EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 1 EssePiù Anno XXII • Numero 3 • Maggio - Giugno 2013 • ASA - Associazione Solidarietà Aids • Milano Perché la paura? SCRIVI PER ESSEPIÙ CERCHIAMO NUOVI COLLABORATORI PER IL NOSTRO BIMESTRALE. POTETE RACCONTARE UNA VOSTRA ESPERIENZA PERSONALE O SCRIVERE UN ARTICOLO SU UNA NOTIZIA INTERESSANTE CHE RIGUARDA I TEMI DA NOI TRATTATI. GLI SCRITTI VANNO INVIATI ALL’INDIRIZZO EMAIL SEGRETERIA@ASAMILA NO.ORG Ormai tutti pensano che l’Aids non esista più: con le terapie antiretrovirali, sempre più efficaci e meglio tollerate, le malattie opportunistiche che fino agli anni ’90 facevano stragi oggi sono diventate rare, avendo le persone con Hiv in terapia una funzionalità immunitaria praticamente normale. Si ammala chi non assume bene i farmaci (o non li assume del tutto) o chi non ha mai fatto il test e si accorge di essere sieropositivo perché sta male. In questo mondo felice le persone con Hiv, secondo il pensiero comune, vivono tranquillamente la loro vita come se l’infezione non ci fosse: qualche pillola e via. In realtà il problema più grave, la paura, non è per niente archiviato. Se si parla un po’ (con chiunque!) si scopre che la situazione viene molto spesso tenuta nascosta per paura della discriminazione. Non solo. Spesso le persone hanno una paura quasi fobica di contagiare gli altri: ti descrivono le attenzioni che hanno per tenere separato il loro spazzolino da denti da quello della mamma, ti raccontano che hanno paura di tenere in braccio i nipotini, che tengono sotto controllo stretto i loro bicchieri perché nessuno li usi (“non si sa mai…”). Altra paura è quella di ammalarsi: ogni sin- tomo è legato all’Hiv, dal prurito al mal di schiena, come se non ci fossero malanni non necessariamente legati all’infezione. Tanti hanno paura di viaggiare: “chissà che assistenza potrei avere in India…” o di tenere gatti in casa (la famigerata toxoplasmosi che ormai non fa più neanche il solletico). Non dico che essere sieropositivi è una “malattia” come tutte le altre, perché sicuramente dal punto di vista psicologico ha delle sue valenze (e valori) ben precise, ma che le persone con l’Hiv non devono vivere l’infezione come qualcosa che le divide dal mondo, ma come qualcosa che glielo fa vedere in una maniera diversa. Dentro alle persone sieropositive c’è molto spesso più solidarietà, più attenzione a quello che c’è di veramente importante nella vita, ma deve essere fatto un grande sforzo per fare uscire queste potenzialità. E alla fine la paura dei sieronegativi di infettarsi senza aver fatto niente di realmente a rischio si sovrappone alla paura dei sieropositivi di contagiare con i bicchieri… La vita è bella anche con l’Hiv, è un vero peccato sentirsi “meno” rispetto ai sani. La differenza la fa tutto il resto (carattere, interessi, affetti), non la malattia… Massimo Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Milano Pazienti con HIV: l’Italia al primo posto per aspettativa di vita EssePiù Bimestrale dell’ASA Associazione Solidarietà Aids Redazione: Via Arena, 25 - 20123 Milano Tel. 02-58.10.70.84 - Fax 02-58.10.64.90 su Internet http://www.asamilano.org e-mail: [email protected] Iscrizione al Registro della Stampa presso il Tribunale di Milano n.499 del 01.08.1996 Direttore responsabile: Massimo Cernuschi Redazione: Adriana Faggi, Flavio Angiolini, Alessandro Condina. Collaboratori esterni: Roberto Mandelli. Impaginazione: Andrea Porro La responsabilità delle opinioni espresse in questo bollettino è dell’autore. Le opinioni qui pubblicate non costituiscono necessariamente una presa di posizione dell’ASA. La posizione dell’ASA è espressa solo negli articoli firmati con il nome dell’Associazione. Gli articoli qui pubblicati possono essere riprodotti parzialmente o integralmente a patto di citarne la fonte. EssePiù viene stampato con il contributo di AbbVie S.r.l. L’aspettativa di vita di un paziente con infezione da HIV regolarmente in terapia si avvicina sempre più a quella della popolazione generale. Se ne è parlato lo scorso maggio alla V edizione di I.C.A.R. (Italian Conference on AIDS and Retrovirus), dove è stato presentato uno studio internazionale pubblicato nel 2013. Da esso emerge che una corretta adesione alla terapia permette di vivere a lungo. Anche fino a 80 anni. Non solo. Secondo lo stesso studio, l’Italia ha il primato mondiale in tema di aspettativa di vita delle persone sieropositive in terapia antiretrovirale. La ricerca ha esaminato tutti i registri nazionali relativi a infezioni, miglioramenti e decessi dei soggetti in terapia. Dal confronto risulta che non ci sono grandi differenze tra i dati registrati in Francia, Spagna e Germania, mentre la situazione italiana si presenta nettamente migliore. La stessa indagine ha rilevato notevoli cambiamenti nelle abitudini sociali: a differenza degli anni Ottanta, quando il veicolo primario era lo scambio di siringhe infette, oggi la trasmissione dell’HIV è sempre più dovuta a rapporti sessuali (80%). Aumenta anche l’età media dei pazienti, oggi di 30-40 anni, mentre era di 20-30 anni fino al 2000. I pazienti, insomma, stanno invecchiando “naturalmente” e anch’essi, come gli altri, accusano gli acciacchi e le malattie legate all’avanzare dell’età. Il merito di aver migliorato l’aspettativa di vita spetta ai nuovi farmaci che hanno meno effetti collaterali e sono di più facile gestione (trattandosi di poche o una sola pil- lola al giorno). Il tema dell’invecchiamento è stato affrontato anche nel corso di IAS 2013, settima edizione della Conferenza su Patogenesi, Trattamento e Prevenzione dell’HIV, tenutasi a Kuala Lumpur, in Malesia dal 30 giugno al 3 luglio. In questa sede si è ribadito che i farmaci odierni consentono di vivere a lungo e in salute alle persone sieropositive che accedono alle cure e rispondono bene al trattamento. Sono piuttosto le patologie non-AIDS correlate a rappresentare oggi il problema più urgente. Steven Deeks (University of California, San Francisco) ha ricordato che, anche se ben controllata, l’infezione da HIV determina comunque una ridotta funzionalità del sistema immunitario, contribuendo così allo sviluppo di altre patologie. L’HIV è infatti un fattore di rischio per malattie riguardanti cuore, ossa, reni, danni cerebrali e alcune forme di cancro. Molte di queste patologie sono le stesse associate all’invecchiamento, ma in una persona sieropositiva tendono a svilupparsi più precocemente, creando seri problemi sia ai singoli soggetti, sia alle istituzioni sanitarie nazionali, sempre più in difficoltà a mantenere un buon livello di servizi. Per giocare d’anticipo, è necessario assumere farmaci (iniziando al più presto la terapia antiretrovirale) e adottare stili di vita appropriati per arrivare nelle migliori condizioni possibili al giorno in cui sarà scoperta una cura capace di debellare il virus. Fonti: asca.it; IAS 20013 EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 2 Giovani: scarsa informazione su contraccettivi e malattie sessualmente trasmesse Molte ragazze giovani e giovanissime (ben 4 su 10) non usano metodi contraccettivi. E solo 3 su 10 ricevono informazioni corrette sulla sessualità da medici e insegnanti, mentre 7 su 10 si affidano a fonti di dubbia qualità. Questo il risultato dell’indagine condotta in maggio dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), che ha analizzato le abitudini sessuali di oltre mille giovani tra i 14 e i 25 anni. Dalla ricerca emerge che la situazione è peggiorata rispetto al 2010, essendo aumentato del 5% il numero delle giovanissime che affrontano la prima esperienza sessuale senza usare alcuna precauzione, esponendosi al duplice rischio di una gravidanza indesiderata e di contrarre una malattia a trasmissione sessuale. La pericolosa “leggerezza” di tante adolescenti (che causa il fenomeno delle babymamme, prima dei 19 anni) è dovuta a molti fattori, ma secondo i medici che hanno condotto la ricerca, la causa principale è il sistema scolastico italiano, che non prevede l’educazione sessuale come materia obbligatoria (al contrario di quanto accade in altri stati europei). Dello stesso segno è l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che rileva annualmente 340 milioni di nuovi casi di Malattie Sessualmente Trasmesse (MTS). Sul totale delle persone che si infettano, 111 milioni sono giovani sotto i 25 anni di età. Secondo le stime OMS, un adolescente su 20 contrae ogni anno una malattia a trasmissione sessuale, e l’età di insorgenza tende progressivamente ad abbassarsi. Le patologie più comuni sono la sifilide e la gonorrea, un tempo note come “malattie veneree”, ma in forte aumento sono anche diversi altri tipi di infezioni causati da batteri, virus, funghi o parassiti che si trasmettono principalmente per via sessuale. Il fatto che siano colpiti molti giovani e giovanissimi dipende dalla loro scarsa consapevolezza dovuta a insufficiente informazione o a condizioni socio-culturali modeste o disagiate. Più a rischio, in questo scenario, sono le ragazze, che oggi scoprono il sesso molto presto (il 7% già a 13-14 anni) e che hanno naturalmente più facilità a infettarsi (per conformazione fisiologica). Secondo Susanna Esposito, Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, molte di loro non sanno che anche attraverso un singolo rapporto si può contrarre una malattia trasmessa sessualmente. E il rischio aumenta per chi ha rapporti con partner diversi, soprattutto se occasionali. La più temibile tra le MTS è indubbiamente l’infezione da HIV, ma disturbi importanti sono causati anche dalle altre patologie, come la gonorrea, l’infezione da chlamydia, la candida, il trichomonas, l’herpes genitale e il papilloma virus. Per contenere i rischi, le istituzioni di tutti gli stati dovrebbero predisporre strumenti di informazione e di educazione sessuale efficaci, in grado di far capire ai giovani l’importanza della prevenzione, e in particolare del preservativo, che resta per ora il mezzo più efficace per evitare di essere contagiati dal virus HIV e dalla maggior parte delle altre malattie a trasmissione sessuale. Fonti: www.quotidianosanita.it; www.pharmastar.it USA, allerta per una malattia sessuale paragonabile all’Aids Una nuova minaccia sta preoccupando gli infettivologi statunitensi. Si tratta di una forma di gonorrea altamente resistente agli antibiotici, che può minacciare gravemente la salute pubblica. In un’intervista rilasciata alla NBC, il medico naturopata Alan Christianson ha affermato che il batterio responsabile della malattia potrebbe avere effetti ancora più gravi dell’HIV. L’allerta è stata confermata dal Dr William Smith, direttore della Coalizione statunitense per le malattie a trasmissione sessuale, che ha parlato di “situazione di emergenza”. Il batterio incriminato è il ceppo di gonorrea HO41, che non risponde agli antibiotici ed è molto più aggressivo dell’HIV. La malattia si trasmette attraverso il rapporto sessuale non protetto ed essendo asintomatica è difficile da diagnosticare nelle prime fasi. Ma se il trattamento non avviene nello stadio iniziale può causare importanti infezioni all’apparato genitale o infertilità, cancro e complicazioni cardiocircolatorie. Data la sua aggressività, il ceppo HO41 è stato inserito nella lista dei “superbatteri” e non sarà facile trovare il modo per debellarlo in tempi rapidi. Non a caso per la ricerca di un antibiotico mirato e per avviare campagne di informazione pubblica, il Dr Smith ha chiesto al Congresso degli Stati Uniti di investire 54 milioni di dollari. In attesa di un super-antibiotico all’altezza della situazione, gli esperti raccomandano ai cittadini USA di prestare particolare attenzione alla profilassi. La redazione Invalidità civile: molti non la chiedono per paura di scoprirsi Il timore del pregiudizio è ancora forte. Tanto che qualcuno preferisce rinunciare al riconoscimento di invalidità civile pur di non rendere nota la propria malattia. È questa la constatazione di INCA CGIL, che si occupa di assistenza fiscale e da molti anni assiste le persone sieropositive nell’iter burocratico necessario per ottenere il riconoscimento di invalidità. Come ha spiegato in un’intervista Salvatore Marra, responsabile dell’Ufficio Nuovi Diritti della Cgil Roma e Lazio, molte persone hanno paura di far sapere al datore di lavoro la patologia di cui sono affette, forse temendone le conseguenze sul piano professionale. Chi è restio non si sente rassicurato nemmeno dal fatto che la legge prevede la possibilità di presentare documentazioni in cui viene oscurato il codice identificativo della patologia. La paura dello stigma induce a non fidarsi e a rinunciare ai diritti previsti dalle norme. Per chi invece porta avanti la richiesta, le valutazioni tengono conto dei diversi aspetti che vengono influenzati dalla terapia. Tra questi, lo stato psicologico del soggetto e il tipo di mansione ricoperto. Chi ha una percentuale di invalidità superiore al 46%, se disoccupato, può iscriversi nelle liste speciali per l’inserimento lavorativo in base alla legge 68, mentre se è occupato serve una percentuale superiore al 60%. Chi supera il 50% ha diritto a 30 giorni di congedo supplementare per cure. Con oltre il 74% e in particolari condizioni di reddito si ha diritto a un assegno mensile, mentre al di sopra del 75% si ha diritto a un aumento della pensione. Infine con il 100% di invalidità si ha diritto a una pensione vera e propria. Il basso numero di domande di invalidità, comunque, non è solo da attribuire alla reticenza di chi non vuole uscire allo scoperto: l’efficacia delle odierne terapie fa diminuire il numero delle cellule CD4, su cui ancora oggi si basa il criterio di valutazione di invalidità. Ma le tabelle tuttora in uso sono del 1992 e non sono più adatte a misurare correttamente il danno causato dal virus HIV. Fonte: Anlaids ByMail n. 50, maggio 2013 EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 3 Diventare un genitore positivo: opzioni riproduttive per le persone con HIV Poiché i miglioramenti nella terapia antiretrovirale continuano a estendere la durata della vita, come pure a migliorarne la qualità, sempre più persone HIV positive sperano e pensano di diventare genitori. Negli Stati Uniti circa tre quarti dei sieropositivi sono in età riproduttiva, e diversi studi recenti hanno dimostrato che una diagnosi di HIV fa poco per smorzare il desiderio di avere un figlio. In base allo studio, i soggetti HIV positivi in età riproduttiva che in futuro vogliono avere un bambino sono tra il 25% e il 45%, a fronte del 35% che si riscontra nella popolazione generale. I dati più recenti in materia di HIV ed età fertile darebbero agli aspiranti genitori un sacco di motivi per essere ottimisti. Con una terapia ottimale durante la gravidanza e il parto, il rischio di avere un bambino infettato dall’HIV scende a meno dell’1%. Recenti studi su donne in gravidanza in HAART suggeriscono che la gravidanza non accelera la progressione della malattia da HIV, e in qualche caso può addirittura rallentarne la progressione. E per le coppie sierodiscordanti, i progressi nella tecnologia di riproduzione assistita possono aiutare a raggiungere il concepimento con il minimo rischio di trasmissione del virus al partner sieronegativo. Nonostante questi promettenti dati, comunque, le persone con HIV devono affrontare sfide importanti sulla strada della maternità/paternità, tra cui il biasimo e la resistenza fra gli operatori sanitari e il pubblico in generale. «C’è sicuramente un grosso gap tra le persone con Hiv che vogliono procreare e la realtà», ha detto Deborah Cohan, direttore della Bay Area Perinatale Centro AIDS (BA-PAC) presso l’Università di California a San Francisco. Secondo un sondaggio online condotto nel 2007 da amfAR, Fondazione per la ricerca sull’AIDS, solo il 14% degli americani tra i 18 ei 44 anni credono che le donne sieropositive dovrebbero avere figli, nonostante la terapia antiretrovirale per prevenire la trasmissione da madre a figlio. Un terzo degli americani ha detto che se una donna sieropositiva decidesse di rimanere incinta, non approverebbero la sua decisione. Sebbene nessuno abbia pubblicato un analogo sondaggio sul personale sanitario, una recente ricerca mette in evidenza la necessità di una più aperta e non giudicante discussione su HIV e maternità. In uno studio su 181 donne HIV positive in età riproduttiva solo il 31% aveva discusso i propri personali e futuri progetti di riproduzione con il personale sanitario. Di tali discussioni, il 64% era stato avviato dalla donna stessa, non dal personale sanitario. «Questa è in realtà la migliore delle ipotesi su ciò che sta accadendo nel nostro Paese», ha detto Sarah Finocchario-Kessler, ricercatrice HIV presso l’Università del Kansas e co-autrice dello studio sulla comunicazione con il personale sanitario. «Tenete presente che questo studio è stato fatto in un ospedale universitario, dove c’erano persone che sostengono realmente questo tipo di discussioni». Finocchario-Kessler ha aggiunto che gli operatori sanitari nelle cliniche più piccole sono anche meno disponibili nel proporre opzioni per le pratiche riproduttive. Gli specialisti di malattie infettive possono non fare domande circa la pianificazione familiare, come pure i ginecologi o gli specialisti in fertilità possono non avere familiarità con le caratteristiche dell’HIV. Quando una persona con HIV ha il coraggio e l’iniziativa di intavolare una discussione circa l’intenzione di una gravidanza, potrebbe accadere che alcuni medici non siano quindi pronti a discutere questo argomento. «Anche tra gli assistenti sanitari che hanno rispetto per il diritti alla gravidanza di pazienti HIV, ci si può trovare di fronte a persone che non sono a proprio agio con la consulenza prenatale», ha detto Glenn Wagner, studioso del comportamento della RAND Corporation, che ha focalizzato la questione con medici delle cliniche di Los Angeles specializzate in HIV. «Una parte di loro perché si sentono impreparati o male addestrati a fare questo tipo di consulenza. E per le incertezze sui rischi, evitano l’argomento». Le persone che vivono con l’HIV e che sperano di diventare genitori possono tentare di trovare in modo indipendente le informazioni sulle loro opzioni riproduttive e quindi cercare uno specialista esperto che li consigli. Questo articolo tratta alcune delle più recenti ricerche su come l’HIV colpisce la fertilità maschile e femminile, le opzioni per prevenire la trasmissione del virus a neonati e a partner negativi, e come la gravidanza può influenzare la progressione dell’HIV. HIV E FERTILITÀ: UNA DOMANDA COMPLICATA. Determinare il rapporto tra sieropositività e fertilità non è un compito facile. La maggior parte dei dati proviene da studi basati sulla popolazione eseguiti in paesi con risorse limitate e con alta presenza di HIV. In questi paesi, l’infezione da HIV sembra abbia un forte effetto sulla fertilità. Per esempio, una relazione sulla fertilità delle Nazioni Unite del 2002, ha esaminato 8 studi basati sulla popolazione di 6 nazioni e ha evidenziato una diminuzione tra il 25% e il 40% di fertilità nelle donne HIV positive rispetto alla popolazione in generale. Ogni punto percentuale di donne HIV positive in età riproduttiva abbassa dello 0,4% il tasso di natalità complessivo di un paese. Gli studi basati sulla popolazione non raccontano però tutta la faccenda, perché non riescono a distinguere tra cause comportamentali della diminuzione di fertilità, come il minor numero di incontri sessuali o maggiore uso del preservativo, e cause mediche, come ad esempio problemi di sperma o di ovulo. Dato che molti comportamenti che prevengono la trasmissione del dell’HIV prevengono anche la gravidanza, è difficile estrapolare quanto il calo della fertilità osservato sia direttamente causato dal virus. Molti dei primi studi sulla fertilità hanno anche omesso di distinguere tra infezione asintomatica da HIV e la progressione verso l’AIDS. Diverse infezioni opportunistiche AIDS correlate possono colpire l’apparato riproduttivo e compromettere la fertilità; la malattia in fase avanzata è stata anche collegata a disturbi del ciclo mestruale nelle donne e alla diminuita produzione di spermatozoi negli uomini. Ma per quanto riguarda le persone sane che vivono con l’HIV, essere sieropositivi significa avere più difficoltà a concepire? «Ci sono alcuni dati che indicano che l’HIV può avere un impatto negativo sulla fertilità - ha detto Cohan, - ma la maggior parte degli studi ha esaminato specificamente uomini non trattati. E’ più semplice va- EssePiù • ANNO XXII • NUMERO 3 • MAGGIO - GIUGNO 2013 • 3 lutare gli uomini, perché basta fare un esame dello sperma, mentre è più complicato valutare la fertilità in una donna». HIV E FERTILITÀ FEMMINILE La capacità di una donna di rimanere incinta dipende da una complessa interazione di ormoni e di anatomia. Le ovaie ogni mese devono rilasciare al momento giusto un ovulo maturo (ovulazione) che deve essere in grado di arrivare all’utero attraverso canali aperti chiamati le tube di Falloppio. Il rivestimento dell’utero deve quindi permettere all’ovulo, una volta fecondato, di radicarsi in esso, in un processo chiamato “impianto”. Che l’HIV abbia un effetto diretto sulla fertilità femminile o no, è un argomento di discussione tra i ricercatori e alcuni pensano che il virus possa incidere in molti dei passaggi sopra descritti. Per esempio, uno studio su 130 donne sieropositive che volevano concepire, ha rilevato che oltre il 25% aveva un blocco nelle tube di Falloppio, che avrebbe potuto impedire a un ovulo fecondato di raggiungere l’utero. Queste cosiddette occlusioni tubariche potrebbero essere un effetto diretto del virus HIV, forse causate da infiammazione, o potrebbero essere correlate ad altra infezione del tratto genitale, come la chlamydia o la gonorrea. Le donne sieropositive sono a più alto rischio di contrarre infezioni del tratto genitale, fattore che rende difficile separare gli effetti dell’HIV dagli effetti di altre infezioni. Le donne che vivono con l’HIV segnalano anche un’incidenza superiore alla media di irregolarità mestruali, inclusa l’amenorrea prolungata, o assenza del ciclo per più di sei mesi. Non avere un ciclo normale spesso indica che una donna non sta ovulando e che potrebbe avere difficoltà a rimanere incinta. Anche in questo caso, tuttavia, i ricercatori non sono sicuri se la più alta incidenza di amenorrea è dovuta agli effetti diretti del virus o a concomitanti fattori, come l’abuso di sostanze, alti livelli di stress o basso peso corporeo, che sono più comuni nelle donne HIV positive rispetto alla popolazione generale. Uno studio su 55 donne sieropositive con ciclo mestruale regolare, ha evidenziato un livello normale di estrogeni e progesterone, che sono importanti per favorire la gravidanza. Questo suggerisce che l’HIV può non avere effetto diretto sugli ormoni, almeno tra le donne che hanno cicli regolari. Dati recenti mostrano che, una volta in gravidanza, le donne HIV positive in buona salute hanno circa lo stesso rischio di aborto spontaneo delle donne HIV negative. Negli Stati Uniti, circa il 15-20% di tutte le gravidanze terminano in aborto spontaneo, anche se il vero tasso di interruzione della gravidanza può essere più alto perché molte donne abortiscono prima di sapere di essere incinte. Uno studio su 352 gravidanze tra le donne HIV positive ha trovato un tasso di aborto spontaneo del 24%, simile al tasso di aborto spontaneo in donne HIV negative. Questo dato è in contrasto con precedenti ricerche (svolte prima che le donne incinte fossero in HAART), che mostravano un aumento della probabilità sia di aborti spontanei sia di aborti pianificati tra le donne con HIV. (Parte 1 - continua) Hadley Leggett, BETA, 2011; traduzione a cura di Gianluca EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 4 Un nuovo progetto di Asa finanziato da BNP Paribas Security Services Il progetto messo a punto da ASA per concorrere al bando lanciato a inizio anno dal Gruppo Bancario internazionale è risultato interessante e convincente e si è quindi aggiudicato il finanziamento messo in palio da BNP Paribas. “Essere donna: dentro e fuori” (questo il titolo dell’iniziativa proposta) prevede un ciclo di interventi presso il reparto femminile di San Vittore. Un percorso che riprende in modo più articolato un’attività già svolta dall’associazione all’interno del carcere milanese. «Da vent’anni - spiega la psicologa Alessandra Bianchi, responsabile del progetto. - la nostra associazione opera con Ekotonos nella casa circondariale, sviluppando iniziative che tendono a valorizzare le risorse e le competenze delle persone detenute. L’ambito di cui ci siamo sempre occupati per missione istituzionale è l’informazione e la prevenzione dell’HIV/Aids, che ha riguardato principalmente i reparti maschili del III e VI raggio. Negli anni 20092011, però, abbiamo organizzato un ciclo di incontri anche nella sezione femminile con il progetto “Mente libera in corpo sano”, finanziato dalla Regione. Forti di questa esperienza, abbiamo voluto riprendere il discorso avviato in precedenza, estendendo le aree educative da affrontare e coinvolgendo nuove figure professionali che potessero avere un impatto ancora più forte che in passato. Il concetto fondamentale che intendiamo trasmettere con questa iniziativa è che solo avendo cura di sé si può migliorare e andare avanti». Gli incontri programmati (già iniziati al momento di andare in stampa) si svolgeranno due volte alla settimana nei mesi di giugno e luglio 2013. La partecipazione delle detenute è su base volontaria e l’adesione prevista è di circa venti partecipanti. Diversi i professionisti coinvolti (quasi tutti volontari): uno psicologo parlerà di violenza domestica e dell’essere vittima o autore di bullismo e di stalking, mentre un altro psicologo insegnerà alcune tecniche di rilassamento; il ginecologo tratterà di salute femminile e di sessualità, di contraccettivi e di maternità consapevole; l’avvocato affronterà il tema dei diritti e doveri della donna come madre e moglie, ma anche come detenuta e/o immigrata; l’assistente sociale presenterà gli strumenti socio-assistenziali presenti sul territorio e le conoscenze basilari per elaborare le pratiche pensionistiche. Ci sarà anche un esperto di primo soccorso e di soccorso pediatrico, che presenterà esempi di situazioni di emergenza, e delle infettivologhe che tratteranno problemi igienico-sanitari comuni (come pidocchi, prevenzione di epatiti, virus, funghi ecc) spiegando come comportarsi e quali “buone pratiche” adottare. Uno specialista di curriculum, infine, insegnerà alle detenute come presentarsi per un possibile lavoro quando avranno scontato la pena e dovranno reinserirsi nella vita civile. Un incentivo a guardare avanti con spirito positivo e strumenti adeguati. Per valutare le aspettative delle detenute e l’efficacia del progetto sono previsti appositi questionari all’inizio e alla fine degli incontri, oltre a un test di verifica sul livello di autostima delle partecipanti. La speranza degli organizzatori è che si instaurino dinamiche positive tra operatori e utenti, creando un’atmosfera coinvolgente capace di lasciare una traccia nella vita delle detenute. In tempi di crisi economica e di contrazione del sostegno alle iniziative di solidarietà, una nota di merito va riconosciuta a chi, come BNP Paribas, mantiene vivo l’impegno in campo sociale. «Il nostro gruppo bancario spiega Alberto Pezzotti, account manager della Divisione Securities Services - è presente in 80 paesi ed è in Italia da 40 anni. In ogni contesto in cui ha sedi e filiali, il Gruppo ha sempre dedicato grande attenzione al sociale, sia in occasione di eventi drammatici, come il terremoto in Abruzzo e in Emilia Romagna, sia rispetto all’educazione e alla promozione di interventi volti a migliorare la vita dell’intera comunità o di specifiche categorie svantaggiate». Pezzotti ha anche spiegato la motivazione per cui è stato selezionato il progetto di ASA. «Con il finanziamento messo in palio - ha detto - si intendeva premiare una proposta di tipo educativo capace di migliorare la qualità della vita dei soggetti a cui si rivolgeva. Il progetto “Essere donna: dentro e fuori” è stato molto apprezzato soprattutto per il focus posto sulla “persona” e sull’obiettivo di “rafforzare l’autostima”, partendo dalla situazione e dai bisogni delle detenute e offrendo loro strumenti psicologici e pratici per aiutarle a guardare oltre le sbarre, ossia oltre la fase attuale della loro esistenza. Trattandosi di educazione in carcere, la proposta è anche stata considerata particolarmente coraggiosa e ricca di potenzialità». Il coinvolgimento della banca, osserva infine Pezzotti, non si è limitato alla semplice elargizione dei fondi: i responsabili italiani hanno anche presentato agli addetti della Divisione milanese l’attività di ASA riguardo alla prevenzione/informazione su HIV e Aids e hanno messo a disposizione del progetto le competenze specialistiche di tre dipendenti, che terranno altrettanti incontri con le detenute. Grecia, diritti civili negati alle “categorie a rischio” Il 26 giugno 2013, il nuovo ministro della Salute, Adonis Georgiadis, ha riportato in vigore un regolamento varato nel 2012 che autorizza la polizia a trattenere prostitute, tossicodipendenti o migranti privi di documenti e a sottoporli al test obbligatorio per l’HIV o per altre malattie infettive. Il regolamento in questione (n. GY 39A) afferma che saranno necessari esami sanitari obbligatori, e anche l’isolamento e il trattamento forzato per le malattie infettive che rappresentano un rischio per la salute pubblica, come l’influenza, la tubercolosi, la malaria, la poliomielite, la sifilide, l’epatite e altre infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’HIV. Per il collaudo della norma sono indicate alcune categorie di persone: chi fa uso di droghe per via endovenosa, lavoratori del sesso, migranti privi di documenti provenienti da paesi dove tali malattie sono endemiche e chi vive in condizioni che non soddisfano le "norme minime" di igiene (compresi, quindi, i senzatetto). Le misure previste sono l’isolamento, restrizioni di quarantena, il ricovero e il trattamento. Immediata la reazione di Human Rights Watch, di UNAIDS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che hanno preso posizione contro il test HIV obbligatorio e l’isolamento o la quarantena delle persone sieropositive perché incompatibili con gli standard dei diritti umani e dei principi di salute pubblica. Per chi non avesse seguito la notizia in passato, ricordiamo che nel 2012, dopo la prima approvazione del regolamento, decine di donne, presunte lavoratrici del sesso risultate positive al test HIV obbligatorio, sono state arrestate con l’accusa di aver causato intenzionalmente lesioni personali gravi facendo sesso non protetto con i clienti. La polizia e i media hanno perfino pubblicato i loro nomi, con tanto di fotografie e cartelle cliniche. Molte di loro sono state detenute in attesa di giudizio per mesi prima di essere assolte dai tribunali. Uno scenario desolante che dimostra come sia sempre necessario mantenere alta l’attenzione sui diritti civili, anche quando sembrano acquisiti una volta per tutte. La redazione A. Faggi Notizie dal Mondo della ricerca HPV A cura di M. Cernuschi dultegravir è più efficace di raltegravir sull'azzeramento di HivRna (71% verso 64%). In uno studio effettuato in Costa Rica è stato osservato che in un gruppo di persone vaccinate per Hpv a quattro anni di distanza la prevalenza dell'infezione da Hpv a livello orale era nettamente inferiore nel gruppo dei vaccinati. Dato che non ci sono dati sulla presenza del virus in queste persone prima della vaccinazione, non si può dire con certezza che il vaccino abbia eradicato Hpv dal cavo orale, ma che è molto probabile che sia successo. La percentuale di resistenza a Nnrti in persone con Hiv naive (mai state in terapia) è salita negli ultimi anni negli usa (da 8% a 9%) e nei Paesi europei più piccoli, come Grecia e Portogallo (da 5% a 13.7%). Nei paesi europei più grandi è rimasta stabile sul 5%. DOLUTEGRAVIR In una recente metaanalisi degli studi pubblicati sulla fragilità ossea viene indicato che l'infezione da Hiv è associata ad un modesto aumento del ri- Lo studio Sailing ha stabilito che a 48 settimane RESISTENZA A NNRTI FRATTURE EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 5 Il trattamento dell'HIV nei bambini Alla 7° Conferenza dell’International AIDS Society (IAS 2013), gli esperti di pediatria hanno lanciato un appello teso a incrementare gli sforzi per estendere la diagnosi precoce nei bambini e a mettere a punto farmaci che siano più facili da assumere per i piccoli pazienti. Le nuove linee guida OMS raccomandano che tutti i bambini al di sotto dei cinque anni inizino immediatamente il trattamento. La stessa raccomandazione riguarda anche i bambini di età uguale o superiore ai cinque anni con una conta dei CD4 inferiore alle 500 cellule per mm3. La difficoltà maggiore per il trattamento precoce dei bambini consiste nella mancata diagnosi dell’infezione nelle prime settimane dopo la nascita. Secondo gli esperti, un enorme passo avanti per aumentare le diagnosi sarebbe l’introduzione dei test diagnostici per l’HIV all’interno dei centri di vaccinazione, dove oltre l’80% delle madri dell’Africa sub-sahariana porta i figli. Positivo sarebbe anche un miglioramento dei sistemi informativi sanitari, dato che una mancata diagnosi di un bambino può essere dovuta al fatto che non ne è stata segnalata l’esposizione al virus. Una maggiore integrazione tra servizi di cura per bambini e quelli per adulti, con più personale specializzato in cure pediatriche, potrebbe consentire un incremento del numero di bambini che iniziano le terapie anti-HIV. Nei paesi a basso e medio reddito ci sono due milioni di bambini già eleggibili per il tratta- mento che ancora non lo ricevono e, con le nuove linee guida, se ne aggiungeranno altri 750.000. Per avvicinare sempre più persone al test e al trattamento, sarebbero utili interventi a livello locale di sensibilizzazione e informazione su infezione, sintomi e trattamento. Molti genitori, infatti, non sanno che i loro figli possono aver contratto l’HIV anche se ancora non mostrano segni di malattia. In tema di trattamento pediatrico dell’HIV, gli esperti hanno anche convenuto che, per stimolare l’entrata in terapia, sarà fondamentale sviluppare nuovi farmaci pensati appositamente per i bambini. Non tutti gli antiretrovirali, infatti, sono disponibili in formulazioni adatte; molti sono difficili da assumere; e inoltre non ci sono combinazioni a dosi fisse per il trattamento pediatrico. A tale proposito sono già allo studio nuove formulazioni che si spera siano autorizzate entro il 2015. Come ha detto il dott. Marc Lallemant, responsabile del programma pediatrico dell’organizzazione Drugs for Neglected Diseases Initiative, per tradurre in pratica le raccomandazioni delle linee guida OMS e ottenere risultati in termini di accesso al trattamento, sarà necessario tutto il sostegno possibile da parte di associazioni benefiche, agenzie di controllo nazionali e internazionali, programmi HIV nazionali, società civile e delle stesse persone sieropositive. Fonte: IAS 2013 (Report Lila) Una miniserie mette in scena storie di discriminazione È stata lanciata a fine giugno la miniserie intitolata “VIRUS 4”. Lo ha annunciato Rosaria Iardino, Presidente Onorario di NPS Italia, nel corso dell’evento “Donne & HIV - Una questione di genere”. VIRUS 4 comprende diversi cortometraggi che raccontano casi di discriminazione verso le persone sieropositive nelle strutture sanitarie. Una discriminazione ancora diffusa nonostante la Legge 135 del 1990 (che prescrive norme, comportamenti e precauzioni universali) e le successive circolari ministeriali (l’ultima del maggio 2013 sulla discriminazione nei luoghi di lavoro). I cortometraggi programmati (“corti video”) sono il risultato conclusivo di un corso di formazione denominato “Verso Relazioni Positive”, rivolto in origine agli operatori socio-sanitari degli ospedali e dei servizi territoriali. L’dea di avviare azioni formative è nata dall’osservazione dirette e dai vissuti reali di pazienti con HIV, che hanno segnalato le loro esperienze all’associazione di pazienti NPS Emilia Romagna. Il nuovo progetto punta ad avere una diffusione su scala nazionale ed è sostenuto da diversi enti tra cui la Direzione Generale Assistenza Ospedaliera di Ravenna, il SerT di Faenza e la Commissione Aids provinciale, mentre ai finanziamenti contribuisce la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. I corti, realizzati dal regista Andrea Pedna hanno un taglio ironico e sarcastico, da sketch-comedy: i vari casi di “cattivi comportamenti” vengono narrati attraverso un uso particolare della macchina da presa, che diventa lente d’ingrandimento ed evidenzia archetipi e stereotipi. Nessuna volontà di critica né di giudizi o sentenze, ma una buona dose di ironia e di autoironia, per ridere di se stessi, di un certo malcostume e delle disavventure quotidiane in cui capita di imbattersi. Il tutto con lo spirito più ... politicamente scorretto possibile. La parola virus, si è detto alla presentazione, è un termine latino che significa tossina, veleno. E velenose sono le gag inserite nei “corti”. Il virus, inoltre, è qualcosa che contagia, perciò anche la visione dei filmati dovrà essere “contagiosa”, in modo da attirare un folto pubblico che, tra un sorriso e una risata, avrà modo di riflettere sulla discriminazione. Fonte: NPS Emilia-Romagna ONLUS schio di frattura. Deve quindi essere rivolta una grande attenzione a questo fattore (screening periodici, specialmente in pazienti >50 anni) nel follow up dell'infezione da Hiv. CLAMIDIA La Clamidia inizia ad avere una diffusione importante all'interno della comunità gay. L'abbassamento della guardia rispetto alle pratiche di sesso protetto sta producendo un'epidemia di infezione provocata da questo microorganismo. I sintomi sono come quelli del classico scolo (bruciore e perdite di pus dall'uretra o dall'ano) causato da un batterio chiamato Neisseria gonor- rheae, anche se forse meno evidenti, specialmente per quanto riguarda l'infezione uretrale. Consigli: il sesso sicuro innanzitutto. Ai primi sintomi/bruciori consultare il proprio medico e quindi avvisare, se noti, i partner sessuali. MENINGITE Nel corso degli ultimi sono stati registrati diversi casi di meningite da Neisseria meningitidis (un batterio della “famiglia” di Neisseria gonorrheae che provoca il cosiddetto scolo) in uomini gay, alcuni dei quali deceduti. L'infezione si trasmette normalmente per via aerea in posti chiusi e affollati, di solito scuole, caserme, mezzi pubbli- UNA BUONA OCCASIONE PER LE AZIENDE ANCHE IN TERMINI FISCALI Perché tenere FONDI DI MAGAZZINO o PRODOTTI DI SECONDA SCELTA ad ammuffire in deposito? Meglio donarli ad ASA Onlus, che li metterà in vendita al Basar, mercatino organizzato ogni mese come fonte di finanziamento per l’associazione. Le donazioni alle Onlus aggiungono un plus all’immagine aziendale e consentono di usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge. I prodotti possono essere consegnati nella nostra sede di via Arena 25 a Milano dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, oppure possiamo concordare il ritiro al vostro domicilio. Per informazioni e accordi telefonare al numero 02/58107084 dalle 10 alle18 ci e può essere rapidamente mortale. In questi casi la trasmissione è avvenuta all'interno di locali gay. Ci sono stati anche diversi casi di proctite dovuta allo stesso batterio, dimostrando che può essere trasmessa anche attraverso sesso non protetto (bocca-genitali). Non si tratta di una vera e propria epidemia, ma le autorità sanitarie hanno diffuso dei comunicati che invitano i medici a segnalare prontamente i casi di meningite. Per il momento si può giusto consigliare di evitare rapporti non protetti. La vaccinazione esiste, ma è consigliata in caso di vere e proprie epidemie o lavori a rischio. EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 6 Scritture IL MONDO DELLE CHAT: VERE OPPORTUNITÀ O SOLO FANTASMI? “Ciao”. Il più delle volte si comincia così, con un bel ciao. Senza aggiungere altro. Chi riceve questo messaggio capisce. Capisce che c’è un certo interesse nei propri riguardi da parte di chi ha scritto quel ciao. Inoltre è un modo prudente, oltre che conciso, di tentare un approccio. In questo modo chi lancia il saluto per primo non si sbilancia troppo. Un semplice saluto non vuol dire aver perso la testa per un tipo solo per aver dato una sbirciatina alle sue foto. E’ solo un modo per avviare una semplice chiacchierata. Senza impegno. Anche se i più arditi a volte osano aggiungere un grazioso: come va? Oppure: sembri carino. Sto parlando di uno dei cento modi di interpretare e usare uno strumento di comunicazione e socializzazione chiamato chat. Chat è parola inglese che vuol dire semplicemente: chiacchierata. Quindi chi “chatta” (storpiatura italiana del verbo inglese to chat), lo fa, ufficialmente, per chiacchierare. Naturalmente, nei fatti, ciò non è sempre vero. Il senso spesso è un altro. Ma qui bisogna distinguere tra un social forum usato per parlare, condividere, discutere, e una chat usata per abbordare, rimorchiare, “cuccare”. Tutte queste cose si fanno grazie alla rete. Mentre scrivo sono consapevole di essere non davanti a una semplice macchina da scrivere, ma dentro la rete: sto cioè navigando; e mentre uso un programma di scrittura mi servo di siti di informazione come Wikipedia e altri, consulto a più riprese la mia posta elettronica e rispondo ai messaggi degli amici di Facebook. Mi trovo immerso nella rete, interconnesso con altri siti Web di cui ignoro l’esistenza, ma che sono lì a mia disposizione, pronti a elargire i loro servizi e a scodellarli istantaneamente sullo schermo del mio PC, se solo decidessi di premere il dito su un certo tasto. Questo succede a me come ad altre centinaia di milioni di utenti nel mondo interconnessi tra loro in questo istante attraverso il loro computer. Si tratta di una rivoluzione tecnologica e sociologica, di cui modestamente il nostro picchiettare sulla tastiera fa a suo modo parte. Ho parlato di connessione, ma si potrebbe parlare anche di “sconnessione” se pensiamo a quel senso di alienazione che ci prende a volte quando passiamo molto tempo a navigare “dentro” il nostro pc. Per sconnessione qui intendo l’essere (o sentirsi) estraniati dalla realtà. Anche se a volte è in discussione ormai lo stesso concetto di realtà, come se questo fosse qualcosa di diverso rispetto alla cosiddetta realtà virtuale. La domanda su cosa sia reale e cosa sia virtuale è forse un po’ prematura, ma non deve essere lontano il tempo in cui il reale e il virtuale non saranno più così distinti. Il conflitto tra il reale e il virtuale trova una sua manifesta (e a volte comica) espressione nei siti di incontri on-line, le cosiddette chat. Come tutti sanno, ciò che viene pubblicato, dichiarato, mostrato in una chat spesso è solo parzialmente vero. Le fotografie possono essere vecchie di tre, cinque o dieci anni; il profilo in cui l’utente dichiara le sue preferenze, i suoi orientamenti e i suoi tratti caratteriali è spesso pieno di informazioni vaghe se non infondate e contraddittorie o addirittura velleitarie; si sprecano le promesse di serietà e di onestà, spesso del tutto smentiteal momento dell’incontro: solo in quel momento, quando ci si vede in carne e ossa, si saprà la verità, ammesso che ce ne sia una. A questo punto gli incontri possono rivelarsi delle perdite di tempo, oppure concludersi in piacevoli serate, colloquiali o intime, subito dimenticate, oppure possono persino dare l’avvio a relazioni durature, cosa quest’ultima di cui sono personalmente testimone. Quindi il bilancio non è univoco, anche se, a detta di alcuni, internet è uno strumento adatto e usato spesso da persone con qualche problema di timidezza. Dietro il video, camuffate dentro foto improbabili, prodighe di parole edificanti e insincere, di informazioni campate in aria, nella sorvegliata solitudine della loro cameretta, queste persone si possono nascondere (letteralmente nascondere) perché incapaci di intrattenere normali relazioni interpersonali, quasi fossero fantasmi della rete. E la sensazione che le chat siano luoghi abitati da fantasmi, avvertita a volte dopo interminabili performance puramente discorsive, non è molto gradevole. Sarà per questo che alcuni preferiscono, dopo qualche battuta chiarificatrice, imporre un incontro ravvicinato entro un’ora o due al massimo, per non perdere tempo e cogliere in pochi attimi l’estasi che fugge. In questi casi, se non accetti l’invito a un incontro veloce sei messo da parte e cancellato per sempre. Eppure le chat sarebbero degli strumenti straordinari se usati per conoscere davvero tante persone che non si potrebbero mai incontrare nella vita di tutti i giorni: sia persone della stessa città in cui viviamo che persone abitanti in altre province, anche lontane, o addirittura in altri paesi. Conoscere persone può essere una forma di arricchimento. Ma in genere non è questo l’uso che se ne fa. A circa sessant’anni dalla pubblicazione del romanzo “1984”, sembra essersi realizzata, in un certo senso, la profezia dello scrittore britannico, George Orwell che immaginava un mondo futuro dominato da dittature totalitarie governate da un partito unico, capeggiato da un personaggio mediaticamente onnipresente - chiamato Grande Fratello - e capace di controllare in modo capillare e costante, momento dopo momento, la vita e il pensiero di ogni singolo individuo. Il Grande Fratello orwelliano sarebbe oggi la rete, alla quale affidiamo quasi tutto di noi, frammenti importanti della nostra identità: i nostri gusti, i nostri consumi, attraverso le carte fedeltà dei supermercati; i viaggi, le vacanze, gli alberghi; e non solo come, ma quanto denaro spendiamo, quindi il nostro tenore di vita; ma anche gli orientamenti politici, culturali, religiosi attraverso i social forum; alla rete consegniamo informazioni preziose sui nostri orientamenti sessuali, sulla nostra propensione all’adulterio e persino sulle nostre piccole e più o meno innocue perversioni. Manca solo di dare l’indirizzo e le chiavi di casa. Insomma, che l’uso massificato di internet sia democrazia in atto o grande fratello è ancora tutto da stabilire, malgrado il grande dibattito sul tema in corso nel mondo già da tempo. Eppure c’è qualcosa che ancora non siamo capaci di consegnare al mondo attraverso la rete ed è il nostro stato di salute. La cosa sembra ovvia ma, per esempio (e segnaliamo ancora una volta il tabù), nei siti di incontri, e precipuamente nelle chat gay, nessuno o quasi ha il coraggio di dichiarare la propria sieropositività. Chi lo fa, mostra nelle foto solo il busto e non il volto, ma si tratta comunque di esempi rarissimi. Al di là di tutte queste considerazioni, c’è chi se ne infischia e bada solo al risultato, sempre tenendo presente che alla fine ciò che conta è la fortuna personale. Anche nel mondo delle chat. A questo proposito ecco un aneddoto che fa al caso nostro. Qualche anno fa un mio amico gay che vive a Nizza mi ha raccontato di aver risposto una sera a un invito fattogli su una chat da un tipo che prometteva di essere un uomo di colore (nero), di corporatura atletica e virile in tutti i sensi. Il mio amico lo invita a casa, ma quando dopo un’ora sente suonare il campanello e apre la porta, si trova davanti un tipo biondo, grasso, flaccido, bianco di pelle ed effeminato in tutti i sensi. Indovinate come è andata a finire? Ebbene, il mio amico si è dimostrato disponibile e generoso (o si dice “di bocca buona”?), e il biondone bugiardo, consumato l’incontro, se n’è tornato a casa felice e contento, appagato anche dalla prova evidente che mentire, a volte, paga molto bene. Gianfranco F. TEST SALIVARE @ASA ONLUS Non perdere l’occasione Hai il dubbio di aver contratto l’HIV e temi di scoprirlo in ritardo? Vuoi essere certo di non mettere a rischio la salute del partner? Non aspettare: fai il test salivare! È sicuro, facile, veloce, anonimo. Nella sede di ASA potrai avere la risposta in soli venti minuti, senza prelievo di sangue ma con un semplice campione della tua saliva. Inoltre potrai avere una risposta a tutte le tue domande sul virus HIV e sulla prevenzione grazie alla presenza di un medico, di uno psicologo e dei volontari dell’associazione. Questo progetto è promosso dalla Consulta delle Associazioni per la lotta contro l’AIDS e finanziato dal Ministero della Salute, e offre a tutti un’opportunità un più per conoscere il proprio stato sierologico. Per informazioni sui giorni fissati per la somministrazione del test, chiama la segreteria di ASA al numero 02/58107084 oppure vai sul sito www.asamilano.org 6 • MAGGIO - GIUGNO 2013 • NUMERO 3 • ANNO XXII • EssePiù EssePiu?_2013_3:EssePiù 7-09-2013 13:21 Pagina 7 Troviamoci rubrica di inserzioni gratuite Ciao, sono Paolo 46anni. Cerco una donna di 30-40anni per amicizia , eventuale relazione. Grazie a chi mi telefona. Zona Monza e anche Milano. Tel 327/4977900 Cerco ex tossica che come me che ha smesso di farsi da almeno 5 anni. Io ho 50 anni e ho smesso di farmi all’età di 23. Voglio trovare un’amica con cui dividere il tempo libero, cene, aperitivi e altro. Io sono Angelo - contatti via mail [email protected] o cellulare 338/4907669 Mi chiamo Fabio, sono di Milano e mi andrebbe di conoscere persone con voglia di passare belle serate. Il mio numero: 348/4939114. Messaggi graditi. Ragazzo di bell’aspetto, cm 170, anni 46 cerca amica o compagna per relazione duratura a Milano. Tel 348/9823726. Nicola. Bel 38 enne, vivo da poco a Sesto San Giovanni. Cerco un amico dolce ed eventuale relazione dai 18 a 35 anni scrivi sms e mms con foto al numero 328/9298186 45 enne, bell’aspetto, fisico atletico, sieropositivo asintomatico, cerca donna per sincera amicizia ed eventuale relazione seria. Zona Brescia e Bergamo. Tel. 340/7021071 Sono una donna di 47anni, cerco persone (donne e uomini) per amicizia, uscire insieme e fare due chiacchiere. Ti aspetto, ciao. Tel. 320/8992111 Ragazzo 43 anni, single, magazziniere cerca ragazza in Milano. Tel. 345/3792066 Fabrizio Alex 39 anni, asintomatico, amante del cinema e dei viaggi; cerco una compagna per la vita, carina e sincera. Tel. 335/8352557 Ho 54 anni, sieropositivo, mi sento solo, ho bisogno di affetto e tanto amore. Chi me lo può dare? Abito a Cinisello Balsamo. Se c’è qualcuna si faccia avanti perché sono un po’ timido. Il mio numero di cellulare è 333/2086849 Uomo di 48 anni cerca amicizia con donna massimo 50 anni, amante di musica, animali, cinema e libri. Cell. 377/2009403 Sono una donna di 50 anni, ben portati. Vivo a Genova, sono in terapia per hiv e hcv, presi contemporaneamente tramite rapporto sessuale. Cerco un compagno per percorrere assieme quello che ancora ci riserva la vita, io mi sento bene, sono solo un pò sola. Desidererei relazionarmi con un mio coetaneo, una brava persona che abbia voglia di percorrere una strada in compagnia, affidabile e sincero. [email protected] Lisa, 50 anni, bionda, occhi verdi, hiv+, cerca uomo per sincera amicizia con finalita’ relazione, per condividere le proprie esperienze di vita. Zona melzo – cell. 340/5085200 Ho 31 anni sono Alex hiv+ simpatico latinoamericano, cerco un amico per fare amicizia e complicità tra 40 e 60 anni. Se ti interessa contattami [email protected] Ciao mi chiamo marco 63 anni hiv+, cerco amici Milano e provincia, abito ad Abbiategrasso, la solitudine è una triste compagnia, chi e' solo può capirmi, volersi bene è una cosa meravigliosa. Un abbraccio a tutti i sieropositivi che soffrono la solitudine tel. 345/1736409 55enne solo da troppo tempo cerca compagna con cui poter dialogare e donare affetto se ce ne fosse la volontà; so coccolare, ascoltare cucinare e amo salire sui monti che il mio territorio mi dona; sono sensibile, amo la tranquillità e le vibrazioni che la compagnia mi dà, serio educato sincero non bevo, amo pescare e cucinare bei risotti al persico, vivo sul lago di Lecco. Ciao, ti aspetto se mi vorrai conoscere - tel. 334/9580981 Mi chiamo Maria da 12 anni siero+, ho 60 anni e cerco un uomo di pari età, in zona Modena, amo il mare, viaggiare, andare al cinema e la compagnia di una persona che mi rispetti e mi sappia apprezzare per quello che sono. Rispondo al pomeriggio dopo le 16,00 perché al mattino lavoro; il mio cell. è 338/7330024 Alex 39 anni, asintomatico, amante del cinema e viaggi, cerco una compagna per la vita, carina e sincera. Tel. 3358352557 50enne sieropositivo asintomatico cerca pari requisiti per relazione. No Milano e provincia, preferibilmente Bergamo e Brianza. [email protected]. Ciao, sono Michael, vengo dall’Eritrea/Etiopia e cerco amiche a Milano. Scrivetemi a [email protected]! Mi chiamo Luciano, ho 50 anni, sono single e cerco un amico vero per costruire un futuro insieme e vivere i momenti belli che la vita può offrire. Email: [email protected] – cell. 333/9479542 DONNA 47enne cerca amici per condividere insieme del tempo libero. Per un cinema o una passeggiata insieme. Un grazie in anticipo a chi mi contatta, Ciao. Tel. 320/8992111. Telefonare dopo le 12 - potete lasciare anche un messaggio. 50enne bella presenza atletico asintomatico, desidera conoscere una donna per un’amicizia finalizzata a una storia seria. Tel. 340/5730912 Sono un ragazzo di 43 anni alto 1,72 magro di Lodi, un bacio da dolcepositivo 50enne sieropositivo non libero cerca signora per passare lieti pomeriggi. Marco. Cell. 333/3933885 Per pubblicare un annuncio, inviare il testo all’indirizzo email [email protected] Convenzioni ASA IMMAGINARIA (OGGETTISTICA) Corso di Porta Ticinese 53, Milano Tel. 02.58102270 BROKERFIN (MUTUI E FINANZIAMENTI) Via Nicotera, 18, MIlano Telefono 02/66207674 HOTEL RAFFAELLO Via dei Monti, 3, Chianciano terme Tel. 0578/657000 (Sconto 25%) CORNELIA (GIOIELLERIA) Via San Fermo 15, Milano. Telefono 02/62910350 TAU VIAGGI Via Plinio 11 (Ang. Morgagni) 20129 Milano Tel.02.29531322 PROFESSIONE OTTICA (DI SARDELLA GIUSEPPE) Via G. Meda 6 Occhiali da vista (40%) Occhiali da sole (30%) CENTRO MEDICO COL DI LANA Viale Col di Lana, 2 Milano. 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Le coperte sono esposte ogni anno durante la Giornata Mondiale contro l’AIDS. • International AIDS Candlelight Memorial, fiaccolata commemorativa in memoria delle vittime dell’AIDS, ogni anno a primavera. • Gruppo scuole: interventi di informazione e prevenzione nelle scuole. • Banchetti: diffusione di materiale informativo nei luoghi di aggregazione. • Gruppo carcere: iniziative di informazione e prevenzione nel carcere di San Vittore. • EssePiù: bimestrale di informazione e riflessione rivolto a persone sieropositive e chiunque desideri saperne di più. • bASAr: mercatino di beneficenza per la raccolta fondi a sostegno delle attività dell’Associazione:in Via Arena 25, Milano, ogni secondo sabato del mese dalle 10.00 alle 18.00, e da lunedì a venerdì, ore 14 - 18. • Asta permanente di ASA su eBay, nell’area Aste di beneficenza: vendita settimanale di abbigliamento e oggetti per raccogliere fondi a sostegno di progetti e attività. • HIV a Quattr’Occhi: serata informativa a cadenza mensile dedicata soprattutto a chi ha scopertoda poco di essere sieropositivo, per dialogare e ricevere informazioni da qualcuno che non sia un infettivologo o uno psicologo. PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLE NOSTRE ATTIVITÀ: tel 02/58107084; mail: [email protected] – facebook: Asa Onlus ASA IN RETE Il piacere di dare classici, sportivi o di tendenza LE DATE DEL bASAr 13 LUGLIO 14 SETTEMBRE 12 OTTOBRE 9 NOVEMBRE DALLE ORE 10,30 ALLE 18,00 Il bASAr è il mercatino solidale di ASA che serve a finanziare l’associazione. Puoi trovarci un po’ di tutto: libri, oggetti per la casa, borse, cappelli, scarpe e abiti, nuovi e usati, che puoi portare a casa con una piccola offerta. Ti aspettiamo ogni secondo sabato del mese in via Arena 25, a Milano! Aperto anche nei giorni feriali (da lunedì a venerdì, ore 14-18). E ricorda che il mercatino ha anche bisogno di generosi donatori. Sostieni ASA regalando al bASAr libri e oggetti che non ti servono più o abiti che non metti da tempo! Chiamaci allo 02/58107084 o inviaci una mail ([email protected]). Progetto Externa Con il contributo di ViivHealthcare ‘EXTERNA’ è lo sportello di counselling settimanale, presso l’ospedale San Raffaele Centro San Luigi per la Cura e la Ricerca per le patologie HIV correlate (Via Stamira D’Ancona 20 – Milano). Un operatore è a disposizione dei pazienti che desiderino confrontarsi e ricevere supporto. Per informazioni: 02/58107084 (lunedì-venerdì, ore 10 - 18). ASA Corsi e benessere CORSO DI YOGA Mercoledì e Giovedì ore 19,00 Facciamo di tutto per tenerti sempre informato sulla prevenzione. Vieni a conoscerci nel web: puoi dire la tua postando su facebook e google plus, visitare virtualmente il basar, cercare dove si può fare il test a Milano e partecipare a un divertente corso online per capire quanto sei informato sulla prevenzione. Sul sito ufficiale di ASA (www.asamilano.org) puoi trovare i nostri riferimenti in rete. MASSAGGI SHIATSU Su appuntamento PER INFORMAZIONI lun/ven dalla ore 10 alle ore 18 tel. 02/58107084 www.asamilano.org [email protected]
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