, la Confessione, la Comunione.
La parola “Oratorio”, presso Don Bosco, ha tutto il
suo significato: un luogo dove prima di tutto si prega. E il programma che Don Bosco ripeterà fino a
scolpirlo nella testa dei suoi salesiani è condensato
nelle quattro parole che rimangono come pietre
fondamentali della sua opera: “noi cerchiamo di
fare di questi ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani”.
Don Bosco
E Don Bosco, subito, senza attendere un istante, gli
offre l’essenziale del suo Oratorio: la recita di una
Ave Maria e una lezione di catechismo.
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LA BUONA STAMPA
NOVITA’ IN LIBRERIA
CLAUDIO RUSSO, Don Bosco, ragazzo come te,
Elledici, pp. 48.
Un libro-albo a colori per
bambini e ragazzi che vogliono conoscere che cosa
faceva Don Bosco alla loro
età: come giocava, come
studiava, come viveva l'amicizia, la preghiera, l'amore verso il prossimo,
l'umiltà, l'impegno... Dieci
capitoli su altrettanti temi:
ognuno presenta due racconti, alcune domandestimolo per la riflessione,
un'attività e una proposta per l'impegno personale,
giochi linguistici sul tema e disegni per attività manuali.
Destinatari: bambini, ragazzi.
Un invito a scoprire gli
aspetti fondamentali della
spiritualità, del metodo
pedagogico e dell'attività
di San Giovanni Bosco.
Adattabile a un pubblico
molto vasto, utilizzabile
nei ritiri o nelle giornate di
studio, per i curiosi e per
chi si mette alla scuola di
don Bosco.
Destinatari: ragazzi, educatori, animatori.
F. INNOCENTE – E. DEIANA,
Colle Don Bosco e la Basilica di San Giovanni
Bosco,
Elledici-Velar, pp. 48.
D. AGASSO – R. AGASSO – D. AGASSO,
Don Bosco. Una storia senza tempo,
Elledici, pp. 256
Un luogo unico, speciale,
significativo e di una bellezza straordinaria. È qui
che è nato e ha vissuto i
suoi primi anni Giovanni
Bosco. Questa piccola guida ne racconta storia, arte
e spiritualità.
Destinatari: giovani, adulti.
Esce in occasione del bicentenario della nascita
questa nuova biografia di
Don Bosco scritta a sei mani con taglio giornalistico.
La narrazione della vita del
Santo si intreccia con la
storia tormentata della
Torino dell'Ottocento, offrendoci un affresco avvincente di un'epoca e il ritratto reale di un personaggio che ha saputo rivoluzionare con il suo metodo l'educazione dei giovani.
Destinatari: adulti.
VALTER ROSSI, Camminiamo con Don Bosco,
Elledici, pp. 64
Dieci tappe ricche di proposte pratiche e accattivanti,
nuovi fumetti, giochi e lavori di gruppo, testi originali
e brani per l'approfondimento e la preghiera.
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Dialogo
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NOTIZIE DI FAMIGLIA
IN PROGRAMMA
Domenica 8 dicembre 2014
Festa dell’mmacolata
S.Messa In S.Francesco
d’Assisi ore 10,30
Settembre—Novembre 2014
50° Anniversario di matrimonio:
Domenica 14 dicembre 2014
Ritiro in Avvento
a Valdocco
 Berruto Giuseppe e Ronco Caterina, Salesiani
Cooperatori del Centro Locale di Chieri
***************
Sono nati
16-17-18 gennaio 2015
Giornate di Spiritualità della
Famiglia Salesiana a Roma
 Domenico, figlio di Piero Volpe Salesiano Cooperatore del Centro Locale di Ivrea
Domenica 25 gennaio 2015
Consegna dei nuovi PVA
al Colle Don Bosco
 Federica, figlia di Cristina Gagliati e Marco
Gioanni Salesiani Cooperatori del Centro Locale Torino-Agnelli
***************
Sono tornati alla casa del Padre:
Sabato 31 gennaio 2015
Aspiranti — “Promessa” ore 21
a Valdocco
 E’ mancato il marito della Salesiana Cooperatrice Rizzolo Mariarosa del Centro Locale di
Nizza M.to
Domenica 8 febbraio 2015
Famiglie in Cammino
a Bra
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t
a
c
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v
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c
e
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Inv
sito:
Visita il icp.eu
lcoop
www.sa
 E’ mancata la nonna di Laura Colombino, Salesiana Cooperatrice del Centro Locale di Chieri
 E’ mancata la Salesiana Cooperatrice Daghero
Vincenza di anni 96, del Centro Locale di Cumiana FMA
mail.com
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ERIA
Via M
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Cellu
lare:
1015
327.9
2 Tor
9.81.7
ino
Telef
78.
ono.:
0 1 1- 5
2.24.6
Fax: 0
81
1 1 -5 2
.24.68
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Per incontrare la segreteria provinciale dei Salesiani Cooperatori
o il Consiglio Provinciale
si prega di contattare al telefono
o al cellulare per appuntamento
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