Piccola Biblioteca Orvietana 1 Titoli già pubblicati 1. Crocifissi di Carta. I foglietti penitenziali ad Orvieto 2. Le Madonnelle ed il Trigramma di San Bernardino ad Orvieto 3. Cd.rom e Collezionismo. I nuovi incunaboli dell'Era Digitale (postfazione di Luca Giuliani) 4. Giuseppe Brocchi. Un pittore di Orvieto in India 5. 90° minuto. Presentazione del volume di Giuseppe Baiocco: Frustalupi il piccolo gigante del centrocampo. 6. E.T.A. Hoffmann. Bibliografia illustrata delle traduzioni italiane del racconto “Mastro Pulce” 7. C. Crisanti, A. Lo Presti, Film ad Orvieto e dintorni 8. Rolando Orsini Pittore 9. A. Lo Presti, F. Pietrantozzi, Il «giornale parlato» fondato e diretto da Maria Luisa Fiumi 10. Rosa Agnese Bruni, la “Regina” delle poetesse 11. Cesare Fracassini 12. La Biblioteca di Orvieto 13. I Periodici di Orvieto. Tracce di Storia e Bibliografia (1879-1979) 2 Aldo Lo Presti Non di solo vino Etichette librarie ad Orvieto Postfazione di Luca Giuliani Mostra Espositiva degli hobby, collezionismo e artigianato Castel Viscardo Sala Sant'Agostino • 21-22 giugno 2014 a cura della Associazione Turistica Pro Loco di Castel Viscardo con il patrocinio del Comune di Castel Viscardo Centro delle Terrecotte Pr o Loc o C as tel Vi s c ar do Comune di3 Castel Viscardo Storia Artigianato Enogastronomia 4 Non di solo vino Etichette librarie ad Orvieto Prima ancora che Gérard Genette nel saggio Soglie. I dintorni del testo (ediz. Italiana Einaudi, 1989) rivestisse di un’aurea di rispettabilità accademica tutte le produzioni direttamente editoriali (verbali e non verbali) che contornano, presentano e, per così dire, vestono un testo, ovvero le prefazioni, le dediche, le copertine, le sovracopertine, le pagine finali di critica, le fascette editoriali, ecc, molti bibliofili avevano già compreso, sebbene non con la medesima metodicità scientifica dello studioso francese, che il libro, nonostante l’elevata standardizzazione della filiera produttiva, che, in teoria, lo dovrebbe condannare ad una seriale omogeneità, si trasforma, mediante accumulo di materiale eterogeneo inerente al testo o adoperato come casuale segnalibro (articoli di giornali, lettere, appunti, note di possesso, dediche manoscritte, fotografie, cartamoneta, santini, disegni, ex-libris, fotocopie, ecc.) in un oggetto dalle caratteristiche uniche ed irripetibili. A questa progressiva sovrapposizione extratestuale non editoriale, prodotta da ogni singolo lettore, contribuiscono i librai nel momento in cui utilizzano le cosiddette etichette librarie (per la storia delle quali si ri- 5 Matrice in ottone dell'etichetta della Libreria Salani, Orvieto. manda ai saggi di Roberto Palazzi e Mauro Chiabrando citati in bibliografia), termine derivato dal francese etiquette in sostituzione del vocabolo ‘cartellino’ e che, in questa sede, indica una porzione di carta adesiva, spesso fustellata, dalle forme geometriche regolari (rettangolari, quadrate, ovali e tonde) e ridotte (se non proprio minuscole tanto da “raggiungere le dimensioni di un’unghia”, Chiabrando, 2008) che, dagli anni Quaranta del secolo scorso, inizia ad essere utilizzata dai librai come copri prezzo (Chiabrando, 2008) occultando perciò l’importo stampato dall’editore soprattutto nel caso in cui il libro viene scelto dal cliente per farne un regalo (Palazzi, 2002), fungendo al contempo da discreta occasione reclamistica. Le targhette di carta stampate in questo periodo sono per la maggior parte realizzate a rilievo, utilizzando matrici in ottone, mettendo a frutto il contrasto tra il bianco delle scritte, della cornice e dell’eventuale logo della libreria con il fondo colorato. (Chiabrando, 2008). È esattamente questo il tipo di etichetta utilizzato per la prima 6 La Libreria A. Michelangeli in una rara cartolina Alinari-Interno (Collezione privata, Orvieto, per gentile concessione). volta ad Orvieto da Frediano Salani (Orvieto, 1915 - 2006) che, nei primi mesi del 1946, avvia in via del Duomo, al numero civico 39, la longeva Libreria del Duomo, sebbene sulle targhette compaia la dicitura Libreria Salani F. L’annuncio pubblicitario che ne anticipa l’apertura appare sul n. 6 del 6 dicembre del 1945 de Il Comune. Salani in seguito sfrutterà la pubblicità editoriale pubblicando, con una certa regolarità, anche sul periodico Il Risorgimento Orvietano, elenchi delle novità editoriali disponibili nel suo negozio. Nel 1955 la libreria si trasferisce presso il locale nella medesima via del Duomo al numero civico 30, con uso di capiente magazzino al primo piano del Palazzo Gualterio. L’esercizio rimarrà in attività sino al 1982. Trasferimenti documentati dalle sue etichette che non mutano nel corso degli anni se non per la sola variante del numero civico. L’importanza delle etichette per la storia stessa delle librerie si dimostra in tutta la sua evidenza nel momento in cui, nell’impossibilità di reperire o consultare altre fonti, rappresentano 7 l’unica prova della loro esistenza (Palazzi, 2002) a “…conferma che in un certo luogo per un certo tempo c’era uno spaccio di libri e carta nella tale via o piazza della tale città.” (Chiabrando, 2008) È questo il caso, ad esempio, sia della Cartolibreria Mondo Piccolo di P.zza Monte rosa, n. 56 di Orvieto Scalo sia della Libreria Alisei di via Luca Signorelli, n. 4 ad Orvieto centro, entrambe dalla vita piuttosto breve e le cui etichette superstiti, del tipo dal fondo lucido metallico (ovale argentata e rettangolare dorata), permettono di ricordarne la fugace presenza nella nostra città, la prima ancora nel 2004 (anno in cui pubblicizza l’attività sul n.9 dell’Orvieto-news Magazine) e la seconda per il solo biennio 1999-2000. Enzo Fusari (Orvieto, 1931 – 1989) per la sua, per certi aspetti, leggendaria cartolibreria aperta nel 1958 nel locale adiacente al Palazzo dei Sette (nei medesimi spazi della storica libreria di Adelio Michelangeli che ad Orvieto fu il primo capace di immaginarsi libraio, il primo cioè che seppe esercitare la funzione esclusiva di commerciante, gestendo a partire dal 1922, ed almeno fino al dicembre del 1957, anno in cui compare, sul numero unico goliardico Licealissimo, stampato dalla Tipografia degli Orfanelli, una inserzione pubblicitaria con il nome della sua libreria, una rivendita adibita unicamente al commercio di libri), ha utilizzato almeno sei diverse etichette: quattro di formato rettangolare (due a fondo nero/argento, una a fondo nero/bianco ed una a fondo rosso /bianco con la variante del nuovo numero telefonico) e due ovali (fondo nero/argento e dorato /nero), nonché del nastro adesivo chiudipacco ed una poco usuale etichetta con indicazione di prezzo. La Cartolibreria Fusari, passata per il solo 1988 in gestione alla figlia con la denominazio- 8 ne di Fusari S.n.c. di Enzo Fusari & C. (Rassegna Economica, 1988) è stato rilevata, nei primi mesi del 1994, da Monica Campino (Gaeta, 20 dicembre 1971-) assumendo il nome di Libreria dei Sette, nome evocativo sia della ubicazione della libreria (al pianterreno del Palazzo dei Signori Sette) sia dei sette, tra fratelli e sorelle, Campino, tutti librai. I due loghi della libreria (il primo raffigura un libro stilizzato mentre il secondo, più recente, raffigura la Torre del Moro), realizzati da Francesco Giuseppe Mignano, sono presenti sulle etichette (ed il secondo sui segnalibri e i calendari dati in omaggio alla clientela in occasione delle feste natalizie) prodotte dallo Studio Grafico Type-Studio di Gaeta, anche queste del tipo, ormai prevalente, dal fondo dorato, fino al dicembre del 2005. A questa data, dopo un breve periodo di ristrutturazione, che ha permesso di acquisire nuovi e più capienti spazi vendita ricavati nella cosiddetta Sala degli Archi del Palazzo dei Sette, la libreria risulta affiliata alla Mondadori Franchising S.p.A. L’etichetta, diventando omogenea alle finalità del gruppo industriale milanese, è stampata per conto della medesima casa editrice nel proprio Stabilimento Tipografico di Cles (TN), distinguendosi pertanto dalle 9 altre librerie aderenti per la sola indicazione topografica. Anche le chache-sex di Maurizio Negri (Varallo Sesia, 22 dicembre 1943 - ), libraio di origine piemontese, che nel 1982 inizia la sua attività in qualità di commesso nella già citata libreria di Enzo Fusari, documentano assai efficacemente la storia della sua libreria che, nata nel 1985 ca. nei locali di via Felice Cavallotti, al numero civico 16, poco distante dalla storica sede di quella Biblioteca Sociale Circolante fondata a cura della sezione orvietana del Partito Socialista e documentata dal 1920 al 1921 al numero civico 33, si trasferisce, nei primi anni Novanta (e fino alla sua definitiva chiusura avvenuta nell’aprile del 2001), nei nuovi e più centrali locali di C.so Cavour, 97. Tutte le etichette utilizzate da Negri sono a fondo dorato tranne l’ultimo esemplare stampato dalla Tipografia Zamperini su fondo bianco. Anche le etichette (così come i segnalibri) della Libreria Cartoleria M&M Valente di via dei Gualtieri, 7, aperta nel marzo del 2001 dalle sorelle Milva (Lucca, 1962 - ) e Marina (Lucca, 1968-) Valente (ed ora trasferitasi in via C.so Cavour, n. 159), stampate a Terni, hanno una eguale impostazione tipografica salvo alcune varianti di colore: fondo nero (che contraddistingue la prima etichetta utilizzata), dorato scuro, bianco e dorato chiaro. La libreria, inoltre, in occasione della presentazione di libri per ragazzi, produce etichette e segnalibri appositamente ideate dalle stesse librarie. Segnaliamo, dal 2006 al 2010, la presenza sulla Rupe della libreria (nonché laboratorio di Decoupage e Videoteca) La Bottega della Iuccy di Chiara Piunno (Orvieto, 1981 - ), unica rivendita dedicata esclusivamente ai fumetti ad Orvieto (soprattutto manga giapponesi). Il logo della fumetteria, utilizzato per l'etichetta libraria (rettangolare adesiva bianca), è stato disegnato dalla stessa Piunno, diplomata alla Scuola Internazionale di Comics di Roma. E' da notare che, dopo una plurisecolare esclusiva 10 maschile nella vendita dei libri oggi tutte le librerie orvietane sono condotte da donne: oltre a quelle citate, Orvieto vanta, infatti, la presenza dell'accogliente e dinamica libreria Parole Ribelli-Stampa Alternativa di Maria e Francesca Ferrario (anche aggiornata fumetteria) entrata in esercizio il 30 novembre del 2007 e della libreria specializzata in letteratura per ragazzi L'Albero delle Parole, ultima nata tra le librerie cittadine, con sede ad Orvieto-Scalo, di Claudia Piccini, già allieva della Scuola Librai Italiani (SLI), scuola sorta nel 2006 per iniziativa dell’ALI (Associazione Librai Italiani), dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (Dipartimento di Economia e Direzione Aziendale) e della Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto. Nei primi anni di attività la Libreria Parole Ribelli ha prodotto un timbro (realizzato dalla Tipografia Zamperini), diversi segnalibri ed alcune cartoline pubblicitarie (la prima in occasione della inaugurazione della libreria e la seconda per pubblicizzare una mini mostra dedicata all’editoria indipendente organizzata in collaborazione con Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri denominata Libri sotto i Portici ed allestita dal 5 al 21 settembre 2008 sotto gli archi della chiesa di S. Andrea) ma non una etichetta copri prezzo, utilizzando, a tale scopo, anonimi adesivi tondi colorati. Le etichette sono state utilizzate soltanto a partire dal 2012 in due diversi formati 11 rettangolari adesivi. Infine, a questo elenco di librai orvietani non si può non aggiungere il nome dell'antiquario bibliofilo Mario Luigi Tedeschini che trasferitosi nel 1990 ad Orvieto, e dopo un breve periodo d’inserimento nel circuito delle maggiori fiere antiquarie d’Italia (toscane in particolare), inizia la sua attività presso lo studio/abitazione di via del Caccia, 54, per proseguirla dal 2000 nell’elegante sede di via A. Vitozzi, al numero civico 7. La Biblioteca Antiquaria Baduel (dal nome del celebre Francesco, stampatore-editore perugino settecentesco) si è specializzata, tra i pochi studi bibliografici nella penisola, in Diritto antico e del Novecento acquisendo nel tempo, da professionisti del settore, vari fondi di grande interesse collezionistico - senza peraltro trascurare una importante sezione di ‘storia locale’, offrendo a questo proposito non solo libri, opuscoli e varie curiosità antiche e moderne, ma anche stampe, incisioni e quadri ricercati e rari. Pubblica con regolarità, dal n.1 del 1997, un atteso catalogo di vendita per corrispondenza a cadenza semestrale. Prima di lui ha operato quasi in esclusiva1 il libraio-gallerista Roberto Ghelfi (Ferrara, 1930 – Orvieto, 2010) di antica dinastia lunigiana (fondata dal bisnonno verso la metà dell’Ottocento in virtù di un decreto del Ducato di Parma che concesse al alcuni mercanti di Pontremoli la facoltà di smerciare ‘acciarini e libri’) che, al pari dei fratelli Giorgio (anche apprezzato editore di libri d’arte e di saggistica) e Bruno, ha continuato sino alla sua scomparsa la prestigiosa tradizione familiare, interessandosi con invidiabile passione di libri, quadri e inseguendo stampe rare e ricercate per i numerosi collezionisti che assidui hanno frequentato la sua galleria-libreria 1 Agli inizi del sua attività orvietana, primi anni '50, operava in città un altro commerciante ambulante di libri, Gaetano Solvi, che cessa l’attività però nel 1955. Vedi: Rassegna Economica, a. II, nn. 11-12, novembre-dicembre 1955, pag. 78. Per il breve spazio di due cataloghi, compilati con minuziosa perizia tecnica alla fine degli anni ’90, si deve registrare, inoltre, l’attività dello studio bibliografico Scaffale orvietano, di Renzo Marziantonio, studioso di storia locale ed autore di numerose pubblicazioni fuori commercio assai ricercate dai golosi collezionisti bibliofili non solo orvietani. 12 di C.so Cavour ad Orvieto. Ghelfi inizia con naturalezza il mestiere di libraio sulle orme del padre Sante (tra i promotori del celebre Premio Bancarella) seguendolo nelle varie fiere di libri allestite in tutta la penisola (un mese a Padova per la fiera di Sant’Antonio oppure a Vicenza per la tradizionale fiera settembrina). Comincia a frequentare Orvieto all’inizio degli anni ’50 adattando un locale in via Malabranca, 3 a magazzino di libri e quadri (trasferito poi nel 1953 in via Duomo, 34), che ha alimentato una ‘generosa’, per quantità e qualità espositiva, bancarella alla fiera del libro condotta tradizionalmente, come detto, sotto i portici della chiesa dei SS. Andrea e Bartolomeo durante il periodo estivo. Si radica quindi sulla ‘rupe’, sua patria d’elezione, avviando nel 1972 una libreriagalleria (con succursale a Cattolica in V.le Bovio) divenuta nel corso del tempo un punto di riferimento insostituibile per la vivace comunità intellettuale orvietana. Nel 1981 riceve un autorevole riconoscimento dall’Unione Librai Pontremolesi, per aver, come si legge nella motivazione del premio, “...continuato una tradizione di amore per l’arte e per il libro”. 13 Bibliografia Rassegna Economica, a. XXIV, nn. 3/4, luglio – dicembre 1988, pag. 100; PALAZZI Roberto, Questioni di etichetta. Storie minime dell’insegna libraria, in Charta. Antiquariato. Collezionismo. Mercati, a. XI, n. 58, maggio/giugno 2002, pp. 64-68; LO PRESTI Aldo, Librai, Editori, Tipografi. Il Sistema libro ad Orvieto nei secc. XIX-XX. Edizioni Spine, Orvieto - Roma, 2005, private press e ristampa Intermedia Edizioni, Orvieto, 2012, prefazione di Oliviero Diliberto; CHIABRANDO Mauro, Le piccole insegne. Vademecum per il collezionismo di etichette librarie moderne, in Charta. Antiquariato. Collezionismo. Mercati, a. XVII, n. 97, maggio/giugno. 14 Libreria del Duomo di F. Salani 15 Libreria Fusari 16 Libreria Negri 17 Libreria Valente 18 Libreria Dei Sette | Mondadori 19 Libreria Parole Ribelli 20 Libreria L'Albero delle Parole 21 Biblioteca Antiquaria Baduel 22 Libri e…Castel Viscardo Luca Giuliani Legare ai libri e alla lettura Castel Viscardo, un mondo prettamente agricolo e/o artigianale, nel duplice connubio più volte analizzato circa il microcosmo delle fornaci, risulta impresa difficile in una “realtà” storicamente molto povera, dove poco fu lasciato a quanto si considerava superfluo. Come se uscire dall’ignorato, da un orizzonte quotidiano di pura e semplice sopravvivenza, potesse considerarsi un “di più” rispetto a quanto il buon Signore, il destino o chi chissà quale altra forza, avesse in qualche modo progettato a priori. Castel Viscardo, da questo punto di vista, non può certamente vantare, per il passato, grandi personaggi ad esclusione di un certo fra Geremia, discepolo del beato Leopoldo da Gaiche o, più avanti, i nati (ma non naturali) Leopoldo e Giuseppe Sandri, figli del bolognese Raffaele, ministro di Casa Spada, tanto che le figure maggiormente conosciute popolarmente sono legate a singoli casi di costume oppure a “meraviglie” lavorative. Certamente i primi passi che portarono la presenza in paese di alcuni che furono in grado di formarsi scolasticamente (facendo magari anche “le scuole basse”) o altri di rilevanti famiglie, come i conti Valentini che intrapresero studi di giurisprudenza, portò tra l’Ottocento e il secolo successivo alla prima e vera emancipazione del popolo. Una affrancazione verso una sorta di vassallaggio che, se bene venuto meno formalmente nel periodo post napoleonico con la rinuncia dei diritti baronali da parte della famiglia dominante, perdurò sino alle varie vertenze per il riconoscimento degli usi civici ed elementari della popolazione, 23 cause che occuparono la vita comunitaria per diverso tempo, dal quale ne usciva un rapporto nuovo con la famiglia del Castello e la formazione della ancora esistente “Partecipanza Agraria”. Da queste mosse, dalla consapevolezza che l’informarsi e il conoscere possano dare le motivazioni, gli stimoli o gli strumenti per far riconoscere i diritti naturali, si cercano oggi spazi non di esclusiva autoreferenzialità culturale, mettendo in moto una serie continua di iniziative (il più delle volte a impatto economico zero), attraverso le quali partecipare la voglia di essere presenti o, anche, il solo diritto al riconoscimento dell’umana presenza. Come in molte altre realtà, più o meno vicine, il Comune di Castel Viscardo, nelle competenze del suo Assessorato alla Cultura, in stretta collaborazione negli ultimi anni con la locale Pro Loco, partecipa da qualche tempo e con diverse iniziative alla campagna nazionale denominata “Il Maggio dei libri”, organizzando incontri, tavole rotonde, concorsi letterali, teatro, presentazioni e partecipazione di libri, invitando alla frequentazione della sua biblioteca (da poco intitolata al detto Leopoldo Sandri) o fondando riviste come i “Quaderni Monaldeschi: Ambiente Storia Costume”, una produzione che ha già riscosso ampi consensi, pur essendo al primo numero, per la quale si auspica lunga vita e iniziativa. Il tutto volto alla promozione della lettura, alla partecipazione delle proprie esperienze, un metodo (ma anche una scusa) per incontrarsi e fare “communità”, dal termine utilizzato in passato per indicare l’insieme della popolazione istauratasi su un dato territorio. Un insieme (mi ripeto volutamente) di persone che, fianco a fianco, affrontava e affronta la vita, unendosi per l’amministrazione della “cosa comune”, assemblee dalle quali si formarono i moderni Comuni (gli enti territoriali più locali) e il moderno Consiglio. Infine, facendo “nascere” dal nulla un museo sul laterizio artigianale, 24 come caratterizzazione della propria identità e storia, un anelito di una tradizione mai scindibile dal vivere quotidiano; uno spazio dove si ricostruisce ciò che è stato, partendo dalle conoscenze del presente, un luogo dove ritrovare se stessi e i ricordi del proprio paese, quel qualcosa che non è più, che avrebbe anche potuto essere in altro modo, se solo un po’ di coraggio e buona informazione avesse portato ad un riconoscimento anticipato del diritto a vivere, nonostante l’essere vassalli. 25 26 27 Edizioni Spine Orvieto | Roma [email protected] Fascicolo stampato dalla Copisteria Sandra Espa di Orvieto nel mese di giugno del 2014 in n.3 copie fuori commercio numerate a mano a distribuzione gratuita. Seconda edizione riveduta ed aggiornata della PBO n. 14 del 2013. n. … |3 28
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