servizi - Unione Italiana del Lavoro

L’ARTIGIANATO IN TOSCANA PER SETTORE
MERCEOLOGICO: L’AREA SERVIZI
1 INDICE
Prefazione
Nota metodologica
Introduzione
L'Artigianato in Toscana per settore merceologico
1. I dati numerici dei lavoratori del settore servizi aderenti all'Ebret
in Toscana al febbraio 2014
1.1 I dati numerici delle aziende del settore servizi aderenti
all'Ebret in Toscana al febbraio 2014
2. I fondi di solidarietà bilaterali
3. L'Ebret
3.1 Le prestazioni dell'Ebret
3.2 La bilateralità nell'artigianato
3.3 I dati numerici dei lavoratori aderenti all'Ebret in Toscana
al febbraio 2014
3.4 I dati numerici delle aziende aderenti all'Ebret in Toscana al
febbraio 2014
3.5 Le richieste di intervento dell'EBRET con ASPI per crisi
aziendale/occupazionale al 16 Luglio 2014
La formazione continua nell'artigianato
1. L'analisi dei fabbisogni formativi in azienda: un quadro d'insieme
2. I fondi paritetici interprofessionali
2.1 Fondartigianato
2 2.2 I piani formativi settoriali
2.3 I fabbisogni formativi nel PFS settore servizi
2.4
Il ruolo della Regione Toscana e di Fondartigianato in
materia di politiche attive per i lavoratori sospesi per Cig in deroga
3. I fondi strutturali dell'U.E
3.1 Gli obiettivi dell'FSE nel 2014 - 2020
3.2 I programmi operativi toscani POR, FESR E FSE nella
nuova programmazione 2014 - 2020
Il Cpra
1. Il comitato paritetico regionale per l'artigianato
1.1 L'Rlst
San.Arti.
1. Il fondo di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori
dell'artigianato
2. Le modalita' di iscrizione al fondo
3. I CCNL dell'artigianato e San.Arti.
4. Le procedure per effettuare il versamento del contributo
5. Le categorie di dipendenti tenute a versare il contributo
6. L'erogazione delle prestazioni di sanita' integrativa del fondo
San.Arti.
7. Le prestazioni erogate
7.1 Diagnostica e terapia
7.2 Visite specialistiche
7.3 Tickets per accertamenti diagnostici e pronto soccorso
7.4 Tutela del neonato
7.5 Odontoiatria
3 7.6 Implantologia
7.7 Prevenzione per la donna
7.8 Prevenzione per l'uomo
7.9 Inabilità per l'invalidità permanente
7.10 Sindrome metabolica
7.11 Ricovero per grande intervento chirurgico
7.12 Servizi aggiuntivi all'intervento
7.13 Indennita' sostitutiva
8.
L'accordo interconfederale del 25 ottobre 2013: i nuovi
beneficiari delle prestazioni
9. I dati numerici delle aziende e dei lavoratori versanti a San.Arti.
in Toscana a luglio 2014
L'economia dell'artigianato in Toscana
1. Le ultime novità in tema di CIG in deroga
1.1 La CIG in deroga in Italia a luglio 2014
1.2 La CIG in deroga in Italia e in Toscana a giugno 2014
2. Le previsioni occupazionali in Toscana nel 2014
2.1 Il trend toscano nel I° trimestre 2014
Allegati
Glossario dell'Artigianato
Bibliografia
4 PREFAZIONE
Oltre vent’anni di bilateralità artigiana in Toscana. E’ da questa
esperienza consolidata che ha preso il via la presente ricerca, frutto di un
lavoro capillare su dati inediti ed approfonditi che ci hanno consentito di
scattare una fotografia senza precedenti di un comparto, quello
dell’artigianato toscano, che nonostante la crisi resta vitale per
l’occupazione e per il tessuto produttivo della nostra regione.
Il nostro vuole essere un contributo di sostanza e di idee.
Oggi la crisi economica ed occupazionale del Paese impone alle
Organizzazioni Sindacali di guardare con grande attenzione alle difficoltà
ed alle possibili soluzioni per rilanciare un settore così complesso ed irto di
difficoltà. Parlare dell’artigianato vuol dire entrare in un mondo del lavoro
diffuso, qualificato e partecipato. Vuol dire affrontare un mercato del
lavoro che è ancora in grado di rappresentare una delle più importanti
resilienze della nostra regione, nonostante i fattori di negatività presenti
per tutti i comparti manifatturieri, dove è generalizzato il calo di fatturato e
di personale dipendente e non si registrano grandi investimenti.
La nostra indagine analitica vuole mettere a disposizione delle Parti
sociali e delle istituzioni degli strumenti conoscitivi e di lavoro finalizzati
a contribuire con cognizione di causa ad un nuovo sviluppo del settore. I
dati permettono di valutare i punti di caduta, le sfide aperte nel sistema
competitivo, le possibili linee di intervento per tornare a crescere.
Che la ripresa delle attività artigianali sia essenziale per il rilancio
dell’economia e dell’occupazione nella nostra regione è evidente. Non lo
5 diciamo noi, lo dicono i numeri. Le tabelle che troverete in questo libro
stanno a dimostrare che la somma delle aziende e dei lavoratori del
comparto artigiano presenta numeri di gran lunga superiori a quelli
complessivi delle grandi aziende presenti in Toscana.
E’ per questo che il rilancio dell’artigianato è cruciale e va sviluppato
con il contributo e l’attenzione di tutte le Parti sociali. E’ la collaborazione
delle Parti sociali che, sin dal 1993, ha portato l’Ente Bilaterale
dell’artigianato Toscano, l’EBRET, a salvare migliaia di aziende e posti di
lavoro tramite la propria azione.
Anche in questo caso sono i dati della nostra analisi a parlare: la
valorizzazione ed il rilancio delle strutture bilaterali è indispensabile. Il
successo della nuova bilateralità deve costituire lo stimolo ulteriore per
garantire il massimo sviluppo a questa nuova casa comune, dove le Parti
sociali trovano la loro massima espressione e possono divenire il motore
del cambiamento. Sono molteplici le potenzialità da poter sviluppare
nell’ambito della nuova bilateralità, cioè dell’EBRET, in favore dei
lavoratori e delle imprese. I dati della ricerca possono sostenere l’azione
delle Parti sociali per un’ulteriore qualificazione degli strumenti bilaterali,
analizzando le soluzioni per renderli più efficaci ed efficienti.
La bilateralità artigiana della nostra regione è del resto una delle punte
più avanzate del bilateralismo in Italia. La Toscana è stata una delle prime
regioni ad andare verso un modello di relazioni industriali e sindacali
fondato su una contrattazione collettiva e partecipativa che ha permesso,
tra gli altri risultati ottenuti, di sostenere rapporti di lavoro non coperti dai
tradizionali ammortizzatori sociali ed esposti a scarsa tutela.
6 La nostra analisi coglie inoltre sia gli aspetti qualificanti sia le
potenziali debolezze del nostro comparto artigiano. Fragilità legate come
noto ad un’organizzazione produttiva molto parcellizzata rispetto agli
standard ed alle scale oggi più confacenti ad un mercato aperto e più
competitivo che mai. Lo strumento della formazione emerge come il più
idoneo a costituire un valore aggiunto per le imprese che devono innovare.
L’analisi voluta da CGIL, CISL e UIL prende il via dai dati numerici
dei dipendenti e delle aziende aderenti alla bilateralità toscana al febbraio
2014, aggregati in tabelle articolate nelle nuove macro aree in cui il
comparto
si
articola:
agroalimentare,
autotrasporto,
chimica,
comunicazione, costruzioni, legno e lapidei, meccanica, servizi, tessile
moda. Il lavoro analizza anche, con dati aggiornati al 2013, il quadro degli
iscritti a SAN.ARTI. ed a Fondartigianato, che sono rispettivamente il
Fondo sanitario integrativo per i lavoratori dipendenti del settore artigiano
ed il Fondo artigianato formazione. Questo, in conclusione, vuole essere
l’inizio di un percorso che intendiamo portare avanti al fine di far crescere
la cultura dell’artigianato e l’importanza che esso ha nella nostra
economia. I contenuti di questa ricerca vanno in questa direzione ed i frutti
che essi porteranno li vedremo nel breve ma anche nel lungo periodo.
Fabio Giovagnoli
Responsabile attività produttive CGIL Toscana
Ciro Recce
Segretario generale aggiunto CISL Toscana
Mario Catalini
Coordinatore regionale lavoratori artigianato UIL Toscana
7 NOTA METODOLOGICA
L’analisi voluta da CGIL, CISL e UIL prende il via dai dati numerici
dei dipendenti e delle aziende aderenti alla bilateralità toscana al febbraio
2014, aggregati in tabelle articolate nelle nuove macro aree in cui il
comparto
si
articola:
agroalimentare,
autotrasporto,
chimica,
comunicazione, costruzioni, legno lapidei, meccanica, servizi, tessile
moda.
Il lavoro analizza anche, con dati aggiornati al 2013, il quadro degli
iscritti a SAN.ARTI. ed a Fondartigianato, che sono rispettivamente il
Fondo sanitario integrativo per i lavoratori dipendenti del settore artigiano
ed il Fondo artigianato formazione.
La ricerca è stata effettuata dai referenti del comparto artigianato di
CGIL - CISL - UIL Toscana, Fabio Giovagnoli (Responsabile attività
produttive CGIL Toscana), Ciro Recce (Segretario generale aggiunto CISL
Toscana), Mario Catalini (Coordinatore regionale lavoratori artigianato
UIL Toscana), e dal ricercatore Dott. Marco Pirisi.
8 INTRODUZIONE
La materia della contrattualistica del comparto artigianato è stata
oggetto nel corso degli ultimi anni di notevoli cambiamenti. Infatti il 28
Settembre 2009 è stato siglato l’accordo interconfederale per la
semplificazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro nell’artigianato e
sui settori scoperti tra Confartigianato imprese, Cna, Casartigiani, Claai,
Cgil, Cisl e Uil.
E’ stato deciso di basarsi su 9 macro – aree contrattuali e
contestualmente di procedere alla copertura contrattuale dei settori
artigiani privi di copertura.
Gli ambiti di applicazione dei 9 CCNL d’area sono i seguenti:
•
AREA MECCANICA
Ccnl Metalmeccanica e Installazione d’Impianti
Ccnl Orafo, Argentiero e Affini
Ccnl Odontotecnica
•
AREA TESSILE/MODA
Ccnl Tessile, Abbigliamento e Calzaturiero
Ccnl Pulitintolavanderie
Ccnl Occhialeria
•
AREA CHIMICA
Ccnl Chimica, gomma, plastica e vetro
9 Ccnl Ceramica
• AREA AGROALIMENTARE
Ccnl Alimentaristi – Panificazione
• AREA LEGNO – LAPIDEI
Ccnl Legno e Arredamento
Ccnl Lapidei
• AREA COMUNICAZIONE
Ccnl Comunicazione
• AREA SERVIZI
Cccnl Acconciatura, Estetica, Tricologia non curativa,
Tatuaggio e Piercing
• AREA COSTRUZIONI
Ccnl Edilizia
• AREA AUTOTRASPORTO
Ccnl Autotrasporto
Ccnl Autonoleggio
Ccnl Servizi di Pulizia
Nella prima parte è stata effettuata un'analisi approfondita sui dati
numerici dei lavoratori e delle aziende del settore servizi aderenti
10 all'EBRET in toscana al febbraio 2014. Questi sono stati successivamente
riportati in appositi grafici con le relative spiegazioni.
Nella seconda parte è stato trattato FONDARTIGIANATO, analizzando
la storia, le funzioni, i dati delle aziende e dei lavoratori aderenti in
Toscana al 2013. Sempre in questo contesto è stato dato ampio risalto alla
nuova programmazione dei fondi strutturali per il settennato 2014 - 2020.
La terza parte tratta il CPRA (Comitato paritetico regionale
dell'Artigianato), analizzando la storia, i compiti e soffermandosi sulla
figura dell'Rlst (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale)
introdotta con il decreto n°81/2008 (Testo unico in materia di salute e
sicurezza suoi luoghi di lavoro).
La quarta parte si sofferma su SAN.ARTI. (Fondo di assistenza
sanitaria integrativa per i lavoratori dell'artigianato), analizzando la storia,
il rapporto tra i CCNL dell'artigianato e l'adesione al fondo, l'accordo
interconfederale del 25 ottobre 2013 che ha allargato i beneficiari delle
prestazioni, le prestazioni erogate e i dati delle aziende e dei lavoratori
aderenti in Toscana a luglio 2014.
Infine
un'analisi economica dell'economia toscana, mediante i dati
sulla Cassa integrazione in deroga, sulle previsioni occupazionali previste
per il 2014 e sul trend registrato nella nostra regione nel I° trimestre 2014.
11 L'ARTIGIANATO IN TOSCANA PER SETTORE
MERCEOLOGICO
1.
I DATI NUMERICI DEI LAVORATORI DEI SETTORE
SERVIZI
ADERENTI
ALL'EBRET
IN
TOSCANA
AL
FEBBRAIO 2014
Nella tabella che segue sono riportati i dati numerici con le relative
percentuali dei lavoratori del settore servizi aderenti all’EBRET in toscana
al febbraio 2014, pari a 7.368.
Come si evince, la situazione è alquanto disomogenea per numeri e per
territorio di provenienza degli stessi.
Infatti al top ten della classifica figura Firenze con ben 2.367 adesioni
(32%), seguita da Arezzo con 899 (12%). Dopo Arezzo viene subito Lucca
con 797 (11%), Prato con 783 (11%),Pistoia con 686 (9%), Pisa con 654
(9%), Livorno con 494 (7%), Grosseto con 385 (5%).
Chiudono la classifica, rispettivamente, Massa con 227 (3%) e Siena,
quest’ultima fanalino di coda con appena 76 adesioni (2%).
12 PROVINCIA
AR
FI
GR
LI
LU
MS
PI
PT
PO
SI
TOTALE
CONTRATTO
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
DIPENDENTI
899
2.367
385
494
797
227
654
686
783
76
7.368
I DATI NUMERICI DEI LAVORATORI DEL SETTORE SERVIZI ADERENTI ALL'EBRET IN TOSCANA AL FEBBRAIO 2014 DIPENDENTI , PT SERVIZI, 686, 9% DIPENDENTI , PI SERVIZI, 654, 9% DIPENDENTI , MS SERVIZI, 227, 3% DIPENDENTI , LU SERVIZI, 797, 11% DIPENDENTI , LI SERVIZI, 494, 7% DIPENDENTI , PO SERVIZI, 783, 11% DIPENDENTI , SI SERVIZI, 76, 1% DIPENDENTI , AR SERVIZI, 899, 12% DIPENDENTI , FI SERVIZI, 2.367, 32% DIPENDENTI , GR SERVIZI, 385, 5% 13 1.1 I dati numerici delle aziende del settore servizi aderenti all'Ebret in
Toscana al febbraio 2014
Nella seguente tabella sono riportati i dati numerici delle aziende del
settore servizi aderenti all’EBRET in toscana al febbraio 2014, pari a
2.939 adesioni.
Come si evince, la situazione è alquanto disomogenea per numeri e per
territorio di provenienza degli stessi.
Infatti al top ten della classifica figura Firenze con ben 934 adesioni
(32%), seguita da Lucca con 344 (12%). Dopo Lucca segue Arezzo con
315 (11%), Pisa con 285 (10%), Pistoia con 284 (9%), Prato con 258 (9%),
Livorno con 215 (7%) e Grosseto con 171 (6%).
Chiudono la classifica, rispettivamente, Massa con 102 (3%) e Siena
con appena 31 adesioni (1%).
PROVINCIA
AR
FI
GR
LI
LU
MS
PI
PT
PO
SI
TOTALE
SETTORE
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
SERVIZI
N.
AZIENDE
315
934
171
215
344
102
285
284
258
31
2.939
14 I DATI NUMERICI DELLE AZIENDE DEL SETTORE SERVIZI ADERENTI ALL'E EBRET IN TOSCANA AL FEBBRAIO 2014 N. AZIENDE, PO SERVIZI, 258, 9% N. AZIENDE, SI SERVIZI, 31, 1% N. AZIENDE, PT SERVIZI, 284, 9% N. AZIENDE, AR SERVIZI, 315, 11% N. AZIENDE, PI SERVIZI, 285, 10% N. AZIENDE, FI SERVIZI, 934, 32% N. AZIENDE, MS SERVIZI, 102, 3% N. AZIENDE, LU SERVIZI, 344, 12% N. AZIENDE, LI SERVIZI, 215, 7% N. AZIENDE, GR SERVIZI, 171, 6% 2. I FONDI DI SOLIDARIETA' BILATERALI
I fondi di solidarietà, oltre che l'integrazione salariale, possono
assicurare ai lavoratori una tutela in caso di cessazione del rapporto di
lavoro, integrativa rispetto all'assicurazione sociale per l'impiego (ASPI);
possono prevedere assegni straordinari per il sostegno al reddito,
riconosciuti nel quadro dei processi di agevolazione all'esodo; possono
15 contribuire al finanziamento di programmi formativi di riconversione o
riqualificazione professionale.
Le percentuali di contribuzione destinate a finanziare i fondi di
solidarietà (compreso quello residuale), saranno stabilite con decreti; il
datore di lavoro ne verserà due terzi e il lavoratore un terzo. In caso di
intervento del fondo di solidarietà il datore di lavoro dovrà versare un
contributo aggiuntivo calcolato sulle retribuzioni perse, la cui percentuale
sarà definita con decreto (non inferiore all',1,5%). In ogni caso i fondi
devono conseguire il pareggio di bilancio.
La prestazione minima a carico dei fondi di solidarietà è pari alla Cig
(non si specifica quale e se si applica il massimale). Il trattamento di
sostegno al reddito potrà essere erogato per un periodo non superiore ad
un ottavo delle ore complessivamente lavorabili.
3. L'EBRET
La storia dell'E.B.Re.T. inizia con l'accordo interconfederale
nazionale del 21 Luglio 1988, siglato da Confartigianato, Cna, Casa, Claai,
Cgil, Cisl e Uil (sarà poi modificato e integrato con un nuovo accordo il 22
Giugno 1993), e con l’intesa regionale del 7 Dicembre 1990, firmata da
Cna, Confartigianato, Casa (oggi divenuta Casartigiani), Cgil, Cisl e Uil.
L'atto costitutivo dell'E.B.Re.T. viene siglato con atto notarile il 28
Ottobre del 1991, dopodiché, il 7 Febbraio 1992, il Consiglio di
Amministrazione dell'Ente Bilaterale nomina la sua prima presidenza. Il
presidente è Claudio Nocenti, il vice presidente è Filippo Filippi.
16 Già nel 1991 le aziende cominciano ad aderire all'Ebret, che istituisce
in favore di imprese e dipendenti una prima serie di prestazioni. I primi
dati parlano di 2.760 imprese e di 9.054 dipendenti, ma saliranno presto:
3.945 aziende e 13.058 dipendenti nel 1992, 12.129 aziende e 40.963
dipendenti nel 1993, l'anno del primo grande balzo in avanti dell'Ebret.
Nel corso del 1993 viene nominato il primo direttore dell'Ebret, Carlo
Braccesi. Il 6 Maggio 1994 si insedia la seconda presidenza: terminato il
mandato di Nocenti e Filippi, vengono nominati il presidente Eugenio Dei
ed il vice presidente Giancarlo Picchi.
L'Ente ha ormai imboccato la strada di una crescita continua. Nel 1994
le aziende aderenti toccano quota 14.538, i dipendenti aderenti sono
55.295, mentre nel 1995 si contano 14.624 aziende e 57.624 dipendenti. E'
nel 1995 che le prestazioni erogate dall'Ente Bilaterale superano per la
prima volta il miliardo di lire.
Il 23 luglio 1996 è un'altra data campale per la vita dell'Ebret, visto
che viene siglato dalle Parti Sociali regionali un accordo sull'allargamento
delle prestazioni. Subito dopo, il 18 settembre 1996, Gino Barattini e
Mario Catalini vengono nominati rispettivamente presidente e vice
presidente dell'Ebret.
E' nel corso del 1996 che viene deciso di aprire delle sedi
provinciali dell'Ebret, i cosiddetti sportelli territoriali o enti bilaterali
provinciali. Resteranno aperti per oltre dieci anni, dopodiché l’Ebret
tornerà ad avere soltanto la sua sede centrale, competente per l’intero
territorio regionale.
Il 1996 è un anno di sviluppo notevole per l'Ente, che vede salire a
15.928 aziende e 62.155 dipendenti la propria rappresentatività, a fronte di
17 erogazioni che sfiorano i due miliardi e mezzo di lire, a cui vanno aggiunti
250 milioni devoluti a favore di Piemonte e Liguria, entrambe colpite da
gravi calamità naturali. Va anche ricordato che nel giugno 1996 la Versilia
viene colpita da una tragica alluvione, e l'Ebret, con un apposito accordo
delle parti sociali, eroga a riguardo quasi un miliardo di lire.
Nell'estate del 1997 nasce Ebret Informa, testata dell'Ente Bilaterale
destinata ad informare aderenti e studi professionali circa le novità relative
all'Ente e inviata gratuitamente in tutta la Toscana. Sul finire del 1998
verrà poi raggiunto un accordo in base al quale Ebret Informa viene
allegato al quotidiano economico Il Sole 24 Ore. L’attività “di stampa”
porta anche, negli anni, a numerose pubblicazioni sulla sicurezza e salute
nei luoghi di lavoro, distribuite gratuitamente dall’Ebret e dalle parti
sociali ad imprese e lavoratori. L’esperienza di Ebret Informa terminerà
poi nel 2009.
Le adesioni del 1997 toccano intanto quota 18.316 aziende e 72.623
dipendenti, mentre le prestazioni sfondano i quattro miliardi e mezzo di
lire (compreso un contributo straordinario di 300 milioni per il terremoto
delle Marche).
Nell'Aprile del 1998 avviene il passaggio di consegne per quel che
concerne la dirigenza dell'Ebret: il nuovo direttore è Giovanni Pacchini.
E' nel 1998, inoltre, che nasce il sito Internet dell'Ebret.
Le adesioni del 1998 raggiungono intanto nuovi livelli record: 18.638
aziende iscritte e 74.167 dipendenti aderenti. Le prestazioni erogate
dall'Ebret sfiorano i sei miliardi e cento milioni di lire, testimoniando un
ruolo ormai strategico e decisivo nel panorama del comparto e
18 dell'economia regionale. Un dato confermato da quello relativo al 1999,
anno nel quale le prestazioni erogate superano i 9 miliardi.
Nel marzo 1999 nasce la Consulta Tecnica dell’Ebret, organismo che
riunisce un rappresentante di ciascuna delle sei Parti Sociali ed il Direttore
dell'Ebret, con compiti di indirizzo e coordinamento dell'attività dell'Ente.
Il Presidente è Mario Catalini. Il processo di rinnovamento reso necessario
dalla crescita esponenziale dell'Ente sfocia inoltre in un nuovo Statuto,
siglato il 3 settembre 1999, ed in un nuovo Regolamento. Dopo la
certificazione del bilancio, iniziata a partire dal 1998, l'Ebret consegue nel
1999 anche la certificazione di qualità Iso 9002. L’Ebret ha poi ottenuto
per alcuni anni anche la certificazione “etica” di responsabilità sociale,
detta SA8000. In vista dell’avvio del nuovo EBRET, le certificazione di
qualità ed etica non sono poi state rinnovate, in quanto non più giudicate
strategiche. E’ stata invece mantenuta la certificazione di bilancio.
Nel dicembre 1999 si insediano il presidente Giovan Battista Donati ed
il vice presidente Emanuele Berretti. Le adesioni del 1999 parlano di
18.595 aziende e 71.132 dipendenti, le prestazioni sono le più alte di
sempre: oltre 9 miliardi e 100 milioni erogati.
Nel 2000 l'Ebret lancia l'esperienza dei Progetti territoriali, più tardi
divenuti Progetti di sistema e di rete, ed accentua la sua duplice natura:
non più solo strumento di sostegno al reddito ma anche di promozione
economica, sulla base di una logica di sussidiarietà. La fase di crisi
attraversata da alcuni settori, tessile in testa, e la riduzione complessiva del
numero delle aziende artigiane toscane con dipendenti portano anche ad un
calo di iscrizioni nel 2000 (17.724 imprese e 69.276 lavoratori) e nel 2001
(17.128 imprese e 66.873 lavoratori). Sempre notevoli le prestazioni,
19 anche se su livelli più accettabili rispetto al 1999 "nero": circa 4 miliardi e
400 milioni di lire erogati nel 2000, quasi 2 miliardi e 300 milioni nel
2001.
Nel 2002 l'Ebret lancia anche una sua trasmissione televisiva,
denominata Ebret Informa: una spazio mensile di approfondimento su
bilateralismo, artigianato e piccola impresa in onda su tre canali regionali
(Teleregione, Teletruria e Tele Granducato) per diffondere ulteriormente la
conoscenza e l'utilizzo di questo importante strumento economico. E’
un’esperienza che durerà un paio di anni.
Il 2003 costituisce un anno di straordinaria ed eccezionale
contribuzione per far fronte ad una crisi profonda e strutturale, in modo
particolare del sistema moda. Nel solo 2003 si registra da parte dell’Ente
Bilaterale l’erogazione di ben 3 milioni 660.000 euro, di cui 3 milioni
41.000 euro a sostegno dei lavoratori e 619.000 euro in favore delle
imprese artigiane; il tutto indennizzando 1 milione 317.607 ore di lavoro
perdute con 3.595 interventi compiuti e 11.393 lavoratori destinatari di
contributi. L’Ebret sente già i primi segnali della grande crisi in arrivo
negli anni a venire, e non fa mancare la sua voce nel denunciarla.
L’8 luglio 2003 entra in carica il nuovo Cda, con Tommaso Ausilio che
assume la carica di presidente e Viviani Bigazzi come vice presidente. Il
Cda resterà in carica fino al 29 settembre 2006.
Nel 2004 entrano inoltre in vigore nuove regole sulle sospensioni
temporanee, con l’introduzione di una franchigia e di una contribuzione
aggiuntiva da parte delle imprese, e c’è l’aggiornamento della quota di
adesione che era ormai ferma da alcuni anni.
20 Le prestazioni restano su livelli alti: vengono erogati 2 milioni 336 mila
euro, di cui oltre 1 milione 918 euro a sostegno dei lavoratori e più di 417
mila euro in favore delle imprese artigiane; il tutto indennizzando 803.856
ore di lavoro perdute con 2.610 interventi compiuti e 16.546 lavoratori
destinatari di contributi. Solo la concessione della Cassa integrazione
straordinaria relativamente ad alcuni codici Ateco del Sistema moda della
provincia di Prato e di alcuni comuni delle province di Pistoia e Firenze
alleggerisce in parte la pressione sull’Ebret, ma la situazione resta seria,
tanto che per il 2005 la possibilità del ricorso alla Cassa integrazione
straordinaria viene estesa anche all’Empolese, ad Arezzo ed a Pistoia.
Nel 2004 aderiscono all’Ebret 16.188 aziende e 64.633 lavoratori. Le
imprese diminuiscono di numero ma denotano dimensioni aziendali meno
ridotte. Lo conferma l’andamento della dimensione media delle imprese
iscritte all’Ebret: dai poco più di 3 dipendenti ad azienda degli anni
Novanta si è passati ai 4,006 lavoratori medi ad azienda del 2004.
Nel 2005 continua il calo degli iscritti, che sono adesso 60.493
lavoratori e 15.303 aziende. Le prestazioni restano alte con 2 milioni e 236
mila euro erogati, di cui oltre 1 milione e 700 mila a favore dei lavoratori e
513 mila a sostegno delle aziende.
Nel 2006 si insedia - il 29 settembre - il nuovo Cda, con Michele
Francesconi come presidente e Mario Catalini come vice presidente. Si
rinnova anche la Consulta Tecnica, che dal 27 settembre ha in Maurizio
Petriccioli il suo presidente. Calano ancora gli iscritti: nel 2006 sono
14.670 aziende e 57.497 lavoratori. Le prestazioni si attestano ad 1 milione
e 34mila euro, di cui 570 mila in favore dei lavoratori e 464 mila per le
aziende.
21 Nel 2007 il trend non si inverte: aderiscono 12.919 imprese e di 54.894
lavoratori, per una media di 4,25 addetti per impresa. Nel corso del 2007 si
conclude anche l’ultima fase dei Progetti di sistema e di rete:
un’opportunità solo parzialmente utilizzata dai soggetti proponenti.
Le prestazioni 2007 scendono per la prima volta sotto il milione di
euro, fermandosi a quota 937 mila: 483 mila per i lavoratori, 448 mila per
le imprese.
Nel 2008 aderiscono 12.515 imprese e 52.161 lavoratori. Le prestazioni
2008 risalgono a 1 milione 93 mila euro, di cui 643 mila euro per i
lavoratori e 449 mila per le imprese.
Progettato nel 2007, nel 2008 entra inoltre in funzione il nuovo
gestionale WebEbret.
Le prestazioni 2009 sfiorano il milione e 700 mila euro, di cui 1
milione 280 mila per i lavoratori e 414 mila per le aziende. Aderiscono
poco meno di 12 mila aziende ed oltre 49 mila lavoratori: è il punto più
basso di una bilateralità che necessita di rilancio.
Nel gennaio 2009 si tiene inoltre la mostra fotografica Gioventù
Negata, che l’EBRET organizza in collaborazione con la Fondazione
Giovanni Paolo II per far luce sui guasti derivanti dalla globalizzazione,
prendendo a tragico esempio la situazione dei giovani in Ucraina ed in
Palestina. Nell’ambito del suo impegno sociale, l’EBRET da alcuni anni è
inoltre titolare dell’adozione a distanza di alcuni bambini del Brasile e
della Costa d’Avorio.
Il 1° luglio 2009 Ciro Recce sostituisce Maurizio Petriccioli nel ruolo di
presidente della Consulta Tecnica.
22 L’emanazione della legge 2/2009 ed il conseguente accordo siglato
dalle parti sociali nazionali il 23 luglio 2009 segnano una vera cesura: con
i meccanismi di riscossione e le regole delle prestazioni che nel 2010
andranno a cambiare, per l’E.B.Re.T. è chiaro che un lungo ciclo si è
concluso, e che è tempo di dar vita ad una realtà del tutto nuova in grado di
meglio rispondere alle esigenze delle imprese e dei lavoratori. Il 2
dicembre 2010 la nuova realtà è recepita e sancita da un accordo delle parti
sociali della Toscana. Si chiude così l’esperienza dell’E.B.Re.T. e viene
costituito un nuovo Ente, nato con lo Statuto siglato il 13 dicembre 2010 e
denominato EBRET.
L’EBRET, come previsto dallo Statuto, è ora retto da un Consiglio di
Amministrazione e da un’Assemblea dei Soci. Entrambi gli organismi
esprimono il proprio presidente, che resta in carica tre anni. Il Presidente
del CdA è il legale rappresentante dell’EBRET.
Le adesioni 2010, che combinano vecchia e nuova modalità di
versamento,
segnano
intanto
una
prima
risalita
toccando
complessivamente le 14.330 imprese ed i 56.708 lavoratori. Le prestazioni
ammontano a 950 mila euro, di cui 627 mila per i lavoratori e 323 mila per
le imprese.
Gli anni 2011 e 2012 sono di transizione, stretti come sono nella fase di
passaggio che va tra la chiusura del vecchio E.B.Re.T. e la definizione
delle prestazioni e delle funzioni del nuovo EBRET, senza dimenticare che
la generalizzazione della Cassa integrazione in deroga toglie notevole
pressione alle necessità di intervento dell’Ente Bilaterale. Il 2011 vede così
l’erogazione di 635 mila euro, di cui 62 mila per i lavoratori e 573 mila per
23 le imprese, mentre nel 2012 gli interventi EBRET ammontano a 359 mila
euro, con 42 mila euro per i lavoratori e 317 mila euro per le aziende.
Il 2011 è l’anno delle nomine: il 6 luglio Pierluigi Galardini diviene
presidente del vecchio E.B.Re.T., con l’incarico di compiere gli ultimi
adempimenti necessari prima della chiusura definitiva; il vice presidente è
Mario Catalini.
Il 31 gennaio si insedia il Cda del nuovo EBRET, che indica in Paolo
Graziani il proprio presidente. Il 31 marzo tocca all’Assemblea dei Soci,
che ha in Armando Risaliti il suo presidente, sostituito dal 19 marzo 2013
dal nuovo presidente Alessandro Corrieri.
Direttore viene confermato Giovanni Pacchini, che lascia poi per
raggiunti limiti d’età. Dall’1 ottobre 2012 il direttore è Paolo Secciani.
E siamo al 2013, quando viene introdotto per la prima volta, in via
sperimentale, un contributo in favore dei lavoratori che acquistano libri
scolastici per i figli. Tale prestazione sarà riproposta anche nel 2014. Le
prestazioni 2013 parlano di 380 mila euro erogati in favore delle imprese e
di 36 mila euro per i lavoratori, ma sono dati tutt’altro che definitivi: a
maggio 2013 la circolare 36 dell’INPS autorizza di fatto la riapertura delle
sospensioni, vale a dire l’alternativa EBRET/INPS alla Cassa integrazione
in deroga. Nel solo 2013 l’intervento di sospensione dell’attività per crisi
aziendale/occupazionale totalizza 2.487 richieste da parte dei lavoratori,
per un totale di spesa massima preventivata a carico dell’EBRET pari ad
oltre 900 mila euro. I relativi pagamenti, effettuati in forma congiunta con
l’INPS, sono ancora in corso di effettuazione.
Le sospensioni sono state riproposte anche nel 2014: al 18 febbraio
sono già 843 le richieste dei lavoratori per l’anno in corso: l’attività
24 dell’EBRET a sostegno di lavoratori ed imprese è ormai tornata
pienamente centrale.
Lo conferma il trend delle adesioni, che restano su livelli alti
nonostante il perdurare della crisi. A febbraio 2014 aderiscono 16.082
aziende e 65.687 lavoratori.
4.1 Le prestazioni dell’Ebret
Come
previsto
dalla
legislazione
vigente
e
dal
proprio Regolamento l'EBRET interviene per:
Livello A - “Nazionale”
Livello A1: Contratti di solidarietà (Legge 236/93, art. 5, co. 5-8)
Livello A2: Sospensione per crisi aziendale/occupazionale
Livello B - “Regionale”
Livello B1a: Indennità per sospensioni dovute a calamità naturali
Livello B1b: Contributo per acquisto di testi scolastici
Livello B2a: Innovazione aziendale
Livello B2b: Ripristino del ciclo produttivo a seguito di calamità
naturali
1. Diritto alle prestazioni
Livello A “Nazionale” e Livello B “Regionale”
Possono richiedere le prestazioni le aziende che, al momento della
presentazione della domanda, hanno regolarmente versato la contribuzione
25 EBNA tramite F24. Nel caso di mesi non coperti da contribuzione,
l’impresa deve provvedere a sanare le quote mensili non versate.
Se i mesi non coperti risultassero privi di forza lavoro, l’impresa è
tenuta a presentare il LUL aziendale dell’ultimo mese con dipendenti,
comprovante la data di cessazione del rapporto di lavoro nonché il LUL
aziendale del primo mese successivo con forza lavoro, comprovante la
data di assunzione.
Nel caso l’azienda abbia dipendenti da meno di 24 mesi, è sufficiente
che essa abbia regolarmente versato per i mesi nei quali ha dipendenti.
Al momento della richiesta, l’azienda richiedente deve essere presente
con versamenti nel gestionale EBRET.
L’azienda richiedente la prestazione dichiara di avere regolarmente
versato il contributo di solidarietà del 10% all’INPS.
Misura delle prestazioni
Livello A “Nazionale”
Per il contratto di solidarietà la provvidenza a favore dei lavoratori è
fissata nella misura del 12,50% per la durata del Cds in coerenza con
quanto disposto dall'art. 5, co. 5-8, della L. 236/93e dalla circolare
Ministero del Lavoro n. 20 del 2004. Le richieste di intervento dovranno
pervenire alla sede dell'EBRET entro 15 giorni dalla data di stipula
dell'accordo sindacale.
Per la sospensione per crisi aziendale/occupazionale, ai lavoratori in
regola con i requisiti previsti dall’EBRET e dall’INPS viene riconosciuta
l’ASpI, nella misura prevista dalla vigente normativa. L’EBRET
26 contribuisce con un intervento integrativo pari al 20% dell'indennità
stessa. Clicca qui per procedura di richiesta e modulistica.
Livello B “Regionale”
Indennità per sospensioni dovute a calamità naturali
Per i lavoratori sospesi in conseguenza di calamità naturali è prevista
un'integrazione pari all'80% della retribuzione netta, per un massimo di
240 ore nell'arco dell'anno solare.
Contributo per acquisto di testi scolastici
Possono richiederlo i dipendenti di aziende artigiane regolarmente
iscritte all’EBRET. Il contributo riguarda i testi scolastici di scuola media
inferiore o superiore dell’anno scolastico 2014/2015, arriva fino ad un
massimo di 180 euro ed ogni dipendente può presentare domanda per un
solo componente del proprio nucleo familiare.
Innovazione aziendale
Le aziende che hanno diritto all’intervento dell’EBRET ottengono un
contributo del 10% dei costi sostenuti per innovazione aziendale fino ad un
massimo di 2.600 euro.
Ripristino del ciclo produttivo interrotto a seguito di calamità naturali
In favore dell'azienda si prevede un contributo per interventi per
ripristino del ciclo produttivo interrotto a seguito di calamità naturali nella
misura del 30% dei costi sostenuti e per un importo massimo pari a 5.200
euro.
27 3.2 La bilateralità nell'artigianato
L'’artigianato è stato il primo comparto che in Italia, al fine di costruire
un sistema di relazioni sindacali autonome e specifiche, ha sperimentato,
diffuso e consolidato il principio della bilateralità e gli strumenti che da
questa hanno preso origine.
Vi è chi afferma che questo primato spetterebbe, in realtà, al settore
dell’edilizia che, in effetti, attraverso il sistema delle Casse Edili, ha
realizzato la prima esperienza di gestione comune di risorse, tra i sindacati
di categoria delle imprese e dei lavoratori, per l’erogazione ai dipendenti
di alcune prestazioni previste dal contratto.
Ma quella dell’edilizia è una esperienza tutta settoriale, mentre
l’artigianato ha introdotto un sistema di enti bilaterali che comprende
“trasversalmente” tutti i settori produttivi, dal manifatturiero (di cui fanno
parte, ad esempio, il tessile – abbigliamento, il legno – arredamento,
l’alimentazione, la meccanica di produzione), all’artistico (ad esempio
l’orafo – argentiero e la ceramica – vetro), ai servizi alla persona (come
l’acconciatura e l’estetica) e servizi alla collettività (in cui ritroviamo
l’installazione di impianti e gli autoriparatori).
Per descrivere con la maggiore chiarezza possibile la portata e le
caratteristiche di questo sistema, è opportuno inserire – a premessa –
alcune definizioni dei termini che vengono utilizzati, ormai entrati nel
glossario del diritto sindacale italiano, ma ancora poco conosciuti nelle
esperienze degli altri Paesi europei.
Con il termine bilateralità si intende quel principio che, in Italia, a
28 partire dagli anni ’80, ha caratterizzato il dialogo sociale e le relazioni
contrattuali prima nell’artigianato e, più avanti,
anche negli altri comparti produttivi (industria, commercio, terziario).
E’ il principio attraverso il quale le parti sociali decidono di
affrontare e risolvere particolari questioni oggetto di confronto – e, in
alcuni casi, causa di conflitto – individuando sedi e strumenti al di fuori
della contrattazione che vengono partecipate e gestiti congiuntamente
dai rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori.
Con il termine enti bilaterali si intendono proprio quegli strumenti
posti in essere per gestire congiuntamente quanto definito tra le parti
sociali in conseguenza dell’applicazione del principio della bilateralità.
E’ del tutto evidente che lo sviluppo e l’affermazione del principio
della bilateralità e degli strumenti che ne sono derivati è stato fortemente
condizionato dall’evoluzione del contesto economico, politico e sociale.
Oggi, in Italia, si è in presenza di molteplici esperienze di enti ed
organismi bilaterali nella maggior parte dei comparti economici e
produttivi, che hanno determinato una specifica attenzione al tema della
bilateralità da parte del Governo e del Parlamento.
Nell’ambito delle recenti riforme del mercato del lavoro e della
formazione professionale sono state infatti introdotte norme che, nel
sostenere il principio della bilateralità, hanno assegnato agli enti bilaterali
ulteriori ed innovative materie di intervento, non senza creare, tuttavia,
situazioni di disaccordo e di polemica con alcune parti sociali.
Alla fine degli anni ’70, il contesto di riferimento era dato da:
- relazioni sindacali e contrattuali molto poco sviluppate al di fuori dei
29 settori della grande industria;
- un livello di attenzione del legislatore più rivolto alle dinamiche
sindacali dell’industria, per trarre dalle relazioni industriali soluzioni
nuove e diverse a quanto fino a quel momento si era sviluppato a livello di
diritto del lavoro;
- la grande attualità ai temi della partecipazione che, sull’onda delle
esperienze che si erano andate affermando in Europa (in particolare in
Germania), avevano fortemente segnato le stagioni contrattuali dei settori
della grande industria già a partire dal 1974.
Dalla comparazione dei due contesti, ne deriva che, se all’inizio la
bilateralità ha rappresentato il principio motore delle relazioni sindacali
nell’artigianato (così come, molto più avanti, è accaduto per altri settori),
come in una sorta di circolo virtuoso, oggi è lo stato di salute delle
relazioni sindacali a determinare, di fatto, la maggiore o minore vitalità
della bilateralità e, conseguentemente, degli enti e degli organismi
bilaterali.
Per meglio comprendere il quadro sin qui descritto è necessario
tracciare, sia pure per sommi capi, la storia della bilateralità
nell’artigianato.
Alla fine degli anni ’70, l’artigianato non aveva una contrattazione
nazionale di categoria autonoma e specifica molto sviluppata: pochissimi
settori avevano il contratto che, comunque, veniva negoziato sulla falsa
riga del contratto in vigore per l’analogo settore industriale.
Sono state proprio le richieste dei sindacati dei lavoratori per il rinnovo
di questi contratti, soprattutto in materia di diritti sindacali, a far esplodere
30 – tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 – un grande conflitto
tra le organizzazioni imprenditoriali artigiane e quelle sindacali.
Le imprese artigiane, infatti, non erano in grado di sopportare gli oneri
economici ed organizzativi delle tutele che il sindacato chiedeva e che, di
fatto, riproducevano per le piccole e piccolissime aziende le normative
previste per le aziende industriali.
Era necessario individuare soluzioni diverse che, nel dare una risposta
positiva alle rivendicazioni sindacali, portasse al di fuori dell’azienda e su
un altro tema di confronto l’oggetto del conflitto.
Il primo accordo che utilizzò il principio della bilateralità venne
firmato nel 1983 e riguardava la figura del delegato di impresa.
Il delegato veniva eletto nelle imprese artigiane con almeno 8
dipendenti (compresi gli apprendisti) per garantire un migliore
collegamento tra i datori di lavoro e i dipendenti delle imprese stesse.
Sul monte stipendi complessivo sarebbe stata accantonata una quantità
pari a 2 ore lavorative per dipendente (con un minimo di 16 ore annue) e,
in sede di contratto collettivo nazionale di lavoro, si poteva decidere o
l’utilizzazione delle somme accantonate da parte del delegato per lo
svolgimento della propria attività, oppure il versamento delle stesse
somme agli enti bilaterali per un loro utilizzo a fini mutualistici.
Nello stesso accordo, infatti, veniva prevista la costituzione di enti
bilaterali a livello territoriale, composti pariteticamente e gestiti
congiuntamente dalle organizzazioni territoriali delle parti imprenditoriali
artigiane e sindacali dei lavoratori.
Si tratta della prima regolamentazione nazionale degli enti bilaterali
31 nella storia della contrattazione dell’artigianato, regolamentazione poi
recepita in tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro che sono stati
rinnovati successivamente all’accordo del 1983.
Gli enti bilaterali potevano intervenire con criteri di mutualizzazione
per l’erogazione delle principali prestazioni integrative contrattualmente
dovute ai lavoratori (malattia, maternità, infortunio) e per impostare e
gestire corsi di formazione professionale e manageriale d’intesa con gli
enti locali competenti.
In caso di crisi strutturali di settore e/o di aree territoriali o di calamità
naturali, gli enti potevano diventare lo strumento attraverso il quale, sulla
base di intese locali, anche con la pubblica amministrazione, fosse
possibile erogare qualche forma di intervento o sostegno.
Era prevista l’adesione volontaria delle imprese agli enti bilaterali e la
contribuzione a carico dei datori di lavoro e, in misura più limitata, dei
lavoratori.
Ma, si era solo all’inizio: nemmeno quattro anni più tardi, infatti, con
un
accordo
del
febbraio
1987,
veniva
realizzata
una
prima
“razionalizzazione” del sistema.
Le parti sociali, allo scopo di favorire i negoziati per la costituzione
degli enti bilaterali e consentire l’attuazione pratica degli accordi, decisero
di dare alle rispettive organizzazioni territoriali alcune indicazioni, quali:
- costituzione degli enti a livello regionale;
- struttura degli enti di norma intercategoriale, con gestione separata
per le singole categorie;
- adesione volontaria delle imprese;
32 - status giuridico degli enti di libere associazioni senza fini di lucro;
- conferma della composizione paritetica degli organi;
- proposta di uno “statuto tipo” che aggiungeva agli scopi degli enti già
previsti,
lo
svolgimento
di
ulteriori
compiti
di
natura
mutualistica
contrattualmente definiti dalle parti.
Ma la vera svolta al sistema degli enti bilaterali dell’artigianato giunse
l’anno successivo, nel 1988, quando, il 21 luglio, le organizzazioni
nazionali degli imprenditori artigiani e dei sindacati dei lavoratori
firmarono una nuova intesa sulla rappresentanza sindacale e sul sostegno
al reddito.
Anche in questo caso, l’applicazione del principio della bilateralità
consentì di trovare soluzioni nuove ed originali, che riuscirono a mediare
tra la situazione economica ed organizzativa delle aziende e le
rivendicazioni del sindacato.
Infatti, dalla richiesta di una estensione tout court alle micro aziende
delle tutele previste dalle leggi e dai contratti industriali, emerse la
costruzione di un sistema di rappresentanza sindacale – peraltro ancora in
vigore - del tutto diverso.
In sostituzione di quanto previsto con l’accordo del 1983 e per le
imprese fino a 15 dipendenti, venivano istituiti rappresentanti sindacali
territoriali, sulla base delle indicazioni dei lavoratori occupati nelle
imprese artigiane presenti in ciascun territorio (coincidente, di norma, con
le singole province).
In corrispondenza degli stessi territori venivano istituite, quindi, sedi
33 permanenti di incontro e confronto fra le rispettive rappresentanze delle
imprese e dei lavoratori.
In queste sedi sarebbero state esaminate e possibilmente risolte
eventuali controversie individuali o collettive non risolte a livello
aziendale.
In altre parole, il “conflitto” veniva spostato al di fuori dell’impresa e
la rappresentanza sindacale esercitava il proprio diritto nelle sedi
“bilaterali” appositamente costituite.
Per consentire ai rappresentanti di svolgere la propria attività le
imprese venivano impegnate a versare in un apposito fondo, da costituirsi
a livello regionale, un contributo orario annuo per dipendente.
L’intesa sul sostegno al reddito, raggiunta sempre all’interno
dell’accordo del 1988, nasceva, da una parte dall’impossibilità per gli
imprenditori artigiani di accettare la richiesta del sindacato di ridurre
l’orario di lavoro e, dall’altra, dall’esigenza delle stesse imprese,
totalmente prive di meccanismi di ammortizzatori sociali pubblici, di
mantenere il patrimonio di professionalità dei loro lavoratori quando si
presentavano
circostanze
di
crisi
che
richiedevano
sospensioni
temporanee, anche brevi, dell’attività produttiva.
Il principio della bilateralità consentì di trovare, anche in questo caso,
una soluzione che ancora oggi rappresenta l’unico modello europeo di
intervento autonomo e privatistico di sostegno al reddito.
Venne infatti prevista la costituzione di un altro fondo regionale, al
quale le imprese avrebbero versato l’equivalente di 10 ore annue di
retribuzione per dipendente.
34 Il fondo avrebbe quindi destinato l’80% delle risorse raccolte per
l’erogazione di provvidenze per il sostegno al reddito dei lavoratori delle
imprese interessate da sospensioni temporanee delle attività causate da
eventi di forza maggiore, indipendenti dalla volontà dell’imprenditore,
quali gli eventi atmosferici eccezionali, calamità naturali, interruzione
dell’erogazione delle fonti energetiche, difficoltà nell’utilizzo di materie
prime.
Il restante 20% delle risorse veniva destinato alle imprese per il
ripristino del ciclo produttivo, per la ricollocazione o riorganizzazione
dell’attività produttiva dovuti a fattori e soggetti esterni all’azienda per la
modifica dei processi sia tecnologici che di prodotto e per servizi reali alle
imprese (quali attività formative, diffusione di tecnologie, ecc.).
L’accordo del 1988 rappresenta il fondamento dell’attuale sistema
degli enti bilaterali dell’artigianato quanto si è andato sviluppando in
seguito prende le mosse dalla strategica e positiva intuizione che le parti
sociali ebbero all’epoca e che è stato possibile realizzare grazie alla
pratica del principio della bilateralità.
Il recepimento dell’accordo in quasi tutti i contratti collettivi nazionali
di lavoro dei settori artigiani (edilizia ed autotrasporto esclusi, la prima
per il sistema proprio di casse edili, il secondo per la particolare attività
svolta), unito alla progressiva applicazione pratica dello stesso accordo in
tutte le regioni italiane, hanno dato vita al sistema di enti bilaterali più
diffuso e consolidato in Italia.
Le ultime intese, che possiamo definire “di manutenzione” di questo
sistema risalgono a circa 10 anni fa.
35 Nel 1992, all’approssimarsi di una profonda crisi che avrebbe
drammaticamente attraversato, fino a metà degli anni ’90, tutti i settori,
soprattutto manifatturieri, le parti sociali decisero di dare agli enti
bilaterali la configurazione che essi hanno ancora oggi, di un sistema
articolato su due livelli (nazionale e regionale), parte integrante della
struttura contrattuale ed obbligatorio per le parti contraenti.
Con questo accordo, infatti, i due fondi istituiti nel 1988 (quello per la
rappresentanza sindacale e quello per il sostegno al reddito), nonché quelli
successivamente istituiti per la formazione– lavoro, vennero stabilmente
collocati all’interno degli enti bilaterali che orami erano presenti in tutte le
regioni.
Per le finalità e le prestazioni erogate da questi fondi venne prevista
l’adesione obbligatoria da parte delle imprese (mentre restava volontaria
l’adesione per la mutualizzazione degli oneri di malattia, maternità,
infortunio), pena la perdita degli incentivi e degli sgravi contributivi.
Nel 1993, al fondo sostegno al reddito venne assegnata la finalità di
intervenire anche nei casi di crisi congiunturale, per l’erogazione di
provvidenze per il sostegno al reddito dei lavoratori delle imprese
interessate da riduzione di orario e/o sospensione temporanea delle
attività.
Nel 1994, anche le tutele in materia di ambiente e sicurezza sul lavoro
entrarono a far parte del sistema della bilateralità dell’artigianato, con la
costituzione e collocazione presso gli enti regionali del fondo per i
rappresentanti territoriali dei lavoratori alla sicurezza.
A distanza di circa un decennio ed al di là del dibattito aperto nelle sedi
36 istituzionali, si ripropone l’esigenza per le parti sociali di una riflessione
congiunta sulle sfide future che ci attendono.
Da questa riflessione dovranno emergere nuovi interventi di
“manutenzione” del sistema che ne recuperi la specificità rispetto
all’artigianato e riproponga il principio della bilateralità a monte del
circolo virtuoso prima descritto per portare nuova linfa alle relazioni
contrattuali, ormai irrigidite in schemi del tutto superati.
Dovranno altresì emergere nuovi e chiari elementi identificativi del
sistema e, a questo proposito, le maggiori aspettative riguardano
l’imminente riforma degli ammortizzatori sociali,all’interno della quale, i
meccanismi di sostegno al reddito in vigore nell’artigianato dovrebbero
trovare il giusto riconoscimento ed una definitiva istituzionalizzazione.
Dovrà infine essere recuperata quella necessaria coerenza tra il
modello di contrattazione ed il sistema degli enti bilaterali, rispetto ai
quali la riforma istituzionale federalista che sta impegnando il nostro
Paese non appare affatto indifferente.
3.3 I dati numerici dei lavoratori aderenti all'Ebret in Toscana al
febbraio 2014
Nella seguente tabella sono riportati i dati numerici dei lavoratori
aderenti all’EBRET in Toscana (65.687), aggiornati al febbraio 2014.
Le province toscane presentano dati disomogenei come segue:
Firenze 20.978 (32%);
Arezzo con 10.919 (17%).
Prato 7.420 (11%);
37 Pisa con 6.577 (10%);
Lucca con 6.097 (9%);
Livorno 2.799 (4%);
Grosseto 2.472 (4%);
Terminano la classifica le province di Massa con 1.578 (3%) e Siena
con appena 919 aderenti (1%).
PROVINCIA
AREZZO
FIRENZE
GROSSETO
LIVORNO
LUCCA
MASSA
PISA
PISTOIA
PRATO
SIENA
TOTALE
LAVORATORI
ADERENTI
10.919
20.978
2.472
2.799
6.097
1.578
6.577
5.928
7.420
919
65.687
38 PISTOIA 5.928 9% I DATI NUMERICI DEI LAVORATORI ADERENTI ALL' EBRET IN TOSCANA AL FEBBRAIO 2014 SIENA 919 1% PRATO 7.420 11% AREZZO 10.919 17% PISA 6.577 10% MASSA 1.578 3% FIRENZE 20.978 32% LUCCA 6.097 9% LIVORNO 2.799 4% GROSSETO 2.472 4% 3.4 I dati numerici delle aziende aderenti all'Ebret in Toscana al
febbraio 2014
Nella tabella che segue sono riportati i dati numerici delle aziende
aderenti all’EBRET in Toscana pari a 16.082, aggiornati al febbraio 2014.
I dati sono stati successivamente inseriti in un grafico a torta a 2D,
all’interno del quale sono stati evidenziati, tra gli altri, i dati numerici, le
percentuali e il valore della categoria ad essa collegata.
Le province toscane presentano dati disomogenei come segue:
Firenze con 5.001 (31%);
Arezzo con 2.112 (13%);
Prato con 1.744 (11%);
Pisa con 1.683 (10%);
39 Lucca con 1.669 (10%);
Livorno con 877 (6%);
Grosseto con 777 (5%);
Terminano la classifica le province di Massa con 479 (3%) e Siena con
appena 208 adarenti (1%).
Quindi l’elemento che colpisce agli occhi del lettore come nel caso
precedente è il divario che si registra tra il dato della provincia di Firenze
e quello della provincia di Siena, fanalino di coda di questa classifica.
AZIENDE
PROVINCIA
ADERENTI
AR
2.112
FI
5.001
GR
777
LI
877
LU
1.669
MS
479
PI
1.633
PT
1.582
PO
1.744
SI
208
TOT. AZIENDE 16.082
40 I DATI NUMERICI DELLE AZIENDE ADERENTI ALL'EBRET IN TOSCANA AL FEBBRAIO 2014 AZIENDE, PO, 1.744, 11% AZIENDE, SI, 208, 1% AZIENDE, AR, 2.112, 13% AZIENDE, PT, 1.582, 10% AZIENDE, PI, 1.633, 10% AZIENDE, FI, 5.001, 31% AZIENDE, MS, 479, 3% AZIENDE, LU, 1.669, 10% AZIENDE, GR, 777, 5% AZIENDE, LI, 877, 6% 3.5 Le richieste di intervento dell'EBRET per L'ASPI per crisi
aziendale/occupazionale al 16 Luglio 2014
Nella seguente tabella vengono riportate le richieste di intervento
dell'EBRET in tema di ammortizzatori sociali (ASPI) rivolti ai lavoratori
in seguito a crisi aziendali. Il dato si riferisce alla singole province toscane
e per ciascun contratto merceologico dell'artigianato alla data del 16 luglio
2014.
Nella fattispecie vengono riepilogati i dati del settore agroalimentare.
41 Il totale delle richieste di sospensione è stata pari a 1.148, le richieste
dei lavoratori 4.616, il numero dei giorni richiesti per l'intervento 283.457,
la media dei giorni di sospensione per ciascun lavoratore in una pratica
61,41.
Il contributo totale dell'EBRET preventivato è stato pari a 1.754.420,63
€.
In tema di dati effettivi di spesa, alla data di cui sopra, emerge quanto
segue:
il totale erogato INPS/EBRET è stato pari a 2.053.994,31 €;
il totale delle giornate indennizzate pari a 66.522 giornate;
i lavoratori beneficiari effettivi 1.442;
la media di erogazione per ciascun lavoratore 1.424,41 €;
le aziende effettivamente interessate dalla siffatta pratica 396
In tema di province interessate dall'intervento spicca Firenze con 821
richieste, 3.425 il numero delle richieste dei lavoratori, 1.608 il numero di
lavoratori sospesi e un numero di giorni richiesti per la pratica pari a
208.299.
Segue, seppur in numero molto distanziato la provincia di Pisa con 175
richieste, 623 il numero delle richieste dei lavoratori, 406 il numero dei
lavoratori sospesi e un numero di giorni richiesti per la pratica pari a
34.281. Il fanalino di coda in tema di richieste d'intervento è la Provincia
di Arezzo, con i seguenti dati: 1 richiesta, 2 richieste dei lavoratori, 2
lavoratori sospesi e 52 giorni richiesti per l'espletamento della siffatta
pratica.
42 Entrando nel merito del settore dei servizi, il numero delle richieste è
stato pari a 15, 22 il numero delle richieste dei lavoratori, 17 il numero dei
lavoratori sospesi e il numero dei giorni richiesti per la pratica 1.561.
43 LA FORMAZIONE CONTINUA NELL'ARTIGIANATO
1. L'ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVI IN AZIENDA:
UN QUADRO D'INSIEME
E' un processo alla base della progettazione di un intervento di
formazione. Attraverso questa metodica è possibile individuare la
domanda di formazione esistente in azienda, come segue:
1° fase: analisi delle conoscenze e delle competenze necessarie ad un
corretto funzionamento dell'organizzazione del lavoro;
2° fase: comparazione fra i contenuti di professionalità richiesti (fase 1)
e quelli effettivamente posseduti dai lavoratori presenti in azienda;
3° fase: analisi dell'eventuale differenza risultante dalla fase 2 e
definizione della domanda formativa in grado di eliminare il gap di
professionalita' riscontrato.
Una delle conseguenze più significative dal siffatto lavoro dovrebbero
essere l'identificazione dei profili professionali che contraddistinguono
l'organizzazione del lavoro analizzata. Da questi profili Un lavoratore
potrebbe acquisire tali conoscenze ed abilità se partecipasse alle attività di
tale percorso formativo e si sottoponesse alla fine ad un esame di verifica
(dell'apprendimento)1 .
_________________________
1
In realtà per il mondo del lavoro, tali verifiche non sono realizzabili dal mondo della
formazione professionale se non in specifici ed isolati contesti per fasce di competenza medio alte e
a forte specializzazione
44 2. I FONDI PARITETICI INTERPROFESSIONALI
I fondi paritetici interprofessionali sono organismi di natura associativa
promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle Parti Sociali
attraverso specifici Accordi Interconfederali stipulati dalle organizzazioni
sindacali
dei
datori
di
lavoro
e
dei
lavoratori
maggiormente
rappresentative sul piano nazionale. Attualmente sono operativi 18 Fondi2
di cui tre dedicati ai Dirigenti3 .
_________________________
2
FOR.TE. – Fondo per la formazione continua del terziario; FON.TER. – Fondo per la
formazione continua dei lavoratori dipendenti nelle imprese del settore terziario: comparti turismo e
distribuzione servizi;
3
Fondirigenti– Fondirigenti Giuseppe Taliercio (Fondazione per la formazione alla dirigenza nelle
imprese industriali); Fondo Dirigenti PMI – Fondo per la formazione professionale continua dei
dirigenti delle piccole e medie imprese industriali; FONDIR – Fondo per la formazione continua
dei dirigenti del terziario; cooperazione; Fond.Agri - Fondo per la formazione continua nel settore
agricolo, agroalimentare e agroindustriale; Fond.E.R. - Fondo per la formazione continua degli
Enti Religiosi; Fon.Ar.Com. - Fondo per la formazione continua nei comparti del terziario,
dell'artigianato e delle piccole e medie imprese; For.Agri. - Fondo di settore per la formazione
professionale continua in agricoltura; Fondazienda - Fondo per la formazione continua dei quadri e
dipendenti dei comparti commercio- turismo- servizi, artigianato e piccola e media impresa; Fondo
Banche Assicurazioni - Fondo per la formazione continua nei settori del credito e delle
assicurazioni; Formazienda - Fondo per la formazione continua nel comparto del commercio, del
turismo, dei servizi, delle professioni e delle piccole e medie imprese; Fonditalia - Fondo per la
formazione continua nei settori economici dell'industria e piccole e medie imprese; Fondo
Formazione Servizi Pubblici Industriali - Fondo per la formazione continua nei servizi pubblici
industriali
45 Secondo quanto previsto dalla legge 388 del 2000, le imprese possono
destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto
“contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) ad uno dei
Fondi Paritetici Interprofessionali, attraverso il modello Uniemens.
I datori di lavoro possono aderire ad un secondo fondo esclusivamente
per la formazione dei propri dirigenti scegliendo tra i Fondi costituiti per
tale scopo.
I
Fondi
Paritetici
Interprofessionali finanziano
piani
formativi
aziendali, settoriali e territoriali, che le imprese in forma singola o
associata decideranno di realizzare per i propri dipendenti. Inoltre possono
finanziare anche piani formativi individuali, nonché ulteriori attività
propedeutiche o comunque connesse alle iniziative formative e dal 2011
(Legge n.148 del 14/09/2011) i piani formativi possono coinvolgere anche
i lavoratori con contratti di apprendistato e a progetto.
2.1 Fondartigianato
Fondartigianato
è
il
Fondo
di
formazione
interprofessionale
dell’artigianato e delle PMI. E’ un'associazione riconosciuta costituita
da:Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI, CGIL,CISL, UIL in forma
bilaterale. E’ il primo Fondo autorizzato dal Ministro del Lavoro, con
decreto del 31 ottobre 2001. E’ l’unico fondo interprofessionale radicato
nel territorio attraverso articolazioni regionali radicate. Fondartigianato,
realizza le proprie attività in un quadro istituzionale dove il ruolo delle
Parti Sociali si pone come centrale. Non a caso il dettato legislativo, che ha
dato vita ai Fondi Interprofessionali, consegna ad esse il compito di
rappresentare i bisogni delle imprese e dei lavoratori, attraverso la
46 definizione di Piani formativi tra le stesse concordati che a partire da una
puntuale analisi del contesto , sviluppino le coordinate di politiche
formative e del lavoro, ovvero opportunità di crescita competitiva per
l’impresa nonché di competenze e occupabilità per il lavoratori. In questo
quadro macro si inseriscono le strategie e le attività di Fondartigianato, che
prendono vita a partire dallo statuto e dal regolamento fondativo.
E’ così che Fondartigianato ha inserito nelle sue strategie d’insieme una
articolazione di 9 attività propedeutiche allo sviluppo della formazione
continua, che vanno dalla analisi dei bisogni formativi sino alla diffusione
di buone pratiche.
La natura bilaterale del Fondo, pone l’esigenza di supportare, anche con
strumenti e competenze tecniche, la definizione e condivisione delle
iniziative di formazione, in particolare dei Piani formativi. Da questa
esigenza generale, viene la scelta di operare nella direzione della
predisposizione di attività, che supportino le parti nella programmazione
delle politiche del lavoro e della formazione. E’ così che Fondartigianato
ha inserito nelle sue strategie d’insieme una articolazione di attività
propedeutiche allo sviluppo della formazione continua, che vanno dalla
analisi dei bisogni formativi sino alla diffusione di buone pratiche. In
questo quadro di iniziative si inserisce la formazione degli operatori delle
parti sociali, finalizzata a trasferire le conoscenze e le competenze
necessarie per leggere le dinamiche dei contesti locali, i possibili sentieri
di sviluppo ed individuare le migliori politiche per supportare le strategie
di impresa e i saperi dei lavoratori.
Questi interventi, contribuiscono inoltre a rafforzare il sistema delle
relazioni industriali e della bilateralità quali strumenti e metodologie che
47 vanno a innestarsi nei sistemi più generali 10 delle relazioni sindacali e di
concertazione delle politiche di sviluppo economico e sociale.
OPPORTUNITA' E VANTAGGI
• La formazione continua è la fonte inesauribile della specializzazione
professionale, che a sua volta è un presupposto dell'efficienza produttiva.
• Le aziende artigiane e le piccole e medie imprese oggi hanno una
possibilità in più: avvalersi di un organismo dinamico, aderire ad una
struttura affidabile e amica, per cercare di trovare insieme le soluzioni più
idonee per la formazione continua dei dipendenti.
La decisione di entrare nella grande famiglia di Fondartigianato, che
associa, attraverso le piccole e medie imprese già oltre 600.000 lavoratori,
rappresenta un valore aggiunto del quale le aziende aderenti devono andare
giustamente fiere.
OPPORTUNITA’
Alcune delle opportunità offerte sono:
• garanzia di potersi avvalere dei corsi di formazione continua a livello
regionale, interregionale e nazionale;
• possibilità di soddisfare le proprie esigenze aziendali territoriali e
settoriali attraverso una molteplicità di piani formativi;
• partecipazione ai vari progetti di formazione coerenti con gli
standard qualitativi europei;
• valorizzazione professionale dei dipendenti con incremento del
know-how complessivo dell'azienda e della sua capacità di penetrazione
del mercato; maggiore competitività
48 • possibilità di attivare e di far parte di un ampio sistema di relazioni
con soggetti che operano nello stesso settore
VANTAGGI
• I
vantaggi
per
le
aziende
aderenti
si
concretizzano
con
l'ottimizzazione della specializzazione professionale dei dipendenti e con
una migliore qualità dei servizi e dei prodotti forniti.
• Il Fondo eroga finanziamenti per la realizzazione di interventi di
formazione per i dipendenti delle aziende aderenti.
• Non vi è un limite di anzianità di iscrizione per presentare Progetti ed
i contributi possono essere richiesti per la copertura totale o parziale dei
costi sostenuti per la progettazione, erogazione, verifica di impatto e
efficacia della formazione e questo a prescindere da quanto versato
dall'impresa al momento della candidatura: ed è per questo che non
prevediamo nei nostri processi organizzativi la contabilizzazione dei
versamenti da parte delle singole imprese (in altri termini, non esiste in
Fondartigianato il c.d. "conto aziendale").
REGOLE
Le regole per la presentazione dei Progetti e l'accesso ai contributi di
Fondartigianato sono contenute all'interno dei bandi, chiamati Inviti
Tali regole, le procedure e la modulistica sono le stesse sia nel caso in
cui l'azienda volesse presentare e gestire direttamente l'intervento
formativo sia nel caso in cui decidesse di appoggiarsi ad un ente o ad una
agenzia formativa accreditata sul territorio.
49 In entrambi i casi è necessaria la registrazione sulla nostra
piattaforma, alla quale si accede attraverso il link Area riservata. Una
volta ricevute le credenziali di accesso (cioè nome utente e password)
potrà essere eseguita l'operazione di registrazione secondo le istruzioni
fornite: da quel momento sarà possibile candidare Progetti al nostro Fondo
secondo i termini di presentazione (a cadenza periodica prefissata o a
sportello) indicati negli Inviti.
Le linee di intervento di Fondartigianato
Linea 1
- Sostegno ai sistemi territoriali di competenza e
competitività
Linea 2 - Promozione di politiche di sostegno e di sviluppo
economico, produttivo, occupazionale
Linea 3 - Microimprese
Linea 4 - Progetti multiregionali
Linea 5 - Vocuher formativo a progetto
Linea 6 -
Progetti di formazione rivolti ad imprese di nuova
adesione
QUALI
SONO
I
SERVIZI
Fondartigianato
FORMATIVI
finanzia
FINANZIATI?
gratuitamente:
Progetti di formazione
• Voucher formativi
Acquisto di servizi formativi
50 IN QUALI CONTESTI?
• Settori produttivi
• Microimprese
• Distretti
• Filiere e reti di imprese
PER QUALI ESIGENZE?
• Innovazione tecnologica
• Innovazione di prodotto
• Innovazione di processo
• Salute e sicurezza
• Ambiente
• Energie Rinnovabili
• Pari Opportunità
• Alta Formazione
• Integrazione sociale
FOCUS
SI LAVORA tramite bandi pubblici denominati INVITI
Le imprese associate al Fondo, possono presentare Progetti a valere
sulle risorse stanziate attraverso i bandi, a prescindere da quanto versato
fino al momento della candidatura
51 COME ADERIRE
1. In fase di compilazione della "Denuncia Aziendale" (ex
Mod.DM10/2), riempire l'opzione relativa all'Adesione ai Fondi
Interprofessionali:
• selezionando il codice "FART";
• indicando
il
numero
dei
dipendenti
interessati
all'obbligo
contributivo.
• 2. Trasmettere la denuncia all' INPS all'interno del flusso
UNIEMENS (è sufficiente effettuare la procedura di adesione una sola
volta).
3. Una volta completata l'adesione l'impresa può presentare il proprio
programma di formazione e accedere ai finanziamenti.
Il ruolo di Fondartigianato: la qualità dell’offerta formativa
Dal primo Invito disponibile del novembre 2004, si è passati da una
struttura di Inviti molto aperti sotto il profilo contenutistico a dispositivi
mirati con finanziamento dedicato a singole linee di programmazione e
intervento formativo, differenziando l’offerta formativa; si passa dai
multiregionali alla micro impresa, dal voucher all’alta formazione. Si
sono realizzati Inviti speciali; accordi con 4 regioni per favorire
politiche integrate di formazione continua;
La nuova offerta formativa: ( 50 milioni )
1. diversa architettura dell’offerta formativa del fondo: Regolamento
generale: semplificazione, guida stabile nel tempo;
52 2. Consolidamento delle linee innovative già sperimentate ( accordi
quadro, voucher), allargamento platea beneficiari ( apprendisti, titolari
d’impresa);
3. Nuove linee (progetti formativi rivolti ad imprese di nuova adesione
in regola nel sistema della bilateralità artigiana), risorse aggiuntive per
promuovere nuove adesioni nei territori a minor tasso di adesioni. (
voucher per i servizi aggiuntivi (formativi e consulenziali)
La struttura operativa di Fondartigianato
In Fondartigianato, si possono individuare due livelli di struttura:
1) quello "politico responsabile" rappresentato dall'Assemblea dei Soci
e dal Consiglio di Amministrazione;
2) quello "tecnico operativo" che si sviluppa nelle strutture centrali e
periferiche (ove previste) di gestione.
LA STRUTTURA "POLITICO RESPONSABILE"
- 12 componenti il Consiglio di Amministrazione, di cui 1 Presidente e 1
Vice presidente;
- 3 sindaci revisori di cui 1 Presidente su nomina del Ministero del
Lavoro;
- 24 componenti l'Assemblea
LA STRUTTURA "TECNICO OPERATIVA" NAZIONALE E
DECENTRATA
- 5 responsabili della struttura tecnica nazionale di cui 1 Direttore;
53 - una struttura di impiegati centrali
- 139 componenti dei 19 Comitati Paritetici Regionali;
- 128 componenti dei 19 Nuclei Tecnici di Valutazione Regionali
Dalla fine del 2004 ad oggi, attraverso Inviti a presentare Progetti
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale - ha già messo a disposizione per
attività di formazione continua 265.000.000 di euro.
• coinvolte oltre 20.650 imprese, 183.000 lavoratori;
• la percentuale dei contenuti professionalizzanti è ormai vicina al 60%
del totale complessivo;
• finanziati più di 8.000 progetti per un totale di risorse pari a oltre
185.000.000 di euro, che sul complessivo disponibile raggiunge il 75%
(94% sulle risorse messe a disposizione
• l ‘83,07% di imprese aderenti si colloca nella fascia tra 1 e 9 dipendenti
• con 171.000 aziende aderenti per circa 610.000 lavoratori dipendenti
occupati, Fondartigianato rimane il primo fondo in termini di imprese
aderenti ed il terzo in termini di addetti.
I DATI NUMERICI DELLE AZIENDE E DEI DIPENDENTI
ADERENTI A FONDARTIGIANATO IN TOSCANA AL 2013
54 55 Nuove sfide e obiettivi
• Risorse economiche che si riducono
Crisi perdurante = fallimenti, chiusure d’impresa, disoccupazione;
Storno risorse 0,30 verso ammortizzatori sociali (246 milioni nel 2013
complessivamente, circa 10 milioni Fondartigianato)
• Scarsa penetrazione in alcuni territori = la distribuzione delle
aziende iscritte non è omogenea nel territorio ma risulta essere fortemente
concentrata. In tre regioni ( Emilia Romagna, Lombardia e Veneto si
concentrano il 56,1% delle imprese complessivamente aderenti, ed 62,1%
dei dipendenti.
• Accresciuta competizione= portabilità
2.2 I piani formativi settoriali
Per fare l'analisi dei fabbisogni formativi si è reso necessario prendere
visione dei PFS (Piani formativi settoriali), per studiare i profili
professionali richiesti nel mercato del lavoro.
Un Piano formativo è un accordo fra le Parti Sociali, sulle linee
d'intervento, sulle priorità, sugli obiettivi, di uno o più progetti formativi.
Fondartigianato mette a disposizione un formulario specifico da
utilizzare per predisporre il Piano Formativo che va obbligatoriamente
allegato ai Progetti di cui si chiede il finanziamento.
Alcuni Fondi non prevedono la firma del Piano Formativo ma la sua
condivisione formalizzata attraverso la firma di un accordo a latere riferito
al Piano/Progetto medesimo.
Un PF così come un Progetto o un' Azione formativa può essere
declinato in aziendale, settoriale, territoriale,individuale.
56 Il Piano Formativo Settoriale è lo strumento che sintetizza e concretizza
le indicazioni di scenario macroeconomico emerse dall’ASSET e le
priorità di intervento individuate dalle LL.GG (Linee Guida di indirizzo,
priorità e intervento) in indicazioni e azioni di intervento formativo.
L’Asset è lo strumento di analisi e di conoscenza della specifica realtà
produttiva elaborato dagli esperti del settore individuati dalle Parti Sociali.
Oggetto di studio e analisi sono gli aspetti legati alla competitività delle
imprese, per ciò che attiene al miglioramento e allo sviluppo
strategico/organizzativo, per ciò che riguarda l’innovazione di processo e
di prodotto, e per quanto concerne il miglioramento delle competenze e
delle conoscenze delle persone impegnate nell’impresa, a tutti i livelli.
2.3 I fabbisogni formativi nel PFS settore autotrasporto
57 I profili professionali nel PFS settore autotrasporto
2.4 Il ruolo della Regione Toscana e di Fondartigianato in materia di
politiche attive per i lavoratori sospesi per Cig in deroga
Con l’Invito 1°-2009 Fondartigianato ha previsto un’apposita Linea,
ovvero la Linea B, “Processi di riorganizzazione e/o ristrutturazione di
aziende in crisi”, finalizzata ad interventi diretti a sostenere imprese
coinvolte nella crisi, attribuendo alla Regione Toscana risorse pari ad €
516.000,00.
In pratica con queste risorse si andava a finanziare interventi di
politiche attive per lavoratori beneficiari di CIG in deroga dipendenti
da
imprese
aderenti
a
Fondartigianato,
partendo
da
una
sperimentazione che coinvolgeva 4 province: Arezzo, Firenze, Prato e
Pistoia.
Gli interventi sono stati definiti con 4 “Progetti Quadro” (uno per ogni
provincia) presentati al Fondo, sulla base dei quali si potevano poi
presentare a sportello i successivi “interventi esecutivi” per effettuare gli
interventi di formazione ai lavoratori dei settori e delle province definite
nei progetti quadro.
58 Dal momento che le risorse necessarie per i 4 progetti quadro
ammontavano ad € 665.00,00 ed erano quindi erano superiori rispetto a
quelle stanziate dal Fondo (€ 516.000,00), il CdA del Fondo
successivamente ha stanziato per la Toscana ulteriori risorse, €
500.000,00, stabilendo che la differenza tra i due stanziamenti - €
246.546,00 – sarebbe stata destinata al finanziamento di progetti per
aziende in crisi di province diverse da quelle della sperimentazione,
coprendo così l’intero territorio toscano.
Per
avviare
gli
interventi
sinergici
tra
Regione
Toscana
e
Fondartigianato nelle province di AREZZO, Firenze, Prato e Pistoia, sono
stati sottoscritti i seguenti accordi
1) Protocollo del 30/06/2009 tra Regione Toscana e tutte le Parti
Sociali regionali per il finanziamento di politiche attive per lavoratori in
CIG in deroga
2) Accordo del 23/011/2009 tra Regione Toscana e Parti Sociali
regionali costituenti Fondartigianato di attuazione del protocollo del
30/06 (ne è stato sottoscritto uno anche con Fondimpresa e FonCoop): con
questo accordo si stabilisce che per interventi di politica attiva nei
confronti di lavoratori in CIG in deroga, sospesi per periodi non inferiori a
30 giorni, che si trovino nelle province di Arezzo, Firenze, Prato e Pistoia,
si utilizzeranno le risorse stanziate dal FART, con l’obbligo dei lavoratori
in questione di presentarsi al Centro per l’impiego competente per fare un
primo intervento di politica attiva. Nel verbale di accordo sindacale per la
CIG in deroga doveva essere specificato che sarebbe stato utilizzato
Fondartigianato per la realizzazione di politiche attive.
59 3) Accordo quadro regionale del 1/02/2010 tra le Parti Sociali
costituenti Fondartigianato, con cui si dà attuazione ai due precedenti
protocolli.
A seguito di tutti questi accordi, è stato sottoscritto nel maggio 2010
dalle PPSS regionali di Fondartigianato il piano formativo regionale e
successivamente sono stati sottoscritti i 4 progetti quadro – su
modulistica del Fondo
con cui nelle 4 province interessate si
individuavano i settori coinvolti, il tipo di intervento (formazione
trasversale o professionalizzante), il numero di lavoratori coinvolti, le ore,
le edizioni e le risorse necessarie.
A seguito di questi, per la realizzazione degli interventi di formazione
si sarebbero presentati al Fondo i cd. “interventi esecutivi”, su modulistica
del Fondo, a sportello.
Chiaramente i 4 progetti quadro vedevano come soggetti promotori
tutte le PPSS regionali e come attuatori le relative agenzie formative.
Nel corso del 2014 il progetto è stato dichiarato “abbandonato” e si è
proceduto alla rendicontazione di quanto utilizzato.
3. I FONDI STRUTTURALI DELL'U.E
Una panoramica dei finanziamenti europei 2014-2020
Tipologie dei finanziamenti europei
Fondi indiretti la cui gestione è demandata agli Stati membri
attraverso le amministrazioni centrali e regionali. I fondi NON sono
60 assegnati direttamente dalla Commissione europea
Fondi diretti gestiti direttamente dalla Commissione europea
Fondi indiretti
Le risorse finanziarie vengono trasferite dalla Commissione agli Stati
membri ed in particolare alle regioni, le quali, sulla base di una
programmazione approvata dalla Commissione stessa, ne dispongono
l’utilizzazione.
NB: Queste risorse sono rappresentate principalmente dai Fondi
strutturali e dal Fondo di Coesione.
Qual è l’iter per erogare questi fondi?
La Commissione europea definisce le linee guida generali e le macro
priorità.
Ogni stato elabora un documento strategico nazionale che rispecchia le
indicazioni della Commissione (QSN= Quadro Strategico Nazionale)
Le regioni elaborano un programma operativo regionale (POR).
Le regioni pubblicano periodicamente dei bandi (regionali)
In Italia e in Toscana
In Italia la gestione dei FS viene affidata dai Ministeri nazionali alle
Regioni, che identificano le necessità del proprio territorio e le priorità̀
d’azione, raccolte in documenti strategici regionali, definiti in coerenza
con gli obiettivi di carattere generale fissati a livello nazionale e
comunitario: il POR.
La Regione Toscana è dunque responsabile dell’assegnazione e della
gestione dei fondi sull’intero territorio regionale e indice periodicamente
dei bandi
61 Fondi indiretti: Programmazione 2014-2020
La struttura legislativa proposta dalla Commissione comprende:
w 1 Regolamento generale che definisce le norme comuni e i principi
generali dei Fondi;
w 3 Regolamenti specifici dedicati ai singoli fondi (FESR, FSE, FC),
w 2 Regolamenti relativi all’obiettivo di cooperazione territoriale
europea e al Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT)
à Il bilancio proposto dalla Commissione è pari a 376 miliardi di Euro
(33% budget totale)
Alcuni principi applicabili a tutti i fondi:
w Concentrazione sulle priorità Europa 2020 per una crescita
intelligente, sostenibile ed inclusiva;
w Rafforzamento della governance multi-livello;
w Parità di genere, non discriminazione e sviluppo sostenibile;
w Coordinamento della politica con le altre politiche UE;
w Semplificazione delle norme;
w Condizionalità macro economica;
w Concentrazione delle risorse;
w Concessione di riconoscimenti in base ai risultati.
Obiettivi tematici comuni
w Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;
w Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione;
w Promuovere la competitività̀ delle PMI;
w Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di
62 CO2;
w Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione
e la gestione dei rischi;
w Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse;
w Promuovere sistemi di trasporto sostenibili;
w Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori;
w Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà̀ ;
w Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento
permanente;
Come verranno assegnati i fondi?
La copertura geografica dei fondi:
1. Regioni meno sviluppate: regioni il cui PIL è inferiore al 75% della
media comunitaria
2. Regioni di transizione (nuova categoria): regioni il cui PIL procapite è compreso tra il 75% e il 90% della media Ue
3. Regioni più sviluppate: regioni il cui PIL pro-capite è superiore al
90% della media comunitaria
63 Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
Il FESR è la principale fonte di finanziamenti dell'UE a tal fine.
L'obiettivo è riequilibrare le principali disparità fra le regioni finanziando
lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle economie regionali,
compresa la conversione delle regioni industriali in declino e di quelle in
ritardo di sviluppo.
NOVITA’ PER IL 2014-2020
w Rafforzare la concentrazione tematica: numero limitato di obiettivi
corrispondenti alla strategia Europa 2020;
w Concentrare le risorse su: efficienza energetica e fonti rinnovabili,
innovazione e supporto alle PMI;
Un sostegno specifico sarà̀ riservato alle città e allo sviluppo urbano
Fondo Sociale Europeo
64 Rappresenta il principale strumento finanziario dell’UE per investire
nelle risorse umane. Consente di accrescere le opportunità̀ di occupazione
dei cittadini europei, promuovere lo sviluppo dell’istruzione e migliorare
la situazione dei soggetti più̀ vulnerabili a rischio di povertà̀ .
Perfetta convergenza con la Strategia Europa 2020
w Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori;
w Investire nell'istruzione, nelle competenze e nell'apprendimento
permanente;
w Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà;
w Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere una PA efficiente.
Dimensione sociale rafforzata
w Il 20% dei contributi dell'FSE saranno destinati all'inclusione
sociale;
w Intensificazione della lotta alla disoccupazione giovanile;
Integrazione e sostegno specifico all'uguaglianza di genere e alla non
discriminazione
Fondo di Coesione
Fornisce sostegno agli Stati membri il cui RNL/pro capite è inferiore
al 90% della media dell'UE-27.
Investimenti nell'ambiente
w
w
Servizi idrici e di smaltimento dei rifiuti;
w
Biodiversità incluso il ricorso a infrastrutture verdi;
w
Ambiente urbano;
w
Adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi;
Economia a basse emissioni di carbonio.
65 Investimenti nei trasporti
w
w
Reti transeuropee dei trasporti (RTE-T);
Sistemi di trasporto a basse emissioni di carbonio e trasporto
urbano.
Fondi Diretti
Nel caso di finanziamenti a gestione diretta è la Commissione europea
che eroga i fondi e che stabilisce autonomamente i criteri e i principi di
funzionamento dei vari programmi (i cosiddetti “bandi comunitari”).
Queste risorse finanziarie sono dunque regolate da un rapporto diretto tra
la Commissione europea e gli utilizzatori finali.
Iter di erogazione dei fondi:
La Commissione predispone dei programmi pluriennali.
La DG competente gestisce direttamente gli stanziamenti previsti
attraverso la pubblicazione periodica di bandi comunitari.
I bandi pubblicati contengono la descrizione del programma, la sua
dotazione finanziaria, la procedura e i termini di presentazione delle
proposte, l’importo del contributo erogabile, i requisiti minimi per poter
partecipare, i criteri di selezione e gli indirizzi utili.
Chi sono i possibili beneficiari dei fondi diretti?
L’UE concede sovvenzioni in modo diretto a coloro (organizzazioni
pubbliche o privati, Università, aziende, organizzazioni non governative e,
in alcuni casi, persone fisiche) che presentano proposte di progetti atti a
promuovere le politiche europee nelle varie aree (ricerca e sviluppo,
educazione, formazione, ambiente, protezione del consumatore e
66 informazione). Esistono innumerevoli tipi di finanziamento disponibili e
ognuno ha la sua logica e la sua base giuridica.
Alcune caratteristiche dei fondi diretti
w Quasi tutti i progetti finanziabili sono individuabili in una delle
politiche interne all’Unione Europea,
w La Commissione attraverso questi fondi co-finanzia dei progetti,
w Il finanziamento viene erogato in più tranche e solitamente è
soggetto alla presentazione di rapporti sull’avanzamento delle attività,
w Tutti i bandi comunitari richiedono la creazione di partnership
transnazionali.
Dove si trovano i bandi?
L’invito a presentare proposte può essere reso pubblico nei seguenti
modi:
w pubblicazione sulla GUUE;
w pubblicazione sul sito della DG competente o dell’Agenzia esecutiva
che si occupa dell’attuazione del programma;
w Pubblicazione sul sito dell’Agenzia Nazionale;
Pubblicazione sui siti internet specializzati (es. Europa Facile).
I fondi strutturali sono gli strumenti di intervento creati e gestiti
dall'Unione europea per finanziare vari progetti di sviluppo all'interno
dell'Unione europea. Gli obiettivi principali dei fondi strutturali sono tre:
la riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere,
l'aumento della competitività e dell'occupazione e il sostegno della
cooperazione transfrontaliera. I fondi strutturali impegnano il 37,5% del
bilancio complessivo dell'Unione europea.
67 Sin dalla nascita dell'Unione europea, agli occhi dei sostenitori risultava
evidente che per raggiungere una forma politica pienamente federata,
quindi non solo di convenienza economica (assunto ribadito come
principio nel Trattato di Maastricht, 1992), si doveva operare per eliminare
le profonde differenze esistenti tra le regioni più ricche e quelle meno
avvantaggiate. A tale scopo fu varata un'apposita politica di interventi sul
territorio. In particolare, ai sensi del Trattato di Lisbona, la UE ha
elaborato e continua a sostenere una specifica politica di coesione
economica e sociale.
Lo strumento elaborato per concretizzare tale finalità sono, appunto, i
cosiddetti fondi strutturali europei. Questi nel corso del tempo hanno
subito continue e opportune modifiche, in rapporto tendenzialmente
coerente con le diverse posizioni politiche e programmatiche assunte nel
tempo, dall'Unione europea.
I fondi strutturali europei nei due ultimi cicli (settennali) hanno avuto a
disposizione circa un terzo del bilancio della UE. Nel 2000-2006 circa 195
miliardi di euro e in quello appena concluso (2007-2013) sono diventati
circa 335 miliardi. Questi iniziali dati dovrebbero essere sufficienti per
delineare l'importanza strategica dei fondi strutturali. Alla loro riuscita
partecipano migliaia di funzionari per assicurare che le migliaia e migliaia
di progetti sovvenzionati (non a pioggia) seguano le aspettative previste.
In questo contesto, i fondi strutturali, ossia: FESR - fondo europeo di
sviluppo regionale e FSE - Fondo sociale europeo, per citare i più recenti,
sono
strumenti
polivalenti
(finanziari,
di
programmazione,
di
pianificazione, ecc.) che da un lato sono stati creati dalla UE per
cofinanziare e programmare, in modo pluriennale, gli interventi sul
68 territorio, e dall'altro hanno sigle differenti perché si occupano di aree
funzionali differenti, organicamente volti al fine complessivo ora
ricordato.
Inoltre a livello delle singole Regioni UE i fondi strutturali vengono
espressi da specifici programmi, analoghi nei fatti agli strumenti di
programmazione e pianificazione territoriale. Tra questi si possono
menzionare i cosiddetti programmi operativi (PO) sia regionali (POR) sia
sovraregionali (PON), vincolati alle linee guida dettate dai rispettivi
regolamenti. Come ogni programmazione economica e/o territoriale
complessa e pluriennale la durata dei cicli, tuttavia, è più ampia degli anni
formalmente indicati. Infatti, i due ultimi cicli dei fondi strutturali si
chiudono fiscalmente due anni dopo il rispettivo termine. Ossia il ciclo
2000-2006 nel 2008 e quello 2007-2013 è prevista nel 2015. Inoltre, per
quanto riguarda la valutazione dei risultati di quanto progettato e
realizzato, sono necessari ancora altri anni oltre il termine formale, che
dipende dalla tipologia del progetto, e che complica non poco la fase della
valutazione dei risultati dei fondi strutturali.
Il periodo di programmazione 2000-2006 ha utilizzato come strumenti
finanziari della politica di coesione economica e sociale i seguenti fondi
strutturali:
•
il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);
•
il Fondo sociale europeo (FSE);
•
il Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG)
(detto anche Fondo europeo di orientamento e garanzia agricola (FEOGA)
);
•
lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP).
69 Obiettivi
I fondi strutturali per la programmazione 2000-2006 avevano tre
obiettivi:
•
Obiettivo 1: aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo e
l'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo; vi
rientravano in particolare le regioni il cui PIL pro capite è minore del 75%
della media europea, come ad esempio le regioni del mezzogiorno d'Italia.
L'Obiettivo 1 si rivolgeva ad un numero limitato di Regioni UE, ma
disponeva di circa il 70% degli interi finanziamenti (195 miliardi di euro
complessivi).
•
Obiettivo 2: aveva lo scopo di sostenere la riconversione
socioeconomica delle zone con difficoltà strutturali.
•
Obiettivo 3: era mirato a sostenere, per le regioni escluse
dall'obiettivo 1, l'ammodernamento dei sistemi di istruzione, formazione e
occupazione.
Interventi
La programmazione degli obiettivi a livello nazionale era regolata per
l'Obiettivo 1 e l'Obiettivo 3 dal quadro comunitario di sostegno (QCS),
mentre il Documento unico di programmazione (DOCUP) faceva
riferimento all'Obiettivo 2. Tali documenti erano la base per gli interventi,
ed ordinavano le spese concesse ai fondi strutturali. Questi programmi
analizzando la situazione ex ante socio-economica e ambientale delle
Regioni interessate dallo specifico obiettivo, delineavano le linee di
intervento all'interno dei cosiddetti assi prioritari che ordinavano l'ampia
casistica dei materiali propositivi e progettuali di ogni singolo programma
operativo (PO).
70 All'interno di ogni obiettivo si sviluppavano quindi i programmi
operativi, che si dividevano in programmi operativi nazionali (PON) e
programmi operativi regionali (POR) che delineavano gli obiettivi
specifici all'interno degli assi.
La programmazione adottata per il ciclo 2007-2013 è prodotta da un
lato a partire dagli effetti (positivi/negativi) di quanto realizzato nel ciclo
precedente (2000-2006), e dall'altro in considerazione dei nuovi obiettivi
programmatici inseriti, nel frattempo, nell'agenda ideale della UE.
Tra questi vanno ricordate le svolte sia di Lisbona sia di Göteborg, che
hanno introdotto diverse variazioni programmatiche negli obiettivi del
progetto UE. In particolare hanno ampliato gli indicatori e gli obiettivi
meramente economici, quale presupposto e garanzia della crescita
territoriale. Infatti, il consiglio europeo di Lisbona (2000) ha rivalutato
l'importanza della conoscenza, e quello di Göteborg (2001) del ruolo
dell'ambiente. Rispetto al ciclo precedente, alcuni fondi hanno cambiato
nome e finalità e alcuni altri cambiamenti sono stati decisi.
Obiettivi
Gli obiettivi (2007-2013) sono tre:
•
Convergenza. Questo obiettivo è volto ad accelerare la convergenza
degli Stati membri e delle Regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le
condizioni di crescita e d'occupazione. I settori d'intervento sono i
seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo
dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai
cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente nonché efficienza
amministrativa. Il finanziamento è effettuato tramite Fondo europeo di
sviluppo regionale, Fondo Sociale Europeo e Fondo di coesione.
71 •
Competitività regionale e occupazione. Questo obiettivo punta, al
di fuori delle regioni in ritardo di sviluppo, a rafforzare la competitività,
l'occupazione e le attrattive delle regioni. Esso consentirà di anticipare i
cambiamenti
socio-economici,
promuovere
l'innovazione,
l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei
lavoratori e lo sviluppo di mercati di lavoro che favoriscano l'inserimento.
Il finanziamento è effettuato tramite Fondo europeo di sviluppo regionale e
Fondo Sociale Europeo.
Le regioni ammissibili sono le regioni che beneficiavano dei
finanziamenti per la convergenza nel periodo di programmazione 20002006 e che nel nuovo ciclo non soddisfano più i criteri di ammissibilità
dell'obiettivo convergenza, soprattutto a causa dell'allargamento dell'UE
verso est. Tali regioni beneficiano di un finanziamento transitorio. Spetta
alla Commissione selezionare ed adottare l'elenco delle regioni UE
ammissibili. Per il principio di esclusione, le Regioni della Comunità non
ammissibili all'Obiettivo Convergenza rientrano nei rimanenti Obiettivi.
Per quanto riguarda i programmi finanziati dal FSE, la Commissione ha
proposto quattro priorità, in linea con gli orientamenti formulati
nell'ambito della Strategia europea per l'occupazione (SEO): accrescere
l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese, potenziare l'accesso
all'occupazione, rafforzare l'inserimento sociale e avviare riforme nel
settore dell'occupazione e dell'inserimento.
•
Cooperazione territoriale europea. Questo obiettivo è inteso a
rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale,
basandosi sulla precedente iniziativa Interreg. L'azione è finanziata dal
FESR. L'obiettivo consiste nel promuovere la ricerca di soluzioni
72 congiunte a problemi comuni tra le autorità confinanti, come lo sviluppo
urbano, rurale e costiero e la creazione di relazioni economiche e reti di
piccole e medie imprese. La cooperazione è orientata su ricerca, sviluppo,
società dell'informazione, ambiente, prevenzione dei rischi e gestione
integrata
delle
acque.
Sono ammissibili regioni situate lungo le frontiere terrestri interne e talune
frontiere esterne, nonché alcune frontiere marittime adiacenti.
Interventi
L'articolazione territoriale degli interventi viene ripartita in:
•
PON (programmi operativi nazionali)
•
POR (programmi operativi regionali) monofondo
•
POIN (programmi operativi interregionali)
Dal 2014, il ruolo dell’FSE verrà rafforzato.
•
Verrà assicurata una massa critica di investimenti in capitale umano
tramite una quota minima garantita dell’FSE nell’ambito dei
finanziamenti della politica di coesione in ciascuno Stato membro.
Considerando la dotazione speciale di 3 miliardi di euro per l’iniziativa a
favore dell’occupazione giovanile, la somma investita nei cittadini europei
nei prossimi 7 anni supererà i 80 miliardi di euro.
•
Con lo stanziamento di almeno il 20% dei finanziamenti a favore
dell’inclusione sociale, le persone in difficoltà e chi appartiene a gruppi
svantaggiati riceveranno maggiore sostegno affinché possano usufruire
delle stesse opportunità riservate agli altri di integrarsi nella società.
•
La promozione dell’uguaglianza di genere e delle pari opportunità
per tutti senza alcuna discriminazione sarà parte integrante di tutte le
azioni e verrà inoltre sostenuta mediante iniziative specifiche.
73 •
Sarà dedicata maggiore attenzione alla lotta alla disoccupazione
giovanile. L’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile aiuterà i
giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione
nelle regioni con un livello di disoccupazione giovanile superiore al 25%.
Saranno erogati almeno 6,4 miliardi di euro a sostegno degli sforzi profusi
dagli Stati membri per avviare i programmi di attuazione della garanzia
per i giovani.
•
Concentrare i finanziamenti per ottenere risultati: indirizzando i
propri interventi su un numero limitato di priorità, l’FSE intende garantire
una massa critica di finanziamenti abbastanza elevata da avere un
impatto reale sulle principali sfide affrontate dagli Stati membri.
•
Verrà assicurato maggiore sostegno all’innovazione sociale, ovvero
al collaudo e alla proiezione su scala di soluzioni innovative mirate a
soddisfare esigenze sociali, occupazionali e formative.
•
L’FSE verrà attuato in stretta collaborazione con enti pubblici, parti
sociali e organizzazioni in rappresentanza della società civile a livello
nazionale, regionale e locale nell’arco di tutto il ciclo del programma.
•
L’FSE sarà in prima linea nell’applicazione delle innovative regole
di gestione volte a semplificare l’attuazione dei progetti: la Commissione
sta aiutando gli Stati membri a semplificare l’attuazione del Fondo al fine
di concentrarsi maggiormente sui risultati e renderlo più semplice e sicuro
per i beneficiari.
3.1 Gli obiettivi dell’FSE nel 2014-2020
1. Inserimento lavorativo: l’FSE collaborerà con organizzazioni di
tutta l’UE per avviare progetti mirati a formare i cittadini e ad aiutarli a
74 trovare un’occupazione. Troveranno appoggio anche le iniziative tese a
sostenere gli imprenditori tramite fondi di avviamento e le aziende che
devono affrontare una riorganizzazione o la mancanza di lavoratori
qualificati. Aiutare i giovani a entrare nel mercato del lavoro costituirà
una priorità assoluta dell’FSE in tutti gli Stati membri.
2. Inclusione sociale: assicurare ai cittadini un posto di lavoro è il
metodo più efficace per garantire loro indipendenza e sicurezza finanziaria
e per svilupparne il senso di appartenenza. L’FSE continuerà a finanziare
migliaia di progetti che mirano a fornire alle persone in difficoltà e a chi
appartiene a gruppi svantaggiati le competenze necessarie per trovare
lavoro e usufruire delle stesse opportunità riservate agli altri.
3. Istruzione migliore: l’FSE finanzia in tutta l’UE iniziative volte a
migliorare l’istruzione e la formazione e ad assicurare che i giovani
completino il loro percorso formativo e ottengano competenze in grado di
renderli più competitivi sul mercato del lavoro. Tra le priorità troviamo
anche la riduzione del tasso di abbandono scolastico e il miglioramento
delle opportunità di istruzione professionale e universitaria.
Una pubblica amministrazione migliore: l’FSE asseconderà gli sforzi
profusi dagli Stati membri per il miglioramento della qualità della
governance e dell’amministrazione pubblica e sosterrà le loro riforme
strutturali
dotandoli
delle
capacità
amministrative
e
istituzionali
necessarie.
3.2 I programmi operativi toscani POR, FESR E FSE nella nuova
programmazione 2014 - 2020
75 FESR
Oltre 792 milioni e 445mila euro, di cui più di 396 milioni provenienti
da Bruxelles. Sono le risorse a disposizione del POR FESR 2014-2020. La
Toscana ancora il Programma operativo alla strategia di specializzazione
intelligente sviluppata a livello regionale, allo scopo di accrescere i fattori
che determinano l’incremento del vantaggio competitivo e di sviluppare i
punti di forza in materia di ricerca e innovazione e accordarli alle esigenze
imprenditoriali.
Nello specifico il Programma operativo si sviluppa su sei assi prioritari:
• Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;
• Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, nonché l'impegno e la qualità delle medesime;
• Promuovere la competitività delle PMI;
• Sostenere la transizione verso un'economia a bassa emissione di
carbonio in tutti i settori;
• Asse urbano;
• Assistenza tecnica.
FSE
Le risorse complessive a disposizione del Programma operativo FSE
2014-2020 messo a punto dalla Toscana ammontano a 732 milioni e
963mila 216 euro, di cui 366 milioni e 481.608 euro provenienti da
Bruxelles.
I temi della strategia regionale sono sviluppati attorno a quattro assi
prioritari, sulla base delle priorità indicate dal FSE, ovvero:
• Occupazione;
• Inclusione sociale e lotta alla povertà;
76 • Istruzione e formazione;
• Capacità istituzionale e amministrativa;
• Assistenza tecnica.
PSR
Il contributo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale
(FEASR) al PSR 2014/2020della Regione Toscana è quantificato, per il
settennato 2014-2020, nella misura di 414 milioni e 746mila euro. La
strategia di intervento regionale prevede l'attivazione di un mix di misure e
di interventi mirati al raggiungimento degli obiettivi:
• Crescita della competitività del settore agricolo;
• Sviluppo delle zone rurali;
• Salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio.
Ad esempio, per quanto riguarda il Fesr, l’80% dei fondi deve essere
destinato a obiettivi specifici come ricerca e sviluppo, agenda digitale,
competitività delle piccole e medie imprese, il restante 20% alle politiche
ambientali per l’abbattimento delle emissioni di carbonio.
Rimangono, secondo Simoncini, alcuni nodi da sciogliere. Il primo
riguarda la contrattazione con il governo nazionale e l’attesa della
conferma dei Pon (i Piani operativi nazionali), in cui si prevede che, ad
esempio, debba essere impiegato il 20 per cento dei fondi del Fse sulla
carta di inserimento; spiccano poi temi come la occupabilità, l’assunzione
di giovani, l’infanzia, l’istruzione, le città metropolitane (cioè, in Toscana,
Firenze). A seconda di come saranno modulati i Pon, saranno rivisti anche
i i Piani operativi regionali (Por): è ovvio, ha spiegato l’assessore, che se a
livello nazionale si impiegano fondi cospicui per un obiettivo specifico, a
livello regionale sarà meglio indirizzare le risorse altrove. L’altro nodo è
77 rappresentato dal destino delle Province, che avevano e hanno una
competenza esclusiva nella gestione di alcuni fondi, come quelli per la
formazione.
Dato che i Por potranno essere avviati dopo l’approvazione dell’accordo di
partenariato da parte dell’Ue, e cioè verso la fine di aprile, noi vorremmo
essere pronti il giorno dopo”. Per questo la Giunta ha già approvato due
delibere con una prima ipotesi di ripartizione dei fondi.
78 Il CPRA
1.
IL
COMITATO
PARITETICO
REGIONALE
PER
L'ARTIGIANATO
Il CPRA, Comitato Paritetico Regionale per l’Artigianato, è un
organismo per la gestione della sicurezza che si fonda sull’accordo
interconfederale regionale, firmato a Firenze l’8 luglio 1997 e che
recepisce l’accordo Nazionale (siglato in data 3 settembre 1996) e del
successivo accordo regionale del 23 Dicembre 2008 per l’applicazione del
decreto legislativo 81/2008.
Il CPRA nasce “per contribuire alla promozione della prevenzione
anche con azioni finalizzate alla tutela ed alla sicurezza e salute sui luoghi
di
lavoro” costituito
tra
le
Organizzazioni
dell’artigianato Cna, Confartigianato e Casartigiani e
le
regionali
Organizzazioni
sindacali dei lavoratori Cgil, Cisl e Uil.
Tra i compiti e gli scopi del CPRA (individuati dall’art.51 del
D.Lgs.81/2008 e dall’accordo interconfederale) sono indicati:
• La raccolta e l’archiviazione delle esperienze territoriali di
prevenzione, sicurezza e tutela della salute;
• La raccolta e la diffusione dei nominativi dei rappresentanti per la
sicurezza e tutela della salute;
• La
raccolta
e
l’archiviazione
degli
atti
di
costituzione
degli OPTA (gli Organismi Paritetici Territoriali, istituiti a livello
provinciale tra le stesse organizzazioni);
79 • L’attuazione degli adempimenti che le parti regionali (anche su
indicazione
del CPNA,Comitato
Paritetico
Nazionale
Artigianato)
dovessero decidere;
• La promozione e la programmazione dell’attività formativa
degli Opta e delle rappresentanze alla sicurezza in sintonia con le linee e le
indicazioni di carattere generale dello stesso CPNA.
Inoltre il CPRA propone moduli formativi dedicati ai lavoratori e ai
datori di lavoro e tiene contatti con gli enti istituzionali (quali Asl,
Regione, Inail, Direzione Regionale del lavoro, Ispesl, ecc..) preposti per
promuoverne e qualificarne le azioni anche al fine di ricercare forme di
sostegno economico finalizzato ai programmi di risanamento ambientale e
per la sicurezza.
Il CPRA predispone anche il necessario materiale di informazione e
formazione per gli OPTA, gli RLST, RSPP, i lavoratori e le imprese.
Il CPRA è la sede in cui si definiscono eventuali controversie, non
composte
a
livello
territoriale,
proposte
dall’OPTA in
merito
all’applicazione in ambito regionale delle norme di legge regolamentate
dall’accordo interconfederale dell’ 8 luglio 1997.
Infine il CPRA attua tutto ciò che le parti regionali congiuntamente
decidono di demandare in campo di prevenzione, igiene e sicurezza, tutela
della salute nelle imprese.
Il CPRA è retto dal Comitato nominato ai sensi dell’art. 3.2
dell’accordo interconfederale dell’8 luglio 1997, in applicazione del
D.Lgs.81/2008, composto da dodici componenti effettivi, dei quali sei
80 designati dalle Associazioni regionali degli artigiani e sei dalle
Organizzazioni sindacali regionali dei lavoratori.
Adesione CPRA
IMPRESE ARTIGIANE (CCNL dipendenti imprese artigiane)
Dal 1.01.2011 i versamenti per il Rappresentante dei Lavoratori alla
Sicurezza (RLST) (pari a € 18,75 a lavoratore ) dovranno essere effettuati
con le modalità previste dal nuovo accordo sulla bilateralità sottoscritto
dalle parti sociali ,vale a dire : quota annua di € 125,00 per ogni lavoratore
dipendente
frazionata
in
12
quote
mensili
pari
a€
10,42dipendente(versamento mensile con F24).
La nuova Bilateralità prevista dagli accordi e dai contratti collettivi
dell’artigianato è un sistema che coinvolge tutte le imprese artigiane in
quanto eroga prestazioni di welfare contrattuale che sono indispensabili a
completare il trattamento economico e normativo del lavoratore previsto
all’interno dei contratti collettivi di categoria.
Le imprese artigiane sono dunque tenute ad aderire al nuovo sistema
Bilaterale oppure se non vi aderiscono a corrispondere a ciascun
dipendente un elemento retributivo aggiuntivo pari ad € 25,00 lordi, per
ciascuna mensilità.
Adesione anno 2014 - L'adesione al CPRA vale dal 1 gennaio al 31
dicembre IMPRESE NON ARTIGIANE o ARTIGIANE che applicano altri
CCNL dipendenti diversi da quello artigiano.
81 L’adesione alla rappresentanza della sicurezza territoriale (RLST)
prevista dall’Accordo Interconfederale nazionale del 3/09/1996 e regionale
dell’8/07/1997, nonché dall’Accordo regionale del 23/12/2008 (di
applicazione del D. Lgs. 81/08), viene realizzata con le modalità in vigore
nel 2010 a livello regionale attraverso il versamento di un importo annuo
pari ad € 30,00 a lavoratore.
Per
l’anno
2014
il
versamento
va
effettuato
entro
il 30/06/2014 considerando il numero dei lavoratori in forza al 31.01.2014.
Nel caso di prima assunzione, il versamento va effettuato nel corso del
mese successivo alla costituzione primo rapporto di lavoro.
Accordo Stato Regioni - Formazione
La FORMAZIONE dei Lavoratori e dei loro rappresentanti - Art.37
D.Lgs.81/08
Accordo in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni del 21.12.2011
in G.U. n.6 dell’11.01.2012.
A seguito dell’intervenuto accordo in sede di Conferenza permanente
Stato-Regioni in attuazione dell’art.37 comma 2 del D.Lgs.81/08 che
definisce i contenuti minimi e le modalità della formazione dei lavoratori,
questo organismo paritetico come previsto dall’art.37 comma 12 del
D.Lgs.81/08 predisporrà a breve programmi formativi rivolti ai lavoratori
delle imprese che aderiscono al sistema della bilateralità.
Il D.Lgs.81/08 ,come ribadito dall’accordo stato-regioni, dispone che i
corsi
di
formazione
per
i
lavoratori
siano
realizzati previa
collaborazione con gli organismi paritetici, ove presenti nel settore di
82 attività o sul territorio nel quale opera l’impresa, e che tale collaborazione
è prevista anche per la formazione dei dirigenti e preposti .
Il CPRA è organismo Paritetico presente sul territorio della Regione
Toscana per le imprese che applicano i CCNL dei lavoratori delle imprese
artigiane a cui possono aderire anche le imprese di altri settori e/o comparti
produttivi dove i lavoratori non hanno eletto o designato il rappresentante
dei lavoratori alla sicurezza e che non rientrano nella sfera di applicazione
dei
ccnl
dell’artigianato.
Il CPRA propone moduli formativi dedicati ai lavoratori e ai Datori di
Lavoro e tiene contatti con gli enti istituzionali preposti (quali Asl,
Regione, Inail, Direzione Regionale del lavoro, ecc..) per promuoverne e
qualificarne le azioni anche al fine di ricercare forme di sostegno
economico finalizzato ai programmi di risanamento ambientale e per la
sicurezza.
Il CPRA predispone anche il necessario materiale di informazione e
formazione per gli OPTA, i RLST, RSPP, i lavoratori e le imprese.
Il CPRA è dunque l’organismo paritetico al quale debbono rivolgersi le
imprese del comparto artigiano e le imprese aderenti alle organizzazioni
datoriali
CNA,
Confartigianato,
Casartigiani
per
richiedere
la
collaborazione per la formazione dei lavoratori.
Si precisa che la richiesta di collaborazione deve pervenire
all’Organismo Paritetico formulata direttamente dalla impresa anche per
il
tramite
di
altri
soggetti
abilitati
.
La richiesta di collaborazione deve essere accompagnata dal progetto
formativo
dell’impresa
che
deve
contenere almeno le
seguenti
informazioni:
83 • soggetto organizzatore della formazione ( dati anagrafici del
soggetto e requisiti);
• responsabile del progetto formativo ( nominativo e requisiti);
• nominativi dei docenti e requisiti;
• nominativi dei lavoratori interessati e mansione;
• Classificazione del settore di rischio in base all’Allegato I
dell’accordo stato-regioni;
• contenuti formazione generale e modalità ( aula, azienda, elearning)
• contenuti formazione specifica (debbono essere rispondenti alla
valutazione dei rischi ed alla mansione a cui è adibito il/i lavoratori);
L’accordo in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni in
attuazione dell’art.37 comma 2 del D.Lgs.81/08 prevede un termine
di quindici giorni , dall’invio della richiesta , per la risposta da parte
dell’Organismo Paritetico. Qualora questa risposta non venga fornita entro
tale termine l’impresa potrà avviare la formazione.
Il progetto formativo, predisposto dal CPRA in collaborazione con il
Settore Prevenzione, igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro della Regione
Toscana e INAIL Direzione regionale per la Toscana promuove la
realizzazione di iniziative formative rivolte ai soggetti che svolgono
funzioni di salute e sicurezza sul lavoro che operano nelle imprese
artigiane e nelle microimprese. Il progetto intende anche promuovere la
formazione di soggetti che seppur non obbligati dal D.Lgs.81/08, come i
lavoratori autonomi che operano sui cantieri, rappresentano per numero e
tipologia d’impresa un fattore delicato in materia di salute e sicurezza.
Il protocollo promuove anche la formazione dei lavoratori addetti a
84 lavorazioni ad alto rischio come i lavori in ambienti confinati e con l’uso
di piattaforme aeree e carrelli elevatori.
1.1 L'RLST
Il CPRA, in ottemperanza a quanto previsto dal Decreto legislativo
81/08 (Artt. 47 - 48 e 50) che prevede l’individuazione della
rappresentanza dei lavoratori affidando alla contrattazione collettiva le
modalità di elezione o designazione nonché le modalità di esercizio delle
attribuzioni, definite con l’accordo applicativo del Dlgs 81/08 del 13
settembre 2011, precisa quanto segue:
A partire dal 1 gennaio 2012 il CPRA ha reso pienamente operativo nel
territorio regionale il sistema degli RLST. Tale sistema deve essere
considerato come prioritario ed esclusivo per tutti gli obblighi previsti dal
Dlgs 81/08 e degli accordi applicativi conseguenti.
Per le aziende ove sia stato eletto/designato il RLS aziendale, si
specifica ulteriormente che:
Il mandato dell’ RLS aziendale ha una durata triennale.
Nelle aziende che occupano meno di 15 lavoratori, in base a quanto
stabilito dall’accordo applicativo del Dlgs 81/08 gli RLS in carica alla data
del 13 settembre 2011 portano a termine il loro mandato fino alla naturale
scadenza e non sono rieleggibili se non previo accordo sottoscritto tra le
Parti
Sociali
del
territorio
(CGIL-CISL-UIL-CNA-
CONFARTIGIANATO-CASARTIGIANI).
Nelle aziende che occupano meno di 15 lavoratori, in base a quanto
stabilito dall’accordo applicativo Dlgs 81/08 successivamente alla data del
13 settembre 2011 NON potranno essere eletti/designati nuovi RLS
85 aziendali se non previo accordo sottoscritto tra le Parti Sociali del territorio
(CGIL-CISL-UIL-CNA-CONFARTIGIANATO-CASARTIGIANI).
Le aziende che, per il 2011, avevano eletto/designato il RLS aziendale
hanno diritto al rimborso della quota di euro 12/dipendente/anno da
richiedere al CPRA secondo le modalità qui illustrate.
Per le aziende che occupano oltre 15 lavoratori il RLST opera qualora
non sia stato eletto un RLS aziendale.
86 SAN.ARTI.
1. IL FONDO DI ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA
PER I LAVORATORI DELL'ARTIGIANATO
San.Arti. è il fondo di assistenza sanitaria integrativa per i
lavoratori dell’artigianato,
costituito il 23 luglio 2012 in attuazione
dell’accordo interconfederale del 21 settembre 2010 e dei contratti
collettivi nazionali di lavoro dell’artigianato.
San.Arti. si rivolge ai lavoratori delle imprese artigiane che applicano i
CCNL sottoscritti dalle parti istitutive del Fondo: le associazioni di
categoria Confartigianato Imprese, CNA, Casartigiani, C.L.A.A.I., e le
organizzazioni sindacali confederali dei lavoratori CGIL, CISL e UIL.
Il Fondo fornisce agli Iscritti e agli Aventi Diritto Assistenza Sanitaria
Integrativa e Socio Sanitaria nel rispetto di quanto prescritto dal D.M. 27
ottobre 2009, Ministero della Salute.
L’assistenza sanitaria OPERA:
sino ai 65 anni, e comunque
coerentemente con le normative previdenziali, in tutto il mondo
L’assistenza sanitaria NON OPERA:
per le conseguenze di guerre, insurrezioni, movimenti tellurici, eruzioni
vulcaniche;
per le conseguenze di sport aerei, corse e gare motoristiche;
azioni dolose compiute dal dipendente;
cure estetiche (salvo plastiche ricostruttive a seguito di malattia ed
infortunio);
protesi dentarie e cure dentarie e accertamenti odontoiatrici, ecc.
87 per malattie conseguenti all’abuso di alcool e psicofarmaci; non sono
soggetti a tale esclusione coloro che in maniera documentata dimostrino di
aver seguito e portato a termine un percorso di disintossicazione.
2. LE MODALITA' DI ISCRIZIONE AL FONDO
L’iscrizione di un’azienda al Fondo San.Arti. si effettua completamente
on line, dal sito internet del Fondo (www.sanarti.it) nella sezione
“Iscrizioni”.
Le aziende possono iscriversi direttamente o tramite il soggetto
(consulenti del lavoro o centri servivi) che gli fornisce il servizio di
“Paghe e Contributi”.
• Nel primo caso, nello spazio informatico dedicato (Iscrizione –
Aziende) dopo aver compilato la scheda di registrazione con i dati
richiesti, l’applicativo, in automatico invierà all’email del referente,
inserita in fase di registrazione, la password per accedere all’area riservata
del sito del Nel secondo caso nello spazio informatico dedicato (Iscrizione
– Consulenti), i consulenti e i centri servizi dopo aver anch’essi compilato
la scheda di registrazione riceveranno in automatico (all’email del
referente, inserita in fase di registrazione) la password per accedere
all’area riservata a loro dedicata e procedere all’iscrizione al Fondo di
tutte le aziende da loro assistite.
Per tutti i consulenti che abbiano un numero rilevante di aziende da
iscrivere , il Fondo rende disponibile un servizio di importazione dati per
permettere l'iscrizione massiva. Per accedere a questo servizio è
88 sufficiente
inviare
un
email
all'indirizzo:
[email protected]
richiedendo il file excel necessario all'iscrizione massiva delle aziende.
E' opportuno che la registrazione delle aziende artigiane al Portale
San.Arti. avvenga precedentemente al versamento della quota
contributiva al Fondo. Nel caso contrario (versamento senza preventiva
registrazione) l'azienda verrà registrata automaticamente nel sito ma senza
alcune rilevanti informazioni anagrafiche necessarie a mettersi in
comunicazione con l'azienda.
3. I CCNL DELL'ARTIGIANATO E SAN.ARTI.
Le imprese che applicano i seguenti CCNL dell’Artigianato:
Gruppo A
Area Legno - Lapidei
Area Comunicazione
Area Tessile e Moda
Gruppo B
Area Meccanica, Installazione d’impianti,Orafi
Area Chimica - Ceramica
Area Acconciatura Estetica e Centri Benessere
Area Alimentari e Panificazione
CCNL ARTIGIANI NON RICOMPRESI NELL’ACCORDO
CCNL SERVIZI DI PULIZIA, AUTOTRASPORTI MERCI,
ARTIGIANI EDILI
89 Ma
le
imprese
che
applicano
i
CCNL
PULIZIA
E
AUTOTRASPORTI che non hanno ancora “contrattualizzato”
l’accordo sulla Sanità Integrativa possono comunque procedere al
versamento dei contributi per i propri lavoratori dipendenti.
Tale norma non trova applicazione per le imprese operanti nel settore
EDILE per il quale operano specifiche disposizioni
Il versamento deve essere effettuato anche per i lavoratori in malattia,
in maternità o in sospensione e comunque per tutti quelli dichiarati
attraverso il modello Uniemens
Per i lavoratori a chiamata:
Il contributo è dovuto per tutti i mesi in cui vi è una prestazione
effettiva di lavoro
il contributo è sempre dovuto in caso di presenza di indennità di
disponibilità
Il contributo non è dovuto nei mesi in cui il lavoratore non presta la
propria opera e non percepisca l'indennità di disponibilità
Per i lavoratori a domicilio, per i mesi nei quali non ci sono
commesse, non è dovuto alcun versamento
Per i CCNL del gruppo B, (versamento per tempo determinato) il
contributo non è dovuto nei casi di contratti a termine instaurati per
durate inferiori e successivamente prorogati fino a superare la soglia dei
12 mesi
90 4. LE PROCEDURE PER EFFETTUARE IL VERSAMENTO
DEL CONTRIBUTO
Il contributo ordinario dovuto per l’assistenza sanitaria deve essere
versato utilizzando il modulo di pagamento unificato F24. La riga
relativa a San.Arti. deve essere indicata nella “SEZIONE INPS” del
modello F24, nella quale va indicato il codice della sede INPS
competente, la propria matricola INPS e il codice “ART1” nel campo
della causale del contributo.
Il versamento è di tipo mensile posticipato, con scadenza al giorno
16 del mese successivo a quello per il quale si sta versando il
contributo. Il campo “periodo di riferimento” deve essere La mancata
contribuzione al Fondo San.Arti. determina l’obbligo per il datore di
lavoro di erogare un importo forfettario, che dovrà essere chiaramente
indicato in busta paga sotto la voce “Elemento aggiuntivo della
Retribuzione”, pari a 25 euro lordi mensili per 13 mensilità, cosi come
previsto dall'art.1 dell'Accordo Interconfederale del 28 Febbraio 2013
firmato dalla Parti Sociale costituenti il Fondo
Il datore di lavoro che ometta il versamento della contribuzione al
Fondo è inoltre responsabile verso i lavoratori non iscritti della perdita
delle relative prestazioni sanitarie, fatto salvo il risarcimento del
maggior danno subito.
Registrata
l’adesione
dell’azienda,
l’iscrizione
dei
lavoratori
dipendenti è automatica con il versamento del primo contributo e l’invio
all’Inps del relativo file Uniemens
91 L’Inps trasmetterà i dati anagrafici del dipendente al Fondo
San.Arti., formalizzando l’iscrizione e la regolarità contributiva
Affinché la procedura di iscrizione dei lavoratori vada a buon fine è
necessario valorizzare nel flusso Uniemens, per ogni lavoratore, il
codice ART1.
5. LE CATEGORIE DI DIPENDENTI TENUTE A VERSARE IL
CONTRIBUTO
L’iscrizione dei dipendenti e il versamento del relativo contributo
dipendono dalla tipologia di CCNL applicato.
GRUPPO A
CCNL dell’Area Legno – Lapidei
CCNL dell’Area Tessile – Moda
CCNL dell’Area Comunicazione;
la contribuzione è prevista per tutti i lavoratori assunti a tempo
indeterminato compresi gli apprendisti.
GRUPPO B
CCNL dell’Area Meccanica
CCNL dell’Area Chimica - Ceramica
CCNL dell’Area Acconciatura Estetica e Centri Benessere
CCNL dell’Area Alimentare e della Panificazione
La contribuzione è prevista per tutti i lavoratori assunti a tempo
indeterminato ,gli apprendisti ed i lavoratori assunti a tempo
determinato con contratto di durata superiore o pari a 12 mesi.
92 E’ consentita l’iscrizione dei dipendenti delle Associazioni, Datoriali
e Sindacali, Confederali e Categoriali, firmatarie
degli accordi
costitutivi e dei CCNL sopra indicati, delle Organizzazioni a loro
collegate, delle loro articolazioni territoriali e/o associative, nonché di
enti e strutture collaterali
La contribuzione dovuta per ciascun lavoratore è fissata in euro 10,42
per 12 mensilità
Il contributo di 10,42 euro al mese è dovuto anche per i lavoratori
part-time
I contributi sono interamente a carico delle aziende. Attualmente
non è prevista alcuna contribuzione a carico dei dipendenti.
Per i lavoratori in aspettativa non retribuita il versamento della
quota contributiva al Fondo non è dovuta.
Il limite di età stabilito per il versamento della quota contributiva e per
il diritto alle prestazioni sanitarie è fissato (per lavoratori e
lavoratrici) a 66 anni e 6 mesi.
Tale limite è valido
indipendentemente dalla tipologia del rapporto di lavoro dei dipendenti
Attualmente, nella prima fase operativa, l’iscrizione e la contribuzione
dei titolari delle imprese artigiane e dei familiari dei dipendenti non
è prevista
Il contributo San.Arti. non sostituisce il versamento all'Ente
Bilaterale dell'Artigianato che rimane comunque dovuto.
Il 25 Marzo 2013 l'Inps ha pubblicato la circolare numero 45 relativa
alla Convenzione tra l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) e il
Fondo San.Arti. avente ad oggetto le istruzioni per il servizio di
93 riscossione dei contributi da destinare al finanziamento del Fondo tramite
F24.
Nella stessa circolare sono inoltre riportate le istruzioni per la corretta
compilazione del flusso Uniemens relativo al versamento al Fondo
No Uniemens: non risulta pervenuta al Fondo l'anagrafica di uno o più
lavoratori per i quali è stato correttamente effettuato il versamento del
contributo al Fondo;
Versato a 0: risultano pervenute le anagrafiche dei dipendenti ma non
risulta nessuna delle relative quote contributive
Versamento quota 5,21 euro per i lavoratori part-time
Riparametrazione della quota contributiva sulla base delle ore
effettive di lavoro (es: 6,31 euro; 1,30 euro, 4,15 euro ecc..)
Arrotondamento della quota contributiva (es: 10 euro per
un
lavoratore; 21 euro per due lavoratori ecc..
L’errore in fase di versamento del contributo tramite F24 o di
compilazione del relativo Flusso Uniemens genera principalmente due tipi
di conseguenze
L’insorgere, per l’azienda, di un debito o di un credito, che inciderà
sui versamenti del contributo per il mese o per i mesi successivi
Mancato collegamento tra l’azienda e i dipendenti per i quali è stato
effettuato il versamento
In entrambi i casi, qualora non si riuscisse a comunicare e a risolvere il
problema con il consulente e/o con l'azienda, i dipendenti, per i quali
l’azienda ha effettuato il versamento (per quel mese di competenza), non
potranno essere comunicati alla compagnia assicuratrice ai fini della
conseguente copertura sanitaria
94 Le anomalie e gli errori contributivi possono essere facilmente risolti
utilizzando la piattaforma informatica "Debiti e Crediti" accessibile, da
parte delle aziende e dei consulenti registrati, attraverso la propria area
riservata.
Attraverso la piattaforma "Debiti e Crediti" è possibile:
Procedere all'inserimento delle anagrafiche dei dipendenti non
pervenuti con il flusso mensile Uniemens;
Procedere
all'esclusione
delle
anagrafiche
dei
dipendenti
erroneamente iscritti al Fondo
Procedere al versamento delle quote contributive non pervenute
relativamente ad uno o più dipendenti correttamente comunicati al Fondo
Procedere al recupero di eventuali quote contributive versate in
eccesso al Fondo
Procedere al versamento delle mensilità arretrate
E' possibile, in sintesi, gestire con facilità e tempestività tutte le
situazioni di debito o credito generate in seguito a errori o anomalie
nonché procedere al versamento di eventuali periodi contributivi
arretrati
Le anomalie e gli errori contributivi possono essere facilmente risolti
utilizzando la piattaforma informatica "Debiti e Crediti" accessibile, da
parte delle aziende e dei consulenti registrati, attraverso la propria area
riservata.
6. L'EROGAZIONE DELLE PRESTAZIONI DI SANITA'
INTEGRATIVA DEL FONDO SAN.ARTI.
95 7. LE PRESTAZIONI EROGATE DAL FONDO
7.1 Diagnostica e terapia
Prescrizione medica in fotocopia contenente il quesito
Diagnostico o l’indicazione della patologia
SSN: Rimborso integrale dei tickets
Strutture Convenzionate: franchigia € 30 ecografie ed ecodoppler e
franchigia € 20 tutte le altre diagnostiche
Massimale annuo € 6.000,00
7.2 Visite specialistiche
Prescrizione medica – quesito diagnostico e patologia
SSN: Rimborso integrale dei tickets;
Strutture Convenzionate: Gratuito, salvo franchigia di € 20,00.
Massimale annuo € 700,00
96 7.3 Tickets per accertamenti diagnostici e pronto soccorso
Prescrizione medica – quesito diagnostico e patologia
SSN:
Rimborso integrale dei tickets
Massimale annuo € 500,00
7.4 Pacchetto maternità
Rimborso per ecografie e analisi clinico chimiche in qualsiasi struttura
sanitaria
Sono comprese anche visite di controllo ostetrico ginecologiche
massimo 4 (6 per gravidanza a rischio)
Amniocentesi e villocentesi (per donne di età ugua. o sup. 35 anni a
richiesta – sotto i 35 anni solo in caso di patologie sospette)
In occasione del parto, naturale o cesareo è prevista un’indennità
giornaliera di € 80 per ogni giorno di ricovero, per un massimo di 7 notti
Rimborso massimo annuo pari a € 1.000,00
7.5 Tutela del neonato
Per i figli degli iscritti a SANARTI, nei primi tre anni di vita del
bambino, nel caso di interventi
per correzione di malformazioni
congenite, comprese le visite e gli accertamenti diagnostici pre / post
intervento, nonché la retta di vitto e di
pernottamento dell’
accompagnatore nell’istituto di cura o in struttura alberghiera per il
periodo del ricovero , nel limite annuo di € 10.000,00.
7.6 Odontoiatria
Prevenzione odontoiatrica
97 Ablazione del tartaro presso le strutture convenzionate con la rete (1
volta l’anno) franchigia 50%
Prima visita specialistica
Gratuita
7.7 Implantologia
1 impianto massimale
€ 550,00
2 impianti massimale
€ 1000,00
3 o più impianti massimale € 2800,00
comprese le relative estrazioni
Massimale totale € 2.800,00
7.8 Prevenzione per la donna
Gratuita presso le strutture convenzionate
Prevenzione Cardiovascolare (1 volta l’anno)
Esame
emocromocitometrico
completo
-
Velocità
di
eritrosedimentazione (VES) - Glicemia - Azotemia (Urea) - Creatininemia
- Colesterolo Totale e colesterolo HDL - Alaninaminotransferasi
(ALT/GPT ) - Aspartatoaminotransferasi (AST/GOT) - Omocisteina Elettrocardiogramma di base e da sforzo – Bilirubina totale e frazionata Trigliceridi – Visita specialistica cardiologica.
Prevenzione oncologica (età superiore ai 50 anni, ogni 2 anni):
Esame
emocromocitometrico
completo
-
Velocità
di
eritrosedimentazione (VES)
Glicemia - Azotemia (Urea) - Creatininemia - Colesterolo Totale e
colesterolo
HDL
-
Alaninaminotransferasi
(ALT/GPT
)
-
98 Aspartatoaminotransferasi (AST/GOT) - Omocisteina - Bilirubina totale e
frazionata - Visita ginecologica e PAP-Test - Esame Mammografico
7.9 Prevenzione per l'uomo
Gratuita presso le strutture convenzionate
Prevenzione Cardiovascolare (1 volta l’anno):
Esame
emocromocitometrico
completo
-
Velocità
di
eritrosedimentazione (VES) - Glicemia - Azotemia (Urea) - Creatininemia
- Colesterolo Totale e colesterolo HDL - Alaninaminotransferasi
(ALT/GPT) - Aspartatoaminotransferasi (AST/GOT)
- Omocisteina -
Elettrocardiogramma di base e da sforzo – Trigliceridi – bilirubina totale e
frazionata - Visita specialistica cardiologica
Prevenzione Oncologica (età superiore ai 45 anni, ogni 2 anni):
Esame
emocromocitometrico
completo
-
Velocità
di
eritrosedimentazione (VES) - Glicemia - Azotemia (Urea) - Creatininemia
- Colesterolo Totale e colesterolo HDL - Alaninaminotransferasi
(ALT/GPT) - Aspartatoaminotransferasi (AST/GOT) - Omocisteina Dosaggio PSA - Ecografia prostatica – Bilirubina totale e frazionata –
Visita specialistica urologica – Ecografia prostatico vescicale
7.10 Inabilità per l'invalidità permanente
Non inferiore al 50%
CAUSE:
Infortunio sul lavoro
99 Grave patologia: Ictus, Sclerosi Multipla, Paralisi, Trapianto (cuore;
fegato; polmone; rene; midollo sp.; pancreas; Fibrosi cistica; Ischemia
arterie vertebrali.)
Spese sanitarie e/o erogazione di servizi assistenza domiciliare.
Massimale una tantum € 7.000,00
7.11 Sindrome metabolica
Le prestazioni previste devono essere effettuate in un’unica soluzione e
possono essere effettuate a cadenza semestrale:
Colesterolo HDL
Colesterolo totale
Glicemia
Trigliceridi
Una volta effettuate le analisi, o qualora l’iscritto fosse già in possesso
dei risultati di analisi fatte presso il SSN, potrà collegarsi al sito
www.sanarti.it ed entrare nell’area riservata agli iscritti, leggere le
istruzioni e compilare il questionario con i dati richiesti (peso, altezza,
ecc.).
Una volta compilato il questionario, il personale medico preposto al
servizio provvederà ad analizzarne i contenuti ed entro 2 giorni
comunicherà all’Iscritto l’esito della valutazione tramite e-mail.
7.12 Ricovero per grande intervento chirurgico
Obbligatorio il pernottamento
SSN:
Rimborso
integrale
dei
tickets
100 Strutture Convenzionate:
interamente gratuito
Strutture non convenzionate: Rimborso
all’80%,
franchigia € 2.000,00, massimale € 8000,00 strutture convenzionate
Massimale per ricovero per grande intervento chirurgico (come da
elenco) : € 90.000,00
7.13 Servizi aggiuntivi all'intervento
Forma rimborsuale
Pre/post ricovero:
post
60
accertamenti, visite specialistiche
pre
giorni
ricovero
dal
e
Rette di degenza (*): € 300,00 escluse le spese voluttuarie;
Accompagnatore vitto e pernottamento, € 50 per 30 gg.;
Assistenza infermieristica:
massimo
€
60,00
al
giorno,
massimo di 30 giorni per ricovero;
Trasporto sanitario:
Trapianti:
massimo € 1.500,00;
comprese le spese relative al donatore.
(*) in caso di ricovero in istituto di cura non convenzionato
I Servizi Aggiuntivi sono compresi nel massimale di € 90.000,00
8. L'ACCORDO INTERCONFEDERALE DEL 25 OTTOBRE
2013: I NUOVI BENEFICIARI DELLE PRESTAZIONI
L'accordo interconfederale delle Parti Sociali del 25 ottobre 2013 ha
stabilito l'estensione della platea dei beneficiari ai familiari dei lavoratori
101 dipendenti (iscritti al Fondo) delle aziende artigiane che applicano uno dei
CCNL previsti dal regolamento del Fondo.
Per i familiari dei lavoratori dipendenti si intendono:
Il coniuge (anche se separato)
Il convivente more uxorio (è necessaria autocertificazione del parte
del dipendente iscritto)
I figli a carico
figli di età inferiore ai 18 anni
I figli di età superiore a 18 anni e fino a compimento del 30° anno di
età che versino in stato di disoccupazione;
I minori legalmente affidati
L'iscrizione al Fondo dei familiari dei lavoratori dipendenti è volontaria
e avviene via web, mediante una scheda informatica dedicata sul sito
internet del Fondo;
I familiari possono essere iscritti e beneficiare delle prestazioni del
Fondo a condizione che sia iscritto l'intero nucleo familiare. Sono esclusi
dall'iscrizione al Fondo i familiari dei lavoratori dipendenti già titolari di
altre assicurazioni, Fondi/Casse/Ente di assistenza sanitarie integrativa;
Il lavoratore/trice già iscritto a San.Arti. si configura come capo nucleo
familiare. Questo utilizzando le credenziali in suo possesso ricevute dal
Fondo accede all'area riservata del portale San.Arti. e successivamente,
attraverso apposita funzione procede all'iscrizione della scheda anagrafica
dei familiari;
Al termine della procedura di compilazione della scheda è necessario
allegare in formato digitale i seguenti documenti originali o le relative
autocertificazioni:
102 ü
stato di famiglia
ü
dichiarazioni relativa a familiari coperti da altra assicurazione
ü
dichiarazione relativa a eventuali figli maggiorenni in stato di
disoccupazione
Il completamento dell'iter di iscrizione consentirà di procedere,
attraverso apposita funzione al versamento della quota contributiva per
ogni familiare;
Il pagamento della quota contributiva avviene con versamento annuale
anticipato;
La quota contributiva annua da versare per i singoli familiari varia in
base a determinate fasce di età:
L'entità delle quote contributive è in fase di definizione;
Il versamento della quota contributiva potrà essere effettuato attraverso
le seguenti modalità:
- Carta di credito - Paypal - Bonifico bancario - Bollettino postale
Perfezionato il versamento della quota contributiva dovuta il Fondo
comunicherà a ogni nuovo iscritto maggiorenne nome utente e password
con le quali accedere alla propria area riservata dove gestire direttamente i
servizi on line di: monitoraggio della copertura assicurativa, prenotazione
delle prestazioni, monitoraggio delle richieste di rimborso effettuate, ecc.
103 Dal 1 giugno 2014 al 31 ottobre 2014, possono volontariamente
iscriversi a San.Arti. sia i familiari dei lavoratori dipendenti delle imprese
artigiane già iscritti al Fondo, sia i familiari dei lavoratori dipendenti delle
Associazioni –datoriali e sindacali- firmatarie degli accordi costitutivi e
dei CCNL artigianato, nonché delle Organizzazioni ad esse collegate.
L’estensione della platea dei beneficiari delle prestazioni è stata stabilita
dall’Accordo Interconfederale 25 ottobre 2013 e dal CdA del Fondo del 29
aprile 2014.
Specifichiamo che i soggetti cui viene dunque estesa la possibilità di
iscriversi al Fondo sono: il coniuge (anche se separato), il convivente more
uxorio e i figli a carico dei lavoratori dipendenti di aziende artigiane già
iscritti. I familiari dei lavoratori dipendenti per i quali è stata effettuata
l’iscrizione nel periodo indicato dal Regolamento –periodo sopra citatobeneficeranno delle prestazioni sanitarie integrative a partire dal 1 gennaio
del successivo anno solare.
L’iscrizione avviene via web mediante una apposita scheda reperibile
sul sito www.sanarti.it e sarà il lavoratore dipendente, già iscritto a
procedere nella compilazione della scheda anagrafica d’iscrizione dei
familiari e al conseguente invio telematico.
Per le prestazioni di diritto di questi iscritti occorre prendere visione
dello specifico “nomenclatore” (vedi sito), diverso da quello in essere per i
lavoratori dipendenti le imprese artigiane.
Il versamento della quota contributiva per i familiari è “annuale
anticipata” e pari a 110 Euro dall’età di 12 mesi e un giorno ai 14 anni;
pari a 175 Euro da 15 anni a 67 anni. Inoltre tale versamento dovrà essere
effettuato mediante bollettino postale.
104 Per le aziende, consulenti e centri servizi operanti nella regione
TOSCANA è attivo uno specifico indirizzo e-mail attraverso il quale è
possibile chiedere informazioni e chiarimenti relativamente a:
• Procedure di iscrizione Aziende e Dipendenti
• Procedure e modalità di contribuzione
• Verifica della regolarità contributiva
• Risoluzione anomalie ed errori contributivi
• L'indirizzo di posta elettronica dedicato è: [email protected]
• Il numero di telefono attraverso il quale contattare l'ufficio
contributi:
• 06.8767.8095
9. I DATI NUMERICI DELLE AZIENDE E DEI DIPENDENTI
VERSANTI A SAN.ARTI. IN TOSCANA A LUGLIO 2014
Nel mese di luglio 2014, il numero totale delle aziende iscritte a
SAN.ARTI ammonta a 145.760 mentre il numero delle aziende versanti
ammonta a 111.795. Sempre nello stesso mese, il numero dei dipendenti
da aziende versanti è pari a 414.962.
Si registra un calo del numero delle aziende versanti, a livello
nazionale, nel mese di luglio rispetto a giugno 2014 del 1,29%. Anche per
quanto riguarda l’ammontare nazionale del numero dei dipendenti da
aziende versanti, a luglio 2014 si registra un calo rispetto a giugno 2014
del 1,029 %.
105 La media dei dipendenti ad azienda che si sono iscritti a SAN.ARTI
ammonta a 3,7 nel mese di luglio 2014.
106 107 L'ECONOMIA DELL'ARTIGIANATO IN TOSCANA
1.
LE
ULTIME
NOVITA'
IN
TEMA
DI
CASSA
INTEGRAZIONE IN DEROGA
Il Governo italiano ha annunciato che per il 2014 il finanziamento di
cassa integrazione in deroga e mobilità in deroga (che sono l'anticamera
dei licenziamenti) può contare complessivamente, su un miliardo e 720
milioni di euro (320 milioni in più rispetto alla copertura attualmente
prevista dalle leggi Fornero e Stabilità 2014). Quattrocento milioni saranno
subito disponibili per iniziare a pagare le quote 2014 (in alcune Regioni i
lavoratori sono in attesa da gennaio, e quindi da oltre sette mesi). Quei
soldi arriveranno dai 600 milioni già stanziati per quest'anno, a cui ora
vengono sommati 450 milioni di fondi residui già assegnati ad alcune
Regioni, ma non utilizzati nel 2013 (ciò è possibile perchè il tiraggio,
ovvero l'utilizzo effettivo dei trattamenti in deroga, dello scorso anno, è
stato di gran lunga inferiore alle ore richieste dalle imprese autorizzate
dall'Inps). Quindi, le risorse effettivamente nuove ammontano a 678
milioni4 (al netto di otto milioni che andranno a finanziare la chiusura
2013 delle prestazioni cofinanziate dalla bilateralità5 in caso di
sospensione dell'attività lavorativa .
________________________________
4
Tale copertura è garantita, essenzialmente, da risorse non utilizzate riferite a leggi esistenti:
incentivo Letta Giovannnini per l'assunzione di under 29 non decollato e sgravi sui contratti di
produttività.
5
Per un approfondimento sul tema si veda il capitolo ad esso relativo.
108 La dote 2014 nasceva dal fatto che degli 1,4 miliardi in cantiere, ben
800 milioni sono stati "distratti", in questi mesi, per chiudere le
autorizzazioni 2013. L'annuncio di nuove risorse fa da cornice alla firma
del decreto interministeriale che restringe i criteri di concessione del
sussidio in deroga6 per il 2014, 2015 e 2016. Il provvedimento prevede
l'impossibilità di utilizzare la cig in deroga in caso di cessazione
dell'attività aziendale, incrementa l'anzianità lavorativa necessaria per
accedere al trattamento da 90 giorni ad almeno 12 mesi, fissa un limite di
11 mesi per il 2014 e 5 mesi per il 2015 per la fruizione della cassa in
deroga; e restringe a pochi mesi l'utilizzo della mobilità in deroga che dal
1° gennaio 2017 scomparirà definitivamente. Il decreto prevede però un
regime transitorio, limitato al 2014, nel quale sono ammesse specifiche
deroghe a livello regionale e nazionale, visto che le nuove regole valgono
da subito.
________________________________
6
Il riassetto complessivo degli ammortizzatori sociali arriverà con il ddl delega sul Jobs act e
vedrà un ruolo crescente delle politiche attive. Si pescherà anche dal cosiddetto 0,30%, un
contributo obbligatorio destinato a finanziare la formazione continua, per la maggior parte nella
disponibilità del Ministero del Lavoro e del MEF, ma per 92,4 milioni nella disponibilità dei fondi
interprofessionali, un nuovo prelievo a spese di imprese e lavoratori per finanziare politiche passive.
In tal senso già a maggio 2013 il Governo Letta pescò da questi fondi. Cfr. Tucci C., Cassa in
deroga, dote 2014 a 1,72 miliardi, in << Il Sole 24 Ore>> 03/08/2014, p. 3.
109 Sono 26,5 i milioni di euro assegnati alla Toscana con il decreto
interministeriale numero 83527 che ripartisce tra le Regioni le risorse per
la cassa integrazione in deroga e la mobilità. Il decreto, firmato dal
ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il ministro delle
finanze, è stato pubblicato nei giorni scorsi, ma gli uffici regionali si sono
già attivati per trasferire le domande, con la documentazione necessaria,
all'Inps, perché quest'ultima provveda ai pagamenti delle indennità in
tempi rapidi.
Con queste risorse sarà possibile arrivare a coprire sino alla prima
settimana di febbraio e mettere in pagamento 2077 richieste di
ammortizzatori sociali in deroga (2038 domande di cassa integrazione e 39
di mobilità), che coinvolgono un totale di quasi 9500 lavoratori".
Dal 1 gennaio 2014 fino ad oggi sono state istruite ed approvate 3.434
domande sulle 7.092 pervenute.
Dal 4 maggio 2009 al 3 luglio 2014 sono pervenute c/o il Settore lavoro
della Regione Toscana 69.057 richieste di autorizzazione alla CIG in
deroga da parte di aziende aventi unità produttive in Toscana che si
sommano alle 775 richieste di CIG in deroga inviate alla Direzione
Regionale del Lavoro, autorizzate dalla Regione Toscana in seguito al
rilascio del nulla osta da parte della DRL. Tra le 69.832 domande totali
241 sono state revocate, mentre 8.972 sono relative a periodi di CIG che si
sono esauriti nell’anno 2009, 10.659 sono richieste di autorizzazione
relative a periodi di cassa integrazione in deroga che terminano nel corso
del 2010, 9.011 nel corso del 2011, 16.467 nel 2012 , 17.631 nel 2013 e
7.092 con termine 2014. Le domande pervenute nel corso del 2013 che
110 sono state ritenute complete, congrue e quindi istruite con esito positivo,
sono state 17.368 (pari al 98,5% delle domande pervenute).
Ad oggi è stato possibile effettuare l’autorizzazione e la trasmissione ad
INPS per tutte le 17.368 domande dell' anno 2013, mentre rimangono
escluse dalla copertura finanziaria tutte le domande relative all'annualità
2014.
Di seguito riportiamo l’andamento delle domande pervenute on line
mensilmente ed il numero di ore richiesto, rappresentati con la relativa
media annua per facilitare la lettura della tendenza complessiva .
111 112 La tabella seguente analizza il numero di domande e il numero di
aziende registrate nel sistema regionale dal 01/01/2013 ad oggi, distinte
per i territori provinciali e l'anno.
La maggior parte delle domande proviene da aziende che hanno sede
legale nella provincia di Firenze Arezzo Pistoia e Prato.
113 Le domande pervenute nel 2013 provengono da 7.092 aziende con unità
produttiva in Toscana e nel primo semestre 2014 le 7.043 domande già
pervenute investono 3.896 imprese.
In media ogni azienda nel 2013 aveva inviato circa 2,5 domande di CIG
in Deroga, mentre nel
primo semestre 2014 risultano 1,8 domande per azienda.
Dal 1/01/2014 ad oggi la maggior parte delle aziende che ha richiesto la
Cassa Integrazione in Deroga ha sede nella provincia di Firenze Pistoia e
Lucca.
Le domande autorizzate e trasmesse all’INPS per l'annualità 2013
riguardano 33.296 lavoratori, di 20.833.958,1 ore di CIG in deroga; in
media sono state richieste 614 ore di sospensione e/o riduzione a
lavoratore che equivalgono a circa 76,8 giorni di cassa integrazione in
deroga.
114 N° lavoratori per i quali è stata richiesta la CIG in deroga per
Provincia di residenza e genere per periodi che iniziano nell'anno 2014
I lavoratori interessati da richieste di Cassa Integrazione in deroga, per
il periodo 2014, sono per il 39% occupati nel settore manifatturiero, per il
18% nel Commercio, l’8% per le Costruzioni , 12% per il Noleggio,
agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese e per il 4% nelle
Attività dei servizi di Alloggio e Ristorazione.
N° lavoratori del settore manifatturiero per i quali è stata richiesta
la CIG in deroga . 2014
115 1.1 La CIG in Italia a luglio 2014
Nel mese di luglio 2014 il numero delle ore di Cig complessivamente
autorizzate è stato pari a 79,5 milioni, in diminuzione del 25% rispetto allo
stesso mese del 2013.
I dati destagionalizzati evidenziano rispetto al mese di giugno 2014 una
variazione congiunturale pari a - 8,6% per il totale degli interventi di Cig.
116 In calo del 3,3% le domande di disoccupazione a giugno 2014 rispetto
al 2013.
1.2 La CIG in deroga in Italia e in Toscana nel Giugno 2014
Nel mese di giugno 2014, la deroga assorbe quasi il totale delle ore
autorizzate a livello nazionale nel comparto. Il numero delle ore richieste a
livello nazionale di cassa integrazione ammonta a 4.478.362 mln, mentre il
numero delle ore autorizzate di cassa in deroga è pari a 4.466.232 mln.
Tale differenza è dovuta a disparità di ore richieste di cassa integrazione
rispetto alla deroga sia in Lombardia, Veneto che in Emilia Romagna.
Rispetto al mese di maggio 2014, nel mese di giugno 2014, si è
verificato un aumento (del 50%) del numero di ore autorizzate di cassa in
deroga nel comparto artigiano.
Tale aumento ha interessato (vd. Tabelle Rapporto) molte regioni
italiane eccetto il Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Bolzano, Trento,
Veneto, Marche, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna che invece
presentano un dato in calo rispetto al mese precedente.
Analizziamo ora brevemente quanto avviene negli altri comparti
produttivi nel mese di giugno 2014, rispetto a maggio 2014:
• relativamente alla cassa integrazione, l’industria è il ramo di attività
che assorbe il maggior numero di ore richieste (49,3 milioni), seguita dal
commercio (10,3 milioni) e dall’edilizia (10,2 milioni). Tra maggio e
giugno 2014, le richieste di ore di cassa integrazione da parte delle aziende
sono diminuite nell’industria (-32,3%) e nell’edilizia (-10,2%); sono
aumentate invece nel commercio (12%).
117 • Relativamente alla cassa in deroga, il maggior numero di ore
autorizzate nel mese di maggio 2014, viene assorbito dal commercio (6,4
milioni), segue l’industria (3,2 milioni) e poi l’edilizia (1,2 milione). Tra
maggio e giugno 2014, le ore richieste di cassa in deroga da parte delle
aziende sono aumentate nel commercio (29,8%), nell’industria (10,7%), e
nell’edilizia (18,6%).
118 119 La CIG in deroga in Italia e in Toscana nel Maggio 2014
È il secondo mese con la richiesta di ore più alta dei primi 5 mesi del
2014.
Le ore di CIG autorizzate negli ultimi dodici mesi non sono mai scese
sotto gli ottanta milioni.
Sul fronte produttivo, dopo i primi segnali dei mesi, scorsi qualcosa
continua a muoversi, la produzione industriale è salita del 1,6% su base
annua, è l’incremento più forte degli ultimi tre anni.
120 Gli effetti positivi, su più larga scala, si potranno però registrare solo tra
qualche tempo, vista la gravità della situazione industriale ed
occupazionale in cui versa il Paese.
I livelli di disoccupazione restano ai massimi storici, sono senza lavoro
3,5 milioni di persone nel primo trimestre, il 13,6% ( il più alto dal 1977),
con il livello di disoccupazione tra i giovani che raggiunge il 46%.
Ci sono persone inattive ma che vorrebbero lavorare, sono oltre 3
milioni, se si sommano agli oltre 3 milioni di disoccupati, si raggiunge la
cifra di oltre 7 milioni di persone che sono a casa senza lavoro, e in un
anno sono aumentati di un milione di persone.
Il volume delle ore di Cig confermano ( in aumento) così l’assenza di
attività produttiva (zero ore) per 560 mila posizioni lavorative dalle
prospettive sempre più incerte.
Un forte calo della richiesta della Cassa in Deroga rispetto al mese
precedente (-31,13% su aprile 2014 e -26,71% su maggio del 2013),
riconferma le preoccupazioni sull’immediato futuro, in quanto resta
centrale il problema della insufficienza dei finanziamenti, alla luce anche
dei ritardi nei pagamenti ai lavoratori interessati.
Il quadro negativo che si è confermato a maggio mette in evidenza,
diversi aspetti rispetto alle tipologie di concessione delle ore di CIG.
Rispetto ai cinque mesi del 2014 sul 2013:
Rallenta ma continua a calare la richiesta della Cigo (-1,52% su aprile, 29,81% su cinque mesi), è una riconferma che la congiuntura a breve è
leggermente migliorata.
121 Ø Aumenta la Cigs (+32,70% su aprile, +27,56% su cinque mesi),
conferma una tendenza al peggioramento e continua a segnalare la
permanenza di un livello strutturale della crisi produttiva ed economica.
Ø Diminuisce la Cigd, dopo due mesi di aumento, (-31,13% su aprile, 10,59% su cinque mesi), segno che i finanziamenti stanziati stanno
esaurendo la copertura sulla situazione del 2014.
Le ore di CIG autorizzate a maggio 2014 sono state 96.444.193
(+11,06% su aprile 2014 e -3,90% su maggio 2013).
Da gennaio 2009 a tutto il 2013, fino a maggio 2014, le ore di CIG
autorizzate confermano sempre la media di 80 milioni di ore mese,
equivalenti a circa 500.000 lavoratori a zero ore per ogni mese trascorso,
soggetti al pericolo reale di perdere definitivamente il lavoro e il
sostentamento per le loro famiglie.
L’incidenza delle ore di CIG per lavoratore occupato del solo settore
industriale, ad aprile, è già di 75 ore per addetto.
Sono dieci le Regioni che fanno registrare un aumento della richiesta
delle ore di CIG.
La costruzione di una prospettiva per il Paese non può prescindere da
una difesa e valorizzazione del lavoro, per il bisogno di autonomia nel
proprio sostentamento e per la dignità della persona.
La crisi continua a non pesare su tutti allo stesso modo, non certo su
quei dieci italiani che si dividono un patrimonio nazionale di circa 75
miliardi di euro, e certo non va meglio per i lavoratori che in cassa
integrazione continuano a perdere salario, ogni lavoratore in Cig a zero ore
già nel 2014 ha perso oltre 3.300 euro al netto delle tasse e c’è stata una
122 riduzione nel monte salari di oltre un miliardo e ottocento milioni di euro
nelle tasche dei lavoratori coinvolti.
Le ore di Cig a maggio, richieste e autorizzate, sono state 96.444.193,
in aumento sul mese precedente del +11,06% mentre rispetto al mese di
maggio 2013 la riduzione è del -3,90%.
Nel periodo gennaio-maggio 2014, rispetto allo stesso periodo del
2013, la riduzione è del -0,76% con 487.992.514 ore di CIG.
La Cigd diminuisce in modo consistente, sul mese precedente (31,13%) con 11.955.261 ore, e diminuisce anche rispetto a maggio del
2013 (-26,71%).
Nel periodo gennaio-maggio 2014, rispetto allo stesso periodo del
2013, la riduzione della Cigd è del -10,59% con 97.251.911 ore di Cigd.
Nei settori dove la Cigd aumenta, sono in particolare; il settore delle
Estrazioni minerali metalliferi e non (+2.846,63%), il settore dell’Edilizia
(+85,53%), il settore Metallurgico (+48,80%), il settore dei Servizi
(+20,34%), il settore dei Trasporti e comunicazione (+16,68%).
Il settore che presenta un maggiore volume di ricorso alla Cigd e che
accumula oltre il 40% di tutte le ore autorizzate, resta il settore del
Commercio con 42.268.934 ore (-1,70%), seguito dal settore Meccanico
con 18.540.224 ore (-9,53%).
Le Regioni maggiormente esposte con il ricorso alla Cigd sono, la
Lombardia con il maggiore ricorso 21.291.204 ore (+51,69%), l’Emilia
Romagna con 13.873.046 ore (+13,42%), la Campania con 10.460.858 ore
(+200,26%), le Marche con 8.751.457 ore (+5,63%), il Veneto con
7.149.735 ore (-67,12%), il Piemonte con 6.177.745 ore (-39,25%), il
Lazio con 5.639.146 ore (-28,58%), la Sicilia con 5.565.751 ore ( 123 28,81%), la Toscana con 3.968.188 ore (-49,96%), la Puglia con 3.702.543
ore (+4,51%).
124 Ore di CIG - Confronto con anno precedente sul mese e su intero
periodo
125 126 127 128 129 2. LE PREVISIONI OCCUPAZIONALI IN TOSCANA NEL 2014
Nel 2014 le imprese con dipendenti che operano in Italia prevedono di
attivare 791.500 contratti di lavoro, il 6% in più rispetto a quanto previsto
nel 2013. A fronte di queste "entrate", le stesse imprese prevedono circa
935.000 "uscite" (per dimissioni, pensionamenti o contratti in scadenza di
cui non è previsto il rinnovo), quasi il 7% in meno rispetto al 2013.
Nonostante l'aumento delle entrate e la diminuzione delle uscite, il "saldo"
occupazionale atteso si mantiene negativo, attorno a -144.000 unità (250.000 nel 2013).
Anche in Toscana la variazione occupazionale prevista per l'anno in
corso è di segno negativo, e pari a oltre -11.500 unità (contro -17.300 dello
scorso anno). Questa riduzione è dovuta prevalentemente ai contratti di
lavoro dipendente (sia "stabili" che a termine), che presentano un saldo
pari a -12.460 unità; viceversa, i contratti atipici attivati dovrebbero,
nell'insieme, superare di 950 unità quelli in scadenza .
A livello settoriale, la perdita di "posti di lavoro" attesa nella regione è
lievemente più elevata nell'industria (-5.960 unità) che non nei servizi (5.560). Il trend negativo dell'industria è dovuto soprattutto alle costruzioni,
cui si aggiunge una contrazione dell'industria in senso stretto; tra i servizi
incidono soprattutto i saldi negativi del commercio e del turismo e
ristorazione.
130 Il saldo occupazionale negativo previsto in Toscana (-11.520 unità) è il
risultato della differenza tra le quasi 50.100 "entrate" e le 61.600 "uscite"
di lavoratori dalle imprese. I flussi in entrata saranno costituiti da 10.100
assunzioni "stabili" (ossia a tempo indeterminato o con contratto di
apprendistato, inteso quest'ultimo come punto di partenza verso un
contratto a tempo indeterminato), quasi 30.000 assunzioni a termine (a
tempo determinato o con altre modalità a termine, quali i contratti a
chiamata)
e
quasi
10.000
contratti
atipici
(somministrazione,
collaborazioni a progetto e altri contratti di lavoro indipendente).
Nell'ultimo anno è cresciuta lievemente la quota delle assunzioni stabili
(dal 19 al 20%), è aumentata quella delle assunzioni a termine (+3 punti),
mentre è calata quella dei contratti atipici (-4 punti).
131 Nel 2014 sono previste, in Toscana, quasi 40.100 assunzioni di
lavoratori dipendenti (stabili o a termine) e circa 52.550 "uscite", da cui un
saldo occupazionale pari a circa -12.460 unità. In relazione al numero di
dipendenti presenti nelle imprese, il saldo corrisponde a una variazione del
-1,7%, un dato che evidenzia un miglioramento rispetto al 2013, quando la
flessione prevista era stata del -2,1%.
La dinamica regionale risulta in linea con quella del Centro-Italia e con
quella nazionale, che tra il 2013 e il 2014 fanno registrare un
miglioramento (ma rimanendo ancora su livelli più bassi rispetto al 2012).
Variazioni occupazionali negative si osservano in tutti i comparti
dell'industria toscana, e tra queste le più marcate riguarderanno le
costruzioni (-5,1%) e il comparto legno-mobile (-3,6%). L'industria dei
gioielli e le public utilities si mantengono invece stabili, con saldi prossimi
allo zero.
132 Nei servizi, i saldi saranno compresi tra il -2,6% degli studi
professionali e il +0,9% della sanità e assistenza sociale.
Le quasi 40.100 assunzioni di lavoratori dipendenti previste quest'anno
dalle imprese della Toscana evidenziano un aumento del 5% rispetto alle
oltre 38.300 del 2013 (anno in cui è stato toccato il valore più basso in
assoluto dal 2009), senza però recuperare del tutto rispetto alle oltre
43.900 del 2012.
L'aumento che si osserva nella regione tra il 2013 e il 2014 risulta
peraltro meno accentuato rispetto alla media del Centro (+10%) e a quella
nazionale (+9%).
Nella regione circa il 30% delle assunzioni saranno part-time, quota che
risulta in aumento rispetto al 29% del 2013 e al 27% di cinque anni fa.
133 L'andamento regionale nel medio termine non si discosta da quello
osservato a livello nazionale, dove tra il 2009 e il 2014 le assunzioni parttime sono passate dal 20 al 26%.
La tendenza delle assunzioni va di pari passo con quella del "tasso di
assunzione", che in Toscana è passato dal 5,8% del 2012 al 5,1% del 2013,
per risalire al 5,3% nel 2014 (percentuale, quest'ultima, in linea con la
media nazionale).
A livello provinciale si registrano però differenze piuttosto accentuate,
comprese tra il 4% di Prato e il 9% di Grosseto (il cui tasso di entrata è
particolarmente alto grazie alle numerose assunzioni stagionali nel
turismo).
134 I bassi livelli della domanda di lavoro e gli alti livelli dell’offerta hanno
portato negli ultimi anni, sia in Toscana che in tutt'Italia, a una riduzione
dei problemi segnalati dalle imprese nel trovare le figure che intendono
assumere.
Nel 2014 questi problemi interesseranno il 10% delle assunzioni
previste nella regione (dato del tutto in linea con la media nazionale),
quota che non evidenzia variazioni di rilievo rispetto all'anno precedente.
Le difficoltà sono attribuite più spesso a una inadeguata preparazione
dei candidati (6% del totale) che non a una scarsità di profili disponibili
all'assunzione (4%).
Tra i diversi settori dell'economia regionale, le difficoltà di reperimento
sono più frequenti nelle industrie meccaniche e nelle industrie dei gioielli,
nelle quali risulta problematico trovare oltre un quinto dei profili ricercati.
Risultano decisamente al di sopra della media regionale anche le difficoltà
segnalate dalle imprese dell'industria elettrica ed elettronica (20%) e
dell'industria dei metalli (19%).
Al contrario, le assunzioni risultano del tutto agevoli nell'industria
alimentare e nelle public utilities (settori non presenti nel grafico).
135 Le imprese italiane tendono a ricorrere prevalentemente a candidati in
possesso di esperienza specifica e la Toscana non fa eccezione: nel 2014,
al 21% dei nuovi assunti verrà richiesta un'esperienza nella professione e a
un ulteriore 37% un'esperienza almeno nel settore in cui opera l'azienda
(quote, entrambe, del tutto in linea con quelle medie che si registrano a
livello nazionale).
La frequenza con cui le imprese richiedono una precedente esperienza
specifica varia però in misura significativa da settore a settore, con quote
sulle assunzioni totali comprese tra il 31% nelle public utilities (comparto
non presente nel grafico) e il 77% nelle costruzioni.
136 Nel 2014 il 29% delle assunzioni programmate dalle imprese toscane
interesserà giovani con meno di 30 anni, nel 21% dei casi candidati meno
giovani e nel 50% dei casi l'età è irrilevante.
Ripartendo le assunzioni per cui l'età non è un requisito importante fra
le due classi di età (con meno di 30 anni e con 30 o più anni), si stima che
le opportunità per i giovani potranno raggiungere il 58% delle assunzioni
totali, in crescita rispetto al 53% del 2013.
E' però interessante osservare che, negli ultimi anni, la quota di
assunzioni esplicitamente rivolte ai giovani è diminuita sensibilmente,
137 scendendo dal 34% del 2009 all'attuale 29%, mentre è aumentata
nettamente quella delle assunzioni per cui l'età non è importante (dal 36 al
50%).
Analoghe considerazioni valgono in riferimento alla preferenza di
genere dei candidati: tra il 2009 e il 2014 risulta in aumento la quota di
assunzioni per cui le imprese dichiarano di assumere indifferentemente
uomini e donne (dal 48 al 57%) mentre diminuisce quella per cui viene
indicata una preferenza di genere (dal 52 al 43%).
Ripartendo le assunzioni per cui il genere è ritenuto indifferente in
proporzione a quanto espressamente dichiarato (preferenza verso figura
femminile o maschile), emerge che nel 2014 le opportunità per le donne in
toscana potranno raggiungere il 41% del totale (a fronte del 37% in Italia).
Il 2014 evidenzia, nella regione, una ulteriore riduzione delle
assunzioni di lavoratori immigrati, la cui quota sul totale è pari al 15% (era
il 17% nel 2013 e il 24% nel 2012).
Una tendenza, questa, del tutto in linea con quanto si rileva a livello
nazionale dove l'incidenza di assunzioni di immigrati è scesa dal 18% del
2014 al 15% del 2013 e al 14% del 2012.
138 Nel 2014, in Toscana, le assunzioni di figure high skill, ossia dirigenti,
specialisti e tecnici supereranno le 5.300 unità, pari al 13% del totale,
quota di 3 punti inferiore alla media nazionale.
Le assunzioni di figure di livello intermedio saranno oltre 20.400 (per
una quota pari al 51% del totale, contro una media nazionale del 47%): di
questi 3.830 saranno impiegati (il 10% del totale) e quasi 16.600 saranno
figure tipiche del commercio e dei servizi (41%).
Le restanti 14.370 assunzioni previste riguarderanno figure di livello
più basso, la cui quota sarà pari al 36% (37% la media nazionale). Di
139 questo gruppo faranno parte circa 9.170 figure operaie (il 23% del totale) e
5.200 figure generiche e non qualificate (13%).
Da un confronto con il 2013 emerge che, in Toscana, la quota dei
profili high skill sulle assunzioni totali programmate non subisce
variazioni: vi è infatti una sostanziale stabilità della propensione delle
imprese a inserire figure specialistiche e tecniche, stabilità che emerge
anche a livello nazionale.
Nella regione risulta invece in lieve riduzione la quota di profili
intermedi (+2 punti), a favore delle professioni operaie e non qualificate,
che acquistano quasi 2 punti.
Guardando più in dettaglio alle professioni richieste dalle imprese
toscane, si rileva che il 62% delle assunzioni programmate è concentrata
su sole sei figure.
Nella parte più alta della classifica, ben distanziata da quelle che
seguono, troviamo i profili intermedi tipici del turismo e della ristorazione,
ossia cuochi, camerieri e baristi, con 11.130 assunzioni previste (il 28%
del totale regionale). Seguono le professioni non qualificate nel commercio
e nei servizi (4.780 unità) e le professioni qualificate nelle attività
commerciali (tipicamente commessi e personale di vendita), con 3.300
assunzioni. Si tratta, in tutti e tre i casi, di professioni caratterizzate da
un'elevata rotazione del personale, che in prevalenza viene assunto con un
contratto a termine. Per queste tre professioni le imprese della regione non
segnalano problemi di reperimento superiori a quelli che si riscontrano in
media nella regione.
Tra le altre principali professioni, le difficoltà di reclutamento più
frequenti (21% del totale) sono previste per gli operai specializzati,
140 installatori e manutentori nelle industrie metalmeccaniche, elettriche ed
elettroniche.
Delle quasi 40.100 assunzioni programmate nel 2014 in Toscana, 3.130
saranno rivolte a laureati, 16.020 a diplomati della scuola secondaria
superiore, 6.030 a persone in possesso della qualifica professionale e
14.900 riguarderanno figure per le quali non verrà richiesta una
formazione scolastica specifica.
Al di là della consistenza delle assunzioni, il 2014 conferma la
tendenza, in Italia, verso un innalzamento della richiesta di scolarità, intesa
come assunzioni di laureati e diplomati.
141 Viceversa, in Toscana, si osserva un calo nella richiesta di scolarità, e
questo nonostante la stabilità dell'incidenza di assunzioni di figure high
skill che si registra tra il 2013 e il 2014.
Più nel dettaglio, diminuisce dal 9 all'8% la quota di laureati e dal 41 al
40% quella dei diplomati.
Laureati e diplomati insieme detengono quindi il 48% delle assunzioni
programmate nella regione per il 2014, quota inferiore di 5 punti alla
media nazionale e di 6 a quella del Centro.
Il calo dell'incidenza di laureati e diplomati che si registra in Toscana
amplia gli “spazi” per coloro che hanno conseguito una qualifica
professionale (la cui quota sulle assunzioni totali aumenta dal 12 al 15%),
mentre cala l'incidenza di richieste per le persone che non hanno una
formazione scolastica specifica (dal 38 al 37%).
Per quanto riguarda le competenze "trasversali", e cioè non specifiche
della professione da svolgere, quelle che le imprese toscane considerano
più importante quando assumono personale laureato e diplomato è la
capacità di lavorare in gruppo, indicata come “molto importante” per il
55% delle assunzioni programmate.
Nelle posizioni successive, con un numero di segnalazioni tra il 43 e il
48%, figurano la capacità di lavorare in autonomia, la capacità
comunicativa e la flessibilità e capacità di adattamento.
Appaiono invece meno rilevanti caratteristiche quali la capacità di
pianificare e coordinare e le abilità creative e d'ideazione (indicate come
molto importanti nel 21% dei casi) e l'attitudine al risparmio energetico e
sensibilità all'impatto ambientale (18%). Si tratta di competenze che
vengono in genere richieste solo alle figure che avranno funzioni
142 dirigenziali o molto specifiche, per le quali le assunzioni previste sono
tipicamente poco numerose.
Presumibilmente a causa della difficile situazione economica, la
propensione delle imprese a svolgere attività di formazione mediante corsi
specifici rivolti ai propri dipendenti è diminuita sensibilmente a partire dal
2011. In quell'anno, il 34% delle imprese della Toscana aveva attivato
corsi di formazione; la percentuale è poi scesa al 28% nel 2012 e al 21%
nel 2013. Questa diminuzione si registra non solo nella regione, ma
nell'intero Paese.
143 Diminuisce quindi anche il numero di dipendenti che hanno partecipato
a corsi, che in Toscana sono stati, nel 2013, il 27% del totale (contro il
30% dell'anno prima).
Un'ulteriore modalità formativa delle imprese consiste nell'ospitare
tirocinanti e stagisti, in genere giovani che stanno concludendo o hanno
appena concluso il percorso di studi. Il tirocinio / stage è però anche uno
strumento per selezionare possibili candidati per futuri inserimenti in
azienda.
Nel 2013 quasi il 14% delle imprese toscane ha sfruttato questa
opportunità (percentuale del tutto in linea con la media nazionale).
Queste imprese hanno accolto, per periodi di diversa durata, quasi
20.800 stagisti e tirocinanti, il 3% in più rispetto al 2012.
144 2.1 Il trend toscano nel I° trimestre 2014
Nel corso del primo trimestre 2014, la Toscana conferma il trend
negativo del proprio tasso di crescita tendenziale, al netto dei metalli
preziosi, registrando un valore di +2,1% peggiore rispetto al trimestre
precedente (+3,7%). Diversamente dalla Toscana, l’Italia, rafforza il suo
andamento positivo passando da un +2,1% del trimestre precedente ad un
+2,8% del primo trimestre 2014.
L’attenuarsi della flessione produttiva nel sistema manifatturiero
regionale non si traduce ancora nell’avvio della ripresa. Il fatturato (-0,1%)
e gli ordinativi (+0,2%) confermano la dinamica della produzione (-0,2%).
145 La produzione industriale in Toscana. Variazioni % su trimestre
corrispondente
anno
precedente.
Fonte:
Unioncamere
Toscana-
Confindustria Toscana
I SERVIZI
In numerosi sottosettori del comparto dei servizi si rilevano aumenti del
numero di imprese, in primis nel noleggio e servizi alle imprese e nel
credito e assicurazioni.
In moderata contrazione solamente trasporti e logistica, comunicazioni
e telecomunicazioni.
146 IMPRESE DEI SERVIZI IN TOSCANA. Tasso di variazione
tendenziale(al netto delle cancellazioni d'ufficio). Fonte: elaborazioni
Unioncamere Toscana su dati Infocamere - Movimprese
Il dettaglio territoriale
AREZZO
Buona ripresa di produzione (+3,5%), fatturato (+1,7%) e ordinativi
(+6,1%) del manifatturiero; tuttavia aumenta il ricorso del settore alla CIG
straordinaria (+7,9%). Bene le esportazioni al netto dei metalli preziosi
(+13,5%), mentre le vendite al dettaglio restano in forte crisi (-3,5%)
anche nella grande distribuzione (-2,8%). In arretramento il tessuto
imprenditoriale (-0,4% il numero di imprese).
FIRENZE
147 Si arresta la crescita del fatturato manifatturiero (-2,5%), con una brutta
frenata sui mercati esteri (-4,9% le esportazioni) ed un andamento degli
ordinativi in forte riduzione (-5,6%): in deciso aumento il ricorso alla CIG
straordinaria (+83,5%). Proseguono le difficoltà per il commercio al
dettaglio (-2% il fatturato nel trimestre). Ancora debole la dinamica
imprenditoriale (+0,6%).
GROSSETO
Stabile la produzione manifatturiera (+0,1%) e in timida crescita il
fatturato (+1,0%) grazie alla dinamica dei prezzi alla produzione (+3%).
L’ottima performance dell’agroalimentare sui mercati esteri trascina tutto
l’export (+14,2%). Ancora contrazioni sul fronte dei consumi; nelle
vendite al dettaglio tutti gli indicatori presentano segno meno, anche se
rallenta la caduta (-2,5%). Grossomodo stabile la dinamica imprenditoriale
(+0,3%).
LIVORNO
Pesante la flessione delle vendite all’estero a causa delle difficoltà di
siderurgia e raffinazione del petrolio (-24,6%), che si riflettono
nell’andamento a consuntivo di produzione e fatturato manifatturieri (6,6% e -6,7%) e negli ordinativi per il prossimo trimestre (-2,3% la
componente estera). Ancora forti difficoltà sul mercato interno (-2,7% il
commercio al dettaglio, -6,2% gli ordinativi totali).
LUCCA
148 In ripresa il comparto manifatturiero, con produzione e fatturato in
positivo nel trimestre (rispettivamente +2,3% e +1,0%). Buono
l’andamento degli ordinativi, anche se per gli esteri si registra una
sostanziale stabilità. L’export fa segnare tuttavia una contrazione legata
all’andamento di alcuni dei settori di specializzazione. Le vendite al
dettaglio restano in negativo, mentre il tessuto imprenditoriale presenta
una lieve contrazione (-0,3%).
MASSA CARRARA
Tornano in terreno negativo gli indicatori della congiuntura del sistema
manifatturiero (produzione -3% e fatturato -2,4%). L’impennata delle
vendite all’estero del trimestre (+45%) è determinata dalle commesse
pluriennali di un’impresa di elevate dimensioni. Nel mercato interno le
vendite al dettaglio continuano la loro contrazione (-4,3%). Stagnante il
tessuto imprenditoriale (+0,4%).
PISA
Nel manifatturiero non si intravedono significativi segnali di ripresa né
negli indicatori di consuntivo (produzione -2,2%, fatturato -0,9%) né nella
dinamica degli ordinativi (-0,8% totali, -0,3% esteri). Il calo delle vendite
di calzature e macchinari pesa in negativo sull’evoluzione dell’export
provinciale (-3,7%). Il commercio al dettaglio arretra di un ulteriore -4,3%,
con un crollo di 6 p.p. nei piccoli esercizi. In lieve crescita il numero di
imprese (+1,3%).
PISTOIA
149 Ancora in negativo produzione, fatturato e ordini manifatturieri (-3,2%,
-1,9%, -2,9%). L’incremento delle ore di Cassa Integrazione conferma le
difficoltà delle imprese, anche se un segnale positivo proviene dall’export,
in crescita del +3,5%. Il commercio al dettaglio (-1,9% le vendite totali)
riesce a contenere le perdite rispetto alla media regionale, in particolare
nella piccola distribuzione (-1,6%). Stabile il numero di imprese (-0,1%).
PRATO
In ripresa produzione e fatturato manifatturieri (+1,5% e +1,8%) grazie
alla buona ripresa delle vendite all’estero (+17% le esportazioni, +1% gli
ordinativi dell’industria nel prossimo trimestre). Pur in caduta (-1,8%), le
vendite al dettaglio registrano la flessione più contenuta a livello regionale.
Ancora debole la dinamica imprenditoriale (+0,9%) a causa di un tasso di
cessazione particolarmente elevato (+8,5%).
SIENA
Corre il settore manifatturiero: produzione (+7,0%), fatturato (+6,9%) e
ordinativi totali (+4,1%). Unica nota negativa il calo degli ordini esteri (1,9%), conforta invece il bilancio delle ore di Cassa Integrazione
(Ordinaria -15% e Straordinaria -46%). L’export aumenta del 10,0%,
mentre le vendite sul mercato interno arretrano pesantemente (-4,5%).
Crescita zero per il numero di imprese.
Gli effetti della crisi Ucraina sulle aziende artigiane italiane
Meccanica,moda ed edilizia, mezzi di trasporto, sono tra i settori più
150 esposti del "Made in Italy" che, complessivamente in Russia, nel 2013 ha
esportato beni per oltre 10,7 miliardi di euro (pari a + 8,2% sul 2012).
Dopo Cina, Germania e Paesi Bassi ( per effetto del porto di Rotterdam
dove approdano le merci da tutto il mondo), l'Italia è il quarto partner
commerciale per Mosca. Se si parla di manifattura, siamo secondi solo a
Berlino.
Nel primo quadrimestre del 2014, con la svalutazione del rublo (che rende
molto più costoso per i buyers russi importare merce dall'Europa), la
guerra in corso in Ucraina e il Pil a quota "zero virgola", l'interscambio
Italia - Russia era già calato del 5,6%, le nostre vendite verso Mosca del
4,8%.
Con 3,6 miliardi di euro di export 2013, la meccanica è il settore più
esposto. Il 30% delle nostre vendite verso Mosca è composto da
macchinari e beni strumentali. La Russia ha necessità di far crescere una
manifattura che non ha.
Bruxelles ha raccomandato all'Italia di essere selettivi nelle vendite e di
non inviare meccanica "dual use", cioè che potrebbe avere una doppia
valenza civile e militare.
La Russia vive di ritorni di commodities e non ha un tessuto industriale,
né ha investito in tecnologia e infrastrutture. Questo comporta che se
diminuirà l'intescambio russo anche con la Germania (che è fortissimo),
anche le nostre vendite verso Berlino potrebbero subire un contraccolpo.
Il bando della Russia sulla produzione agroalimentare Ue preoccupa gli
imprenditori italiani nella Federazione Russa. Le contro- sanzioni russe
mettono in evidenza l'anomalia italiana in questo mercato: da grande
151 esportatore non siamo riusciti a diventare anche grande investitore.
Germania e Francia che hanno creato joint venture con la Russia in diversi
settori, riusciranno a mantenere la loro fetta di mercato, a differenza
dell'Italia, che sarà tra quelli a perdere di più sul lungo periodo.
Per la moda - che assieme ad accessori e calzature nel 2013 ha esportato
2,2 miliardi di euro di merce in Russia - Ue e governi devono decidere sin
dove spingersi. Ancor più preoccupati di noi sono i nostri buyers russi. Se
si considera il calo di vendite nei primi mesi del 2014, le vendite azzerate
in un mercato promettente come quello ucraino e i riflessi negativi in
kazakhistan, altro mercato sinora in forte crescita, per l'Italia il quadro
potrebbe peggiorare.
152 ALLEGATI
ACCORDO INTERCONFEDERALE PER LA SEMPLIFICAZIONE
DEI
CONTRATTI
NELL'ARTIGIANATO
COLLETTIVI
E
SUI
NAZIONALI
SETTORI
DI
SCOPERTI
LAVORO
DEL
27
SETTEMBRE 2009
ACCORPAMENTO DEI CONTRATTI COLLETTIVI
AREA SERVIZI
• Cccnl Acconciatura, Estetica, Tricologia non curativa, Tatuaggio
e Piercing
• Ccnl servizi di pulizia
153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 ELENCO
FONDI
PARITETICI
INTERPROFESSIONALI
NAZIONALI PER LA FORMAZIONE CONTINUA IN ITALIA
FOR.TE. – Fondo per la formazione continua del terziario;
Fondirigenti– Fondirigenti Giuseppe Taliercio (Fondazione per la
formazione alla dirigenza nelle imprese industriali);
FON.TER. – Fondo per la formazione continua dei lavoratori
dipendenti nelle imprese del settore terziario: comparti turismo e
distribuzione servizi;
Fondoprofessioni – Fondo per la formazione continua negli Studi
Professionali;
Fondimpresa – Fondo per la formazione continua;
Fondo Dirigenti PMI – Fondo per la formazione professionale
continua dei dirigenti delle piccole e medie imprese industriali;
Fondo Formazione PMI – Fondo per la formazione continua per le
piccole e medie imprese;
Fondo Artigianato Formazione – Fondo per la formazione continua
nelle impreseartigiane;
163 Fon.Coop. – Fondo per la formazione continua nelle imprese
cooperative;
Fo.In.Coop. - Fondo per la formazione continua nei settori economici
della cooperazione;
Fond.Agri - Fondo per la formazione continua nel settore agricolo,
agroalimentare e agroindustriale;
FONDIR – Fondo per la formazione continua dei dirigenti del
terziario;
Fond.E.R. - Fondo per la formazione continua degli Enti Religiosi;
Fon.Ar.Com. - Fondo per la formazione continua nei comparti del
terziario, dell'artigianato e delle piccole e medie imprese;
For.Agri. - Fondo di settore per la formazione professionale continua
in agricoltura;
Fondazienda - Fondo per la formazione continua dei quadri e
dipendenti dei comparti commercio-turismo-servizi, artigianato e piccola e
media impresa;
Fondo Banche Assicurazioni - Fondo per la formazione continua nei
settori del credito e delle assicurazioni;
164 Formazienda - Fondo per la formazione continua nel comparto del
commercio, del turismo, dei servizi, delle professioni e delle piccole e
medie imprese;
Fonditalia - Fondo per la formazione continua nei settori economici
dell'industria e piccole e medie imprese;
Fondo Formazione Servizi Pubblici Industriali - Fondo per la
formazione continua nei servizi pubblici industrial
165 GLOSSARIO DELL'ARTIGIANATO
AVVISO: Realizzare e pubblicare un Avviso è lo scopo fondamentale
di un Fondo Interprofessionale. Insieme di regole e procedure pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale, attraverso cui un Fondo Interprofessionale
stabilisce come fare domanda di finanziamento di un Piano/Progetto di
formazione professionale condiviso dalle Parti Sociali
CPRA: Comitato paritetico regionale dell'Artigianato
DELEGATI
DI
BACINO:
Rappresentante
di
bacino
equiparabile al rappresentante aziendale, con la differenza che rappresenta
un bacino di utenza e non i dipendenti di una singola realtà produttiva.
E.B.R.E.T: Ente bilaterale regionale toscano dell'Artigianato
FONDARTIGIANATO: Fondo artigianato formazione
FONDI PARITETICI INTERPROFESSIONALI:
Organismi di
natura associativa promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle
Parti Sociali attraverso specifici Accordi Interconfederali stipulati dalle
organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente
rappresentative sul piano nazionale. Attualmente sono operativi 18 Fondi
di cui tre dedicati ai Dirigenti. Secondo quanto previsto dalla legge 388 del
2000, le imprese possono destinare la quota dello 0,30% dei contributi
versati
all’INPS
(il
cosiddetto
“contributo
obbligatorio
per
la
166 disoccupazione
involontaria”)
ad
uno
dei
Fondi
Paritetici
Interprofessionali, attraverso il modello Uniemens. I datori di lavoro
possono aderire ad un secondo fondo esclusivamente per la formazione dei
propri dirigenti scegliendo tra i Fondi costituiti per tale scopo.
FORMAZIONE CONTINUA: E' il sistema di formazione per le
persone occupate, finalizzato all'adeguamento e allo sviluppo delle
conoscenze e competenze professionali, in stretta connessione con
l'innovazione tecnologica e organizzativa del processo produttivo e in
relazione ai mutamento del mondo del lavoro. Le attività di formazione
continua possono essere predisposte dalle aziende oppure essere svolte
autonomamente dai lavoratori. La formazione continua rappresenta un
aspetto fondamentale dell'apprendimento (formazione) permanente volta a
mantenere le condizioni di occupabilità lungo il corso della vita e a
migliorare le capacità di adattamento dei lavoratori.
FSE: Fondo sociale europeo
OPTA: organismo paritetico territoriale dell'Artigianato
PIANO FORMATIVO: Programma organico di azioni formative
concordato dalle Parti Sociali e rispondente ad esigenze aziendali,
settoriali, territoriali (si veda la Circolare del Ministero del Lavoro del
1999 riferita ai progetti della Legge 236/93). Un PF è un accordo fra le
Parti Sociali, sulle linee d'intervento, sulle priorità, sugli obiettivi, di uno o
più progetti formativi. Fondartigianato mette a disposizione un formulario
167 specifico da utilizzare per predisporre il Piano Formativo che va
obbligatoriamente allegato ai Progetti di cui si chiede il finanziamento.
Alcuni Fondi non prevedono la firma del Piano Formativo ma la sua
condivisione formalizzata attraverso la firma di un accordo a latere riferito
al Piano/Progetto medesimo. Un PF così come un Progetto o un' Azione
formativa
può
essere
declinato
in
aziendale,
settoriale,
territoriale,individuale
RLST: Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale
SAN. ARTI: Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori
dell'Artigianato
168 SITOGRAFIA
http://www.fondartigianato.it
http://www.ebret.it
http://www.ebret.it/osservatorio
http://www.isfol.it/temi/Formazione_apprendimento/formazione-degliadulti/fondi interprofessionali
http://fondiperformazione.wordpress.com/2013/07/24/cosa-sono-ifondi-interprofessionali-e-quanti-sono/
www. cpra.it
www.sanarti.it
FONTI
BANCA D'ITALIA
CNA TOSCANA
CONFARTIGIANATO TOSCANA
CONFINDUSTRIA TOSCANA
INPS
IRES TOSCANA
IRPET
ISTAT
OSSERVATORIO REGIONALE DELL'ARTIGIANATO
REGIONE TOSCANA
UNIONCAMERE
169