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PROTOZOI ENTERICI: RUOLO DELLA BIOLOGIA MOLECOLARE
Gargiulo R1, Raglio A.2, e AMCLI – CoSP gruppo di studio
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Laboratorio di Microbiologia Clinica, Ospedale Civile NOCSAE ‐ Modena
USSD Controllo Infezioni Ospedaliere; AO Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo
Introduzione
I protozoi intestinali continuano ad essere la principale causa di malattie parassitarie, colpendo milioni di
persone ogni anno con una elevata morbilità e mortalità in tutto il mondo. La diagnosi delle infezioni
intestinali da protozoi si caratterizza per sensibilità e specificità a volte modeste, dipendendo dal numero
dei campioni esaminati, dall'esperienza dell'operatore e dal fatto che alcune tecniche sono eseguite solo
presso pochi centri specializzati. La ricerca dei protozoi intestinali oggi si basa su indagini
microscopiche e su tecniche immunocromatografiche o ad immunofluorescenza. Recentemente sono
stati pubblicati alcuni studi che hanno dimostrato la maggiore sensibilità e specificità dei test
bio-molecolari nell’identificazione dei protozoi intestinali. Scopo della relazione è tentare un quadro
aggiornato sui valori e limiti dei prodotti di biologia molecolare oggi in commercio e di presentare i
risultati di due studi che l’AMCLI-CoSP ha svolto su campioni raccolti da vari Laboratori negli ultimi
due anni.
Metodi
Revisione bibliografica: svolta attraverso PubMed e Medscape con la ricerca PCR and intestinal
protozoa
Campioni: I campioni sono stati raccolti presso gli ospedali di Bergamo, Cremona, Milano (Sacco),
Padova, Pavia, Perugia e Verona. I campioni sono stati conservati -20 o -80°C fino all’esecuzione delle
prove. I campioni esaminati sono stati complessivamente 141 nel 2013 e 68 nel 2014 (questi ultimi
dedicati alla ricerca di D. fragilis)..
Tecniche diagnostiche: I campioni sono stati esaminati con le tecniche di diagnosi tradizionale: esame
macro- e microscopico diretto e dopo concentrazione, colorazione con Giemsa o Tricromica, ricerca
degli antigeni di Giardia e/o E. histolytica/dispar e/o Cryptosporidium e, ove necessario, coltura per
amebe.
PCR Real Time: Il DNA è stato estratto con QiaSymphony con Midi kit virus pathogen.
Con RIDA®GENE Parasitic Stool Panel (R-Biopharm) sono stati esaminati 141+68 campioni.
In caso di esiti discordanti sono stati rivisti, se disponibili, i vetrini usati per la diagnosi microscopica
tradizionale.
Risultati
Revisione Bibliografica: 3582 i risultati per PCR and intestinal protozoa, ma molti erano studi di
tipizzazione genetica e solo 31 erano confronti clinici. Solo 3 pubblicazioni citavano il prodotto
commerciale. Tutti gli articoli confermano la maggiore sensibilità e specificità della PCR ma ad oggi
FDA non ha approvato nessun metodo.
Studi AMCLI_CoSP:
(2013) 141 campioni in base alle tecniche tradizionali sono risultati: 27 negativi, 41 positivi per parotozoi
non patogeni (1 B. hominis, 9 E. nana, 10 E. coli, 19 E. dispar, 2 I. butschlii), 73 positivi per protozoi
patogeni (24 G. lamblia, 10 E. histolytica, 27 D. fragilis, 12 Cryptosporidium spp).
(2014) I 68 campioni esaminati sono stati classificati in base alle indagini tradizionali: 3 negativi, 5 non
patogeni (1 B. hominis, 1 E. nana, 2 E. coli, 1 E. dispar), 60 patogeni (10 Giardia, 43 D. fragilis, 7
Cryptosporidium).
RIDA®GENE Parasitic Stool Panel ha classificato in concordanza con esami tradizionali tutti i 141
campioni del 2013. Nello studio del 2014, la PCR ha classificato come negativi 3 positivi per D. fragilis
al tradizionale e ha rilevato 6 positività in più per D. fragilis rispetto al tradizionale.
La rilettura dei vetrini è stata possibile solo in un caso dei tre esiti negativi per PCR ed in 3 dei 6 positivi
per D fragilis in PCR. In tutti i 4 casi è stato confermato il risultato della PCR.
Conclusioni
Numerosi studi hanno dimostrato l’utilità della biologia molecolare per la ricerca dei parassiti rispetto
alle tecniche tradizionali. Oggi la RT PCR è considerata il gold standard per la ricerca dei protozoi
intestinali. Sono ancora pochi i test in commercio e pochi gli studi di validazione pubblicati.
La RT-PCR valutata, nonostante qualche difficoltà nell’interpretazione delle curve per D fragilis, ha
dimostrato valori di sensibilità e specificità pari al 100%.
Essa potrebbe migliorare gli attuali limiti della diagnosi delle infezioni intestinali da protozoi, in
particolare per E.histolytica e D.fragilis.