CINEMAGIA DELLʼIMMAGINE C’era una volta il Cinematografo... nella collezione Gian Maria Buffatti I Soci di più antica data ricorderanno la Mostra dei Manifesti del Circolo del Cinema celebrativa del Cinquantenario dell’Associazione, allestita al Museo Miniscalchi-Erizzo quindici anni sociali fa, nel marzo del 1997. In tale occasione accanto ai manifesti i visitatori ebbero il piacere di ammirare alcuni rari apparecchi delle origini del cinema, facenti parte di una collezione in progress di proprietà del dott. Gian Maria Buffatti, Socio storico del Circolo del Cinema, che arricchirono l’interesse informativo e culturale dell’esposizione. Questi cimeli, assieme a tanti altri raccolti negli anni con grande passione e certosina pazienza, hanno finalmente trovato la loro giusta collocazione nel “Museo del Cinemagia dell’Immagine” allestito a San Pietro in Cariano, nella magnifica Corte S. Peretto con chiesetta risalente al 1600, appositamente restaurata dalla famiglia del dott. Buffatti, dove moglie, figli, nuore e nipoti sono stati ugualmente interessati e coinvolti in questa entusiasmante impresa. L’edificio consta di diverse sale che ospitano materiali (immagini, disegni, fotografie, macchine), che illustrano il lungo e laborioso cammino che l’immagine proiettata su uno schermo ha fatto nei secoli per diventare spettacolo cinematografico. Dal Teatro delle Ombre Cinesi del 200 a.C., si arriva alle scatole ottiche e agli spettacoli luminosi inventati fra il 1700 e il 1800: il Mondo Nuovo, scatola di legno che mostrava all’interno vedute ottiche con “effetto giorno” ed “effetto notte”, oppure le famose Lanterne Magiche, apparecchi all’interno dei quali una candela o una lampada a petrolio illuminavano una lastra di vetro dipinta a mano. Si passa poi a giocattoli che danno l’illusione del movimento e che furono perfezionati e brevettati nella prima metà dell’Ottocento (il Museo offre la possibilità di sperimentare questi strumenti che creano il disegno animato). Dalla camera oscura alla fotografia animata il passo è breve, e nella seconda metà del secolo scorso Edison mise in commercio il Cinetoscopio Edison, dove una pellicola perforata di 35 mm di larghezza ruota velocemente dando l’illusione del movimento. Basterà ai fratelli Lumière avere la luminosa idea di proiettare le immagini in movimento su di uno schermo per arrivare all’invenzione del Cinematografo (1895) e alle cineprese di inizio Novecento. In alto: Ombre turche. Di fianco: Lanterna Magica (artigianale) della prima metà dell’800. Sotto: Il proiettore Prevost mod. Alfa, in uso fino agli anni ’50 presso la sala parrocchiale “Elios” di S. Eufemia, a Verona. La “Cantina di proiezione” al piano inferiore del Museo ha un sapore antico, non solo per la storia di una struttura architettonica seicentesca, ma anche per la scelta dell’allestimento scenico, che rispetta le caratteristiche delle sale cinematografiche di una volta. Infatti le sedie, la cui fattura - con intelaiatura metallica, sedili e schienale di legno - risale agli anni Venti, sono state recuperate dal Cinema “Elios” di S. Eufemia, salvandole così dal macero. Questo percorso, affascinante e colorato, è bene rappresentato nelle sale del Museo del Cinema, arrivando alle macchine di proiezione del dopoguerra, che chiudono il cerchio magico. Non manca il set cinematografico destinato ai ragazzi delle scuole e, nella sorprendente cantina con le volte a botte attrezzata come sala di proiezione, si possono vedere film muti e sonori in pellicola e in digitale. All’ingresso del Museo fa bella mostra di sé il proiettore Prevost mod. Alfa, che fu usato fino agli anni ‘50 presso la sala parrocchiale “Elios” di Sant’Eufemia, dove anche il Circolo del Cinema nei primi anni di attività andava a presentare i film ai Soci quando la sala del glorioso Supercinema non era disponibile. Un ricordo indelebile nella storia del Circolo è proprio il primo approccio con il Prevost, che avvenne la domenica mattina del 15 febbraio 1948, alle ore 10, allorché sul piccolo schemo della sala apparvero le immagini drammatiche del documentario Western Approaches, che mostrava la battaglia dell’Atlantico sostenuta dai convogli alleati contro le insidie degli U-boot germanici. «Un lungometraggio a colori scrisse il presidente Pietro Barzisa nel catalogo della Mostra del Cinquantenario - che il regista inglese Pat Jackson, allievo della grande scuola documentaristica di John Grierson, aveva girato dal vero nel 1944 con tale sobrietà ed accurata fattura, da meritare di essere incluso tra le più significative testimonianze della seconda guerra mondiale». Il “Museo del Cinemagia dell’Immagine”, collezionegioiello unica sul nostro territorio, è meritevole di essere sostenuto e visitato. (Cines) Ubicato a S. Pietro in Cariano nella Corte S. Peretto, che si apre su piazza Arusnati provenendo da Via delle Ruine, il Museo riserva l’apertura a visite guidate, preferibilmente di piccoli gruppi di persone (max 15), previo appuntamento da fissare telefonando ai seguenti numeri: tel. fisso 045 7701029 oppure cellulare 3472300728. Per l’ingresso si chiede un contributo volontario, come aiuto alla copertura delle gravose spese annuali di gestione e manutenzione.
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