Metodologie chimiche avanzate per la caratterizzazione materica di

Metodologie chimiche avanzate per la caratterizzazione materica di beni culturali
BC7
Gli affreschi della cappella di Santo Stefano a Montani: studio dei processi di alterazione di
pigmenti a base di piombo.
A. Casoli [email protected], P.Cremonesi 2, P.P. Lottici 3, I. Costantini1, V. E. Selva
Bonino1
1
Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Parma, Parco Area delle Scienze 17/a, 43124
Parma
2
Via Pascoli, 1
26854 Cornegliano Laudense, Lodi
3
Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Università degli Studi di Parma, Parco Area delle
Scienze 7/a, 43124 Parma
1. Introduzione
La comprensione dei fenomeni di alterazione dei pigmenti a base di piombo, impiegati nella tecnica
ad affresco, ad oggi non è ancora del tutto completa. All’interno della Cappella di Santo Stefano a
Montani in Val Venosta (BZ) si osserva un fenomeno degradativo attribuito alla presenza di un
pigmento a base di piombo. L’edificio è interamente affrescato da cicli pittorici appartenenti a due
periodi storici differenti: la parete nord, l’arco di trionfo e la zona presbiterale sono di scuola
lombarda (1430/1440) mentre la parete sud e la parete ovest di scuola sveva (1487). Sebbene lo
stato di conservazione in cui versano gli affreschi sia nel complesso buono è possibile notare,
prevalentemente nella volta del presbiterio, l’annerimento di ampie campiture cromatiche che
impediscono la corretta fruizione del ciclo pittorico. Le zone interessate da questo fenomeno di
degrado sono sia campiture piuttosto estese sia aree circoscritte in cui il pigmento, presumibilmente
biacca, è stato steso per creare delle lumeggiature e degli effetti di chiaro scuro.
Durante prove preliminari di restauro è stata eseguita la riconversione di alcune campiture di colore
bruno. A tal fine è stata impiegata una soluzione di acido acetico e perossido di idrogeno in polpa di
cellulosa in accordo con il metodo tradizionale di riconversione del bianco di piombo [1].
I frammenti campionati provengono da campiture cromatiche di colore giallo e verde, appartenenti
al panneggio del manto degli apostoli Giovanni e Giacomo, raffigurati nella parete est del
presbiterio della cappella di Santo Stefano.
Due frammenti sono stati prelevati in aree in cui è presente l’alterazione di pigmenti a base di
piombo, altri due provengono da zone adiacenti, sottoposte a prove di pulitura: essi si presentano
privi di tale annerimento mostrandosi nelle loro tonalità originarie.
2. Relazione
Lo scopo dello studio è stato quello di identificare il materiale di colore bruno presente al di sopra
delle superfici dipinte al fine di avvalorare l’ipotesi secondo cui esso sarebbe un prodotto di
degrado della biacca. L’identificazione dei pigmenti utilizzati e lo studio delle loro interazioni con
la matrice carbonatica hanno costituito un passo fondamentale per approfondire tale problematica.
Le analisi sono state svolte utilizzando differenti tecniche diagnostiche tra cui l’analisi
spettrofotometrica di fluorescenza raggi X condotta in situ, la spettroscopia µ-Raman, la
microscopia elettronica a scansione accoppiata a microanalisi e la diffrattometria di raggi X .
XIV Congresso Nazionale di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali – POSTER 288 Metodologie chimiche avanzate per la caratterizzazione materica di beni culturali
Figura 1: Cappella di Santo Stefano a Montani in Val Venosta (BZ): particolare della volta nella
zone presbiterale
L’angelo nero presenta un fenomeno di alterazione, attribuita alla presenza di pigmenti a base di
piombo
Figura 2: Spettro Raman del minerale plattnerite (a) e spettro Raman del materiale di degrado di
colore bruno presente al di sopra delle superfici affrescate (b)
3. Conclusioni
L’interpretazione dei dati, in particolar modo quelli acquisiti tramite spettroscopia µ-Raman e
diffrattometria di raggi X, ha consentito di ipotizzare la presenza di un prodotto di degrado
composto da plattnerite (PbO2) e massicot (PbO). La formazione di plattnerite è favorita dalla
presenza di umidità e di un ambiente fortemente alcalino, condizioni che si verificano quando il
bianco di piombo viene impiegato nella tecnica ad affresco. La presenza di biacca (cerussite) è stata
rilevata solamente in traccia tramite analisi in diffrattometria a raggi X. La biacca non è mai stata
identificata per mezzo della spettroscopia μ-Raman a causa del debole segnale Raman rispetto a
quello degli ossidi di piombo. È importante rilevare la difficoltà nell’identificazione di composti
contenenti piombo dovuta alla loro instabilità e alla comparsa di nuove fasi generate dal
riscaldamento indotto dalla focalizzazione della luce laser. Al fine di approfondire tale
problematica, plattnerite sintetica è stata analizzata a diverse potenze di irraggiamento tramite
spettroscopia μ-Raman e i suoi prodotti di alterazione come minio, litargirio e massicot sono stati
caratterizzati [2].
4. Bibliografia
[1] S. Giovannoni, M. Matteini, A. Moles, Studies and developments concerning the problem of
altered lead pigments in wall painting, Studies in Conservation, 35, 1 (1990), 21-25
[2] L. Burgio, R. J. H. Clark, S. Firth, Raman spectroscopy as a means for the identification of
plattnerite (PbO2), of lead pigments and of their degradation products, Analyst 126 (2001) 222–227
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