RASSEGNASTAMPA RASSEGNASTAMPA 1 aprile 2014 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianodellabasilicata.it ANNO 13 - N. 90e 1,20 Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466 CIMICI IN REGIONE POTENZA Il palazzetto e i dubbi sull’acquisto Adesso la talpa rischia l’arresto Ecco il Coni quando ci si allenava Avviati gli interogatori del personale della giunta AMATO a pagina 11 GIACUMMO e LORUSSO alle pagine 12 e 13 Il palazzo della Regione a Potenza Segreteria Pd Intervista al consigliere pittelliano doc che spinge il partito lucano sull’ex assessore: «E’ espressione dell’area che ha vinto il congresso nazionale» Polese si ritira «Uniti su Braia» MACROREGIONI #Potenza2014 Centrodestra in conclave per tutta la serata di ieri. Ancora si cerca la sintesi ma per Michele Cannizzaro, candidato sindaco, mancano solo i dettagli PER provare a capire la Basilicata di oggi, come approdo di un lungo periodo storico, forse può essere utile ricorrere alla LE dichiarazioni del Presidente della Basilicata a favore di una Macroregione meridionale e, nell’immediato, di una conferenza delle Regioni continua a pagina 10 CALIA e PECORARO alle pagine 35 e 36 Incidente sul lavoro #Pasolini50 Mezzo secolo di Vangelo a Matera Le celebrazioni in tutta la Basilicata AGATA a pagina 14 40401 771128 Avvelenati tre lupi di una razza rara 022007 Sconcerto e lacrime per la morte di Luca Potenza Il luogo dell’incidente FALABELLA a pagina 24 9 GIACUMMO a pagina 15 POMARICO Era un apprezzato chitarrista Presidio sull’A3 in memoria di Giuseppe Festa a Potenza L’UNIVERSITÀ DEGLI Studi della Basilicata si accinge a vivere una stagione di intenso dibattito interno in preparazione alla scelta del mio successore. Si voterà alla fine di maggio e si continuerà a votare, eventualmente, fino alla fine di giugno. Il nuovo rettore mi subentrerà continua a pagina16 a pagina 30 SANTORO, LABANCA alle pagine 6,7 8 e 9 Taranto-Matera, il giallo della presunta combine Bimbi al Viviani che spot per i Rossoblu di MAURO FIORENTINO di MAURO MALDONATO teoria di Riccardo Illy della rana bollita e di quella scottata, secondo la quale si hanno due rane messe in pentole diverse. continua a pagina 9 SPORT A MAGGIO IL NUOVO RETTORE UNIBAS, IL NODO IRRISOLTO DELLE PEV L’autonomia del Sud 7 GIOVANI INSIEME A Potenza un ostello in un’Europa per aiutare mediterranea le famiglie dei malati LA BASILICATA COME LA RANA DI ILLY di NINO D’AGOSTINO Inviateci le vostre foto su www.ilquotidianodellabasilicata.it GIAMMARIA a pagina 20 Luca Potenza RASSEGNASTAMPA TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N° 250/90 Martedì 1 aprile 2014 La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 LA GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIERE DELLE Quotidiano fondato nel 1887 PUGLIE www.lagazzettadelmezzogiorno.it B A S I L I C ATA Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. 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APERTA UN’INCHIESTA Prestiti da 50 a 700mila euro per ridare fiato alle imprese Policoro, torna il racket in fiamme un fragoleto Aggiudicato bando della Regione da 12,5 milioni Dalla Banca Popolare di Bari l’impegno maggiore Il proprietario è un consigliere comunale MELE IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA XII >> FIAMME Una delle serre dell’azienda DE SANCTIS E MARTELLOTTA A PAGINA 8 >> SCONTRO IL PREMIER PRESENTA LA RIFORMA: PER PALAZZO MADAMA NIENTE ELEZIONE DIRETTA, FIDUCIA, INDENNITÀ E VOTO SUL BILANCIO INCHIESTA IL LATO NASCOSTO DI EOLICO E FOTOVOLTAICO Rottamato anche il Cnel. Aut-aut di Matteo: o si cambia o me ne vado Pd spaccato. Crepe nel governo. Berlusconi: prima la legge elettorale La Puglia ospita gli impianti, ma i soldi finiscono in Toscana e anche negli Usa rinnovabili Senato, la rasoiata di Renzi Energie i guadagni agli altri ULTIMA ASSEMBLEA FIAT A TORINO LA TENTAZIONE DELLE URNE NEI PIANI DI PALAZZO CHIGI Marchionne: nel 2018 sei milioni di auto Tutti i lavoratori rientreranno in fabbrica di GIUSEPPE DE TOMASO N on sappiamo se il golden boy di Firenze passerà alla storia come uomo fortunato o sfortunato. Il suo conterraneo Niccolò Machiavelli (1469-1527) attribuiva grande importanza alla voce fortuna e al coraggio leonino di un capo politico. Ma anche il più celebre politologo di tutti i tempi dovette convenire che governare l’Italia richiede virtù sovrumane, precluse ai comuni mortali. A leggere l’intervista di Pietro Grasso, presidente del Senato, si sarebbe portati a credere che il fattore fortuna non accompagna più il turbo-presidente del Consiglio. Se il pilota della Camera Alta ha sterzato fino al punto da bloccare la manovra per la soppressione dell’assemblea da lui diretta, vuol dire, come direbbero nella Capitale, che non c’è trippa per gatti. SEGUE A PAGINA 21 >> l Nel 2018 il gruppo Fiat Chrysler Automobiles produrrà 6 milioni di vetture: l’ad Sergio Marchionne anticipa un target del piano che presenterà a Detroit il 6 maggio. Conferma anche che tutti i lavoratori italiani rientreranno nelle fabbriche e «non ci saranno eccedenze». Nessun ulteriore investimento sarà effettuato in Rcs, ma la partecipazione non sarà scorporata e resterà «in pancia» alla Fiat. Il titolo guadagna il 2,55%. Assemblea storica al Lingotto, l’ultima a Torino dopo 115 anni di vita della Fiat. COZZI E FLAVETTA CON ALTRI SERVIZI DA PAGINA 2 A 7 >> SERVIZI A PAGINA 17 >> «PERCHÉ NON SONO IN CARCERE?». PROCESSO, ALTRO RINVIO India, i marò al centro dello scontro elettorale L’AFFARE Un impianto fotovoltaico nel Brindisino SCAGLIARINI A PAGINA 11 >> DALLA MIROGLIO ALL’ILVA L’OPERAIO SI DÀ ALLO SPETTACOLO di FULVIO COLUCCI S arà difficile ammetterlo, ma il video girato dai lavoratori della Fiat di Melfi, quel ballo sulle note di «Happy», successo musicale del momento, chiude il cerchio a proposito della storica evoluzione d’immagine degli operai italiani. Così come rappresenta una svolta culturale anche lo spot autoprodotto dagli ex dipendenti dello stabilimento tessile «Miroglio» per promuovere la fabbrica. SERVIZIO A PAGINA 16 >> SEGUE A PAGINA 21 >> INDIA I due marò pugliesi in una foto d’archivio A BARI 2 ARRESTI ASTA IL 18 APRILE Furbetti delle fatture Bari calcio, il giudizio indagati in tutt’Italia arriva nel giorno (anche Tato Greco) del Venerdì Santo A PAGINA 13 >> CAMPIONE NELLO SPORT >> RASSEGNASTAMPA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 Martedì 1 aprile 2014 www.lagazzettadelmezzogiorno.it LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: [email protected] Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: [email protected] Pubblicità-Publikompass. 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Tel 080/5470213 Siamo presenti a: Laurenzana, Nova Siri Marina, Potenza, San Giorgio Lucano, Villa D’Agri IL CASO IL CONDOMINIO DI VIA ROMA AVVOLTO DA CREPE. DUE ANNI FA L’ORDINANZA DI SGOMBERO, MA LORO NON SE NE VANNO Sette famiglie vivono in case fragili come castelli di sabbia La paura di restare senza un tetto è più forte del timore di un crollo QUELLE PARETI SFREGIATE DIFESE A COSTO DELLA VITA di MASSIMO BRANCATI Sulla vicenda gli echi della tragedia di vico Piave. Serve una nuova sistemazione logistica l Il condominio del civico «179» di via Roma ad Avigliano rischia di collassare. Ma le famiglie, nonostante l’ordinanza di sgombero di due anni fa e una denuncia in Procura, non vogliono andare via. Preferiscono rischiare la propria vita ogni giorno pur di non lasciare la propria casa. La tragedia di vico Piave a Matera, nella quale sono morte due persone, sembra non aver insegnato nulla. AMENDOLARA A PAGINA II >> FERITA I segni di cedimento nella palazzina [foto Tony Vece] POLICORO: DISTRUTTO UN FRAGOLETO DI PROPRIETÀ DI UN CONSIGLIERE COMUNALE C asa dolce casa. Ma con un retrogusto amaro. Amarissimo. Il sociologo americano Robert K. Merton la definisce «il mattone della vita». E ad Avigliano c’è chi non teme di avere quel mattone in testa, difendendo con i denti e le unghie quattro mura pericolanti. Anche a costo di rischiare la vita. Sette famiglie continuano a vivere tra pareti che sembrano pronte ad esplodere: i calcinacci che sono rimasti all’interno spingono per uscire e negli appartamenti è un turbinio di spifferi irradiati da inquietanti fessure. Lo scenario è di quelli che mettono i brividi - e non solo per le nervature d’aria aperta - al punto che il cronista e il fotoreporter della Gazzetta hanno seriamente temuto il peggio. Ecco dove arriva la disperazione delle famiglie. Di famiglie che temono di restare in mezzo ad una strada. Si aggrappano alla resistenza di una mattonella infilata tra il pavimento e il muro fragile come una fetta biscottata. Chiudere gli occhi e incrociare le dita è da irresponsabili. Le istituzioni devono intervenire. Nel 2012 il sindaco di Avigliano ha firmato un’ordinanza di sgombero per evidenti pericoli di crollo, ma solo due famiglie hanno deciso di fare fagotto. Le altre non si schiodano. Vanno comprese le loro ragioni. Occorre trovare una sistemazione logistica alternativa prima che accada l’irreparabile. Vico Piave avrà pure insegnato qualcosa, o no? AMBIENTE E CONTROLLI ANNI DI RICERCHE A PELO D’ACQUA di PIERO MIOLLA L Fragole e fiamme far west sullo Jonio ENTI LOCALI LA GOVERNANCE CAMBIA, MA SI RISCHIA IL CAOS l L’ombra del racket continua ad aleggiare sull’arco jonico lucano. Distrutto un fragoleto a Policoro di proprietà di un consigliere comunale. I sabotatori hanno usato diserbante. Danni per 80 mila euro. Si pensa ad un atto intimidatorio. Ma ci sarebbero altri due casi che, se confermati, potrebbero anche suffragare l’ipotesi di un attacco da parte di una banda di estorsori. POLITICA BRACCIO DI FERRO ANCHE A DESTRA ED A SINISTRA Province da sopprimere Primarie del centrosinistra e il «pasticcio» delle ex Cm ultimatum di Realtà Italia PALAZZO La prefettura di Potenza che ospita anche la Provincia . INCISO E LAGUARDIA A PAGINA III >> Il municipio l Come giocatori professionisti alzano la posta. Di fronte allo stallo che serpeggia tra gli altri minori sul nodo primarie per il sindaco di Potenza, i vertici di Realtà Italia, confermano le primarie per il 13 aprile e di fatto spaccano il tavolo del Centrosinistra. «Le primarie le faremo con chi le sostiene, appoggiando poi il candidato che uscirà da quel confronto» dice il coordinatore Borzillo, INCISO A PAGINA V >> MELE A PAGINA XII >> POTENZA Il giudice del lavoro «boccia» la preside dal pugno duro SERVIZIO A PAGINA VII >> LAGONEGRO Benzina self-service zia e nipote tentano di scardinare il totem PERCIANTE A PAGINA IX >> a ricerca della verità dovrebbe essere, sempre e comunque, la mission di chi amministra, specie in una terra come la nostra continuamente violentata da multinazionali, scarichi abusivi ed atti incivili che, con il tempo, hanno intaccato finanche una ricchezza primordiale come l’acqua. In Basilicata, invece, ci si è sempre limitati, assurdamente, a svolgere il compitino, per di più in modo insufficiente. Come definire altrimenti il comportamento di quegli enti preposti al controllo che, nascondendosi dietro ad una norma, hanno fanno finta di niente continuando ad analizzare soltanto gli elementi da essa richiesti senza mai spingersi nella ricerca di idrocarburi, alifati e clorurati (solo per citarne alcuni) che, pur non essendo richiesti dal decreto 31/01, in una regione come la nostra soggetta ad estrazioni petrolifere potrebbero essere la causa dell’aumento della patologie tumorali? Da noi, quindi, l’attenzione verso queste delicate tematiche nasce sempre dal basso: da persone che hanno una coscienza e, credendo nel rispetto verso il popolo, agiscono togliendo tempo e soldi per riversarlo nel sociale. Tutte cose che dovrebbero competere ai nostri enti regionali ed all’osservatorio ambientale regionale. A questo punto, la domanda nasce spontanea: cosa hanno prodotto in tutti questi anni tali organismi in Basilicata? All’interno pubblichiamo un ampio servizio sulla situazione in cui versano Tito e Valbasento, i due siti di interesse strategico nazionale, per i quali le analisi di privati cittadini hanno evidenziato livelli di inquinamento «apocalittici». SERVIZI A PAGINA IV >> RASSEGNASTAMPA Noi stiamo attraversando una crisi di fiducia nella politica. Vi prometto che non scenderò a compromessi sui nostri valori. Io voglio una sinistra più giusta e solidale. Anne Hidalgo primo sindaco donna di Parigi 1,30 Anno 91 n. 89 Martedì 1 Aprile 2014 U: C’era una volta il Senato Siete Happy? E allora ballate con noi Buonanno pag. 17 Loy pag. 21 ● ● Marx, il Capitale nato sotto sfratto In difesa della pubblicità Sebastiani pag. 19 Sì unanime del governo alla riforma: i senatori non saranno più eletti e non voteranno la fiducia Renzi: «Svolta storica per la politica» ● Napolitano: «Urgente superare il bicameralismo paritario» Bicameralismo addio: il governo vara la riforma del Senato. Sarà una Camera delle autonomie e non voterà più né fiducia né il bilancio. Renzi: chi non vuole cambiare è minoranza. Napolitano non entra nel merito ma dice: urgente superare il bicameralismo paritario. LE INTERVISTE CIARNELLI FRULLETTI FUSANI A PAG. 2-4 Violante: impianto condivisibile, ora servono contrappesi I passi necessari per non fallire CARUGATI A PAG. 4 CLAUDIO SARDO ● MATTEO RENZI HA DUE NEMICI, UGUALMENTE PERICOLOSI: chi non vuole le riforme per impedire il suo successo e chi lo invita ad andare avanti a spallate senza curarsi troppo del merito, anzi bollando ogni critica come boicottaggio. Distinguere non è sempre facile. Ma per lui è vitale allearsi con quanti vogliono migliorare le proposte considerando necessarie le riforme, e al tempo stesso non cadere nelle trappole di coloro che gli assicurano solo consensi di facciata. SEGUE A PAG. 15 La sinistra ha un futuro L’ANALISI ALFREDO REICHLIN Quali che siano le vicende del governo è chiaro che si è chiusa una intera fase politica. Condivido alcuni interrogativi ma il fatto da cui non si può prescindere è, finalmente, la scesa in campo di una nuova generazione di donne e di uomini. Il cambiamento è grande. Insieme con gli interrogativi tornano così anche le speranze. Io penso che da qui bisogna partire. SEGUE A PAG. 15 Porto Tolle, un disastro ambientale Il tribunale di Rovigo condanna a tre anni gli ex manager Enel Tatò e Scaroni per l’inquinamento della centrale ROSSI A PAG. 11 «C’è stato un rapporto diretto tra le emissioni e i danni alla salute» ● Intervista al candidato del Pse alla presidenza della Commissione Ue ● «Ascoltare il disagio dei cittadini: più giustizia per battere i populismi» Staino FRANCIA Si dimette il governo. Valls nuovo premier «Lavoro e dignità». È il binomio su cui punta Martin Schulz per cambiare radicalmente l’Europa. In un’intervista a l’Unità il candidato Pse alla guida della Commissione dichiara che bisogna «ascoltare le critiche e le proteste». «La sfiducia si batte con più giustizia e più Europa». MONTE PASCHI Siena perde la sua banca la fondazione Mps cala al 5,5% della banca Siena non ha più la banca. La cessione del 6,5 per cento a due fondi di investimento fa scendere la quota della fondazione Mps al 5,5 per cento della banca Montepaschi. Intervista al sindaco Bruno Valentini: «Profumo ha capito in ritardo che la nostra linea è giusta». VENTURELLI A PAG. 13 SABATO A PAG. 3 Schulz: più lavoro per un’altra Europa ● Hollande sostituisce Ayrault ● La neo-sindaca Hidalgo: «Merci, Paris» GONNELLI A PAG. 8 DE GIOVANNANGELI A PAG. 9 ● Con la cessione del 6,5% Martina: dobbiamo sostenere la sfida del cambiamento Decreto lavoro cambiare si può LUIGI MARIUCCI In democrazia non c’è nulla di «intoccabile». Altrimenti a che serve il confronto? SEGUE A PAG. 15 FRONTE DEL VIDEO MARIA NOVELLA OPPO Doppio percorso blindato litico si è messo in movimento, cedendo ● domenica c’è stata l’in- e polverizzandosi come i muri di Pomtervista del presidente del Senato a In pei. Avversari e alleati si sono distinti ALCENTRODELL’INFORMAZIONEPOLITICAIN TV, mezz’ora, anche se le stesse dichiarazioni erano già uscite sulla carta stampata. E, a noi ignari spettatori, potevano sembrare ragionevoli, comunque non tali da provocare frane, terremoti e devastazioni. Anche perché Grasso ha ripetuto più volte di essere lui il primo a considerare finito il tempo del dispendioso doppio percorso delle leggi tra Camera e Senato. Invece, apriti cielo, tutto il sistema po- uno dall’altro e perfino da se stessi, ma soprattutto Renzi ha reagito, prima a mezzo tg e poi con un’altra intervista cartacea. Così i politici si palleggiano le loro proposte attraverso i media, in un estenuante ping pong, proprio come succede tra Camera e Senato attuali. Non potrebbero telefonarsi o incontrarsi a pranzo? Tra l’altro, giornali e tv costano molto più di qualsiasi ristorante. RASSEGNASTAMPA 2 PRIMO PIANO Martedì 1 aprile 2014 LA RIFORMA «Non è un caso se in questo momento quello che più di tutti, come si dice a DOPO L’ITALICUM, SECONDA ONDATA Roma, sta a rosicà, è Beppe Grillo» Renzi a colpi di rasoio Sì alla «fine» del vecchio Senato e modifica del Titolo Quinto E pizzica ancora Grasso: chi vuole bloccare è in minoranza l ROMA. Dopo una vigilia di aspre polemiche, è con un voto unanime che il Consiglio dei ministri dà il via libera al ddl che cambierà Senato e Titolo V della Costituzione. Una riforma che è «una grandissima svolta per la politica e le istituzioni» e che chiude «un dibattito trentennale», annuncia Renzi al termine del Cdm, confermando che il Senato del futuro non sarà elettivo, costerà molto meno e non voterà nè la fiducia nè il bilancio. E lanciando il guanto di sfida al popolo dei contrari: «Saranno in minoranza, al Senato e nel Paese». Renzi, quindi, non frena il treno delle riforme e dopo un Cdm durato quasi due ore appare ancora più sicuro. Anche perchè, nel frattempo incassa nuovamente il sostegno del presidente Giorgio Napolitano. È noto da tempo» che il capo dello Stato abbia espresso la sua convinzione sul «superamento del bicameralismo paritario», spiega il Quirinale. E un plauso arriva anche dall’ad della Fiat Sergio Marchionne, che invita a non frenare il premier «rottamatore» perchè i mercati «stanno apprezzando ciò che sta accadendo in Italia». E Renzi non sembra intenzionato ad arretrare di una virgola. «E' fondamentale» che si arrivi all’ok della prima lettura del ddl al Senato «entro le europee», sottolinea, avvertendo che, «di fronte a populismo e antipolitica», la classe politica non debba mettere, come gli struzzi, «la testa sotto la sabbia». L'obiettivo, rileva il premier, è portare avanti un «elemento di novità», ovvero il fatto che, ora, «i cittadini vedono come la classe politica stia rischiando assieme a loro. O si cambia o me ne vado». Concetto che, Renzi gira direttamente al M5S: «Non è un caso se in questo momento quello che più di tutti, come si dice a Roma, sta a rosicà, è Beppe Grillo». Eppure, fino a poche ore fa, il ddl destinato a «rottamare» il vecchio Senato era ancora circondato da ombre. Tanti erano stati i dubbi a partire da quelli, particolarmente rumorosi, rivendicati dal presidente del Senato Pietro Grasso. Perplessità che Grasso non smentisce, rassicurando, tuttavia, «sull'imparzialità» del suo ruolo. E a Grasso, si affianca il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che, pur votando sì in Cdm, invita Renzi a non correre avanzando un dubbio, quello sui tempi, che serpeggia anche nei partiti alleati della maggioranza. Senza contare la fronda dei senatori Pd – circa 25 - che già aveva manifestato il suo malumore in un documento e che oggi, nelle parole della senatrice dem Angelica Saggese, reitera il suo messaggio: «Non possiamo accettare un progetto a INCHIESTA scatola chiusa. Serve confronto». Parole a cui Renzi risponde per le rime. «Il Pd non mi preoccupa, credo ci sarà una grande condivisione del progetto», rimarca il premier, respingendo anche il pressing di FI sulla legge elettorale. A Berlusconi, infatti, assicura che il «Pd rispetterà gli impegni», sottolineando al tempo stesso di «non avere motivi» per dubitare che sia il Cavaliere ad infrangere il patto del Nazareno. Un patto che, oltre all’Italicum, comprende anche le riforme di Senato, Titolo V, e l’abolizione del Cnel, ricorda Renzi. Riforme su cui il premier era, stato chiaro fin da questa mattina: «mi gioco tutto, io non mollo». Michele Esposito Per i senatori pugliesi riforma così-così ma non mancano forti mal di pancia La riforma annunciata dal governo I pareri contrastanti di D’Ambrosio Lettieri, Bruno, Stefàno e Tomaselli ALESSANDRA FLAVETTA FI Luigi D’Ambrosio Lettieri FI Donato Bruno l ROMA. Le modifiche alla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione approvate dal Consiglio dei ministri di ieri non sciolgono le avversioni di molti costituzionalisti e senatori, già sintetizzate dal presidente di palazzo Madama Grasso, verso un testo che prevede un’assemblea delle autonomie non eletta direttamente e senza indennità per i suoi 148 membri. Il senatore pugliese D’Ambrosio Lettieri (Fi) è contrario all’impostazione del premier Renzi e condivide la posizione di Grasso: «Una cosa è modernizzare le istituzioni, altra cosa – sostiene – è voler varare una riforma del senato che non corrisponde alle reali esigenze del Paese e che affossa la democrazia. Forza Italia, come ha affermato il presidente Berlusconi, riconferma il proprio atteggiamento responsabile, ma questo non significa che intende rinunciare alla coerenza e ai principi democratici». D’Ambrosio Lettieri ricorda che, «senza l’ostruzionismo della sinistra, la nostra posizione sul superamento del bicameralismo oggi sarebbe realtà: una camera alta con meno senatori – al pari di una camera dei deputati, attualmente con una rappresentanza esorbitante – ma comunque eletti dal popolo, e che sia rappresentativa dei territori, non di una super casta scelta dal presidente della Repubblica in carica», osserva il farmacista riferendosi ai 21 cittadini insigni nominati per sette anni dal capo dello Stato. «Non vorremmo – conclude – che fossero le divisioni interne al Pd a dettare l'agenda e i contenuti delle riforme». Più diplomatico il presidente della commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama, Donato Bruno (Fi): «Le riforme – afferma – si devono fare, e l’accordo con Berlusconi deve tenere, ma il merito della riforma lo discuteremo in parlamento, se il testo non è blindato». L’avvocato di Noci è pronto a discutere delle materie e delle funzioni dell’assemblea delle autonomie, ma non dimentica che il punto più delicato è l’elezione dei senatori, tanto che proposte in questo senso sono arrivate da Lega, Ncd e Api per ridurre a 600 il numero dei parlamentari ed i costi della politica, ma mantenendo l’eleggibilità dei senatori e dunque le indennità. «Anche Forza Italia – racconta Bruno – sta lavorando ad un testo, ma noi vorremmo introdurre un premier forte, che possa nominare e revocare i ministri ed una corsia preferenziale per i disegni di legge governativi». Mentre si moltiplicano gli esponenti di Pd e Sc contrari a un senato light, è un senatore democratico dell’area di Cuperlo, Salvatore Tomaselli, a far capire le difficoltà in cui si dibatte il partito guidato dal premier. «Di Renzi condivido la determinazione nel portare avanti la riforma del bicameralismo per- fetto su cui lavoriamo da anni, che superi la spola delle leggi tra le due camere, elemento di inefficienza». Ma qui si ferma, nel senso che il senatore di Francavilla Fontana vorrebbe un senato delle Regioni sul modello tedesco, senza i sindaci, ed è contro «l’aspetto demagogico e populistico del senato non eletto per tagliare i costi della politica». Ciò nonostante ha paura che sia un tema «su cui ci siamo troppo esposti per poter fare un passo indietro, ragione per cui Renzi sbaglierebbe a pensare che parte del Pd voglia far fallire la riforma», sostiene Tomaselli. In sostanza, se il Pd portasse avanti la battaglia per l’eleggibilità, il rischio sarebbe quello di far saltare la riforma, e il partito non se lo può permettere, come Renzi sa perfettamente. Anche Sel contesta il metodo, con Dario Stefàno: «Continua questa anomalia delle riforme decise dal governo e non dal parlamento, che ha il potere legislativo, – afferma il senatore, ex assessore della giunta Vendola – specie quando bisogna individuare una nuova architettura costituzionale. A me non dispiace la posizione di Grasso, non la trovo una difesa di parte, ma un ragionamento che ha la sua sostanza. Anzi, penso che il bicameralismo non sia il principale male dell’Italia, ma sia stato uno strumento di difesa della democrazia che ci ha permesso di limitare il numero di leggi pericolose, come quelle ad personam». SEL Dario Stefàno PD Salvatore Tomaselli RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 3 Martedì 1 aprile 2014 LA DIRETTA Stop al bicameralismo perfetto e ridefinizione della divisione delle competenze tra Regioni e Stato Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni sono a pagina 21 Palazzo Madama a dieta forzata ecco come cambierà funzione Spariscono indennità, elezione diretta, voto di fiducia e sul bilancio dello Stato LO SCONTRO A sinistra Matteo Renzi, presidente del Consiglio, e Pietro Grasso, presidente del Senato: tra i due vertici istituzionali continua la polemica, dopo che il presidente di Palazzo Madama aveva espresso la sua contrarietà sulla fine del Senato elettivo. Ieri il premier ha incassato nuovamente il sostegno del presidente Giorgio Napolitano. In una nota dell’ufficio stampa del Quirinale si rivela che «è noto che da tempo che il capo dello Stato abbia espresso la sua convinzione sul «superamento del bicameralismo paritario». In alto il ministro Maria Elena Boschi . l ROMA. Stop al Bicameralismo perfetto; ridefinizione della divisione delle competenze tra Regioni e Stato; introduzione di un Senato delle Autonomie che non dà la fiducia al governo, non è eletto dai cittadini e i cui membri sono espressione di Regioni e Città. È l'impianto della riforma costituzionale approvata oggi dal Consiglio dei ministri e che comincerà il suo iter in Senato. Ecco i punti principali CAMERA: è la sola titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e di controllo dell’operato del Governo. SENATO DELLE AUTONOMIE: secondo il progetto presentato da Renzi «rappresenta le Istituzioni territoriali» ed «esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni». SENATORI: I senatori non saranno più eletti dai cittadini: il Senato sarà composto dai Presidenti delle Giunte regionali, e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, dai sindaci dei Capoluogo di Regione e di Provincia autonoma, nonchè, per ciascuna Regione, da due consiglieri regionali e da due sindaci. In più si prevede che "21 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario" possano essere nominati senatori dal Presidente della Repubblica" . I senatori nominati dal Quirinale rimangono in carica sette anni. 148 SENATORI, SENZA INDENNITA': I senatori saranno in tutto 148 e non non percepiranno indennità di nessun tipo. BICAMERALISMO ADDIO...: le leggi sono approvate dalla Camera. Entro 10 giorni il Senato, su richiesta di un terzo dei suoi Il nuovo Senato Cosa cambia in base al ddl di riforma approvato ieri dal Consiglio dei Ministri NOME Si chiamerà Senato delle Autonomie MANDATO La durata del mandato dei membri coinciderà con quella degli organi territoriali ai quali appartengono POTERI COMPOSIZIONE 127 sindaci 21 Esponenti società civile (nominati dal presidente della Repubblica) e consiglieri regionali NOVITÀ I membri non saranno eletti direttamente dai cittadini 148 Nessuna indennità per i membri Potrà chiedere alla Camera di modificare le leggi approvate, e su tale richiesta la Camera (a cui spetta la parola definitiva) dovrà a sua volta esprimersi entro 20 giorni Per chiedere modifiche alla legge di Bilancio approvata dalla Camera, il Senato dovrà votare a maggioranza assoluta membri Non ci saranno più i senatori a vita di nomina presidenziale Partecipazione all’elezione del Presidente della Repubblica Su alcune materie, in caso di parere negativo o proposte di modifica da parte del Senato, la Camera dovrà pronunciarsi a maggioranza assoluta Non vota il Bilancio Non vota la fiducia Potere legislativo sulle riforme costituzionali ANSA membri, può chiedere di esaminarle, proponendo modifiche entro 30 giorni. L’ultima parola è però della Camera che decide entro altri 20 giorni. ..SALVO CHE PER RIFORME COSTITUZIONALI: il Senato mantiene l'importante potere di approvare insieme alla Camera le leggi di riforma della Costituzione. Camera e Senato eleggono insieme il presidente della Repubblica. CNEL ADDIO: è abrogato il COnsiglio nazionale Economia e Lavoro. NUOVE COMPETENZE PER STATO E REGIONI: scompaiono le materia di competenza concorrente tra Stato e Regioni. Tornano di competenza esclusiva dello Stato materie come le norme generali sul governo del territorio, il sistema nazionale della protezione civile, la produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia, le grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale. CLAUSOLA UNITA' NAZIONALE: Su proposta del Governo, lo Stato può legiferare su materie di competenza regionale "quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica della Repubblica o lo renda necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale». DEVOLUTION SOFT: Lo Stato può, con una legge approvata a maggioranza assoluta della Camera, devolvere ad una o più Regioni la funzione legislativa, «anche su richiesta delle Regioni e per un tempo limitato». Napolitano: va superato Grasso non si arrende il bicameralismo perfetto «È la mia opinione» Il Colle smentisce le voci sul suo «dissenso» E conferma sua imparzialità. Fronda nel Pd l ROMA. Lui ha scelto di non parlare, di non «intervenire» sul pacchetto di riforme che il Governo ha ufficializzato con un Consiglio dei ministri. Ma si sa che Giorgio Napolitano «da lungo tempo» si è convinto della necessità di porre fine al bicameralismo paritario e che la riforma del Senato sia ormai «ineludibile». Così, con una nota ufficiosa, il Quirinale ha voluto stoppare sul nascere rumours e boatos, per lo più giornalistici, su sue presunte irritazioni o addirittura movimenti nell’ombra per spingere Pietro Grasso a dichiarare contro la riforma del governo Renzi. Niente di tutto questo: il Colle è stato limpido nel passato nel chiedere riforme, almanaccando anche quelle ritenute indispensabili, ma oggi che il cammino è partito ha scelto di non entrare nel merito. E certamente non vuole sentirsi tirato per la giacca su un tema a lui caro ma che ora è nelle mani di altri. «Il Capo dello Stato ha peraltro ritenuto di dover astenersi, per ragioni di carattere istituzionale, dal pronunciarsi sulle soluzioni concrete definite dal Governo e sottoposte all’esame del Parlamento», ha spiegato l’ufficio stampa del Quirinale. Quasi una lezione di stile e di opportunità istituzionale, per chi la sa leggere. Ciò detto, non era un segreto per nessuno pensare che in questa fase il Colle avrebbe osservato dall’alto il percorso ad alto rischio adrenalinico delle riforme renziane. Così come era chiaro, leggendo le passate dichiarazioni del presidente in materia, che sull'impianto generale della semplificazione legislativa Napolitano approvava lo sforzo del Governo sulle riforme e la sua azione acceleratrice in Parlamento. E ieri, mentre da più parti si cercava di gettare acqua sul fuoco di una polemica istituzionale tra palazzo Chigi e palazzo Madama, il Quirinale è intervenuto con chiarezza: «e noto come da lungo tempo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia espresso la convinzione della QUIRINALE Giorgio Napolitano necessità ormai improrogabile di una riforma costituzionale che innanzitutto segni il superamento del bicameralismo paritario e garantisca un più lineare e spedito processo di formazione e approvazione delle leggi». Chiaro? Chiarissimo. Fate le riforme e chi ha responsabilità istituzionali, se può, non si schieri. Fabrizio Finzi l ROMA. Non si attenua lo scontro tra il presidente del Senato Piero Grasso ed il premier Matteo Renzi. Seppur nel massimo rispetto delle opinioni altrui e dei ruoli, i due rappresentanti istituzionali sono ancora protagonisti di un lungo ed inedito botta e risposta a distanza. Motivo del contendere la riforma del Senato: Grasso ritiene essenziale che i parlamentari della nuova Camera alta siano eletti dai cittadini; Renzi propone il contrario. Al presidente del Senato non sono poi andate giù alcune pressioni interne al Pd. Grasso «rivendica la possibilità di esprimere le proprie opinioni senza che nessuno possa temere o ipotizzare una parzialità nell’esercizio delle funzioni». Il premier, invece, ritiene che «Grasso abbia commesso un errore» perchè «gli arbitri non possono giocare». Insomma, nessun passo indietro da parte dei due contendenti. Fa sentire la sua voce anche il presidente della Camera Laura Boldrini che propone una difficile mediazione: «E' importante che vi sia un dibattito – dice la terza carica dello Stato – è giusto affrontare questo tema con tutti, anche se io non voglio entrare nel merito». In assetto di guerra, invece, una parte del Pd. In queste ore, la fronda di 25 senatori firmatari di una lettera a Renzi con la richiesta di «non porre ultimatum» sembra allargarsi. Esce allo scoperto la senatrice lettiana Angelica Saggese, secondo la quale il numero di parlamentari non allineati sarebbe più alto. «Vogliamo riformare il Senato ma non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa – dice -. Serve confronto e spero che Renzi lo accetti». «La questione del «prendere o lasciare» non è posta nei termini giusti», aggiunge la senatrice. «Se viene messa così, ovvero si minaccia il voto, che dire? Ci assumeremo la responsabilità. Ma andare al voto è sbagliato per il Paese". I "non allineati" vorrebbero stringersi attorno alla figura di Grasso ma il presidente dell’Aula di Palazzo Madama non è impegnato in alcun modo in una operazione politica. L’ex magistrato antimafia sembra piuttosto difendere il suo ruolo e la terzietà che lo caratterizza. Grasso non ci sta ad apparire come colui che «difende la Casta»: SENATO L’Aula «Chi mi accusa – spiega - probabilmente dimentica che sono stato l’unico a tagliare del 50% il mio compenso e le spese del Gabinetto di Presidenza». E si rivolge anche a chi lo «accusa di voler restare attaccato alla poltrona»: «le riforme che questo Parlamento dovrà necessariamente approvare – sottolinea – avranno valore dalla prossima legislatura». Teodoro Fulgione RASSEGNASTAMPA 4 PRIMO PIANO Martedì 1 aprile 2014 RICETTA ANTI CRISI Il presidente del Consiglio «giura» che per le risorse non ci sarà nessuna una tantum né aumento della pressione fiscale I PROGRAMMI DELL’ESECUTIVO Un ricco uovo di Pasqua con il taglio di Irpef e Irap Il premier: il decreto arriverà il 15 o il 16 aprile. La prossima settimana tocca al Def Si lavora alle verifiche necessarie a far arrivare i famosi 80 euro nelle buste paga del 27 maggio l ROMA. Crescita più bassa di quella prevista dal precedente governo (0,8-0,9% invece dell’1-1,1%), con la speranza che il taglio delle tasse la porti fino all’1%, deficit intorno al 2,5-2,6% del Pil; piano di privatizzazioni e percorso di calo del debito. Ancora una settimana di limature e il Def arriva sul tavolo del Cdm, martedì 8 o mercoledì 9 aprile conferma Matteo Renzi. In tempo per trasmettere il documento a Bruxelles (entro il 10 aprile) ed al Parlamento. Poi, annuncia ancora il premier, nella settimana di Pasqua (il 15 o il 16 dice il premier) arriverà il decreto per il taglio dell’Irpef (che dovrebbe contenere anche la sforbiciata del 10% all’Irap) e questo per consentire ai tecnici le verifiche necessarie a far arrivare i famosi 80 euro nelle buste paga che saranno distribuite il 27 maggio. Entro la fine del mese poi si procederà ad illustrare la riforma della P.a., quella del fisco e gli interventi per favorire l'innovazione tecnologica. Il tutto mentre in Parlamento si discute del decreto Poletti sui contratti a termine. Dunque per quanto riguarda il documento di economia e finanza le cifre sembrano essere quasi «fissate»: lo stesso Renzi nei giorni scorsi ha spiegato che la previsione dell’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni dell’1% di crescita per il 2014 è «ahimè un pò ottimistica. Le nostre cifre non sono queste: nel Def avremo un dato tra lo 0,8% e lo 0,9% di crescita. Con gli 80 euro in busta paga spero che alla fine si arrivi all’1% e lo si superi». Quindi anche il deficit 2014, ora previsto al 2,6%, non dovrebbe subire grandi scostamenti. Ma il documento guarda comunque al prossimo triennio: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovrebbe così indicare i primi 3 anni di calo del debito (dal 2015 come previsto dal Fiscal Compact) e dunque l’implementazione del piano di privatizzazioni già avviato con il dossier Poste e che dovrebbe riguardare 9 società pubbliche. Ma il nodo, oltre alle cifre macro, è il reperimento dei fondi per dare seguito alla promessa di tagliare l’Irpef. Taglio che arriverebbe «più sostanzioso» per la fascia di reddito tra 20.000 e 23.000 euro e lascerebbe però fuori gli incapienti. Mentre infatti il governo è a caccia delle coperture (da maggio a dicembre dovrebbe costare 7 miliardi) il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, scrive a Napolitano: il piano di Renzi – accusa Brunetta – non è coperto e sarà fatto a deficit mettendo a rischio la credibilità del paese. Renzi risponde con l’ironia: «Il professor Brunetta è diventato un veggente: infatti già conosce la manovra che ancora non abbiamo pubblicato». Ma è comunque proprio sulla rin- novata credibilità e al conseguente calo dello spread che il governo guarda per reperire parte delle risorse, dopo aver sottolineato che non dovrebbe esserci l’aumento di tasse e accise: poco più di 2 miliardi arriverebbero infatti dal risparmio sui tassi di interesse. C'è poi tutto il capitolo della spending review che, almeno alla voce «taglio a beni e servizi» dovrebbe «reggere» fruttando almeno 1 miliardo. Gli altri che mancano all’appello, secondo alcuni, potrebbero arrivare da ulteriori tagli alla spesa farmaceutica (circa 1 miliardo), alla Difesa (ancora non è nota la posizione sugli F35) e ai dirigenti pubblici sui quali di abbatterebbe lo stesso taglio previsto dal primo aprile per i manager pubblici. Comunque Renzi, intervistato a Sky «giura» che per coprire il taglio non ci sarà nessuna una tantum nè aumento della pressione fiscale. E un’altro problema sembra in via di soluzione: dal 6 giugno parte la fatturazione elettronica che permetterà di pagare in tempi brevi i debiti della P.a. evitando così di incappare in una nuova procedura di infrazione già annunciata dal vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani. Francesco Carbone IN TESTA VALLE D’AOSTA E TRENTINO Sempre meno enti pubblici la maggiorparte sono al Nord Sfatato il mito del posto sicuro al Sud ECONOMIA L’ex ministro Fabrizio Saccomanni. In alto Renzi con l’attuale ministro Pier Carlo Padoan l ROMA. In dieci anni, dal 2001 al 2011 i dipendenti pubblici sono diminuiti di 367 mila unità passando dai 3.209.125 del 2001 ai 2.842.053 del 2011. È quanto emerge raffrontando gli ultimi dati del censimento Istat sulla pubblica amministrazione con la precedente rilevazione. Un calo occupazionale che pesa anche sull'andamento del tasso d’occupazione in Italia, se si tiene conto che la pubblica amministrazione dà lavoro a circa il 12,7% degli occupati in Italia (22,25 milioni a gennaio scorso). Con il calo dei dipendenti della P.A. il censimento rileva anche una riduzione del 20% del numero delle istituzioni pubbliche passate da 15.580 a 12.183. La dimi- nuzione – spiega l'Istat – è dovuta in gran parte agli accorpamenti e alla modifica della natura giuridica di alcuni enti pubblici. A sorpresa, leggendo il censimento si scopre che più del 50% degli enti pubblici (6.459 sui 12.183) si trova nel Nord, la maggioranza dei quali (4.069) nel Nord-Ovest «anche in conseguenza dell’elevato numero di Comuni presenti in Lombardia e Piemonte» mentre nel Nord-Est sono 2.390. Al Centro il numero degli enti locali è di 1.865 una cifra che deve tener conto della concentrazione a Roma del maggior numero di istituzioni. Il censimento Istat rileva che al 31 dicembre 2011 erano in servizio presso le istituzioni pubbliche 2.969.988 unità di personale LA POLEMICA TRE ANNI AGLI EX AMMINISTRATORI DELEGATI DELL’ENEL PER DISASTRO AMBIENTALE DOLOSO. MA LA QUESTIONE DIVENTA POLITICA Caso Scaroni, caos totonomine L’Ad di Eni condannato con Tatò al processo Porto Torres. La Puppato: «Ora fuori» LA POLEMICA Paolo Scaroni, condannato per fatti che risalgono ai tempi in cui amministrava l’Enel . l ROVIGO. Finisce con una condanna per gli ex vertici dell’Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni, e l’assoluzione per l’attuale Ad, Fulvio Conti, il processo di primo grado per danni ambientali causati dalle emissioni della centrale termoelettrica di Porto Tolle, sul delta del Po. Scaroni ha già annunciato il ricorso in appello. Il Tribunale di Rovigo, dopo una lunga battaglia legale, ha condannato i due ex Ad a 3 anni ciascuno in relazione al reato di disastro ambientale doloso, assolvendoli invece per l’ipotesi di omesse cautele, con l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Il Tribunale ha inoltre condannato Tatò, Ad di Enel dal 1996 al 2002, e Scaroni, suo successore dal 2002 al 2005, al pagamento di una provvisionale complessiva di 430 mila euro suddivisi tra le parti civili. La pm Manuela Fasolato aveva sostenuto l’accusa di disastro am- bientale e di omesse cautele in relazione a una serie di presunte condotte negli anni che avrebbero aggravato la situazione ambientale nell’area del Delta che, sempre secondo l'accusa, avrebbero avuto un nesso con l’aumentare delle patologie respiratorie riscontrate nella popolazione infantile, come emerso da perizie presentate dalla rappresentante dell’accusa. Controperizie presentate dalle difese degli imputati, invece, escludevano qualsiasi nesso causale tra l'attività della centrale e le patologie. La sentenza diventa anche un caso politico che piomba sulla partita delle nomine. È vero che i reati per i quali Scaroni e Tatò sono stati condannati non rientrano tra quelli che impediscono l’eleggibilità ai vertici delle controllate del Tesoro, ma l’ipotesi di una conferma dell’attuale Ad dell’Eni, magari come presidente, potrebbe farsi più complicata. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, comunque, non si sbilancia, limitandosi a dire che il governo rispetta l'operato della magistratura e sulle nomine «andrà avanti indipendentemente da questa vicenda». Certo, ha però aggiunto, come «ci saranno delle riduzioni» nel ceto politico, così sarà «anche nelle aziende: ne vedrete delle belle». Scaroni è stato condannato per disastro ambientale doloso. La direttiva dell’ex ministro dell’Eco- nomia Fabrizio Saccomanni, firmata il 24 giugno dello scorso anno, non contempla questo reato tra le varie fattispecie che impediscono l'eleggibilità o determinano la decadenza dei vertici delle società controllate direttamente o indirettamente dal Tesoro: i reati elencati nella direttiva, infatti, riguardano essenzialmente la sfera amministrativa, finanziaria, tributaria o contro il patrimonio. Quindi nulla osterebbe a una conferma di Scaroni, che secondo diverse indiscrezioni potrebbe puntare alla poltrona di presidente, dopo tre mandati come amministratore delegato. «Non possiamo che confermare che rispettiamo tutte le sentenze della magistratura«, si è limitato a commentare Renzi, ricordando che «nei prossimi giorni indipendentemente da questa vicenda il governo dovrà esprimere le proprie linee di indirizzo, avvicinandosi la data delle assemblee di Eni, Enel, Poste, Ter- na e Finmeccanica». Comunque, ha aggiunto il premier, «ho sempre detto e confermo che prima dei nomi aspettiamo di far conoscere agli italiani la visione e i piani di sviluppo di queste aziende per decidere le persone che saranno chiamate a gestirle». Insomma, «nomina sunt consquentia rerum». E le cose, secondo la senatrice del Pd Laura Puppato, non depongono a favore di Scaroni: «Deve essere chiaro a chi nominerà i prossimi dirigenti – ha avvertito – che i nomi di Scaroni e Tatò, assieme ai tanti che hanno accumulato procedimenti in questi anni, non sono più disponibili a conferme o nuovi incarichi, ne va della credibilità di tutta l’Italia». Sulla stessa linea l’europarlamentare del Pd Andrea Zanoni, il quale chiede che «per le nomine in vista per Eni, Enel, Terna si tenga conto dell’elemento dell’ecosostenibilità del management». RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 5 Martedì 1 aprile 2014 Il vicepresidente della Commissione Ue ha dato mandato ai suoi servizi di avviare le pratiche per la messa in mora L’Ance: a Napoli e in Calabria 10-12 mesi in media per effettuare i pagamenti contro i 30-60 giorni previsti dall’Europa Italia vicina all’infrazione Scontro tra Renzi e Tajani Il governo: «Debiti pubblica amministrazione? Tutto risolto entro il 6 giugno» effettivo, costituito per il 95,7% da personale dipendente (pari a 2.842.053 unità) mentre il resto (pari a 127.935 occupati) è rappresentato da personale impiegato con altre forme contrattuali. Il censimento sfata anche la leggenda di un Sud pieno di dipendenti pubblici, al contrario sono la Valle D’Aosta, la Provincia autonoma di Bolzano e la Provincia autonoma di Trento i territori dove la presenza di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione residente è più elevata. IL RECORD È la Valle d’Aosta la regione italiana con il più alto numero di dipendenti pubblici rispetto al numero di abitanti . l BRUXELLES. Dopo mesi di avvertimenti all’Italia sul rispetto della direttiva Ue sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, la pazienza di Bruxelles sembra essere finita. Il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha dato mandato ai suoi servizi di avviare le pratiche per l’invio di una lettera di messa in mora, primo passo formale dell’apertura di una procedura d’infrazione. Il premier Matteo Renzi ribatte però mettendo una nuova data nel già fitto calendario della sua «to do list»: il problema - spiega – sarà risolto con l’arrivo dal 6 giugno della fatturazione elettronica, con cui sarà «immediato il pagamento». La decisione di Tajani è arrivata dopo l’incontro con il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti, che ha portato a Bruxelles nuova documentazione: per esempio, Ance Piemonte segnala 5 mesi in media di tempo per effettuare i pagamenti contro i 30-60 giorni previsti dalla direttiva Ue, mentre Ance Napoli e Ance Calabria indicano 10-12 mesi. «Andrò avanti con fermezza», ha assicurato Tajani, che ha detto di essere «ri- BRUXELLES Il vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani masto insoddisfatto dalla risposta lapalissiana dell’Italia» dello scorso 10 marzo in cui negava i ritardi e chiedeva a Bruxelles di dimostrarli. I dati forniti dall’Ance alla Commissione, di cui è advisor insieme a Confartigianato, parlano anche di 11 miliardi di debiti arretrati solo per il settore edilizio non coperti da nessun provvedimento. E segnalano che l’80% dei ritardi è dovuto ai vincoli imposti dal Patto di stabilità interno agli enti locali che, pur DATI ISTAT E LA CONFCOMMERCIO LANCIA L’ALLARME: AUMENTA IL RISCHIO DEFLAZIONE Calo record per l’inflazione giù anche benzina e tabacchi l ROMA. L'inflazione in Italia frena ancora, era al +1,0%). Infatti non si registrava un valore fermandosi nel mese di marzo allo 0,4%, ai così basso da novembre del 2010. E il raffronto minimi da quasi quattro anni e mezzo, o meglio mensile segna perfino una diminuzione (-0,3%). dall’ottobre del 2009. In soli cinque mesi, pasOrmai i prezzi battono in ritirata su tutti i sando dall’autunno alla primavera, la crescita fronti. Per la telefonia mobile, ad esempio, la dei prezzi si è dimezzata e ora sono appena convenienza è ormai a doppia cifra (-18,5%). quattro decimi di punto a distanziare il tasso D’altra parte è un periodo di bassa inflazione dalla soglia «zero», oltre anche a livello europeo, la quale si cade in deflanell’area della moneta zione. unica la crescita è scesa Molto dipende dalle allo 0,5% dallo 0,7%. Anquotazioni energetiche e che in questo caso si tratta dai listini alimentari, sodella crescita più bassa prattutto per i prodotti dall’ottobre del 2009. E il freschi come la verdura. dato italiano che vale per Ma l’Istat, dando conto il confronto europeo è andelle prime stime, spiega cora inferiore (0,3%). Ma come «l'ulteriore attec'è chi sta messo peggio, nuazione delle dinamivisto che alla fine della che inflazionistiche» sia scorsa settimana in Spastata rilevata «per quasi gna è stata certificata la tutte» le voci. E anche su deflazione. Uno spettro base mensile l’aumento è che invece potrebbe allonmolto debole (+0,1%). Setanarsi dai confini tedegno che dietro, sottolischi, almeno stando ai neano le associazioni dei buoni dati sulle vendite al commercianti e dei condettaglio, salite del 2% sumatori, c'è lo zampino LA CRISI Cala anche il prezzo dei carburanti sempre a marzo. Di solito della crisi. quando c'è una domanda Basti pensare che nepinterna vivace i prezzi, pure il rialzo delle accise sui carburanti, scatprima o poi, alzano la testa. tato il primo marzo, ha avuto effetti. La benzina Tornando all’Italia, i timori si rifanno avanti: è scesa del 4,6% su base annua. Sul diesel non si per Confcommercio il rischio di piombare in leggono che segni meno e così per il Gpl. Arretra «deflazione» diventa «ogni mese sempre meno perfino il capitolo dei tabacchi, da sempre uno improbabile». Un pericolo avvertito anche da stimolo per l’inflazione. Tanto che l’Istat sotFederdistribuzione. E pure per Nomisma il dato tolinea come per la prima volta dopo dodici anni dell’Istat «mal si concilia con una ripresa». Le si rilevi un calo per i prezzi delle sigarette. Il associazioni degli agricoltori, come Cia e Colcarrello della spesa si mantiene più alto del diretti, segnalano i ribassi per frutta (-3,9%) e tasso generale, rincarando dello 0,7%, ma la verdura fresche (-6,5%), rimasti però senza rispinta si è affievolita rispetto a febbraio (quando scontro sul fronte acquisti. avendo i soldi in cassa, non pagano per non sforare il tetto del deficit, spinti in questo circolo vizioso dalle regole contabili italiane per cui si mette a bilancio solo quando pagato. Per il premier, però, la situazione è diversa. «Dopo anni in cui chi c'era non è riuscito a fare, ora diamo delle risposte, e il commissario Tajani – ha detto Renzi lanciandogli una stoccata – ha una emergenza, che è quella di andare in campagna elettorale: io lo capisco e gli faccio il mio in bocca al lupo anche se è di Forza Italia». Quanto ai debiti pregressi, «secondo Bankitalia sono 68 miliardi, secondo i nostri uffici sono meno – ha assicurato Renzi – Ora metteremo tutti i dati online. Entro il 21 settembre paghiamo tutto». Tajani risponde stretto gire di posta: «La campagna elettorale non c'entra niente. Mi batto su questo dall’inizio del mio mandato. È un mio preciso dovere, oltre che un obbligo giuridico». La lettera di messa in mora non riguarderà il recepimento della direttiva su cui l’Italia rischiava una seconda infrazione: la risposta di Roma arrivata venerdì alle richieste di chiarimenti di Bruxelles su quella che sembrava un’interpretazione scorretta del pagamento della mora come alternativa al rispetto dei 30-60 giorni, ha detto il commissario Ue, sembra «dare ragione alla Commissione». Non c'è, però, una data precisa per l’effettivo invio della messa in mora. Questa, spiegano a Bruxelles, dovrebbe arrivare anche nel caso in cui Tajani dovesse lasciare la Commissione per l'Europarlamento dopo le elezioni. Lucia Sali RASSEGNASTAMPA Martedì 1 aprile 2014 17 ECONOMIA&FINANZA «Fiat, con gli investimenti riassorbiti tutti i lavoratori» Marchionne: nel 2018 produrremo 6 milioni d’auto. Più 2,55% il titolo l TORINO. Nel 2018 il gruppo Fiat Chrysler Automobiles produrrà 6 milioni di vetture: l’amministratore delegato Sergio Marchionne anticipa un target del piano che presenterà a Detroit il 6 maggio. Conferma anche che tutti i lavoratori italiani rientreranno nelle fabbriche «non ci saranno eccedenze». Nessun ulteriore investimento sarà effettuato in Rcs, ma la partecipazione non sarà scorporata e resterà «in pancia» alla Fiat. Il titolo chiude in aumento del 2,55% a 8,45 euro. E' un’assemblea storica quella convocata al Lingotto, a cui partecipano più di mille azionisti: è l’ultima a Torino dopo 115 anni di vita della società. Il prossimo bilancio sarà discusso e approvato in Olanda dove il gruppo avrà la sede legale, mentre quella fiscale sarà in Gran Bretagna e a Londra si terranno i consigli di amministrazione (è stato avviato l’ampliamento dell’ufficio inglese perchè da qui saranno gestite le funzioni finanziarie). Ci sarà ancora a Torino, durante l’estate, un’assemblea straordinaria per deliberare sui termini della fusione che entro l’anno sarà completata. «Non dobbiamo più giocare una partita per la sopravvivenza, in fondo alla classifica, senza sapere se ci sarà un domani. Con Fca abbiamo finalmente la possibilità di giocare una partita vera», sottolinea il presidente John Elkann. Marchionne ci tiene a precisare che «Chrysler ha salvato la Fiat, non il contrario» e che «non dobbiamo usare l’arroganza italiana di dire noi abbiamo salvato te». Le due società manterranno ciascuna la propria TORINO John Elkann, presidente della Fiat, durante la conferenza stampa al termine dell'assemblea degli azionisti della Fiat al Lingotto. In alto, accanto al titolo, Sergio Marchionne, amministratore delegato . identità, spiega Marchionne perchè sono chiari «gli aspetti emotivi legati alla storia secolare dei due gruppi». La stessa scelta «neutrale» della sede è stata fatta «per non offendere nessuno»: «non si poteva scegliere diversamente – dice l'ad del Lingotto – perchè la controparte americana è maggiore di quella europea. Abbiamo scelto un terreno neutro anche per i maggiori vantaggi fiscali per i finanziamenti del gruppo, che può pagare dividendi senza ritenute». Marchionne, che conferma gli obiettivi 2014 del gruppo, ricorda che «nel 2003 Fiat e Chrysler erano rispettivamente al decimo e al dodicesimo posto nella classifica dei costruttori mondiali, mentre insieme sono al settimo posto. Vendevano Chrysler 2,6 milioni e Fiat 1,8, sommati fanno 4,4 milioni. Anche dieci anni fa i volumi erano accettabili, ma la differenza è che entrambe le aziende erano in profondo rosso, mentre oggi hanno un utile della gestione ordinaria di 3,4 miliardi». Tra gli obiettivi dei prossimi mesi c'è la crescita in Asia, dove a breve sarà fatto un nuovo annuncio per la Jeep, mentre la 500 non è una vettura adatta a quel mercato. Al bilancio 2013, chiuso con un utile netto di 2 miliardi di euro (943 milioni escludendo le partite atipiche) arriva il via libera dal 99,9% degli azionisti che rinnovano anche l'autorizzazione all’acquisto di azioni proprie fino a 1,2 miliardi di euro. Amalia Angotti L’azionista del gruppo editoriale Elkann: senza il nostro intervento l’Rcs sarebbe fallita un anno fa TORINO - Rcs «un anno fa stava per fallire, i soci avevano dato il via libera al pacchetto di rifinanziamento, mancava una parte importante per completare l’operazione. Per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvare Rcs dal fallimento, eravamo convinti che Rcs potesse essere una società normale». Così ha spiegato John Elkann, presidente di Fiat, azionista del gruppo editoriale, nel corso della conferenza stampa post assemblea. «La Fiat è azionista di Rcs da trent'anni, non siamo stati ne Sergio nè il sottoscritto a deMILANO Il palazzo del Corriere cidere di entrare nell’editoria», ha precisato Elkann. D’accordo l’ad di Fiat, Sergio Marchionne: «Abbiamo preso un impegno, l’anno scorso non c'erano alternative», ha spiegato il numero uno del Lingotto, precisando che non esiste un conflitto di interesse per Fiat, presente nell’auto e nell’editoria con la Stampa e Rcs. «No io non lo vedo - ha detto Marchionne - ribadiamo l’indipendenza dei giornali». La Borsa di Milano regina d’Europa grazie alle banche L’OPERAZIONE LA BORSA FESTEGGIA E SPINGE IL TITOLO IN RIALZO DEL 4,8% A 0,26 EURO TRA SCAMBI BOOM PARI AL 9,3% DEL CAPITALE l MILANO. Chiusura in deciso rialzo per Milano che ha vantato la performance migliore d’Europa, beneficiando perlopiù dell’andamento delle banche. Il Ftse Mib ha terminato in rialzo dello 0,9 per cento, mentre gli altri indici del Vecchio Continente hanno registrato un andamento incerto, risentendo del timore innescato dal brutto dato sull'inflazione che nella zona euro a marzo ha frenato allo 0,5 per cento. Piazza Affari è stata spinta in alto dalle quotazioni delle banche. In particolare, le Banco Popolare hanno vantato un rialzo del 15,7 per cento sul prezzo teorico dopo lo stacco del diritto (terp), nel primo giorno dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi e dopo che l’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, in assemblea ha parlato di interesse da parte di fondi esteri. Sono inoltre state gettonate le Mps (+4,87 per cento). Sono andate bene anche le Fiat (+2,5 per cento). Moncler aveva avviato le contrattazioni in rialzo, ma nel finale ha perso lo 0,5 per cento, nonostante l’annuncio di venerdì scorso che la società distribuirà un dividendo di 0,1 euro per azione. Telecom Italia ha chiuso in progresso dello 0,5 per cento beneficiando della notizia che la società incasserà 75 milioni di euro dalla cessione della sede milanese di via Negri. Sono inoltre state ben acquistate le Bpm (+3,7 per cento), le Bper (+3,9%) e le Ubi (+2,78%). Unicredit ha registrato un progresso dell’1,45 per cento. Sono inoltre state ben acquistate le Mediobanca (+4%). Sono invece andate male le Yoox (-2,67%), le Luxottica (-1,27%) e le Pirelli (-1,5%). Fuori dal paniere principale si sono impennate del 19% le Centrale Latte Torino e del 12% le Credito Bergamasco. Nel resto d’Europa, Parigi ha perso lo 0,45%, Londra lo 0,26% e Francoforte lo 0,33%. A Parigi sono andate in controtendenza le Alstom (+2,19%), spinte in alto dalla notizia di una commessa dall’Iraq. A Londra sono andate male le azioni del comparto farmaceutico. Sul fronte dei cambi, l’euro vale 1,3785 dollari (1,3759 venerdì in chiusura) e 141,88 yen (140,90). Il rapporto fra dollaro e yen è abbastanza stabile a quota 102,93 (102,82). Il petrolio (wti) arretra di mezzo punto percentuale a 101,08 dollari al barile. l MILANO. Mps da ora parla con accento latino. La Fondazione fa un ultimo passo per alleggerire la sua presenza nel capitale della banca e cede, per circa 180 milioni di euro, il 6,5% del capitale a due investitori sudamericani, Fintech Advisory del messicano David Martinez e Btg Pactual. Il primo, noto in Italia per il blitz Mps, fondazione ancora più leggera cede il 6,5% alla Fintech e alla Btg dei mesi scorsi su Telecom Argentina, rileva il 4,5% di Rocca Salimbeni a 0,2375 euro per azione. La seconda, tirata in ballo come possibile capofila di una cordata per rilevare Tim Brasil da Telecom, si prende, allo stesso prezzo, il restante 2 per cento. La Borsa festeggia e spinge il titolo in rialzo del 4,8% finale a 0,26 euro tra scambi boom pari al 9,3% del capitale. L'ente, cui resta in mano un pacchetto del 5,5% del capitale dell’istituto senese, ne conferisce una fetta, il 2,5%, a un accordo parasociale coi due nuovi azionisti che nel complesso vincola il 9 per cento. Tale presenza complessiva rimarrà invariata anche dopo il prossimo aumento di capitale da 3 miliardi di euro, al quale la fondazione parteciperà solo col 2,5%: «Oggi ci siamo impegnati sul 2,5% che è sicuramente la quota con cui parteciperemo all’aumento di capitale», spiega la presidente Antonella Mansi senza indicare se nel frattempo il restante 3% verrà ceduto. E' «qualcosa in più di una vendita perchè abbiamo dato un futuro e delle fondamenta solide all’ente», osserva Mansi commentando l’operazione annunciata oggi, soggetta al via libera del Tesoro e di Bankitalia. «Ho sempre detto in modo chiaro che sarebbe stato importante poter trovare dei compagni di viaggio con cui ripartire con la Fondazione all’interno della banca e credo che questa sia una condizione che in questo momen- to si può verificare». «La missione della sopravvivenza è conclusa», riprende la numero uno di Palazzo Sansedoni, indicando che «Finalmente inizia il lavoro di ricostruzione, l’emergenza è certamente finita». Esulta anche il sindaco di Siena Bruno Valentini: «La Fondazione ha ora anche le munizioni per gestire l’aumento di capitale della banca che, a sua volta, ha tutte le condizioni per rilanciarsi come punto di riferimento in Italia», dice. «E' riuscita a rialzarsi e a sconfiggere i profeti di sventura», aggiunge parlando della mossa dell’ente guidato da Mansi all’assemblea di fine anno di Rocca Salimbeni per spostare la ricapitalizzazione da gennaio a giugno. Tornando al patto a tre è relativo, tra l’altro, alla governance dell’istituto e ad alcuni limiti al trasferimento delle azioni conferite all’accordo parasociale (lock-up), nonchè impegni al mantenimento delle quote conferite. Per conoscere i dettagli bisognerà attendere i prossimi giorni: i termini verranno resi noti entro venerdì. RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI 21 Martedì 1 aprile 2014 DE TOMASO La tentazione delle urne >> CONTINUA DALLA PRIMA T raduzione: Matteo Renzi dovrà prendere atto che nessun senatore, a cominciare dal loro capitano, si augura la fine di Palazzo Madama, così come nessun agnello si augura la festa di Pasqua. E siccome il baby-premier non intende interrompere il suo mestiere di Rottamatore, più presto che tardi il duello sulla sorte del Senato potrebbe rivelarsi letale (politicamente parlando) per il titolare di Palazzo Chigi. Non ripete, Matteuccio, che sull’abolizione del bicameralismo, lui si gioca tutto, più di quanto si giocava quando partecipava al quiz-tv La ruota della fortuna di Mike Bongiorno (1924-2009), trasmissione dal titolo più profetico di una previsione di Nostradamus? Bene. Se il Senato elettivo non subirà la sorte dell’agnello a Pasqua, a Renzi non rimarrà che togliere il disturbo. Ma il putto fiorentino è tipo da gettare facilmente la spugna? No, per un paio di ragioni. La prima: oltre a possedere una parlantina da televendita (autodefinizione autoironica di cui gli va dato merito), Renzi possiede una disinvoltura concettuale degna di un sofista dell’antica Grecia: il 19 marzo bollò come zavorra culturale, prima che economica, la cultura del debito pubblico, due giorni dopo apostrofò come anacronistico il rapporto deficit/Pil fissato sul 3 per cento. Ora. È vero che debito e deficit sono due concetti distinti, ma più deficit comporta inevitabilmente più debito. Allora. Qual è il vero Renzi: quello del 19 marzo o quello del 21 marzo? Ergo, è assai probabile che pure sul destino del Senato il premier riesca a salvare capra e cavoli con una trovata delle sue, metà fregoliana metà machiavellica. Seconda ragione. Renzi è troppo sveglio per ignorare che riformare in senso meno consociativo l’Italia è impossibile, oltre che rischioso. Ci provò nel 1953 un fuoriclasse come Alcide De Gasperi (1881-1954), il cui prestigio non conosceva confini. Lo statista trentino mise a re- cesso decisionale. pentaglio la propria carriera politica su Renzi sa anche questo, sa che nemmeno una legge, poi denominata legge truffa, durante il periodo d’oro referendario si che prevedeva l’assegnazione dei due terzi crearono le condizioni per modificare dei seggi parlamentari alla coalizione che l’assetto costituzionale del Paese, che riavesse superato il 50 per cento dei voti (il mane consociativo e concertativo nel Dna che significava dover ottenere, comunque, della classe politica oltre che nei precetti la maggioranza assoluta). De Gasperi per- della Carta fondativa dello Stato. Allora se per un soffio e sùbito dopo tolse il ci si chiederà - perché, pur sapendo che disturbo. rivoluzionare le regoTutto era De Gaspele del gioco in Italia ri tranne che un siequivale a chiedere a gnore tentato dall’auPutin di sposare la Titoritarismo. Ma il leamoshenko (ipotesi der dc si era reso condell’irrealtà), Renzi to che, senza un innon molla la presa, tervento strutturale a insistendo come fa un difesa della stabilità di bambino davanti alle governo, l’inquilino di giostre? Palazzo Chigi avrebbe Risposta. Perché vissuto tutti i suoi Renzi intende restare giorni come una fopremier di lotta e di glia d’autunno in bagoverno, perché vuole lìa del vento. Di qui la dimostrare agli italianecessità di una più ni che lui è l’unico a robusta maggioranza combattere la Casta e parlamentare in grache la Palude gli imdo di innalzare i po- SFIDE Il premier e la ministra Boschi pedisce di realizzare teri del presidente del la sua agenda proConsiglio italico al livello dei poteri (assai grammatica. Più s’intensificherà il più incisivi) esercitati dai capi di governo ping-pong tra lui e gli altri, più crescerà in stranieri. De Gasperi aveva già superato la lui la voglia matta di invocare le elezioni «sindrome del tiranno» che aveva frenato i anticipate, da affrontare con lo slogan: o io Costituenti dall’assegnare al premier ita- o loro. E pazienza se si voterà con due liano la guida effettiva dell’esecutivo. An- sistemi elettorali differenti, tra Camera e zi, riteneva assai pericolosa, De Gasperi, Senato. L’autostima del premier non ha la prospettiva dell’ingovernabilità perma- limiti. «Vincerei in entrambi i casi», pennente, questa sì foriera di degenerazioni serebbe dentro di sé. autocratiche extraparlamentari. Ieri Renzi ha già messo le carte in Anche nel 1999 l’Italia si ritrovò a un tavola: o riforme o me ne vado. Sottinteso: passo dalla sua evoluzione in senso an- o riforme o elezioni anticipate. Ecco perglosassone. Fu quando Mariotto Segni ché non è detto che le barricate di Grasso promosse il referendum per il maggio- a difesa del Senato elettivo (anche se ritario secco all’inglese, che avrebbe fatto concede l’ex magistrato - con poteri didello Stivale un sistema bipartitico. Ma la versi dalla Camera) siano una disgrazia consultazione (anche a causa della fred- per l’ambizioso primo ministro. Potrebdezza berlusconiana) non oltrepassò per bero rivelarsi un ennesimo colpo di forun pelo il quorum di validità, il che tuna. Giuseppe De Tomaso avrebbe stoppato sul nascere ogni [email protected] ziativa tesa a europeizzare il nostro pro- COLUCCI Dalla Miroglio all’Ilva... >> CONTINUA DALLA PRIMA L’ azienda, passata nelle mani dell’Amministrazione comunale, è tuttora senza acquirenti decisi a rilevarla. «Caro imprenditore - dicono i “miroglini” - noi siamo pronti: “stabilimento a costo zero e incentivi economici”». Fosse facile con il costo del lavoro stracciato in giro per il mondo. Nello spot però i lavoratori si vedono pochissimo, sancendo l’invisibilità dell’operaio moder no. Se riguardassimo il film di Elio Petri, «La classe operaia va in paradiso», resteremmo inevitabilmente storditi pensando a quello che è accaduto dagli anni ‘70 a oggi. Il corpo degli operai, l’immagine del corpo degli operai, era sbattuta in faccia da Petri in tutta la crudezza detMIROGLIO La fabbrica abbandonata tata dall’alienazione, prima, e dall’incidente di fabbrica, poi, subìti dal protagonista Lulù-Gian Maria Volontè. Una denuncia straordinariamente viva e drammatica delle emergenze vissute dal mondo del lavoro fordista. A Melfi il corpo degli operai diventa rappresentazione plastica di una liquidità che va, via via, rarefacendosi fino alla invisibilità dei miroglini. Nel piegarsi ai tempi della musica moderna, il corpo operaio non è più tale. Potresti vederlo in un qualsiasi talent show, altro che catena di montaggio o, più moderna, produzione robottizzata. Nessuna traccia del duro lavoro novecentesco, in cui l’uomo era solo, terribilmente solo, di fronte alla macchina. In fabbrica si danza lieti o si aleggia, quasi fluttuanti, come presenza «in spirito» tra capannoni vuoti che, si spera, di riempire. Al passato nemmeno uno sguardo. Un documentario come «12 Dicembre» nel quale Pier Paolo Pasolini e Adriano Sofri, prendendo spunto dalla strage di piazza Fontana, finiscono per porre questioni decisive come la nocività della fabbrica, sarebbe roba fossile. E roba preistorica sembra, di colpo, anche il recentissimo «In viaggio con Cecilia», nel quale la documentarista italiana Cecilia Mangini, insieme a Mariangela Barbanente, ha «rispolverato» due emergenze pesantissime, per la Puglia in particolare, come le condizioni di lavoro all’Ilva di Taranto, inquinamento incluso, e allo stabilimento petrolchimico di Brindisi. Qui l’operazione è stata più ardita e forse profetica. Perché Mangini, senza sapere la piega che avrebbe preso il discorso sull’immagine degli operai, ha accostato il silenzio che negli anni ‘60, i lavoratori brindisini opposero a chi li interrogava sulle condizioni in fabbrica a quello, recentissimo, degli operai tarantini di fronte alla stessa domanda. Ecco, è altissimo il rischio che la spettacolarizzazione del corpo degli operai - è accaduto nei giorni delle marce e dei blocchi all’Ilva - produca una sua sublimazione, cioè la sua scomparsa, con la scomparsa contestuale delle grandi emergenze - diritti, salute, sicurezza - che, invece, restano tutte. Uno spot dell’Ilva, negli anni bui del disastro ambientale al vaglio della magistratura, proponeva l’immagine della tuta di un operaio e la voce fuori campo invitava a conoscere chi, quella tuta, indossava. Spot o no, il problema rimane. CHE AMBIENTE FA di GIORGIO NEBBIA Conviene salvare i territori «perduti» N avigano lentamente in Parlamento varie iniziative legislative che mirano a limitare il “consumo di suolo”, cioè a rallentare o fermare la continua perdita di superfici agricole che ogni anno sono occupate da costruzioni e ricoperte da cemento e asfalto. Per dirla con parole chiare, i proprietari di terre agricole che rendono pochi soldi cercano di venderle ad alto prezzo a chi cerca superfici su cui costruire edifici o strade, con molto maggiori profitti. Ne conseguono non solo la perdita di attività e produzioni agricole, ma soprattutto profonde alterazioni sia del paesaggio, sia della circolazione delle acque e della ricarica delle falde idriche sotterranee. Per forza chi costruisce edifici o strade o parcheggi deve impermeabilizzare il suolo e deve livellare i terreni, distruggendo quelle spontanee vie di flusso delle acque che così, ad ogni pioggia intensa, allagano il territorio, spesso distruggendo le stesse opere costruite nei posti sbagliati. C’è un altro volto del “consumo di suolo”; l’abbandono di spazi che sono importanti dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma che hanno basso valore per i proprietari. Mentre sulla utilizzazione errata e speculativa dei terreni agricoli esiste un vasto dibattito alimentato dai potenti interessi economici dell’edilizia e delle opere pubbliche e private, si parla meno del danno che l’Italia subisce per l’abbandono delle terre interne, specialmente delle colline e montagne e dei relativi paesini e piccole città che si stanno spopolando. C’è stata, nei decenni passati, una continua migrazione dalle parti interne, per lo più collinari e montuose, alle grandi città dove esistono, o si suppone che esistano, migliori condizioni di vita: scuole, ospedali, occasioni di lavoro. Ancora più grave è lo spopolamento dei piccoli “borghi”, comunità che vivevano spesso di vita quasi autonoma utilizzando le risorse naturali e agricole, ma anche sociali e culturali, locali, che gli abitanti hanno abbandonato lasciando terre incolte, un vero e proprio spreco di suolo. Questa tendenza, umanamente comprensibile perché le persone, soprattutto giovani, cercano di “vivere meglio”, ha contribuito a quell’espandersi delle città e al “consumo di suolo” delle terre agricole di pianura. Si calcola che il 35 percento del territorio italiano sia occupato dal 15 percento della popolazione; in molte zone la densità della popolazione è bassissima, per lo più di anziani, benché esistano abitazioni inutilizzate e facilmente recuperabili. Stanno aumentando, inascoltate, le voci di chi propone che i disegni di legge contro il “consumo di suolo” comprendano anche iniziative per ridare vita e speranza ai borghi e alle piccole città. ABBANDONO -Il problema riguarda anche il Mezzogiorno in cui l’abbandono delle zone interne e dei piccoli paesi, lasciati con scadenti servizi, è accompagnato di pari passo dalla congestione violenta delle città e da dissesti territoriali. Eppure proprio i borghi potrebbero diventare sedi di attività economiche e produttive con molti vantaggi; una parte degli abitanti, degli attuali o dei nuovi, potrebbe trovare lavoro, utilizzando e migliorando edifici e abitazioni esistenti, dedicandosi ad attività economiche come artigianato o la stessa agricoltura. Adriano Olivetti (1901-1960), che era un imprenditore illuminato, lo aveva capito; la crescita dell’offerta di lavoro a Ivrea, dove esisteva la grande fabbrica di macchine per scrivere e di apparecchiature di calcolo ed elettroniche, portava lo spopolamento dei piccoli borghi vicini o costringeva i lavoratori ad un faticoso pendolarismo con la città. Ebbe allora l’idea di creare delle piccole attività industriali, specializzate nella produzione di parti degli oggetti richiesti dalla sua fabbrica di Ivrea, proprio nei vicini piccoli paesi del Canadese; l’obiettivo era quello di non far muovere i lavoratori, ma gli oggetti da loro fabbricati nei propri paesi, in stabilimenti in cui era previsto un orario flessibile, per cui gli operai in alcune ore della giornata potevano dedicarsi ai loro campi o alle loro stalle; il reddito veniva così investito nel miglioramento delle abitazioni e delle condizioni di vita locali. Purtroppo la morte prematura di Adriano Olivetti vanificò queste iniziative di vera e propria rinascita delle zone interne. Oggi le nuove forme di produzione e lavoro in settori di avanguardia, come la microelettronica, che “vende” i suoi prodotti per telefono, potrebbe attrarre occupazione proprio nell’Italia minore, ricca di spazi e edifici spesso inutilizzati, spesso di grande bellezza, con una qualità della vita migliore di quella dei grandi agglomerati urbani. Paesi in cui spesso esistono scuole e licei di alta e antica tradizione, biblioteche con patrimoni sconosciuti e dimenticati, servizi sanitari spesso meno affollati e più “umani” di quelli delle metropoli. Un decentramento e un recupero dell’Italia minore potrebbe creare ricchezza attraverso il riassetto del territorio; la regolazione del corso dei torrenti e fiumi eviterebbe futuri danni a valle e potrebbe fornire energia idroelettrica in piccoli impianti, potrebbe dar vita a coltivazioni di piante economiche per fibre tessili “ecologiche”, essenze aromatiche, per alcune delle quali esisteva già una tradizione poi abbandonata. La rinascita e valorizzazione del territorio “perduto”, restituito a funzioni economiche ed ambientali, consentirebbe di creare benessere oggi e di evitare costi collettivi futuri. RASSEGNASTAMPA 2 martedì 1 aprile 2014 POLITICA Senato, sì del governo Renzi: «Riforme o lascio I contrari? Minoranza» Decisione unanime al Consiglio dei ministri Modificato il rapporto tra Stato e Regioni ● Il premier: «Chi farà fallire il progetto non potrà uscire di casa Non sono preoccupato per la tenuta del Pd» ● Grillo? «Sta a rosica’» ● VLADIMIRO FRULLETTI [email protected] Sul fatto che la favola possa davvero avere un «lieto fine» Renzi non è pronto a giurarci. Gli ostacoli del resto non mancano. Ma sul fatto che però questo sia «un buon inizio» non nutre alcun dubbio. Parla di «grandissima svolta» mentre, davanti alla stampa, illustra la decisione del Consiglio dei ministri sul disegno di legge costituzionale che cambia il Senato, modifica il rapporto fra Stato e Regioni e cancellano il Cnel. Sì «unanime» sottolinea non a caso Renzi per spiegare indirettamente che eventuali distinguo non ci sono stati. Anzi la ministra di Scelta Civica Giannini, che aveva avanzato dubbi sul fatto che toccasse al governo proporre una modifica della Costituzione di essere stata male interpretata dai giornalisti e Martina, area bersani, ha difeso il disegno di legge. Queste modifiche della Costituzione infatti hanno molteplici ragioni tecniche e giuridiche, ma un’unica motivazione fondamentale dal punto di vista politico che Renzi ripete incessantemente. E cioè che fuori dai palazzi della politica romana c’è un’Italia che sta dalla sua parte. Mentre quelli che si oppongono sono una minoranza «nel paese, ma anche nel Parlamento». E agli italiani Renzi dice, con uno stile che sa molto di campagna elettorale, che lui ci sta provando a fare tirare la cinghia a quella politica che fin qui ha chiesto sacrifici alle famiglie senza mai farne una. Anzi. «Se fino a oggi si sono aumentati i costi della politica nazionale - spiega - facendo diminuire contemporaneamente i soldi da mettere in tasca alle famiglie, ora si inverte». Si taglia almeno 1 miliardo togliendo parecchie poltrone dalle 3mila delle province alle 300 del Senato. Si tolgono i rimborsi ai gruppi regionali e ai consiglieri si riducono le indennità. Ma soprattutto si ridisegna una macchina istituzionale che, sulla carta, dovrebbe funzionare meglio di quella attuale. Con Regioni che non si scontrano più con lo Stato per le competenze. E soprattutto con un Senato che non farà più il doppione della Camera. Non darà il voto di fiducia al governo («l’avevo promesso il giorno del mio discorso al Senato che sarei stato l’ultimo a chiedere la fiducia»), non voterà il bilancio, e i senatori non saranno eletti (ma sindaci e presidenti di Regione) e non percepiranno alcuna indennità. Quattro paletti che Renzi definisce «intoccabili» mentre spiega che sarà ovvio che ora la palla passa al parlamento e che quindi il testo sarà migliorabile. Proprio perché la fine del bicameralismo è la condizione essenziale per un sistema politico efficiente. Quello che chiedono gli italiani, ma anche i partner esteri e gli investitori. Queste riforme non a caso saranno una parte fondamentale proprio del Def che sarà pronto la prossima settimana. E per le europee, prevede, ci sarà la prima lettura del testo e anche il si all’Italicum. Quindi lo schema di fondo deve rimanere, sul resto si può discutere. Il premier si mostra ottimista. Non crede che Berlusconi si tirerà indietro e gli farà lo stesso scherzo che fece alla Bicamerale di D’Alema nel 1998. Da parte sua, anche come segretario, gli garantisce che il Pd non si dividerà e che manterrà fede al patto sottoscritto al Nazareno dove era proprio il superamento del bicameralismo il punto centrale. Nè Renzi nutre dubbi sul suo partito: «Non sono preoccupato della tenuta del Pd» dice perché «so che cosa pensano i suoi organismi e la sua base». Le condizioni per arrivare in fondo quindi ci dovrebbero essere. Quello che però non si potrà fare per renzi è cercare di cacciare la palla in tribuna per evitare di finire la partita. Tanto meno potrà farlo chi sarebbe chiamato a fare l’arbitro come il presidente Grasso. Il messaggio che Renzi invia ai «benaltristi», a quelli che vorrebbero frenare, se non proprio bloccare tutto il pacchetto delle riforme, è chiarissimo: attenti che io mi gioco l’osso del collo, ma anche voi rischiate parecchio. E per non essere frainteso, appena chiusa la conferenza stampa, va in diretta al Tg di Sky e al direttore Sarah Varetto spiega che certo lui conferma che senza le riforme se ne andrà «a casa», ma aggiunge che andranno a casa «anche quelli che le hanno fatte fallire» e che poi «farebbero fatica a uscire da casa in presenza di un clima nel Paese che chiede il cambiamento». Insomma è evidente che allegate alle proposte, ieri dal consiglio dei ministri Renzi fa uscire anche un palese avvertimento: fuori da questo percorso c’è il voto. Certo lui fa notare che nel caso la decisione spetterebbe al Colle e non a lui. Così come è vero che senza Italicum si voterebbe col proporzionale partorito dalla Corte Costituzionale e quindi Renzi non avrebbe alcuna garanzia di conquistare la maggioranza in Parlamento. E tuttavia è altrettanto evidente che per Renzi un Parlamento che fallisse anche questa «ultima occasione» non potrebbe avere un futuro. Il premier non a caso si definisce come «un politico» che non è disposto a rinunciare alle «proprie idee pur di restare nei palazzi del potere» e non ha scelto di salire a Palazzo Chigi per amore «di una seggiola». E fa notare che quello che in questo momento «sta a rosica’» sia proprio il campione del populismo e dell’anti-politica, quel Beppe Grillo che si sente mancare la terra sotto i piedi perché, appunto, ora c’è «una classe politica che ha capito che è finito il tempo del rinvio, che spazio per ulteriori dilazioni non ci sono più». Camera delle autonomie, addio doppi passaggi in aula ● Il nuovo Senato non voterà la fiducia. Più paletti per i decreti ● 148 non eletti e senza indennità ANDREA CARUGATI ROMA Cambia il Senato e sparisce il Cnel (Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro), si modifica in modo sensibile il procedimento di formazione delle leggi, ponendo fine al bicameralismo paritario che prevedeva una doppia approvazione di Camera e Senato per ogni legge dello Stato. Il disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri contiene alcune modifiche rispetto alla bozza presentata il 12 marzo, ma lascia immutati i 4 «paletti» indicati dal premier Renzi: il nuovo «Senato delleautonomie» non darà la fiducia ai governi, non voterà i bilanci dello Stato, non sarà eletto dai cittadini e i 148 senatori (21 dei quali nominati dal Capo dello Stato per alti meriti) non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva rispetto a quelle di sindaco, governatore o consigliere regionale. Su un altro punto l’ex sindaco di Firenze non ha ceduto: i 127 eletti saranno ripartitia metàtra sindaci erappresentantidelle Regioni. Tra i primi cittadini, siederanno di diritto in Senato quelli dei capoluoghidi Regionee delle Province diTrento e Bolzano, mentre gli altri (due per regione) saranno scelti da un collegio composto dai sindaci della regione stessa. Quanto ai rappresentanti delle Regioni, siederanno in Senato tutti i governatori, i due presidenti delle Province autonome (sopravvissute) di Trento e Bolzano (le altre Province spariranno dalla Costituzione) e 2 consiglieri eletti dal Consiglio regionale tra i propri membri. I POTERI DEL NUOVO SENATO Il Senato delle autonomie continuerà a partecipare all’elezione (in seduta comune con la Camera) del Capo dello Stato, di un terzo dei componenti del Csm e nominerà due giudici costituzionali (la Camera 3). Rappresenterà le istituzioni territoriali e parteciperà in modo più limitato rispetto alla Camera al processo di for- mazione delle leggi. Il Senato mantiene le attuali competenze sulle leggi costituzionali, e avrà compiti specifici per le norme sul funzionamento dei Comuni, sul territorio e l’urbanistica, la Protezione civile e le modalità di partecipazione delle Regioni alle decisioni in materia comunitaria e internazionale. Avrà competenza anche sul coordinamento Stato-Regioni su immigrazione, ordine pubblico e tutela dei beni culturali e sulla finanza locale. Il Senato potrà esprimere un parere su ogni legge all’esame della Camera. Montecitorio, a sia volta, dovrà votare ogni volta che il Senato si pronuncia con l'obbligo di approvare le modifiche proposte o confermare il testo precedente nei 20 giorni successivi. Nel dettaglio, il nuovo Senato potrà chiedere di esaminare una legge approvata dal- .. . Composizione paritaria tra Regioni e Comuni 21 senatori nominati dal Quirinale per alti meriti la Camera entro 10 giorni dal sì, su richiesta di un terzo dei suoi componenti e avrà 30 giorni per l’esame (solo 10 per i decreti). La Camera a sua volta avrà altri 20 giorni per pronunciarsi in via definitiva. Una delle novità rispetto alla bozza del 12 marzo, prevede che la Camera voti una legge «a maggioranza assoluta» se il Senato ha dato parere negativo, in particolare se si tratta di norme che incidono sulle autonomie o sulla ratifica di trattati internazionali. I provvedimenti di bilancio vengono esaminati «in automatico» da parte del Senato ma per discostarsi dal testo uscito dalla Camera il Senato deve votare a maggioranza assoluta». La Camera può però superare questa pronuncia con un voto definitivo a maggioranza assoluta. Nel disegno di legge ci sono novità anche per quanto riguarda la riforma del Titolo V, e cioè la ripartizione di competenze tra Stato e regioni. Su salute, tutele paesaggistica e sicurezza alimentare, la competenza è regionale, ma lo Stato individua le «linee generali». Rientrano nella competenza dello Stato anche l’ambiente e il territorio, mentre l’urbanistica resta a livello lo- cale, come avevano chiesto i governatori. Vengonoeliminate lecompetenze concorrenti tra centro e periferia, e viene introdotta una «clausola di supremazia» della legge statale su quelle regionali. Il governo ha anche aperto a un’altra proposta dei governatori, e cioè un numero di rappresentanti regionali proporzionale agli abitanti. «Ma il numero dei complessivo dei senatori non deve cambiare», ha spiegato il ministro Boschi. Infine, il disegno di legge introduce il «voto a data certa»: il governo potrà chiedere che un disegno di legge sia iscritto con priorità all'ordine del giorno e votato entro 60 giorni dalla richiesta. Nuovi limiti alla decretazione d’urgenza: saranno inseriti in Costituzione i limiti contenuti nella legge 400 del 1988, che escludono le materia costituzionali ed elettorali, i ddl di delegazione legislativa, di autorizzazionearatificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi». E non potrà con decreto «reiterare disposizioni adottate con decreti non convertiti in legge». Da ultimo, ma particolarmente rilevante, i decreti dovranno contenere «misure di contenuto specifico omogeneo e corrispondente al titolo». RASSEGNASTAMPA 3 martedì 1 aprile 2014 I malumori, poi l’accordo sul ruolo del Parlamento L a bandiera è stata piantata, segna confini, passaggi e percorsi, obiettivi, soprattutto. Era importante farlo per rispettare il cronoprogramma. Poi però la storia anzichè chiudersi comincia adesso. «Le funzioni del nuovo Senato? Sarà uno degli aspetti che dovrà essere approfondito in Parlamento» ammette il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi mentre il presidente Renzi accanto fa sì con la testa e il sottosegretario Delrio resta immobile. «Oggi c’è stato l’antipasto, un inizio di percorso, un buon avvio. Vediamo se poi ci sarà il lieto fine» ammicca il premier. Che resta positivo, anche ottimista, usa il tono solenne dei momenti che possono segnare una vita ma sembra abbandonare quel tono di sfida e ultimativo che spesso non serve. Anzi: è dannoso. Dopo 48 ore di tempesta sembra affacciarsi - almeno per un po’ - il sereno sul campo minato delle riforme. Si comincia, si parte. L’obiettivo è uno: superamento del bicameralismo perfetto e semplificazione. Il percorso per raggiungerlo ha paletti precisi che Renzi snocciola uno via l’altro: «No alla doppia fiducia, no al voto su materie di bilancio, no all’elezione diretta, nessuna indennità per i membri del nuovo Senato». Il punto è che, spiega un ministro del governo fuori da palazzo Chigi, «restando fermo l’obiettivo finale da tutti condiviso e che nessuno ha mai smesso in discussione a cominciare dal presidente Grasso, molto di tutto il resto può cambiare nelle quattro letture parlamentari che cominciano ora il loro cammino. Su questo presupposto, e solo su questo, il governo ha approvato all’unanimità il disegno di legge costituzionale». La riunione a palazzo Chigi era prevista per le tre del pomeriggio. Ma slitta di un’ora. Tra la mattina e l’ora di pranzo è tutto in movimento. Lo scontro iniziato domenica mattina tra premier e presidente del Senato non si placa. Anzi, si allarga. A Renzi conti- Matteo Renzi e Maria Elena Boschi alla conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri FOTO LAPRESSE .. . Grasso: «Io sono sempre stato iscritto al partito di Davide, combatto contro i Golia» IL RETROSCENA CLAUDIA FUSANI @claudiafusani Critico il ministro Giannini: «Inconsueto che il governo presenti la proposta di legge». Un altro ministro: «Molto cambierà in Aula». È la mediazione trovata prima del Cdm nua a non andare giù che la seconda carica dello Stato sia sceso in campo per dire che «nella riforma proposta dal governo ci sono contraddizioni tecniche, giuridiche e costituzionali». Il presidente Grasso spiega che si è trattato solo di consigli doverosi e necessari e rivendica il diritto di esprimere le sue opinioni. Il che non mette «assolutamente in dubbio la sua terzietà» ma d’altra parte nella vita è sempre stato iscritto a un solo partito, «quello di Davide contro Golia». Un botta e risposta che non cenna a finire. Poi arrivano le parole del ministro Stefania Giannini consegnate a Radio Città Futura: «È un po' inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema. Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti». Non solo Grasso, adesso anche i membri del governo alzano la testa? Senza contare quello che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ripete da sempre e anche ieri: «Questa riforma non è blindata ma questo non vuol dire rinviarla». Ncd è seccata e indispettita per i modi e i tempi («non abbiamo ancora un testo, questa cosa è pazzesca» dicevano ieri intorno all’ora di pranzo) ma sa che sarebbe suicida incendiare proteste in questo momento: Forza Italia è un animale ferito che resta in agguato e non ha ancora smesso di tentare la carta di sfasciare tutto, dando la colpa al governo, per andare al voto anticipato e tentare di sopravvivere. Ci pensa Scelta civica ad incendiare, cosa che del resto non ha mai evitato di fare - insieme con i centristi - in ogni occasione, dal ddl province alle legge elettorale. «Anche se non credo che il verbo aspettare non appartenga al vocabolario del presidente del Consiglio - insiste il ministro Giannini all’ora di pranzo - che ha fatto della rapidità, oltre che dell'efficacia, la chiave del successo di questa fase politica e su cui noi lo seguiamo, se il metodo diventa anche l'obiettivo può rivelarsi pericoloso». È toscana anche il ministro Giannini. Come a Renzi, le piace il parlar chiaro e diretto. Meglio non farne, aggiunge, «una questione di calendario: meglio non confondere l'irrinunciabile dibattito parlamentare con la manfrina di chi non vuole cambiare le cose». Poi la stoccata finale: «Il premier non cada nella trappola di chi fa finta che tutto cambi perchè nulla cambi». Ben venga «qualche momento di riflessione in più». A questo punto si sono fatte le 14. Manca un’ora alla riunione del cdm. Dalle file del Pd si alzano le voci di chi dissente mettendoci faccia e anche il nome. Il Colle, ci vorrebbe un messaggio del presidente Napolitano per freddare le polemiche. Arriverà, il messaggio, dopo la riunione del cdm. Il Colle fissa la questione come può: «Il Parlamento faccia il suo lavoro». È l’unica mediazione possibile, accettata anche dal premier e dal sottosegretario Delrio al tavolo del governo. Ora incassano il via libera al testo del governo. Intanto in Commissione al Senato resta una decina di disegni di legge. Forza Italia ha il proprio disegno di legge: una quota di senatori eletti e il premierato. Ncd ha pronte correzioni su «funzioni e composizione». Anche il Pd ha pronti emendamenti che introducono senatori eletti. Il bello è che tutti vogliono, e in fretta anche, la fine del bicameralismo. .. . Già pronti emendamenti per reintrodurre l’elezione dei senatori FI per il premierato» L’esterno di Palazzo Chigi FOTO LAPRESSE «Qui si misura la capacità di cambiamento della politica» OSVALDO SABATO [email protected] Il dado ancora non è tratto, perché ora la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione, votata ieri dal Consiglio dei ministri, dovrà affrontare la prova parlamentare. Ma per Maurizio Martina «con questo passaggio il governo si prende la grande responsabilità di indicare una strada, di indicarla in maniera molto chiara e di farlo con la consapevolezza che il tema dell’autoriforma delle istituzioni è il cuore della sfida di cambiamento di questi anni». Per il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel governo Renzi quella del Senato «è una delle riforme fondamentali» che «misureranno la capacità di cambiamento della politica in questo Paese». La fine del «bicameralismo perfetto» secondo Martina «è probabilmente la madre di tutte le riforme». Perché è così importante? «Per cambiare lo Stato questa novità l’abbiamo evocata tante volte, ma mai eravamo arrivati al punto di definire concretamente un disegno di legge co- L’INTERVISTA Maurizio Martina Il ministro dell’Agricoltura: «Si ascoltano tutti i pareri ma il governo ha fatto bene a mettere nero su bianco la proposta. È la madre di tutte le riforme» stituzionale, organico, con l’imprimatur di un governo». AbolireilSenatoèdavverocosìnecessario? «Intanto noi stiamo superando l’impostazione di due Camere che svolgono sostanzialmente le stesse funzioni e approdiamo ad un Senato delle Autonomie. Non c’è una eliminazione tout court del Senato, ma come avviene in tanti Paese c’è una Camera delle Autonomie che rimane anche nel titolo “Senato delle Autonomie” e che dà fondamentalmente rappresentanza ai territori. Con questo passaggio portiamo anche alla massima maturazione possibile il tema del rapporto con le questioni territoriali, dopo anni in cui si sono sperimentati a fasi alterne tentativi di costruire vie federaliste ora per la prima volta configuriamo una Camera nazionale dei territori. Non mi pare una cosa di poco conto». Il presidente del Senato Grasso però non ha nascosto le sue perplessità. Lo stesso hanno fatto alcuni costituzionalisti.NeavetediscussoinConsigliodeiministri? «Abbiamo approfondito diverse que- stioni, abbiamo fatto un ragionamento molto complesso e pacato rispetto a tutti gli elementi che sono stati evidenziati. Quindi non c’è nessuna sottovalutazione, anzi devo dire che tutte le voci si ascoltano e si rispettano, dopodiché il governo ha fatto bene ad assumere l’iniziativa fino in fondo e a mettere nero su bianco una proposta. Personalmente, condivido i quattro punti fondamentali da cui questo lavoro è partito: l’idea di un Senato non elettivo che enfatizzi le rappresentanze territoriali, che non abbia indennità e soprattutto i due nodi che scardinano il bicameralismo perfetto per come l’abbiamo conosciuto, penso al no alla fiducia e al bilancio». Il testo varato dal governo è blindato? «Credo che si potrà lavorare a perfezionarlo e a migliorarlo, ma terrei veramente ferma l’impostazione di fondo perché la ritengo giusta. Naturalmente tutto è perfettibile, da parte del governo non c’è nessuna preclusione astratta, c’è invece la volontà di esercitare fino in fondo una iniziativa che cambi le cose dopo tanti anni». Un Senato con i sindaci e i governatori non darebbe più peso ai partiti piuttosto che agli elettori? «Non credo. Se mai il tema è riconnettere le rappresentanze territoriali ad un quadro unitario. In questi anni noi sui sindaci e sui presidenti regionali abbiamo retto buona parte della tenuta delle istituzioni in giro per il Paese, riconoscerne un valore nazionale mi sembra una gran bella sfida. Poi si può discutere su alcuni punti, io per esempio penso che ci vorrebbe un qualche criterio di proporzionalità della rappresentanza dei territori in ragione della popolazione residente. Su questo tema vedo uno spazio di manovra». InParlamentocisarannoinumeriperapprovare questa riforma? «Penso di sì». E il Pd sarà compatto? «Io faccio parte della minoranza e tutte le volte che abbiamo ragionato sui provvedimenti lo abbiamo sempre fatto con lo spirito di rafforzarli. È successo con la legge elettorale. Non mi preocupa la discussione nel Pd, sono certo che il nostro partito farà la sua parte con unità e con senso di responsabilità». RASSEGNASTAMPA 4 martedì 1 aprile 2014 POLITICA Napolitano: superare il bicameralismo Il Capo dello Stato non entra nel merito delle scelte del governo: ma è improrogabile la riforma costituzionale ● «Garantire un iter più spedito alla formazione e approvazione delle leggi» ● MARCELLA CIARNELLI @marciarnelli L’interrogativo di fondo negli ultimi giorni sembra essere stato quello su se e quanto il presidente della Repubblica avesse apprezzato, e per qualcuno contribuito, al testo di riforme costituzionali approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Con argomentazioni opposte si è parlato sui giornali e nei dibattiti di approvazione incondizionata e di altrettanta opposizione da parte del Capo dello Stato a proposito del lavoro del governo che solo da ieri si avvia alla valutazione del Parlamento. Per interrompere la sequenza di interpretazioni, una volta che il testo è stato reso pubblico, dal Quirinale sono giunte due importanti precisazioni. «È noto» si è appreso dall’ufficio stampa «come da tempo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia espresso la convinzione della necessità ormai improrogabile di una riforma costituzionale che innanzitutto segni il superamento del bicameralismo paritario e garantisca un più lineare e spedito processo di formazione e approvazione delle leggi». E questa è l’affermazione di sostanza, che invita ad una attenta valutazione dei fatti basata sulla memoria e non sulle intuizioni e, quindi, a non alimentare valutazioni anche opposte tra loro com’è accaduto in questi giorni. Ma nella nota del Colle viene anche sottolineato come il Capo dello Stato, nel rispetto dei diversi ruoli e delle prerogative di ognuno dei soggetti chiamati a elaborare le riforme, «ha peraltro ritenuto di dover astenersi, per ragioni di carattere istituzionale, dal pronunciarsi sulle soluzioni concrete definite dal Governo e sottoposte all’esame del Parlamento». Il percorso è segnato dalle regole in vigore. Ed ora che il governo ha compiuto il proprio lavoro toccherà al Parlamento esprimersi, modificare, arrivare alla stesura definitiva di un testo che, una volta approvato, andrà ad incidere profondamente nella struttura dello Stato disegnata dai costituenti la cui modifica era un’esigenza segnalata da tempo. A cominciare dallo stesso presidente della Repubblica che in più occasioni ha ribadito la necessità di avviarsi in modo convinto sulla strada delle modifiche costituzionali. Oltre che su quella della stesura di una nuova legge elettorale, resa ancor più necessaria dalla inesorabile bocciatura del Porcellum decretata dalla Corte Costituzionale. L’Italicum, ap- LEGA NORD Via la Padania nel nuovo simbolo arriva «Basta Euro» Via la Padania, via il nome del segretario, e arriva lo slogan della nuova campagna elettorale: «Basta euro». La Lega Nord ha presentato il nuovo simbolo per le elezioni europee. A presentarlo è Matteo Salvini, che prova a giocare la carta dell’antieuropeismo cavalcato in Francia da Marine Le Pen. Il voto del 25 maggio, per il nuovo segretario del Carroccio, può diventare «un referendum sull’Europa». La Lega, che dai sondaggi è data sul filo della soglia di sbarramento del 4%, chiede l’uscita dall’euro e sta lavorando a un accordo con il Front National. provato una ventina di giorni fa alla Camera, già non prevede un Senato di eletti. Di qui la necessità di intraprendere con lena la modifica costituzionale che ieri ha registrato un primo punto a favore. Il richiamo che è arrivato dal Colle a proposito della convinzione di Napolitano a che si arrivasse a riforme costituzionali in tempi rapidi (non va dimenticato che i Saggi voluti dal presidente anche su questo tema avevano dato importanti e condivise indicazioni) lo si ritrova in concreto in tanti dei discorsi fatti dal Capo dello Stato nelle più diverse occasioni. Una per tutte le parole che pronunciò all’assemblea nazionale dell’Anci nell’ottobre scorso, avendo in sala come interlocutori i sindaci, proprio una componente importante tra i protagonisti del prossimo organismo delle autonomie che dovrebbe prendere il posto del Senato. «Il tema delle riforme istituzionali e costituzionali è dunque ormai ineludibile. Non se ne può più discutere a vuoto. Non ci si può più girare attorno. C’è l’occasione, oggi, in questo 2013-2014, di giungere a delle conclusioni valide, più o meno comprensive di molteplici necessità: ed è un’occasione da non sprecare, se non vogliamo condannarci a un riflusso pessimistico senza rimedio, e compromettere anche quel che si sta facendo e si deve ancora fare sul terreno delle politiche di crescita e di sviluppo economico-sociale» disse il presidente indicando gli interventi necessari per rendere più forte, cambiando in alcuni punti la seconda parte, la prima parte della Costituzione. Quindi «non si possono giustificare e subire posizioni difensive e conservatrici». La via delle riforme Napolitano la segnò in quel discorso sollecitando, con le altre, «la revisione del Titolo V che non può non collegarsi all’indispensabile superamento del bicameralismo paritario e alla nascita di un nuovo Senato, che faccia da ponte tra legislatori, statale e regionale, e arricchisca l’articolazione e le funzioni complessive del Parlamento, pur affidando alla sola Camera dei Deputati la funzione dell’investitura politica e l’ultima parola nel processo legislativo». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano FOTO LAPRESSE «Suicida affossare la riforma, ma servono contrappesi» ANDREA CARUGATI ROMA «La riforma del Senato è certamente urgente, ma non deve essere affrettata», spiega Luciano Violante, ex presidente della Camera e tra i protagonisti della commissione dei 35 per le riforme voluta dal governo Letta. «A me pare che la discussioneche c’èstatanei giorni scorsisulla prima bozza del governo sia stata utile e abbia portato a correzioni significative. Il governo non ha alzato muri e questo è un fatto positivo». Quali sono a suo avviso le modifiche più rilevanti? «Mi pare significativa la disponibilità del governo a rivedere il numero dei rappresentanti delleregioni in misura proporzionaleagli abitanti. Personalmente non condivido la parità di numero tra rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Anche nella bozza che porta il mio nome era prevista una rappresentanza dei sindaci, ma nonparitaria. Lodico perchéil Senato,anche nella nuova versione sarà luogo della rappresentanza legislativa che è propria delle Regioni e non dei Comuni. Per quanto riguarda infine il procedimento legislativo, condivido l’idea che per superare gli emendamenti del Senato su particolari materie ci debba essere una maggioranza qualificata della Camera». Quali sono gli aspetti più problematici? L’INTERVISTA Luciano Violante «Progetto condivisibile Punti critici? La parità tra rappresentanti di Regioni e Comuni e, con l’Italicum, il rischio che un partito col 30% diventi il dominus» «Premesso che ci sarà una scarto di rappresentanza molto forte tra la Camera di 630 deputati e il Senato di 148, bisogna esaminare con attenzione come cambierà l’elezione dei membri del Csm e quella del Capo dello Stato.Con questi numeri c’è il rischio che l’elezione sia decisa dalla sola Camera. Così come per il Quirinale è necessario integrare il collegio dei grandi elettori. Con un sistema di voto fortemente maggioritario come l’Italicum, c’è in effetti il rischio che un partito con il 30% o anche meno dei voti diventi il dominus non solo del governo ma anche dell’elezione di questi organismi e del Capo dello Stato. Servono dei contrappesi per garantire un maggiore equilibrio costituzionale, come si propone per l’elezione dei giudici delle Corte costituzionale». Quali sono i contrappesi che immagina? «Sarebbe opportuno consentire un ricorso preventivo alla Corte costituzionale da parte di minoranze qualificate della Camera o del Senato, nei confronti di leggi che presentano difetti di costituzionalità, prima della loro promulgazione. Questo perequilibrare lostrapotere dellamaggioranza che vince le elezioni. In questo senso si potrebbe anche dare più forza alle proposte di legge di iniziativa popolare, con l’ipotesi di un referendum propositivo, nelcasoin cui lalegge popolare sia bocciata dalla Camera. Questo istituto sarebbe escluso per alcune materie, come fisco e libertà civili, e potrebbe essere attivato solo su richiesta di almeno un milione di cittadini». Il nuovo sistema immaginato da Renzi, conil Senato riformato e l’Italicum, siavvicina o si discosta dal modello che avevate elaborato nella commissione dei saggi? «Sul Senato mi pare che i due testi si avvicinino, come è stato riconosciuto dal premier. Diverso il discorso per la legge elettorale che, a mio avviso, presenta ancora dei problemi: il numero troppo elevato di soglie, la loro irragionevolezza, le liste bloccate, le candidature plurime. Il ballottaggio invece è un fatto positivo». Rispetto alle obiezioni del presidente Grasso, che propone una quota di senatori eletti dai cittadini, lei cosa pensa? «Non mi pare condivisibile l’idea di una composizione mista del Senato. La soluzione deve essere omogenea per l’elezione di tutti i senatori». Ritienechela propostadelgovernosarà sostenuta dal Pd? «L’asse difondo a mio avviso è condivisibile. Non condivido un atteggiamento puramente oppositivo,anzi penso cheimpedirne l’approvazione sarebbe suicida per il Paese. Se il sistema istituzionale non funziona, questo aumenta i costi per lo Stato e rende più difficili gli investimenti. Ma il Parlamento ha tutto il diritto di apportare dei correttivi, anche significativi». Condivide l’urgenza di Renzi su questa riforma? «Sì, ma questo non significa fare le cose in modo affrettato. Del tema di discute da molto tempo, solo l’instabilità politica ha impedito l’approvazione delle proposte. E questo vale anche per Renzi: per arrivare in porto con le riforme il governo deve durare». Rodotà e Zagrebelsky lanciano un grido d’allarmeperlostravolgimentodellaCostituzione... «Mi paiono preoccupazioni autorevoli ma non fondate. Non vedo nessun tentativo di golpe o di stravolgimento della costituzione. Lo stesso gruppo di studiosi contestò l’anno scorso la riforma del 138, che in realtà dava più garanzie ai cittadini, prevedendo un referendum anche con il voto favorevole dei due terzi delle Camere. Ora questo non avverrà: se l’attuale maggioranza con l’aggiunta di Forza Italia voterà la riforma del Senato, i cittadini non potranno esprimersi». Ritiene che si debba tagliare anche il numero dei deputati? «Con questo tipo di legge elettorale, il rischio è di favorire ulteriormente la maggioranza che esce dal ballottaggio e di ridurre la rappresentatività della Camera. Lasciare 630 deputati consente una migliore dialettica parlamentare e una migliore rappresentanza del paese». RASSEGNASTAMPA 5 martedì 1 aprile 2014 si trasformi in un Vietnam (il premier ha risposto che l’ex ministro «vede troppi film»). E allora - è il ragionamento di Berlusconi - che a quel punto il presidente del Consiglio faccia saltare il banco: si dimetta con un messaggio alla nazione, accusando la minoranza del suo partito, ma non solo, di «conservatorismo» e «benaltrismo». Su un tema, quello della lotta agli sprechi e alla «casta», popolare e acchiappa-consensi. Con la conseguenza, difficilmente evitabile, del voto immediato: con l’ultra-Porcellum, ma con Forza Italia in crisi profonda, lui interdetto e nessun leader spendibile al suo posto. In più, il fallimento delle riforme non attraverserebbe indenne neppure Napolitano, che ha espressamente legato il suo mandato-bis proprio a questa stagione. Uno scenario da incubo. Per esorcizzarlo, l’ex Cavaliere ha messo il partito ventre a terra. In pressing per chiedere un nuovo «patto per le riforme». Da ratificare attraverso un incontro - lo propongono Romani, Brunetta, Gelmini, Bernini - «ai massimi livelli», cioè un faccia a faccia tra «Silvio» e «Matteo». Da tenersi ovviamente prima del 10 aprile. INDENNITÀ E PREMIERATO FORTE L’ex Cav a Renzi: ora un nuovo patto ● Fi chiede un incontro al premier. Il vero timore è che salti il tavolo delle riforme e si vada al voto FEDERICA FANTOZZI twitter @Federicafan Un altro incontro con il presidente del Consiglio prima del 10 aprile. Un nuovo patto da rinegoziare per chiarirsi sulla composizione del Senato delle Autonomie, i poteri del premier e la procedura di elezione del capo dello Stato. Silvio Berlusconi è preocupato: «Noi rispettiamo gli accordi, Renzi non pensi di scaricarci addosso i problemi del Pd, né di usarli per andare al voto». Non bastano il via libera unanime del Consiglio dei ministri né le pungenti rassicurazioni di Matteo Renzi che Pd e governo rispetteranno i patti, dunque Forza Italia faccia lo stesso. L’ex Cavaliere - che di strategia muscolare è un esperto - assiste con preoccupazione ai movimenti interni al Pd, e non vuole restare spettatore di una situazione così esplosiva. Sebbene consapevole di non potere né volere far saltare il percorso delle riforme - ultima occasione prima di iniziare l’esecuzione della sua pena - mette i suoi paletti. E soprattutto cerca di ritagliarsi un nuo- vo ruolo. A scatenare il panico in casa azzurri è stata la doppia intervista rilasciata da Pietro Grasso, a Repubblica e poi a Lucia Annunziata, con la proposta di non abolire del tutto il Senato, anticipata anche da l’Unità. Che viene letta non come una posizione personale della seconda carica dello Stato nonché capo dei senatori, bensì come «una chiara operazione politica». Azzarda un big di Palazzo Madama: «Sa che non diventerà mai presidente della Repubblica con i nostri voti, tantomeno dopo la scelta di costituirsi parte civile contro Berlusconi, e si muove di conseguenza». Sia come sia, l’offensiva comincia con una nota del leader forzista sul «Mattinale»: «Pronti a discutere insie- me ma non accetteremo testi preconfezionati. Rispetteremo gli accordi, ma vorremmo l’Italicum in aula quanto prima». ITALICUM PRIMA DEL SENATO Poi l’avvertimento rivelatore dei timori che agitano gli animi azzurri: «Speriamo che le divisioni nel Pd non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni. La sinistra non scarichi ancora una volta sugli Italiani i propri problemi». Sbotta Anna Maria Bernini: «Nel Pd c’è un congresso permanente che blocca tutto». È questa la paura profonda dell’ex Cavaliere: che Renzi «non ce la faccia», che non abbia in numeri, che il Senato, come ha detto il capogruppo azzurro, Intanto, Forza Italia presenterà la propria proposta da discutere a Palazzo Madama. Al di là del rispetto della road map originaria - con l’Italicum in aula prima della riforma del Senato chiesta dai capigruppo parlamentare insieme - che è tattica, sono tre i punti di dissenso tra Berlusconi e Renzi. Tutti fuori dal campo del patto stipulato nel precedente incontro tra i due leader. Nel Senato delle Autonomie il governo vuole mettere sindaci e governatori, cioè eletti di secondo grado. Forza Italia invece insiste su una quota di eletti di primo grado, di provenienza regionale. «Ho incontrato i miei senatori - avverte Paolo Romani - e ho registrato tra loro, ma anche negli altri partiti, una sensibilità in questo senso. Ma sia chiaro; senza indennità, soltanto con un gettone di rimborso spese». L’altro punto, su cui gli azzurri insisteranno, è il premierato forte (per ora escluso da Renzi): poteri di revoca dei ministri e sfiducia costruttiva. Ma la questione «fondamentale e dirimente», ragiona ancora Romani, è la possibilità per i nuovi senatori di partecipare all’elezione del presidente della Repubblica. Per Forza Italia va escluso: «Se il Senato delle Autonomie diventa un’assemblea regionale - spiega più di un parlamentare - non può alterare le maggioranze politiche su un evento così importante». Grillo e l’appello dei prof, un’adesione e molti vaffa Fa discutere la firma dell’ex comico al testo sulle riforme dei costituzionalisti. Insultati sul suo blog ● RACHELE GONNELLI [email protected] È arrivata a sorpresa anche per i militanti del Movimento Cinque Stelle l’adesione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio all’appello di costituzionalisti e intellettuali - da Rodotà a Zagrebelsky e da Urbinati a Spinelli - contro le riforme portate avanti da Matteo Renzi per togliere il bicameralismo perfetto e dare un nuovo assetto alle istituzioni. Tanto di sorpresa che una buona fetta dei partecipanti alle discussioni sul blog del comico genovese non sembrano averla né compresa né digerita. «Ma non eravamo contro la casta? questa legge - sottinteso la proposta che elimina il Senato come Camera elettiva - è la prima legge che va nel senso che vogliamo noi e Grillo si schiera contro?», questo il senso di molti post, firmati per lo più con nome e cognome. Benedetto Molinari si dice «deluso», Pietro Rasulo pur rispettando le autorevoli opinioni del firmatari si chiede cosa propongano in alternativa. Fernando Pino sostiene che il Senato sia un «inutile doppione», Nicola M. dice che «non si può lasciare a Renzi la bandiera del cambiamento». Stranamente nessuno accusa questi commentatori di essere «troll» del Pd. Nel frattempo si apre già una polemica con la costituzionalista Carla Carlassare, una dei firmatari più illustri dell’appello dell’associazione “Libertà e Giustizia” che denuncia una svolta autoritaria nel patto tra Renzi e Berlusconi per cambiare la Carta costituzionale. Pur dicendosi contenta del sostegno arrivato dal Grillo e Casaleggio, la professoressa Carlassare, che si dimise dal collegio dei saggi nominati dal presidente Giorgio Napolitano per le modifiche costituzionali - ha aggiunto un auspicio che non è piaciuto ai grillini. «Sono contenta - ha detto la giurista - che condividano l’appello persone che mi sembra tendano a gestire in modo padronale e autoritario un movimento che ritengo molto interessante». Quindi ha soggiunto: «Spero che questa adesione sia per loro uno spunto per ripensare la gestione dei rapporti interni al Movimento 5 stelle». Per queste sue poche parole la professoressa emerita di diritto costituzionale all’Università di Padova è stata bersagliata da un fiume di insulti sul blog di Grillo. Non che gli insulti manchino in generale tra i commenti del blog. Altri, sempre all’indirizzo dei “professori” li apostrofano come «parrucconi» o «conservatori». Direttamente alla Carlassare, per le parole riportate in una intervista rilasciata al Fatto online, un utente del blog gli risponde: «A tutti quelli che continuano e continuano e continuano a parlare dell’autoritarismo del M5S, ci avete veramente rotto i co-glio-ni! con frenzienstein siamo in rotta verso la mafiocrazia di stato e questi signori e queste signore sono ancora in giro con i discorsi di autoritarismo M5S, ma andate a affanculo, Amen!» Firmato con uno pseudonimo: pillolo. Questa compita risposta è messa in evidenza, con ogni probabilità dai gestori del sito. Segue una lunga serie di commenti, quasi tutti che attaccano la professoressa e difendono il movimento dalle accuse di una gestione non democratica, a partire dall’espulsione dei parlamentari dissidenti. Uno sfogatoio che raccoglie umori più che opinioni politiche e che spesso si limita a sostenere i messaggi più grezzi di Beppe Grillo, a comiciare appunto dal «Vaffa» generalizzato, condito in questo caso da un astio di fondo verso gli intellettuali. ASPIRANTI EURODEPUTATI Scoppia in rete la «candidite» 5 Stelle, è caos Boom di autocandidati nel primo round di votazioni on line per la scelta di chi andrà nelle liste del Movimento Cinque Stelle alle europee, lanciate da Grillo ieri dalle 10 alle 21, anche se l’avviso sul blog è spuntato alle 10,30. Ma in rete è il caos, e intervengono anche tanti parlamentari. Roberta Lombardi, deputata M5s, lancia l’allarme «candidite»: in troppi sarebbero pronti a candidarsi solo per occupare una poltrona, tranne 40 attivisti conosciuti sul territorio «gli altri circa 700 (700!) hanno ceduto al richiamo del bottone della candidatura alle Europarlamentarie», magari anche «persone che hanno tappezzato internet con insulti a noi». Tra i commenti al post di Grillo c’è chi lamenta la mancanza di «tutte le descrizioni e io mi aspettavo candidati presi almeno tra gli attivisti....»; oppure non ci sono i curricola o non sono stati salvati dal sistema operativo. C’è chi critica ma si propone, o c’è chi plaude al metodo: «Fatto, votato e sono contentissimo». Un altro invece osserva critico: «Ma come faccio a scegliere tra 491 persone nella circoscrizione Sicilia?». La senatrice Barbara Lezzi informa che dal 4 aprile ci sarà la mobilitazione in piazza per i candidati M5S, mentre fioccano suggerimenti dagli stessi parlamentari. La senatrice Elena Fattori avvisa: «Non postate sul mio profilo endorsement per candidature europee. Non è 5 stelle! Ognuno lo scriva sulla sua bacheca e basta. Non voterò nessuno di quelli che lo chiede». In linea la deputata Giulia Di Vita: «Non voterò nessuno dei candidati che mi invita a farlo in alcun modo. Credo sia una buona prassi da seguire». Tra gli appelli anche quello di Alessandra Bencini, espulsa dal gruppo 5 Stelle del Senato per aver presentato le sue dimissioni e ora al Misto. E ricorda l’importanza del voto di genere, «nella lista finale dovrà esserci un rapporto di 2/3 e 1/3». C’è chi sospetta, però, che i curriculum stessi siano selezionati dai leader, Grillo e Casaleggio, gli unici a conoscere e poter intervenire sul blog, e quindi a indicare le scelte. RASSEGNASTAMPA 6 martedì 1 aprile 2014 POLITICA BIANCA DI GIOVANNI ROMA Entro il 10 aprile il Def con le linee programmatiche dello sconto Irpef, la settimana dopo i decreti attuativi. Sarà l’uovo di Pasqua a portare la sorpresa degli sgravi fino a 80 euro in busta paga a 10 milioni di italiani. È stato lo stesso premier ieri ad annunciare la tabella di marcia. «Per qualche settimana gli appuntamenti subiscono una severa frenata, domani sarò a Londra, mercoledì a Bruxelles e poi da giovedì a tempo pieno sulle questioni interne», ha dichiarato, non nascondendo un leggero slittamento del calendario della svolta. Si tratta di pochi giorni (ci si aspettava tutto entro inizio aprile), ma forse decisivi per le tasche dei cittadini. Applicare nuovi sconti in busta paga, infatti, richiede in media un mese e mezzo, visto che i sostituti d’imposta dovranno creare nuovi software. Insomma, delle due l’una: o i datori di lavoro si dovranno dotare di task force per una corsa contro il tempo, oppure i cittadini saranno costretti ad aspettare fine giugno per vedere il risultato concreto. In ogni caso le date ora sono fissate: l’8 o il 9 aprile Il Documento di economia e finanza, il 15-16 i decreti. Parola di premier. Ciò non toglie che l’obiettivo resta immutato: destinare 10 miliardi di euro su base annua a 10 milioni di lavoratori dipendenti. Lo strumento è l’aumento della detrazione da lavoro dipendente, che passerebbe da 1.880 euro a 2.400. Il beneficio maggiore si concentrerà sui redditi tra i 20 e i 23mila euro annui. Ancora nulla di fatto per i cosiddetti «incapienti», cioè coloro che sono tanto poveri da non pagare le tasse o il cui prelievo si azzera grazie alle detrazioni già esistenti. Il tesoro sta ancora valutando se ci sono i margini per dare un segnale anche a questo gruppo di dipendenti, ma sarà molto difficile reperire i due miliardi in più necessari. Per il solo 2014 infatti si tratta di reperire «soltanto» (si fa per dire) 7 miliardi, che deriveranno per la maggior parte dai tagli di spesa, come annunciato in una recente intervista dal ministro Pier Carlo Padoan. Un cifra importante, considerando anche il fatto che l’esecutivo dovrà reperire anche un miliardo per rifinanziare le cig in deroga. Tra le voci a rischio tagli ci sarebbe anche la .. . Gli 80 euro in più al mese si concentreranno sui redditi tra 20 e 23mila euro all’anno Sconto Irpef, corsa contro il tempo ● Il premier annuncia: decreti attuativi prima di Pasqua ● Margini stretti per l’adeguamento in busta paga a maggio ● Tagli alla sanità per un miliardo sanità per circa un miliardo. Giova ricordare che anche l’esecutivo Letta era intenzionato a ridurre di due miliardi proprio il fondo sanitario nazionale, con l’obiettivo di abbassare il cuneo fiscale. L’operazione tuttavia fu bloccata dall’intervento della ministra Beatrice Lorenzin. Stavolta si starebbe valutando un taglio alla spesa farmaceutica, una mossa che potrebbe provocare la reazione dell’industria del settore, già più volte scesa sul piede di guerra. DUELLO RENZI BRUNETTA Operai al lavoro, attendono le buste paga di maggio FOTO LAPRESSE Non c’è scampo per il Cnel: sarà abolito C’è chi l’ha chiamato «cimitero degli elefanti» (Stefano Livadiotti, su L’Espresso) e chi (Vittorio Emiliani, proprio su l’Unità) considera «una missione impossibile da 60 anni» eliminarlo. Parliamo del Cnel - acronimo che sta per Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro -, organo di mediazione degli interessi di lavoratori e imprese, che può esprimere pareri (non vincolanti, ben inteso) e di cui il Consiglio dei ministri presieduto da Matteo Renzi ha deciso l’abolizione con un Ddl costituzionale. Aggiungendo ieri che si tratta solo di un «antipasto» della spending review. È la Carta stessa a prevedere il Cnel all’articolo 99, che ne definisce la composizione («esperti e rappresentanti delle categorie produttive»), gli obiettivi («È organo di consulenza delle Camere e del Governo») e le funzioni («Può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale»). Il Cnel - effettivamente costituito nel 1957 - è composto da 64 consiglieri con un mandato di 5 anni (quello in corso terminerebbe il 27 luglio 2015), di cui 10 esperti, «qualificati esponenti della cultura economica sociale e giuridica», 48 rappresentanti di imprese e sindacati, e 6 a nome delle associazioni di promozione sociale e del volontariato. A questi vanno aggiunti circa 90 dipendenti che, con la cancellazione dell’ente, saranno ricollocati nell’amministrazione. Dal 2005 il presidente è Antonio Marzano, ex ministro del governo Berlusconi. La sede è a villa Lubin, a Roma, nella cornice verde sopra villa Borghese. Ma la motivazione che spinge l’esecutivo Renzi a tirare dritto, nonostante si sia alzata la voce contraria tra i sindacati, sta nei numeri, che certificano un certo deficit di produttività e dei costi esorbitanti. In oltre 50 anni di attività il Cnel ha elaborato 970 documenti (dati del sito ufficiale), tra cui 14 disegni di legge, nessuno dei quali approvato in Parlamento. Nonostante il governo Monti sia riuscito nel 2012 a dimezzare il numero dei consiglieri, per il Cnel lo Stato italiano ha stanziato tra i 15 e i 20 milioni di euro all’anno, tra stipendi del personale, consulenze esterne, contratti di ricerca, rimborsi spese e indennità: quasi due milioni di euro è il capitolo delle «competenze fisse e continuative» per il presidente Marzano, i due A. BO. vice e i 64 consiglieri. Sulle ipotesi di copertura (che si conosceranno solo con il Def) si consuma anche un duello a distanza tra Matteo renzi e Renato Brunetta. Il presidente dei deputati di FI aveva parlato di «tasse camuffate» per finanziare la manovra. «Fa propaganda - controbatte Renzi con una buona dose di ironia - Il professor Brunetta, mancato premio nobel, adesso è anche un veggente: già conosce una manovra che non abbiamo nemmeno pubblicato. O ha doti di chiaroveggenza, cosa che sarebbe apprezzabile, o fa propaganda politica». Per le altre voci oltre la sanità, la strada è segnata dal dossier Cottarelli, debitamente rivisitato a Palazzo Chigi. Una voce pesante sarà quella relativa all’acquisto dei beni e servizi. Ma per il premier è imprescindibile il taglio degli stipendi dei manager e dirigenti pubblici. Una sforbiciata che potrebbe fruttare anche qualcosa in più dei 500 milioni indicati dal commissario alla revisione della spesa, e arrivare a 700 milioni. L’ipotesi è quella di congelare i premi, anche se in questo caso il taglio non sarebbe strutturale, come vorrebbe Padoan. Così come non è strutturale (e forse «indigesto per l’Ue) utilizzare il margine creato dal calo dello spread. Si tratta infatti di una voce che secondo le regole di bilancio europee può essere utilizzata solo a consuntivo. Basta poco, infatti, per riportare tempesta sui mercati finanziari. Risparmi di spesa dovrebbero arrivare dalla Difesa, anche escludendo la partita degli F35 rimasta per ora in sospeso. .. . Padoan vuole misure strutturali, ma spunta lo stop temporaneo ai premi dei dirigenti La gelata dei prezzi conferma la crisi dei consumi A marzo inflazione allo 0,4%, minimo da ottobre del 2009 ● Confcommercio: rischio deflazione ● GIUSEPPE CARUSO MILANO Una crisi dei consumi così acuta da far calare perfino il prezzo delle sigarette. Fatto che non accadeva da dodici anni (gennaio 2012). È l’immagine di un Paese che spende solo lo stretto necessario, quella che emerge dalle rilevazioni Istat sull’inflazione. La crisi gela i prezzi, con il tasso annuo d’inflazione che a marzo si è fermato allo 0,4% (dallo 0,5% di febbraio), segnando il minimo dall’ottobre del 2009. Negli ultimi cinque mesi la crescita dei prezzi si è così dimezzata e su base mensile l’aumento è stato appena dello 0,1%. CARRELLO Anche i prezzi del così detto «carrello della spesa» a marzo, su base annua, ristagnano: i beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,3% su base mensile e crescono dello 0,7% su base annua, rallentando rispetto a febbraio( +1%). L’ Istat informa che si tratta, a livello tendenziale, del minimo registrato da novembre 2010. Nel complesso la brusca frenata dei prezzi, che arriva dopo un primo stop già registrato a febbraio, deriva soprattutto dal calo del costo dei carburanti su base annua. L’effetto dell’aumento delle accise in questo mese non si è quindi fatto sentire. Anche gli alimentari freschi hanno contribuito a sfiammare i listini, ma dall’Istituto di statistica precisano che «l’ulteriore attenuazione delle dinamiche inflazionistiche riguarda quasi tutte le rimanenti tipologie di beni e servizi». La situazione italiana è comunque in linea con quella dei paesi che aderiscono all’euro, visto che l’inflazione è in calo allo 0,5% a marzo, come certifica l’Eurostat. A febbraio era a 0,7%. I servizi hanno subito gli aumenti più elevati(1,1% contro l’1,3% di febbraio), seguiti da cibo, alcool, tabacco(1% contro 1,5%),i prodotti industriali non energetici (0,3% contro lo 0,4% di febbraio) e l’energia (-2,1% contro -2,3% di febbraio). Il tutto in attesa che il prossimo giovedì la Banca centrale europea decida quali misure prendere riguardo al costo del denaro. E proprio in questo ottica il Fondo monetario internazionale, preoccupato per la bassa inflazione, ieri ha ufficilamente chiesto alla Bce di agire sui tassi, con un ulteriore allentamento. CROLLO Tornando all’inflazione italiana, la Coldiretti fa sapere, sulla base delle analisi dell’Istat, che c’è stato «un crollo del 6,5 per cento dei prezzi delle verdure fresche e del 3,6 per cento della frutta, che hanno spinto in misura determinante al contenimento del tasso di inflazione a marzo rispetto allo scorso anno. Un contributo determinate è venuto dal crollo dei prezzi dell’ortofrutta per effetto di una andamento stagionale anomalo, ma anche per il crollo nei consumi da parte delle famiglie che continuano a tagliare le spese per l’alimentazione». I dati sull’inflazione di marzo «dicono che la ripresa è debole»: è l’analisi del capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis, secondo cui «il ritmo di incremento dei prezzi al consumo è ancora in discesa, comunque lo si consideri: con o senza energetici, con o senza alimentari». Preoccupata resta la Confcommercio per la quale occorre evitare che il nostro Paese «scivoli in una pericolosa situazione di deflazione che diventa ogni mese sempre meno improbabile». RASSEGNASTAMPA 7 martedì 1 aprile 2014 GIUSEPPE VESPO MILANO Finisce prescritto il reato di concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio per la pubblicazione su IlGiornale della famosa telefonata - «abbiamo una banca» - tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, costato in primo grado la condanna a un anno di Silvio Berlusconi e a due anni e tre mesi del fratello Paolo. Si chiude così, con la sentenza emessa ieri dalla corte d’Appello di Milano, una delle vicende giudiziarie più raccontate degli ultimi anni. Una storia cominciata nell’estate calda delle scalata bancarie, quando mentre qualcuno faceva il «furbetto», Unipol legittimamente si muoveva per conquistare la Bnl. Era il 2005, la magistratura indagava sul risiko bancario che si andava profilando in quelle giornate convulse, e in una delle diverse inchieste aperte dalla magistratura finiva anche l’intercettazione tra l’allora segretario Ds, Fassino, e il numero uno della compagnia assicurativa, Consorte. Pochi mesi dopo, il 31 dicembre, quella telefonata era ancora coperta dal segreto investigativo, non era stata nemmeno trascritta. Eppure ne veniva pubblicato il contenuto sulle pagine del quotidiano della famiglia Berlusconi. La notte di Natale un imprenditore la cui società registrava le telefonate per conto della procura di Milano ne aveva portato una copia a villa San Martino, ad Arcore. Un dono inaspettato, un regalo per accreditarsi al premier, la cui pubblicazione fece scalpore nell’opinione pubblica di lì a pochi mesi chiamata alle elezioni. Nelle motivazioni di primo grado, i giudici scrissero: «Silvio Berlusconi quella sera ascoltò attraverso il computer», «senza l’apporto di Berlusconi non si sarebbe mai realizzata la pubblicazione». La telefonata poi si rivelò ininfluente dal punto di vista penale, oltretutto l’operazione Unipol-Bnl non ebbe il seguito sperato dai vertici della compagnia assicurativa. Nastri Unipol, Berlusconi se la cava con la prescrizione ● La sentenza in Appello. In primo grado l’ex premier era stato condannato a un anno per la pubblicazione sul Giornale della telefonata Fassino-Consorte pochi mesi, sul reato di rivelazione di segreto sarebbe intervenuta la prescrizione, così come decretato ieri dai giudici della seconda corte d’Appello. Durante l’udienza, però, i legali dei fratelli Berlusconi hanno chiesto l’assoluzione nel merito dei loro assistiti. In particolare, per quanto riguarda l’ex premier l’avvocato Nicolò Ghedini ha sostenuto che non esiste «la prova del contributo causale» da parte di Silvio Berlusconi nella violazione del segreto di ufficio che poi ha portato alla pubblicazione della telefona sul Giornale. «Berlusconi è stato condannato in primo grado per concorso morale nel segreto d’ufficio - ha detto Ghedini - non ho mai visto una cosa del genere in trenta anni». L’altro legale di Berlusconi, Piero Longo, nella sua arringa si è augurato che ai giudici non faccia «velo» il nome degli imputati. «Avete un compito non facile, mi piacerebbe che l’imputato si chiamasse Brambilla o Provolone e non Silvio Berlusconi». A uguali conclusioni è giunto l’avvocato Federico Cecconi che ha chiesto l’assoluzione nel merito per Paolo Berlusconi. Prima delle difese sono intervenute l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore generale Daniela Meliota, che ha chiesto la prescrizione perché non c’è «l’evidenza conclamata dell’innocenza degli imputati», e la parte civile, l’avvocato Carlo Federico Grosso per il sindaco Piero Fassino. Dopo due ore di camera di consiglio, il colelgio presieduto da Fabio Paparella ha sentenziato il «non luogo a procedere in ordine ai reati ascritti» per l’intervenuta prescrizione. Dunque si esaurisce il percorso giudiziario, si estingue il reato, resta però una storia. Con una fine. Il collegio ha confermato gli ottanta mila euro di risarcimento al sindaco di Torino. Le motivazione saranno depositate tra un mese. Nessun commento a caldo dagli avvocati dei fratelli Berlusconi, «aspettiamo di leggere le motivazioni». «VANNO ASSOLTI NEL MERITO» La vicenda del «nastro di Natale» venne raccontata solo qualche anno dopo, tra l’autunno 2009 e i primi mesi del 2010, in esclusiva sulle pagine de l’Unità. Mentre la condanna in primo grado dell’ex premier e del fratello, editore del Giornale, è arrivata il sette marzo di un anno fa. Il collegio guidato dal giudice Oscar Magi definì anche un risarcimento provvisionale di ottanta mila euro per Piero Fassino. Già allora era chiaro che, nel giro di Silvio Berlusconi FOTO LAPRESSE Voto di scambio, decreto per superare lo stallo I l voto di scambio diventerà legge con un decreto del governo. Gli uffici di via Arenula sono già al lavoro su indicazione dello stesso ministro Guardasigilli Andrea Orlando. «Questione di giorni», promette Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera e paziente tessitore di una tela che deve riuscire a tirare fuori dalla palude dei rimpalli parlamentari e dei veti incrociati delle toghe, una norma di cui il paese ha assolutamente bisogno prima di andare al voto a maggio. Oggi si riuniranno i parlamentari del Pd, poi il confronto con il ministro Orlando e infine il maxiemendamento che sostituirà il testo ora fermo alla Camera. Tutto ciò prima delle amministrative di fine maggio. Con buona pace dei candidati che dovranno stare molto attenti, in campagna elettorale, a cosa promettono e a cosa offrono. Si potrà essere accusati di voto di scambio, infatti, ogni volta che un politico o un candidato o un amministratore «accetteranno la promessa di procurare voti in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità». Parole che contengono un’infinita varietà di casi come spesso ci raccontano i fascicoli giudiziari. L’erogazione, come si dice in gergo, spesso è un posto di lavoro, un appalto, una concessione edilizia o di commercio. Altre IL CASO CLAUDIA FUSANI @claudiafusani In settimana la decisione del governo. Le barricate di FI e i dubbi delle toghe Oggi riunione dei deputati Pd. Il ruolo di mediatore giocato da Verini volte, questioni basilari come una casa in affitto o una casa dove vivere. Per non parlare di buoni pasto per il supermercato. Tutti comportamenti, fatti, circostanze – «fattispecie» come si dice nel lessico giudiziario – che finora sono state difficilmente dimostrabili in un’aula di tribunale. Al decreto si arriva dopo un pericoloso stallo del disegno di legge fermo alla Camera dove dovrebbe affrontare la sua terza e definitiva lettura. E con una formulazione assai più allargata rispetto a quella approvata in prima lettura alla Camera. Il testo attuale prevede infatti anche «la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa». Da qui nasce lo stallo. E il terrore di andare a votare a maggio senza una legge seria sul voto di scambio (finora il reato scatta solo se c’è passaggio di danaro, difficilmente dimostrabile). Dieci giorni fa Forza Italia ha alzato le barricate dicendo che si tratta di una norma eversiva «perché offre ai magistrati ampi margini di discrezionalità nell’intervento» e «costringe ad affrontare la campagna elettorale con l’avvocato accanto». Una norma che, insieme a quella relativa al traffico illecito di influenze, potrebbe decimare in corso d’opera la campagna elettorale. Per motivi opposti, è arrivata alla stessa conclusione anche la magistratura. Il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli lo ha spiegato così: «Rischiamo di aprire molti processi e di portarne assai poco a conclusione. Serve una norma più definita per una lotta efficace contro mafia e corruzione». La magistratura si è messa in moto a modo suo. La politica ha ascoltato. In mezzo, in questi dodici mesi di stallo (il primo via libera alla Camera arrivò a luglio 2013) ci sono state idee confuse. Anche nello stesso Pd. Basti dire che il primo testo uscito dalla Camera (luglio 2013)fu accusato al Senato di essere troppo debole. E adesso, il testo uscito dal Senato, alla Camera viene considerato troppo forte ed estensivo. Essendo arrivati alla vigilia di una importante tornata elettorale, urge correre ai ripari. In questi giorni lo hanno chiesto don Ciotti, il presidente di Libera, Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia, e tutto il mondo dell’antimafia. È stato Verini in questi giorni a farsi carico di trovare una soluzione parlando con le varie anime del Pd, tra chi come i senatori Lumia e Casson propendono verso accezione più ampia e chi invece comprende le perplessità delle toghe. Una mediazione alla fine c’è stata anche con l’Anm. Preziosi consigli anche dal nuovo commissario Anticorruzione Raffaele Cantone. E si arriva alla terza edizione del reato di voto di scambio. Che recita: è punito con una pena che va dai 7 ai 12 anni il politico che «accetta la promessa di procurare voti in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di danaro o di qualunque altra utilità». Sparisce «la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione». Questa dizione soddisfa anche Ncd, forza di maggioranza che restava con qualche perplessità. Ma soprattutto mette a tacere le toghe. Che, soprattutto, temevano di veder improvvisamente tipizzato, cioè spiegato e circoscritto, un non-reato (non è previsto dal codice) come quello del concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato che nessun giurista ha mai voluto, o potuto scrivere, perché impedirebbe sul nascere molte inchieste. Angelino Alfano FOTO LAPRESSE Alfano: cento soldati in più per la Terra dei Fuochi CATERINA LUPI ROMA La lotta alla criminalità organizzata sarà condotta dallo Stato «tutti insieme e pancia a terra» e per la Terra dei Fuochi ci saranno «cento uomini in più». Lo ha annunciato ieri da Napoli il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha lanciato la campagna «Bonifiche Camorra free», per il controllo di tutti gli appalti. Cento militari dell’esercito in più, quindi soldati e non poliziotti, saranno trasferiti nella cosiddetta Terra dei fuochi per presidiare il territorio. Un rinforzo di uomini che saranno dislocati nel napoletano e nel casertano nell’ambito di una «rimodulazione del piano», ha spiegato il responsabile del Viminale, assicurando che non sarà una militarizzazione del territorio ma un presidio. I militari saranno nella terra dei fuochi «per tutto il tempo che sarà necessario», ha assicurato Alfano ribadendo quanto già annunciato nei mesi scorsi dall’ex ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, ora Guardasigilli. Al termine del Comitato nazionale dell’ordine e la sicurezza pubblica nella Prefettura di Napoli, Alfano ha sottolineato che dal vertice è arrivato «un altro suggerimento, quello di rafforzare le fattispecie penali del contrasto ai reati ambientali, in particolare quella del disastro colposo». La partita dello Stato, dunque, è su tre livelli: «Scoprire il fatto e punire i responsabili - elenca il ministro - bonificare le aree in modo «camorra free», evitando cioè le infiltrazioni della criminalità organizzata e, dopo la bonifica, evitare il paradosso che le aree bonificate vengano riutilizzate per nuovi sversamenti illegali». E sul fronte del contrasto all’infiltrazione dei clan negli appalti per le bonifiche, Alfano annuncia a breve un protocollo tra governo, Regione e Prefettura per la trasparenza degli appalti. I cento uomini in più per la Terra dei Fuochi, saranno divisi tra Napoli e Caserta: «Si tratta di militari che affiancheranno le forze dell’ordine alle quali restano affidate le indagini», spiega il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, che sostiene la proposta del ministro omonimo, di «fare una mappatura strada per strada a Napoli al fine di individuare i colpevoli dei reati». Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, apprezza le novità e l’introduzione di «regole severe» per il controllo sugli appalti relativi alle bonifiche. Quanto ai beni confiscati alla criminalità, il ministro ha spiegato che è necessaria «una rivisitazione dell’organizzazione, riorentando la destinazione degli stessi beni». E si potrebbe «allargare la platea di coloro che possono beneficiare dei beni confiscati» studiando il modo attraverso il quale si potrà metterli «sul mercato per consentirne la vendita». RASSEGNASTAMPA 12 martedì 1 aprile 2014 ECONOMIA Morti d’amianto all’Alfa di Arese La Fiom chiede di essere parte civile GIUSEPPE VESPO MILANO Assemblea azionisti Fiat: Sergio Marchionne e John Elkann FOTO LAPRESSE Marchionne saluta: goodbye Torino Fiat, ultima assemblea degli azionisti al Lingotto: «Adesso lotteremo coi giganti dell’auto» ● La promessa: «Non ci sono esuberi in Italia» ● Elkann: «Abbiamo salvato Rcs dal fallimento» ● LAURA MATTEUCCI [email protected] «Entro il 2018 Fiat Chrysler Automobiles venderà oltre 6 milioni di vetture». Il che non solo significa aumentare di quasi un terzo le vendite di quest’anno, previste sui 4,5-4,6 milioni di pezzi, ma anche aggiungere un nuovo tassello alla realizzazione della previsione di Sergio Marchionne fatta a inizio crisi che nel giro di qualche anno sarebbe rimasto uno sparuto gruppo di grandi costruttori globali a spartirsi il mercato. Già con la fusione, del resto, viene coronato «un grande progetto industriale e culturale che abbiamo iniziato nel 2009», diventando il «settimo produttore di automobili del mondo». Fiat dà l’addio a Torino con l’ultima assemblea ordinaria in Italia prima del trasloco ad Amsterdam, in Olanda, dove avrà sede la nuova Fca. L’ultima assise dei soci a Torino sarà quella straordinaria per il via libera alla fusione con Auburn Hills, che si terrà durante l’estate. Ma prima, il 6 maggio a Detroit, verrà illustrato il nuovo piano industriale. «Con l’acquisto di Chrysler finisce la vita precaria di Fiat - dice il presidente John Elkann - Con Fca abbiamo la possibilità di giocare una partita vera. A Detroit vi racconteremo quello che Fca farà nei prossimi anni. Noi non siamo nostalgici. Per il futuro aspettate- Nel diciottesimo anniversario della scomparsa di MAURO TOGNONI la moglie e il figlio ne conservano vivo l’affettuoso ricordo Per la pubblicità nazionale Direzione generale Via C. Pisacane, 1 - 20016 Pero (Mi) Tel. 02.3022.1/3807 Fax 02.30223214 e-mail: [email protected] Filiale Nord-Ovest Corso G. Ferraris, 108 - 10129 Torino tel. 011 5139811 fax 011 593846 e-mail: fi[email protected] Filiale Milano e Lombardia Via C. Pisacane, 1 - 20016 Pero (MI) tel. 02 30223003 fax 02 30223214 e-mail: [email protected] Per annunci economici e necrologie telefonare al numero 06.30226100 dal lunedi al venerdi ore: 9.30-12.30; 14.30-17.30 Tariffe base + Iva: 5,80 euro a parola (non vengono conteggiati spazi e punteggiatura) vi ancora tante buone notizie». Poi, ricordando la scomparsa dello zio Umberto Agnelli, nel maggio di 10 anni fa, «Il marchio Fiat resterà sulle auto», informa Elkann. NESSUNA NOSTALGIA Marchionne conferma gli obiettivi finanziari per il 2014 (utili della gestione ordinaria a 3,6-4 miliardi di euro, utile netto a 0,6-0,8, indebitamente netto industriale tra 0,8 e 1,3 miliardi) a fronte di 4,5 milioni di auto vendute (4,35 milioni lo scorso anno). E, sull’Italia, «confermiamo che non ci sono eccedenze negli stabilimenti italiani - dice - A Grugliasco abbiamo riassunto tutti gli addetti più mille unità di Mirafiori dove con i nuovi investimenti saranno riassorbiti tutti». Discorso chiuso, invece, per Termini Imerese: «È un capitolo chiuso dal punto di vista produttivo, già in passato siamo stati molto chiari. Faremo comunque tutto ciò che è necessario per aiutare a completare il passaggio». L’ad rivendica i risultati ottenuti in questi an- .. . Confermati gli obiettivi finanziari per il 2014 Il nuovo piano industriale verrà presentato a Detroit ni, ricordando che Fiat e Chrysler nel 2003 erano al decimo e al dodicesimo posto nella classifica dei costruttori mondiali, mentre adesso, insieme, sono al settimo posto: «Dieci anni fa insieme vendevano 4,4 milioni di auto, ma entrambe le aziende erano in profondo rosso, mentre oggi hanno un utile di 3,4 miliardi». E, a proposito dell’addio a Torino, «sarei un ingenuo - dice sempre Marchionne - se non sapessi che ci sono aspetti emotivi non solo qui in Italia ma anche al di là dell’Oceano legati alla storia secolare dei due gruppi: Fiat quest’anno compirà 115 anni, Chrysler 90 il prossimo. Può nascere la sensazione che si perda qualcosa, ma la nostra forza deriva proprio dall’unione di queste due realtà, ognuna conserverà la propria identità e metterà a disposizione dell’altra i propri punti di forza». Quanto allo spostamento della sede fiscale del gruppo nel Regno Unito, «non ci aspettiamo che comporti aspetti significativi sul carico fiscale, non ci sono vantaggi», sostiene. La quotazione a New York, invece, non cambierà i rapporti con Rcs, dove Fiat è primo socio col 20%: «Non abbiamo alcuna intenzione di scorporare Rcs - dice Marchionne - ma ci quoteremo con Rcs in pancia». Sul tema prende la parola anche Elkann: «Per senso di responsabilità - dice - ci siamo impegnati a salvare Rcs dal fallimento. Oggi le cose stanno andando molto meglio e perciò non ci sarà nessun altro investimento». Insomma, l’intervento in Rcs è stato un atto di responsabilità verso un gruppo di cui il Lingotto è azionista da 30 anni. Questa in sintesi la posizione di Elkann: «Se non avessimo affrontato il problema Rcs sarebbe fallita», ricorda. «Non abbiamo deciso di entrare nel mondo dell’editoria - aggiunge - Un anno fa la società stava per fallire, i soci un anno fa hanno dato disponibilità ad un pacchetto di rifinanziamento, mancava una parte importante per poter completare la ricapitalizzazione e dunque per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvare Rcs da fallimento», spiega Elkann, secondo cui Rcs si sta avviando verso un percorso di normalizzazione. «Esiste un grande dibattito su editori puri o impuri, la realtà e che le società editrici, come le altre del resto, indipendentemente dall’assetto proprietario sono bene o male gestite». E ancora: «La cosa che ci dà più soddisfazione è che in un anno, da quando abbiamo preso questa responsabilità, le cose stanno andando molto meglio, con risultati in linea con quanto annunciato. Rcs è una società che anticiperà nel 2014 ciò che dovrà fare nel 2015 e farà meglio di ciò che ci aspettavamo. E questo lo vediamo anche dall’andamento del titolo di Borsa». La battuta finale di Marchionne è per il governo in carica: «Bisogna dare a Renzi la possibilità di portare avanti il processo di riforme. Siamo in luna di miele, i mercati stanno apprezzando ciò che sta succedendo in Italia, non vorrei interrompere questo incantesimo». .. . Entro il 2018 Fca venderà 6 milioni di vetture, quest’anno le consegne saranno a 4,5-4,6 milioni Un sit-indavanti al Tribunale per dire che «noi ci siamo» e «che saremo presenti in tutti i processi, anche per alzare il livello di guardia». Non era mai accaduto a Milano, ed è anche una fortuna, che la Fiom-Cgil potesse chiedere di costituirsi parte civile in un processo sulla morte di un numero così alto di operai che la procura ritiene vittime di amianto. La vicenda è quella della Alfa Romeo di Arese, storica fabbrica chiusa nel Duemila, finita al centro di una delle più grosse indagini milanesi sull’asbesto nei luoghi di lavoro: 21 operai, impiegati nella casa automobilistica tra gli anni Ottanta e i Novanta, sarebbero stati esposti al minerale killer senza le necessarie misure di sicurezza. Per questo il pm Maurizio Ascione ha chiesto il processo per sette ex dirigenti del Lingotto, tra i quali Paolo Cantarella, ex presidente di Alfa Lancia spa e di Alfa Industriale e di ex amministratore delegato di Fiat Auto spa tra il 1991 e il 1996 e attuale consigliere indipendente del cda di Finmeccanica. Tramite i loro legali, Cantarella e gli altri manager coinvolti hanno sempre definito «infondate» le accuse della procura. Ieri si è aperta l’udienza preliminare davanti al gup Simone Luerti, al quale hanno chiesto di essere ammessi come parte civile all’eventuale processo non solo i parenti delle vittime, ma anche la Fiom-Cgil, la Regione Lombardia, l’Asl 1 Milano, l’Inail, Cub, Cobas, Medicina Democratica e l’Associazione italiana esposti ad amianto. Il gup ha rinviato tutto al dieci giugno. Durante l’udienza i sindacati (anche quelli di base, con un loro sit-in) hanno presidiato l’ingresso del palazzo di Giustizia. Al presidio, tra gli altri, hanno partecipato il responsabile nazionale sicurezza sul lavoro del sindacato, Maurizio Marcelli, il segretario milanese della Fiom-Cgil Marcello Scipioni, e il gruppo di legali che assiste il sindacato delle tute blu guidato dall’avvocato Luigi Mariani. «La scelta di costituirsi parte civile al fianco dei familiari delle vittime - ha detto Scipioni - per la Fiom è un atto doveroso per chiedere giustizia per le morti che si potevano evitare e contemporaneamente un tassello della nostra battaglia per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. L’esposizione a sostanze nocive è un tema che, ancora, passa spesso sotto silenzio». A BOLOGNA Sacmi-Ima, fabbrica del cioccolato da 400 addetti Una fabbrica per il cioccolato nell’hinterland bolognese. È l’ultimo progetto di Ima e Sacmi, due delle punte di diamante della cosiddetta packaging valley emiliana, che hanno annunciato la realizzazione di uno stabilimento a Ozzano (Bologna) per l’impacchettamento del cioccolato. L’investimento darà lavoro a circa 400 addetti, tra trasferiti e neoassunti, che lavoreranno nei due edifici gemelli costruiti su un’area di 78mila metri quadrati (di cui 26mila edificati). I lavori dovrebbero iniziare entro un anno circa. Il primo stabile ospiterà Cm Fima - la società scaturita da Cmh, la joint venture di Ima e Sacmi - che si occuperà del confezionamento dei prodotti, mentre il secondo sarà sede di altre attività attinenti ai due gruppi. Particolare attenzione è stata data all’aspetto di risparmio energetico: l’insediamento utilizza fonti rinnovabili e impianti che gli consentono l’autosufficienza. Alberto Vacchi, amministratore delegato di Ima (che ha chiuso il 2013 con ricavi per 760,9 milioni), nonché presidente di Unindustria Bologna, parla di «un importante progetto di valorizzazione del territorio dal punto di vista occupazionale e produttivo». Sulla stessa linea il collega Paolo Mongardi, presidente Sacmi (compagnia presente in ben 26 Paesi del mondo): «Abbiamo tutte le carte in regola per competere sul mercato internazionale». Soddisfatto anche il sindaco di Ozzano, Lorenzo Masotti: all’amministrazione è infatti riservata una porzione di un terzo edificio nell’area. ANDREA BONZI RASSEGNASTAMPA 13 martedì 1 aprile 2014 Banca Monte Paschi non è più di Siena Con la cessione del 6,5% a due fondi d’investimento, la fondazione Mps cala al 5,5% della banca ● Patto di sindacato pari al 9 per cento per «la stabilità dell’azionariato» ● L. V. MILANO Nessuna sorpresa, ma per Siena deve comunque rappresentare un brutto colpo, ritrovarsi infine senza la sua banca. La rinuncia della fondazione Mps al suo ruolo di primo azionista della banca omonima era in gestazione da un paio d’anni, da quando gli scandali sui derivati della vecchia stagione Mussari sancirono la fine dell’illusione che fosse comunque possibile, per una piccola città, mantenere il pieno controllo di un grande istituto di credito. Non lo era, non dopo anni di malagestione e di scelte irresponsabili. Così la fondazione che fino a tre anni fa deteneva oltre il 50% del capitale di Monte Paschi è scesa ieri al 5,5%. E si avvia a scendere ulteriormente al 2,5%, quota con la quale si presenterà all’aumento di capitale da 3 miliardi di euro in calendario per maggio, pur accompagnato da un patto di sindacato siglato con due fondi d’investimento per cercare di conservare un qualche potere decisionale a Rocca Salimbeni. Si tratta di «qualcosa in più di una vendita perché abbiamo dato un futuro e delle fondamenta solide all’ente» ha spiegato la presidente Antonella Mansi, che in queste settimane, approfittando di un rialzo in Borsa del titolo dell’80% rispetto ai minimi di dicembre, ha venduto una quota complessiva del 27,9% del capitale della banca per un incasso di circa 685 milioni di euro. Più dei 400 milioni di euro strettamente necessari per saldare i debiti pregressi che la fondazione aveva accumulato nel 2011 per difendere ad ogni costo il suo pacchetto da maggioranza assoluta. Più di quanto avrebbe incassato a fine anno se, come chiedevano i vertici di Mps, l’aumento di capitale fosse stato anticipato a gennaio. Invece l’ente di Palazzo Sansedoni, e il Comune di Siena che lo controlla, si sono rifiutati di svendere, opponendosi alle richieste di Alessandro Profumo. Ed ora, forti del successo che ha permesso di salvare la fondazione senza compromettere le opportunità di ricapitalizzazione dell’istituto di credito, che ieri ha guadagnato il 4,87% a Piazza Affari, si avviano ad essere soci tra i tanti. Con la cessione del 6,5% effettuata ieri ai fondi Fintech Advisory e Btg Pac- tual Europe (il 4,5% alla società d’investimento con sede a New York, controllata dal messicano David Martìnez Guzmàn e già nota alla cronache italiane come acquirente di Telecom Argentina, e il 2% al gruppo finanziario internazionale con sede in Brasile), l’ente guidato da Mansi si accontenta del 5,5% e cede al fondo americano BlackRock forte del 5,7% il ruolo di primo azionista. Contemporaneamente alla vendita, «anche al fine di contribuire alla stabilità dell’assetto societario della banca e di preservare il significativo legame storico con il territorio di riferimento», è stato sottoscritto con i due fondi un patto parasociale relativo alla governance della banca, al trasferimento delle azioni conferite al patto e al mantenimento delle quote per un totale del 9% del capitale di Mps. Un blocco che verrà composto dagli ultimi acquirenti odierni e dal 2,5% della fondazione (che verosimilmente nelle prossime settimane limerà ulteriormente la sua partecipazione) e che sarà mantenuto anche dopo l’aumento di capitale da 3 miliardi previsto per la fine della primavera. Chissà se sarà sufficiente a «rafforzare il legame tra banca e territorio dando un contributo internazionale» come si augura la presidente. Monte Paschi, il futuro è aperto a nuovi azionisti Missione compiuta: ha vinto il mercato non i soliti salotti LUIGINA VENTURELLI MILANO «Era quello che volevamo». Nel giorno in cui la città di Siena perde ufficialmente il controllo sulla banca che per decenni è stata il centro propulsore del suo sviluppo economico e del suo potere politico, le parole del sindaco Bruno Valentini sono di soddisfazione. Un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. E non stupisce, visti i rischi di default che solo poco tempo fa incombevano sia sull’istituto di credito, sia sulla fondazione. L’INTERVISTA Bruno Valentini Il sindaco: anche Profumo ha capito, in ritardo, che la nostra linea è giusta. Da 400 milioni di debiti siamo passati a 400 milioni di liquidi e una piccola quota Sembra passata una vita, ma solo pochi mesi separano la fondazione del passatochedetenevail51%diMpsdaquelladi oggi, presto al 2,5%. la presa sull’istituto. Il nostro era piuttosto un ragionamento lucido per evitare una svendita del patrimonio della fondazione». Missione compiuta, dunque. «Missione compiuta, nonostante a dicembre nessuno fosse disposto a pagare alla fondazione più dello stretto necessario per saldare il debito di 400 milioni che gravava sull’ente. Poi si è iniziato a capire che i fondamentali della banca erano buoni e così il titolo Mps ha cominciato a riprendersi in Borsa con un apprezzamento dell’80% dai 0,15 centesimi dei minimi agli 0,28 della quotazione attuale. Così abbiamo concluso un’operazione che rappresenta la più grande privatizzazione di un’azienda nazionale, ma che si è basata su un principio semplice, quello della vendita ad un prezzo adeguato». Anche il presidente Alessandro Profumo ve ne ha dato infine atto. «Certo era meglio se ci pensava anche prima. In ogni caso da 400 milioni di debiti e un mucchio di azioni, oggi abbiamo 400 milioni di liquidi e una piccola partecipazione della banca». Sulle vendite effettuate a marzo la Consob ha avviato un’indagine per accertare eventuali irregolarità relative alle informazioni date al mercato. «I tempi ristretti in cui è avvenuta l’operazione di vendita della partecipazione della banca dimostrano la verità di quanto dicemmo a dicembre nell’opporci ad un immediato aumento di capitale: non si trattatva di un disperato tentativo di prendere tempo, né di un colpo di bassa politica per non mollare «Un’indagine legittima. Mi chiedo però perchè la Consob non sia intervenuta anche alla fine dell’anno scorso, quando il titolo Mps era bersagliato dalla speculazione. In ogni caso abbiamo raggiunto il risultato che ci prefiggevamo: abbiamo reso contendibile il controllo della banca, evitando esiti disa- strosi». Vale a dire? «Abbiamo evitato il commissariamento della fondazione e la nazionalizzazione della banca, dando così uno schiaffone a Beppe Grillo che proponeva di accollare alle finanze pubbliche i 4 miliardi di debiti della banca. Invece il prestito di quella cifra da parte dello Stato si sta rivelando per la comunità nazionale un ottimo investimento, visto che Mps nel 2013 ha pagato il 9% di interessi e presto sarà in grado di ridare anche il capitale». E che succederà ora a lla città di Siena e alla sua ex banca? «Speriamo di giocarcela insieme a degli azionisti stabili e responsabili, in grado di capire che Siena è una piccola città che riconquista la trasparenza della sua politica e della sua economia. Adesso ci apriamo al mercato per scrivere una nuova pagina di buona finanza. Vince il mercato, trionfano i valori, non i salotti». Davvero nessun dispiacere? «Certo, avremmo preferito evitare la privatizzazione della banca, ma nel passato sono stati fatti errori clamorosi con l’acquisto di Antonveneta, e abbiamo dovuto affrontare la situazione che si era venuta a creare. Per quegli errori abbiamo anche promosso un’azione di responsabilità da 750 milioni di euro nei confronti dei vecchi vertici della fondazione e delle banche che concessero i prestiti, nonostante la violazione dello statuto dell’ente che imponeva un limite del 20% al rapporto tra patrimonio e indebitamento». Alitalia-Etihad, accordo vicino GIUSEPPE CARUSO MILANO «Entro questa settimana presenteremo i termini degli accordi con Etihad e il nuovo piano industriale». Queste le parole pronunciate ieri dal ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, sulla situazione Alitalia. «Oggi è il 31 marzo» ha continuato il ministro «e al Governo risultava che una risposta definitiva rispetto alla chiusura delle due diligence doveva arrivare entro la fine di marzo. Continuo ad essere ottimista, perchè credo che questo tipo di alleanza tra Etihad e Alitalia possa solo far bene al rilancio e al rafforzamento di una compagnia di bandiera che può giocare un suo ruolo nella concorrenza del mercato». Lupi ha pronunciato queste parole al termine di un incontro a Milano con il sindaco Pisapia e il presidente di Sea Modiano. Un incontro che è servito soprattutto per rassicurare gli aeroporti milanesi sul loro futuro. A tal riguardo Lupi, ha detto che «non c’è nessuna intenzione di indebolire il sistema aeroportuale milanese e Malpensa, anzi da parte del governo c’è la volontà di rilanciarlo. La strategicità di Malpensa all’interno del piano nazionale degli aeroporti ci sarà anche nella prospettiva di un accordo Alitalia-Etihad. Credo ci saranno benefici per tutto il sistema aeroportuale e buone notizie anche su Malpensa. Tranquillizzo tutti gli uccelli del malaugurio, non esiste che il governo pensi che tutti gli investimenti fatti su Malpensa vengano buttati nel cestino. Ho confermato al sindaco e al presidente della Sea che, a quanto mi risulta ma sarà molto chiaro in questa settimana, negli accordi tra le due imprese private Alitalia e Etihad, il piano industriale prevede non l’indebolimento di Malpensa, ma il suo rilancio forte. Questo per noi era uno degli asset fondamentali che avevamo chiesto, nell’individuazione di nuovi alleati per Alitalia». Queste le parole del ministro, anche se le prime anticipazioni parlano di Etihad interessata ad usare gli slot Alitalia per collegare Linate con due suoi hub del Nord: Berlino, servita da Air Berlin (posseduta al 30%) e Zurigo da Darwin (posseduta al 33,3%). Al tempo stesso Alitalia potrebbe scegliere di operare su Linate destinazioni che ora sono servite da Malpensa, con una marginalizzazione dell’areoporto proprio alla vigilia dell’Expo. Roma, Autogrill licenzia 77 dipendenti con un fax Il gruppo Autogrill ha chiuso il locale di via del Corso a Roma, l’ex Caffè Aragno, e ha licenziato i 77 dipendenti con un semplice fax. I lavoratori hanno protestato ieri davanti al locale nel centro della capitale e raccolto la solidarietà dei cittadini. RASSEGNASTAMPA 15 martedì 1 aprile 2014 COMUNITÀ L’analisi Il commento Il cambiamento e il futuro della sinistra I passi necessari per non fallire Alfredo Reichlin SEGUE DALLA PRIMA E aggiungo subito che il senso di questo mie note è dire che il terreno dell’azione e della lotta politica si è spostato in avanti. Sono convinto - ed è questa la cosa essenziale che lo spazio per le forze che vengono dalla tradizione della sinistra e che non rinunciano a concepire la politica come espressione di grandi ideali e lotta per cambiare il mondo, non si sono ristretti. Anzi, potenzialmente si sono allargati. Non si tratta di guardare indietro ma di capire il senso di questo sorprendente presente che sembra voler cancellare di colpo tutto il passato. La spiegazione è che la vicenda italiana è giunta a un punto di svolta. L’ordine economico-politico che ha dominato l’Europa non regge e la conseguenza non è solo la crescita dei sovversivismi alla Grillo. Si è determinato anche una profonda rottura generazionale. Il che significa che la politica non parla più alla gente se non si misura con quel che di nuovo e di profondo si muove al di là della superficie e che riguarda la esperienza umana. I problemi politici cominciano a essere anche antropologici. I giovani sentono che l’ordine attuale (il «pensiero unico» mercatista) li condanna a non avere un futuro. Basta guardare le cifre della disoccupazione giovanile nel mezzogiorno. È un genocidio. Dietro la «rottamazione» c’è questa frattura. È tempo quindi di mettere in campo qualcosa di più di una politica che guarda solo nel breve periodo. Penso che bisogna cominciare a indicare anche un orizzonte, una prospettiva. Non parlo di correnti politiche tradizionali ma della necessità di un pensiero ideale e culturale che non rappresenti non freno ma un impulso allo sforzo in atto del Pd di «europeizzare l’Italia». Parlo di una visione, di una idea del futuro di questa lunga penisola protesa nel Mediterraneo e del suo ruolo in Europa. Una Europa che non si chiuda in se stessa ma che si apra al dialogo con i popoli nuovi. È evidente che occorre risolvere i molti problemi di cui qui non parlo: dal «fiscal compact» al ruolo del Senato. Ma è difficile farlo se non viene avanti una classe dirigente capace di coinvolgere la gioventù italiana dicendo ad essa la verità. È la verità è che l’Italia è di fronte a una sfida molto grande, a un vero e proprio appuntamento con la sua storia. Un «prima» e un «dopo», come fu quella straordinaria prova del dopoguerra che allora vincemmo con la Costituzione di una Repubblica democratica. La sfida che qualche decennio dopo ci ha rivolto il processo di europeizzazione era, L’intervento Decreto lavoro, modificare si può Luigi Mariucci SEGUE DALLA PRIMA Tanto meno può esserlo un decreto che viene da più parti criticato nel merito e non per ragioni di schieramento. Ricapitoliamo le critiche. La liberalizzazione pressoché indiscriminata del contratto a termine e dell’interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a tre anni e senza alcun vincolo alla assunzione definitiva, e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato non contrastano ma rafforzano la precarietà. Contraddicono gli impegni alla «riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno ed è, di questa natura. Siamo al centro di un grandioso passaggio storico, di un cambiamento che rompe tutti i vecchi equilibri della società italiana. Che cambia il nostro posto nel mondo. Si dirà che io la prendo troppo da lontano. Non lo penso. Penso invece che solo la consapevolezza della dimensione di questo problema è la condizione per aiutare le forze nuove a venire in campo e a combattere e a ritrovare una ragion d’essere e una prospettiva. A non regalarle a non si sa chi. Bisogna uscire dalle macerie delle vecchie ideologie e rimettere la lotta con i piedi per terra. Bisogna tornare a pensare il ruolo delle forze che io chiamo la sinistra come inseparabile dal destino dell’Italia. Il problema che ci sta di fronte è difficilissimo ma chiaro. Sta maturando è una grande crisi sociale. La verità è che questo modello di sviluppo non può più funzionare. Si parla di rilanciare la domanda. Ma una domanda (e una crescita) basata su questo tipo di economia e basato su una gamma di consumi come quelli attuali finanziati in buona parte a debito non ha più margine. Così non rinascerà mai una nuova civiltà del lavoro. Il rilancio dell’economia richiede lo sviluppo di nuovi consumi e quindi di una grande riforma dello sviluppo sociale e umano. Spetta a noi definire un nuovo nesso tra crescita e valorizzazione del lavoro umano, nel nuovo bisogno di libertà e di difesa dell’ambiente. Se non si fa questo il punto di rottura è più vicino di quello che pensiamo. Dunque una prospettiva. Portare a compimento la europeizzazione dell’Italia (Mezzogiorno compreso) come il grande obiettivo del Pd di una nuova sinistra. Ma non nascondiamolo: questo non è un problema sol- tanto economico. Comporta la ridefinizione della figura reale dello Stato-nazione, si tratta di porre su nuove basi lo stare insieme degli italiani. Ma questa cosa non si può fare dall’alto senza una mobilitazione di grandi masse, senza una riforma della morale e della cultura degli italiani, senza cominciare a chiamare le cose col loro vero nome. Cioè quali interessi e quali forze reali sono in gioco e quindi senza mobilitare altre forze e altri interessi. Si torna a rimpiangere Enrico Berlinguer. Ma questo fu il grande tema di Berlinguer, ciò che lui chiamò il «compromesso storico». Non era solo e non era tanto uno schieramento politico ma l’assillo di dar vita a un movimento reale e unitario che consentisse una «seconda tappa della rivoluzione democratica». Essendo la prima (l’antifascismo e l’avvento della Repubblica) rimasta incompiuta. E avendo egli ben chiaro che senza di essa la grande svolta della modernizzazione che già allora era in atto anche a livello mondiale avrebbe avuto ben altri protagonisti. Ed è ciò che abbiamo visto: la fine del compromesso democratico e la «rivoluzione conservatrice». Se guardo così alla sfida che abbiamo di fronte capisco sempre meglio perché era decisiva la costruzione di un partito «nuovo» (Scoppola). Non l’assemblaggio delle nomenclature di partiti del passato. Un partito della «nazione» (espressione per la quale sono stato molto sfottuto). Insomma, un organismo capace di dare alla nazione italiana quel fattore di integrazione sociale e culturale che è sempre stato debole ma che l’europeizzazione mette a rischio. Purtroppo non siamo riusciti a farlo. Ma forse troppi non hanno voluto farlo. Maramotti prodotto uno spezzatino insostenibile» e il forte investimento su scuola e formazione annunciati dal Jobs Act di Renzi nel gennaio 2014. Collidono con le direttive della Unione europea che vietano la reiterazione dei contratti a termine e l’uso distorto dell’apprendistato. Non premiano le imprese virtuose, che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma i comportamenti abusivi che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Non alimentano nuova e buona occupazione, ma drogano il mercato del lavoro, rafforzando i dualismi e favorendo il frazionamento delle assunzioni e la cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione. Cambiare quindi si può e si deve. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e comunque prevedendo un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cau- se che impediscono l’assunzione definitiva, ovvero introducendo una indennità risarcitoria in mancanza di conversione del rapporto, con una normativa ad hoc di tutela delle lavoratrici madri. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e va messa a regime l’incentivazione fiscale e contributiva della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione. Questi appaiono i correttivi necessari per non smentire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega. Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile. Claudio Sardo SEGUE DALLA PRIMA È questa la vera prova di forza: non ci possiamo permettere di fallire ancora, però occorre far bene. Anche una riforma senza equilibrio può produrre danni gravi. Quella del bicameralismo è la madre delle riforme. La più difficile, la più importante (e anche la più attesa, se si pensa al largo consenso che riscuote ormai da decenni). Vale più della stessa legge elettorale. Anche perché senza una distinzione nel ruolo e nelle funzioni delle due Camere, lo stesso Italicum non produrrà alcuna governabilità, anzi rischia di provocare scompensi devastanti. Peraltro, una buona riforma del bicameralismo potrebbe anche aprire la strada a quelle modifiche dell’Italicum che alla Camera sono state negate, e che invece appaiono sempre più irrinunciabili, checché ne dica Silvio Berlusconi. Renzi e la ministra Maria Elena Boschi hanno illustrato ieri il disegno di legge governativo, che recepisce alcune delle osservazioni mosse in queste settimane al primo testo-base. Si tratta di modifiche positive. Anche se la strada è lunga. E alcune questione cruciali non sono state finora neppure trattate. La scelta di fondo compiuta dal governo - fare del Senato il motore e la camera di compensazione di un federalismo cooperativo tra Stato, Regioni e autonomie locali - è seria e condivisibile. I paletti che Renzi ha indicato come «irrinunciabili» sono sostanzialmente tre: no al voto di fiducia, no a un voto determinante sul bilancio dello Stato, no a elezione diretta dei senatori. L’ostentato quarto paletto riguarda lo svolgimento gratuito del mandato a Palazzo Madama: nei fatti è un corollario dell’elezione di secondo grado. Ma, nonostante il suo valore propagandistico in un tempo di antipolitica, questo ritornello ossessivo alla fine incrina la visione d’insieme e banalizza il progetto: quegli stipendi non sono un criterio delle riforme, il vero obiettivo è ridare agli italiani una democrazia più solida e decidente, tale da riportare il Paese sulla via di un nuovo sviluppo. Questa capacità di parlare la stessa lingua di Grillo o di Berlusconi è considerata una grande virtù di Renzi. Di certo, è un’opportunità oggi per la sinistra, in mezzo a questa drammatica crisi sociale, avere un leader con forti doti comunicative. Ma il linguaggio è anche cultura, sostanza. E alla fine può renderti schiavo. La sfida di Renzi - e del Pd che non deve trasformarsi in un partito personale, pena la perdita della propria anima - è conservare la virtù e mettere l’energia nuova a servizio di un disegno che coinvolga e rilanci davvero il Paese. Le riforme istituzionali - per quanto poco «popolari» - sono emblematiche, oltre ad essere una pre-condizione di un cambiamento strutturale. Un gruppo di costituzionalisti si oppone radicalmente alla riforma di Renzi con l’argomento che il Parlamento è delegittimato e che l’obiettivo di rafforzare l’esecutivo contiene insopportabili rischi autoritari. L’obiezione non convince se posta come una pregiudiziale: ci pare molto più pericoloso, ai fini della tenuta democratica, che la legislatura si concluda ancora una volta con un nulla di fatto. Una parte del Pd, come di altri partiti, spinge invece per dare al Senato un’identità diversa da quella delineata dal governo: camera delle garanzie anziché delle autonomie (e di questi rilievi si è fatto interprete anche Pietro Grasso). La prospettiva pare, a dire il vero, poco funzionale per un Paese che ha deciso di non rinunciare al regionalismo e che non può più affidare alla Corte costituzionale o all’informalità della conferenza Stato-Regioni tutto il contenzioso politico-legislativo. Tuttavia il tema delle garanzie è apertissimo. E il testo del governo non lo affronta. Ecco, questo vuoto va assolutamente colmato. A fronte di un premio di maggioranza alla Camera, che può essere anche molto elevato, chi elegge il presidente della Repubblica? E chi elegge i giudici della Consulta e i componenti del Csm? Non bastano certo 148 senatori per equilibrare i numeri di Montecitorio e impedire che il super-premio di maggioranza determini non solo il premier ma anche il Capo dello Stato. La platea dei grandi elettori deve diventare certamente molto più ampia della somma di deputati e senatori. C’è poi una questione di coerenza: se Renzi ha deciso di insistere sul modello tedesco del Bundesrat, allora deve dare alle rappresentanze regionali in Senato un peso assai maggiori di quelle dei sindaci (le Regioni fanno le leggi, i Comuni no). E i 21 nominati dal presidente della Repubblica non sembrano aver alcun senso in un Camera delle autonomie, mentre invece potrebbero averlo in una Camera dei Lord, sul modello inglese, come invocano i sostenitori del Senato delle garanzie. Si è mosso il primo passo. Ora va allargato il consenso. Utilizzando rilievi e critiche per migliorare il testo ed evitare contraddizioni che potrebbero alla fine travolgere il tutto. Berlusconi ieri ha lanciato un avvertimento al governo: la riforma si fanno con tutti, ma lui resta un interlocutore poco affidabile. Farebbe bene Renzi a scommettere di più sul suo Pd, anche sulle diverse anime, senza cadere alla tentazione di considerarle come un intralcio al proprio primato personale. RASSEGNASTAMPA 16 martedì 1 aprile 2014 COMUNITÀ Dialoghi Destra e sinistra in Europa Ipnotizzati dai numeri si trascura il diverso impatto che può avere sulla crescita e sull’occupazione la qualità della spesa pubblica: per ogni voce di bilancio è doverosa una valutazione degli impatti nel medio e lungo termine non solo delle riduzioni ma anche degli incrementi delle varie voci della spesa pubblica. ASCANIO DE SANCTIS Luigi Cancrini psichiatra e psicoterapeuta Sostiene Schultz, candidato del Pse-Pd alla guida della Commissione Europea, che tagliare le spese legate allo stato sociale diminuendo salari e garanzie dei lavoratori può forse attirare gli investimenti, interni e dall’estero, permettendo di rispettare i vincoli europei e di rendere più competitivo il nostro sistema industriale e che questa politica non ha funzionato, però, perché ha portato a una diminuzione della domanda interna e della massa di denaro circolante. Insistere su questa strada, CaraUnità Il contrario dell’austerità In questi giorni si è giustamente ricordata l’esortazione di Enrico Berlinguer alla moralità politica e all’austerità e ci si rende conto di quanto inascoltate siano state le sue parole. Occorreva la crisi economica per capire l’assurdità degli stipendi milionari di certi manager di Stato, di certi trattamenti pensionistici, dei sempre eccessivi emolumenti dei politici? La realtà è che in quest’ultimi trent’anni si è affermata una vera e propria ideologia, a cui non si sono sottratti neppure molti intellettuali, per la quale il guadagno doveva rappresentare l’unico metro per misurare il successo lavorativo o professionale, a prescindere dal suo intrinseco valore, e ciò ha riguardato tutti i ruoli, nel privato come nel pubblico, nelle libere professioni come nell’arte o nello sport. Quando si parla di costo della vita si dimentica che in esso confluiscono anche tutti detti eccessi. Ancor oggi si ragiona così, anche se nel contempo si esprime tanta ammirazione per il francescanesimo di Papa Bergoglio. Loris Parpinel Cibi sicuri e informazione La sicurezza alimentare rappresenta un diritto, quello di mettere in tavola L’intervento Milano cambi passo, non solo per l’Expo Graziano Gorla Segretario generale della Camera del Lavoro di Milano ● che ha registrato un importante dibat- DA POCHI GIORNI SI È CHIUSO L’VIII CONGRESSODELLACAMERADELLAVORODIMILANO, tito interno ma che si è anche aperto alla città sui principali temi al centro del mondo del lavoro e della vita cittadina con l’elaborazione di una serie di proposte, che partono dalla consapevolezza che Milano può giocare un ruolo fondamentale nelle dinamiche dello sviluppo economico e sociale del Paese nei prossimi anni. Expo 2015 è un’unica e straordinaria occasione e per questo è indispensabile che Milano si presenti bene all’appuntamento del prossimo anno, mettendo in moto risorse economiche ed umane per avviare un cambio di passo che renda la città più accogliente e vivibile, protagonista del cambiamento Questo giornale è stato chiuso in tipografia alle ore 21.30 incalza Schultz, aiuta soprattutto chi dispone di grandi capitali ma non ha ricadute positive sul livello di vita dei lavoratori e di tutta la popolazione. Il rapporto fra deficit e Pil può essere migliorato, d’altra parte, con l’aumento del Pil invece che con la diminuzione delle spese: incrementando i consumi, cioè, e favorendo la crescita attraverso un aumento della domanda e degli investimenti pubblici. Su linee che sono quelle seguite con successo, in questi anni, dall’amministrazione Obama con cui Renzi ha trovato significative sintonie. Facendo proprio il suo slogan (yes, we can) e il suo sforzo di pensare allo Stato come a un redistributore di risorse il cui dovere principale è quello di diminuire le disuguaglianze. Mettendo al centro del suo interesse chi ha di meno, non la sicurezza di chi ha di più. Rifiutando le ricette di destra e seguendo vie che sono quelle di una sinistra moderna nell’Europa di oggi e di domani. Via Ostiense, 131/L 00154 Roma [email protected] alimenti sicuri, che corrispondano a quanto promettono. Il consumatore, sommerso da messaggi di scandali su questo o sul quel prodotto, finisce con il diventare diffidente. E dall’altro viene fatto oggetto di una battaglia commerciale che enfatizza alimenti sempre più sani, sicuri e naturali. Bersagliato da ogni parte, in balia della paura di non scegliere bene, il consumatore finisce con l’avere timori che lo inducono ad allontanare dalle proprie scelte i prodotti che ritiene poco affidabili, più sull’onda di una percezione che di un’analisi serena. Ed è proprio per spezzare un percorso che rischia di essere viziato, che corre l’obbligo a chi governa il sistema di offrire non solo messaggi chiari, ma anche strumenti che possano tranquillizzare. Mario Pulimanti Non siamo tutti razzisti Qualche giorno fa ho assistito a un atto di razzismo da parte di una signora bionda nei confronti di un ragazzo africano molto conosciuto nel quartiere romano di Tor Pignattara. Farouk è un ragazzo splendido, sempre sorridente e dignitoso, che non chiede le elemosina ma, bensì, aiuta, guadagnando qualche euro per necessario al Paese per uscire dalla crisi. I fatti recenti, le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto manager della regione Lombardia, pongono con forza il tema della legalità, tema che il sindacato ha sempre avuto al centro del proprio operato. Ma riteniamo che questi eventi non debbano bloccare i lavori dell’Expo. Occorre evitare di avere una visione pessimistica, atteggiamento tipicamente italiano, ma guardare ed agire con fiducia mettendo in campo tutte le energie necessarie affinchè Milano non perda l’appuntamento con il proprio futuro. Expo 2015 deve riuscire e deve avere tre principali obiettivi da raggiungere: - una riorganizzazione della città che prenda spunto dall’avvio dell’area metropolitana, a partire dal miglioramento dei quartieri disagiati; - il perseguimento di una via alta allo sviluppo, con il rilancio di settori strategici per Milano ed il suo territorio, quali il settore della ricerca e salute, dell’Information technology, della multimedialità e della filiera della produzione di materiali ecocompatibili, della cultura e del settore artistico e dello spettacolo; - uno sviluppo che non può essere solo quantitativo ma di qualità e che parta dalla difesa dei beni comuni, una città insomma che guardi sempre di più all’Europa, che ritrovi fiducia in se stessa, nelle sue capacità e nelle molte eccellenze di cui dispone a parti- sopravvivere, i tanti commercianti della zona. Eravamo al bar quando Farouk ha ricevute invettive razziste e xenofobe da parte della signora: «Puzzola», «Te ne devi andare al tuo paese con il gommone con cui sei arrivato» e altre bestialità del genere. Mi sono indignato e sono intervenuto insieme alla mia ragazza per stoppare la signora. Ho anche denunciato il fatto a varie associazioni romane antirazziste. Avrei denunciato volentieri la signora alle forze dell’ordine ma, la stessa, dopo il nostro intervento si è dileguata. Voglio dire chiaramente che sono tantissimi gli italiani che non si riconoscono in chi fa della ignoranza e del razzismo un vanto. Questa breve storia di ordinario razzismo può servire affinché i lettori sappiano che dinanzi ai soprusi si deve reagire sempre, con indignazione e fermezza, non consentendo a persone del genere di avere la meglio. Se vogliamo migliorare davvero questo Paese, tocca a noi cittadini reagire cambiando lo status quo, partendo dalle piccole e, apparentemente, insignificanti vicende di razzismo. La mia ragazza e io avremmo potuto farci i fatti nostri, come tanti in quel bar compresa la proprietaria, non lo abbiamo fatto e ne siamo orgogliosi Francesco Fiore re dal capitale umano, intellettuale, economico e finanziario. Ma non c’è solo l’Expo, ci sono altre questioni aperte e altre nuove priorità che politica e forze sociali devono affrontare. Occorre più welfare per dare risposte al crescente disagio sociale, alla povertà, alle diseguaglianze che minano la dignità delle persone e allontanano gli esclusi da ogni possibilità di essere reinclusi nella società, partendo dalla positiva esperienza della Fondazione welfare nella quale il sindacato è protagonista. Il Comune di Milano gioca un ruolo fondamentale, a partire dalle politiche della casa, che in questi anni sono state un poco trascurate, e dal trovare adeguate risorse per potenziare i servizi dello stato sociale, razionalizzando ove necessario, ma ampliando e migliorando la qualità. Milano ha una borghesia che deve ritornare a credere negli investimenti produttivi e nella propria città, destinata a diventare la futura città metropolitana. Al sindaco Giuliano Pisapia dico che vanno considerare strategiche le aziende pubbliche locali, che necessitano certamente di interventi per migliorarne efficacia e qualità, ma che sono indispensabili per garantire ai cittadini servizi che difficilmente imprenditori privati potrebbero eguagliare in qualità e con i costi attuali. Il futuro di Milano e della sua amministrazione dipendono dalla coerenza con cui si perseguiranno questi obiettivi. La tiratura del 31 marzo 2014 è stata di 64.350 copie L’iniziativa La riforma delle istituzioni e la libertà di ricerca scientifica Marco Cappato Filomena Gallo Coordinatore del Congresso Segretario dell’Associazione Mondiale per la libertà Luca Coscioni di ricerca scientifica ● IL METODO SCIENTIFICO CONTIENE IN SÉ RISORSE IMPORTANTI PER DIFENDERE IL METODO DEMOCRATICO, DELLE QUALI È BENE TENER CONTO anche nell’affrontare le riforme istituzionali e la trasformazione del Senato. Uno dei limiti più evidenti dei sistemi - almeno formalmente democratici - è infatti l’incapacità di esprimere politiche di lungo periodo rispetto a obiettivi di breve periodo, e di tenere in considerazione le verità laicamente affermate e costantemente aggiornate dalla ricerca scientifica all’interno del processo decisionale di Parlamenti e governi. Sarà questo uno degli aspetti trattati dal terzo incontro del «Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica» promosso dal Partito radicale e dall’Associazione Luca Coscioni (4-5-6 aprile, Roma www.freedomofresearch. org). L’elenco dei temi che si potrebbero portare ad esempio è lungo. Discuteremo in particolare delle nuove frontiere della biomedicina (i «casi Stamina» che proliferano nel mondo o i tentativi di sacralizzazione dell’embrione che proseguono in Europa), delle libertà nel mondo digitale, delle neuroscienze, di proibizionismo sulle droghe, oltre del cosiddetto «rischio Vesuvio», che è in realtà una certezza denunciata dai Radicali davanti alle giurisdizioni internazionali. In tutti questi casi, il combinato disposto di manipolazioni mediatiche, interessi di cortissimo termine, violazione delle regole e sottovalutazione (o censura) dei dati di fatto forniti dalla scienza producono decisioni disastrose contro l’interesse generale anche quando formalisticamente rispettose delle procedure «democratiche». Nel momento in cui si mette mano a una delle due Camere del Parlamento italiano, sarebbe folle non cogliere l’occasione per migliorare la qualità del processo decisionale parlamentare. Se alcune considerazioni di fondo rinviano all’architettura istituzionale e alla legge elettorale - determinante per diminuire o, al contrario, consolidare lo strapotere dei partiti sui candidati- altre riguardano misure più direttamente legate alle procedure interne e alle modalità di lavoro dell’assemblea parlamentare. Nell’incontro del congresso mondiale, al quale parteciperà il presidente del Senato Pietro Grasso, prenderemo in esame le migliori esperienze internazionali per integrare il sapere scientifico nel processo decisionale. Le soluzioni possibili sono molte, solitamente affermate nel mondo anglosassone: dall’obbligo di valutazione preventiva dei rischi e dell’impatto che ogni scelta pubblica implica, ad un potenziamento degli strumenti di indagine e di controllo da parte dell’assemblea, avvalendosi del coinvolgimento costante della comunità scientifica e del mondo della cultura. In discussione sono anche le forme di partecipazione diretta delle personalità scientifiche in quanto membri della stessa assemblea: una funzione che la nostra Costituzione affida alla nomina dei senatori a vita e che ora può essere rafforzata utilizzando le competenze delle società scientifiche e la plurisecolare esperienza dell’Accademia dei Lincei (non è un caso che proprio l’Accademia delle Scienze russa sia stata la prima vittima dell’involuzione autoritaria di Putin, come testimonierà al Congresso lo storico russo Askold Ivantchik). Proprio perché basato sul metodo empirico della prova e dell’errore, il sapere scientifico è un antidoto potente contro derive ideologiche e populiste che già sono state responsabili - alimentate dai nazionalismi delle peggiori tragedie della storia recente. È dunque necessario ricorrere a quell’antidoto per rafforzare le nostre istituzioni, per costruire loro «fondamenta solide, ben progettate, che non sprechino quelle competenze necessarie per decidere razionalmente in merito a problemi dai quali dipende la qualità della vita dei nostri figli e nipoti», come ha scritto la senatrice a vita e professoressa di farmacologia Elena Cattaneo che interverrà all’incontro di Roma. Cattaneo, insieme a Gilberto Corbellini, Piergiorgio Strata, Giulio Cossu e altri, costituì ormai dieci anni fa il Comitato promotore che raccolse la sfida - lanciata da Luca Coscioni con Marco Pannella- di un Congresso permanente che riunisca politici, scienziati e cittadini per contrastare la minaccia fondamentalista così come, nel dopoguerra, il «Congresso per la libertà della cultura» di Ignazio Silone contrastò il totalitarismo sovietico. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 4 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it GOVERNO E PARTITI Il premier incassa il sostegno di Napolitano e lancia il guanto ai contrari: «Saranno minoranza» Senato, si cambia La sfida di Renzi Il Consiglio dei ministri dà il via libera al disegno di legge che modifica la seconda Camera del Parlamento di MICHELE ESPOSITO ROMA - Dopo una vigilia di aspre polemiche, è con un voto unanime che il Consiglio dei ministri dà il via libera al ddl che cambierà Senato e Titolo V della Costituzione. Una riforma che è «una grandissima svolta per la politica e le istituzioni» e che chiude «un dibattito trentennale», annuncia il premier Matteo Renzi al termine del Cdm, confermando che il Senato del futuro non sarà elettivo, costerà molto meno e non voterà né la fiducia né il bilancio. E lanciando il guanto di sfida al popolo dei contrari: «saranno in minoranza, al Senato e nel Paese». Renzi, quindi, non frena il treno delle riforme e dopo un Cdm durato quasi due ore appare ancora più sicuro. Anche perché, nel frattempo incassa nuovamente il sostegno del presidente Giorgio Napolitano. «E’ noto da tempo» che il capo dello Stato abbia espresso la sua convinzione sul «superamento del bicameralismo paritario», spiega il Quirinale. E un plauso arriva anche dall’ad della Fiat Sergio Marchionne, che invita a non frenare il premier ‘rottamatorè perché i mercati «stanno apprezzando ciò che sta accadendo in Italia». E Renzi non sembra intenzionato ad arretrare di una virgola. “E’ fondamentale» che si arrivi all’ok della prima lettura del ddl al Senato «entro le europee», sottolinea, avvertendo che, “di fronte a populismo e antipolitica», la classe politica non debba mettere, come gli struzzi, «la testa sotto la sabbia». L’obiettivo, rileva il premier, è portare avanti un «elemento di novità», ovvero il fatto che, ora, «i cittadini vedono come la classe politica stia rischiando assieme a loro». Concetto che, in un’intervista a Sky Tg24, Renzi gira direttamente al M5S: “Non è un caso se in questo momento quello che più di tutti, come si dice a Roma, sta a rosicà, è Beppe Grillo». Eppure, fino a poche ore fa, il ddl destinato a ‘rottamarè il vecchio Senato era ancora circondato da ombre. Tanti erano stati i dubbi a partire da quelli, particolarmente rumorosi, rivendicati dal presidente del Senato Pietro Grasso. Perplessità che oggi Grasso non smentisce, rassicurando, tuttavia, “sull’imparzialità» del suo ruolo. E a Grasso, oggi si affianca il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che, pur votando sì in Cdm, invita Renzi a non correre avanzando un dubbio, quello sui tempi, che serpeggia anche nei partiti alleati della maggioranza. Senza contare la fronda dei senatori Pd - circa 25 - che già ieri aveva manifestato il suo malumore in un documento e che oggi, nelle parole della senatrice dem Angelica Saggese, reitera il suo messaggio: «Non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa. Serve confronto». Parole a cui Renzi risponde per le rime. «Il Pd non mi preoccupa, credo ci sarà una grande condivisione del progetto», rimarca il premier, respingendo anche il pressing di FI sulla legge elettorale. A Berlusconi, infatti, assicura che il «Pd rispetterà gli impegni», sottolineando al tempo stesso di «non avere motivi» per dubitare che sia il Cavaliere ad infrangere il patto del Nazareno. Un patto che, oltre all’Italicum, comprende anche le riforme di Senato, Titolo V, e l’abolizione del Cnel, ricorda Renzi. Riforme su cui il premier era, stato chiaro fin da questa mattina: «mi gioco tutto, io non mollo». Matteo Renzi e Maria Elena Boschi | LA POLEMICA | Grasso: «Rivendico le mie opinioni» di TEODORO FULGIONE ROMA - Non si attenua lo scontro tra il presidente del Senato Piero Grasso ed il premier Matteo Renzi. Seppur nel massimo rispetto delle opinioni altrui e dei ruoli, i due rappresentanti istituzionali sono ancora protagonisti di un lungo ed inedi- Piero Grasso to botta e risposta a distanza. Motivo del contendere la riforma del Senato: Grasso ritiene essenziale che i parlamentari della nuova Camera alta siano eletti dai cittadini; Renzi propone il contrario. Ma, di fondo, quel che li divide è anche il metodo per arrivare all’approvazione di un testo che a Palazzo Chigi vorrebbero approvato rapidamente e non stravolto dal dibattito parlamentare. Al presidente del Senato non sono poi andate giù alcune pressioni interne al Pd. Grasso «rivendica la possibilità di esprimere le proprie opinioni senza che nessuno possa temere o ipotizzare una parzialità nell’esercizio delle funzioni». Il premier, invece, ritiene che «Grasso abbia commesso un errore“ perché «gli arbitri non possono giocare». Insomma, nessun passo indietro da parte dei due contendenti. Giorgio Napolitano osserva a distanza. Il Quirinale sottolinea che da sempre il Capo dello Stato è favorevole alla fine del bicameralismo perfetto ma anche che il Colle ha scelto di astenersi dall’intromettersi nel dibattito tra governo e forze politiche. Fa sentire la sua voce anche il presidente della Camera Laura Boldrini che propone una difficile mediazione: «E’ importante che vi sia un dibattito - dice la terza carica dello Stato - è giusto affrontare questo tema con tutti, anche se io non voglio entrare nel merito». In assetto di guerra, invece, una parte del Pd. In queste ore, la fronda di 25 senatori firmatari di una lettera a Renzi con la richiesta di «non porre ultimatum» sembra allargarsi. Esce allo scoperto la senatrice lettiana Angelica Saggese, secondo la quale il numero di parlamentari non allineati sarebbe più alto. «Vogliamo riformare il Senato ma non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa - dice -. Serve confronto e spero che Renzi lo accetti». LEGGE ELETTORALE L’ex Cavaliere invita ad approvare prima l’Italicum Berlusconi incalza: «Matteo rispetti i patti» Forza Italia contraria a che si dia priorità ad altre riforme. «Non accetteremo testi preconfezionati» di YASMIN INANGIRAY ROMA - Rispetto dei patti ed approvazione quanto prima della nuova legge elettorale. Silvio Berlusconi prende carta e penna ed in una lunga nota fa emergere i malumori che già da diversi giorni covano nelle file di Forza Italia riguardo al sorpasso, in Senato, del resto delle riforme rispetto alla legge elettorale approvata già da Montecitorio. Un’ipotesi che non piace al Cavaliere pronto a chiedere conto a Renzi ricordando quanto sottoscritto insieme nell’ormai famoso patto del Nazareno: «Rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto» è la premessa dell’ex capo del governo indisponibile ad accettare «testi preconfezionati» e contrario all’idea che si dia ora priorità ad altre riforme rispetto all’Italicum: «Speriamo - è l’auspicio - che le divisioni emerse nel Pd non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni». Parole a cui risponde direttamente il premier convinto che nel Pd non ci saranno defezioni. Ma la tensione tra i rispettivi partiti non accenna a diminuire. A puntare i piedi sono prima i ca- pigruppo azzurri di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, che in una nota congiunta chiamano in causa la spaccatura interna al Pd e le tensioni tra Renzi ed il presidente del Senato Pietro Grasso: “In questo clima di preoccupanti convulsioni - osservano - occorre ribadire che la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale». Di tutt’altro avviso i loro omologhi del Pd, Roberto Speranza e Luigi Zanda, che all’unisono controbattono: «La logica e la ragionevolezza rendono non solo opportuno ma anche necessario che, almeno in prima lettura, la riforma del Senato venga approvata prima della riforma elettorale». Silvio Berlusconi RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 5 BRUXELLES C’è la lettera di messa in mora Pubbliche amministrazioni in debito, l’Ue verso la procedura d’infrazione di LUCIA SALI Giorgio Napolitano | SCUOLA | Un decreto ad hoc per ex Lsu e dirigenti ROMA - Le soluzioni anticipate nei giorni scorsi dal ministro Giannini per risolvere due vicende spinose - quella dei lavoratori ex Lsu e l’altra dei dirigenti scolastici toscani - sono state messe nero su bianco. Ieri pomeriggio il consiglio dei ministri ha, infatti, approvato un decreto legge ad hoc per evitare disagi su entrambi i fronti e garantire il regolare completamento dell’anno scolastico. Soddisfatti i ministri Poletti e Giannini per l’approvazione del provvedimento che consente l’attuazione in tutto il Paese dell’accordo raggiunto venerdì scorso con i sindacati. In Toscana il giudice amministrativo ha annullato parzialmente il concorso, su base regionale, per 112 dirigenti scolastici bandito nel 2011 creando una situazione di difficile gestione dal momento che i presidi già nominati nell’anno scolastico 20122013 avrebbero dovuto lasciare il proprio incarico per effetto di questo annullamento. Le scuole coinvolte avrebbero dovuto di FRANCESCO CARBONE Stefania Giannini quindi essere affidate e un «reggente» (un preside che già gestisce altri istituti) e gli attuali dirigenti sarebbero stati riassegnati alle scuole di provenienza in sovrannumero. Con il decreto approvato ieri si congela di fatto la situazione, consentendo cioè ai dirigenti scolastici già nominati di rimanere, fino al rinnovamento della procedura di concorso, nelle sedi assegnate. La norma va, comunque, oltre la specifica vicenda. Potrà essere applicata, infatti, anche nelle al- tre regioni dove ci sono contenziosi simili aperti come, ad esempio, l’Abruzzo, il Molise, la Calabria e la Campania, qualora si venissero a trovare in una situazione analoga in seguito a pronunce dei giudici. Per quanto riguarda l’annosa vicenda dei lavoratori ex Lsu e dei cosiddetti «appalti storici» impiegati nei servizi di pulizia in oltre 4.000 scuole di tutta Italia, nei giorni scorsi i ministri dell’Istruzione, Giannini, e del Lavoro, Poletti, avevano già concordato, e annunciato, un Piano straordinario biennale di riqualificazione del personale attualmente impiegato nei servizi di pulizia delle scuole. Il processo di razionalizzazione della spesa pubblica ha determinato nel tempo una riduzione dello stanziamento per servizi di pulizia nelle scuole di circa 250 milioni l’anno. Una norma per Toscana Calabria e Campania BRUXELLES - Dopo mesi di avvertimenti all’Italia sul rispetto della direttiva Ue sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, la pazienza di Bruxelles sembra essere finita. Il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha dato mandato ai suoi servizi di avviare le pratiche per l’invio di una lettera di messa in mora, primo passo formale dell’apertura di una procedura d’infrazione. Il premier Matteo Renzi ribatte però mettendo una nuova data nel già fitto calendario della sua «to do list’’: il problema - spiega - sarà risolto con l’arrivo dal 6 giugno della fatturazione elettronica, con cui sarà «immediato il pagamento». La decisione di Tajani è arrivata dopo l’incontro con il presidente dell’Ance Paolo Antonio Tajani Buzzetti, che ha portato a Bruxelles nuova documentazione: per esempio, Ance Piemonte segnala 5 mesi in media di tempo per effettuare i pagamenti contro i 30-60 giorni previsti dalla direttiva Ue, mentre Ance Napoli e Ance Calabria indicano 10-12 mesi. «Andrò avanti con fermezza», ha assicurato Tajani, che ha detto di essere «rimasto insoddisfatto dalla risposta lapalissiana dell’Italia» dello scorso 10 marzo in cui negava i ritardi e chiedeva a Bruxelles di dimostrarli. I dati forniti dall’Ance alla Commissione, di cui è advisor insieme a Confartigianato, parlano anche di 11 miliardi di debiti arretrati solo per il settore edilizio non coperti da nessun provvedimento. E segnalano che l’80% dei ritardi è dovuto ai vincoli imposti dal Patto di stabilità interno agli enti locali che, pur avendo i soldi in cassa, non pagano per non sforare il tetto del deficit, spinti in questo circolo vizioso dalle regole contabili italiane per cui si mette a bilancio solo quando pagato. Per il premier, però, la situazione è diversa. «Dopo anni in cui chi c’era, non è riuscito a fare, ora dia- mo delle risposte, e il commissario Tajani - ha detto Renzi lanciandogli una stoccata - ha una emergenza, che è quella di andare in campagna elettorale: io lo capisco e gli faccio il mio in bocca al lupo anche se è di Forza Italia». Quanto ai debiti pregressi, “secondo Bankitalia sono 68 miliardi, secondo i nostri uffici sono meno - ha assicurato Renzi - Ora metteremo tutti i dati online. Entro il 21 settembre paghiamo tutto». Tajani risponde stretto gire di posta. «a campagna elettorale non c’entra niente. Mi batto su questo dall’inizio del mio mandato. E’ un mio preciso dovere, oltre che un obbligo giuridico». La lettera di messa in mora non riguarderà il recepimento della direttiva su cui l’Italia rischiava una seconda infrazione: la risposta di Roma arrivata venerdì alle richieste di chiarimenti di Bruxelles su quella che sembrava un’interpretazione scorretta del pagamento della mora come alternativa al rispetto dei 30-60 giorni, ha detto il commissario Ue, sembra «dare ragione alla Commissione». Non c’è, però, una data precisa per l’effettivo invio della messa in mora. Questa, spiegano a Bruxelles, dovrebbe arrivare anche nel caso in cui Tajani dovesse lasciare la Commissione per l’Europarlamento dopo le elezioni. In dieci anni, dal 2001 al 2011 i dipendenti pubblici sono diminuiti di 367 mila unità passando dai 3.209.125 del 2001 ai 2.842.053 del 2011. E’ quanto emerge raffrontando gli ultimi dati del censimento Istat sulla pubblica amministrazione con la precedente rilevazione. Un calo occupazionale che pesa anche sull’andamento del tasso d’occupazione in Italia, se si tiene conto che la Pubblica amministrazione dà lavoro a circa il 12,7% degli occupati in Italia (22,25 milioni a gennaio scorso). Con il calo dei dipendenti della P.A. il censimento Istat rileva anche una riduzione del 20% del numero delle istituzioni pubbliche passate da 15.580 a 12.183. IL PROGRAMMA In settimana il documento economico e finanziario ROMA - Crescita più bassa di quella prevista dal precedente governo (0,8-0,9% invece dell’11,1%), con la speranza che il taglio delle tasse la porti fino all’1%, deficit intorno al 2,5-2,6% del Pil; piano di privatizzazioni e percorso di calo del debito. Ancora una settimana di limature e il Def arriva sul tavolo del Cdm, martedì 8 o mercoledì 9 aprile conferma Matteo Renzi. In tempo per trasmettere il documento a Bruxelles (entro il 10 aprile) ed al Parlamento. Poi, annuncia ancora il premier, nella settimana di Pasqua (il 15 o il 16 dice il premier) arriverà il decreto per il taglio dell’Irpef (che dovrebbe contenere anche la sforbiciata del 10% all’Irap) e questo per consentire ai tecnici le verifiche necessarie a far arrivare i famosi 80 euro nelle buste paga che saranno distribuite il 27 Il taglio dell’Irpef arriva a Pasqua maggio. Entro la fine del mese poi si procederà ad illustrare la riforma della P.a., quella del fisco e gli interventi per favorire l’innovazione tecnologica. Il tutto mentre in Parlamento si discute del decreto ‘Polettì sui contratti a termine. Dunque per quanto riguarda il documento di economia e finanza le cifre sembrano essere quasi ‘fissatè: lo stesso Renzi nei giorni scorsi ha spiegato che la previsione dell’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni dell’1% di crescita per il 2014 è «ahimè un pò ottimistica. Le nostre cifre non sono queste: nel Def avremo un dato tra lo 0,8% e lo 0,9% di crescita. Con gli 80 euro in busta paga spero che alla fine si arrivi all’1% e lo si superi». Quindi anche il deficit 2014, ora previsto al 2,6%, non dovrebbe subire grandi scostamenti. Ma il documento guarda comunque al prossimo triennio: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovrebbe così indicare i primi 3 anni di calo del debito (dal 2015 come previsto dal Fiscal Compact) e dunque l’implementazione del piano di privatizzazioni già avviato con il dossier Poste e che dovrebbe riguardare 9 società pubbliche. Ma il nodo, oltre alle cifre macro, è il reperimento dei fondi per dare seguito alla promessa di tagliare l’Irpef. Taglio che arriverebbe ‘più sostanziosò per la fascia di reddito tra 20.000 e 23.000 euro e lascerebbe però fuori gli incapienti. Mentre infatti il governo è a caccia delle coperture (da maggio a dicembre dovrebbe costare 7 miliardi) Forza Italia scrive a Napolitano: il piano di Renzi - accusa Renato Brunetta - non è coperto e sarà fatto a deficit mettendo a rischio la credibilità del paese. Renzi ironizza: «Il professor Brunetta è diventato un veggente: già conosce la manovra che ancora non abbiamo pubblicato». Ma è comunque proprio sulla rinnovata credibilità e al conseguente calo dello spread che il governo guarda per reperire parte delle risorse: poco più di 2 miliardi arriverebbero infatti dal risparmio sui tassi di interesse. C’è poi la spending review che, almeno alla voce ‘taglio a beni e servizì dovrebbe ‘reggerè fruttando almeno 1 miliardo. Gli altri che mancano all’appello, secondo alcuni, potrebbero arrivare da ulteriori tagli alla spesa farmaceutica (circa 1 miliardo), alla Difesa (ancora non è nota la posizione sugli F35) e ai dirigenti pubblici sui quali di abbatterebbe lo stesso taglio previsto dal primo aprile per i manager pubblici. Comunque Renzi, intervistato a Sky ‘giurà che per coprire il taglio non ci sarà nessuna una tantum né aumento della pressione fiscale. E un’altro problema sembra in via di soluzione: dal 6 giugno parte la fatturazione elettronica che permetterà di pagare in tempi brevi i debiti della P.a. evitando così di incappare in una nuova procedura di infrazione già annunciata dal vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 6 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it L’INTERVISTA Il consigliere lucano più vicino ai Pittella racconta le sue vittorie e si proietta sul futuro prossimo di SALVATORE SANTORO POTENZA - Parla Mario Polese. Il consigliere regionale sulle delle questioni spinose del Pd e della Regione mostra di avere le idee ben chiare. Un anno fa, politicamente parlando, la conoscevano in pochi. Oggi dopo aver ottenuto quasi 8 mila voti alle scorse regionali è sulla bocca di tutti. Ma lei in primis, se l’aspettava tutto questo? «Ammetto che devo moltissimo all’avventura di Prima persona cominciata due anni fa. Da uno sparuto gruppo di giovani ad un’associazione radicata in 60 Comuni, il passaggio è stato rapido, emozionante e lusinghiero. C’è molta gente che conta su di me e sul mio operato tanto da meritare attenzione e riflessioni. Tutto ciò mi permette di innescare un dialogo anche con chi è più scettico e di ascoltare le istanze di tutti i cittadini sul territorio. Vede Don Milani diceva: a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca. Ebbene io le mani le ho tolte dalle tasche e accetto e accetterò serenamente e responsabilmente le conseguenze di tale gesto, nel bene e nel male, fino all’ultimo giorno del mia investitura popolare». Ma non pare fermarsi sugli allori. A sorpresa è tra i candidati alla segreteria regionale del Pd. Come mai questa scelta? «Mi consenta di dire che la frase “fermarsi sugli allori”non mi è mai appartenuta, anzi. Ho deciso di entrare a far parte del gruppo consiliare del Partito democratico perchè convinto che esso rappresenta l'unico vero soggetto riformista e progressista nel nostro Paese. Con l'ascesa di Renzi il suo carattere riformatore ha assunto una valenza centrale. Con convinzione, quindi, mi sono tesserato al Pd pur non condividendo alcune dinamiche precedenti. La mia candidatura è nata quindi dalla volontà di portare all’attenzione degli aspiranti segretari una nuova piattaforma programmatica per evitare di incappare nell’errore di porre sempre al centro i nomi e non i programmi. C’è bisogno di un nuovo partito. Un partito più avvolgente e coinvolgente che non lasci chiuse le porte dei circoli nei territori ma che prenda linfa proprio da quest’ultimi». Cosa serve al Pd lucano che vive storicamente di contrapposizioni e “scontri”? «Il Pd è l’unico partito in cui si incrociano le diverse anime che lo popolano, le diverse storie politiche, culturali ed umane che diventano fattore di arricchimento e stimolo reciproco. La presenza di maggioranze e minoranze è il segnale di un dibattuto vivo e di garanzia degli iscritti. Altra cosa invece è il correntismo che è la degenerazione del dibattito franco e aspro. Il compito che spetterà al nuovo segretario, quindi, sarà quello di fare sintesi tra le diverse anime per evitare filiere, e dimostrare di avere una visione aperta e condivisa del partito dove la società sarà protagonista per realizzare progetti di crescita per il territorio». Intanto c’è la questione dei 4 candidati renziani. C’è ancora spazio per una sintesi? «Le sfide politiche ed elettorali che ci attendono consigliano di tentare una sintesi unitaria in cui tutte le anime del partito possano sentirsi rappresentate attorno alla candidatura di un segretario che è espressione dell'area che ha vinto il congresso nazionale in Basilicata e penso a Luca Braia». Perchè Braia? «Premesso che tutti i candidati hanno ot- «Braia è stato un bravo assessore e ha mostrato grande lealtà nel sostenere il governatore durante le primarie» «Ecco perchè ritiro la mia candidatura» Mario Polese spiega il proprio passo indietro per il congresso regionale del Pd e ora auspica l’unità dei renziani lucani L’ex assessore regionale e candidato alla segreteria regionale del Pd, Luca Braia time capacità politiche e sono persone di grande qualità umana e che nello specifico, all'interno dell'area renziana, la freschezza di Mitidieri e l'autorevolezza di Margiotta costituiranno certamente un valore aggiunto, Luca Braia e’ un politico che ha saputo dimostrare grandi capacità amministrative durante il ruolo di assessore e grande lealtà nel sostenere, sin dalle prime ore e con forza, il nostro governatore durante le primarie del centrosinistra per il candidato presidente». E’ l’idea condivisa dei renziani? «Dobbiamo provare a fare tutti un passo indietro nei personalismi per intercettare l'essenza vera di quella rivoluzione che il nostro segretario Matteo Renzi sta dimostrando essere l'anima reale di un partito vero, riformista ed inclusivo. Per quanto mi riguarda ritengo opportuno contribuire alla causa annunciando il ritiro della mia «Serve una sintesi per un candidato espressione dell'area che ha vinto con Renzi» candidatura alla segreteria regionale del Pd». Per arrivare a una candidatura unica serve un passo indietro anche da parte di Margiotta e Mitidieri... «Il mio impegno in queste ore sarà volto ad assicurare un'unità tanto del partito nel suo complesso, quanto nell'area cosiddetta renziana, al fine di procedere serenamente ad una dinamica congressuale che provi anche a salvaguardare le competizioni elettorali amministrative ed europee dove il Pd sarà protagonista». Intanto lei è considerato il braccio destro di Marcello Pittella. Si aspettava un inizio di legislatura così? «Spesso si esagera. Sono un consigliere regionale che, vede nascere e crescere la propria esperienza civica e politica al fianco di Gianni e Marcello Pittella e che oggi continua nel suo operato con un percorso autonomo, certamente all’interno di una dinamica di squadra, procedendo dentro un tracciato personale caratterizzato anche da momenti di sana dialettica, cosa che da sempre caratterizza e contraddistingue la nostra area politica. La posizione che ricopro oggi l’ho guadagnata con lavoro intenso e sul territorio. Mi creda, nulla mi è stato regalato. Ho solo da ringraziare per la fiducia riposta da loro e dai cittadini e spero di continuare a meritarla dimostrando impegno, dedizione e passione». C’è qualcosa che in questi pochi mesi avrebbe comunque fatto diversamente? «No perché sono entrato nel Palazzo del Consiglio con idee ben precise che riguardano l’attuazione di gran parte del mio programma elettorale. E sarà su questo che farò leva e su cui sto già lavorando. Mi rendo conto che tutto è perfettibile e quindi non sto tra- lasciando nessun consiglio o critica costruttiva. Sono pronto al dialogo a 360 gradi. Sono un neofita della politica e del Consiglio e sto lavorando duramente per restituire la fiducia riposta sia da chi mi ha votato e sia da chi mostra scetticismo». E c’è già qualcosa che a livello politico la rende orgoglioso? «Al di là delle polemiche, l’attenzione agli ultimi ed ai penultimi espressa tanto nel lavoro delle Commissioni quanto nella finanziaria, oltre che le proposte di riduzione dei costi della politica, sono un buon punto di partenza. Molti sono i cambiamenti che si sono realizzati in Basilicata nell’ultimo periodo. Si è aperta una fase nuova della politica italiana che sta avendo forti ricadute anche nelle regioni. Con l’avvento di Renzi stiamo assistendo ad una nuova politica: quella del fare e dei tempi scanditi. Con orgoglio e convinzione ho sostenuto sin dall’inizio, prima come segretario e ora come Premier, Renzi. Sono convinto che anche la fase congressuale regionale respirerà questa nuova fase di energia che si ripercuoterà positivamente, poi, anche nella politica lucana». Per concludere, un auspicio per il 2014… «Lavorare con serenità riaccendendo nei cittadini la fiducia verso la buona politica e i buoni amministratori. Mi auguro, infatti, che terminate le amministrative ed europee possiamo avere quella stabilità politica tale da consentirci di avviare quella nuova stagione di riforme che pone al centro i reali bisogni dei cittadini e del nostro territorio, con un pensiero particolare a quella che è la più grande risorsa di questa regione, che non è l'acqua ne il petrolio ma la nostra generazione». [email protected] «Il Pd rappresenta l'unico vero soggetto riformista e progressista nel nostro Paese» © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 7 Riunione fiume ieri al palazzo della Regione per il candidato sindaco unitario Il centrodestra si è riunito in conclave per convincere i Fratelli su Cannizzaro il consigliere regionale Mario Polese POTENZA - Ore decisive per il centrodestra e per il candidato sindaco della città di Potenza. La situazione è nota: tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia sono convinti che la migliore scelta per la candidatura a sindaco di Potenza sia quella dell’ex direttore generale del San Carlo di Potenza, Michele Cannizzaro. Il partito di Giorgia Meloni e Gianni Rosa invece continua a sostenere la candidatura dell’ingegnere Dario Luca. E’ una trattativa che va avanti ormai da un paio di settimane su questi due nomi. E con queste condizioni date è cominciata nel palazzo della regione (nelle stanze dei consiglieri di centrodestra) ieri sera alle 18 e 30 la riunione che dovrebbe essere definitiva. In un senso o nell’altro. Una riunione che però è andata per le lunghe. Gli “ottimisti” prevedevano al massimo per le 21 la chiusura dei giochi. E invece alle 23 la riunione era ancora in corso. E dalle indiscrezioni trapelava un clima di incertezza: «Si sta cercando ancora l’accordo». Sopra l’ex Dg del San Carlo, Cannizzaro. A destra Rosa e Taddei Insomma potrebbe volerci anco- finita) dovrebbe essere tutto più ra tempo. Ovviamente Cannizzaro chiaro. Ad ogni modo non mancarimane in pole. Su di lui come è no- no le indiscrezioni. to sono in sintonia Forza Italia Come dell’incontro avvenuto nel (che lo ha proposto), Popolari per fine settimana tra l’ex sindaco di l’Italia, Udc, e Nuovo centrodestra Roma, Gianni Alemanno (che di e La Destra. Mentre c’è la sola resi- fatto è il leader della parte di An stenza dei Fratelli d’Italia. Resi- confluita nel partito della destra stenza che evidentemente conti- con Fratelli d’Italia) e lo stesso Minua. chele Cannizzaro. Oggi comunque (dopo che la riuDa quanto si è appreso Alemannione di ieri sera prima o poi sarà no pur esprimendo stima nei con- Duro documento da parte del Partito democratico di Oppido Lucano L’assemblea cittadina ha deciso di non svolgere le convenzioni comunali per il congresso POTENZA - L’assemblea degli iscritti del circolo Pd di Oppido Lucano, guidato da Rocco Pappalardo, che si è riunito il 20 marzo scorso ha deciso in maniera unanime di non convocare la convenzione per la selezione dei tre candidati che parteciperanno alle Primarie aperte del 13 aprile 2014 e di richiedere un opportuno rinvio della data delle primarie a dopo le elezioni amministrative ed europee del 25 maggio 2014. C’è la motivazione politica alla richiesta di rinvio: «Così da consentire ai candidati alla segreteria regionale di illustrare in maniera ampia le proprie mozioni congressuali sul territorio regionale». Ma la “patata bollente” e la non convocazione della Convenzione comunale. In pratica gli iscritti del Pd di Oppido hanno deciso di non sottostare alla linea regionale. E lo scrivono in una nota dettagliata. In pratica a Oppido, stando alla decisione del Partito democratico locale, non verranno effettuate le primarie dei tesserati sui sei candidati alla segreteria regionale. Non verrà eseguita la scrematura che dovrebbe determinare solo tre nominativi per le Primarie popolari (aperte a tutti) che si svolgeranno il prossimo 13 aprile. Ma il Pd di Oppido Lucano propio non ne vuol sentire di organizzare questa “convenzione” «a pochi giorni dalla presentazione delle liste in vista dell’election day del 25 maggio prossimo, che interesserà ben 55 consigli comunali su 131 oltre che l’elezione del Parlamento Europeo, rischia di alimentare confusione e disorientamento tra il nostro elettorato». All’assemblea del Pd di Oppido quindi non è nemmeno piaciuto il rinvio delle convenzio- Una riunione del Partito democratico ni dal 27 marzo al 2 aprile. Nel- le varie “correnti- componenti la nota ufficiale si legge anco- -anime” del partito, fortemenra: «La ristrettezza dei tempi te diviso (visto il numero così entro cui convocare dette con- elevato di candidati alla segrevenzioni non consente un’ade- teria), debba essere garantita guata discussione che quanto dalla dirigenza regionale in meno la scelta di un segretario carica, evitando di scaricare regionale di un partito richie- tensioni sui Circoli territoriali derebbe». sempre più disorientati da inE ancora i democratici di Op- comprensibili tatticismi». Inpido si dicono convinti «che la somma una tegola per tutto il responsabilità della sintesi tra congresso regionale. | di ANTONIO POTENZA* POTENZA - Le primarie per le elezioni comunali di Potenza sono un falso obiettivo e non risolvono di certo i problemi più importanti all’interno della coalizione di centrosinistra. I partiti che ora chiedono a gran voce le primarie avrebbero dovuto ritrovarsi per tempo tutti allo stesso tavolo, per parlare di programmi e anche di nomi. I partiti minori mettendosi insieme, sarebbero potuti andare alla trattativa con il Partito democratico, affrontandolo alla pari. Invece, adesso, si pretendono le cosiddette primarie, senza regole certe, snaturandole e facendogli perdere completamente lo L’INTERVENTO FACCIA VERSO LE EUROPEE Venerdì a Potenza si confrontano Gianni Pittella e Flavio Tosi FACCIA a faccia a Potenza tra il sindaco di Verona Flavio Tosi e il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella. Ad organizzarlo è il Movimento Nuova Repubblica. L’incontro si terrà venerdì 4 aprile alle 11 alla Sala Inguscio della Regione Basilicata. Insieme al segretario nazionale del Movimento Nuova Repubblica Manfredi Ravetto ci saranno i dirigenti locali del movimento Alessandro Singetta, Michele Piccolella e Luigi Padula. L’incontro di Potenza è la continuazione di un confronto con il territorio che il Movimento Nuova Repubblica ha avviato lo scorso anno nel sud del Paese. L’obiettivo è quello di preparare un nuovo laboratorio in vista delle amministrative. «Vogliamo fare quello di cui tutti parlano ma nessuno fa – spiega Manfredi Ravetto una lista civica nazionale, mettendo insieme buoni amministratori locali e società civile». «Il confronto tra amministratori del Sud e del Nord Italia – spiega l’ex consigliere regionale Alessandro Singetta – è alla base del percorso che il Movimento Nuova Repubblica sta intraprendendo. Siamo convinti che le tecniche di buon governo debbano essere condivise a prescindere dalle distanze geografiche». | Primarie del centrosinistra per scegliere il sindaco: idea tardiva e senza senso spirito originario. Che senso ha, oggi, pretendere che ci siano delle primarie? Il nome del candidato a sindaco, poi, è stato espresso dal Partito democratico ed anche recepito dal tavolo di centrosinistra. “Spesso le componenti minori del centrosinistra accusano il Pd di fare indebitamente la parte del leone. Ed è vero che, con le percentuali che ha, il Partito democratico non potrebbe permettersi di decidere tutto senza lasciare fronti dell’ex dg del San carlo ha spiegato che i livelli roman idel partito non possono entrare nelle questioni locali e nelle decisioni che rappresentano la “sovranità territoriale”. Detto questo però l’impressione è che se le parti avessero voluto strappare lo avrebbero già fatto da giorni. Si cerca l’intesa. E’ ovvio. Resta da vedere come e quando. sal.san. agli alleati alcun margine di proposta. Ma il Pd ha l’organizzazione che gli permette di farlo. E difatti, nelle condizioni attuali, in caso di primarie, qualunque altra candidatura verrebbe spazzata via senza alcuna possibilità di successo. Adesso bisogna ripiegarsi e lavorare per aiutare questa città capoluogo al rilancio, considerato l’oggettivo stato di decadenza in cui versa. I partiti minori, dun- que, hanno la possibilità di farsi sentire con un peso e una considerazione diversa. “Basterebbe impegnarsi, ma sul serio, per le cose importanti. Non possiamo pensare che l’unico momento democratico, all’interno di una coalizione sia quello delle primarie. Ci sono da individuare le urgenze e gli obiettivi a media e lunga scadenza. C’è da costruire, su questi argomenti, un’intesa su punti comuni. C’è da rendere vincolante que- sta intesa per chiunque si candiderà. Il tutto nell’ottica di far sì che la politica serva davvero al cittadino, alla comunità potentina, e non ai rapporti interni e a mendicare una poltroncina. Ora è troppo tardi per sedersi intorno ad un tavolo circolare, idealmente parlando, senza alcun capotavola, per discutere e proporre nomi alternativi. Allo stato delle cose bisogna lavorare affinché la nostra amata città si risollevi da quel torpore in cui è sprofondata. Per il futuro i partiti minori ritrovino l’orgoglio e si diano da fare, ma davvero, per avere voce in capitolo. *Segretario regionale Popolari uniti © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 8 Primo piano POLITICA Tra nuovo assetto istituzionale e futuro della Basilicata il Pd a confronto a Matera Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it L’assemblea del gruppo regionale Pd a Matera per discutere del futuro delle Regioni di PIERO QUARTO MATERA - Ni alla riforma del titolo quinto che costituisce il grosso del dibattito politico nazionale di queste ore e un no secco all’idea delle macroregioni. Una forte difesa dell’identità e della struttura democratica ed elettiva della Basilicata ma non la rinuncia ad un percorso comune di progettazione con le altre realtà del Mezzogiorno. Attraverso gli strumenti nazionali e comunitari che vengono assicurati e a partire magari dalla programmazione dei fondi 2014-2020 che può avere una visione d’assieme che va anche oltre l’idea e le necessità della singola regione. Sono alcuni dei messaggi chiari che sono emersi ieri sera a Matera nel corso di un dibattito promosso dal Partito Democratico, introdotto dal capogruppo in Consiglio regionale Roberto Cifarelli, con gran parte del gruppo presente e con il presidente dell’assise di via Anzio Piero Lacorazza e il deputato lucano Vincenzo Folino sul “Il destino delle Regioni - Quali Riforme Istituzionali”. A chiudere l’appuntamento moderato dal segretario di Matera del Pd, Cosimo Muscaridola c’era il sottosegretario alla Salute e segretario regionale in carica Vito De Filippo. Ad aprire ed introdurre la questione Roberto Cifarelli che ha chiarito subito: «lo diciamo con chiarezza l’idea delle macroregioni di cui tanto si parla in queste ore non viene avanzata in nessun testo e nessuna proposta scritta. Non è contenuta nella riforma del titolo quinto del Governo. Non esiste. A livello nazionale oggi si discute del Senato e della sua composizione, della possibilità di conservare i senatori eletti, a livello locale si discute di questa riforma che amplia la potestà legislativa dello Stato rispetto alle Regioni. Ad esempio su questioni come le risorse energetiche. Ma non si parla di macroregioni, io credo» aggiunge Cifarelli, «che la somma di più debolezze non può diventare una forza ma solo una debolezza più grande. E questo accadrebbe mettendo insieme le regioni del Mezzogiorno. Altra cosa invece è concertare questioni rilevanti a cominciare da quella di programmazione comunitaria 2014-2020 attraverso l’istituzione di una cabina di regia che però non ha niente a che fare con la scomparsa delle Regioni». Di problema politico ha parlato il sindaco di Matera Salvatore Adduce quando ha sottolineato che «la soluzione più semplice, teatrale è quella di togliere indennità, parlamentari, eletti, il Senato. E’ la soluzione di chi oggi, Renzi, fa il più furbo di tutti. Ma rimane il problema politico, cioè la necessità di affrontare le questioni che riguardano i cittadini e l’efficacia degli interventi di cui oggi si sente davvero la necessità e l’urgenza». Così come di «necessità di non ridurre con queste azioni i servizi ai cittadini» ha parlato il segretario provinciale Bellitti. La voglia di cambiamento insomma non va scambiata, questo il messaggio che traspare dal dibattito, con la necessità di cambiare ad ogni costo ed in qualsiasi modo. «Noi viviamo una contraddizione di 20 anni di tentativi di riforme andati a vuoto ma oggi non dobbiamo correre il rischio di buttare via il bambino con l’acqua sporca, ma dobbiamo salvare la democrazia, il campanile, i territori. Dobbiamo inoltre difendere» ha sostenuto Vincenzo Folino, «ad ogni costo la Basilicata che non può essere messa in discussione e che deve mantenere la propria autonomia». Chiaro il pensiero del presidente del Consiglio Piero Lacorazza che ha aggiunto: «qui o non si cambia nulla o si vuole farlo troppo in fretta. Io sono favorevole all’idea di una semplificazione, alla necessità che ci siano strumenti di cooperazione territoriale, che «Nessuno parla di macroregioni. Meglio unica potenzialità progettuale» Nì alla riforma no a macroregioni De Filippo: «Titolo quinto va cambiato, si può migliorare in Parlamento» Folino: «Non buttiamo il bambino e l’acqua sporca. Difendiamo i lucani» ci possano essere gruppi di cooperazione territoriale che possano programmare interventi seguendo le indicazioni e gli strumenti presenti a livello nazionale e comunitario. Ma l’identità democratica di una regione non può essere modificata. Fermo restando che di macroregioni non si parla». A chiosare le diverse posizioni De Filippo che ha sostenuto: «ci sono ragioni oggettive per questo tipo di azione sulla modifica del ti- tolo quinto. Di fatto per tre volte è stata tentata questa riforma ed è sempre fallita per vari motivi, ultimo il tentativo di D’Alema. Stavolta è necessario dare un segnale e portarla a termine ma questo non vuol dire che non si possano avere margini di discussione sul provvedimento. A patto che non si tenti di far prevalere la solita politica del benaltrismo che tanti danni ha fatto. Ora io credo» ha concluso De Filippo, «che questa regione deve partecipare delle sedi che ci sono al dibattito per la sua autonomia facendo valere le sue proposte nelle sedi che ci sono. Non pensiamo a primarie, a congressi ma serve un profilo operativo e la voglia di avviare con le altre regioni del Mezzogiorno pun percorso che esalti le potenzialità progettuali del territorio». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA A Potenza nuovi assetti nell’ente; il Partito democratico si prepara alla riforma Nicola Valluzzi vicepresidente in Provincia di SARA LORUSSO POTENZA - Caso mai il decreto passasse anche alla Camera (la votazione è attesa per il prossimo 4 aprile), caso mai la riforma delle province in enti di secondo livello diventasse legge, il Pd ha prova a farsi trovare pronto all’appuntamento. Con il mini-rimpasto di giunta ufficializzato ieri in consiglio provinciale, il Pd mantiene saldo il comando dell’ente. Nicola Valluzzi, La Provincia di Potenza assessore alle Infrastrutture, è stato nominato vice- dell’attuale sottosegreatrio presidente della giunta, Graziano Delrio e già apruolo che rea invece detenu- provato in Senato prevede to da Massimo Macchia un depotenziamento dell’ente, con il mantenimento (Centro democratico). Il Partito democratico della struttura amminicon questa mossa si assicu- strativa, ma meno funzioni ra la guida dell’ente anche e un riassetto non elettivo in fase di transizione, in at- degli organismi istituziotesa della eventuale aboli- nali (in aula siederanno i zione delle Province per via consiglieri comunali, sencostituzionale. Nel frattem- za indennità aggiuntiva). Un commissario - ruolo po, infatti, il testo proposto che spetta al presidente o al vicepresidente in carica al momento dell’entrata in vigore della riforma - coordinerà la transizione. Con Piero Lacorazza decaduto per l’incompatibilità con il ruolo di consigliere regionale a cui è stato eletto a novembre, il Pd ha deciso di riappropriarsi del ruolo della vicepresidenza. La giunta continuerà a svolge- re le funzioni d’esecutivo fino al 31 dicembre 2014, sempre secondo quando previsto da questa prima riforma dell’ente. Ecco perché anche altri partiti del centrosinistra hanno deciso di sistemare l’equilibrio a piazza Mario pagano. Anche l’ex assessore Francesco Pietrantuono (Psi), eletto a viale Verrastro, ha lasciato l’aula provinciale. Ieri, in seduta di consiglio provinciale, è stata ufficializzata la nomina del nuovo assessore socialista, Antonio Rossino, che prenderà la stessa delega alla Cultura. Poi, nella prossima seduta si procederà alla surroga del consigliere Rossino con il primo dei non eletti nella lista del Psi. Tutti i posti così sono coperti, almeno fino alla fine dell’anno. Caso mai la riforma passasse. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 9 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it Nella nuova manovra finanziaria della Regione nessun salto di qualità Basilicata come la rana di Illy Assuefatta alla crisi, incapace di reagire segue dalla prima di NINO D’AGOSTINO Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae La prima rana in una pentola d’acqua messa a riscaldare a fuoco lento, la seconda in una pentola di acqua bollente. La prima rana, abituatasi al cambiamento graduale della temperatura dell’acqua, muore, la seconda, appena messa a contatto con l’acqua già bollente fa un salto e schizza fuori della pentola. Morale della favola: uno choc consente una capacità di reazione, una lenta deriva dà assuefazione, assopimento, incapacità di avvertire il pericolo e di conseguenza di correre ai ripari. La prima rana rappresenta metaforicamente la Basilicata di ieri e di oggi. Non c’è la percezione della gravità della crisi che risale a partire dagli anni ‘70 soprattutto nella classe dirigente, con in prima fila il ceto politico, specializzato in “tuttoappostismo”, incapace di vedere e sentire i tanti macigni economici e sociali che gravano sulla comunità regionale, determinandone il declino. Eppure i fatti sono incontrovertibili: la popolazione regionale è passata dai 640 mila abitanti del 1970 ai circa 570 mila di oggi. Se si proseguirà su questa scia avremo una ulteriore perdita di almeno 50 mila persone entro il 2030; la regione si sta spopolando in maniera drammatica, nelle zone interne in particolare; reggono la città di Potenza per motivi burocratici ed il melfese per un intervento esterno (la fiat), causato da logiche imprenditoriali che hanno poco a che vedere con la L’8 a Confindustria le prove: il migliore vince una settimana d’orientamento Luiss Summer School: il concorso Borsa di studio per studenti lucani UN concorso rivolto agli studenti del terzultimo e del penultimo anno degli Istituti superiori delle città e delle province di Potenza e Matera che potranno vincere una borsa di studio per la Luiss Summer School durante l’estate del 2014 a copertura totale dell’iscrizione, sia in formula residenziale che non. Si tratta dell’iniziativa promossa dalla Luiss Guido Carli in collaborazione con Confindustria Basilicata. Che avrà luogo, martedì 8 aprile, alle ore 17, nella sede potentina dell’associazione degli imprenditori lucani. E che ha come obiettivo quello di consentire agli studenti, attraverso un test, di comprendere in tempo, o meglio ancora in anticipo, le proprie capacità e i propri talenti, sfruttando un’opportunità formativa unica nel suo genere. Il programma dell’evento prevede il saluto del Presidente dei “Giovani Imprendi- La locandina della Luiss Summer School tori di Confindustria Basili- studio che gli consentirà di cata” Lorenzo Pagliuca e la frequentare gratis per una presentazione dell'offerta settimana la scuola di orienformativa Luiss a cura del- tamento seguendo le lezioni l’Ufficio Orientamento Luiss universitarie e preparandosi ai test di ammissione. Guido Carli. Per conoscere nel dettaA seguire si terrà il concorso borsa di studio Luiss Sum- glio le modalità di accesso al mer School per il quale è pre- concorso è possibile visitare vista la durata di un’ora: lo il sito www.conforma.basilistudente che alla prova rag- cata.it , o contattare la segreorganizzativa giungerà il punteggio più teria elevato vincerà la borsa di tel.0971.292935 Basilicata; il reddito regionale è frutto di un sistema produttivo quantitativamente e qualitativamente insufficiente e di una spesa pubblica di grande consistenza assoluta e relativa; i 2/3 della società lucana vive in condizioni a dir poco precarie, con al suo interno larghi strati di povertà e così via. Senza la Fiat, i fondi della ricostruzione post terremoto e l’enorme spesa pubblica fin qui avuti, ossia tre interventi esterni alla regione, oggi saremmo letteralmente in ginocchio: la Basilicata sarebbe grosso modo un deserto. Le cause del sottosviluppo sono note e fanno parte della copiosa letteratura economica sul Mezzogiorno: attengono senza dubbio a responsabilità e soggetti nazionali, riguardanti la politica, la grande impresa, i sindacati, i luoghi terzi (scuola, università, chiesa cattolica, ecc.), ma anche a forze interne alla regione e sono da attribuire prevalentemente alla sua classe dirigente, impegnata a creare, difficile dire se solo per colpa o anche per dolo, un contesto istituzionale ed operativo non certo ottimale per consentire il pieno impiego delle potenzialità socio-economiche presenti nella regione. La classe politica si è blindata nelle istituzioni ed ha distribuito la spesa pubblica, inseguendo il consenso elettorale in un’ottica di breve periodo, puntando alla propria sopravvivenza. È a ben vedere questo il maggior costo che la politica ci impone: sopportare istituzioni “estrattive”, per dirla con lo storico dell’economia, Emanuele Felice, finalizzate ad “estrarre”, dalla ricchezza comunque disponibile, rendite per una minoranza di privilegiati. Gli altri sono liberi di andarsene o mettersi in fila per ottenere qualcosa, dando in cambio consenso politico ed all’occorrenza elettorale. È così da tempo immemore. La manovra finanziaria licenziata dalla giunta Pittella, per restare nell’attualità, segue pedissequamente l’impostazione accennata in precedenza e attuata dai precedenti governi regionali. Disponiamo della solita distribuzio- ne a pioggia dei fondi, nessun volo d’ala nei suoi riferimenti organizzativi e strumentali (guai a parlare di piano di assetto del territorio, di corrispondente piano di sviluppo economico), avendo come sottofondo l’agenda Basilicata 2012, spostata al 2020, replicando strutture organizzative (cabine di regia varie) e riti concertativi fuori moda quanto inutili (ah! se lo sapesse Renzi), mettendo d’accordo l’intera classe dirigente, con particolare giubilo dei sindacati. Non è un caso che l’utilizzo delle royalties confermi quanto fatto in passato, finanziando il programma Copes, la forestazione improduttiva, la Sanità, perpetuando l’imbroglio dei suoi conti in ordine e l’Università. Così stando le cose, è di tutta evidenza che i proclami rivoluzionari che hanno caratterizzato le recenti tornate elettorale erano aria fritta. In questi giorni va registrato un certo fervore di attività da parte di movimenti non direttamente coinvolti nell’agone politico (azione cattolica, l’Inu, centri studi come la Svimez). «Non tirarsi indietro in questo particolare momento storico in cui tutto sembra non favorire i nostri territori» ha detto, giorni fa, Fausto Santangelo, delegato regionale dell'Azione cattolica. L’Inu in un suo documento insiste sulla necessità di dotare la regione finalmente di un piano territoriale che fissi la Basilicata dei prossimi 20 anni. La Svimez invita a avere visioni programmatiche di largo respiro. Vanno considerate rondini che non fanno primavera? Mah! Difficile dirlo. Certo è singolare la proposta del governatore lucano di mettere in piedi una cabina di regia (lo strumento imperversa ormai ad ogni pie’ sospinto) tra le regioni del Mezzogiorno continentale per programmarne lo sviluppo, quando non riesce a fare uno straccio di ipotesi per la Basilicata che sarebbe il requisito minimo per presentarsi ad un tavolo del genere. Ma tant’è. Come fare una regia del Sud se non si ha programma per la Basilicata? | GLI ALTRI LUOGHI DELLA POLITICA | L’eurodeputato allo stadio Per Liuzzi e i 5 Stelle Il cuore azzurro di Pittella summit on the beach Quella per il Napoli, per l’eurodeputato Pittella, è una passione grande e ormai datata. E nella tribuna del San Paolo per la super partita di domenica scorsa, il vicepresidente proprio non poteva mancare. A tifare, come sempre, per gli azzurri. Che alla fine hanno portato a casa il risultato sperato. Il Movimento 5 Stelle si è dato appuntamento in spiaggia, sabato scorso. Un incontro voluto da Grillo per fare il punto sulle elezioni europee, a cui ha preso parte una quarantina di parlamnetari, tra cui anche la deputata lucana, Mirella Liuzzi. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 10 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it L’ANALISI Un coerente centralismo è preferibile a un federalismo di cui la politica ha ribaltato senso e scopi. Da dove iniziano i vizi dei meridionali? MACROREGIONE in una Europa mediterranea Ma una riforma istituzionale non basterà a salvare il Mezzogiorno. La cura deve partire da noi stessi segue dalla prima di MAURO MALDONATO del Sud, riportano al centro dell’agenda politica i temi delle autonomie e del federalismo (termine come nessuno mai esposto, per ignoranza o malafede a una confusione senza precedenti). Le parole di Pittella giungono nel pieno di un dibattito riscaldato, sul piano nazionale, dal referendum secessionista in Veneto, dall’abolizione delle Province, dal collasso dei Comuni di Roma e Napoli; e sul piano internazionale dalle rivendicazioni indipendentiste della Scozia, della Catalogna e via dicendo. Venti anni fa, sulle pagine di Repubblica e della rivista élites, sostenevamo che è di gran lunga preferibile un coerente centralismo alla manipolazione di un sistema istituzionale –il federalismo –fondato su poteri controllati e autoregolati vicini ai cittadini e ai territori. Il risultato dell’insipienza e dell’irresponsabilità di una classe politica, che del federalismo ha ribaltato senso e scopi, moltiplicando burocrazie e tassazione, è sotto gli occhi di tutti. Gli indicatori del Pil pro capite e della qualità della vita mostrano che la disparità tra il Mezzogiorno e il resto dell’Italia è tornata ai livelli di oltre mezzo secolo fa. Il collasso economico del Sud è marcatissimo nel forte saldo negativo della bilancia commerciale del Mezzogiorno e nella vistosa risalita dei flussi migratori verso il Nord. L’unificazione monetaria e lo svuotamento delle politiche economiche nazionali hanno poi aggravato il divario tra aree centrali sviluppate e periferie sottosviluppate. Insieme ad altri “mezzogiorni” senza sviluppo, il nostro Mezzogiorno –come ha evidenziato il “monito degli economisti” pubblicato di recente dal Financial Times – è incamminato verso una marginalità senza speranza. Ed è davvero stupefacente l’indigenza delle analisi in circolazione, di fronte agli sconvolgimenti, le rotture e i traumi che si susseguono minuto per minuto. Come se una specie di tremenda incertezza avesse paralizzato gli intellettuali di questa parte del paese dentro qualcosa di enorme che si muove. E al pensiero, che dovrebbe comprendere, restasse solo il senso di uno stupore impotente. A tutti è ormai evidente la necessità di una riflessione (e un’azione) di largo respiro, che vada oltre la semplice individuazione del blocco conservatore che ha isolato e soffocato anche i più timidi tentativi di riforma; che ha avvolto ogni cosa nella spirale del “tutto e subito”, rafforzando invece il “niente e mai”; che ha ostacolato e rinviato ogni decisione. Non serve a molto parlare delle riforme di sistema, dei grandi problemi. Nel Mezzogior- no occorre concentrarsi sulla vita delle piccole comunità, delle imprese, delle comunità scientifiche, oppresse dai vizi del sistema. Un esempio. Poniamo esista una comunità virtuosa (da qualche parte di certo esiste!) soffocata dalla burocrazia, aggredita dall’apparato fiscale, dalla criminalità. Ecco, riformare vuol dire creare le condizioni perché che un sindaco, un imprenditore, un ricercatore possano svolgere le loro funzioni senza diventare eroi classici. In che modo? Sintonizzando (e commisurando) sin da subito i problemi, i criteri di valutazione e i progetti non più sul centro (la Roma ministeriale), ma sui bisogni della propria comunità; incoraggiando i suoi attori virtuosi; sconfiggendo nemici palesi e occulti; cambiando soprattutto la linea di demarcazione del bene e del male, del piccolo e del grande, dell’utile e dell’inutile. Vi è un’impresa? Bene! Liberiamola dall’oppressione fiscale, dalla foresta pietrificata della burocrazia, dalla morsa criminale, dalle corporazioni, dalla mentalità e dalla cultura anti-imprenditoriale così egemone nell’Italia meridionale. Non ci sarà mai una svolta da Roma senza dieci, cento, mille svolte spontanee, ognuna in rete con altre reti. Insomma, la centralità è nelle azioni di attori sociali e cittadini singoli che intraprendono, sperimentano: soprattutto che rispondono dei successi e dei fallimenti. Cambiare vuol dire, da un lato, legittimare l’iniziativa e l’intraprendenza e, dall’altro, delegittimare le politiche sovraordinate, l’idea che i diritti siano spettanze, la pervasiva allocazione politica delle risorse (e inevitabilmente dei valori). Illusioni, utopie? No. Illusorio è ostinarsi a credere che i cambiamenti del Mezzogiorno dipendano da leggi e provvedimenti governativi. I vizi meridionali derivano dalla lunga subordinazione a un centralismo burocratico; dalla delegittimazione della cultura dell’impresa e del lavoro; dall’assistenzialismo cliente- lare; dall’eterno piagnisteo meridionalista. È una storia iniziata nel 1860, quando la legittima domanda di unità nazionale da parte di minoranze attive divenne annessione-uniformazione, con la distruzione e auto-distruzione dello Stato meridionale storico, cui fece seguito una guerra civile decennale, nella quale si confusero insubordinazione contadina, legittimismo e brigantaggio endemico, concludendosi con la militarizzazione integrale di tutte le province meridionali, il declino dell’economia agraria, una grande ondata di emigrazione. La negazione di ogni autonomia è stata la radice dei nostri mali. Quanto tempo dovrà passare perché lo si riconosca? Una moderna MacroRegione meridionale potrà competere con il resto del paese, con l’Europa mediterranea e su scala planetaria, se saprà realizzare una drastica innovazione nella selezione di nuove classi dirigenti; se saprà costruire un’area libera in termini di diritto di regole di condotta, di mercato concorrenziale e innovazione culturale, federandosi con le altre macroregioni italiane del centronord ed europee. Su questa strada essa potrebbe candidarsi a sede di progetti strategici vitali, sinergie locali, competitività globale, liberando formidabili energie. Attenzione, però! Il punto di partenza per il cambiamento del Mezzogiorno non sarà quello di un ennesimo disegno di riforma istituzionale. D’altronde, neppure di questo siamo capaci. No, il punto di partenza dovrà essere la creazione di classi dirigenti (quella politica ne è solo una parte) identificate esistenzialmente con la propria missione. Le nostre malattie non si curano con l’aspirina o con riforme chirurgiche. La cura deve partire da noi stessi. Le minoranze di meridionali illuminati e consapevoli devono diventare attori di un’autosovversione che cambi se stessi, la propria terra, i propri figli. Senza chiedere più niente a nessuno. In un’e- «Senza i paesi mediterranei, l’Europa non è nemmeno concepibile» poca di formidabili trasformazioni geoeconomiche e geopolitiche favorite e accelerate dalla tecnica, non è affatto irragionevole pensare che l’antica relazionalità mediterranea possa convertirsi in un nuovo senso del noi come comunità, ritrovando la consapevolezza della necessità di metter mano a una vera e propria riforma di mentalità di portata generazionale. Non siamo obbligati ad essere quel caso del destino che è per noi il nostro passato. Così come un giorno dovremo tornare a discutere del perché ci siamo piegati alle tavole dei valori dell’Europa fredda che, con il suo sistema dell’impersonalità delle norme, ha colonizzato le nostre menti e ha trasformato la sovranità delle leggi in un rigido governo senza gli uomini; o, per meglio dire, in un governo di pochi uomini su tutti gli altri uomini. Che ne è stato di quell’antropologia mediterranea delle relazioni uomo-uomo, di quell’etica del “faccia a faccia”, che rappresentano una gerarchia di valori del tutto opposta alla freddezza, alla impersonalità, al burocratismo delle norme astratte delle culture non mediterranee? Senza i paesi mediterranei, l’Europa non è nemmeno concepibile. Dopo gli anni dell’allargamento ad Est, l’Europa è di fronte alla necessità di dotarsi di un ruolo mediterraneo efficace. Se non vogliamo diventare un’area di riserva è necessario un drastico riequilibrio a Sud che rimetta in gioco gli interessi e le vocazioni condivise di Francia, Italia e Spagna. Se il progetto di Unione Mediterranea prenderà corpo con il concorso di tutte le parti interessate saranno molti i vantaggi. Eccone alcuni: 1) una pluralizzazione e decentralizzazione dell’Unione Europea, oggi ingessata e distante dai diversi popoli e regioni dell’Europa; 2) la nascita di un soggetto geopolitico più vicino alle diversità popolari, nazionali, sub-nazionali e regionali, con uno strumento di cooperazione tra entità affini e vicine; 3) la spinta favorevole per poli geo-culturali a identità multipla, con scambi, cooperazione e concorrenza tra le culture mediterranee: un’unitas multiplex distinta dal Nord e Sud del mondo; 4) una cornice giuridica istituzionale più favorevole a relazioni di mercato tra imprese mediterranee, fuori da protezionismi e rendite politiche; 5) un soggetto di politica internazionale che contribuisca a regolare tensioni e conflitti nel Mediterraneo, soprattutto che arrivi dove ONU, UE, NATO hanno fallito o non sono capaci di giungere (cioè contribuire a processi di pace in Medio Oriente); 6) un contributo mediterraneo a nuove relazioni atlantiche bilaterali EuropaStati-Uniti, con una più efficace garanzia degli interessi congiunti; 7) una politica mediterranea di sicurezza più capace di intervenire sulle fonti e le diramazione delle reti del terrore. Le nostre istituzioni brillano di una luce simile a quella di costellazioni morte da molto tempo. L’unico atto intellettuale e politico che possa ridare loro senso e dignità è l’invenzione. È questa la posta in gioco. Vero, roba da far tremare le vene ai polsi. Ma è l’unica strada per ridare ai nostri figli il coraggio di restare e la speranza di poter creare in libertà. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it CIMICI IN REGIONE 11 Si indaga per intercettazioni abusive aggravate perché realizzate «in danno di pubblico ufficiale» Adesso lo spione rischia l’arresto Avviati gli interrogatori del personale della giunta, il responsabile rischia fino a 5 anni di LEO AMATO POTENZA - Rischia il carcere la “talpa”di via Verrastro. Resta soltanto da capire se ha commesso qualche errore capace di portare gli investigatori sulle sue tracce. E’ «installazione di apparecchiature atte ad intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche» l’ipotesi di reato su cui si starebbero concentrando gli investigatori dopo le cimici scoperte nel palazzo della giunta regionale. Un’ipotesi aggravata perché il fatto sarebbe stato commesso «in danno di un pubblico ufficiale nell’esercizio o a causa delle sue funzioni», dato che in sala Verrastro, dove sono stati trovati due dei tre dispositivi, si svolgono incontri e sedute della giunta regionale. Motivo per cui la pena massima prevista dal codice sale fino a 5 anni, superando la soglia oltre cui un pm può chiedere anche l’adozione di misure cautelari. Intanto, di fronte ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, è già iniziata la sfilata dei testimoni per ricostruire tutti i passaggi dalla scoperta delle cimici alla loro consegna. Non si tratta di una pura formalità dal momento che tra i primi accertamenti sui dispositivi verrà svolta anche una ricerca di impronte digitali. Sia all’esterno, dove è plausibile che sia rimasta traccia dei polpastrelli di chi li ha consegnati agli investigatori. Sia all’interno, dove è più difficile che ci sia stata quella che in gergo viene chiamata «una contaminazione» del reperto, che in questo caso è anche il corpo del reato. Il tecnico al lavoro sull’impianto elettrico della sala al primo piano del palazzo della giunta, gli agenti della vigilanza armata e quelli dello staff del governatore che l’hanno accompagnato a denunciare l’accaduto, devono spiegare se, e in che modo, hanno maneggiato i dispositivi. In particolare il microfono radio-trasmittente che la “talpa” avrebbe piazzato nella canalina dei fili elettrici sotto il tavolone delle riunioni. Tra tutti e tre i congegni si tratta infatti di quello che desta maggiore interesse, anche perché chi l’ha trovato ha detto che era ancora «caldo», quindi è probabile che fosse addirittura funzionante prima di essere scollegato dalla sua batteria. Gli altri due potrebbero anche avere una provenienza diversa, atteso che il primo, trovato sempre in sala Verrastro, è apparso «fuori uso» e molto più datato, per La microspia trovata al pian terreno del Palazzo della giunta. A destra la sala Verrastro al primo piano quanto privo di scheda di memoria nell’apposito alloggiamento come se qualcuno l’avesse rimossa. Mentre il secondo, uno strumento dall’apparenza tutt’altro che «professionale», è stato trovato al pian terreno del palazzo vicino alle macchinette del caffè, che è un punto di ritrovo più per il personale dipendente che POTENZA - L’ultimo “caso” in ordiper politici e dirine di tempo è soltanto presunto, dagenti. to che il diretto interessato, l’ex preNei giorni sidente della Regione Sardegna scorsi da amGuido Cappellacci, ha smentito e ha bienti investigaannunciato querele. Ma a Roma, tivi era arrivata nella sede della Regione Lazio, è acuna secca smentita sulla caduto due volte nel giro di tre anni: possibile provenienza giul’ultima tre mesi fa quando il goverdiziaria delle «cimici». Ma la natore Nicola Zingaretti ha pubbliloro “artigianalità” era apcato su twitter la foto della cimice parsa subito evidente per tranquillizzando i suoi “follower” una serie di circostanze. Inche non si sarebfatti il congegno H:320.031pt be fatto intimidi«caldo» trovato in W:142.594pt LA LEGGE re. sala Verrastro saNon si direbbe rebbe stato alimenun episodio isotato a batteria, menlato quanto accatre di norma quelli duto nel palazzo “professionali” vendella giunta lugono collegati alla cana stando alle corrente e nascosti LA polizia giudiziaria può farne richiecronache degli dentro lampade, lampadari e casset- sta, ma spetta al pm titolare del fasci- ultimi mesi. Per te elettriche incas- colo avanzare la domanda di autoriz- non riprendere zazione al gip e a quest’ultimo va- vicende come sate nei muri. Di più a una sola gliarla stabilendo entro che limiti con- quella delle inbatteria da 9 volts, cederle. E’ quanto stabilisce la legge tercettazioni che non può garan- sulle intercettazioni, sia quelle telefo- “abusive” di Tetire autonomia per niche che quelle ambientali. Fanno lecom o dello più di qualche gior- eccezione solo i «casi di urgenza, scoop sulla teleno, cosa a cui di nor- quando vi è fondato motivo di ritenere fonata Fassinoma i “professioni- che dal ritardo possa derivare grave Consorte nel piesti”, quando pro- pregiudizio alle indagini». Per questi no della scalata prio non possono «il pubblico ministero dispone l’inter- di Unipol a Bnl, e appoggiarsi alla re- cettazione con decreto motivato, che della campagna te elettrica, rimedia- va comunicato immediatamente e elettorale per le no collegandone in- comunque non oltre le 24 ore» al gip, elezioni politisieme svariate. Al- che entro 48 ore decide sulla conva- che del 2006. il 20 gennaio è trimenti sarebbero lida. «Se il decreto del pubblico minicostretti a interve- stero non viene convalidato nel ter- stato il presidennire ogni volta per mine stabilito, l'intercettazione non te della Regione sostituire quella può essere proseguita e i risultati di Lazio in persona Nicola Zingaretscarica mettendo a essa non possono essere utilizzati». ti a comunicare rischio la loro coperla scoperta avvetura. Un problema nuta nella sala che lo spione della riunioni della Regione Lazio in uso Regione non sembra aver proprio al govenatore e ai suoi collapreso troppo in consideraboratori. zione. Forse perché la sua Il ritrovamento sarebbe avvenuto presenza al primo piano del «nel corso di una periodica verifica a palazzo della giunta può tutela della privacy e della sicurezza passare del tutto inosservata. Al vaglio anche le impronte digitali | I PRECEDENTI | Dalla Sardegna al Lazio sullo sfondo eolico e affari Per disporle occorrono due giudici con un’eccezione Il tweet fotografico del presidente Nicola Zingaretti degli uffici della Presidenza», stan- l’ambito di un’indagine sulla gestiodo a quanto diffuso in una nota della ne illecita del traffico di rifiuti solidi Regione. Una bonifica, in altri ter- urbani. «Capitava di firmare un demini, con l’utilizzo di strumenti ap- creto a mezzanotte - ha spiegato la positi. E’così che «dentro una poltro- Polverini - e prima che io lo rendessi na della sala riunioni» era saltato noto e ancor prima di andare sui fuori «un complesso apparato elet- giornali c’era chi lo sapeva». Più recente invece la denuncia di tronico idoneo all’ascolto e alla registrazione ed atto alla trasmissione un sistema di video sorveglianza ilall’esterno», alimentato a batteria. legale installato negli uffici del diDi qui la denuncia a carabinieri e alla rettore generale del Policlinico UmProcura della Repubblica di Roma, berto I, al termine di una lunga batpiù il tweet del governatore dem: taglia legale sull’affidamento dell’appalto per la vigilanza armata al«Tranquilli! Non ci fermeranno». Due giorni dopo un’altra cimice, l’interno della struttura. Finirà in Tribunale ma per un alnascosta dentro una poltrona proprio come la prima, e alimentata tro motivo, invece, l’imprenditore sempre a batteria, sarebbe stata sco- che ha raccontato ai giornali di aver perta nella sala riunioni dell’ufficio bonificato la Regione Sardegna sudi un dirigente dell’area rifiuti finito bito dopo l’insediamento di Ugo agli arresti domiciliari nell’ambito Cappellacci, nel 2009. Quest’ultimo dell’inchiesta sullo smaltimento dei infatti ha smentito tutto, e in particolare che a commissionargli l’operifiuti assieme ad altre 6 persone. Altra storia durante l’ammini- razione fosse stato Flavio Carboni, strazione di centrodestra di Renata l’imprenditore finito nell’inchiesta Polverini, che sempre durante una sulla P3 con interessi in particolare bonifica, nel 2011, aveva scoperto nell’eolico. Sarebbe stato come una prima cimice “abusiva” dietro al «chiedere alla volpe di custodire il televisore della sua stanza, più altre pollaio». Ha commentato l’ex goverdue e una telecamera che in seguito natore. Tanto per capire quale sia la si è accertato che erano state autoriz- posta in palio. zate dalla procura di Velletri [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 12 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it IL CASO Abbandonata, la palestra cade a pezzi. Chi se ne prenderà cura? Che ne farà il Comune? SALVIAMO IL PALAZZETTO La campagna nata spontanea È un pezzo di storia sportiva locale Uno scambio assai poco equo Palazzetto Coni per i campetti di via Racioppi: non rischiamo un secondo Tribunale? di ANTONELLA GIACUMMO POTENZA – Il palazzetto di Montereale quando è stato chiuso, valeva intorno ai due milioni di euro: questa la stima fatta dai tecnici chiamati dal Coni per valutare la struttura. Lo stesso stabile, a distanza di sei anni, il Coni servizi lo cederebbe per 400.000 euro al Comune di Potenza. Ma il Comune quei soldi non li ha. Questa è l’estrema sintesi delle “puntate precedenti”. Ma non solo. Questo è un punto fondamentale da cui far ripartire la riflessione intorno al futuro di questa gloriosa struttura ormai in piena decadenza. Perchè – come hanno mostrato le foto esclusive scattate all’interno della struttura da Andrea Mattiacci – quelle palestre tornino in vita sarebbero necessari molti lavori. Tantissimi lavori, approssimativamente intorno al milione e mezzo di euro. Ora la domanda è: se il Comune non ha i soldi (400.000 euro) per comprare il Palazzetto, dove troverebbe quelli che fare questa immensa mole di lavori? Ammesso anche che il Coni – ipotesi avanzata nell’intervista all’assessore Giuseppe Ginefra e pubblicata sabato scorso – cedesse la struttura gratuitamente al Comune, chi si accollerebbe quei lavori? Dove troverebbe il Comune tutti i soldi per ristrutturare l’intero impianto e poi – sempre riuscisse nel miracolo – dove troverebbe i fondi necessari per la gestione? In un momento in cui sembrano essere in forse anche i servizi più essenziali, quale amministrazione compirebbe un’impresa così disperata? «In realtà – spiega Leopoldo Desiderio, presidente del Coni Basilicata –il Coni servizi (la società che si occupa della gestione del patrimonio, ndr.) dei passi importanti li ha già fatti. Noi del Coni non abbiamo potere decisionale su queste strutture, però so con certezza che a ottobre scorso, durante la visita del presidente Malagò a Potenza si trovò un accordo di massima con il sindaco di Potenza Vito Santarsiero. In pratica l’accordo prevedeva che il Coni servizi cedesse il Palazzetto al Comune di Potenza in cambio, però, dei campetti da tennis di via Racioppi. E il Coni avrebbe poi venduto quei campetti alla Federazione italiana tennis. Nel frattempo noi non siamo rimasti immobili, sappiamo «Il Comune ha bloccato finora la vendita ai privati» Alcune partite e manifestazioni che si sono svolte negli anni nel palazzetto Coni che ci sono dei lavori da fare, così io ho scritto una lettera al Coni di Roma e inviato anche un paio di preventivi per mettere in sicurezza l’impianto. Ma finora non ho ricevuto alcuna risposta. Comunque è ora dal Comune che noi aspettiamo una risposta, questi atti al Coni servizi non sono mai arrivati. E’ il Comune quindi che non ha fatto gli atti dovuti». Gli atti dovuti per cedere una struttura da poco ristrutturata – i campetti di via Racioppi sono stati sistemati circa tre anni fa a un costo di 350.000 euro – per avere in cambio un impianto per il quale servono un milione e mezzo di lavori? Uno scambio che – per quanto si possa essere affezionati al Palazzetto del Coni – non sembra molto equo. «Questa è una sua opinione - risponde Desiderio. Quella che noi cediamo è una struttura in una zona centrale della città. E poi è in cemento armato, quindi sicura sismicamente. Senza contare che oltre all’impianto in sè c’è anche tutto il pezzo di terra sotto sul quale magari si può in futuro costruire un parcheggio. Che poi i campetti di via Racioppi non sono mica in buone condizioni, i palloni sono già tutti rattoppati». E’ comunque una struttura che funziona già oggi, mentre per rendere utilizzabile il Palazzetto di Montereale sarebbe prima necessario dover reperire dei fondi, poi passare ai lavori. Se tutto va bene servirebbero quattro anni. Ma a una vendita a privati non ci avete mai RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 13 Il mio palazzetto Non c’è atleta lucano che non abbia un ricordo sulla palestra. Non c’è potentino che non abbia visto lì una partita, assistito a un allenamento, atteso figli e amici fuori dagli spogliatoi. Oggi le condizioni della struttura sono preoccupanti. Dopo il reportage del Quotidiano è nata spontanea una mobilitazione fatta di ricordi, archivi aperti, memorie collettive. Ecco due di questi ricordi. E voi avete la “partita di sempre” legata al palazzetto Coni di Potenza? Raccontatecela scrivendoci a [email protected]. Lo scambio di calzini a bordo campo Il reportage sul degrado in cui versa la struttura è di ANDREA MATTIACCI. Guarda le galleria di ieri e di oggi su www.ilquotidianodellabasilicata.it Le immagini storiche riprodotte in queste pagine sono dell’ARCHIVIO CONI pensato? Tenendo magari ferma l’attuale detinazione d’uso... «L’impegno del Comune di fatto ha bloccato la vendita. Ci hanno chiesto loro, dopo la chiusura, di valutare il valore dell’immobile. Nel frattempo sono passati troppi anni e dopo trattative durissime siamo arrivati a quei 400.000 euro. E’ stata colpa del Comune se abbiamo aspettato tanti anni: di privati interessati se ne sono già presentati tanti, ma quella prelazione del Comune ci ha sempre bloccato. E se ora aspettiamo ancora altri mesi la situazione non può che peggiorare: hanno rubato all’interno, il tetto è rotto e ci sono infiltrazioni che hanno fatto alzare il parquet». Quindi se il Comune «leva il vincolo si fa subito un bando e si vende ai privati». E forse, per velocizzare i tempi e salvare ciò che è possibile salvare di quel nostro pezzo di storia, questa sarebbe al momento la soluzione migliore. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La partita e il boato del 1980 di DONATELLO VIGGIANO di ANTONIO NICASTRO IN tanti anni di Palestra Coni sarebbe davvero difficile selezionare e scegliere i ricordi più belli e significativi. Difficile spiegare davvero ciò che ha rappresentato l’impianto di Montereale: un ritrovo quotidiano, un luogo dove anche durante la settimana avresti avuto la certezza di incontrare qualcuno, anche per la facilità di raggiungere il palazzetto “allungandoti” da via Pretoria. Ricordo le sette vittorie consecutive dell’Edilnova di Giovanni Benedetto, persona che non solo per vicende cestistiche è, a distanza di vent’anni, ancora un riferimento importante tutt’oggi. Ma gli episodi che tornano più in mente riguardano due stagioni molto diverse tra loro. Stagione 1996-1997, una giovanissima Banca Medio Potentino inizia la stagione con dieci sconfitte. Ma nessuno si perde d’animo e inizia una strepitosa rimonta in classifica, sotto le sapienti mani di Dino De Angelis. Marco Florio, Salvatore Lapetina ed il mio “papà adottivo” Diego Zivic sono gli unici “stranieri” di un gruppo quasi tutto potentino che centrerà una clamorosa salvezza. Ricordo ancora Zivic e il mitico capitano Edmondo Landi scambiarsi un calzino prima di ogni partita in modo da averne entrambi uno bianco ed uno nero. Ricordo il cerchio a centrocampo, dopo l’ultima gara, per festeggiare la salvezza. Ricordo Diego con i capelli tinti di blu. Ancora fine anni ’90, la Levoni parte male, ma con Ciccio Ponticiello rimonta e sogna i playoff. Vinciamo l’ultima gara e attendiamo a centrocampo un risultato da un altro campo: Orlandina-Matera. Vincono i siciliani di un punto, “Boccino” tira un pugno liberatorio contro il soffitto del Coni ed è il segnale che tutti attendiamo: la festa playoff può avere inizio. Ed avrà nel quarto di finale un emozionante seguito, con la rimonta da -10 in un minuto contro Cefalù, guidata da tre bombe di Alessandro Michelon. Ma il Coni significa anche tanta Serie D, con tanti derby giocati e che il sabato riempivano la palestra di appassionati pronti a gustarsi tanti scontri “generazionali” tra giocatori navigati e giovani rampanti. Tra tutti un doppio derby di playoff CiumneraTimberwolves vinto da sfavoriti, con un +2 in gara 1 ed una vittoria al supplementare nella seconda. Ricordi che riaffiorano in un attimo, come se non fossero mai andati via. Sperando che qualcuno ci dia la possibilità di riviverli, anche solo per una volta, nel nostro “Wembley”, palestra tanto piccola quanto emozionante come tutti i ricordi che ci legano ad essa. QUANTI ricordi racchiusi fra le mura della Palestra Coni. Sì “palestra”, tale è stata la denominazione ufficiale dell’impianto sportivo di parco Montereale, che solo negli ultimi anni ha assunto la denominazione di “palazzetto”, lì dentro ci ho trascorso gran parte del mio tempo libero fino a qualche anno fa. L’ho frequentata da spettatore, da tecnico e da dirigente. È stato un vero tempio del basket potentino e i ricordi si affollano nella mente fino a diventare incubo ora che c’è il rischio che la palestra Coni possa diventare altro o cadere a pezzi per il degrado e l’incuria. Il ricordo più vivido è riferito al 23 novembre del 1980 e non è di quelli che si vorrebbero conservare. Quel giorno si doveva svolgere il derby di basket di serie C femminile fra l’Invicta, nelle cui fila militava quella che poi sarebbe diventata mia moglie, e la PPF; partita molto attesa che ebbe un prologo inquietante. Nella notte fra il 22 e il 23 novembre ignoti vandali entrarono nella palestra e mandarono in frantumi uno dei tabelloni di cristallo del canestro posto sul lato destro del campo. Io e un gruppo di volenterosi impiegammo la mattinata a sostituire il tabellone ma, non essendocene uno uguale di ricambio, fummo costretti ad adattare un tabellone di legno con un canestro diverso sperando che gli arbitri non avessero da ridire. Si convinsero a far giocare le squadre. Quel pomeriggio la palestra Coni era piena all’inverosimile e quando alle 19.34 un tremendo boato precedette il tragico terremoto che ha sconvolto la Basilicata e l’Irpinia successe un parapiglia incredibile. Andò via la luce, i vetri tremavano e qualcuno andò in frantumi; si sentivano sinistri scricchiolii, urla; le uscite degli spalti si intasarono e in molti per fuggire furono costretti a saltare sul campo: fra questi anch’io. Due lunghissimi minuti di panico, poi tutti nel piazzale antistante da dove sentimmo un boato: era venuto giù un palazzo lì a fianco. Una nuvola di povere, e un silenzio angosciante. Passati i primi attimi di terrore cominciammo a contarci, qualcuno più coraggioso degli altri entrò nella palestra a prendere gli abiti delle ragazze negli spogliatoi. La Palestra Coni rimase chiusa per qualche anno per i lavori di ristrutturazione. A quanto pare quei lavori non furono eseguiti a regola d’arte. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 14 Primo piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it VERSO IL 2019 Istituzioni, enti e associazioni insieme per celebrare un grande capolavoro di MARGHERITA AGATA INSIEME a Pier Paolo Pasolini, nel 1964 il mondo scopriva la bellezza “terribile” dei Sassi, allora vergogna nazionale, trasfigurata in moderna Palestina. Da allora sono trascorsi 50 anni, ma quella pellicola continua a conservare intatto il suo messaggio e Matera a incarnarne il luogo simbolo, pur avendo il film attraversato altre 13 location. E insieme (per fare onore al claim del dossier di candidatura a capitale della Cultura) oggi tutte le istituzioni - Regione Basilicata, Province, Apt, Comune, Lucana film commission, Soprintendenza per i Beni storici artistici e etnoantropologici, Università, Curia di Matera, Comitato Matera 2019- in stretta collaborazione con le associazioni, in testa la Cineteca lucana, intendono celebrare l’importante anniversario con un ricco programma di esposizioni, rassegne cinematografiche, teatro, musica e danza. «Non potevamo accontentarci di un singolo evento per celebrare i 50 anni di un capolavoro di caratura mondiale- spiega nella conferenza stampa di presentazione del programma, il sindaco Salvatore Adduce - Dal film di Pasolini nasce un’altra storia rispetto alla Lucania raccontata da Carlo Levi, Pasolini mostra i Sassi ancora abitati negli anni in cui si stavano svuotando, cambiando il volto e l’antropologia della città. Nel solco culturale del percorso verso il 2019, questa ricorrenza ci “obbliga” ad avviare una riflessione profonda su cosa siamo diventati e a mettere in moto nuove energie». Da dove si parte? «Da dove ci eravamo lasciati 50 anni fa» - dice il primo cittadino. Dal cinema. La manifestazione sarà aperta ufficialmente all’inizio della settimana di Pasqua con la proiezione del Vangelo secondo Matteo, in edizione appena restaurata e mai prima d’ora proiettata, al Duni martedì 15 aprile alle ore 17. Insieme alle autorità locali e agli importanti ospiti, è stato invitato anche Enrique Irazoqui, scelto da Pasolini per interpretare il ruolo di Cristo nel capolavoro e cittadino onorario di Matera dal 2011. «Noi ci auguriamo- aggiunge il direttore della Lucana film commission Paride Leporace- che in sala ci sia la città e chi questa “storia” in qualche modo l’ha vissuta. Ci sono miti, mitologie e storie legate a questo film di cui Matera è diventato l’emblema da continuare a diffondere. Non è un caso se Mel Gibson 40 anni dopo sia tornato nei luoghi di Pasolini per girare The Passion e se il primo “contatto” con Matera il direttore artistico di Matera 2019, Joseph Grima, lo abbia avuto attraverso Pasolini e il suo film». Nel foyer del teatro sarà allestita, a cura dell’Associazione culturale Pier Paolo Pasolini di Matera, l’esposizione delle fotografie scattate sul set da Domenico Notarangelo, prezioso testimone diretto di un’avventura cinematografica senza tempo. Il programma prevede anche: la proiezione del “Vangelo secondo Matteo” in tutti i 131 comuni della Basilicata; la rassegna cinematografica dell’opera pasoliniana a Matera, Potenza e negli altri centri dotati di sale cinematografiche in occasione della Settimana del cinema a maggio. Leporace, inoltre, ha annunciato un’edizione della Basilicata all’Isola tiberina dedicata all’importante anniversario e il progetto portare al Festival di Venezia, con il Comitato Ravenna 2019, il “Vangelo secondo Matteo”di Pasolini e “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni (rispettivamente Gran premio della Critica e Leone d’oro al Festival del Ci- Il sindaco Salvatore Adduce (foto di C. Martemucci) «Un film di grandezza mondiale per interrogarsi su cosa siamo diventati» Il direttore della Lfc Paride Leporace «E’ l’inizio di un affascinante viaggio attraverso miti, mitologie e storie» La soprintendente Marta Ragozzino L’assessore alla Cultura Alberto Giordano «L’’idea è di voler costruire comunità attraverso il cinema» «Il programma è aperto e pronto ad arricchirsi di nuovi contributi» Pier Paolo Pasolini a Matera Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo tra mostre ed eventi Il 15 aprile in visione al Duni la pellicola restaurata Enrique Irazoqui e Pier Paolo Pasolini nella storica foto scattata da Mimì Notarangelo nei Sassi | LA CURIOSITÀ | Enrique Irazoqui su Fb elogia il gelato dei Sassi La foto sulla bacheca Fd di Enrique Irazoqui A MATERA Enrique Irazoqui ci è tornato nel 2011, a 47 anni dalle riprese del Vangelo di Pasolini, per ricevere la cittadinanza onoraria, ma questa terra non l’ha mai dimenticata, continuando a portarla nel cuore. Pur vivendo a Cadaquès, cittadina di mare della Catalogna, il “Cristo”di Pasolini non ha mai reciso il cordone ombelicale con Matera, tanto da promuoverne, seppur a distanza, le prelibatezze gastronomiche su Fb. “Francesca nella migliore gelateria del mondo” è il post del febbraio scorso che accompagna la foto dell’insegna del Caffè Ridola. Più materano di così! [email protected] nema del 1964). Il cinema, insomma, per dirla con il soprintendente Marta Ragozzino, «diventa l’occasione per costruire comunità». Il Museo di Palazzo Lanfranchi, come sempre, farà la sua parte, ospitando, dal 28 giugno al 8 novembre 2014, la grande mostra internazionale “Roma-Matera 1964. Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini”. «L’obiettivo della mostra ha anticipato la soprintendente- è mettere a fuoco, grazie a una narrazione originale, la genesi del capolavoro pasoliniano e il rapporto del regista con la città di Matera e con gli altri luoghi della regione dove intese girare il Vangelo (Barile, Lagopesole ma anche i centri dell’area murgiana pugliese: Ginosa e Massafra tra gli altri). La mostra di Palazzo Lanfranchi sarà divisa in due parti. Nella prima si prevede la ricostruzione del doppio contesto del film: quello dell’ideazione ed elaborazione creativa tra Roma, Assisi e la Palestina nel 1962/64 e quello della realizzazione delle riprese più importanti a Matera, che nel giugno del 1964 fu il set principale del Vangelo. L’idea è quella di restituire la storia e i luoghi del Vangelo attraverso una narrazione multimediale, resa possibile dal montaggio creativo di documenti, dipinti, acquarelli, disegni, fotografie, spezzoni cinematografici, interviste, materiale bibliografico ed oggetti. Nella seconda parte della mostra, curata da Giuseppe Appella, che si snoderà al piano terra di Palazzo Lanfranchi, negli ipogei e al Musma, si affronterà la scultura dei primi anni Sessanta, in cui la Pop-Art trova la sua consacrazione ufficiale». Ad arricchire ulteriormente il programma il progetto coreutico di Virgilio Sieni sul Vangelo di San Matteo in collaborazione con Biennale di Venezia Danza, l’Associazione Basilicata 1799 di Potenza e lo IAC di Matera e una mostra nel Parco delle cantine dello Sheshe di Barile, in collaborazione con l’associazione Sisma. Ma il palinsesto è tutt’altro che chiuso. «Il nostro è un “cantiere aperto” - ha detto l’assessore comunale alla Cultura Alberto Giordano- siamo aperti alle proposte di tutte le associazioni o gruppi che pensano di poter produrre iniziative attinenti alle celebrazioni per i 50 anni del Vangelo di Pasolini». Chi ha voglia di dare il proprio contributo per rendere ancora più ricche queste specialissime “nozze d’oro”non ha altro che da farsi avanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo Piano Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it SOCIETA’ “Il Volto”, un ostello che guarda al sociale di ANTONELLA GIACUMMO POTENZA - Ci sono pochi ma fondamentali ingredienti in questa storia. Ci sono sette ragazzi, c’è il Progetto Policoro e la diocesi di Potenza. E poi tanto coraggio. Perchè è quello che ci vuole in questo momento difficile, dove i ragazzi sono senza lavoro e si sentono persi. E invece Raffaella De Nicola, Salvatore Colucci, Francesco Mancino, Vincenzo De Lorenzo, Giovanni Rosa, Alberto Bellini e Abdelssalam El Messoudi ci hanno creduto nel loro progetto e quando la diocesi di Potenza ha messo loro a disposizione lo spazio in comodato d’uso, loro ci hanno messo il cuore. E’nata così la cooperativa sociale “Il volto”, che oggi gestisce un ostello pensato, in particolar modo per i tanti familiari che devono accompagnare pazienti al San Carlo di Potenza, ma ovviamente la struttura è aperta a tutti. «Ci sono persone che devono restare qui a Potenza magari per mesi - spiegano - e la spesa che devono affrontare è spesso assai esosa. Così abbiamo pensato di rispondere con un atto concreto a un bisogno della comunità. E’ lo spirito, del resto, che anima il Progetto Policoro: creare occupazione ma seguendo lo spirito evangelico. E noi non puntiamo certo a diventare ricchi, ma a vivere dignitosamente grazie al nostro lavoro offrendo, al contempo, un servizio alla comunità». Lo spazio è ampio - l’antico istituto delle Gerdomine, in via Sanremo 100/A - e da un paio d’anni era fermo. E così i ragazzi raccolgono la sfida. «Non si tratta - spiega Raffaella - solo di un’occasione di sviluppo fine a se stessa, ma si tratta di un’iniziativa sociale per la comunità». Attualmente l’ostello può ospitare 44 persone a prezzi assolutamente accessibili: 20 euro a notte e si sta lavorando per avere una Convenzione con l’ospedale San Carlo per poter andare ancor più incontro alle esigenze degli ospiti. E tutto con l’assoluta garanzia di igiene, perchè viene garantito a tutti il cambio di lenzuola e una coppia di asciugamani. Una struttura pensata anche per ospitare persone con disabilità, con un ampio parcheggio e un bel parco verde. «All’interno dell’ostello - spiega Francesco - alcuni posti letto sono riservati, in convezione con la Caritas, alla prima accoglienza di persone che si ritrovano improvvisamente senza tetto». «E poi c’è l’esperimento di orto sociale dice Raffaella - la valorizzazione del terreno circostante realizzando un’area verde attrezzata e una destinata a piccole coltivazioni». E lo spazio per immaginare mille altre iniziative c’è, così come non mancherà il lavoro da fare. «Non esistono formule magiche per creare lavoro dice Raffaella citando don Mario Operti Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone». Ed è quello che qui si è avuto il coraggio di fare. 15 La scommessa di sette potentini In alto l’esterno della struttura. Sopra una delle stanze OLTRE I CONFINI NAZIONALI GRANDI OPPORTUNITA’ Le aziende lucane del vino puntano ad aumentare l’export MERCATO interno ancora in stand by, ripresa lontana. Unica alternativa e unica possibilità di sbocco è guardare oltre il confine nazionale. La strategia è quella delle aziende lucane del vino che stanno puntando ad aumentare le quote di fatturato dell’export. Per questo motivo, diventa sempre più strategico partecipare alle grandi Fiere europee di settore come il Prowein 2014, concluso la scorsa settimana a Dusseldorf. Al Salone tedesco, la Camera di Commercio di Potenza, in collaborazione con la sua Azienda Speciale Forim e con il Gal Sviluppo Vulture Alto Bradano, ha organizzato una collettiva di 13 aziende che hanno potuto consolidare le relazioni con clienti e buyer. «Gli eventi che la Camera di Commercio puntualmente orga- nizza, mettendo a disposizione delle aziende il suo know how e le reti di relazioni con il sistema camerale internazionale, devono spingerci a vivere questi eventi come opportunità per provare ad espanderci, a raggiera, in tutto il Nord Europa e nel resto del mondo – commenta Paride Leone, dell’azienda Terra dei Re, reduce dal Prowein e in procinto di partecipare al Vinitaly. Ciò significa per le aziende lucane strutturarsi, organizzarsi, sviluppare un’attività di back office per preparare il terreno, per poi consolidare relazioni e contatti direttamente sul posto. Alle istituzioni dovremo continuare a rappresentare le nostre istanze di internazionalizzazione, per avere un sostegno in questa delicatissima fase». Più organizzazione e, magari, più aggregazione. Non a caso il presidente dell’enoteca Regionale di Basilicata, Paolo Montrone, nell’incontro organizzativo che ha preceduto il Vinitaly, ha fatto un accorato appello agli imprenditori per evitare personalismi e collaborare per diffondere un’immagine unitaria e vincente del vino lucano fuori regione. «Sono d’accordo – dice Leone – e anzi direi di più: va rafforzata l’immagine complessiva del made in Basilicata, per un paniere di eccellenze che può fare da traino sia per le aziende che per un ritorno di tipo turistico. Non a caso, da qualche mese, abbiamo attivato con altre sei aziende di diversi prodotti una rete di imprese che ha l’obiettivo di espandersi in mercati target privilegiati come Germania, Giappone e Canada». La bacheca delle offerte BASILICATA Team leader andel valore di circa 300.000,00 euro lidata nui. Requisiti: Esperienza conso minanella vendita del settore, Deter izione al raggiungimento degli obiett izzativi assegnati. Ottime doti organ aMand a ricerc di zona ve. Residente in re cv a: [email protected] di un Il lavoro consiste nella gestione innocredito con connotati di assoluta ameribanca una di conto e,per vazion Il Italia. in cana con rappresentanza pos- MELFI candidato ideale dovrà essere in ve ità,de sesso del diploma di matur almeper importante aver maturato un’esperienza di e Studio Moccia snc, ingegnere eletno 3 anni nella gestione delle risors azienda cliente ricerca da niente Prove ta. vendi campo energetico. Tiumane e nella e com- trico per lavoro iscrizione all’albo deprecedenti esperienze di aziend toli preferenziali: carte zioni, sicura merciali (telefonia,as laurea ciclo cinque anni, prefe- gli ingegneri, conodi credito e prodotti finanziari), laurea triennale. E’ necessaria la Ine. agent di ato a inglese. Si richiede ribilmente con mand anpo- scenza della lingu effettuare trasferte viare cv a: selezioni.roma@m disponibilità ad drawer.it con auto aziendale. Il tipo di inqua saranmento e la relativa retribuzione e PROVINCIA DI MATERA no correlati al livello di esperienza competenza del candidato. Sede lavoro ana: cv are Mand se. Melfe re Vultu settoa.com Errebian Spa, Azienda leader nel i per drea@studiomocci re forniture di materiali e serviz Matedi cia provin la per a ufficio ricerc A R E AT M e, cui ra n. 1 agente di vendita del settor attivo affidare un portafoglio clienti Ingegnere elettrico Agente di vendita Consulenti di estetica BoloDitta di estetica professionale di di gna assume in tutta Italia consulenti e tare estetica, professionali per presen estetià qualit alta di tti vendere prodo propica, senza parabeni, oli minerali, svolto lene, senza OGM. Il lavoro verrà abitapart-time/Full time nella zona di ottitica, dialet zione. Si richiede ottima aziomotiv ico, pubbl il con rti rappo mi enza esperi ne, obiettivi. Devono avere offre nel settore estetico cosmetico. Si spese, corso di formazione, rimborso iva esclus ei tti contra , igioni alte provv solo a di zona. I colloqui si svolgeranno foe cv are Mand Italia tutta Bologna da to a: [email protected] POTENZA Segretaria nuova Azienda Gruppo Maffei Srl per sapertura a Potenza, primarie conce i Premarch le sionarie auto ufficia quanale perso del a ricerc alla è , mium ilificato da inserire nel proprio organ o seco. Le figure ricercate sono: tecnic e office gretario con funzioni di back Per gestione magazzino ricambi auto. ee informazione e inoltro candidatur i.it mail: gruppomafferi@gruppomaffe MATERA fonici Operatori tele srl società specializza- Fratelli Carlucci a ta nella gestione di Call center ricerc niper la sede di Matera operatori telefo cono, laurea na ci. Requisiti: diploma o ottime doti Il talento che cerchiamo è una perso iore, scenza informatica di base, solare, con diploma scuola super i- relazionali,comunicative attitudine al pubbl il con lavorare in predisposta alla relazione di ità capac e, solvin ve. problem po comco. Con ottime capacità comunicati per team, orientamento allo svilup gradita E’ Età 23/30 anni ,iscritta al centro a. Mater nza - merciale, reside si@ali D.cen : a cv e Inviar te tel’Impiego. precedente esperienza nelle vendi a: cv ce.it Inviare lefoniche. [email protected]. MATERA Receptionist RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 16 Primo piano UNIBAS ALLE URNE Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it A maggio si deciderà chi guiderà l’ateneo della Basilicata Il nodo irrisolto delle Pev Il Magnifico Rettore Mauro Fiorentino: «Per ora grazie a tutti i dipendenti» segue dalla prima di MAURO FIORENTINO* tentativi, anch’essi commentati a suo tempo dagli organi di stampa, di evitare per via leil prossimo primo ottobre. gislativa che una sentenza Ma prima che la scena sia volta a sanzionare un provopresa da questioni più pro- cato nocumento erariale, priamente accademiche, con ascrivibile a fatti molto risale giuste e auspicabili rifles- lenti nel tempo, avesse così sioni sulla missione di alta forti conseguenze, certamenformazione o di ricerca scien- te indesiderate o almeno non tifica, o ancora sul ruolo che pienamente considerate dalla la stessa università possa e giustizia contabile, sulle fondebba svolgere in Basilicata a damenta della nostra istitupoco più di trent’anni dalla zione universitaria. Di fatto, sua istituzione, mi preme ri- nelle passate settimane si sochiamare l’attenzione su una no dovuti decapitare i vertici, vicenda che, pur involvendo e non solo essi, di servizi assoaspetti prima facie soltanto lutamente cruciali per il fungiuridico-amministrativi, zionamento dell’università, mina profondamente la fun- seppure nella sostanziale imzionalità stessa della nostra possibilità di individuare souniversità. luzioni alternative che potesMi riferisco al recente an- sero e possano assicurare il nullamento degli inquadra- rispetto del principio del menti professionali rivenien- “buon andamento” dell’appati dalle procedure di progres- rato tecnico-amministrativo sione economica verticale dell’Ateneo, atteso che più di (Pev) che si sono perfezionate un terzo dei dipendenti che nel nostro Ateneo nel lontano compongono la dotazione or2005, in danno di oltre cento ganica è stato interessato dal dipendenti di ruolo, con rela- demansionamento e che moltiva (e per molti consistente) ti tra i predetti, sinora prepodecurtazione dei livelli sti- sti a rilevanti funzioni di rependiali. sponsabilità, dispongono di Tutto quanto come inevita- competenze e di professionabile conseguenza, stante la li- lità non fungibili. Senza conmitatezza dei poteri ammini- siderare il dramma psicologistrativi co e motivazionale vissuto da dell’Atechi, nel periodo di crisi econoneo e l’ob- mica e sociale che attraversa bligo di ot- il Paese, si vede sottrarre ditemperare verse centinaia di euro al mea un pro- se da una busta paga che sununciapera di poco i mille. mento A tutto questo va ad agpassato in giungersi la circostanza che giudicato, la pendenza di cause giusladell’ormai voristiche e il blocco legislatinota sen- vo all’incremento degli emotenza della lumenti accessori e del trattaSezione I mento economico fondamenGiurisditale del personale di comparzionale to hanno precluso alla nostra Centrale Università l’indizione di bandella Corte di per progressioni interne di dei Conti carriera per oltre dieci anni, (n.52/2012), con ciò concorrendo ad accenche ha pronunciato giudizio tuare i già significativi riverdi responsabilità a carico de- beri di un processo di generagli allora componenti del le depauperamento del pubConsiglio di Amministrazio- blico impiego (le ultime prone dell’Unibas in ragione del- gressioni economiche orizl'illegittimità delle suddette zontali nel nostro Ateneo - ogprocedure di progressioni getto di una recente proceduper “saltum”. ra di rinnovazione, che è valsa A nulla sono valsi i reiterati a sanare i profili d’illegittimi- I recenti annullamenti su progressione economica verticale del 2005 hanno origine in tempi passati tà rilevati dalla Sentenza n. 123/2010 della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Basilicata - datano 2003). Sul piano più generale resta da osservare che, nel caso in questione, non potrà esservi serenità, né personale né collettiva, fino a quando non saranno definiti tutti i gradi di giudizio dei contenziosi che origineranno dai ricorsi avverso i provvedimenti amministrativi di annullamento degli inquadramenti censurati dalla citata Sentenza n. 52/2012 della Magistratura contabile. Non è certamente in discussione la fondatezza giuridica del pronunciamento, nei confronti del quale non posso che portare profondo rispetto. Credo, tuttavia, che il nostro ordinamento giuridico mostri un elemento d’incongruenza nel fatto che una sentenza della Corte dei Conti, per definizione “giusta” nei confronti dei sanzionati (nel caso di specie gli amministratori Unibas dell’epoca), lasci aperte autostrade per un diffuso contenzioso dinanzi al Tar o al Giudice del Lavoro da parte di soggetti terzi (nel caso di specie il personale demansionato) che quella sentenza hanno subito senza aver potuto esercitare alcun diritto di difesa nel contenzioso che l’ha generata. Ritengo, infatti, che ognuno degli oltre cento lavoratori, re-inquadrati in categorie professionali inferiori e danneggiati sul piano economico, che hanno da sempre legittimamente confidato nella bontà delle procedure valutative di allora e retribuiti per quasi dieci anni in ragione di uffici effettivamente svolti, abbia il diritto di far valere le proprie ragioni innanzi a un ramo della giustizia diverso da quello già pronunciatosi sui medesimi accadimenti, perché un nuovo giudizio possa nuovamente valutare in che misura il primo pronunciamento impatti sui diritti di singoli lavoratori anche al di là di quanto già addebitato ad altri. L’unica serenità possibile, quindi, ci deriva dalla rapida soluzione dei contenziosi che vanno ad aprirsi. Solo quando la parola "fine" sarà scritta da tutti i rami della giustizia potremo pacificamente prendere atto degli esiti di questa vicenda, sperando che questi inducano in tutti, sulla base di un’ampia e convincente analisi delle complesse realtà di contesto, una percezione di “giustezza” della legge. Nell’immediato, sento il dovere di manifestare il mio sincero apprezzamento nei riguardi di tutti i dipendenti di questo Ateneo che hanno concorso al raggiungimento di quei risultati e di quelle eccellenze che ci vengono diffusamente riconosciuti e, in particolare, di quanti continuano a lavorare con competenza e abnegazione benché coinvolti in vicende che ne stanno mortificando la professionalità e le prospettive di carriera; con la dedizione e la discrezione di sempre, che riconosciamo a chi è animato da un alto senso di appartenenza alle Istituzioni e alla nostra istituzione universitaria. Che si ponga tempestivamente la parola fine alla vicenda delle Pev è dovuto non solo ai più diretti interessati ma anche all’intera collettività, che vuole l’Università degli Studi della Basilicata sempre più orientata a supportare l’auspicato decollo socio-economico dei nostri territori. Ognuno dei lavoratori reinquadrati in categorie inferiori ha il diritto di far valere le proprie ragioni *Rettore Università della Basilicata RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 18 Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it Vento del sud: il Riesame conferma l’obbligo di firma per Leonardo Mecca Reggono le accuse all’imprenditore Per i giudici chiedere notizie a un amico finanziere non equivale a una denuncia LA richiesta dell’amico imprenditore al «comandante», di scoprire a chi appartenga l’auto che inseguiva suo figlio, «non può essere affatto assimilata alla denuncia a un pubblico ufficiale» effettuata da un privato «che si sente in pericolo». E’ quello che ha deciso il Riesame di Potenza respingendo il ricorso presentato da Leonardo Mecca contro l’ordinanza per cui il 14 marzo è finito agli arresti domiciliari il colonnello Mario Zarrillo. Per Mecca, indagato assieme all’ex capo di stato maggiore della Guardia di finanza in Basilicata per accesso abusivo al sistema informatico delle Fiamme gialle, il gip aveva disposto l’obbligo di presentarsi una volta in giorno in caserma. Di qui l’istanza dei suoi legali, Leonardo e Tuccino Pace, che hanno sostenuto la mancanza di esigenze cautelari (in particolare del rischio di recidiva) dal momento che la contestazione nei suoi confronti è unica, oltre che dei gravi indizi di colpevolezza perché non ci sarebbe prova della richiesta all’alto Con lui risulta indagato anche il colonnello Zarrillo che ha rinunciato al ricorso contro gli arresti domiciliari In breve FERROVIE DELLO STATO «In tutta Italia sugli interregionali non c’è prenotazione» Il Tribunale di Potenza ufficiale. Stando ai giudici del Tribunale della libertà, Gerardina Romaniello, Emilio Minio e Natalia Catena, si tratta invece di «una prova indiretta e induttiva ma univoca». In altri termini sarebbe stato Mecca a instillare il »proposito criminoso» nel colonnello «atteso che diversamente l’ufficiale non avrebbe avuto nessuna esigenza o curiosità in tal senso». I fatti risalgono a gennaio dell’anno scorso quando gli agenti della Mobile di Ridimensionate le accuse per Maurizio Motta Dopo la fuga e l’arresto Melfitano torna in libertà E’ TORNATO in libertà Maurizio Motta, 36enne di Melfi con precedenti per spaccio di stupefacenti, assistito dall’avvocato Giuseppe Colucci. Lo ha deciso il gup di Foggia ridimensionando le accuse nei suoi confronti, per cui a dicembre era finito in carcere. Motta era stato identificato sette mesi dopo la fuga roccambolesca da un posto di blocco della Guardia di finanza tra Stornara e Cerignola. Allo stop Motta aveva subito rallentato mentre uno dei passeggeri dell’auto, di proprietà della sua compagna, era sceso dal veicolo e si era dato alla fuga attraverso i campi. A quel punto il melfitano avrebbe accelerato di nuovo ri- schiando di investire uno dei militari e avrebbe fatto perdere le sue tracce. Addosso all’uomo a piedi, acciuffato senza troppa difficoltà, sono stati trovati 250 grammi di cocaina purissima. Poi le fiamme gialle sono risalite a Motta attraverso la targa e lo hanno arrestato con l’accusa di spaccio in concorso. Anche se lui si è sempre difeso sostenendo di essere andato in Puglia per vedere delle case per le vacanze della famiglia a Margherita di Savoia. Di diverso avviso il gup che lo ha condannato a 2 anni e 2 mesi, contro i 4 anni e 8 mesi chiesti dal pm, derubricando l’accusa nei suoi confronti in favoreggiamento. Direzione Centrale Manutenzione, Contratti e beni Confiscati - Gare ESTRATTO DI AVVISO DI AGGIUDICAZIONE Amministrazione aggiudicatrice: Agenzia Agenzia del Demanio – Direzione Centrale Manutenzione, Contratti e Beni Confiscati – Gare – Via Barberini 38 – 00187 ROMA – Tel. 06.42367301 – Fax. 06.42367310 – e-mail: [email protected]. Oggetto: servizio di vigilanza armata sedi delle Direzioni Regionali dell’Agenzia del Demanio di seguito riportate: Abruzzo e Molise [CIG 5175480D31], Emilia Romagna [CIG 5175483FAA], Liguria [CIG 5175486228], Lombardia [CIG 517549271A], Puglia e Basilicata [CIG 5175497B39], Sardegna [CIG 5175502F58], Toscana e Umbria [CIG 517550844F], Veneto [CIG 51755105F5]. Procedura di gara: procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5, del D.Lgs. 163/2006 suddivisa in 8 lotti. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso ai sensi dell’art. 82 del D.Lgs. 163/2006 Importo di aggiudicazione: Abruzzo e Molise: Euro 102.405,60 (centoduemila quattrocentocinque/60) oltre IVA di cui Euro 2.160 (duemilacentosessanta) per oneri della sicurezza; Emilia Romagna Euro 61.653,60 (sessantunomilaseicentocinquantatre/60) oltre IVA di cui Euro 720 (settecentoventi) per oneri della sicurezza; Liguria Euro 49.230 (quarantanovemiladuecentotrenta) oltre IVA di cui Euro 720 (settecentoventi) per oneri della sicurezza; Puglia e Basilicata Euro 94.486,32 (novantaquattromilaquattrocentottasei/32) oltre IVA di cui Euro 1.440 (millequattrocentoquaranta) per oneri della sicurezza; Sardegna Euro 29.163 (ventinovemilacentosessantatre) oltre IVA di cui Euro 720 (settecentoventi) per oneri della sicurezza; Toscana e Umbria Euro 68.422 (sessantottomilaquattrocentoventidue) oltre IVA di cui Euro 720 (settecentoventi) per oneri della sicurezza. Data di aggiudicazione: provvedimento di aggiudicazione del 23 gennaio 2014 con efficacia subordinata all’esito positivo della verifica del possesso dei prescritti requisiti. Lotto 1 Abruzzo e Molise: numero delle offerte ricevute: 3, nome dell’aggiudicataria: RTI tra Vigilantes Group srl (mandataria) e La Vigilanza S.a.s. (mandante), Via Z.I. Colleranesco – 64021 Giulianova (TE). Lotto 2 Emilia Romagna: numero delle offerte ricevute: 3, nome dell’aggiudicataria: International Security Service Vigilanza S.p.A., Via Della Magliana, 876, 00148 Roma. Lotto 3 Liguria: numero delle offerte ricevute: 5, nome dell’aggiudicataria: Sicuritalia S.p.A., Via Belvedere 2/A, 22100 Como. Lotto 5 Puglia e Basilicata: numero delle offerte ricevute: 3, nome dell’aggiudicataria: RTI Agenzia Metronotte S.r.l. Ruvo di Puglia, Via Scarlatti n.6 O/P, 70037 Ruvo di Puglia – Bari. Lotto 6 Sardegna: numero delle offerte ricevute: 2, nome dell’aggiudicataria: La Nuorese società cooperativa a r. l., Via Ichnusa,3, 08100 Nuoro. Lotto 7 Toscana e Umbria: numero delle offerte ricevute: 5, nome dell’aggiudicataria: International Security Service Vigilanza S.p.A., Via Della Magliana, 876, 00148 Roma. Lotto 8 Veneto: Non aggiudicato per carenza dei requisiti di carattere generale in esito alle verifiche. Data di pubblicazione del bando: pubblicato sulla GUUE n. 2013/S 131-226697 in data 09/07/2013 e pubblicato sulla G.U.R.I. 5° serie speciale n. 82 del 15/07/2013. Data di pubblicazione del presente avviso sulla G.U.U.E.: 19/03/14 (rif. GUUE n. 2014/S 055-092494). Data di pubblicazione del presente avviso sulla G.U.R.I.: 24 marzo 2014 (rif. G.U.R.I. 5° serie speciale, n. 46). Responsabile del procedimento: Dott. Eugenio Chiazzolla. Il Responsabile Cristiana Gianni Potenza erano già sulle sue tracce, o meglio di suo figlio, che però si era accorto di essere seguito da un’auto “civetta” e per questo ha segnalato al padre la targa. Mecca risulta indagato anche nel terzo filone dell’inchiesta “Vento del sud” a proposito dell’appalto da un milione di euro per la manutenzione degli impianti termici della Regione Basilicata, che si è aggiudicato a settembre del 2012. [email protected] Canali a pagamento “oscurati” Rti Mediaset deve risarcire un telespettatore lucano RTI Mediaset, il colosso di Cologno Monzese, dovrà risarcire un cittadino lucano che dopo aver contratto un abbonamento ai canali a pagamento per un mese, non aveva potuto usufruire dei servizi acquistati a causa della mancanza del segnale nella zona di residenza. Lo ha reso noto Canio d’Andrea, il presidente dell’Adoc di Basilicata, che lo ha assistito nel suo ricorso al Co.Re.Com, organo competente in materia di controversie tra gli utenti ed i gestori dei servizi radiotelevisivi e telefonici. Il procedimento - stando a quanto dichiara Adoc - avrebbe visto riconosciuto al consumatore il risarcimento per il mancato servizio ma ha sanzionato la “Rti Gruppo Mediaset” perché ha ignorato i ricorsi del consumatore. «Dopo la notifica del ricorso spiega D’Andrea il potente gruppo industriale, credendo di essere al di sopra della legge, ha ignorato la citazione e ha offrendo al consumatore un misero risarcimento. Il consumatore, con il sostegno dell’Adoc di Basilicata, ha atteso la decisione del Comitato Regionale per le Comunicazioni ed ha ottenuto un risarcimento cinque volte superiore rispetto a quello offerto da “Rti gruppo Mediaset”». «IN tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, dal Veneto alla Puglia, a bordo dei treni regionali e interregionali si accede senza prenotazione». E’ quanto afferma Ferrovie dello stato in merito alla denuncia dell’Ugl, ripresa nei giorni scorsi dal Quotidiano, sull’impossibilità di poter prenotare il posto a bordo dei treni interregionali diretti in Puglia, Campania e Calabria. «Questo aggiungono le Ferrovie - per garantire a tutti i pendolari il diritto alla mobilità, specialmente nelle ore di punta. Sarebbe mai pensabile accedere esclusivamente con prenotazione su un treno della metropolitana?! L’obbligo di prenotazione è previsto solo a bordo dei treni a lunga percorrenza (Intercity, Frecce, Intercity Notte)». INPS Il Cud 2014 disponibile online L’Inps ha illustrato le modalità di rilascio del Cud 2014, già disponibile dalla fine dello scorso mese di febbraio sul sito istituzionale dell’Istituto, www.inps.it per redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati. Il Cud può essere visualizzato e stampato dal sito istituzionale seguendo il percorso: Servizi al cittadino, inserimento codice identificativo pin, fascicolo previdenziale per il cittadino. Chi non è ancora in possesso del pin può richiederlo: direttamente on line sul sito istituzionale (sezione servizi-pin on line, tramite contact center al numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da cellulare, a pagamento secondo le tariffe applicate dal proprio gestore telefonico, presso le agenzie territoriali dell’Inps. Forestazione, cantieri entro maggio In attesa dell’ok in Aula alla Finanziaria, si parte con i progetti POTENZA - Il governatore della Regione, i presidenti delle Aree programma, i sindaci dei comuni capofila e le organizzazioni sindacali di categoria, sono tornati a riunirsi, ieri, sul programma di Forestazione, con l’obiettivo di far partire al più presto i cantieri, non oltre metà maggio, accelerando per quanto possibile i tempi e le procedure. Per la forestazione la manovra approvata dalla giunta regionale prevede in bilancio 37 milioni di euro, a cui si aggiungeranno gli altri otto milioni di eu- ro previsti nell’assestamento (per un totale di 45 milioni di euro, la stessa cifra dell’anno precedente). In attesa del via libera del Consiglio regionale, che si riunirà l’8 aprile che avrà all’ordine del giorno proprio l’approvazione delle leggi di bilancio, le aree programma e i Comuni inizieranno in stretto raccordo con gli uffici regionali a predisporre i progetti operativi, «in modo da evitare lungaggini e affrontare tempestivamente le criticità che potrebbero insorgere». I sindacati, inoltre, hanno posto al tavolo le altre questioni relative al turn over e alla necessità di ricondurre sotto l’unica “voce” forestazione le platee dei lavoratori impegnati nei progetti dedicati all’ambiente - Vie blu, Parco del Pollino, Utb, Green River e Ivam - avendo, però, chiare le specificità delle attività svolte e le deleghe agli enti di gestione. Gli uffici regionali inizieranno a lavorare per verificare la sostenibilità dell’inclusione delle varie platee in quella unica della forestazione nella logica di una programmazione a lungo termine. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 20 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 POTENZA [email protected] Il chitarrista si è ucciso a 40 anni nella sua abitazione di contrada Pian del Mattino L’addio alla vita di Luca Potenza Un grande talento ma anche una grande fragilità. E ieri l’ultimo atto UN grande musicista. Un virtuoso della chitarra. Un genio. E come tutti i geni era anche un po’ folle. Una follia creativa, quella di Luca Potenza, non compresa fino in fondo da quanti avrebbero potuto offrirgli l’opportunità per fare quel salto di qualità che come artista meritava. Poi anche la vita ci si è messa di mezzo. I dolori non sono mancati. Luca ha tentato in tutti i modi di combattere i suoi demoni. Di sconfiggerli. Ne parlava. Non si vergognava della sua “follia”. Anzi. In una città spesso indifferente verso i più deboli lui andava fiero di quel suo essere così diverso da come era la massa. Ha tentato in tutti i modi di esorcizzare quel male dell’anima che da tempo non gli dava tregua. Ma alla fine ha deciso di mollare. Ieri pomeriggio Luca Potenza, 40 anni, ha deciso di farla finita. Rimasto solo nella casa di contrada Piani del Mattino ha preso una corda e si è impiccato a un gancio appeso a una parete. Intorno alle 16 quando i familiari hanno fatto ritorno era ormai troppo tardi. Il personale del “Basilicata soccorso” non ha potuto fare altro che certificare il decesso. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri della compagnia di Potenza. Gli uomini dell’Arma si sono subito IPIAS “GIORGI” Provvedimento disciplinare illegittimo Il giudice dà torto al dirigente Luca Potenza in una foto di un paio di anni fa resi conto dell’accaduto. Nessun se- certo. Le tante, tantissime persone gno di violenza o di colluttazione sul che lo amavano, che conoscevano il corpo. suo talento ma anche le sue grandi Luca Potenza ha deciso di lascia- difficoltà ad affrontare la vita sono re, in modo brutale, un mondo che rimaste sconvolte. E quella difficolforse gli stava troppo stretto. Un ge- tà, quel suo sentirsi sempre nel posto estremo che per lui ha rappre- sto sbagliato, alla fine hanno vinto. sentato l’unica via di fuga. L’unica Luca, i suoi riccioli e quel talento salvezza. Attorno a lui ora solo scon- difficile da imbrigliare, resteranno ora solo nei ricordi dei tanti che hanno attraversato il suo percorso. Che hanno condiviso con lui un pezzetto di strada. E che solo ora si rendono conto, fino in fondo, quanto il viaggio di Luca fosse doloroso. al.g. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Ieri sciopero delle educatrici. Poi incontro con gli assessori Messina e Pace A metà aprile altri soldi a “La giostra” La cooperativa chiede il pagamento diretto delle rette. Proposta prima sempre rifiutata ENTRO il prossimo 15 aprile l’amministrazione comunale provvederà «a saldare a “La giostra 2000”, oltre che agli altri fornitori di servizi, un ulteriore somma dopo i 90.000 euro sborsati una settimana fa». Questo l’impegno assunto dagli assessori all’Istruzione e al Bilancio, rispettivamente Giuseppe Messina e Federico Pace, che ieri mattina hanno ricevuto in fretta e furia i rappresentati sindacali di Cgil, Cisl e Uil, le dipendenti della cooperativa sociale che gestisce per conto del Comune tre asili nido, e il marito della presidente de “La giostra” che fa parte della cooperativa. E proprio da lui è giunta la richiesta - in passato proposta dal Comune ma mai presa in considerazione - di potere incassare direttamente le rette che i genitori pagano per il servizio. Richiesta immediatamente accolta dagli assessori Pace e Messina che però hanno ribadito che «qualora vi dovessero essere genitori morosi la responsabilità di esigere i crediti spetterà alla cooperativa» che incassando fondi pubblici di fatto assume la funzione di «agente contabile» e pertanto non A SANTA MARIA L’ufficio postale chiuderà per 3 mesi Alcune delle educatrici che hanno manifestato (foto Mattiacci) Perché sono proprio le potrà «pretendere che il Comune si accollì la re- educatrici, sia quelle che sponsabilità di far pagare hanno manifestato sia quelle che hanno lavorato, chi sarà moroso». Staremo a vedere se “La la vera forza de “La giostra giostra 2000” ora accette- 2000”. Sono loro il motore. rà o rifiuterà come fatto in E lo hanno dimostrato anche ieri. passato. Ora c’è da sperare che la Ieri mattina alle 9 davanti l’asilo di via Perugia han- responsabile de “La giono manifestato e sciopera- stra 2000” provveda a pato 12 delle 25 lavoratrici gare le mensilità arretrate impiegate nelle tre strut- «altrimenti - hanno fatto ture. Con loro anche i geni- sapere i sindacati - ci vedremo costretti a scendere tori di alcuni bambini. Bambini che, come ogni nuovamente in piazza per mattina, sono stati accolti, rivendicare quello che è un coccolati ed educati dalle sacrosanto diritto per i ladipendenti che non hanno voratori: lo stipendio». aderito allo sciopero nonoal.g. stante anche loro avanzino [email protected] gli stipendi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I RESIDENTI e i commercianti di rione Santa Maria sono sul piede di guerra perché a partire dal prossimo 24 aprile l’ufficio postale di piazza Europa chiuderà i battenti per tre mesi causa lavori di ammodernamento dei locali. Il personale e i servizi - anche il bancomat sarà rimosso - saranno trasferiti nella sede di via Pretoria creando non pochi problemi e disagi. Tra l’altro il personale in servizio a via Messina continuerà anche a via Pretoria a mantenere il consueto orario di lavoro Dal lunedì al venerdì sportelli aperti dalle 8.20 alle 13.35 mentre il sabato chiusura alle 12.35. La chiusura dell’ufficio postale di Santa Maria creerà problemi anche ai residenti di Macchia Romana. Insomma tantissimi i cittadini penalizzati dalla chiusura. Per non parlare della mole di persone che si riverseranno negli uffici, già affollati di per sé, di via Messina. Se da una parte è necessario eseguire lavori nella struttura di piazza Europa dall’altra si potrebbe ovviare ai disagi con l’installazione di una postazione mobile come è stato fatto in passato quando a chiudere per lavori è stato l’ufficio che si trova nei pressi della Stazione. Ed è questa la richiesta che molti cittadini ed esercenti commerciali hanno fatto all’amministrazione comunale attraverso l’assessore all’Urbanistica Pietro Campagna che ha promesso un interessamento del Comune per limitare i disagi soprattutto ai tanti anziani che vivono nel rione. al.g. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA «IL Giudice del Lavoro di Potenza ha annullato un provvedimento disciplinare assunto dal dirigente scolastico dell’Ipias Giorgi di Potenza nei confronti di un collaboratore scolastico». A dare la notizia i rappresentati sindacali della Cgil, della Cisl e delle Uil - rispettivamente Mimmo Telesca, Margherita Capalbi e Vitina Galasso - che hanno anche rimarcato come si tratti dell’ennesima sentenza negativa per il dirigente scolastico «a fronte dell’ennesimo provvedimento disciplinare assunto illegittimamente». Oltre al ricorso vinto dal collaboratore scoalstico c’è da rimarcare le motivazioni della sentenza, «in cui si ritiene la contestazione disciplinare “inammissibilmente generica” ed espressa in “termini equivoci e davvero di difficile intellegibilità”». Il Giudice ha anche affermato che «non è dato comprendere quale sia il fatto contestato, risultando piuttosto, anche se in termini estremamente vaghi, che sia stata una qualche reazione del ricorrente verso il Dirigente ad originare la sanzione». In parole povere «un provvedimento disciplinare - si legge in una nota congiunta dei tre rappresentati sindacali - fondato sul nulla». A fronte «del settimo provvedimento disciplinare annullato dal giudice, e alla settima condanna al pagamento delle spese processuali (sia pure a metà), con un costo all’erario (e alla collettività) di circa 15.000 euro» o sindacati hanno annunciato che chiederanno alla Corte dei Conti «di verificare la sussistenza dei presupposti del danno erariale e all’amministrazione scolastica di adottare provvedimenti adeguati». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 22 Potenza Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it Riparte il progetto che ha come obiettivo quello di far conoscere la storia della città I “Portatori” da oggi sono a scuola Un programma di “studio” diversificato a seconda delle varie classi DA oggi riparte “I Portatori a scuola” il progetto dell’associazione culturale “Portatori del Santo” mirato a promuovere la cultura potentina, divulgare la conoscenza della storia della città e delle sue tradizioni per sensibilizzare le nuove generazioni alla festa del Santo Patrono e della Storica Parata dei Turchi. Il grande successo che l'iniziativa ha riscontra di anno in anno, ha portato l'Associazione ad inserire in questa edizione importanti elementi innovativi ed ampliare la platea dei giovanissimi coinvolti nel progetto. Quest’anno, infatti, il progetto è stato strutturato su tre livelli di interesse per favorire la partecipazione di tutti gli allievi delle scuole elementari degli istituti che Portatori mentre fanno lezione in una delle scuole hanno aderito. “La storia a scuola” per le prime e seconde classi è il primo step che prevede la proiezione di un documento illustrato che racconta la storia del nostro Santo Patrono e della Storica Parata dei Turchi. Per le terze e quarte classi, è previsto invece un laboratorio sulle danze e le musiche popolari, tenuto dal cantauto- re Antonio Bruno; per le quinte, invece, si ripropone la visita guidata del Centro Storico e della cattedrale di San Gerardo, in cui gli allievi saranno accompagnati da Rosario Angelo Avigliano, guida turistica abilitata. In ognuno dei tre incontri, saranno presenti i Portatori del Santo che distribuiranno a tutti i bambini il fumetto realizzato dall'associazione con la storia della Parata dei Turchi e di San Gerardo. Il primo appuntamento è per oggi, alle 9, con gli studenti della scuola di Via Perugia per la prima visita guidata del Centro storico. All’iniziativa “I portatori a scuola” hanno aderito Il comprensivo “Torraca-Bonaventura”con la Dirigente Peppina Antonietta Arlotto e la sua collaboratrice Palmira Imperatore, il “on Milani”della Dirigente Carmela Cafasso con la collaborazione della professoressa Angela Orsini e la “Domenico Savio” della Dirigente Diana Camardo con la collaborazione di Orlandina Porcaro. Un «ringraziamento si legge in una nota dell’associazione “Portatori del Santo” va alla “nostra” guida, Rosario Angelo Avigliano, agli esponenti della “Scuola di musica popolare e d’Autore”, Antonio Bruno, Giorgio Bruno e Maurizio Gambardella. Per la collaborazione nella “pratica” della tarantella lucana, si ringrazia Alessandra Abbruzzese. Si ringraziano anche la Bitmovies e il falconiere Michele Villano». Lo spettacolo presentato domenica sarà allo Stabile il 6 aprile Nanàd, alle radici dell’anima Storia di donne e d’amore, per la regia di Antonella Cautero LE radici sono importanti, esclama un’attrice nel film La grande bellezza. Lo sono al punto da non allontanarsi mai dai nostri ricordi. Apparteniamo anche a ciò che non abbiamo mai visto, ai luoghi che non abbiamo frequentato, alle persone di cui ci raccontano. Domenica 30 marzo, da Cibò, è stato presentato lo spettacolo Nanàd che andrà in scena domenica 6 aprile presso il Teatro Stabile di Potenza, alle ore 20,30. Spettacolo previsto all’interno della Stagione Teatrale 2013-2014 “Tutto l’anno una bella stagione”. Nanàd è un termine vernacolare che non si usa più. Trova un ricordo nella lingua degli emigranti del Sud America che conservano intatto il dialetto che conoscevano quando sono partiti. Una sorta di vezzeggiativo che indica dolcezza ma an- che voler prendere in giro le persone che si amano. E questo termine è il giusto vocabolo per narrare attraverso molti flashbacks la storia di una madre e di una figlia malata e in fin di vita. Una storia di donne: una madre disperata che invoca le antenate per farsi aiutare a superare il dolore e a far guarire la figlia. Perché quella figlia è il frutto non solo di una madre ma di una storia di donne che dal passato tornano luminose, si stagliano come punti di approdo, raccontano, attraverso il racconto della propria vita, le situazioni del presente. E questi racconti arrivano da lontano, dal Sudamerica degli emigrati, dove il termine Nanàd si usa ancora. E il dolore della donna si mischia alla saudade dei luoghi d’oltreoceano anche attraverso la musica dal vivo che accompagna lo spettacolo, alla danza, alla magia … e tutto finisce in un grande scrigno da conservare. Recuperare quelle radici che ci consentono di conoscerci meglio e di fare della storia di ogni famiglia, un luogo dove approdare con serenità e riconoscersi e ritrovare ciò che è inspiegabile. Esattamente come Oriana Fallaci in “Un cappello pieno di ciliegie” dove spiega: “Ora che il futuro s’era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l’inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d’estate costituiva il mio Io.”. Un passato e un presente al femminile che si intrecciano in storie e Manfredi, Cautero e Straziuso accadimenti che possono appartenere solo a quel luogo denominato anima, a quel luogo invisibile che regola, esaltando o avvilendo, le nostre emozioni e le nostre azioni. Con la drammaturgia e regia di Antonella Cautero, si esibiscono Tiziana Manfredi, Chiara Lagrotta, Antonella Cautero, Emilia Straziuso, Sandro Santostasi e Angela Rusciti che è, anche, coreografa e ballerina durante lo spettacolo. Il maestro Domenico Lopez eseguirà musica dal vivo e alcuni brani saranno interpretati da Tiziana Manfredi. Teatro e musica: le due iniziative promosse da Don Vito Telesca IL PLAUSO ALL’ARMA La religione incontra e promuove l’arte Gli rubano il cellulare Lo ritrovano i carabinieri di Vietri UNA rappresentazione teatrale, l’altra musicale: sono le due iniziative presentate nel corso della conferenza stampa che si è svolta ieri presso la sala dell’Arco del Comune di Potenza. Ideate e realizzate da don Vito Telesca, vicario della diocesi di Potenza – Muro Lucano –Marsico Nuovo. “Poema della Croce” andrà in scena nella Cattedrale del capoluogo lucano il prossimo 3 aprile e nella Chiesa di San Gianuario a Marsico Nuovo il 23 agosto. Mentre dal 9 al 12 maggio resterà aperta la mostra di scultura sacra “Crucis splendor”. Oltre a don Vito hanno partecipato alla presentazione anche Arcangelo Moles, Anna Teresa Laurita e Aldo Colella, tutti impegnati nella realizzazione della manifestazione. «Il ‘Poema della croce’ di Alda Merini - ha detto don Telesca - mi ha offerto lo spunto per organizzare queste iniziative che, come ben sintetizza il manifesto realizzato da Mo- La conferenza stampa les, hanno sullo sfondo e sono incentrate sulla Crocifissione di Gesù. La croce, come sintetizza mirabilmente la Merini, ‘è quel legno che ha messo radici in tutto il mondo». Un testo molto profondo che costituisce l’asse portante di uno spettacolo che, proprio per far sì che possa essere gustato appieno, è stato arricchito con musica e la presenza del coro. «Un percorso artistico-culturale – ha proseguito il vicario generale – che si inserisce in un progetto più ampio che ha visto la Cattedrale di Potenza ospitare una serie di mostre. In questa occasione, si tratta per la prima volta di sculture, aspetto che ci ha fatto preferire la Galleria Civica, grazie anche alla disponibilità offerta da Sindaco e Comune». Messina, Manzù, Vangi, Minguzzi alcune delle firme d’autore delle opere che saranno esposte nella Galleria civica di palazzo Loffredo e che potranno essere ammirate dalle 10 alle 13 e dalle 17,30 alle 20. «Siamo giunti al sesto ‘Quaderno d’arte’–ancora don Vito –ed è stato possibile realizzarlo, grazie anche alla grande collaborazione offerta da Nicola Aloi di Novara, che ci ha consentito di ottenere diverse opere importanti che esporremo a Potenza. Tre i centri di riflessioni attorno ai quali si dipana la mostra: la Crocifissione, il Compianto, la Resurrezione». a.p. VIETRI DI POTENZA – «Un plauso ai Carabinieri del Comando di Vietri di Potenza per una brillante operazione»: a dichiararlo è Ludovico Di Stasio, noto medico e docente universitario, per una disavventura che lo ha riguardato personalmente. Nelle settimane scorse il dottor Di Stasio si trovava in un bar a Sant’Agnello, comune della penisola sorrentina, a soli tre km da Sorrento. Durante il pagamento di alcune consumazioni, al dottor Di Stasio è stato sottratto, da un ladro, il telefono cellulare. A nulla sono valse le iniziali ricerche, anche perché la famiglia Di Stasio era invitata ad una cerimonia di matrimonio. Il giorno dopo, e dopo alcuni tentativi, il telefono risultava attivo. E a rispondere il ladruncolo, che diceva di “essere alla guida”. Così il dottor Di Stasio ha sporto denuncia presso il Comando dei Carabinieri di Vietri. «Si sono immediatamente attivati e, acquisiti con prontezza dati identificativi dell’apparecchio, sono riusciti in breve tempo ad individuare l’autore del furto, e recuperare il cellulare». Per questioni territoriali, coadiuvati dai Carabinieri di Sorrento, dove il professor Di Stasio ha poi ritirato il cellulare». (Claudio Buono) CONTI PUBBLICI L’Acta approva il bilancio «Risparmiato mezzo milione L’ACTA, la Spa comunale dei rifiuti, ha approvato il Bilancio Consuntivo dell’esercizio 2013 che verrà inviato all’Assemblea dei soci per l’approvazione definitiva. Dai dati di consuntivo - si legge nel resoconto - «risulta un minor costo, di oltre mezzo milione di euro, che la società ha registrato nel 2013, passando dai 10,7 milioni di euro dell’esercizio precedente ai 10,2 milioni di quello attuale». «Il dato - si sottolinea nella nota - ha ancora più valenza se si considerano le difficili condizioni finanziarie complessive in cui si opera, e la notevole massa creditizia avanzata dall’azienda nei confronti della proprietà. Al risultato si è arrivati adottando in meno di un anno, in stretto raccordo con l’Amministrazione Comunale di Potenza, un’importante azione di risanamento composta da una contrazione dei costi di trasporto dei rifiuti in discarica, da un minor ricorso a lavoro interinale, utilizzando il personale ACTA e da una razionalizzazione delle spese della governance societaria. L’azione di contenimento dei costi lascia intravedere un futuro in cui l’ACTA potrà operare con discreto margine e imprimere una spinta alle azioni di programmazione delle attività e dei servizi d’istituto, anche a seguito della recente approvazione da parte del Consiglio comunale del Contratto di Servizio di durata novennale. Tale accordo consentirà all’Acta di poter agire in un orizzonte temporale ampio, all’interno del quale attuare i piani di sviluppo previsti e innalzare il livello della qualità dei servizi erogati. Di uguale importanza è, infine, l’approvazione del Piano Industriale che, dopo anni di attesa, ha finalmente visto la luce e impegna l’azienda lungo il sessennio 2014/2020 al raggiungimento di precisi obiettivi strategici». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 23 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 LAGONEGRESE [email protected] VIGGIANO Al centro della vertenza le questioni legate al salario, occupazione e salute Petrolio: il diktat dei sindacati I lavoratori attendono risposte sulla piattaforma. Altrimenti sarà sciopero di due ore VIGGIANO – «Stabilizzazione dei contratti di lavoro a tempo determinato; omogeneizzazione degli strumenti di protezione e prevenzione della salute con i lavoratori dell’Eni ed equiparazione delle condizioni salariali con i dipendenti Eni di Viggiano attraverso la comparazione dei trattamenti economici aggiuntivi». Sono questi i tre punti fermi della piattaforma sindacale per i lavoratori dell’indotto Eni di Viggiano, di cui si è discusso ieri mattina durante l’assemblea dei lavoratori svoltasi dinnanzi al piazzale del Centro Olio Un’assemblea che ha approvato un ordine del giorno con cui si conferma lo stato di agitazione e in aggiunta viene dato mandato alle segreterie unitarie di proclamare lo sciopero di due ore per tutti lavoratori dell'indotto Eni, nel caso in cui, a margine dell'incontro del 3 aprile prossimo, le risposte dei datori di lavoro non saranno adeguate alle aspettative. «E’ ingiusto – CHIAROMONTE Nel segno dei murales Tutto pronto a Chiaromonte per la prima rassegna di pittura Murale. L’iniziativa è promossa dal Comune in collaborazione con la rivista specialistica In Arte Multiversi. La tre giorni (da oggi a giovedì) si propone da un lato come un’occasione per la promozione del centro lucano, dall’altro ha lo scopo di valorizzare gli spazi urbani attraverso la realizzazione di murales da parte di artisti di comprovata esperienza e varia provenienza. L’assemblea dei lavoratori ha spiegato il segretario della Fiom Cgil Basilicata, Emanuele De Nicola - chi produce la ricchezza di questa Regione, di questa nazione, che sono anche i lavoratori dell’indotto Eni, abbiamo un trattamento salariale inferiore ai lavoratori dell’Eni. Quindi per noi va superato in maniera definitiva questa disparità anche perché i lavoratori nel corso di questi ultimi mesi, hanno fatto propria questa richiesta, perché è un’ingiustizia sociale che si perpetua da diversi anni. Inoltre chiediamo un ulteriore approfondimento per quanto SENISE Taglio del nastro con De Filippo Nuova sede per i democratici Ma il sindaco diserta la cerimonia SENISE - Presente il sottosegretario alla sanità, Vito de Filippo, è stata inaugurata a Senise, la nuova sede del Partito democratico che ora si trova in via Rocco Pizzo, nella parte alta dell’abitato. L’occasione è stata propizia anche per la prima assemblea convocata dalla segretaria della sezione, Rossella Spagnuolo, eletta da poco più di un mese. Erano presenti dunque, iscritti, simpatizzanti, rappresentanti dei vari circoli di Senise, segretari di zona, di Teana (Francesca Tornese), Fardella (Mariangela Coringrato), San Paolo Albanese(Troiano), Francavilla (Davide Maurella), Chiaromonte (Giovanni Lista) che hanno portato il proprio saluto e la propria disponibilità a collaborare con il circolo di Senise, per le questioni politiche di ordine zonale. Come per una sorta di patto, solidaristico che rafforza le singole realtà territoriali. La novità, assoluta e piacevole è data dalla nutrita rappresentanza dell’universo femminile che dunque si propone per la conduzione del partito che verrà, visti i cambiamenti in atto, a livello regionale e nazionale. Nella sua introduzione, Rossella Spagnuolo,dopo aver ringraziato i presenti ed in particolare, il sottosegretario per la presenza e disponibilità e mostrato la gigantografia dell’articolo uno dello statuto dal quale partire, ha L’inaugurazione della sede tracciato le linee guida della nuova gestione quella da essa guidata, determinata, risoluta e coesa,dedita alle varie problematiche di Senise e della zona. Risaltava infatti l’assenza di un nutrito gruppo di iscritti,a cominciare dal sindaco Giuseppe Castronuovo. Una nota di preoccupazione è stata lanciata da Pinella D’Aranno, la quale ha segnalato proprio questa preoccupante assenza ma ha anche approfittato della presenza del sottosegretario, per ricordare che forse anche a livello regionale le cose dovrebbero essere guardate con maggiore attenzione, soprattutto sulle rappresentanze. A margine, poi,a microfoni spenti,anche Vincenzo Sassone, già coordinatore della lista Pd alle ultime comunali, si è rammaricato di non vedere anche la presenza degli amministratori e non solo, ai quali comunque va data la giusta fiducia per il programma amministrativo che stanno portando avanti ma ricordando che senza il partito unito, non ci può essere futuro certo, per nessuno. Nel chiudere i lavori, il sottosegretario Vito De Filippo, segretario regionale uscente, ha posto l’accento sulle importanti novità a livello organizzativo del Pd nazionale che ha aperto più di ogni altro alle donne, ricordando che comunque il Pd, con tutte le critiche che pure arrivano quotidianamente è l’unico partito presente ed organizzato a livello regionale;capace di fare da cassa di risonanza per le istanze della gente. La controprova è il riconoscimento a livello nazionale per la compagine di governo che risulta unica (Speranza, Bubbico, De Filippo e D’Andrea) nel panorama delle regioni italiane. Convinto che questa nuova ed irruente generazione di politici nazionali che hanno preso in mano le redini del Pd, potranno dare risposte al Paese. Per farlo però, c’è bisogno di fiducia, perché, ha ricordato De Filippo: «bisogna ricordare, che c’è sempre qualcuno che si pone la domanda: perchè? In questi pochi giorni, si sta mettendo mano a provvedimenti storici sempre annunciati ma mai risolti, per questo ci vuole da parte vostra fiducia in questa classe dirigente». Gianni Costantino riguarda la trasparenza delle assunzioni che si faranno in quest’area, anche in riferimento alla costruzione della quinta linea». Per De Nicola vanno affrontati temi come il «prevedere una quota extra contrattuale per le gare d’ap- palto da parte dell’eni, ridiscutere sulle royalties (troppo basse) e formule di inclusione sociale per il diritto al lavoro». Il segretario provinciale della Cgil di Potenza, Giuseppe Cillis ha spiegato che «c’è una situazione negativa dal nostro punto di vista , perché le aziende nei due incontri precedenti non hanno risposto totalmente alle nostre richieste ma solo parzialmente sulle questioni dell’occupazione. Sul salario abbiamo registrato risposte negative. Per questa ragione nell’incontro del 3 già programmato sulla piattaforma, qualora permangono ancora risposte negative noi andremo a proclamare lo sciopero di tutte le aziende e i lavoratori«. «Qualora – gli ha fatto eco il segretario confederale della Uil, Antonio Deoregi - non vengano le risposte, si inizieranno azioni di forza a sostegno della piattaforma. E’ una piattaforma di giustizia sociale legato alla omogeneizzazione di tutto ciò che attiene alla sicurezza e alla prevenzione sui posti di lavoro. Giustizia sociale e equiparazione dei trattamenti». «Come si fa a pensare - ha levato il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico che ci sia un diverso elemento di sicurezza fra i lavoratori degli appalti e quelli dell’eni, che stanno a fianco a fianco. Come si fa a pensare che non devono essere sottoposti alle stesse visite mediche. In materia di sicurezza c’è da fare subito, non c’è neanche da invocare il diritto, immediatamente dare attuazione su questi elementi. In materia economica, se ci sono dei problemi vanno affrontati». Insomma un aut aut da parte delle Organizzazioni Sindacali che terminerà quando firmeremo l’accordo che riconosca «l’adeguamento salariale, l’omogenizzazione dei trattamenti sulla tutela della salute e la trasparenza sulle assunzioni». Angela Pepe RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 24 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 LAGONEGRESE [email protected] LAGONEGRO Stamattina i funerali. Intanto il luogo dell’incidente è sotto sequestro In presidio per ricordare Giuseppe I colleghi dell’uomo morto sul cantiere della A 3 si sono astenuti dal lavoro LAGONEGRO - Hanno deciso di astenersi dal lavoro per 48 ore gli operai della Lagonegro scarl, in solidarietà e segno di lutto per il compagno deceduto nella giornata di domenica a seguito di un incidente avvenuto mentre era all'opera con alcuni colleghi, all'interno della galleria in fase di costruzione in località Renazza, presso il bivio autostradale di Lagonegro nord sulla A3 Salerno-Reggio Calabria. Contestualmente hanno indetto un presidio presso il cantiere, che si è tenuto nella mattinata di ieri, e «si apprestano ad entrare in assemblea permanente per discutere di quanto accaduto e decidere tutti insieme le azioni da intraprendere a tutela della sicurezza sul luogo di lavoro». È quanto dichiarato dalla delegata provinciale Feneal Uil Teresa Russo che ha continuato: «incidenti del genere sono inaccettabili e questo, purtroppo, è avvenuto quando la galleria era quasi terminata e lo stesso operaio aveva finito il suo turno e si apprestava ad uscire fuori; all'interno di un cantiere in cui non c'erano mai stati problemi di sicurezza. Pare che Giuseppe Palagano - queste le generalità dell'uomo deceduto, 54 anni di Nemoli, i cui funerali si svolgeranno stamattina - sia stato colpito al volto dalla pala di un escavatore meccanico, almeno secondo quanto riferito dai primi che lo hanno soccorso, e che sarebbe urtato contro altre barre metalliche in fase di montaggio che gli avrebbero provocato delle lesioni interne. Adesso aspettiamo l'esame autoptico e insieme alle altre sigle sindacali ci stringiamo intorno alla famiglia». Visibilmente rammaricato e scosso è apparso l'ingegner Sebastiano Calpona, titolare della Lagonegro scarl, affidataria dei lavori nella galleria Renazza per conto del Consorzio Sis Scpa, che è anche il direttore tecnico del cantiere. «La magistratura ha posto sotto sequestro la zona interessata per un'area di 40 metri dal fronte dove è avvenuto l'incidente. Io sinceramente sono incredulo e scioccato e non riesco a capire come sia potuto accadere. Noi siamo una società impeccabile dal punto di vista della sicurezza e del rispetto delle norme in generale, in sei anni abbiamo ricevuto decine di ispezioni da Ispettorato del Lavoro ed Asl e non ci è mai stato mosso alcun rilievo. Tutte le squadre - continua - hanno direttive identiche e dovrebbero portare avanti le atti- vità in maniera omogenea ed uniforme; il nostro addetto stava lavorando al fissaggio di una centina, un profilato metallico utilizzato per rinforzare le pareti delle gallerie in fase di scavo. L'enorme rammarico sta nel fatto che abbiamo scavato oltre trenta chilometri di tunnel senza nessun incidente serio e che, quando mancavano 50 metri all'apertura del foro terminale è avvenuta questa tragedia». La parola passa alla magistratura per stabilire la dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita una persona stimata da tutti. Fabio Falabella La galleria dove è morto Giuseppe Palagano LAGONEGRO I dubbi di Michele Latorre della Filca Cisl. Summa (Cgil) chiede più vigilanza «Ci affidiamo agli inquirenti per capire la dinamica» LAGONEGRO - Oltre ai lavoratori nei pressi della galleria erano in presidio anche i sindacalisti. Per la Cisl erano presenti Nino Falotico e Michele La Torre. «Ci affidiamo agli organi inquirenti per capire la dinamica dell'incidente - spiega il segretario generale della Filca Cisl Basilicata, Michele La Torre, che però esprime dubbi sulla ricostruzione - Finora questo cantiere non aveva registrato episodi particolarmente gravi e il fatto che l'opera sia in dirittura d'arrivo può aver determinato un allentamento del- RIVELLO Arrestati dall’Arma Colti in flagranza mentre rubano in un’area di servizio RIVELLO - Ennesima operazione portata a termine con successo da parte dei Carabinieri della Compagnia di Lagonegro che, nel corso della consueta attività di controllo del territorio e di prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, hanno tratto in arresto due cittadini italiani, L. C. di quarant'anni e T. R. di venti, residenti nei comuni di Rivello e Lagonegro. I militari della stazione di Rivello, diretta dal maresciallo Antonio Bellusci, li hanno colti in flagranza di reato nei pressi di un distributore di carburanti Esso, mentre si apprestavano a scardinare una colonnina self service per asportarne il contenuto in denaro. Durante le successive perquisizioni sono stati rinvenuti in disponibilità degli arrestati attrezzi idonei allo scasso posseduti impropriamente che sono stati posti sotto sequestro. I due uomini, accusati di tentato furto aggravato, sono adesso a disposizione dell'autorità giudiziaria, su provvedimento del Procuratore della Repubblica dott. Vittorio Russo. Fonti investigative fanno notare l'incremento diffuso di reati predatori compiuti anche da sparuti soggetti criminali improvvisati, oltre che da bande ben organizzate. Si tratta di un fenomeno che desta gli interrogativi degli inquirenti e che crea particolare preoccupazione ed allarme presso l'opinione pubblica. fa. fa. le maglie della sicurezza». Per il segretario della Cisl, Nino Falotico, «è opportuno che la sospensione dei lavori duri il tempo necessario agli accertamenti del caso; bisogna valutare con rigore e scrupolo i fatti per scongiurare che eventuali fattori di rischio possano ripresentarsi in futuro». “Mi auguro che gli accertamenti siano rapidi e scrupolosi e chiariscano oltre ogni ragionevole dubbio la dinamica dell'episodio”, continua La Torre che esprime cordoglio ai familiari di Giuseppe Pala- gano e invita le istituzioni a non abbassare la guardia». «È vero che i dati complessivi ci dicono che gli infortuni sono in calo rispetto agli anni scorsi – osserva La Torre – ma è altrettanto vero che si lavora meno e quel poco di lavoro che c'è è spesso precario e con standard di sicurezza non accettabili”. «Serve più attenzione alla prevenzione, più consapevolezza e una rete di controlli meno burocratica e più efficiente», aggiunge Falotico. Per i due dirigenti sindacali della Cisl «appellarsi al destino e all'impon- LAURIA Incontro con l’autore al Comprensivo derabile, come si fa in questi casi, sarebbe solo l'anticamera di nuove tragedie». Per Angelo Summa, Segretario Generale Cgil Potenza, intervenuto sulla questione: «Occorre che tutti gli organi preposti alla vigilanza e ai controlli in materia esercitino le loro funzioni nella massima indipendenza e con estremo rigore, al fine di assicurare il pieno rispetto della normativa vigente, ma soprattutto per scongiurare che il lavoro, da espressione massima di dignità per ogni persona, diventi causa di morte». VIGGIANELLO Bambini alla scoperta Mercure, l’impegno del gusto della lettura di Cosimo Latronico LAURIA – Ieri mattina si è tenuto presso l’Officine Meccaniche, per il 3° anno, l’incontro con l’autore organizzato dall’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII scuola primaria “Cardinal Brancati” diretta da Rosa Carlomagno, e coordinatrice del progetto, Rocchina Viggiano. Il progetto ha lo scopo di avviare gli alunni alla scoperta del fantastico mondo della letteratura per l’infanzia e di incontrare gli autori che scrivono per loro ed è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la scuola primaria Cardinal Brancati, Rizieri Libri s.n.c. e la Casa Editrice Mondadori. Gli alunni coinvolti sono della scuola Primaria “Cardinal Brancati” e Plessi di Galdo e Melara con le classi III- IV-V e l’autrice è Simona Bonariva con testi di narrativa quali “Il cortile di Babele” per la classe III e “Amicizia a Sparta” entrambi ed. Giunti Mondadori per le classi IV/V. Il racconto “Il cortile di Babele”, tocca i temi del pregiudizio, dell’integrazione, dell’amicizia e dell’importanza del gioco per i bambini. Consente una riflessione sul pregiudizio, sul modo subdolo in cui opera e si diffonde, sul male che fa, sull’integrazione: ciò che negli altri è diverso è Foto di gruppo per i bambini L’incontro che si è tenuto a Viggianello motivo di arricchimento, non di separazione e sull’amicizia che consente di risolvere i problemi e superare le difficoltà. “Amicizia a Sparta” è un’opera ambientata a Sparta e attraverso i giovani spartani offre lo spunto per gettare uno sguardo al passato e raccontare come nelle varie epoche sono stati trattati e considerati i bambini attraverso i temi importanti dell’amicizia, della lealtà, della diversità e dell’integrazione. Simona Bonariva ha scritto anche fiabe che sono state utilizzate nell’ambito di programmi di educazione all’ascolto ed espressività. Emilia Manco VIGGIANELLO - «Ho preso impegno con i sindaci di Viggianello e Rotonda perché il progetto di realizzazione e di esercizio della centrale biomasse del Mercure sia valutato per il suo effettivo impatto sul territorio e sulle potenzialità di sviluppo del Parco nazionale del Pollino». Lo ha dichiarato in una nota il parlamentare lucano di Forza Italia, Cosimo Latronico. «Le criticità segnalate, ossia la dimensione dell'impianto, circa 40 mw, le tecnologie applicate, il reperimento e l'entità delle masse da bruciare, le emissioni in atmosfera, l'utilizzo delle ceneri, in generale le compatibilità strategiche tra le politiche di sviluppo del Parco nazionale e la centrale, dovranno essere esaminate con la dovuta cura e con il necessario approfondimento. Chiederò al Ministro dell'ambiente di aprire con urgenza un tavolo al Ministero per analizzare tutti i rilievi che le popolazioni del Pollino vivono con preoccupazione e grande disagio». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. VULTURE Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 26 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 [email protected] VENOSA Trovato l’accordo su un candidato navigato come il consigliere provinciale Il Pd sceglie Tommaso Gammone Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, i democratici escono allo scoperto VENOSA - Sarà Tommaso Gammone a guidare il Pd nella battaglia per la conquista di Palazzo Calvini alle prossime amministrative. Le varie anime del partito hanno trovato finalmente la convergenza su un candidato “navigato” ed “esperto”, che, oltre alla lunga militanza politica, svolge le funzioni di consigliere provinciale da un decennio. La svolta negli ultimi giorni, caratterizzati da frenetiche trattative e da tentativi finalizzati ad accelerare i tempi per preparare programma, squadra e strategie in vista degli impegni elettorali. Si sono susseguite anche una serie di voci di varie candidature, come quella relativa a Gianni Bochicchio, che ha smentito seccamente un suo interessamento o un suo coinvolgimento nella vicenda. La quadratura del cerchio è avvenuta nell’ ultima assemblea, nel corso della quale è stata sbloccata la situazione, che ha visto a lungo contrapporsi i sostenitori di una candidatura Gammone, fatta direttamente dalla segreteria del Partito, e i fautori delle primarie. E cosi, ora ai nastri di partenza per la gara a Sindaco di Venosa sono in due: Arturo Covella, candidato del Movimento 5 Stelle, e Tommaso Gammone, per il Pd. Mancano notizie di altri candidati. Sembra navigare ancora in acque agitate il centrodestra, che non è riuscito a trovare un candidato in grado di guidare la coalizione nella competizione Sopra la sede del Comune di Venosa elettorale. Se questa condizione dovesse protrarsi per altri giorni, sarebbero solo in due a contendersi Palazzo Calvini. Una situazione che evidenzierebbe la crisi dei partiti del centro-destra della cittadina oraziana. Per valutare insieme la situazione attuale e individuare gli obiettivi a breve- Gammone medio termine, incontriamo il candidato sindaco del Pd. «Non ho partecipato volontariamente all’assemblea del Pd di Venosa, che aveva all’odg le elezioni amministrative di maggio - ci rivela Tommaso Gammone- Ho voluto consentire a tutti di esprimersi liberamente, dato che era i discussione anche la mia candidatura a Sindaco. Tuttavia sono stato invitato a fine assemblea e mi è stato comunicato che dopo tanti interventi si è giunti alla conclusione che io posso rappresentare la persona su cui fare sintesi quale candidato sindaco del Pd. Ho accolto con piacere la notizia e ho pensato che ciò mi dava subito la possibilità di mettermi al lavoro per preparare adeguatamente e in tempo utile la campagna elettorale». Quali elementi caratterizzeranno la campagna elettorale? «Massima correttezza sia nei riguardi degli altri candidati, sia nei riguardi degli elettori - ci dice Gammone - basandola sui contenuti programmatici, evitando di fare o accoglie- MELFI “Popolari per l’Italia”, Russo nominato coordinatore MELFI - E’ Stefano Russo , già Consigliere Comunale della passata Amministrazione Navazio , nonché cofondatore del movimento civico “ Vivi Libero “, a coordinare , strutturare e rappresentare a Melfi I Popolari per l’Italia , movimento politico dell’ex Ministro della difesa Mario Mauro. A renderlo noto è il Segretario Regionale dei Popolari d’Italia di Basilicata , Vincenzo Giuliano . Viva soddisfazione per la nomina di Stefano Russo a segretario cittadino di Melfi è stata espressa dal capogruppo alla regione Aurelio Pace che Russo con Giuliano e Pace ne ha sottolineato le doti e le qualità messe in atto soprattutto in questi anni di assenza di politiche valoriali. «Una persona che ha sempre guardato agli interessi dei cittadini e alle problematiche del territorio piuttosto che a costruire percorsi di natura personale . D’altronde, - ha concluso l’esperienza consumata di Stefano nel movimento civico “ Vivi libero “ assieme agli amici e al Segretario Alessandro Mancino ne è una garanzia per ridare dignità alla politica melfitana attraverso un’azione che ritorni ad essere vicina ai cittadini». RIONERO La commissione valuterà 11 progetti arrivati da tutta l’Italia Concorso di design al liceo artistico RIONERO - Con la convocazione del comitato Tecnico-Scientifico si è chiusa la prima parte dell’interessante concorso di design promosso dal Liceo Artistico “C. Levi” di Rionero in Vulture. Giunto alla seconda edizione, la Commissione giudicatrice ha selezionato undici dei trentasei progetti pervenuti da tutta Italia al Liceo Artistico di Rionero. Una scelta difficile per la Commissione presieduta dal Dirigente Scolastico Antonella Ruggeri, dal Prof. Vincenzo De Paolis, dall’Assessore alla Cultura Vito D’Angelo, dalla prof. Letizia Calice e dall’ideatore della competizione Prof. Rino Ramone che, con molta fatica, hanno fatto una prima cernita dei progetti consegnati. «Il concorso – riferisce il prof. Ramone – nasce al fine di promuovere, sostenere ed ampliare le potenzialità creative nel campo del design e della produzione industriale». «Abbiamo inteso offrire agli studenti - riprende il docente - l’opportunità di partecipare ad un percorso progettuale ai fini di un più ampio arricchimento della propria preparazione, di potenziare le proprie conoscenze progettuali attraverso percorsi pluridisciplinari e formare, orientare e coltivare i talenti che la scuola accoglie». «Valorizzare e incentivare nell’ambito della formazione personale percorsi creativi non può non esse prioritario per il sistema scolastico, per il nostro paese ed in particolar modo per il nostro liceo, nel quale – conclude Ramone - vi è una tradizionale vocazione creativa». Interessante il tema scelto dagli organizzatori: la realizzazione di un orologio da parete che abbia come filo conduttore «il tempo, sentito come qualcosa che ci circoscrive, ci avvolge, e ci domina, è visto anche come ciò che ci logora, che invecchia, che genera l’oblio». Quindi non la semplice costruzione di un orologio da parete ma la realizzazione di un’opera d’arte originale che ponga l’accento al significato filosofico del tempo. «Abbiamo chiesto ai partecipanti – riferisce la Prof. Calice - di contestualizzare e attualizzare il progetto non solo parlando di design ma anche del tempo in cui viviamo. L’orologio fa pensare subito al tempo ma rimanda anche ad una visione non solo meccanicistica ma anche filosofica dello stesso. Ed è questo l’obiettivo del concorso». Ai proponenti dei progetti selezionati è stato ora richiesto di inviare un prototipo che una nuova Commissione Tecnico-Scientifica giudicherà e premierà nel mese di Maggio con cospicui premi in denaro. Tutti i progetti in gara saranno poi esposti in un evento-mostra. Andrea Gerardi re provocazioni che alimenterebbero ancora di più il sentimento di antipolitica che si respira negli ultimi tempi». Con quali azioni concrete si svilupperà questa campagna elettorale? «Intendo presentare un programma "sostenibile" e “coraggioso” condiviso dalle forze politiche che si uniranno al Pd per la competizione elettorale. Per elaborare questo programma oltre alle forze politiche coinvolgeremo attivamente le associazioni di categoria, e valorizzeremo i contributi di tutti coloro che vorranno evidenziare bisogni e presentare proposte mirate e concrete». Quali saranno gli obiettivi del programma? «Rilanciare Venosa mettendo in atto una serie di azioni per il turismo, l' agricoltura, la sanità, il sociale ecc.- sottolinea il candidato Sindaco Gammonefacendo tesoro anche della buona sinergia che vorrei instaurare con gli enti sovracomunali». Quali le prime azioni in vista della competizione elettorale? «Formare una squadra bilanciando esperienza e innovazione e assicurando una qualificata presenza femminile - conclude Tommaso Gammone - .La squadra dovrà avere quelle motivazioni e quella competenza che ci consentano non solo di vincere le elezioni, ma soprattutto ci consenta di governare per far uscire Venosa dalla palude e far decollare lo sviluppo socio-economico». Giuseppe Orlando Atella, acceso dibattito nell’ultimo Consiglio ATELLA - Anche la seduta del consiglio comunale di ieri, breve per i pochi punti iscritti all’odg (appena quattro) è stata caratterizzata da una discussione abbastanza polemica da parte del Gruppo Pd della minoranza consiliare nei confronti del sindaco Telesca. Il sindaco ing. Nicola Telesca ha iniziato con la lettura del contenuto delle deliberazioni assunte nell’ultimo consiglio comunale. Michele Zaccagnino, capogruppo Pd di minoranza, del quale fa parte anche Canio Petrino, rende nota la formazione del suo Gruppo. Parimenti, Donato Macchia, nuovo ca- pogruppo di maggioranza in luogo di Pietro Telesca (nominato assessore al posto del dimissionario Michele Salvatore Pacella). La seduta consiliare si è poi “animata” a quel punto a causa di un acceso scambio di battute tra i due consiglieri della minoranza, all’indirizzo del sindaco Nicola Telesca . Con altrettante battute, di tono più cavalleresco, da parte del sindaco Nicola Telesca nei confronti di Michele Zaccagnino e di Canio Petrino. Insomma la battaglia continua, dopo le polemiche delle settimane scorse a suon di manifesti. b. c. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 27 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 MATERA [email protected] Il Ministero dei trasporti: «Serve un atto ad hoc dei Comuni se no niente sanzioni» Strisce blu, i grattini della discordia Diventa un caso nazionale quello della sosta oltre il limite: «Multa sì o multa no?» E’ UN caso in piena regola. Di portata nazionale. Ma con ricadute evidenti anche su Matera città e con i cittadini in attesa di sapere e di capire cosa davvero sta succedendo. La questione delle strisce blu e dei grattini scaduti riceve sempre più l’attenzione in questi giorni in termini di interpretazione delle norme e di scelte da fare. In tutto questo il cerino sembra essere destinato a rimanere in mano ai Comuni che però prendono tempo e non affrontano direttamente la questione con un’impasse che rimane sostanzialmente inevitabile. Da qui un’interrogazione di un paio di giorni fa del consigliere comunale Augusto Toto che ha chiesto risposte sull’argomento al sindaco Adduce e una nota sempre della scorsa settimana del Ministero dei Trasporti che segnala proprio questo cioè che la decisione in merito toccherà ai Comuni. In merito alla regolamentazione della sosta nelle “strisce blu” il Ministero specifica che «nell’incontro sono stati confermati il parere dei ministeri: per chi sosta nelle strisce blu oltre il termine per cui ha pagato non viene elevata contravvenzione per divieto di sosta perché ciò non è previsto dal Codice della strada, la regolamentazione della sosta è materia di competenza comunale, per irrogare penali o sanzioni pecuniarie nei confronti di chi sosta oltre il termine per cui ha pagato il Comune deve emanare una specifica delibera. In assenza di tale delibera e quindi finché non verrà approntata non è possibile elevare multe per il caso in questione». Parole Ed inoltre viene Il vicesindaco di Matera, specificato che «le peSergio Cappella nalità per il mancato pagamento che i comuni possono prevedere devono essere improntate a criteri di commisurazione e ragionevolezza rispetto alla tariffa richiesta per la sosta. La penalità per il non rispetto di un contratto (tale è il pagamento di una tariffa a fronte dell’erogazione di un servizio) non può essere vessatoria». Sul caso specifico il vicesindaco ed assessore competente Sergio Cappella spiega: «aspettiamo di avere risposta, credo una questione di pochi giorni, dal Ministero al quesito che abbiamo posto. Serve un indirizzo ben chiaro su come ci dobbiamo comportare. Poi il Comune prenderà le sue decisioni. Da parte nostra già c’è stato il tentativo in un incontro di arrivare ad una soluzione di questa vicenda. La delibera? Se c’è da farla la faremo, io credo che sia stata fatta dal sindaco Buccico al momento nel quale i parcheggiatori attuali sono equiparati ad ausiliari del traffico». Il dibattito però rimane aperto ed il rischio di una serie di ricorsi in arrivo in questi giorni possa sempre arrivare nel corso dei prossimi giorni. Tanto che lo stesso consigliere Toto che nei giorni scorsi era intervenuto con un’interrogazione oggi si fa primo firmatario di una mozione: «Si chiede a questa Amministrazione Comunale che laddove la sosta sulle strisce blu si prolunga oltre l’orario di competenza del ticket acquistato, non venga comminata alcuna sanzione ma si dia corso al recupero delle ulteriori somme dovute attraverso l’emissione di un avviso bonario» Un caso che dovrà essere risolto in poco tempo. E soprattutto dovrà essere chiarita la volontà politica, sulle multe da fare o non fare, che i Comuni in capo ai quali sembra addensarsi la decisione ultima, vogliono applicare. Cappella: «Aspettiamo le risposte del Ministero Delibera fatta nel 2008» Augusto Toto: «Ecco una mozione per lo stop » Una delle strisce blu nei parcheggi a pagamento Petizione contro l’inceneritore verso l’approdo in Consiglio Dovrebbe esserci oggi l’ultima riunione della commissione comunale Ambiente che dovrà verificare i termini e le richieste contenute nella petizione sottoscritta da 1700 cittadini contro la possibilità di bruciare rifiuti e Css e contro l’estensione a 60.000 tonnellate del materiale da bruciare, tra cui i rifiuti, da parte dell’azienda Italcementi che ha avviato la richiesta di autorizzazione all’estensione alla Regione Basilicata. «La commissione ha discusso sulla congruità delle richieste avanzate nella petizione e dovrebbe dare il via libera per l’approdo in Consiglio» ha spiegato il consigliere comunale Paolo Manicone da sempre contrario a questo tipo di intervento, «nel documento si mette in risalto la necessità non solo di opporsi all’estensione chiesta da Italcementi ma di fare in modo che Matera sia una città contraria di suo alla possibilità di bruciare rifiuti e che esprima a chiare lettere la sua contrarietà all’Aia Via in corso di discussione». Il provvedimento dopo la commissione di oggi dovrebbe arrivare, nella prima data utile, in Consiglio comunale, «Matera che vuole essere candidata deve ritenere fondamentale anche il tema della candidatura». Al momento però sulla questione non c’è ancora una posizione politica ufficiale: «personalmente mi sono già espresso, credo che bisognerà esprimere una posizione in una prossima riunione di maggioranza». Da Italcementi invece viene ribadito come «il recupero di una frazione attentamente selezionata di rifiuti come combustibile per i cementifici è una pratica largamente diffusa in tutto il mondo ed è riconosciuta a livello europeo come “Migliore tecnologia disponibile” (Bat - Best Available Technique). Non solo dunque non è una pratica vietata dall’Europa, ma è la stessa Ue a promuoverla». Poi aggiunge ancora: «L’utilizzo dei Css in cementeria tra l’altro presuppone una scrupolosa raccolta differenziata. In ogni caso la cementeria di Matera non è e non diventerà mai un inceneritore. L’attività industriale dell’impianto resta e resterà sempre la produzione del cemento. E proprio per continuare a produrre un ce- Paolo Manicone mento di qualità, qual è quello di Matera, la cementeria non impiegherà mai nei propri forni “rifiuti qualsiasi”, tali da alterare le caratteristiche dal clinker, continuando invece a operare nel rispetto della salute e dell’ambiente. Quanto alla richiesta di utilizzo dei Css, essa risponde a una necessità del territorio: negli scorsi mesi l’azienda ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema dello smaltimento di quel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi, che non può essere recuperato attraverso la raccolta differenziata ma valorizzato come risorsa energetica». [email protected] RIFIUTI Residenti sul piede di guerra. Dopo l’esposto di dicembre nulla è ancora cambiato «Pericolosi quei cassonetti in viale Italia» Dei cassonetti da spostare in via degli Aragoneri in prossimità della “famigerata” curva di viale Italia. Il pericolo che viene creato in un punto specifico è stato oggetto di una lettera-esposto che nei giorni scorsi alcuni residenti hanno inviato al prefetto Pizzi, al sindaco Adduce e ai Carabinieri per segnalare che «da circa due mesi i cassonetti dei rifiuti in via degli Aragonesi sono stati spostati in viale Italia tra il civico 16 e le strisce pedonali e in prossimità della curva. Tale spostamento toglie la visibilità indispensabile per garantire un corretto e sicuro transito veicolare e quindi eleva la già precaria condizione di insicurezza. Lo spostamento esprime il concetto di negazione dell’esistenza del Codice della strada e delle norme di distanza di sicurezza» scrivono ancora i residenti nell’esposto che risale al di- cembre scorso. Ma la novità di queste ore è che nulla è cambiato tanto che Giambattista Barberino a nome dei residenti di viale Italia conferma ancora una volta l’esistenza del problema e la presenza in un punto sostanzialmente pericoloso di quei cassonetti. Soprattutto segnala come sulla questione non è arrivata di fatto alcuna risposta «in questo caso la dislocazione attuale dei pre- detti cassonetti è senza dubbio un fattore di pericolo per la pubblica e privata incolumità». La questione rimane di fatto preoccupante per i residenti che continuano ad intravedere in quel posizionamento un pericolo. Ma di fatto lungo e laborioso nel tempo è stato il processo di sistemazione e risistemazione nei punti più idonei della città dei cassonetti dell’immondizia. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Matera Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 29 Dal Museo dei costumi tradizionali alla biblioteca turistica. Oltre 10 le iniziative in cantiere «Le mie proposte? Ignorate» Parla Mario Ambrico. I suoi progetti su Matera e l’Europa non hanno mai avuto risposta DA anni, da quando lavorava all’Apt di Matera, Mario Ambrico considera il patrimonio storico, culturale e turistico di Matera, una risorsa da promuovere e valorizzare. Lo dimostrano i numerosi progetti che ha realizzato e che ancora progetta di mettere in atto. Dal museo dei costumi tradizionali di tutta Europa da realizzare in città, a quello dei souvenir con pezzi provenienti da Italia e dall’estero per giungere alle “Vie del cinema”, un itinerario fotografico dei film girati a Matera raccontati anche in un dvd, le iniziative sono molte e hanno come comune denominatore il racconto della città dei Sassi in grado di superare la concezione folcloristica di un luogo d cui si sa ancora poco. Ambrico dimostra che prima ancora di far giungere Matera in Europa, può essere l’Europa con tutte le sue peculiarità a giungere in Basilicata. Il meccanismo, come spiega il diretto interessato, potrebbe far sviluppare l’industria turistica diretta e indotta creando al tempo stesso posti di lavoro. «Il paradosso - spiega Ambrico - è che nonostante si tratti di progetti legati ad una città che desidera diventare capitale europea della Cultura, nessuna delle istituzioni che ho contattato perchè vengano sostenuti, mi ha mai risposto. L’articolo 3 della Costituzione italiana sostiene che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, La brochure con i progetti di Ambrico e, accanto con Papa Giovanni Paolo II ma il silenzio e l’atteggiamento città. avuto nei miei confronti, dimoL’impegno di Mario Ambrico, stra che forse non tutti sono che qualche anno fa diede vita ad uguali\». una interessante mostra sulla L’omaggio all’Europa, un pro- presenza dell’esercito polacco a gramma stilato da Ambrico che Matera con un convegno che ricopotrebbe essere realizzato entro il struì quei fatti, rappresenta quel2019, contiene tutti gli elementi la parte della città che, pur manper poter far parte di un calenda- tenendo le proprie caratteristirio di manifestazioni previste in che, non vuol perdere una oppor- Lavori inseriti nel progetto europeo Perspective di educazione degli adulti Il futuro visto dalle comunità Esperti a confronto fino a oggi sulla rigenerazione urbana RIGENERAZIONE di spazi urbani e rurali per migliorare la qualità della vita delle comunità che vivono in contesti degradati. E’ questo il tema centrale del convegno che si conclude oggi nella sala Sassu dell’Università in via San Rocco. Il seminario rientra nell’ambito del meeting del partenariato “Perspective” del Dicem e aprirà un confronto tra coloro che stanno operando anche in tema di responsabilità sociale e di percorsi comuni. , «Un processo di rigenerazione partecipata chiama in causa diversi attori si legge nella relazione di presentazione dei lavori dalle amministrazioni locali e regionali, nel predisporre politiche e strumenti di innovazione urbanistica, sociale e ambientale, ai soggetti produttori di comunità che operano a diretto contatto con gli stakeholder finali». Nei processi di cambiamento dei territori, il tema del futuro passa proprio attraverso i confronti produttivi che si possono instaurare. «Riconsegnare alle comunità le chiavi del proprio L’università di S. Rocco dove anche oggi si svolgono i lavori del convegno futuro - si legge ancora passa anche attraverso FORMAZIONE nuove forme di integrazione e interazione». I lavori che si apriranno oggi alle DOPO il laboratorio di effi9,30 prevecacia mentale che si è svoldono i saluti to nelle settimane scorse, la del Rettore Inlab Academy ha in prodell’Univergramma un altro incontro sità, Mario formativo rivolto ai giovani Fiorentino e imprenditori. del prof. FerIl seminario di “relazioni dinando Miefficaci” si terrà, infatti, semrizzi, direttopre nella sede di Matera, re del Diparsabato 12 Aprile dalle 10 altimento culle 17. ture europee Questa volta Alessandro e del MediAbate metterà tutti i suoi alterraneo. Selievi, nella condizione di riuguiranno inscire ad assimilare i concetti terventi di basilari della ProgrammaMaria Mizione Neurolinguistica, una ninni, Maria disciplina di matrice statuniAssunta D’Oronzio e Martense utile e necessaria per creare con i propri incello Benevento. terlocutori (sia in ambito personale che professioIl bilancio dei lavori è stanale) una comunicazione sintonica ed efficace e to affidato a Ina Macaione raggiungere i propri obiettivi. di Nature City Lab. Seminario InLab «Integrazione e interazione fra diversi soggetti consentiranno di riconsegnare le chiavi del domani alle città» [email protected] tunità come quella della candidatura, dimostrando che l’Europa è ormai un concetto non più anacronisticamente geografico ma anche storico e culturale. Dai costumi tradizionali dei Paesi che la compongono fino ai souvenir, simbolo dei luoghi anche lontani dalla città dei Sassi, il filo che la politica e le istituzioni vogliono tenere legato, potrebbe passare anche attraverso queste iniziative. Tra le iniziative cui Ambrico sta lavorando, ci sono anche la “Biblioteca europea della storiografia dei comuni e dei Paesi europei e la biblioteca turistica culturale dell’Europa”. Purtroppo le «Azioni discriminative che subisco - spiega infine e l’insensibilità verso il mio programma, mi offendono come cittadino della Repubblica Italiana. Devo, comunque, ringraziare l’avvocato Raffaello De Ruggieri che mi ha invitato a proseguire con il mio impegno per la città e con il progetto dei Musei culturali - conclude Ambrico - perchè la mia città merita di avere spazio e di poter stringere maggiormente il legame con l’Europa». [email protected] Raccolta nelle scuole materane Abiti usati e puliti per chi è più povero Arriva il professor Dix IL semplice gesto di donare un capo di abbigliamento può trasformarsi in un aiuto per gli altri. E’ questo lo spirito che anima “Mettiti nei miei panni – usati, lavati, donati”, l’attività creata sotto il segno di Dixan per la scuola, il progetto di Henkel che da 14 anni sostiene con concorsi mostre e attività didattica, iniziative di solidarietà a favore dei più piccoli. Fedele a questa idea si svolge l'edizione 2014 che fa tappa a Matera oggi e domani per concludersi a fine mese. Un viaggio che renderà i bambini protagonisti di una storia da condividere a scuola e a casa, insegnando loro il rispetto per gli oggetti che ci appartengono, per il prossimo e per l’ambiente. Funziona così: in cinque scuole di Matera (questi gli istituti coinvolti: Via Lucrezio, Via Lazazzera, Francesco Saverio Nitti, Sant’Agnese, Cappellutti) arriverà un furgoncino da cui scenderà l’inconfondibile mascotte dell’iniziativa, il Professor Dix. I ragazzi dell'istituto saranno chiamati a partecipare attivamente insieme alle loro famiglie alla raccolta degli indumenti che non utilizzano più e a portarli nel grande contenitore che sarà ritirato dopo qualche settimana. Il ricavato della raccolta andrà all’Ai.Bi. – Associazione Amici dei Bambini, un’organizzazione non governativa attiva in tutto il mondo, per combattere l’abbandono minorile con l’adozione, l’affido e il sostegno a distanza. Tutti i bambini e le loro famiglie riceveranno un sacchetto in cui riporre gli indumenti che desiderano donare, un campione di Dixan e una copia del libro “Il professor Dix e un calzino sul piede di guerra. La vera storia degli abiti dimenticati", appositamente scritto e illustrato per il progetto da due famosi autori per bambini: la scrittrice Annalisa Strada e l’illustratore Libero Gozzini. Milano, Novara Aosta, Savona, Parma, Prato, Perugia, Roma, Frosinone, Salerno, Matera, Bari, Campobasso, Pescara, Ancona, Vicenza, Pordenone, Trento, Palermo e Cagliari le altre tappe del tour. [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. PISTICCI Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 30 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 [email protected] POMARICO Indagini della Forestale, disposta l’analisi dei campioni, si teme per altri animali Avvelenato un branco di lupi Tre esemplari adulti di una specie rara trovati sul ciglio della strada POMARICO - Una strage di lupi nelle campagne di Pomarico. E’ accaduto nel pomeriggio di domenica, quando sono stati ritrovati tre esemplari morti e con chiari segni riconducibili quasi certamente a un avvelenamento. Un automobilista ha segnalato la presenza sul ciglio della vecchia strada, che da Pomarico va verso Bernalda, dominando la valle del Bradano verso il Parco della Murgia e Montescaglioso. Sul posto sono intervenuti agenti del Cfs di Grottole e il veterinario Asm, Bonora, per gli accertamenti e i verbali di rito. Anche il responsabile del Cras provinciale, Matteo Visceglia, ha collaborato nell'operazione di recupero delle carcasse, che sono state temporaneamente trasferite e custodite in un congelatore, in attesa di esami necroscopici presso l'Istituto zooprofilattico e finalizzati ad accertare le cause della morte. Il piccolo branco era composto da un grosso maschio adulto e due femmine. Nel territorio del Materano c’è una biodiversità ricca e straordinaria, ma alcuni stolti barbaramente la stanno portando via piano piano. «Si tratta di una grave perdita e di un duro colpo alla biodiversità del nostra regione. -ha confermato Visceglia- La presenza del lupo nel territorio della Collina materana, dovrebbe costituire motivo di speranza, poichè rappresenta un indice di qualità ambientale e di altis- simo pregio naturalistico. In Italia si sta facendo moltissimo per favorire la sua presenza, si sta lavorando ed investendo tanto per fare divulgazione, sensibilizzazione e ricerca. Molti enti, tra cui la Regione Basilicata, stanno incentivando e sostenendo un monitoraggio scientifico di questa specie anche per definire e meglio gestire le problematiche connesse alla ricorrente e diffusa conflittualità tra la sua presenza e quella degli allevatori di bestiame domestico. Oltre alla morte di questi tre bellissimi e preziosi esemplari, occorre porre l'attenzione sul fatto che non sappiamo se altri lupi o altre spe- cie, che magari si saranno alimentati utilizzando la stessa esca avvelenata, siano anch'essi morti. Tante specie necrofaghe che vivono su quel territorio come volpi, nibbi reali, nibbi bruni, poiane o anche i rarissimi avvoltoi capovaccai, di cui restano pochissimi esemplari in tutta Italia, potrebbero essere stati uccisi. Si spera che le indagini del Cfs possano contribuire a punire i responsabili. L'uso dei bocconi avvelenati che nel nostro Paese rappresenta ormai una piaga gravissima che sta decimando, anche all’interno di aree protette come Parchi e Riserve, specie di grande pregio». [email protected] I Forestali vicino alle carcasse Le carcasse di lupi nel campo di fronte la Provinciale METAPONTO Hanno iniziato a litigare innescando una rissa in strada Festa di compleanno finita a pugni I carabinieri hanno arrestato tre rumeni poco più che ventenni METAPONTO - Una festa di compleanno finita a cazzoti. E’accaduto intorno alla mezzanotte, nel centro abitato di Metaponto, dove i carabinieri della Stazione cittadina, in collaborazione con il Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Pisticci e i colleghi della Guardia di finanza in ausilio, hanno arrestato per rissa nella flagranza di reato, tre persone di nazionalita romena. I tre, O.I. 26 anni, P.N. di 28 e P.L. di 22, dopo un litigio per futili motivi avvenuto dentro l’abitazione di uno dei tre, dove si erano ritrovati per festeggiare un compleanno, hanno innescato una rissa già all’inizio apparsa molto violenta, sfociata in strada. Solo il tempestivo intervento delle forze dell’ordine ha limitato conseguenze ulteriori e più gravi; i tre sono stati fermati e accompagnati negli uffici del comando di Metaponto. Dopo i rilevi fotosegnaletici sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, su disposizione dell’autorità giudiziaria di Matera, dottor Colella. «La capillare azione di controllo del territorio operata dal co- mando Compagnia e dalle stazioni dipendenti -commentano i carabinierisu nuove disposizione del comando legione e provinciale, sta permettendo di intervenire con la massima celerità sui luoghi di commissione di varie tipologie di fatti illeciti per operare, non solo alle indagini, ma agli atti d’iniziativa ed in flagranza. Sono già 10 le persone attestate nella flagranza in circa un mese. Interventi che arginano non di poco la commissione di reati predatori controi il patrimonio e contro la persona». MONTESCAGLIOSO L’iniziativa lanciata ad ottobre da Matteo Marzotto alimenta la solidarietà Torte a scuola contro la Fibrosi cistica La Delegazione materana ha raccolto duemila euro per alimentare la ricerca MONTESCAGLIOSO - Superando ogni aspettativa, si è conclusa in coincidenza con la festa del papà, la seconda edizione di “Auguri papà”. Oltre 1.150 torte di cioccolata e pastafrolla, distribuite in sei istituti scolastici dalla Delegazione Fibrosi Cistica di Montescaglioso, guidata da Franca Petrarca. L’iniziativa, al suo secondo anno, è una campagna di sensibilizzazione che ha come obiettivo quello di far conoscere la fibrosi cistica e, soprattutto, sostenere uno dei progetti di ricerca della Fondazione. Le torte, realizzate dalla pasticceria artigianale “Delizie” di Montescaglioso, sono state acquistate dagli studenti di sei istituti della provincia. Gli alunni delle scuole di Montescaglioso, Pomarico, Grassano, Salandra e Matera hanno avuto l’occasione di acquistare e Traguardo 8mila euro entro dicembre Francesca Petrarca con Matteo Marzotto donare un “dolce pensiero” al ne di Montescaglioso è l’ambaproprio papà, che racchiudeva sciatrice, nella provincia di Maperò un gesto concreto di soste- tera, della Fondazione. Ad ottogno alla ricerca su una malattia bre scorso, a consacrare l’imporgenetica grave. Due milioni e tante ruolo della Delegazione, ci mezzo di italiani, a loro insaputa, ha pensato Matteo Marzotto, risono portatori sani del gene della ferimento della Fondazione Fimalattia, che colpisce organi in- brosi cistica, che nel suo Ffc Bike terni come i polmoni e il pancreas tour , fece tappa nella città Gioiello d’Italia, per una serata di gala togliendo respiro e vita. Da qualche anno, la Delegazio- all’insegna della solidarietà. I fondi raccolti dalla vendita della gustose tortine sono già destinati a uno specifico progetto di ricerca, ovvero il numero 17/2013, che vede coinvolti 15 ricercatori su uno studio pre-clinico per un nuovo approccio immunoterapeutico. Un nuovo aerosol antibatterico, basato su speciali liposomi che potenzieranno le difese immunitarie naturali. La Delegazione montese, partecipa al finanziamento di tale progetto con un impegno di ottomila euro entro il 31 dicembre prossimo; con questa iniziativa sono stati raccolti circa duemila euro, ai quali si aggiungeranno i proventi della vendita della uova di cioccolata della prossima Pasqua e quelli della consolidata iniziativa di ottobre “Corriamo per la ricerca”. Un’iniziativa di solidarietà, che coinvolgerà presto l’intera provincia materana. Maria Andriulli [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA PISTICCI Tessere al Centro anziani PISTICCI - Nei giorni scorsi, una emozionante e solenne cerimonia si è svolta a piazza Umberto presso la sede del Centro Anziani; un servizio che accoglie ultrasessantacinquenni col piacere di ritrovarsi per uno scambio di pensieri, affetti, amicizia e ricordi di vita vissuta. In un clima di entusiasmo è stata celebrata la Giornata del tesseramento. In mattinata, durante la Santa Messa, officiata da don Michele Leone nella Parrocchia di Sant’Antonio, sono state benedette le tessere di 130 iscritti. Nel pomeriggio il segretario Nicola Dolce ha illustrato il bilancio. Dopo l’approvazione all’unanimità da parte dell’assemblea, ha analizzato gli aspetti salienti dello Statuto, con particolare riferimento all’articolo 39 della Costituzione italiana, sulla libertà di organizzazione sindacale e sull’ordinamento a base democratica, rilevando l’obbligo di osservare le norme prescritte e approvate dall’assemblea dei soci. Dopo aver espresso lagnanze per l’assenza delle autorità invitate alla cerimonia, Dolce ha augurato ai presenti giorni sereni all’interno di un contesto di relazioni all’insegna della fratellanza, essenziale per una soddisfacente qualità della vita. La cerimonia si è conclusa con la consegna delle tessere. Maria Pia Famiglietti RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 31 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 TRICARICO [email protected] SALANDRA Dati significativi e grandi progetti per il futuro con il coinvolgimento delle donne Fidas, la solidarietà è in crescita Il 2013 è stato un anno proficuo per le donazioni con un più 14,60% SALANDRA - E’stata approvata all’unanimità, la relazione morale del presidente Paolo Ettorre e il bilancio consuntivo del segretario amministrativo Pancrazio Toscano della Fidas Basilicata. Oltre cento i delegati, provenienti da tutte le sedi della regione, che nella giornata di domenica a Salandra hanno tenuto l’assemblea ordinaria annuale, alla presenza del vice presidente nazionale Antonio Bronzino. Un atto dovuto, che in maniera itinerante la Fidas alterna in provincia di Matera e Potenza, per adempimenti previsti dalla gestione delle onlus, ma anche un importante momento di confronto, per programmare la attività da svolgere nell’anno in corso. Alla presidenza dell’assemblea è stato chiamato il vice presidente regionale, Achille Palma, espressione proprio della Sezione di Salandra. «Anche nell’anno appena trascorso -si legge nella relazione di Ettorresiamo a commentare risultati lusinghieri nella raccolta di sangue e plasma. Con il 14,60% in più rispetto al 2012 (669 sacche L’assemblea regionale complessive – totali da 4.580 a 5.249) possiamo ritenere più che soddisfacente la nostra attività 2013. In particolare, la raccolta di plasma ha fatto registrare un aumento molto significativo, passando da 843 a 1.276 procedure (+51%), mentre per il sangue intero con +236 sacche si raggiunge il 6,2%. Il lavoro di tutte le sezioni è stato incentrato sull’aumento della raccolta di plasma, dove la nostra regione è ancora carente, oltre a dare una risposta al Crs che, con l’annunciata disdetta dalle Aziende sanitarie di Roma per il 2014, ha chiesto, già dalla seconda parte del 2013 di rivedere la raccolta di sangue intero, onde evitare eccedenze che potrebbero portare al non utilizzo del sangue. Il titolo dell’Assemblea di quest’anno era: “Donazione differita o al primo accesso? La Fidas Basilicata si interroga”. Argomento emblematico di grande discussione nazionale e internazionale, che non trova ancora una evidenza scientifica univoca, per cui entrambe sono ritenute valide e lasciate alla professionalità e scelta dei medici trasfusionisti o associativi che effettuano le raccolte. Ci auguriamo possa essere argomento di discussione interna all’associazione. Per il 2013 gli obiettivi sono stati centrati ad eccezione del radicamento sul territorio, con l’apertura di nuove sezioni. Molte sezioni hanno rinnovato i loro quadri dirigenti e a guidarle sono state chiamate le donne che, spesso, hanno una marcia in più rispetto agli uomini in termini di determinazione, creatività e voglia di impegnarsi. Il 2013 è stato caratterizzato da tante attività regionali e sezionali che hanno consentito di far conoscere, anche nelle realtà a noi ancora inesplorate, la nostra Associazione». «Nella relazione -ha proseguito Ettorre- mi preme sottolineare non tanto gli obiettivi della nostra mission, che rimangono sostanzialmente gli stessi, in quanto parte integrante del nostro Dna associativo, ma quello su cui stiamo lavorando tutti insieme per raggiungere il traguardo dell’accreditamento della maggior parte delle Udr e, se possibile, aggiungerne delle altre, soprattutto nelle città di Potenza e Matera. Il percorso si è avviato nella primavera 2013 con gli incontri del gruppo di lavoro tecnico, istituito presso la Regione Basilicata, in cui è presente un nostro valido e insostituibile rappresentante, che ha tracciato le linee guida per l’accreditamento delle Udr dettate dalla normativa europea e italiana. In previsione di non poter accreditare tutte le strutture è stato portato avanti il progetto di acquisto dell’autoemoteca 3 posti donazione. Come sempre parliamo di giovani. Abbiamo bisogno del loro apporto per la crescita e l’auspicato cambio generazionale di cui parliamo spesso. Dobbiamo supportarli. Una Fidas Basilicata in salute e ricca di capacità creativa in grado di intercettare bisogni inespressi sia dei territori dove siamo presenti sia in quelli dove riteniamo poter far conoscere e apprezzare la nostra proposta di volontariato solidale». Giovanni Spadafino In aumento anche la raccolta del plasma con un +51% C’è soddisfazione Le ragazze della Fidas di Salandra SAN MAURO FORTE Ora si attende la decisione del sindaco Nuovo passo di Savino, torna in Sel poi lascia il mandato da vice sindaco SAN MAURO FORTE - Prima si dichiara indipendente, lasciando il suo partito storico, la Sel, che lo accusava senza mezzi termini di far parte di un’ammnistrazione fallimentare; poi torna nei ranghi, dopo aver sbattuto la porta in faccia al Circolo, giustificando la reazione scomposta con il risentimento di quella fase. Infine, colpo di scena, rimette le sue deleghe di vice sindaco nelle mani del primo cittadino, Francesco Dibiase. Parliamo di Salvatore Savino, che lo scorso 26 marzo, dopo una riunione di maggioranza e il successivo colloquio personale con il sindaco, ha maturato formalmente la decisione dello strappo. Il Quotidiano ha provato a sentirlo, ma si è trincerato dietro un no comment, in attesa della decisione di Dibiase. «Da parte mia -scrive Savino nella comuni- cazione formale, inviata al sindaco ed al Circolo Sel- non vi è alcuna resistenza finalizzata alla mera conservazione del posto in Giunta e del ruolo fin qui rivestito nell’Amministrazione, in una logica di partecipazione collettiva nella gestione politica dell’Ente». Le dimissioni sono, quindi, «per sgomberare definitivamente il campo da equivoci e incomprensioni ancora eventualmente malcelati, sia a livello politico-partitico che personale. Non solo. Ma, come più volte ribadito, anche in un ottica di maggiore responsabilizzazione della intera compagine amministrativa. Non fosse altro per le tante, troppe, problematiche (in itinere ed ereditate) che affliggono l’Ente e la comunità tutta e che, in quanto tali, necessitano di un maggiore approccio corale finora non registrato. Di qui il bisogno impellente e indero- gabile di una rivisitazione della squadra di governo. Specie alla luce degli innumerevoli incontri e riunioni di maggioranza, in molti casi allargati ai partiti, conclusesi con un sostanziale nulla di fatto. Anche perché l’elenco delle priorità da affrontare (Unione dei Comuni, riassetto macchina comunale, poject-financing discarica ed ulteriore programmazione lavori pubblici, recupero centro storico, piano regolatore e contenziosi vari) non può attendere oltre. Questo senza nulla togliere ai pur apprezzabili elementi positivi finora tracciati. Pertanto per ristabilire un clima più sereno, si attendono in tempi celeri le Sue decisioni al riguardo». Antonio Corrado Francesco Dibiase, il sindaco di San Mauro che dovrà decidere ANGOLO DELLO SPORT La grande conquista delle ragazze di Caffarella e Di Persia Il Real Stigliano 2005 è già in serie A Il Real Stigliano STIGLIANO - Il lungo cammino della serie C si è concluso con un sonoro 12-0 per il Real Stigliano 2005, e il prossimo campionato, quello 2014/2015, le stiglianesi lo giocheranno nella massima categoria. Finalmente la serie A; dunque, la matematica lo conferma con due giornate di anticipo, e la classifica parla chiaro, senza giri di parole, il primato in solitaria dice 58 punti totali, delle 20 gare disputate fino ad oggi son ben 19 le vittorie e un solo pareggio, numeri da urlo per le giallorosse, che sui campi lucani non hanno conosciuto sconfitte. Non c'è mai stata gara per le ragazze del Real Satriano, vittime sacrificali di turno, in maglia gialla. Le ragazze guidate da Antonio Caffarella e Gianluigi Di Persia non hanno mai smesso di lottare e di comandare una partita perfetta, vinta in scioltezza. La gara si è messa subito bene per le campionesse di Basilicata, 3-0 nei primi 12 minuti, con una strepitosa tripletta della numero 8 Silvia Giordano. «Ricordo, quando, sette anni fa, incontrai per la prima volta una delle mie ragazze -ha confessato il presidente Donatello Verre, a fine gara- all'epoca era poco più di una ragazzina, ma la sua grinta era già impressionante». Le giovani stiglianesi, per tutto l'incontro, hanno lasciato i muscoli dei polpacci in panchina, per indossare le famose gambe bioniche che le hanno accompagnate in ogni sfida di questa meravigliosa avventura. Nonostante le innumerevoli fatiche, non hanno mai sentito alcun tipo di stanchezza, la voglia di seria A, sfumata lo scorso anno per due soli punti, ha prevalso. Michele Ungolo © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 1 aprile 2014 www.ilquotidianoweb.it 32 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 BERNALDA [email protected] SCANZANO Dopo le riserve accetta la nomina, già contestato dalla minoranza Ceruzzo resta presidente del Consiglio SCANZANO JONICO - Sarà ancora Antonio Ceruzzo a guidare l’assise comunale di Scanzano, nella seconda metà della legislatura. L’intesa è stata raggiunta nei giorni scorsi tra il gruppo di maggioranza. Ceruzzo ha sciolto la riserva sulla prosecuzione del suo incarico, dopo aver più volte manifestato l’intenzione di lasciare. Determinante il colloquio con il sindaco Iacobellis, nella serata di giovedì; uomo esperto con una vita nelle istituzioni, Ceruzzo è stato ritenuto la persona più adatta a rappresentare tutti i consiglieri comunali, minoranza inclusa. Tra le sue prime dichiarazioni, vi è un plauso all’operato del presidente del Consorzio industriale, Santarsia, e del direttore generale Rocco Dichio, per lo sblocco e l’imminente avvio della Pista Mattei: «Ritengo questo progetto strategico per il turismo e l’agricoltura della zona; sposai l’idea all’inizio degli anni ‘90, quando ero assessore provinciale ai trasporti». Ceruzzo nella passata legislatura è stato vice sindaco per 5 anni, sempre al fianco dell’attuale primo cittadino. Oggi al nomina sarà ufficializzata in Consiglio. La minoranza aveva chiesto la convocazione del Consi- glio anche per discutere di due importanti questioni che riguardano interessi specifici della comunità, «questi -lamentano dall’opposizione- in violazione di legge, oppone un inspiegabile quanto pretestuoso diniego, sostenendo che gli oggetti posti all’ordine del giorno sono manifestamente estranei alle competenze del consiglio». I consiglieri Pantano, Sabato, Ripoli, Lerose e Scardillo, hanno scritto al Prefetto, segnalando che il presidente è tenuto a riunire il consiglio nel termine di venti giorni. «Questi -precisano- può soltanto verificare, sotto il profilo formale, che la stessa provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati, mentre non potrà sindacarne l'oggetto, atteso che spetta al consiglio comunale la verifica della propria competenza e, quindi, l'ammissibilità delle questioni da tratta- Antonio Ceruzzo re. Ceruzzo, maldestramente assi- e convocheranno il consiglio o destito dalla segretaria comunale cideranno di buscarsi anche la difElisa Bianco, non deve entrare nel fida del Prefetto che certamente li merito dell'ammissibilità delle obbligherà a consentire lo svolgiquestioni. Resta da verificare se il mento del consiglio comunale». Pierantonio Lutrelli presidente Ceruzzo e la Bianco am© RIPRODUZIONE RISERVATA metteranno la propria ignoranza BERNALDA «I cittadini sono stati sempre ingannati, chiedono trasparenza» ROTONDELLA Sp Trisaia Appaltati i lavori dopo anni Vito Barberio (Fdi-An) lancia i temi della campagna elettorale di proteste «Sarà un’operazione verità» BERNALDA - Il centrodestra unito per il bene di Bernalda nelle parole di Vito Barberio di Fratelli d'Italia-An. Barberio, nella sua analisi, parla di più attenzione al territorio e ai giovani, senza tralasciare anche spunti per una politica europea più vicina e attenta al territorio. Solo per dovere di cronaca, ricordiamo che il centrodestra ha scelto una linea comune per le prossime Amministrative a Bernalda. Intorno allo stesso tavolo conta il Nuovo centrodestra, con la rappresentanza del consigliere provinciale Franco Carbone; Fratelli di Italia-An con la figura di Vito Barberio e Patto per la Svolta con rappresentata da Franco Prisco già consigliere comunale. «Viviamo un momento critico -esordisce subito Barberio- non solo sotto l'aspetto finanziario, occupazionale e territoriale, ma anche politico. La gente -continua il rappresentante di Fratelli d'Italia-An- è stanca di false proposte o le solite fantasmagoriche, e utopiche strategie di palazzo e i politici dell'alta casta odiano essere chiamati populisti. La nostra personale e territoriale proposta, parte dal presupposto che il popolo vuole la verità, bella o brutta che sia, criticata e giudicata; ecco vuole il diritto di non essere più preso in giro. Pertanto, le nostre proposte partono dalla sovranità popolare, che sul nostro comune non solo è stata calpestata, ma oltremodo svenduta dal cambio continuo del sindaco di turno. Ecco, bisogna capire che si amministra una comunità non un ufficio di collocamento. Il sindaco, eletto dal suo popolo, è chiamato a svolgere un compito di direzione amministrativa, dettata da servizi e tasse in primis e a creare le condizioni ottimali per lo sviluppo imprenditoriale sul proprio territorio affinché ci sia occupazione, partendo, naturalmente, dalle risorse che il territorio offre, che non sono poche. Un'altra condizione essenzia- le da trasferire è che, come territorio, facciamo parte della Unione europea, questo piaccia o no; pertanto, noi dipendiamo dalle loro decisioni e con loro intendo non solo i parlamentari ma soprattutto la Bce. La necessità di avere un riciclo generazionale all'interno della nostra amministrazione parte da una visione futuristica più avanti rispetto a tutti i nostri predecessori, che siano stati maggioranza o opposizione la nostra visione rimane di gran lunga più avanti della loro, ecco perché vogliamo che il prossimo primo cittadino e la sua giunta prenda in seria considerazione assumere dei professionisti, anche con contratto a termine, che ricerchino, sviluppino e spediscano all'Europa quanti più progetti possibili, per far sì che i fondi europei abbiano un senso soprattutto in una realtà invisibile alle istituzioni come la nostra. Poi -conclude Vito Barberiopossiamo discutere anche di scelte e coalizioni, di coraggio e lealtà, di partitocrazia e sociale ma se noi non vogliamo che il popolo ci ama di contro noi non amiamo la nostra terra». Fabio Sirago [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Vito Barberio BREVI SCANZANO POLICORO SCANZANO - Due persone sono rimaste ferite a seguito di un incidente che ha visto un autocarro ribaltarsi e investire un’auto sulla complanare alla Statale 106 Jonica, in direzione Taranto, a Scanzano Jonico. Si sono registrati rallentamenti del traffico e che le cause dell’incidente sono in corso di accertamento. Sul posto sono presenti il personale dell’Anas e la Polizia Stradale per gli accertamenti della dinamica e la viabilità. POLICORO - E’ convocata per oggi, alle ore 19, è convocata la riunione di insediamento del Direttivo di circolo del Pd di Policoro in via De Gasperi. La segretaria Adele D'Agostino, comunicherà componenti e deleghe. «Poi gli indirizzi programmatici e la composizione delle Commissioni tematiche -si legge in una nota- allargate alla partecipazione di tutto il partito, che contribuiranno ad elaborazione e attuazione». Camion si ribalta, due feriti Pd, si insedia il Direttivo ROTONDELLA - Il sindaco di Rotondella, Vincenzo Francomano, esprime soddisfazione per il recente appalto espletato dalla Provincia, con il quale sono stati aggiudicati i lavori di manutenzione straordinaria della Sp della Trisaia che collega la Ss 106 al centro collinare per un importo di oltre 250mila euro. Una strada trafficata, le cui condizioni sono state da anni oggetto delle lamentele dei cittadini e che la stessa Amministrazione comunale aveva fatto proprie sollecitando ripetutamente, dal 2009, la Provincia ad intervenire. Francomano aveva ribadito, anche in diverse comunicazioni «la necessità di interventi su questa importante arteria che per anni sono state estranee ad ogni forma di manutenzione, presentando -nello stesso tempo- condizioni di assoluta precarietà, mancando di segnaletica orizzontale e verticale, di banchine, di cunette funzionali e di scolini, con conseguente pericolosità per la circolazione». Gli interventi programmati dovrebbero partire a breve e interesseranno, innanzitutto, il tratto stradale che va dalla Ss 106 sino al bivio per Rotondella Due con rifacimento del manto stradale, pulizia dei canali di scolo e realizzazione della nuova segnaletica sia orizzontale che verticale. [email protected] SCANZANO Somma sull’incendio dell’escavatore «Gravi episodi, si ripristini la legalità» Michele SCANZANO JONICO - «Desta Somma di preoccupazione il fatto che, a diConfindustria stanza di due settimane dall’ultimo incendio doloso in danno di un’azienda, si registri a Scanzano Jonico un nuovo episodio criminoso che mette nel mirino, ancora una volta, un’impresa impegnata in lavori edili». E’ quanto ha dichiarato il presidente di Confindustria Basilicata, Somma, che esprime «a titolo personale e a nome dell’intera Confindustria piena solidarietà a Giovanni Matarazzo, contitolare della società danneggiata, impegnata a realizzare un investimento significativo per lo sviluppo dell’intera area. Per questo –ha continuato Somma– riteniamo quantomai necessario, che proseguano le iniziative già meritoriamente assunte nelle sedi competenti tese, per un verso, ad innalzare il livello di allerta rispetto a questi fenomeni criminosi e per l’altro ad intensificarne le attività di contrasto su un territorio che non può tornare a vivere le tristi esperienze di un passato mai troppo lontano. Come Confindustria Basilicata –ha aggiunto Somma- abbiamo difeso e difenderemo sempre il valore della legalità come condizione necessaria di cittadinanza e dell’agire imprenditoriale. Non possiamo consentire -ha proseguito Somma- che la serenità e la tranquil- lità di un intero territorio siano minacciate da oscure trame criminali, perché abdicheremmo alle nostre responsabilità e soprattutto rischieremmo di non valorizzare appieno le grandi potenzialità di sviluppo dell’arco jonico metapontino nel settore immobiliare, turistico–ricettivo e delle filiere agroindustriale ed agroalimentare. La Basilicata si è finora distinta per gli sforzi condotti al fine di preservare la legalità dai tentativi di inquinamento e/o radicamento delinquenziale». [email protected] RASSEGNASTAMPA II I BASILICATA PRIMO PIANO RISCHIO CROLLO SETTE FAMIGLIE IN PERICOLO Martedì 1 aprile 2014 RESISTONO DA DUE ANNI Le famiglie che abitano al civico «179» di via Roma ad Avigliano da due anni ignorano ciò che ha ordinato il sindaco CONDIZIONI PRECARIE I tecnici le hanno definite «condizioni statiche precarie». Ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto Il palazzo cede, ma loro non lasciano Ordinanza di sgombero non rispettata. Interviene la Procura. Indagano i carabinieri dal nostro inviato FABIO AMENDOLARA l AVIGLIANO. I tecnici le avevano definite «condizioni statiche precarie». «Ma ora sono peggiorate», spiega il sindaco in un’ordinanza di sgombero emessa due anni fa. Dopo due anni il condominio del civico «179» di via Roma ad Avigliano con molta probabilità rischia di collassare. Ma le famiglie, nonostante l’ordinanza di sgombero e una denuncia in Procura, non vogliono andare via. Preferiscono rischiare la propria vita ogni giorno pur di non lasciare la propria casa. La tragedia di vico Piave a Matera, nella quale sono morte due persone, sembra non aver insegnato nulla. «Ma dobbiamo proprio andare via?», si chiede una signora uscendo dal panificio a pian terreno. Una crepa lunga oltre un metro sovrasta la porta d’ingresso dell’attività commerciale. Ma è quella più lieve. Basta varcare l’ingresso per rendersene conto. L’ordinanza del sindaco Vito Summa è incollata al portone del palazzo: «Questo stabile versa in precarie condizioni di stabilità. Si diffida chiunque ad accedere». Intonaco caduto, muratura in bella vista. E lesioni. «Vanno da pochi centimetri a oltre un metro», spiega un tecnico che qualche anno fa si è oc- cupato del caso. In alcuni punti la muratura si è distaccata. Ci sono lesioni gravissime nelle abitazioni. Tra il pavimento e un muro portante si è creato un distaccamento di oltre due centimetri. E alcune crepe sono talmente larghe da sembrare feritoie: permettono di guardare all’esterno. Sul ballatoio di uno dei piani intermedi c’è un avvallamento e basta poggiare un piede per avvertire la sensazione di camminare su qualcosa di fragile. Sul social-network Facebook qualche ex condomino ha «postato» alcune foto, rendendo pubblico il pericolo che ha scelto di vivere chi, invece, è rimasto in quelle case. I carabinieri del coman- do stazione di Avigliano hanno chiesto ufficialmente informazioni all’amministrazione. In Procura c’è una segnalazione per sette persone che non avrebbero rispettato l’ordinanza di sgombero, per un tecnico comunale e per un ufficiale della polizia municipale. Perché nessuno ha mai provveduto neppure al puntellamento delle parti pericolanti che affacciano su via Roma, una delle strada principali del paese. La scorsa estate i vigili hanno vietato alla processione di passare sotto quei balconi, deviandone il percorso. L’ordinanza, insomma, non è stata rispettata in nessuno dei suoi punti. E chi avrebbe dovuto vigilare non lo ha fatto. «Purtroppo con questa storia combattiamo da molto tempo» NELL’ANDRONE CHE FA PAURA LESIONI Nel reportage del fotografo Tony Vece il cronista mostra le evidenti lesioni alle pareti del condominio di via Roma 179 ad Avigliano. Qui a destra l’estratto dell’ordinanza di sgombero affissa al portone l «Con questa storia il mio ufficio combatte da tempo», esclama il maggiore Donato Rosa, comandante della polizia municipale. Spiega: «È un palazzo costruito negli anni ’70. Ha retto al terremoto del 1980, ma ha riportato lesioni. Come si può vedere facilmente già dall’esterno non c’è mai stata manutenzione». È questa quindi la causa di tutte quelle lesioni. L’assenza di manutenzione? Secondo quanto ha raccontato alla Gazzetta il comandante dei vigili «quella è una zona in cui insiste un problema idrogeologico di cui la Regione è a conoscenza». E il Comune cosa ha fatto? Spiega il comandante: «Un’ordinanza di sgombero risale al 2012». Ma nessuno l’ha rispettata. «Noi - sostiene il pubblico ufficiale - abbiamo affisso anche un estratto di quell’ordinanza al portone dello stabile e intimato lo sgombero immediato e l’inibizione del loro utilizzo, nonché il puntellamento delle parti pericolanti». Nulla di tutto ciò è stato fatto. E i cittadini non vogliono lasciare la loro abitazione. «I tecnici del Comune hanno applicato delle “spie” sulle lesioni per tenere sotto controllo la situazione. Noi invece - afferma il maggiore Rosa - continuiamo costan[fab. ame.] temente a monitorare». Quella zona del centro storico messa in pericolo da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico Il problema è stato segnalato sulle pagine della «Gazzetta» da tempo. Ancora nessun intervento l La situazione è andata via via peggiorando. Il territorio di Avigliano è particolarmente esposto a fenomeni di dissesto idrogeologico. Ogni tanto cede una strada. Ma da qualche anno anche il centro storico ha seri problemi. Una delle zone interessate è viale Verrastro. Lì, secondo i tecnici, ci sono fenomeni di infiltrazioni d’acqua, talvolta anche consistenti, in diversi immobili che si trovano al di sotto della Collina dell’Angelo. Trovare una soluzione non è semplice. Il sindaco Vito Summa chiede da tempo alla Regione risorse più consistenti. Al momento non è arrivato nulla. E neanche dall’Autorità di Bacino. Il Comune deve fronteggiare il problema in emergenza. A valle di viale Verrastro e di via Roma c’è una frana. Di tanto in tanto il Comune è costretto a intervenire. Potrebbe essere quella frana la causa dei «movimenti» che fanno «ballare» i palazzi e creano le lesioni. I cittadini attendono da tempo un intervento risolutivo. MAGGIORE Donato Rosa [foto Tony Vece] DISSESTO A destra il palazzo al civico 179 di via Roma ad Avigliano Qui a fianco la denuncia della Gazzetta [foto Tony Vece] RASSEGNASTAMPA BASILICATA PRIMO PIANO I III Martedì 1 aprile 2014 REGIONE UFFICI RADDOPPIATI Sotto l’egida della Regione finirà, oltre alle sede ai mezzi, anche il personale con la possibilità VERSO L’ACCORPAMENTO DEGLI ENTI ed di avere uffici con le stesse competenze IL RISPARMIO In Basilicata risparmio di poche migliaia di euro: i costi dei presidenti e dei componenti dei consigli provinciali Province da sopprimere rischio caos amministrativo con il passaggio alla Regione Tempi ed iter burocratici più lunghi: il pericolo che ipotizzano in molti l Il rischio è il caos amministrativo. Senza avere in cambio neanche un congruo risparmio in termini economici. La soppressione delle Province è dietro l’angolo, ma ad analizzare il progetto, sbandierato a gran voce da più parti, per molti sono più i pericoli che gli effetti positivi che si rifletteranno sulla Regione, l’ente a cui saranno attestate le competenze delle vecchie amministrazioni provinciali. Alla Regione, infatti, saranno trasferiti sedi, mezzi e personale dei due enti presenti sul territorio lucano. Nei fatti «un’altra Regione», che dovrà interagire con quella esistente. Con tutto quello che questo comporta, sovrapposizioni comprese. Già perchè, se da un lato, le funzioni non sono le stesse e quindi non potranno esserci accavallamenti, è altrettanto vero che questo non riguarda gli uffici dove, al contrario, la presenza di personale che svolge le stesse mansioni è indubbio. Certo, non si tratta di grandi numeri, ma ci sono. Basti pensare all’ufficio personale ed all’ufficio legale, solo per SEDE Il Palazzo della Provincia di Potenza in piazza Mario Pagano . citare alcuni esempi. Così come c’è il pericolo di un lungo periodo di caos amministrativo, considerato che passerà tempo finchè sarà chiarito chi e cosa fare. In questo quadro, tra l’altro, riflessi immediati si hanno già sull’attività della Regione che - attende di sapere quanti sono e come sono suddivisi i dipendenti delle Amministrazioni provinciali - per rifare la pianta organica regionale e rivedere il fabbisogno di addetti in base alle funzioni che dovrà svolgere. Insomma, il pericolo di un «appe- santimento» della macchina burocratica è dietro l’angolo. E lo svantaggio - al netto delle valutazioni - non comporterà congrui risparmi, considerato che ad essere tagliati sono solo i presidenti e i componenti dei consigli provinciali. Poche migliaia di euro l’anno. Ed allora, più di qualcuno ammette che, forse, la cosa migliore da fare era di riformare le Province, rendendo gratuito il lavoro svolto dai presidenti e dai consigli provinciali. Esattamente come avvenuto [a.i.] con le aree programma La controriforma delle Ex Cm Le Aree programma sono un ibrido e la Regione torna indietro Si chiameranno Unioni dei Comuni Montani e a gestirle saranno i sindaci che opereranno a titolo gratuito ENTE Vertici regionali al lavoro per la «controriforma» delle aree programma che la Regione intende mettere in piedi. ANTONELLA INCISO l Non una riforma ma una controriforma. Perchè le strategie messe a punto, fino ad oggi, non hanno funzionato, perchè l’ente non ha personalità giuridica, perchè il progetto non è mai decollato. Ed allora è meglio tornare indietro, prima che sia troppo tardi. La «controriforma» del governo Pittella riguarda le Aree programma. Nate sulle ceneri delle ex Comunità Montane con l’idea di occuparsi di trasporti e di forestazione sono rimaste incagliate sulle competenze e sulla tardiva approvazione di un regolamento che facesse chiarezza ed evitasse «guerre» tra sindaci. Uno «stallo» con riflessi diretti sull’organizzazione del lavoro e sulle attività svolte che ha spinto più di qualcuno a ritenere quella riforma un flop. Ora, però, si cambia. Anzi, in qualche . modo si torna indietro. Con il progetto delle Unioni dei comuni montani, enti che nelle intenzioni dovranno sostituire le Aree programma. Il governo regionale, infatti, sta mettendo a punto il progetto che prevede l’abolizione di questi enti e la nascita delle nuove Unioni. Una sorta di Comunità montana ex nove sulla cui scia manterranno le competenze e le attività che non saranno più esclusivamente di programmazione. A cambiare, invece, saranno gli organismi dirigenti che avranno dei Consigli di amministrazione in cui siede- ranno i sindaci dei diversi comuni. Ma senza indennità di carica, senza stipendi. Piuttosto esclusivamente a titolo gratuito. In modo da tenere insieme la necessità del taglio dei costi della politica con l’esigenza di funzionare gli enti e le loro attività. Ultimi atti: Valluzzi diventa vice presidente approvati bilancio consuntivo e di previsione Provincia: Antonio Rossino nominato assessore agli Enti Locali e Cultura GIOVANNA LAGUARDIA l Cambio della guardia sulla poltrona di Vice Presidente e nomina di un nuovo assessore: sono stati questi alcuni degli ultimi atti dell’amministrazione provinciale di Potenza, prima dell’approvazione dalla legge Delrio. Il nuovo vice presidente è Nicola Valluzzi, mentre il nuovo assessore è Antonio Rossino, che avrà la delega agli Enti Locali, alla Cultura e all’Università, al posto del dimissionario Pietrantuono. Quello di ieri non è stato però l’ultimo consiglio provinciale dell’amministrazione così come la conosciamo oggi. Venerdì prossimo l’assise dovrebbe tornare a riunirsi per la surroga di Rossino con il primo dei non eletti del Psi, Pasquale De La Cruz. Il procedimento di decadenza dovrebbe completarsi proprio venerdì o sabato mattina. La prospettiva, con l’approvazione della legge Delrio, è che vice presidente ed assessori restino seduti al loro posto presumibilmente fino alla fine dell’anno, ma prestando la loro opera a titolo gratuito. Non è mancata, nel corso della seduta di ieri del Consiglio Provinciale di Potenza, una dose di amarezza per la conclusione della vicenda politca dell’ente. Per il neo vice presidente Valluzzi, «l’abolizione delle Province non è che una finzione». «la riforma delle Province - ha fatto eco il capogruppo di Fdc Biagio Costanzo - non ha cambiato di molto le cose, anzi peggiorerà la situazione poiché mancherà un ente di area vasta, eletto democraticamente, ad assicurare il coordinamento dei territori». Anche per Michele Destino del Pdl, la riforma non è altro che una «privatizzazione della politica e di una riforma che in realtà non abolisce le Province ma che, agendo in modo incostituzionale, ne dimezza il ruolo ed elimina solo la classe politica eletta dal popolo». Il consiglio ha anche approvato a maggioranza il rendiconto finanziario 2013, che si è chiuso con un disavanzo di 3,3 milioni. Approvati all’unanimità il bilancio di previsione per il 2014 e il bilancio pluriennale 2014-2016. VICE PRESIDENTE Nicola Valluzzi Ambiente Forestazione cantieri entro maggio Far partire i cantieri forestali non oltre metà maggio, accelerando per quanto possibile i tempi e le procedure. È questo l’obiettivo di un incontro tenuto ieri in Regione. Per la forestazione la manovra approvata dalla giunta regionale prevede in bilancio 37 milioni di euro, a cui si aggiungeranno, con l’assestamento, altre poste finanziarie. In attesa del via libera del Consiglio regionale, che si riunirà l’8 aprile con all’ordine del giorno proprio l’approvazione delle leggi di bilancio, le aree programma e i Comuni inizieranno in stretto raccordo con gli uffici regionali a predisporre i progetti operativi in modo da evitare lungaggini e affrontare tempestivamente le criticità che potrebbero insorgere. I sindacati, inoltre, hanno posto al tavolo le questioni relative al turn over e alla necessità di ricondurre sotto l’unica «voce» forestazione le platee dei lavoratori impegnati nei progetti dedicati all’ambiente avendo, però, chiare le specificità delle attività svolte e le deleghe agli enti di gestione. RASSEGNASTAMPA IV I BASILICATA PRIMO PIANO Martedì 1 aprile 2014 SOS AMBIENTE MALATO GRAVE L’associazione «Punto Zero» ha compiuto nelle due zone: situazione I DUE SITI DI INTERESSE NAZIONALE prelievi pesantissima del terreno e delle falde acquifere Inquinanti 10mila volte superiori al tetto di legge Tito e Valbasento, analisi di privati scoprono l’«inferno» EMERGENZE In alto un’area posta sotto sequestro nel 2008 dai carabinieri del Noe a Tito scalo. L’accusa: violazione della normativa in materia ambientale. A sinistra la Valbasento PIERO MIOLLA l Valori di inquinamento che supererebbero di diecimila volta quelli stabiliti per legge: la conferma che la Basilicata è una regione pesantemente compromessa dal punto di vista ambientale arriva anche dalla conferenza di servizi sulla bonifica dei Sin lucani, tenuta a Roma. Nel 2014, questa è la fotografia della Basilicata che, tra chimica selvaggia degli ultimi 50 anni, traffici di rifiuti mai acclarati e perseguiti ed estrazioni petrolifere, ha mutato il suo humus circondandosi di materiale tossico stipato qua e là. Oggi, dunque, non è più un mistero che la nostra regione «vanti» numerose zone pesantemente inquinate: di sicuro, in questa triste classifica, la parte del leone la fanno i due Sin (Siti d’Interesse Nazionale) di Tito e Valbasento. Due aree in passato interessate da insediamenti industriali oggi sostanzialmente vicini allo zero, in quanto a produzione e posti di lavoro, ma che nel presente riservano sorprese amarissime a chi, e sono sempre di più, vuole vederci chiaro. Grazie anche ad un classe politica che nella migliore delle ipotesi si è rivelata sorda o miope e, nella peggiore, collusa o piegata ai grandi potentati, infatti, la Basilicata si scopre sempre più invasa da sostanze tossiche e nocive. Le ultime «scoperte» riguardano proprio Tito e la Valbasento: grazie all’associazione «Punto Zero», infatti, in queste due aree sono stati effettuati prelievi privati che, stando alle prime indiscrezioni ed anticipazioni, hanno confermato la pesantissima compromissione tanto del terreno, quanto delle falde acquifere. Le stesse falde e gli stessi terreni che, a più riprese, secondo qualcuno, risultavano in assoluta conformità con i parametri di legge. Tutto nella norma, dunque: questo il messaggio che, per anni, i cittadini di Tito, come quelli di Bernalda, Ferrandina, Miglionico, Montescaglioso, Pisticci, Pomarico e Salandra, si sono sentiti ripetere da funzionari regionali e da organismi (sempre . e comunque rientranti nell’orbita di via Anzio) preposti ad analizzare le matrici ambientali. Di fronte a tali conferme, chiunque abbia tentato di dimostrare che così non era, STILLICIDIO Chimica selvaggia e traffici di rifiuti mai acclarati hanno avvelenato le due aree chiunque abbia chiesto maggiori delucidazioni o maggiore controllo, è stato sempre, sistematicamente zittito o tacciato di ambientalismo selvaggio e settario dal politico regionale, come da quello locale. Ora, però, qualcosa finalmente si muove: in Valbasento la levata di scudi degli agricoltori, che hanno commissionato prelievi privati sui loro terreni e sulle acque di falda, ha già fatto capire che il tempo del «è tutto sotto controllo», forse è terminato. A Tito, come detto, l’associazione «Punto Zero» della presidente Silvana Baldantoni e di Eros Greco, con l’ausilio di Giuseppe Di Bello di «Liberiamo la Basilicata», ha dimostrato che c’è una pesante compromissione dell’acqua potabile e non solo. Proprio i dati dei campionamenti titesi saranno resi noti venerdì 4 aprile alle 18, nella sala don Domenico Scavone della cittadina potentina in un convegno dal titolo «L’acqua, un bene diritto di tutti», moderato dal giornalista di «Basilicata 24», Eugenio Bonanata. Oltre a Baldantoni, Greco e Di Bello, vi parteciperanno anche il senatore di Sel, Giuseppe Barozzino, Francesco Masi, coordinatore di «No Triv», sezione Basilicata e la segretaria regionale di Sel, Maria Murante. Forum ambientale di Pisticci «È giusto che la gente sappia» Un cronoprogramma per informare la comunità sui «veleni» l Un cronoprogramma di azioni per informare, sensibilizzare e coinvolgere le comunità della Valbasento in un partita decisiva per il futuro del territorio. Lo ha approntato il Fap (Forum Ambientale Permanente) di Pisticci, organo consultivo composto da 25 associazioni territoriali e dal Comune di Pisticci. In particolare, il Fap ha approvato un ampio documento «contenente analisi, proposte e richieste ben precise circa la situazione in cui versa la zona industriale dal punto di vista ambientale, sanitario, economico ed occupazionale: esso intende rappresentare un indirizzo per il presente e, soprattutto, per il futuro del territorio valbasentano, nella consapevolezza che occorra perseguire una linea di intervento decisa e tempestiva finalizzata ad ottenere una serie di risposte concrete ed improcrastinabili da parte delle autorità competenti, muovendo dal presupposto che questo deve necessariamente essere il tempo della chiarezza». I contenuti del documento saran- no resi noti ai cittadini nell’incontro di lunedì 7 aprile, nella sala consiliare di Pisticci: si tratta del primo di una serie di appuntamenti inseriti nel cronoprogramma di cui sopra. Successivamente, infatti, il Fap prevede di «implementare la campagna di comunicazione per le popolazioni coinvolte nella preoccupante questione Valbasento attraverso incontri con cittadini, scuole, parrocchie, realtà sociali nonché la diffusione di materiale informativo e di pubblicazioni. Sarà richiesto, inoltre, un incontro alla Regione per confrontarsi su contenuti e posizioni maturate all’inter no del Fap con la richiesta di ottenere interventi consequenziali. Saranno, infine, valutate azioni più incisive, a partire da un grande appuntamento pubblico che coinvolga i territori interessati, come compimento di un percorso all’interno del quale dovranno dapprima maturare una maggiore consapevolezza collettiva delle problematiche in essere nella zona industriale, della loro incidenza sulla salute e sull’am- SENSIBILIZZAZIONE Previsti incontri con cittadini, scuole, parrocchie e realtà sociali IMPEGNO Il tenente della polizia provinciale, Giuseppe Di Bello . biente e, di conseguenza, un desiderio di urgente riappropriazione del territorio». Il Forum, infine, «ritiene che tutte le azioni da mettere in campo nel prossimo futuro vadano ponderate, condivise e concertate per non disperdere preziose energie, evitando fughe in avanti e personalismi del tutto fuori luogo, nella certezza che le associazioni del territorio, su queste tematiche, sono impegnate e lavorano da tempo nell’ottica del rigore e della verifica delle informazioni, con la convinzione che, in questi ambiti, non giovino improvvisazioni di sorta: i primi difensori delle istanze di una comunità non possono che essere coloro che ne [p.miol.] fanno parte». «Ora vogliamo trasparenza» l È necessario un tavolo della trasparenza sulla Valbasento: il comitato «Aria Pulita Basilicata», anche in rappresentanza della parte agricola basentana, insiste e, per il tramite della sua presidente Luciana Coletta, ribadisce alla Regione Basilicata la necessità della convocazione di un tavolo con il quale effettuare un focus sugli agricoltori della Valbasento. La richiesta, già protocollata nel febbraio scorso, è stata ribadita in questi giorni, ma con un’intimazione precisa e circostanziata: la convocazione va fatta entro e non oltre cinque giorni (che scadono martedì) «considerato lo stato di emergenza sanitaria», ha precisato la Coletta con riferimento «allo stato di inquinamento rinvenuto a seguito delle analisi eseguite sul top soil e sulle acque di falda nei terreni lungo il fiume Basento». In caso contrario «ci vedremo costretti ad interpellare il Prefetto di Matera e ad inviare comunicazioni alla Procura della Repubblica». Ma non è tutto, perché Luciana Coletta ha anche chiesto la «chiusura immediata di tutte quelle fabbriche che stanno inquinando in Valbasento, Tecnoparco compresa. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di dire stop a tutte quelle attività così impattanti che, come effetto collaterale, hanno anche quello di impedire la creazione di nuovi posti di lavoro in zona», ha spiegato Coletta che ha convocato per mercoledì alle 17 una riunione a Potenza tra associazioni per coordinare un’iniziativa di sensibilizzazione e protesta che dovrebbe andare in scena a Pisticci scalo. «L’inquinamento della Valbasento è a livelli incontenibili», ha spiegato Coletta, che ha poi chiesto «l’unione tra comitati, associazioni e movimenti territoriali per una lotta senza colori, senza bandiere e senza confini». [p.miol.] L’ANALISI TRA RISCHIO RICORSI E ITER BUROCRATICO Bonifica, bandi di gara C’è preoccupazione sul rispetto dei tempi l Trasparenza e par condicio nei bandi di gara per la bonifica di Tito e Valbasento. Le chiede il presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, che esprime preoccupazione sul rispetto dei tempi per eseguire i lavori. «Solo dopo aver acquisito le informazioni del piano di caratterizzazione potranno essere resi disponibili i dati per l’intervento di bonifica: la mancata conoscenza di quei dati potrebbe inficiare la corretta progettazione degli interventi. Se l’intervento di caratterizzazione fosse espletato con l’appalto integrato, i tempi si potrebbero pericolosamente allungare, senza trascurare il rischio di potenziali ricorsi. Per scongiurare tali rischi, propongo di affidare all’Ispra anche la progettazione definitiva degli interventi finanziati, in modo da procedere all’appalto con l’onere, a carico dell’affidatario, della progettazione esecutiva e l’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice. Questo sistema ridurrebbe considerevolmente il rischio di ricorsi e limiterebbe i tempi di appalto ed esecuzione dei lavori». Ove si dovesse ricorrere all’appalto integrato, Acito evidenzia la necessità che «siano messe a disposizione dei concorrenti tutte le banche dati degli elementi inquinanti rilevati, su ambiti pubblici e privati, complete di tutti gli elementi acquisiti dalla caratterizzazione di cui in precedenza, oltre a quelli provenienti da tutte le altre campagne di caratterizzazione che storicamente sono state eseguite nelle aree due industriali. Saremo vigili per scongiurare rischi di premialità, in sede di gara, a vantaggio di proposte con dati provenienti da campagne di caratterizzazione integrative rispetto ai dati messi a disposizione, di tutti i concorrenti, dalla Sta[p. miol.] zione Appaltante». RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I V Martedì 1 aprile 2014 POLITICA L’APPELLO «I piccoli partiti si risollevino e alzino finalmente la voce» VERSO LE AMMINISTRATIVE A POTENZA l «Le primarie per le elezioni comunali di Potenza sono un falso obiettivo e non risolvono di certo i problemi più importanti all’interno della coalizione di centrosinistra. I partiti che ora chiedono a gran voce le primarie avrebbero dovuto ritrovarsi per tempo tutti allo stesso tavolo, per parlare di programmi e anche di nomi». È l’opinione di Antonio Potenza, coordinatore regionale dei Popolari Uniti della Basilicata. «I partiti minori – dice Potenza – mettendosi insieme, sarebbero potuti andare alla trattativa con il Partito Democratico, affrontandolo alla pari. Invece, adesso, si pretendono le cosiddette “primarie, senza regole certe, snaturandole e facendogli perdere completamente lo spirito originario. Che senso ha, oggi, pretendere che ci siano delle primarie? Il nome del candidato a sindaco, poi, è stato espresso dal Partito Democratico ed anche re- LA CITTÀ Una panoramica di Potenza [foto Vece] POPOLARI UNITI il segretario Antonio Potenza . cepito dal tavolo di centro-sinistra». «Ora è troppo tardi - conclude il coordinatore dei Popolari Uniti, – per sedersi intorno ad un tavolo circolare, idealmente parlando, senza alcun capotavola, per discutere e proporre nomi alternativi. Allo stato bisogna lavorare affinché la nostra amata città si risollevi da quel torpore in cui è sprofondata. Per il futuro i partiti minori ritrovino l’orgoglio e si diano da fare, ma davvero, per avere voce in capitolo». Scontro frontale sulle primarie Realtà Italia è pronta a spaccare Borzillo: «Le faremo con chi le sostiene e appoggeremo chi vincerà». Insiste anche Olivieri ANTONELLA INCISO l Come giocatori professionisti alzano la posta. Di fronte allo stallo che serpeggia tra gli altri minori sul nodo primarie per il sindaco di Potenza, i vertici di Realtà Italia, in particolare, il coordinatore regionale, Ninni Borzillo, confermano le primarie per il 13 aprile e di fatto spaccano il tavolo del Centrosinistra. «Potenza è un’anomalia nazionale che non possiamo accettare per questo noi le primarie intendiamo farle. Il 13 aprile e le faremo con chi le sostiene, appoggiando poi il candidato che uscirà da quel confronto» taglia corto Borzillo, chiudendo ogni possibilità di mediazione con il Partito democratico. Nel giorno in cui Scelta civica esce allo scoperto confermando l’appoggio all’avvocato Luigi Petrone, senza la necessità di consultazioni aperte, è Realtà Italia a far saltare di nuovo il banco. Con una presa di posizione netta: primarie a tutti i costi e al voto sostegno al candidato che le vincerà. Un candidato che non sarà Petrone, ma che, nelle intenzioni del movimento, dovrebbe uscire dalla rosa che proporranno RI e gli altri minori del tavolo del Centrosinistra (Verdi e Comunisti italiani) che, sino ad oggi, si sono espressi per le primarie. Molti all’inizio, per la verità, pochi oggi (dopo il muro di gomma messo in campo da una parte del Partito democratico, infatti, sull’avvocato convergono, oltre il Pd, Cd, Sel e Scelta civica, mentre oggi dovranno sciogliere la riserva l’Idv ed il Psi). «Le primarie sono necessarie per garantire scelte democratiche e condivise». La dichiarazione arriva proprio dal presidente nazionale di Realtà Italia, Giacomo Olivieri. E aggiunge: «I cittadini sentono la necessità di scegliere chi dovrà governare la propria città e decidere del proprio futuro. Sono sicuro che il presidente Marcello Pittella e le forze politiche della città decideranno per la democrazia e per i cittadini». Insomma, Realtà Italia va avanti e agita le acque di una giornata decisamente piatta. Perchè i dem più che sul sindaco di Potenza, ieri, si sono concentrati sulla segreteria regionale. Og- COMUNE Il Municipio di Potenza. I partiti si confrontano sulla possibilità di organizzare le primarie per le amministrative CENTRODESTRA . Riunione sino a sera inoltrata ma senza nulla di fatto sulla scelta tra Cannizzaro e De Luca gi, infatti, dovrebbero partire i congressi dei circoli, ma non è escluso che già nella mattinata i renziani, forti di una nuova unità ritrovata, possano ritirare almeno due candidature. Giornata agitata, però, anche sul fronte del Centrodestra dove la riunione per le primarie tra Michele Cannizzaro e Dario De Luca non ha I NOSTRI DIRITTI IL GRUPPO TELEVISIVO DEL «BISCIONE» CONDANNATO DAL CORECOM DOPO LA DENUNCIA DELL’ADOC BASILICATA È abbonato, ma la tv non si vede Mediaset ora dovrà risarcirlo l Dopo aver sottoscritto un abbonamento con il gruppo «Rti Gruppo Mediaset» è stato costretto ad inoltrare formale reclamo perché, per un mese, non aveva potuto usufruire dei servizi acquistati a causa della mancanza del segnale nella zona di residenza. Inutili lettere, telefonate e telegrammi. Il colosso radiotelevisivo, per tutta risposta, ha completamente ignorato le richieste. Il consumatore, allora, si è rivolto all’Adoc di Basilicata ed ha inoltrato istanza al Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) per poter ottenere il risarcimento del danno subito. Dopo la notifica del ricorso, Mediaset ha offerto al consumatore una cifra irrisoria, ma proprio grazie all’interessamente dell’Adoc - e alla condanna del Corecom - alla fine il cittadino è riuscito ad ottenere un risarcimento cinque volte superiore a quello che gli era stato offerto. Il Corecom, lo ricordiamo, è competente, ai sensi la legge 31 luglio 1997, n. 249 «Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo», in materia di controversie tra gli utenti ed i gestori dei servizi radiotelevisivi e telefonici. «È questa - dice il presidente dell’Adoc Basilicata, Canio D’Andrea - una vittoria non solo del singolo ma della collettività. Se ogni volta che un prepotente, avvalendosi dei mezzi di cui dispone, cerca di schiacciare un cittadino e non vi riesce, allora, quella vittoria migliora la qualità della vita a tutti. L’Adoc di Basilicata, nello svolgimento del procedimento, ha lamentato tutta una serie di inadempienze da parte di Rti gruppo Mediaset suffragando le proprie ragioni ricorrendo, tra l’altro, alla disciplina dettata dall’art. 2697 del codice civile ed al principio più volte affermato nella consolidata giurisprudenza di legittimità, secondo il quale il creditore che agisce per l’adempimento, per la risoluzione o per il risarcimento del danno deve dare la prova della fonte negoziale o legale del suo diritto e, se previsto, del termine di scadenza, mentre può limitarsi ad allegare l'inadempimento della controparte; sarà il debitore convenuto a dover fornire la prova del fatto estintivo del diritto, costituito dall'avvenuto adempimento. Anche nel caso in cui sia dedotto un inesatto adempimento dell'obbligazione, al creditore istante sarà sufficiente allegare tale inesattezza, gravando ancora una volta sul debitore l'onere di dimostrare l'avvenuto esatto adempimento». Il Corecom ha così preso atto che a seguito del reclamo del consumatore Rti Gruppo Mediaset, entro le 24 ore previste dalla propria carta servizi, non è intervenuta per ripristinare il servizio. «La decisione adottata dal Corecom - conclude D’Andrea - è stata un’altra pietra scagliata contro i soprusi che ha piegato un gigante e dà la possibilità ad altri cittadini di avvalersi della legge per difendere i propri diritti». portato a soluzioni definitive. Il braccio di ferro tra Forza Italia e Fratelli d’Italia continua ed in questo scenario a fare da «ago della bilancia» diventano sempre più i Popolari per l’Italia e Nuovo Centrodestra che non avendo ancora una posizione definita possono far pendere il piatto da una parte o dall’altra. IN CITTÀ ENNESIMO SUICIDIO La tragedia di un musicista sprofondato nella solitudine l Un giovane, un giovane potentino, un giovane musicista ci ha lasciati. Ogni addio porta con sé grande sofferenza, ma anche il bisogno di capire. Capire chi guarda dalla sua solitudine, dal suo desiderio di essere compreso e apprezzato, al mondo. Un mondo incapace di accogliere nella sua quotidianità distratta una sensibilità più intensa, di valorizzare, nella sua pretesa di essere luogo di cultura e arte, i suoi giovani artisti, quelli più deboli, quelli che non hanno alle spalle nessuno. Nessuno che possa o voglia offrire un’opportunità di lavoro, un’occasione per riemergere dal senso di abbandono. Questo non è un addio, è un grande e sofferto abbraccio, benché tardivo, a Luca, al musicista, all’amico. [lor. col.] POLITICA Russo segretario cittadino dei «PpI» n È Stefano Russo , ex consigliere comunale e cofondatore del movimento civico «Vivi Libero» , a coordinare il circolo cittadino de «I Popolari per l’Italia» movimento politico dell’ex ministro della difesa Mario Mauro. A renderlo noto è il segretario regionale di Basilicata del movimento, Vincenzo Giuliano. Viva soddisfazione per la nomina di Russo a segretario cittadino del circolo di Melfi è stata espressa dal capogruppo alla regione Aurelio Pace che ne ha sottolineato le doti e le qualità messe in atto soprattutto in questi anni di assenza di politiche valoriali. «Una persona che ha sempre guardato agli interessi dei cittadini e alle problematiche del territorio piuttosto che a costruire percorsi di natura personale -conclude Pace - D’altronde, l’esperienza consumata di Stefano nel movimento civico “ Vivi libero “ assieme agli amici e al Segretario Alessandro Mancino». RASSEGNASTAMPA VI I POTENZA CITTÀ Martedì 1 aprile 2014 PROTESTA DEGLI ASILI RISCHIO CHIUSURA Ieri il sit-in delle lavoratrici della «La giostra 2000» che vanta i INTERESSATI TRE «NIDI» DI POTENZA cooperativa crediti dall’amministrazione comunale UN NODO DA SCIOGLIERE In un incontro con sindacati, genitori e rappresentanti della cooperativa, il Comune ha assicurato «che la soluzione è vicina» Educatrici in rivolta «No, così non va» L’agitazione per gli stipendi non pagati MARIA VITTORIA PINTO protesta – ha spiegato una mam- il Comune e la cooperativa e ci ma – perché vedo con i miei occhi, auguriamo di avviarci alla solul Riunite in un sit-in di pro- ogni giorno, l’eccellente lavoro zione in giornata». testa, ieri a Potenza, le lavoratrici che svolgono». La vicenda, però, Con la regolarizzazione dei verdegli asili nido gestiti dalla Coo- sembra essere vicina ad una so- samenti contributivi da parte delperativa «La Giostra 2000». luzione. Infatti, nel corso della la cooperativa «La Giostra 2000», «Protestiamattinata le la- il Comune di Potenza potrà sblocmo contro il voratrici si so- care i pagamenti ancora in sospemancato pagano spostate nel- so. mento degli la sede del Co«Sono un genitore anch’io – ha stipendi – ha mune in con- spiegato l’assessore Pace – e comspiegato una trada Sant’An- prendo i timori di tutti». «Chieeducatrice – tonio La Mac- diamo che tutti, dai sindacati alla ma non dimenchia, convoca- cooperativa al Comune, facciano tichiamo, oltre te dall’assesso- uno sforzo – ha spiegato un papà – ai nostri diritre all’istruzio- per risolvere questa situazione. Il ti, anche i none, Giuseppe servizio erogato dai lavoratori è stri doveri, inMessina e eccellente e mi auguro che possa fatti solo il 50% dall’assessore continuare così, per una serenità del personale al bilancio, Fe- e continuità anche per mio fiha scioperato, derico Pace. glio». poiché abbia- SIT-IN La protesta di ieri Presenti anUn nodo da sciogliere il prima mo voluto gache i rappre- possibile per assicurare una serantire la continuità del servizio sentanti della cooperativa che ge- rena e continua gestione degli asiai nostri bimbi, che in tutto questo stisce il servizio, i rappresentanti li nido. Intanto, le lavoratrici degli marasma non c’entrano». dei sindacati e i genitori. «La qua- asili nido di via Perugia, via delle Tre gli asili nido di Potenza in- lità del servizio – ha spiegato l’as- Acacie e via Adriatico, hanno asteressati, via Perugia, via delle sessore Messina – non è in discus- sicurato, oggi, la regolarità del Acacie e via Adriatico; venticin- sione. Il rapporto economico è fra servizio. que i lavoratori che quotidianamente «curano» bambini dai tre mesi ai tre anni. «Noi abbiamo una responsabilità emotiva – ha continuato l’educatrice – che, probabilmente, non è chiara all’opinione pubblica. Lavoriamo con risorse umane che, per quanto possa essere piccolo oggi, rappresenta il futuro, nostro e di una società civile. I genitori che lasciano i propri figli all’asilo nido, ripongono nell’educatore e in tutto il personale che lavora all’interno, tutta la fiducia possibile. E noi ricambiamo con la nostra professionalità e con quella passione che serve per fare bene il proprio lavoro. Noi protestiamo perché non ci interessano le questioni interne fra la Cooperativa e il Comune, chiediamo solo ciò che ci spetta». «Io appoggio in pieno la loro L’INCONTRO Attorno ad un tavolo tutte le parti interessate SCUOLA VISITA DIDATTICA SULL’ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE SENZA STIPENDI La manifestazione è stata indetta per le «questioni» tra Comune e Cooperativa START UP IERI MATTINA SOTTOSCRITTA L’INTESA TRA LA CAMERA DI COMMERCIO E LA FIDAPA Un bando per promuovere imprese innovative in «rosa» EMANUELA FERRARA l Firma del protocollo d’intesa, ieri mattina, tra la Camera di Commercio di Potenza e la Federazione Italiana Donne, Arti, Professioni ed Affari. L’intento, promuovere il bando, concepito a livello nazionale, per la promozione di nuove imprese innovative femminili. In un momento storico come questo, dove la crisi impera su ogni altra cosa, la Fidapa ha voluto, seppur con una piccola cifra, dare un segnale di ripresa sostenendo progetti a sostegno della persona ed in particolare delle giovani donne under 40. Il bando presentato alla stampa vuole promuovere il lavoro, l’impresa e la tecnologia ma anche la creatività e la progettualità. L’impegno assunto da Fidapa è di 5mila euro, da assegnare al progetto selezionato e ritenuto meritevole. Ciò che potrà, invece, fare l’ente camerale sarà promuovere spazi e collaborazioni per favorire il raggiungimento degli obiettivi del- le Startup, favorire il confronto e o scambio e collaborare alla stesura della «Carta delle startup women». Al di là delle parole espresse dal presidente della Camera di Commercio, Pasquale Lamorte, dalla presidente Fidapa distretto sud-est, Maria Antonietta Amoroso, e dalla presidente della sezione potentina, Licia Viggiani, ciò che maggiormente interessa alle giovani donne imprenditrici è capire le modalità di accesso al finanziamento. Nella sostanza va ricordato che Fidapa si articola in sette distretti, in ognuno dei quali sarà individuato il miglior progetto al quale sarà corrisposto il premio di 5mila euro. La Basilicata appartiene, insieme ad Abruzzo, Molise e Puglia, al distretto sud est. Le interessate dovranno rivolgersi, per un primo step, alla sezione locale della Fidapa dove saranno guidate passo dopo passo alla stipula della domanda. I requisiti d’accesso, oltre al limite d’età imposto a 40 anni, sono il forte con- tenuto innovativo del progetto, la potenzialità in termini di creazione di posti di lavoro e l’avere forti legami con le specificità culturali, geografiche e produttive del territorio. Le domande vanno inoltrate entro e non oltre il 30 giugno. Certo, 5mila euro non sono tanti. Rappresentano a mala pena la somma minima per iniziare anche solo a pensare di mettere su un’impresa. Eppure, questa somma può comunque rappresentare un piccolo trampolino di lancio, una spinta per tutte coloro che, pur avendo idee straordinarie, non hanno il coraggio di provarci. In periodi di crisi, come ha sottolineato il presidente Lamorte, non è bene lamentarsi ma rimboccarsi le maniche e crederci per arrivare più che preparati al momento della ripresa. Ecco dunque che strumenti operativi e concreti come questo, pur nella limitatezza della cifra proposta, rappresentano tasselli importanti per il rilancio del tessuto economico e produttivo della comunità. EVENTI IN SCENA IL 3 APRILE NELLA CATTEDRALE DI POTENZA E A MARSICO NUOVO IN AGOSTO Il liceo «E. Gianturco» Teatro, musica e mostra di sculture nell’ufficio stampa sul filo conduttore della «Croce» della Regione Basilicata Per don Vitantonio Telesca è «il sacro che unisce» LORENZA COLICIGNO STUDENTI La III H del liceo delle Scienze umane di Potenza l Ventitré alunni della III H del Liceo delle Scienze Umane «Emanuele Gianturco» di Potenza hanno visitato ieri mattina l'ufficio stampa della Giunta regionale diretto da Donato Pace. Accompagnati dalla docente di diritto ed economia, Porzia Fidanza, i giovani studenti sono stati accolti dai giornalisti e dal personale dell'Agenzia di informazione della Giunta, che hanno mostrato loro, le varie fasi dell'attività giornaliera. Tra gli argomenti illustrati l'agenzia di informazione, la rassegna stampa, la redazione delle notizie sull'attività della Giunta, il giornale radio e il tg web. l «Il sacro unisce teatro e scultura», ha affermato Don Vitantonio Telesca, vicario della diocesi di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo, esprimendo nella conferenza stampa di ieri il senso delle due iniziative culturali da lui ideate e realizzate: una rappresentazione teatrale e musicale e una mostra di sculture, entrambe legate al tema della croce. La rappresentazione teatrale, «Poema della Croce», su testi di Alda Merini, andrà in scena nella Cattedrale del capoluogo lucano il prossimo 3 aprile e nella Chiesa di San Gianuario a Marsico Nuovo il 23 agosto. La mostra di scultura sacra «Crucis splendor» resterà aperta al pubblico nella Galleria civica di Potenza dal 9 al 12 maggio (ore 10.00/13.00 – 17.30/20.00) e nella Chiesa di San Michele a Marsiconuovo dal 18 al 27 agosto. «La storia del Crocifisso nell’arte inizia piuttosto tardi, - ha detto Telesca - circa nel XIII secolo per giungere al massimo splendore nel Rinascimento e rimanere nel tempo il punto più alto dell’espressione artistico-religiosa». Don Vito Telesca ha sottolineato il sentimento che promana dal poema di Alda Merini, che ha definito la croce, come «quel legno che ha messo radici in tutto il mondo», legno da lei posto, commenta Monsignor Ravasi nella Prefazione al poema, «al centro dello spazio e del tempo in un’epifania drammatica e gloriosa, incontrandolo in quello splendore roccioso di Gerusalemme ove si consuma la sua crocifissione». La rappresentazione teatrale, in collaborazione con Art-Park e il Coro polifonico Santa Cecilia della Cattedrale di Potenza, diretto da Pino Cillis, vedrà impegnati gli attori Giovanna Valente, Donato Varallo, Anna Anastasio, i musicisti Don Mimmo Florio, Patrizia Borghini, Iole Cerminara, Paolo Miccolis, Domenico Picciani, Donato Benedetto, Francesco Scorza, la regia è di Vitantonio Telesca, una croce realizzata da Raimondo Galeano esalterà il senso religioso e artistico VERNICE In primo piano don Vito Telesca della rappresentazione. Nella mostra «Crucis Splendor» si potranno ammirare opere di grandi artisti ormai scomparsi, come Manzù, Messina, Minguzzi, e di artisti contemporanei, come Cotognini e Galeano, segnalati da Aldo Colella, e numerosi artisti lucani, tra i quali Linzalata, Comminiello, Masini, Sebaste. Il catalogo della mostra, che è anche il 6° quaderno di arte sacra prodotto su iniziativa di Telesca, vede, oltre ad un intervento dello stesso Telesca, testi di Grazia Pastore, che ha corredato ogni opera di una scheda illustrativa, e di Lucio Tufano, Antonio Laurita, Anna Teresa Laurita, Alda Merini, Paolo Parazzolo e Aldo Colella. RASSEGNASTAMPA ATTUALITÀ I VII Martedì 1 aprile 2014 SCUOLA E GIUSTIZIA L’ACCUSA DEI SINDACATI MAGISTRATURA CONTABILE Provvedimento disciplinare «assunto illegittimamente». Cgil, Cisl e Uil chiamano la Corte dei Conti: danno erariale Preside «bocciata» dal giudice del lavoro Annullato un suo provvedimento disciplinare contro un bidello l Il dirigente scolastico dell’Ipias Giorgi di Potenza, Giovanna Sardone, incassa un nuovo «colpo», un’altra sentenza negativa su un suo provvedimento disciplinare. Il giudice del lavoro di Potenza, Isabella Tedone, ha annullato la «sanzione» che Sardone aveva previsto per un collaboratore scolastico. Si tratta - sottolineano i sindacati di categoria dell’ennesima sentenza negativa nei suoi confronti in seguito ad un provvedimento «assunto illegittimamente». Nella sentenza si ritiene la contestazione disciplinare «inammissibilmente generica» ed espressa in «termini equivoci e davvero di difficile intellegibilità». Il giudice afferma, inoltre, che «non è dato comprendere quale sia il fatto che gli è stato contestato, risultando piuttosto, anche se in termini estremamente vaghi, che sia stata una qualche reazione del ricorrente verso dirigente ad originare la sanzione». Mimmo Telesca (Flc Cgil), Margherita Capalbi (Cisl Scuola) e Vitina Galasso (Uil Scuola) sottolineano come il giudice abbia sentenziato «che il provvedimento disciplinare era fondato sul nulla e argomentato con mere farneticazioni. Una sentenza che dimostra da un lato l’atteggiamento prevaricatorio e vessatorio del predetto dirigente scolastico attraverso un uso arbitrario e maldestro del potere disciplinare, e dall’altro la sempre più eviden- POTENZA L’IMPRENDITORE MECCA DOVRÀ CONTINUARE A FIRMARE IN CASERMA «Vento del Sud» Il Riesame conferma te inadeguatezza professionale dello stesso, più volte denunciata dalle organizzazioni sindacali». Nella sentenza il giudice spiega che «al collaboratore scolastico non è stato contestato un fatto specifico bensì, in termini equivoci e davvero di difficile intellegiilità, precisato che “la responsabilità dell’ultimo episodio era stata da lei stesso riconosciuta con le lacrime agli occhi, allorquando segnalava lo smarrimento dell’atto amministrativo di cui era custode». Il dirigente scolastico ha ritenuto che «urge intervenire, attesi i toni e le parole espressi, che lasciano inequivocabilmente diffidare del suo alleggiamento ingannevole: gli espliciti segnali di costernazione sull’errore commesso al momento dell’accaduto, sono stati sostituiti da una posizione diametralmente opposta, forse mal consigliata, passando addirittura al contrattacco pur di eludere le proprie responsabilità». Di fronte all’ennesimo provvedimento disciplinare annullato dal giudice, e alla conseguente condanna al pagamento delle spese processuali (sia pure a metà), con un costo all’erario (e alla collettività) di circa 15.000 euro, i sindacati chiederanno alla Corte dei Conti di verificare la sussistenza dei presupposti del danno erariale. ISTITUTO Nella foto in alto a destra la dirigente dell’Ipias «Giorgi» di Potenza, Giovanna Sardone. A sinistra la scuola di Potenza [foto Tony Vece] . l Il tribunale del Riesame di Potenza, presieduto da Gerardina Romaniello, ha confermato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per l’imprenditore potentino Leonardo Mecca – coinvolto nell’inchiesta «Vento del Sud», condotta dalla Procura e dalla polizia di Stato – emesso dal gip, Rosa Larocca, lo scorso 14 marzo. Si tratta di un filone delle indagini su un presunto «cartello» di imprenditori, organizzato nel 2013 per evitare la concorrenza negli appalti pubblici nel Potentino: in questo caso il gip dispose anche gli arresti domiciliari per un ufficiale della Guardia di Finanza, e l’obbligo di presentazione per un’operatrice sanitaria (questi ultimi non hanno presentato ricorso al Tribunale). Mecca, secondo gli investigatori, avrebbe chiesto al militare di verificare la targa di un’automobile negli archivi informatici, poichè temeva di essere INDAGINI Il pm Francesco Basentini pedinato dalle forze dell’ordine. Per i giudici del Riesame, quindi, esisterebbero i «gravi indizi di colpevolezza», poiché da intercettazioni ambientali e telefoniche emergerebbe la richiesta dell’imprenditore all’ufficiale. Quest’ultimo, accedendo al database, avrebbe commesso un «arbitrio» in quanto non solo non aveva più incarichi operativi, bensì «solo di staff», ma in ogni caso l’esercizio di queste prerogative secondo una sentenza della Corte di Cassazione – non comporterebbe comunque alcuna discrezionalità nell’accesso agli archivi, che avviene solo «in conformità ai contenuti prescritti dalla legge». VERSO SAN GERARDO L’ASSOCIAZIONE CULTURALE AVVIA GLI EVENTI IN VISTA DELLA FESTA PATRONALE I «Portatori del santo» nelle scuole della città l Al via la XVII edizione de «La Cantina del Portatore» con le attività de «I Portatori a scuola», progetto mirato a promuovere la cultura potentina, divulgare la conoscenza della storia della nostra città e delle nostre tradizioni e sensibilizzare le nuove generazioni alla festa del Santo Patrono e della Storica Parata dei Turchi. Il grande successo che l'iniziativa riscontra di anno in anno, ha portato l'associazione «Portatori del santo» ad inserire in questa edizione importanti elementi innovativi ed ampliare la platea dei giovanissimi coinvolti nel progetto. Quest’anno, infatti, il progetto è stato strutturato su tre livelli di interesse per favorire la partecipazione di tutti gli allievi delle scuole elementari degli istituti che hanno aderito. «La storia a scuola» per le prime e seconde classi è il primo step che prevede la proiezione di un documento illustrato che racconta la storia del nostro Santo Patrono e della Storica Parata dei Turchi. Per le terze e quarte classi, è previsto invece un laboratorio sulle danze e le musiche popolari, tenuto dal cantautore Antonio Bruno; per le quinte, invece, si ripropone la visita guidata del centro storico e della cattedrale di San Gerardo, in cui gli allievi saranno accompagnati da Rosario Angelo Avigliano, guida turistica abilitata. In ognuno dei tre incontri, saranno presenti i Portatori del Santo che distribuiranno a tutti i bambini il fumetto realizzato dall'associazione con la storia della Parata dei Turchi e di San Gerardo. Il primo appuntamento si terrà domani alle 9 con gli studenti della scuola di Via Perugia per la prima visita guidata del centro storico, per proseguire fino al 27 maggio quando, in occasione dell’iniziativa «A San Gerardo stai con noi» in collaborazione con l’associazione Potentialmente Onlus, una grande manifestazione musicale chiuderà il progetto. L’associazione Portatori del Santo vuole anticipatamente ringraziare quanti presteranno, a titolo completamente gratuito, il proprio tempo e le proprie competenze per far crescere questo ambizioso progetto di riscoperta dell'identità a partire dai più piccoli. Si ringraziano, dunque, gli Istituti Comprensivi che hanno aderito all’iniziativa: Ic Torraca-Bonaventura con la Dirigente Peppina Antonietta Arlotto e la sua collaboratrice prof.ssa Palmira Imperatore, Ic Don Milani della dirigente Carmela Cafasso con la collaborazione di Angela Orsini, Ic Domenico Savio della Dirigente Diana Camardo con la collaborazione di Orlandina Porcaro. TRADIZIONI L’obiettivo è quello di sensibilizzare i ragazzi sui temi legati a San Gerardo AVVISO DI PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE ai sensi del D.Lgs 152/2006 come modificato dal D.Lgs 04/08 dal D.lgs 128/10 e ai sensi dell’art. 11 della L.R. 47/98 “DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE E NORME PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE”. PROPONENTE “EDISON ENERGIE SPECIALI” sede legale: Foro Buonaparte, 31 – 20121 Milano sede operativa: Via P. Nanni Costa, 30 – 40133 Bologna In data 20 febbraio 2014 è stato depositato presso la Regione Basilicata - Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - lo Studio di Impatto Ambientale relativo al “progetto definitivo di un impianto eolico da 24 MW per l’Integrale Ricostruzione dell’impianto eolico in esercizio da 12 MW di proprietà della Edison Energie Speciali Spa nel Comune di Vaglio Basilicata (PZ)”, e che interessa anche i Comuni di Cancellara (PZ), Pietragalla (PZ) e Potenza (PZ). Tale intervento per la sua tipologia è sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambientale ai sensi della L.R. 47/98 e ai sensi del D.Lgs 152/2006 come modificato dal D.Lgs 04/08 dal D.lgs 128/10. Il progetto prevede la Integrale Ricostruzione dell’impianto in esercizio e di proprietà della Società Edison Energie Speciali Spa, sito nel Comune di Vaglio Basilicata (PZ) composto da 20 aerogeneratori per una potenza complessiva di 12 MW, in località “Occhionero”, “Fontana d’Avena” e “Piana la Giova”. Il progetto prevede la sostituzione delle 20 turbine con 8 turbine di nuova generazione di potenza pari a 3 MW. Della documentazione relativa all’istanza di V.I.A. si potrà prendere visione presso la Regione Basilicata, Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità – Via Vincenzo Verrastro n. 5 - 85100 Potenza – Provincia di Potenza Ufficio Ambiente – Piazza delle Regioni n. 1 - 85100 Potenza – e presso gli Uffici dei Comuni interessati. Chiunque interessato può presentare proprie osservazioni entro 60 giorni dall’inizio della procedura di V.I.A., inviando formale comunicazione a: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale, Via Vincenzo Verrastro n. 5 - 85100 Potenza. Bologna, 20 febbraio 2014 Sede in Milano – Foro Buonaparte, 31 Capitale sociale euro 4.200.000,00 i.v. Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale 01890981200 Il Proponente Edison Energie Speciali Spa RASSEGNASTAMPA POTENZA PROVINCIA I IX Martedì 1 aprile 2014 RIVELLO MA IL «COLPO» NON È RIUSCITO PER L’INTERVENTO DEI CARABINIERI CHE HANNO ARRESTATO LA 40ENNE E IL 20 ENNE Zia e nipote tentano di scardinare colonnina self-service di benzina Ladri scatenati: in cinque giorni presi di mira tre distributori della zona SELF SERVICE Nelle foto d’archivio due distributori di carburanti. Negli ultimi giorni ladri scatenati nell’area sud con tre furti: due tentati e uno riuscito PINO PERCIANTE l RIVELLO. La crisi scatena i ladri. In cinque giorni tre furti (due tentati e uno riuscito) a Lagonegro e dintorni. L’ultimo si è verificato nella notte tra domenica e ieri. I ladri hanno tentatodi impossessarsi dell’incasso di un distributore self service di carburante, scassinando la colonnina automatica per il pagamento, ma il colpo non è riuscito grazie all’intervento dei carabinieri della Compagnia di Lagonegro. In manette sono finiti una quarantenne di Rivello e un ventenne di Lagonegro, zia e nipote. Avevano preso di mira un distributore della Esso che si trova sulla 585 Fondovalle del Noce all’altezza della frazione Parrutta di Trecchina. Servendosi di un piede di porco hanno tentato di scardinare la colonnina per il pagamento ma non sono riusciti nell’intento per l’arrivo dei carabinieri che li hanno arrestati. I due, su ordine del procuratore capo di Lagonegro, Vittorio Russo, che ha coordinato le attività d’indagine, sono stati portati in caserma con l’accusa di tentato furto aggravato e oggi saranno processati per direttissima. Gli attrezzi utilizzati per scardinare la colonnina sono stati sequestrati dai carabinieri della stazione di Rivello, diretta dal maresciallo Antonio Bellusci. A Maratea, giovedì scorso, i carabinieri della locale stazione avevano arrestato due uomini, un trentacinquenne del posto e un quarantenne di Sapri, sorpresi in flagrante a rubare gasolio da mezzi in sosta in un parcheggio. I due stavano cercando di trafugare il carburante dai serbatoi di tre autobus di linea parcheggiati nel piazzale di zona Giardelli a Maratea. Avevano già tolto il tappo dai serbatoi dei tre bus parcheggiati e grazie ad un tubo di gomma li avrebbero svuotati del gasolio che avrebbero portato via servendosi di tre taniche. I due sono stati processati per direttissima il giorno stesso e poi rilasciati. La benzina è diventata un bene di lusso e i furti sono sempre di più. Colpa della crisi, da un lato, e dei prezzi del carburante, dall'altro. Un litro di benzina è arrivato a costare quasi 2 euro e fare il pieno è quasi un tabù. Nella notte tra giovedì e venerdì scorsi un altro furto, questa volta riuscito: i ladri hanno fatto visita ad una tabaccheria che si trova nella centrale via Roma a Lagonegro facendo razzia soprattutto di sigarette e «gratta e vinci» ma non hanno disdegnato di portare via anche denaro contante. Il bottino, secondo quanto accertato, ammonta complessivamente a circa 30 mila euro. In questo caso, dei ladri nessuna traccia. LAURIA LA PROCURA HA APERTO UN FASCICOLO. SULLE CAUSE SONO IN CORSO ACCERTAMENTI. OGGI L’AUTOPSIA SUI RESTI DI PALAGANO Operaio morto, indetta una protesta I sindacati chiedono più sicurezza sui cantieri dopo l’incidente nella galleria sulla A3 l LAGONEGRO. In quella galleria non si è mai verificato un incidente grave sul lavoro. Il destino ha voluto che proprio all’ultimo (mancano solo 50 metri per completarla) accadesse la disgrazia che domenica scorsa ha strappato all’affetto dei suoi cari Giuseppe Palagano, 55 anni, di Lauria. La fatalità ha voluto anche che l’operaio morisse mezz’ora prima della fine del turno. Solo trenta minuti e il suo turno di lavoro sarebbe finito. Erano, infatti, le 12. 30 quando nella galleria “Renazza nord”, vicino a Lagonegro, si è verificata la tragedia, il primo caso di morte bianca sul tratto lucano della A3 dove sono stati costruiti 13 km di gallerie. Secondo la Lagonegro Scarl (l’azienda per la quale Palagano lavorava), l’operaio sarebbe scivolato battendo la testa su una struttura metallica. L’uomo era impegnato nel posizionamento di una centina, archi in acciaio che servono a sostenere le volte della galleria durante la costruzione. CANTIERE La galleria in cui stava lavorando l’operaio morto sulla A3 . Lavorava a piano strada, sul calpesto. I primi accertamenti condotti dall’Asp non escludono responsabilità di terze persone per violazione delle norme infortunistiche, e di procedure di lavoro non consone i cui risvolti penali sono da accertare. La Procura di Lagonegro ha aperto un fascicolo. L’inchiesta è POTENZA DOPO IL PROWEIN DI DUSSELDORF ORA SI GUARDA AL VINITALY Vino lucano, ora l’obiettivo è proiettarsi sull’export l L’obiettivo delle aziende lucane del vino è fondere un’immagine unitaria e vincente del quello di aumentare le quote di fatturato vino lucano fuori regione. Alcune delle aziende dell’export, visto che il mercato interno non dà presenti al Prowein (Sara D’Auria, Elena Fucci, ancora nessun segnale di ripresa. Diventa stra- Giuseppe Latorraca, Vigne del Vulture, Grifalco, tegico partecipare alle grandi Fiere europee co- San Martino, Ofanto, Lagala Viticoltori in Vulme il Prowein 2014 di Dusseldorf. Al salone te- ture, Vigne Mastrodomenico, Consorzio Viticoldesco, la Camera di Commercio di Potenza, con la sua Azienda Speciale Forim e con il Gal Sviluppo Vulture Alto Bradano, ha organizzato una collettiva di 13 aziende che hanno potuto consolidare le relazioni con clienti e buyer. «Gli eventi che la Camera di Commercio organizza, mettendo a disposizione delle aziende il suo know how e le reti di relazioni con il sistema camerale internazionale, devono spingerci a vivere questi eventi come opportunità per provare ad espanderci in tutto il Nord Europa e nel mondo»– ha detto Paride Leone, dell’azienda Terra AZIENDE LUCANE L’obiettivo è il rilancio del settore vino dei Re. Più organizzazione e più aggregazione. Non a caso il presidente dell’eno- tori Associati del Vulture, Eleano, Terra dei Re, teca Regionale di Basilicata, Paolo Montrone, Carmela Mecca) saranno anche al Vinitaly, che nell’incontro organizzativo che ha preceduto il si apre a Verona con 42e aziende lucane, espresVinitaly, ha fatto un appello agli imprenditori sione di 3 delle 4 Doc regionali, in uno stand della per evitare personalismi e collaborare per dif- Camera di Commercio e della Regione. stata affidata al pm Francesco Greco. Intanto, lavori sospesi anche oggi sul tratto lucano della Salerno-Reggio Calabria dopo l'incidente avvenuto domenica in cui è morto Palagano, originario di Rivello ma residente a Lauria. I sindacati hanno deciso di prolungare il blocco per la sola Lagonegro Scarl, dopo il sequestro della galleria deciso dall'autorità giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta per chiarire la dinamica dell'incidente. I sindacati hanno indetto un’assemblea permanente, almeno fino ai funerali dell’operaio e in attesa che la magistratura faccia chiarezza sull’accaduto. Nel frattempo si aspetta l’esito dell’autopsia fissata per oggi. Giuseppe Palagano lavoratore esperto, era capo squadra del cantiere. Cgil e Cisl esprimono cordoglio alla famiglia (Palagano aveva due figli ed era diventato nonno da poco) ed auspicano accertamenti rapidi sulle dinamiche dell’incidente. Sia Angelo Summa, segretario generale della Cgil che Enzo Iacovino, segretario generale della Fillea e Michele La Torre segretario generale della Filca Cisl esprimono dubbi sulle prime ricostruzioni dell’incidente. Per il segretario della Cisl, Nino Falotico, «è opportuno che la sospensione dei lavori duri il tempo necessario agli accertamenti del caso». [p. p.] POTENZA IERI L’UDIENZA DEL PROCESSO PER USURA La Procura: «I sei direttori Mps hanno agito in concorso tra loro» L’avvocato Cimetti: «Scongiurata la prescrizione» l POTENZA. Nella giornata di ieri si è tenuta l’udienza per il procedimento penale che vede imputati sei direttori della banca Mps filiale di Potenza per il reato di usura bancaria. La Procura ha contestato agli imputati il concorso nel reato. «La decisione della Procura – precisa l’avvocato Michele Cimetti a capo del collegio difensivo delle parti civili – ha precisato il capo d’imputazione contribuendo ad evitare possibili proscioglimenti per prescrizione, senza l’esame del merito della vicenda. In tal modo, prosegue il legale, si potrà fare piena luce ed evitare le incertezze che sempre sono legale ad una sentenza di proscioglimento per prescrizione». Michele Satriani, imprenditore, parte civile (assistito dai professionisti dell’associazione Sos utenti), precisa che «nonostante il procedimento penale in corso, la banca continua a segnalare a sofferenza la Socitel e i garanti di questa presso la centrale rischi della Banca d’Italia e continua a chiedere, in sede civile, il pagamento degli interessi calcolati agli stessi tassi che hanno condotto alla incriminazione dei sei direttori». PARTE CIVILE Michele Satriani le altre notizie INFERTILITÀ MASCHILE Visita andrologica gratuita a Rionero n La campagna Androlife che si prefigge principalmente di portare a conoscenza dell’opinione pubblica il rischio d’infertilità maschile, suggerendo stili di vita e attenzioni. Quest’anno, tra i centri partners Siams nella Regione Basilicata, è stato scelto il Laboratorio Analisi Flovilla di Rionero, struttura specializzata per le attività di Laboratorio Analisi Diagnostica per Immagini ad Ultrasuoni (ecografia, eco-color doppler), Cardiologia (visita cardiologica, elettrocardiogramma, ecocardiogramma, monitoraggio pressorio e cardiaco-Holter). Il 5 aprile e il 10 maggio sarà possibile effettuare la visita andrologica gratuita su prenotazione collegandosi al sito www.androlife.it tramite il form di prenotazione, attivo per tutto il giorno o chiamando il numero verde 800 100 122, oppure ancora contattando la segreteria del Laboratorio Analisi Flovilla al numero 0972.72.20.05 dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 18:30. RASSEGNASTAMPA X I MATERA CITTÀ IL CEMENTIFICIO E LA PAURA PER LE EMISSIONI Martedì 1 aprile 2014 I CITTADINI IN PIAZZA Nei giorni scorsi nuova manifestazione contro il rischio inquinamento, dalla Ila Laterizi sino alla fabbrica di Trasanello «Combustibile dai rifiuti è pratica molto diffusa» Italcementi ribatte alle proteste per un impianto «inceneritore» l Botta e risposta. Domenica scorsa la manifestazione in Piazza Vittorio Veneto per l’aria pulita, ieri la nuova presa di posizione di Italcementi secondo cui «il recupero di una frazione attentamente selezionata di rifiuti come combustibile per i cementifici è una pratica largamente diffusa in tutto il mondo ed è riconosciuta a livello europeo come “Migliore tecnologia disponibile”». Tra l’iniziativa di Legambiente di domenica e le precisazioni di Italcementi ci sono le oltre mille firme depositate in Municipio a sostegno della petizione presentata dal Comitato No Inceneritore per scongiurare il pericolo che venga concessa la possibilità, al cementificio, di bruciare altre 60.000 tonnellate l’anno di combustibile solido secondario. Ma intanto, Italcementi insiste e dice che bruciare rifiuti «non solo non è una pratica vietata dall’Europa, ma è la stessa UE a promuoverla. Con il riutilizzo dei rifiuti, infatti, si riducono notevolmente le emissioni di gas serra. Inoltre, le cementerie stesse diventano più performanti dal punto di vista ambientale, perché gli impianti che utilizzano Css (combustibili solidi secondari) sono sottoposti ai limiti di emissioni più stringenti. Nei Paesi europei più avanzati, il tasso di sostituzione termica dei combustibili fossili con i Css nelle cementerie ha raggiunto il 98% in Olanda, il 61% in Germania, il 45% in Austria e Polonia, il 30% in Francia. L’utilizzo dei Css in cementeria, tra l’altro, presuppone una scrupolosa raccolta differenziata. Al termine del processo di recupero dei materiali, con il Css possono essere valorizzati anche i materiali non riciclabili e questo rappresenta una soluzione utile alla comunità, perché evita il ricorso alle discariche che l’Unione Europea chiede di eliminare. Questo consente di applicare in cementeria ciò che l’Europa considera “Migliore tecnica disponibile”». In ogni caso, aggiunge Italcementi, «la cementeria di Matera non è, e non diventerà mai un inceneritore. L’attività industriale dell’impianto resta e resterà sempre la produzione del cemento. E proprio per continuare a produrre un cemento di qualità, qual è quello di Matera, la cementeria non impiegherà mai nei propri forni “rifiuti qualsiasi”, tali da alterare le caratteristiche dal clinker, continuando invece a operare nel rispetto della salute e dell’ambiente, oltre che naturalmente nel rispetto scrupoloso dei limiti emissivi e delle normative. Quanto alla richiesta di utilizzo dei Css, essa risponde a una necessità del territorio: negli scorsi mesi l’azienda ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema dello smaltimento di quel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi, che non può essere recuperato attraverso la raccolta differenziata e DUE OPIFICI NEL MIRINO Il gruppo di volontari di Legambiente che hanno promosso in piazza Vittorio Veneto l’iniziativa per l’aria pulita con riferimento al cementificio e alla Ila Laterizi. In alto, nella foto di Genovese, l’impianto di Italcementi in località Trasanello che può essere invece valorizzato come risorsa energetica. Il quantitativo richiesto corrisponde solo a una percentuale dell’energia necessaria per produrre il clinker e non alla sostituzione completa dei combustibili tradizionali che vengono invece integrati con materiali attentamente controllati». La ce- menteria dice di voler produrre cemento «in modo sostenibile. L’uso di combustibili alternativi non ha alcuna conseguenza negativa sulle emissioni dell’impianto. Al contrario: alcuni valori, come gli ossidi di azoto NOx, registrano un calo significativo. Il revamping dello stabilimento ha consentito l’appli- Dopo il «revamping» L’azienda rassicura e vuole confrontarsi Italcementi fa sapere (non è la prima volta che lo dice) di essere disponibile a confrontarsi con tutti, «per aprire un dialogo con la comunità locale sui vantaggi della soluzione proposta. Italcementi fa parte della città di Matera e del suo territorio. Ha a cuore la salute dei lavoratori e di tutti i cittadini ed è molto impegnata nella difesa dell’ambiente. Il rinnovamento che ha fatto di Matera una delle cementerie più pulite d’Europa ha avuto, tra i molti vantaggi, la riduzione di oltre il 75% delle emissioni dell’impianto». cazione di tecniche di eccellenza non solo per il processo produttivo, ma anche migliorando le prestazioni ambientali, che sono oggi tra le migliori nel mondo. Le emissioni sono sempre continuamente monitorate, come previsto dalle autorizzazioni ambientali dello stabilimento, e verificate dagli enti. L’uso di com- bustibili alternativi non produce nessun tipo di “cenere” da smaltire successivamente. A differenza degli inceneritori, infatti, alla fine del ciclo produttivo non si genera alcun tipo di scoria, proprio per la maggior efficienza del processo produttivo delle cementerie e senza alterare [e.s.] la qualità del prodotto». TRIBUNALE SARÀ PROCESSATO IL 24 SETTEMBRE INSIEME CON DUE VIGILI URBANI E UN ALTRO DIPENDENTE COMUNALE A giudizio l’ex comandante Pepe ma è caduta un’altra accusa l Rinviato a giudizio l’ex comandante della Polizia municipale, Franco Pepe, anche se rispetto a quello iniziale, culminato con l’arresto il 17 gennaio 2012 e una detenzione domiciliare lunga quattro mesi, il quadro accusatorio si è ulteriormente indebolito. Caduta quasi due anni fa l’accusa di concussione nei confronti dell’ex assessore Cornelio Bergantino e derubricati a tentativi di concussione i fatti denunciati da Donato Agostiano, presidente del Circolo Tennis, e dal dipendente comunale Giorgio Casiello, per effetto delle decisioni prese dal Tribunale del Riesame, adesso è stata la volta del giudice dell’udienza preliminare Maria Grazia Caserta dichiarare il non luogo a procedere per il reato di concussione denunciato nel 2011 dall’impresa Marcosano. Accogliendo la tesi del suo avvocato difensore, Carmine Ruggi, il giudice dell’udienza preliminare ha motivato la decisione per l’insussistenza dei fatti addebitati a Pepe relativamente alla vicenda dell’acquisto di un immobile di pregio in via Lucana, in quanto l’ex comandante «non ha esercitato – spiega Ruggi – alcuna costrizione nei confronti dei titolari dell’impresa (i fratelli Giovanni e Donatello Marcosano, ndr) per ottenere indebiti vantaggi patrimonali nella contrattazione della vendita». L’appartamento, 205 metri quadrati, del valore di oltre 600 mila euro, è stato al centro di un contenzioso civilistico, per il quale Pepe nel frattempo si è visto riconoscere, con decreto ingiuntivo del Tribunale, la restituzione di 351 mila euro versati nel 2007 al momento della firma del compromesso. Ma a tutt’oggi, precisa l’avvocato Ruggi, SARÀ PROCESSATO Franco Pepe. L’ex comandante della Polizia municipale fu arrestato dalla Guardia di finanza il 17 gennaio 2012 [foto Genovese] . le altre notizie UNIVERSITÀ DI BASILICATA Responsabilità sociale e rigenerazione urbana n «Responsabilità sociale e rigenerazione urbana». È il titolo del convegno in programma alle 9,30 nell’aula Sassu, sede dell’Università di Basilicata di Matera in via San Rocco. Introduce Fara Favia, seguono i saluti di Mario Fiorentino e Ferdinando Mirizzi. Illustrerà il progetto «Perspective» Mihaela Codruta Nedelcu. Seguono le relazioni di Mariavaleria Mininni, Maria Assunta D’Oronzio, Marcello Benevento, Pino Bruno. Seguiranno interventi programmati e il dibattito. CASA SANT’ANNA Beni culturali, un corso formativo della diocesi n Organizzato dall'Ufficio dei Beni culturali ed Edilizia di culto dell'Arcidiocesi di Matera-Irsina, si terrà oggi, nella casa di spiritualità Sant’Anna, in via Lanera, un corso di aggiornamento sulla valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici destinato al clero, agli studenti Issr, agli insegnanti di religione e agli operatori pastorali. In mattinata, alle 9.30, il corso sarà tenuto al clero e nel pomeriggio, alle 16, agli studenti Issr, agli insegnanti di religione ed agli operatori pastorali. Questo tipo di formazione ha lo scopo di divulgare e sensibilizzare i partecipanti sul tema della valorizzazione del grande patrimonio artistico e culturale ecclesiastico, di cui è dotato l'Arcidiocesi di Matera-Irsina, che nella sua interezza può contribuire sia alla crescita morale e spirituale dei fedeli quanto alla crescita culturale ed economica del territorio. PALAZZO LANFRANCHI Incontro sull’autismo di «Globus Onlus» l’impresa non ha ancora adempiuto a quell’obbligo. «La sentenza del gup – commenta ancora il legale – ha dichiarato infondata la denuncia proposta dai Marcosano in quanto non è risultata corrispondente a vero l’accusa di aver subito dal Pepe alcuna costrizione nelle trattative di compravendita dell’appartamento sia in riferimento alla concessione dell’ipoteca sia in relazione ad assunti mancati pagamenti. Con la sentenza inoltre è stata dichiarata infondata anche l’accusa dell’abuso, lamentato da Giovanni Marcosano, di essere stato costretto dal Pepe, nonostante il rifiuto, a sottoscrivere il rogito di ipoteca in sede bancaria, in contraddizione con il contestuale incasso dell’acconto del prezzo di ben 340 mila euro». La prima udienza del processo è stata fissata per il 24 settembre. Insieme a Pepe compariranno in aula altri tre imputati coinvolti nell’inchiesta sviluppata da una indagine della Guardia di finanza, i due vigili urbani Cesare Rizzi e Vincenzo Scandiffio e un dipendente comunale, Nicola Colucci, che lavora al Servizio Igiene. Sono accusati di aver esercitato «pressioni» sulle vittime dell’ex comandante. Ma i primi due hanno sempre dichiarato la loro estraneità ai fatti, sostenendo di aver svolto soltanto attività di servizio. Il terzo si sarebbe limitato ad obbedire a ordini del suo dirigente, senza «la consapevolezza – lo scrisse già il giudice delle indagini preliminari Rosa Bia rimettendo in libertà i tre coindagati – degli scopi reconditi perseguiti dal comandante». n Domani, nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi, l’Associazione Globus Onlus, presente a Bernalda dal 2008 e a Matera del 2013, presenta l’incontro: “I Disturbi dello spettro autistico: una sfida aperta”, con associazioni, musica, cultura e scienza insieme per la consapevolezza dell’autismo, e con altri eventi che seguiranno l’incontro nello spazio antistante Palazzo Lanfranchi. Dal 2008, il 2 aprile di ogni anno un tutte le principali città l’Italia e del Mondo si celebra la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo (World Autism Awareness Day), istituita dalle Nazioni Unite. RASSEGNASTAMPA MATERA CITTÀ I XI Martedì 1 aprile 2014 CINQUANTA ANNI ODPO IL VANGELO SECONDO MATTEO PATRIMONIO COMUNE Si sta valutando la possibilità di proiettare la pellicola in tutti i comuni lucani in occasione della Settimana del Cinema Un’opera senza tempo Si celebra il capolavoro del regista Pier Paolo Pasolini CARMELA COSENTINO l Era il giugno del 1964. A Matera, il regista Pier Paolo Pasolini, girava il primo ciak di un film che ha catapultato i Sassi e con essi la Basilicata, nella storia del cinema. Un lavoro di gran pregio, “Il Vangelo Secondo Matteo”, pellicola ricercata, curata nei dettagli, dalla ricerca artistica e musicale fino ai personaggi, non attori di professione, ma gente comune e amici che con il regista romano condividevano le ideologie politiche e la passione per la cultura. Il messaggio lanciato attraverso il film è difatti universale, distante dagli schemi precostituiti della narrativa storico-religiosa fino a quel momento portata sul grande schermo. Ma proprio quel suo carattere provocatorio e riflessivo al tempo stesso, contribuì a riaccendere il dibattito culturale sulla figura di Cristo. Un capolavoro sui generis, ricco di riferimenti al mondo dell’arte ben visibili nelle pose dei personaggi che rimandano ai dipinti di grandi pittori come Piera della Francesca e Mantegna, fino alla selezione musicale che spazia dalla musica classica alle sonorità tribali. Un film senza tempo dunque, girato in 14 città scelte dopo un sopralluogo effettuato insieme ai sacerdoti inviati da don Giovanni Rossi (con cui lavorò alla stesura del testo), in Palestina che non rispecchiò le aspettative del regista che in quegli spazi e in quei volti non ravvide l’immagine autentica del Vangelo. Fu così che la scelta ricadde sulla città dei Sassi e negli altri luoghi dove la pellicola fu ambientata. Una scelta che non penalizzò il film che anzi ottenne il Premio della critica al Festival del Cinema di Venezia e il Premio della critica cattolica. È dunque un film da rivalutare in tutti i suoi dettagli, e che i cittadini materani avranno l’occasione di riscoprire il 15 aprile al Teatro Duni di Matera quando sarà proiettata la pellicola restaurata del film, concessa da Gaetano Martino. L’evento si inserisce nelle celebrazioni del cinquantesimo anniversario del film, promosse dal Comitato Promotore della manifestazione “Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo” costituito da Comune di Matera e Comitato Matera 2019, Lucana Film Commission e Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata e realizzata con il sostegno della Regione Basilicata e della Cineteca Lucana, dell’Università degli Studi della Basilicata, della Conferenza Episcopale Lucana e dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina e di numerose associazioni culturali. Le celebrazioni saranno aperte all’inizio della Settimana le altre notizie INCONTRO NELLA CASA CAVA INCONTRO CON LA STAMPA La conferenza stampa che si è svolta ieri a Palazzo Lanfranchi. In alto, una delle macchine da proiezione esposte in una mostra [foto Genovese] . di Pasqua con la proiezione del film nel cinema materano. Ma Matera non sarà l’unica location. «Stiamo pensando – ha detto Paride Leporace direttore dalla Lucana Film Commission nella conferenza stampa tenutasi ieri a Palazzo Lanfranchi – di proiettare la pellicola, durante la settimana del cinema in programma a maggio, in tutti i 131 comuni della Basilicata secondo uno specifico ed innovativo format realizzato con la collaborazione delle associazioni culturali locali e il supporto operativo di Cineteca Lucana. Svilupperemo inoltre il progetto coreutico di Virgilio Sieni sul Vangelo di San Matteo realizzato in collaborazione con la Biennale di Venezia-Danza, l’Associazione Basilicata 1799 di Potenza e lo Iac di Matera, ci sarà un’iniziativa espositiva nel Parco delle cantine dello Sheshe di Barile realizzata in collaborazione con l’Associazione Sisma di Barile. In cantiere anche il progetto di produzione di un materiale audiovisivo ideato con il Comitato Ravenna 2019 sul “Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e “Deserto Rosso” di Michelan- gelo Antonioni , entrambi in concorso nel 1964 al Festival del Cinema di Venezia. Ultima iniziativa, in fase di valutazione, è l’allestimento sulla Murgia di 6 Croci, per mostrare la differenza d’impostazione tra il film di Mel Gibson The Passion e Il Vangelo di Pasolini». Il programma nelle sue linee essenziali, è stato definito. «Ma – ha detto Alberto Giordano assessore comunale alla cultura – è ancora un cantiere aperto ai contributi delle associazioni e di quanti, con le loro idee, vorranno contribuire ad arricchire l’offerta culturale». INIZIATIVE SI ARTICOLERÀ IN DUE SEZIONI OSPITATE NELLE SEDI MUSEALI DI PALAZZO LANFRANCHI DEL MUSMA E CHE POTRANNO ESSERE AMMIRATE DAL 28 GIUGNO AL 9 NOVEMBRE La genesi del film in una mostra Illustrerà il rapporto del grande cineasta con la città e con gli altri luoghi della regione l Ad ampliare l’offerta artistico-culturale delle celebrazione per il cinquantenario del film “Il Vangelo Secondo Matteo”, una grande e importante mostra che racconterà la genesi della pellicola pasoliniana e il rapporto del regista con la città di Matera e con gli altri luoghi della regione, tra cui Barile e Lagopesole, ma anche con i centri dell’area murgiana pugliese, dove il regista ha ambientato alcune scene del film. Parliamo della mostra dal titolo “Roma-Matera 1964. Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini” che impreziosirà le sale del Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna della Basilicata di Palazzo Lanfranchi e del Musma. «La mostra – ha spiegato Marta Ragozzino soprintendente Bsae – si dividerà in due sezioni. Nella prima verrà ricostruito il contesto del film, dall’ideazione alla elaborazione creativa avvenuta tra Roma, Assisi dove Pasolini incontrò don Giovanni Rossi e il Papa Giovanni XXIII, e si accostò alla lettura del Vangelo, fino al viaggio in Palestina e alla prime riprese del film effettuate a Matera. Chiave di lettura privilegiata, l’arte figurativa, sia come riferimento linguistico “inter no”, imprescindibile per comprendere la struttura di IL POETA DEL CINEMA Il regista Pier Paolo Pasolini durante le riprese del suo celebre «Vangelo» nei Sassi. Accadeva cinquanta anni fa . tutti i primi film di Pasolini, sia come necessario confronto “ester no” alle scelte stilistiche del regista, per abbracciare in senso più ampio il clima e la cultura degli anni del Vangelo. Per raggiungere lo scopo verranno utilizzati dipinti, acquerelli, disegni, fotografie, interviste, oggetti e supporti multimediali ed interattivi, che renderanno agile la narrazione visiva ed audiovisiva». Nella seconda parte della mostra, che si snoderà nelle sale al piano terra di Palazzo OBIETTIVI SI VUOLE CHE LA CITTÀ DIVENTI PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL MEZZOGIORNO «Sia luogo di produzione culturale» l L’obiettivo delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario del film “Il Vangelo Secondo Matteo” di Pasolini, non è solo quello di dare importanza ad una pellicola di grande spessore artistico-culturale che ha permesso di fare conoscere al mondo Matera ma di incrementare l’offerta turistica della città, di implementare l’economia e la produzione culturale di un territorio che ha tutte le risorse e le carte in regola per emergere sulla scena nazionale ed europea. Un evento dunque fortemente sostenuto dal Comune e dal Comitato Matera 2019 per l’impatto che potrebbe avere su tutto il territorio regionale. Ad affermarlo è il sindaco Salvatore Adduce che, durante l’incontro con i giornalisti, ha sottolineato che «Matera deve diventare un punto di ri- ferimento del Mezzogiorno, un luogo di produzione culturale, una città che fa impresa e crea occupazione. È in questa ottica che si deve valutare e osservare la candidatura della città a capitale europea della cultura nel 2019. Con il Comitato stiamo lavorando alla creazione di reti per rafforzare il percorso di candidatura, stiamo prendendo accordi con il Comune di Ginosa per portare la Passio Christi a Matera, stiamo lavorando con la Curia, con cui abbiamo firmato un Protocollo d’Intesa, per organizzare non solo il percorso Matera 2019 ma anche le iniziative che si terranno nel periodo pasquale. Insomma il team si è messo all’opera per realizzare insieme un programma non solo culturale ma in grado di rilanciare l’economia di questa terra». [c.cos.] Lanfranchi, negli ipogei vicini e negli ambienti del Musma, quali la Biblioteca Scheiwiller, la Sala della Caccia e la Saletta della Grafica, «si affronterà, grazie al contributo del critico d’arte Giuseppe Appella – continua la soprintendente Ragozzino – la scultura dei primi anni Sessanta attraverso l’opera dei principali artisti del tempo. Saranno esposte opere d’arte realizzate tra il 1962 e il 1968 dai protagonisti del dibattito artistico dei primi anni Sessanta, che ci aiuteranno a comprendere i nuovi orizzonti della scultura italiana in un’epoca in cui si guarda alle nuove tecniche d’immagine teorizzate da Giulio Carlo Argan e alla Pop-Art che trova a Venzia trova la sua consacrazione ufficiale. Tutte le opere di questa sezione provengono dalle collezioni degli artisti e dei loro eredi e dai principali musei pubblici italiani, come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Gam di Torino, il Mart di Rovereto». La mostra si terrà dal 28 giugno al 9 novembre 2014 mentre il 15 aprile, in occasione della proiezione del film nel foyer del Teatro Duni di Matera, l’associazione culturale Pier Paolo Pasolini di Matera esporrà le fotografie scattate da Domenico Notarangelo sul [c.cos.] set del «Vangelo». Lectio magistralis del cardinale De Giorgi n Il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, terrà una Lectio Magistralis sul tema "La bellezza di essere chiamati a Cristo come esempio concreto di Verità e Amore". L’eminenza interverrà nel corso di un convegno organizzato dal Serra Club di Matera nell'ambito del programma formativo del corrente anno sociale e nell'ottica delle attività culturali previste dal cammino verso Matera capitale della cultura europea 2019. L’iniziativa si terrà giovedì alle 17,30 nella Casa Cava. LO CHIEDE GRASSI DI CONFAPI «Va alleggerito il carico fiscale sulle imprese» n Occorre che il sistema fiscale dei comuni della provincia alleggerisca il carico tributario sulle imprese del Materano. Lo chiede Silvio Grassi, vice presidente vicario di Confapi Matera e vice presidente nazionale di Confapi Turismo. In una nota evidenzia che nel 2013 il Comune di Matera ha aumentato l’aliquota Imu sugli immobili d’impresa, dallo 0,76% allo 0,96%, col risultato di penalizzare le attività produttive, soprattutto quelle ubicate nelle aree industriali di Jesce e La Martella, dove opifici vuoti o utilizzati solo in parte hanno subito aumenti consistenti. Per il 2014 la Legge di Stabilità ha introdotto una nuova tassazione sugli immobili (Iuc), lasciando ai Comuni la discrezionalità per un aumento delle aliquote, spread che resterà nelle casse degli enti locali. «La decisione dell’Amministrazione comunale di recuperare dalle imprese il minor gettito dei trasferimenti statali nel 2013 non va replicata se non si vuole soffocare l’economia locale sotto una montagna di imposte», afferma Grassi. Essendo la Basilicata rientrata tra le regioni ex obiettivo convergenza, «i parlamentari lucani far rendere operativa la defiscalizzazione per le zone franche urbane». Poi chiede chiede di conoscere come sono stati utilizzati i proventi per il miglioramento dei servizi turistici. IL CONSIGLIERE ANGELINO «Pittella non si fermerà per delle microspie» n Il consigliere comunale Giovanni Angelino esprime solidarietà al Governatore lucano Marcello Pittella a seguito della storia delle microspie nella sede della Regione. «Non si farà intimidire da questi episodi, che vanno assolutamente condannati perché non fanno bene all’immagine della buona politica e di tutto il territorio lucano. Purtroppo c’è chi pensa ancora di poter fermare l’azione politica del nuovo governatore eletto democraticamente». RASSEGNASTAMPA XII I MATERA PROVINCIA Martedì 1 aprile 2014 POLICORO I SOLITI IGNOTI QUESTA VOLTA HANNO USATO I DISERBANTI. È AGRORACKET, INTIMIDAZIONE? Distrutto un fragoleto in un clima da «far west» FILIPPO MELE l POLICORO. Far West Metapontino. Nelle campagne del centro jonico è stato distrutto col diserbante da ignoti un fragoleto. Era del consigliere comunale delegato all’ambiente ed imprenditore agricolo Giovanni Lippo. Agroracket? Intimidazione? Ritorsione? Indaga la Polizia di Stato. Ma cresce l’allar me per l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’area in collaborazione con cosche locali. L’attacco al settore agricolo fa il paio con quelli ai due mezzi edili avvenuti negli ultimi 15 giorni a Scanzano Jonico. Colpite, nel caso, una impresa impegnata in un lavoro pubblico, la Giuseppe D’Amato di Policoro, e l’altra, la ITM dei fratelli Matarazzo di Montescaglioso, in quello edile e turistico. Attacchi incendiari notturni. Insomma, la criminalità pare che si sia scatenata nella zona che, sia pure in un periodo di forte crisi, ancora dà segni di vitalità imprenditoriale. “Ho subito un attacco vandalico – ha detto Lippo. Qualcuno ha messo del potente diserbante nella botte utilizzata per fare la fertirrigazione del fragoleto. Ed in pochi giorni il mio campo verde, già in produzione, è divenuto erba secca. Un danno di circa 80mila euro”. Ed in effetti, quando ci siamo recati sul posto veniva da piangere nel vedere quei mucchietti di piantine rinsecchite ai lati dei tunnelloni. Ed al di sotto di questi ultimi solo il nero della plastica invece che il verde ed il rosso delle fragole. Ed a Policoro, dopo questo “assalto” si sono sparse voci di altri simili ad altri agricoltori. Ma è strettissimo il riserbo della Polizia di Stato, a cui il consigliere comunale di Policoro ha sporto denuncia, e dei carabinieri della locale Compagnia. Non si possono non collegare, però, gli episodi delle ultime due settimane alla serie di attentati incendiari alle aziende di raccolta, lavorazione e commercializzazione di ortofrutta degli ultimi anni rimasti senza colpevoli. Si teme un assedio al Metapontino di organizzazioni come la ‘ndrangheta o la sacra corona unita in accordo con gruppi malavitosi locali. Il ruolo pubblico ricoperto dall’ultima vittima, però, fa ipotizzare, nel caso specifico, altri possibili moventi. «Quel che posso dire – ha concluso Lippo – è che negli ultimi tre anni non ho avuto grossi scontri con nessuno. I piccoli diverbi, ovvio, sono all’ordine del giorno. Non ho sospetti verso alcuno. Non ho ricevute minacce nè qualcuno mi ha chiesto qualcosa». Solidarietà a Matarazzo Seri dubbi che si tratti di delinquenti comuni SCANZANO JONICO. L’attacco incendiario ad una ruspa dell’impresa ITM dopo quello alla ditta Giuseppe D’Amato, ha provocato reazioni. Il presidente di Confindustria Basilicata, Michele Somma, ha espresso solidarietà a Giovanni Matarazzo, contitolare della ITM, aggiungendo: «Non possiamo consentire che la serenità di un territorio sia minacciata da oscure trame criminali. Abdicheremmo alle nostre responsabilità e rischieremmo di non valorizzare le potenzialità di sviluppo dell’arco jonico lucano». Ed Angelo Festa, presidente dell’associazione antiracket e antiusura “Famiglia&Sussidiarietà” ha detto: «Bisogna fare attenzione ai continui episodi malavitosi perché non possono essere stati messi in atto solo da piccoli delinquenti». [fi.me.] TENSIONE SULLO JONIO Far West Metapontino. La ruspa delimpresa ITM incendiata a Scanzano Jonico. In alto, il fragoleto distrutto con il diserbante. Agroracket, intimidazione o ritorsione? Indaga la Polizia di Stato [foto Mele] POMARICO È UNA SPECIE PROTETTA, ESAMI NECROSCOPICI PER ACCERTARE LA VERITÀ Forse sono stati avvelenati i tre lupi trovati morti sul ciglio della strada PIERO MIOLLA POMARICO I tre lupi fotografati da Matteo Visceglia l POMARICO. Sono stati avvelenati i tre esemplari di lupo (un maschio adulto e due femmine) ritrovati ieri sulla vecchia strada che collega Pomarico a Bernalda? La loro morte è avvenuta in un luogo diverso da quello del ritrovamento? Sono domande che non hanno ancora una risposta certa, anche se gli indizi porterebbero a rispondere affermativamente, visto che i cadaveri erano disposti uno accanto all’altro con il capo rivolto nella stessa direzione e che presentavano alla bocca tracce di sangue, fatto che potrebbe fare presupporre l’uso di un anticoagulante tipo topicida. I poveri lupi sono stati ritrovati l’altro pomeriggio da un automobilista sul ciglio dell’arteria: scattato l’allarme, sul posto sono arrivati agenti della Stazione del Corpo Forestale di Grottole, un veterinario dell’Asm e Matteo Visceglia, responsabile del Centro provinciale recupero animali selvatici, che ha sede nella Riserva naturale regionale di San Giuliano. Il lupo è una specie protetta e cagionarne la morte è reato. Sulla vicenda gli inquirenti stanno vagliando molte piste. Quello che è certo, però, è che l’uccisione dei tre lupi rappresenta una gravissima perdita per il territorio. «Abbiamo una biodiversità straordinaria e alcuni stolti – osserva Visceglia – e delinquenti ce METAPONTO PER FUTILI MOTIVI Alla festa di compleanno botte da orbi fra tre rumeni arrestati dai carabinieri SCANZANO JONICO SU UNA COMPLANARE DELLA SS.106 l PISTICCI. Quando la festa di compleanno si trasforma in rissa. È accaduto a Metaponto dove i Carabinieri della locale Stazione, coadiuvati da quelli del Nucleo Radiomobile e della Compagnia di Pisticci, hanno arrestato tre persone di nazionalità rumena con l’accusa di rissa per futili motivi. Il fatto è avvenuto intorno alla mezzanotte di sabato, quando nel borgo si è scatenata una rissa che, a quanto pare, sarebbe nata da un litigio per futili motivi tra i tre arrestati nel corso di una festa di compleanno che si stava svolgendo in casa di uno di loro. I militari, così, son dovuti intervenire in strada dove i tre avevano deciso di regolare i propri conti, arrestandoli in flagranza di reato: si tratta di O.I., 26 anni, P.N., 28, e P.L., 22 anni. La rissa, a quanto si è appreso, sarebbe iniziata già all’interno del locale nel quale era in corso la festa: il tempestivo intervento delle forze dell’ordine ha fortunatamente evitato conseguenze ulteriori e più gravi. I tre, l SCANZANO JONICO. Un incidente stradale di quelli definiti con un eufemismo “spettacolari” è avvenuto attorno alle 12.30 di ieri sulla complanare sud della statale 106 Jonica, al km 430,000, all’altezza dello svincolo Scanzano centro. Due persone sono rimaste ferite a seguito dell’impatto che si è verificato tra una Ford Focus ed un autocarro che trasportava cassette per fragole. Impressionante la scena apparsa ai primi soccorritori: sia la Ford sia l’autocarro avevano finito la loro corsa contro il guardrail. Per fortuna, le due persone alla guida di camion e automobile, dopo le cure al pronto soccorso dell’ospedale di Policoro, sono stati dimessi. Sul posto, ovviamente, sono prontamente sopraggiunti i mezzi del 118, quelli dei Vigili del fuoco del distaccamento di Policoro, la Polizia stradale, e mezzi ed uomini dell’Anas. “Spettaco- fermati ed accompagnati negli uffici del Comando di Metaponto. dopo i rilevi fotosegnaletici del caso sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari, su disposizione di Salvatore Colella, sostituto della Procura della Repubblica di Matera. La capillare azione di controllo del territorio operata dal comando Compagnia di Pisticci e dalle Stazioni dipendenti, su nuove disposizione del Comando Legione e di quello Provinciale, sta permettendo ai Carabinieri d’intervenire con la massima celerità nei luoghi di commissione di varie tipologie di fatti illeciti, per operare non solo le indagini del caso, quanto anche tutti gli atti d’iniziativa. Nel solo mese di marzo, fanno sapere dall’Arma, sono già dieci le persone attestate in flagranza di reato: un dato non casuale, che conferma come gli interventi tempestivi servono ad arginare non poco la commissione di reati predatori contro il pa[p.miol.] trimonio e la persona. Autocarro si ribalta su un’auto, due feriti la stanno portando via piano piano. Il Cras provinciale custodirà le carcasse in attesa di esami necroscopici all’Istituto zooprofilattico. Sui corpi verranno prelevati campioni per individuare il dna e stabilire eventuali riscontri con le tracce biologiche raccolte in passato dai ricercatori. Occorre un intervento delle istituzioni perché non possiamo permettere perdite così gravi che riguardano un animale protetto. La Regione sta incentivando e sostenendo un monitoraggio scientifico di questa specie anche per definire e meglio gestire le problematiche connesse alla ricorrente e diffusa conflittualità tra la sua presenza e quella degli allevatori di bestiame». le altre notizie SCANZANO JONICO LA FRAGOLICOLTURA D’ECCELLENZA Il presidente della Assofruit Italia oggi ospite a Unomattina Verde n Francesco Nicodemo, presidente della OP Assofruit Italia con sede a Scanzano Jonico, sarà ospite di Unomattina Verde. Oggi, nel corso della trasmissione, in onda a partire dalle 10.30 su Rai Uno, parlerà della fragolicoltura di eccellenza del Sud Italia per poi soffermarsi sulla Basilicata: regione che, stando ai più recenti dati diffusi dal Centro Servizi Ortofrutticoli nazionali, segna un significativo aumento (+17%) delle produzioni di fragole di qualità tanto da farne il secondo produttore nazionale preceduto solo dalla Campania. SI RIUNISCE IL CONSIGLIO COMUNALE Si parlerà di Lsu, Città della pace e smaltimento dei rifiuti urbani lari” anche le fasi di recupero dei due mezzi coinvolti nell’incidente. Con potenti tiranti di ferro, infatti, autogru speciali della impresa di Soccorso stradale intervenuta hanno rimesso sulle sue ruote l’autocarro che si era ribaltato. Attorno alle 14 il traffico sospeso sulla complanare interessata allo scontro è stato riaperto al traf[fi.me.] fico. STRADA JONICA Incidente stradale spettacolare sulla complanare sud della strada statale 106. Nessun ferito . n Convocato dal presidente, Antonio Ceruzzo (Pd), il Consiglio comunale si riunisce oggi a Scanzano Jonico, dalle 18.30, in Municipio. All’ordine del giorno, l’elezione di presidente e vice presidente dell’assemblea, una mozione sui lavoratori socialmente utili, le condizioni contrattuali e le applicazioni di sanzioni per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le condizioni contrattuali della costruzione della Città della pace. Gli ultimi due punti in discussione sono stati richiesti dalla minoranza di centrodestra ed inseriti all’ordine del giorno dopo un vivace scontro [fi.me.] scontro dialettico. RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI I XIII Martedì 1 aprile 2014 ANISAP BASILICATA COMITATO PRO-CENTRALE Fecondazione, ticket e liste I consiglieri grillini stanno sbagliando A pprezziamo l’impegno di Cittadinanzattiva, attraverso i Tribunali per i diritti del malato, rivolto alla tutela degli utenti del servizio sanitario nazionale, ma nel settore della fecondazione assistita (secondo quanto leggiamo ieri da La Gazzetta del Mezzogiorno) è necessario dare qualche chiarimento sia in ordine ai costi che ai servizi. Intanto non esistono superticket perché i costi delle analisi e prestazioni sono uguali a quelli delle altre regioni e nella nostra regione il cittadino spende la stessa somma, sia se si rivolge alle strutture ospedaliere, sia se si rivolge ai centri privati accreditati. Proprio per evitare liste di attesa e di incrementare l’emigrazione sanitaria il Servizio Sanitario Regionale ha accreditato alcuni Centri che sono in grado per attrezzature-strutture, professionalità e competenze specifiche di svolgere test genetici e consulenze in attuazione dei Pac. (Percorsi Assistenziali Complessi). L’Anisap Basilicata, in proposito, evidenzia che secondo i dati più recenti (2011) forniti dalla Societa' italiana di genetica umana (Sigu) ogni anno in Italia si effettuano circa 600.000 test genetici e 100.000 consulenze. È la fibrosi cistica la patologia in assoluto piu' indagata. Ancora non decolla, invece, la medi- cina «personalizzata». I servizi di genetica medica sono complessivamente 517, di cui 372 laboratori; 268 le macrostrutture di genetica medica presenti, oltre la meta' diffuse nel nord del Paese (142, il 53%). Nel centro Italia (Toscana, Umbria, Marche e Lazio) le strutture censite sono 54 (20%); 45 nel sud (17%); 27 nelle isole (10%). La maggior parte delle strutture afferiscono ad aziende ospedaliere, strutture universitarie e Irccs. Le strutture private sono appena il 16%. La Basilicata con il centro di riferimento operante a Matera, il Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera San Carlo Potenza e il Laboratorio di Analisi Flovilla a Rionero è egregiamente rappresentato nel panorama nazionale. Sono dati – commenta l’Anisap – che confermano la necessità anche per la Basilicata di superare il gap esistente e ci spronano a continuare nell’attività di aggiornamento scientifico. A distanza di quasi 10 anni dalla stesura delle «Linee guida per le attività» di genetica medica si avverte la necessità di una loro revisione, alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche e delle raccomandazioni gia' formulate da alcuni gruppi di lavoro delle societa' scientifiche. È comunque migliorato il livello dell'accreditamento e della certificazione della qualità, ma occorre tenere sotto controllo i costi anche attraverso una revisione delle linee-guida alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche. L’Anisap nell’ambito delle proposte presentate al Dipartimento Salute per la definizione dei criteri di erogazione delle prestazioni e dei controlli di congruità e per l’istituzione di protocolli terapeutici necessari alla definizione dei Percorsi Assistenziali Complessi, oltre che per il diabete, anche per altre patologie quali ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio oculistica (cataratta e glaucoma), la genetica, ecc., sostiene l’esigenza di accrescere l’attività sul territorio e di affiancare le strutture pubbliche con Centro esterni accreditati, sotto la programmazione strategica del servizio pubblico. Ci sono strutture e professionalità sul territorio che rappresentano una valida integrazione/alternativa alle lunghe attese per visite specialistiche e prestazioni presso i servizi delle Aziende Sanitarie e quindi possono garantire maggiore attenzione ai cittadini. Le aspettative sono da tempo riposte nella nuova Giunta regionale perché sappia individuare il percorso di cooperazione pubblico-privato per dare una risposta più capillare alla domanda di salute dei cittadini. VITO D’ANDREA * Potenza, impegni per le contrade S arà sicuramente perché troppe contrade di Potenza non hanno un’illuminazione pubblica sufficiente ma si registra da qualche tempo che i riflettori della politica sono tutti concentrati sul centro storico. Con il rischio di accentuare la marginalizzazione degli abitanti delle aree rurali. Partendo da questa considerazione «Vivi la campagna», associazione nata circa un anno fa dall’idea di alcuni residenti di contrada Barrata a Potenza ha convocato gli associati, e i nuovi potenziali sostenitori, per rilanciare la propria iniziativa. Un incontro che ha visto una presenza numerosa di cittadini con la voglia di impegno civile per affrontare argomenti culturali propositivi e costruttivi per l’amministrazione. Numerosi progetti proposti dall’associazione sono stati ben accolti da tutti, anche da comitati nascenti con all’interno diversi liberi professionisti che ci hanno proposto diverse iniziative rivolte a temi attuali e molto delicati, ed hanno dimostrato un notevole interesse nei confronti di alcuni dei nostri progetti uno in particolare quello di incontrare l’autrice del libro sui ritrovamenti d’epoca pre-romana a Barrata, progetto che mira alla valorizzazione dell’intero territorio rurale. Di notevole importanza sono stati gli interventi di tutti i presenti in particolare quello del geologo Donato Lacava sostenitore di un comitato che nascerà a breve, poiché ricco di proposte e progetti lungimiranti ma tutti molto concretizzabili, progetti che con l’intesa di unione verranno man mano riproposti in dettaglio e programmati. È questa la prova di sano associazionismo è quello che hanno sognato molti dei presenti sin da bambini. E di fronte al tentativo più o meno occulto di marginalizzare le aree rurali «Vivi la campagna» non demorde e continua ad insistere sul protagonismo dei cittadini che vivono la campagna ogni giorno, e non solo; l’associazione si propone di combattere innanzitutto la chiusura e l’individualità, invogliando alla partecipazione e all’aggregazione di chi, pur vivendo in campagna, preso dalla routine quotidiana, spesso dimentica di soffermarsi a pensare al valore dell’ambiente che lo circonda. [* presidente associazione Vivi la campagna] FRANCESCO VESPE * Il programma Horizon 2020 A lcuni giorni fa la provincia ha organizzato una giornata di studio sul programma comunitario Horizon 2020. Lo scrivente è stato invitato per motivi professionali alla manifestazione per intervenire sul settore spaziale. Chi scrive aveva studiato molto bene le linee strategiche di H2020 perché si era candidato (invano) come addetto per lo spazio all’ambasciata italiana presso l’Ue a Bruxelles un po’ di mesi prima. In quello studio utilissimo aveva analizzato anche un documento del MIUR che faceva un bilancio della performance del nostro sistema paese nel precedente 7° Programma Quadro Ricerca e Sviluppo della Comunità Europea. La lettura di quel documento fu sconfortante. Infatti a fronte del 13.4% della quota di contribuzione (14,2 miliardi di Euro), i ritorni per il nostro paese sono stati solo del 9.5 %. I nostri denari invece sono andati al Regno Unito che ha avuto ritorni in attivo rispetto alle contribuzioni di 4.4 punti percentuali!! Questo a testimoniare che si possono avere benefici dall’Europa pur non aderendo all’Euro! Meditate gente meditate! Ma non divaghiamo. Un altro paese bravo ad intercettare i finanziamenti europei sulla ricerca è l’Olanda. I francesi invece sono come e peggio di noi. I tedeschi invece prendono quello che danno! La cosa però più sconvolgente riguarda il numero di progetti che gli Italiani presentano come capofila. Siamo i primi! Peccato che vanno a buon fine con percentuale disastrosa: il 12 % rispetto al 16% che è la percentuale di successo medio e metà di quello dei paesi più bravi! E’ questa una fotografia impietosa della (in)capacità del nostro paese di competere al livello europeo. Possiamo dare tutte le colpe del mondo all’Euro germanico però questo è un dato che segna un’arretra- tezza ed una incapacità a produrre idee innovative degne di essere premiate. Se poi andiamo a disaggregare ulteriormente il dato vediamo che i centri di ricerca propongono progetti che poi hanno il 14.5% di successo. Le Pmi invece si attestano al 12% ma le istituzioni franose sono le università che hanno un tasso di successo del 11%! Questo significa che non solo il nostro paese da un contributo alla ricerca di solo l’1.2% del suo Pil ma la ricerca è anche di non buona qualità. Per questo motivo sono uscito fuori dai gangheri quando il prof. Borghi, chiamato a relazionare su H2020 da Tecla (ha fatto un lavoro egregio), ha cercato di assolvere il sistema paese dicendo che queste scarse ricadute erano drogate dalla difficoltà a rendicontare da parte dei centri di ricerca per mancanza di personale. Questi dati rappresentano un campanello di allarme veramente preoccupante che ci dà indicazioni precise su cosa incidere per fare del nostro paese un paese moderno e competitivo! Non è la riforma del lavoro o delle pensioni (sul quale fra l’altro abbiamo fatto fin troppo con la Fornero! Ci mancano solo i rapporti di lavoro di schiavitù), non è la riforma della giustizia, non è la riforma elettorale o costituzionale. Il vero guaio è che non siamo in grado di produrre saperi e conoscenza adeguati per dare armi spendibili alle nostre imprese per competere. Eppure sappiamo fin toppo bene che è da lì che può ripartire il nostro paese; è dal lì che si deve partire per salvare il nostro wellfare! Se poi consideriamo che la nostra vecchia Europa rispetto al quale siamo in ritardo, è a sua volta in ritardo rispetto agli Usa, il quadro diventa tragico. Infatti le imprese europee si collocano su di un livello tecnologico rispetto agli standard mondiali medio/alti; mentre il sistema industriale statunitense è attestato su livelli tecnologici di eccellenza. Scuola, Università, centri di eccellenza devono essere i motori della nostra rinascita. È per questi settori che si deve concentrare il prurito riformista frenetico che si è scatenato con il governo Renzi e come va predicando invano Piero Angela da anni. In quella sede chi scrive ha lanciato una idea per il nostro territorio. Un territorio dove eccellenze ce ne sono molte proprio nei settori preferiti dal programma H2020: Il lancio del sistema satellitare europeo Galileo (il GPS europeo. Chi scrive fa parte del comitato dell’Agenzia Spaziale Europea costituito per promuoverne le applicazioni scientifiche. ndr) ed il sistama globale di monitoraggio dell’Ambiente e la Sicurezza (Gmes). Il Cnr di Tito, l’Enea, l’Agenzia Spaziale ed e-Geos, la stessa ex- Agrobios, possiedono competenze formidabili nel settore. Il polo di imprese Hi-Tech che si è costituito nel nostro territorio, potrebbero specializzarsi nell’abbinare i sistemi di navigazione satellitare con quelli di osservazioni della terra al fine di aggredire H202 con progetti dall’alto valore aggiunto graditi alla Comunità Europea. Una programmazione regionale che sappia cogliere queste opportunità ed organizzare una benefica offensiva per H2020 è fortemente auspicabile. Non so però se i super amministratori chiamati da Pittella ad amministrare la nostra regione (bacchettati dal Presidente Confapi in quella sede Enzo Acito), siano nelle condizioni di cogliere questi segnali. Sono giunti al contrario echi piuttosto preoccupanti. Pare che si siano messi in cattedra per dividere gli alunni buoni (Cnr di Tito) da quelli cattivi (Università e Asi), invece di lavorare perché la nostra regione sappia fare «sistema» per produrre idee buone ed aggredire con esse le risorse di H2020. [* lettore] I n questi ultimi giorni due consiglieri regionali lucani del M5S , Liggieri e Perrino, sono intervenuti, attraverso la stampa, sulle vicende della Centrale a biomasse del MercureLo hanno fatto con un intervento dai toni durissimi, di forte contestazione ad alcune personalità politiche e dal contenuto, contraddittorio, impreciso e opinabile sotto ogni profilo, ed è ciò che ci importa di più. Non vogliamo entrare nelle strategie politiche che consigliano ai due esponenti del M5S di opporsi al Governatore Marcello Pittella, all’On. Domenico Pappaterra, e per evidenti altre ragioni, anche al delegato all’Energia della Regione Calabria, Fausto Orsomarso. Si tratta di personalità che certo risponderanno, nei modi e nei tempi che riterranno opportuni, alle quali in ogni caso, per il rispetto che si deve alle persone e alle Istituzioni, va la nostra piena solidarietà per le offese personali e politiche che risultano dalle affermazioni di Leggieri e Perrino. Questi ultimi sono liberi di scegliere se avere rispetto per l’altro o non averlo, sono liberi di scegliere se piantare semi buoni o cattivi , se provare a disinnescare la spirale delle parole violente o meno. Così come sono liberi di scegliere se, da esponenti politici, vogliono limitarsi a cavalcare la “moda” dell’ambientalismo di maniera, fomentando un gruppuscolo di persone che non hanno modo di informarsi diversamente Ciò che ci colpisce in modo particolare, però, è la pervicace ostinazione a disconoscere alcuni fatti incontestabili, partendo da un presupposto fittizio. Cioè, da buoni ultimi, anche questi due esponenti politici, pretendono di intestarsi la rappresentanza della maggioranza dei cittadini residenti nel perimetro del Parco del Pollino, e quindi di parlare in suo nome. Che si tratti di una pretesa senza mandato è del tutto evidente. Quale sia l’opinione della quasi totalità dei cittadini che risiedono nel perimetro del Parco, sui temi dello sviluppo del loro territorio è chiaro a tutti salvo che a Perrino a Liggieri e a un altro ristretto gruppo di signori del no a tutto. Ed infatti la quasi totalità dei cittadini ha dichiarato un’opinione diversa dai due consiglieri regionali, e lo ha fatto con una pronuncia chiara ed esplicita nell’assemblea della Comunità del Parco del Pollino del 24 marzo 2014, approvando, con il voto libero dei loro sindaci, il documento che era stato siglato al Mise. Piaccia o non piaccia a Liggieri e Perrino, questo è un fatto. Se ne facciano una ragione, se ci riescono. In ogni caso non sarà certo con le accuse, oltremodo diffamatorie, rivolte ai legittimi rappresentanti di queste comunità - accusati di essersi venduti per un “piatto di lenticchie” - che riusciranno a sovvertire questa fondamentale verità. Ma, cosa ancora più seria, è che, in realtà Leggieri e Perrino, dimostrano di non conoscere le vicende sulle quali esercitano la loro abilità oratoria, abilità sorretta da affermazioni che non spiegano nulla, che lasciano intravedere solo una opposizione di principio, pretestuosa. Nonostante il contesto parolaio e facinoroso alimentato da Perrino e Liggieri , non è superfluo affermare che qualunque posizione diversa dalla maggioranza (stragrande) dei cittadini del territorio del Parco del Pollino - favorevoli ad una eventuale riapertura della centrale del Mercure sono del tutto legittime, e se sostenute da dati obiettivi, sono degne del massimo rispetto. Tuttavia, nelle espressioni utilizzate da Leggieri e Perrino è manifesta una insofferenza aggressiva, delle condanne senz’appello e un’opposizione a prescindere, che oltre che colpire i loro avversari politici, coinvolge anche centinaia di famiglie. Famiglie che in questi sette mesi di funzionamento a pieno regime della centrale del Mercure, hanno visto che, le decine di ispezioni sull’impianto - effettuate da parte di tutti gli organi di controllo sanitario e di polizia - si sono risolte sempre con un nulla di fatto. Hanno letto, e visto con i loro occhi, i rilievi ambientali eseguiti da Arpab, su richiesta dei comuni di Rotonda e Viggianello, che hanno certificato che l’ambiente ha una rumorosità notturna e diurna molto al disotto della norma di legge, che la qualità dell’aria è eccellente. Hanno visto con i loro occhi che i dati ambientali rilevati dal sistema di controllo (senza pari per un impianto del genere) della centrale del Mercure, attestano che le emissioni della centrale solo assolutamente irrilevanti per l’ ambiente. Hanno visto, che ogni giorno 130 persone varcano i cancelli della centrale e vanno a guadagnarsi lo stipendio che serve per mantenere la propria famiglia. Hanno visto che per la sola fornitura della biomassa necessaria a far funzionare la centrale , lavorano oltre 1200 lavoratori boschivi, sia calabresi che lucani. Hanno visto che una ventina di piccoli imprenditori boschivi della valle del Mercure si sono riuniti in consorzio e stanno facendo sforzi economici non trascurabili per espandere le loro imprese specializzandosi nella produzione di cippato. Le stesse attività coinvolgono decine di aziende Lucane. Questi sono fatti, non chiacchiere e contumelie. Fatti accertabili personalmente anche dai due esponenti politici, se solo avranno il tempo, e la pazienza, di fare una visita alla valle del Mercure. E magari si renderanno conto, attraverso le testimonianze di commercianti, albergatori, ristoratori, anche della rilevanza dell’indotto. Che Leggieri e Perrino, abbiano obiettivi diversi, e nessuna voglia di farsi carico di una discussione pacata e obiettiva sulla presenza della Centrale Enel nella valle del Mercure, lo dimostrano le parole di fuoco con le quali bollano il documento sottoscritto al Mise, parole arroganti e fuori luogo che fanno pensare ad una ignoranza o, peggio, ad una voluta distorsione del contenuto del documento (oltre che della legislazione vigente in materia e delle pronunce giudiziali). RASSEGNASTAMPA corriere.it Senato, dal governo via libera al Ddl «Si chiude dibattito di 30 anni» Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge ri riforma costituzionale. Renzi: «Chi si oppone sarà minoranza. La tenuta del Pd? Non sono preoccupato» di ALESSANDRO SALA 28 Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge costituzionale che prevede tra l’altro la riforma del Senato, ovvero la sua trasformazione in camera non elettiva composta da rappresentanti di Regioni e Comuni. La riunione dell’esecutivo è durata poco meno di due ore ed era stata anticipata da alcune polemiche per prese di posizione critiche o contrarie all’interno della stessa maggioranza. «Mettiamo la parola fine ad un dibattito 30ennale» ha commentato a caldo il premier Matteo Renzi. «Voglio essere l’ultimo presidente del consiglio ad avere ricevuto il voto di fiducia dall’aula di Palazzo Madama» ha poi aggiunto ricordando i quattro paletti su cui si fonda la riforma: nessuna voce in capitolo della nuova assemblea sulla fiducia al governo (che dovrà ottenerla dunque solo dalla Camera), nessuna voce in capitolo sul bilancio (anche questo sarà prerogativa di Montecitorio), nessuna elezione diretta dei senatori (il plenum sarà composto da presidenti e consiglieri regionali e dai sindaci dei principali comuni) e nessuna indennità per i membri, che avendo altri incarichi istituzionali possono già contare su uno «stipendio». Il ddl costituzionale prevede anche una revisione del Titolo V della Costituzione, con il riordino della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni; e l’abolizione del Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro («lo considero solo un antipasto al processo di semplificazione e taglio che arriverà nella prossima settimane alla pubblica amministrazione»). Renzi ha detto di auspicare che almeno in prima lettura il ddl possa essere approvato prima delle elezioni europee del 25 maggio. Le novità La nuova assemblea di Palazzo Madama si chiamerà Senato delle autonomie. Resta dunque il riferimento alla denominazione originaria, che in un primo tempo si era pensato di abolire, ma viene enfatizzato il ruolo degli enti locali. Sono poi state definite le linee con cui sarà determinata la composizione: i senatori saranno 148, compresi i 21 tra senatori a vita e personalità nominate dal capo dello Stato. «Il numero di rappresentanti del Senato sarà uguale per ogni Regione - ha sottolineato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi -, ma c’è disponibilità a discuterne, purché si mantenga il dimezzamento del numero dei membri». shadow carouselRiforma del Senato, la conferenza di Renzi «I nomi e i cognomi di chi vuole cambiare il cambiamento li dirò alla fine della votazione - ha poi commentato il presidente del Consiglio -, ma saranno minoranza al Senato e nel Paese. Credo che ce la faremo». E anche sulla tenuta del Pd, incalzato dai giornalisti, Renzi ha ostentato sicurezza: «Io non sono preoccupato». Quanto a Silvio Berlusconi, che in mattinata aveva evocato un mancato rispetto degli impegni da parte del Partito democratico per lo stop imposto alla legge elettorale (onde, appunto, dare priorità alla riforma del Senato), Renzi ha ricordato che al Nazareno tra i due leader era stato concordato non solo l’Italicum, ma un intero pacchetto di riforme comprendente, appunto, il superamento del bicameralismo. «Il Pd - ha tagliato corto - rispetterà l’impegno e sarà coerente». Il premier ha voluto infine replicare al capogruppo azzurro Paolo Romani, che nei giorni scorsi aveva preconizzato che per il Pd «al Senato sarà un Vietnam»: «Probabilmente ha visto troppi film».
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