Il Corriere del PM GENNAIO 2014 Numero 15 (1-2014) Professione … Project Manager In questo numero della Newsletter del PMI Rome Italy Chapter abbiamo voluto dedicare ampio spazio ad un tema particolarmente importante per i Project Manager italiani: quello della loro "professione". Come sapete, infatti, il 2013 ha portato in questo campo due importanti novità: - la Legge 4-2013 sulle professioni non regolamentate - la nuova norma ISO 21500 “Guidance on Project Management” (del 1 Settembre 2012) che l'UNI (l'Ente Nazionale Italiano di Unificazione) ha integralmente fatto propria il 9 Maggio 2013, con il nome UNI ISO 21500:2013 (lasciandola per il momento nella forma originale inglese). Alla Legge 4-2013, e alle implicazioni (per la verità molto limitate al momento) è dedicato l'articolo a pag. 46, in cui abbiamo riportato anche un interessante estratto delle frequently asked questions pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) sul proprio sito. Alla storia dell'ISO 21500 (e della sua adozione da parte dell'UNI, sono invece dedicati ben due articoli: il primo più generale ed introduttivo (a pag. 78) e il secondo dedicato all'evento del Chapter svoltosi presso l'Università LUISS il 25 Ottobre scorso. Molto rimane tuttavia ancora da fare: in assenza, infatti, di una linea guida che definisca la figura professionale del Project Manager, le Associazioni che dovrebbero proteggere il consumatore non hanno una norma di riferimento. Quindi in mancanza delle linee guide di cui al punto 7 ed 8, la IN QUESTO NUMERO EDITORIALE o Professione Project Manager 1 NEWS Legge 4/2013 non può ancora avere effetti pratici, non esistendo una certificazione riconosciuta dalla leggi e regolamenti Italiani. Su questi temi il Comitato Direttivo del PMI Rome Italy Chapter sta lavorando con grande impegno già da molti mesi. Il Chapter infatti: - è parte del gruppo di lavoro UNI che sta lavorando alla preparazione della linea guida; - ha richiesto il riconoscimento da parte del MiSE delle certificazioni rilasciate dal PMI; - sta valutando, di concerto con gli altri Chapter italiani (PMI-NIC e PMI-SIC) e con il PMI centrale, le varie opzioni a disposizione per tutelare al meglio la professionalità dei propri iscritti e di coloro che posseggono una o più delle cre® denziali PMI (non solo PMP ). Certificazioni che rispondono alla norma ISO 17024 (in tema di conseguimento e mantenimento della certificazione) e il cui schema è accreditato dall'ANSI (American National Standard Institute). Vi segnaliamo infine un altro articolo, a pag.2-3, focalizzato sul nuovo statuto che a breve sarà proposto alla approvazione dei soci del PMI Rome Italy Chapter, e che garantirà una nuova governance, più adeguata ad un Chapter in continua crescita (di soci, di attività ed eventi, di iniziative di sviluppo, ecc.). Buona lettura! Il Comitato di Redazione o 2014: Come cambierà il Chapter 2 o Legge 4, ISO 21500 e PMI® o ISO 21500: una visione globale del Project Management 7 o Orgogliosi di essere PMP® o Il Comitato Interni 4 8 10 EVENTI o Annual General Meeting & Lessons Learned dalla Storia 11 o ISO 21500: Parliamone anche in Italia 14 o Sempre più Webinar! 15 INTERVISTE o Parliamone con … Maria Grazia Mazzone 17 ARTICOLI o Quando il progetto è Software 20 o Project Management & Empowerment 21 CONOSCERCI MEGLIO o Giancarlo Duranti Unplugged 23 o Danilo Scalmani Unplugged 24 COMITATO DI REDAZIONE Responsabile: Sergio GEROSA PM di questo numero: Pasquale D’Urso Contributi alla redazione di questo numero: V. Arnone, M. Cardullo, D. Castaldo, E. De Fazio, D. Scalmani, G. Duranti, A.M. Felici, A. Fiorentino, O. Lio, C. Paragano, C. Paternoster, A. Varesano, V. Madaio GENNAIO 2014 Numero 15 2 2014: Come cambierà il Chapter Tante le novità del nuovo Statuto del PMI Rome Italy Chapter che a breve sarà all’approvazione dei soci Il nostro Statuto Il Rome Italy Chapter è nato 16 anni fa (vedi articoli sulla storia del Chapter). Il 17 maggio 2011 quel che restava del Board dopo la dimissione del Presidente e della segretaria, entrambi ENI, sancì il passaggio del Chapter ai volontari. Da gennaio a maggio di quell’anno, l’attività che ci vide impegnati fu quella di riscrittura dello Statuto dell’Associazione con il duplice obiettivo di uniformarci agli standard PMI e di rivedere alcune parti indubbiamente obsolete. Nacque così il nostro statuto che trovate sul Sito. In questa operazione un valido aiuto ci fu fornito dal nostro Coordinatore del PMI EMEA, Alfonso Bucero, e dalla segretaria del PMI a Bruxelles. Noi Chapter, infatti, essendo una sezione locale del Project Management Institute Inc., abbiamo dei doveri nei suoi confronti e questi doveri sono rispecchiati dallo Statuto. Questo è il nostro punto di forza, garanzia di qualità e di serietà, perché ci garantisce da derive “padronali” e ci permette di scambiare esperienze e best practice con i nostri omologhi in giro per il mondo. A quell’epoca ci sembrò giusto non rivoluzionare l’Organizzazione che aveva permesso al Chapter di crescere e di funzionare per ben quattordici anni e, come conseguenza, mantenemmo la suddivisione degli incarichi e le modalità di funzionamento esistenti. Da qui i 5 direttori, che avete imparato a conoscere, in questi due anni, e le specifiche competenze. La cosa che cambiammo fu invece la modalità di elezioni annuali, cosa che garantiva il funzionamento del Chapter, e l’ introduzione di mail e votazioni elettroniche che ci avrebbe permesso di coinvolgere più soci nelle decisioni del Chapter. Attualmente inoltre il Board fa una riunione mensile, in presenza o via Go To Meeting, partecipa alle riunioni EMEA, due l’anno, ed ha elaborato policy di funzionamento insieme ad una gestione economica trasparente, il cui modello verrà illustrato ai soci dalla nostra tesoriera, a giugno in occasione della chiusura fiscale dell’anno e della presentazione del bilancio. Il Role Study Tra Agosto e Settembre 2011 il PMI, spinto dalla necessità di dare una visione organica dei ruoli e responsabilità dei volontari all’interno dei Chapter, faceva partire uno studio (Volunteer Role Delineation Study Results) con l’obiettivo di definire questi ruoli e dare loro contenuti e skill necessari per ricoprirli. A dire il vero anche noi ci eravamo posti lo stesso problema e con la responsabile dell’ Organizzazione Interna, avevamo iniziato un lavoro di descrizione dei ruoli. Questo lavoro era appena iniziato quando il PMI ci presentò, in uno dei suoi Leadership Institute Meeting (LIM) il risultato dell’analogo studio fatto con i Chapter Europei, cui anche noi avevamo risposto, anche se ci era sfuggito l’obiettivo vero, essendo focalizzati sul nostro problema di gestione di un Chapter in fase di transizione. Il risultato fu presentato a Maggio del 2012 e la sua utilità ci fu da subito chiara. Allora però tentammo di descrivere i ruoli che erano già coperti dal precedente Board, cosa che ci dimostrò in modo documentato che quello che stavamo facendo non era sufficiente: c’erano, infatti, troppe attività scoperte. La soluzione fu facile, non eravamo abbastanza, mancavano persone, volontari, che potessero fare quello che noi non riuscivamo a fare per mancanza di tempo. Nacque così un progetto di revisione dello Statuto e quello che riceverete nel prossimo futuro è il risultato di questo sforzo. Il Nuovo Statuto L’iter di elaborazione del nuovo statuto segue 7 passi, secondo una procedura ormai consolidata. GENNAIO 2014 Numero 15 3 1. Revisione del testo inglese da parte del Board – il testo è derivato dal modello che il PMI ci ha messo a disposizione 2. Invio del testo così modificato al PMI per l’approvazione 3. Approvazione da parte del PMI 4. Traduzione italiana del testo approvato 5. Iter di approvazione del nuovo Statuto secondo l’Articolo XII – Emendamenti allo Statuto, dello statuto in vigore 6. Deposito del testo approvato per gli adempimento obbligatori della legge italiana 7. Invio al PMI del testo italiano approvato I primi tre passi sono stati fatti, ora vanno fatti gli altri quattro. In questo periodo si sta traducendo in italiano lo Statuto, che poi verrà mandato a tutti i soci per l’approvazione L’obiettivo è quello di arrivare a Giugno con il testo approvato, depositato e valido per la legge italiana e per il PMI. Che cosa cambia? L’Articolo V – Sez. 2 dell’attuale Statuto (Comitato Direttivo) dice che: «Il Comitato Direttivo sarà composto da 5 Direttori […]. I 5 Direttori sono il Presidente, il Direttore dell’ Organizzazione Interna, il Tesoriere, il Direttore della Programmazione e dello Sviluppo Professionale, il Direttore della Membership e delle Relazioni Pubbliche. Il Comitato Direttivo includerà il più recente ex-Presidente che agirà come consulente». I successivi articoli descrivono i compiti di ciascun Direttore. Il nuovo Statuto, allo stesso articolo, è stato modificato come segue: «Il Comitato Direttivo sarà composto da 8 Direttori […] Gli 8 Direttori sono il Presidente, il Direttore della Governance e Policy / Segretario, il Tesoriere, il Direttore dei Volontari, il Direttore dello Sviluppo Professionale, il Direttore della Formazione, il Direttore della Membership e il Direttore del Marketing. Il Comitato Direttivo includerà uno o più dei più recenti ex-Presidenti che agiranno come consulenti». Vediamo ora cosa devono fare questi direttori (sul sito troverete il Volunteer Role Delineation Study Results con le informazioni dettagliate su ciascun ruolo). • Il Presidente è l’ Amministratore Delegato del Chapter, è il custode dello Statuto ed ha il compito di coordinare le azioni degli altri componenti del Board al fine di perseguire la mission del Chapter e del PMI • Il Direttore della Governance e della Policy / Segretario: ha il compito di sviluppare e mantenere le policy, di verificare che siano congruenti con lo Statuto, di convocare le riunioni del Comitato Direttivo, redigere le minute e verificare che le decisioni prese siano messe in atto. Ha inoltre il compito di rivedere e aggiornare lo Statuto. È responsabile diretto della Segreteria esterna e ne coordina le attività, cura lo sviluppo delle infrastrutture e la loro manutenzione. • Il Tesoriere o Direttore Finanziario ha il compito di mantenere e presentare tutte le registrazioni di tipo finanziario, redigere il bilancio, raccogliere il budget e verificare gli scostamenti in corso di anno fiscale, mantenere il rapporto con il PMI e con la legge italiana per gli adempimenti di tipo finanziario. • Il Direttore del Marketing ha il compito di sviluppare e realizzare piani di marketing e pubbliche relazioni in accordo con lo statuto e le policy del Chapter. • Il Direttore dello Sviluppo Professionale ha il compito di sviluppare gli eventi del Chapter. È responsabile per i Training & Professional Meeting, Aperitivi di Project Management, webinar, seminari e per tutte quelle iniziative che diano agli iscritti PDU (Professional Development Unit) per il mantenimento delle certificazioni. Sostituisce il Presidente nel caso di sua impossibilità a operare. • Il Direttore dei Volontari ha il compito di affrontare le necessità dei volontari, di raccogliere dagli altri Direttori le loro necessità e fare lo Staffing Plan. Gestisce le call per nuovi volontari, li seleziona con il Direttore di riferimento e mantiene i rapporti con tutti i volontari al fine di mantenerne alta la motivazione. Mantiene l’archivio dei volontari con tutte le loro caratteristiche al fine di documentare sia l’impegno sia i risultati. • Il Direttore della Formazione ha il compito di sviluppare le attività educative del Chapter. Sviluppa i piani formativi, seleziona e coordina i volontari che fanno formazione (in accordo con il Direttore dei Volontari). Sviluppa e mantiene rapporti con le Università, le scuole e i REP (Registered Educational Provider) e agisce da interfaccia con la PMI Educational Foundation. • Il Direttore della Membership ha il compito di indirizzare tutte le esigenze dei soci del Chapter. È responsabile di attirare e trattenere membri, di analizzare i dati forniti dal PMI (DEP) e di realizzare programmi per valutare le possibilità di penetrazione del mercato e indirizzare le carenze emerse a fronte di survey, del PMI e del Chapter. Mantiene vivo il rapporto con i soci attraverso comunicazioni, newsletter, gruppi LinkedIn, ecc. A fine 2014 (saranno in scadenza le due cariche della Programmazione e Sviluppo Professionale e dell’ Organizzazione Interna) e si procederà alla elezione di quattro nuovi: Direttori della Governance, dei Volontari, della Membership e dello Sviluppo Professionale: si passerà così dagli attuali 5 a 7 Direttori (in carica nel 2015). Alla fine del 2015 saranno invece in scadenza le tre cariche di Presidente, il Tesoriere, e il Direttore della Membership e delle Relazioni Pubbliche, e si procederà all’elezione di altri quattro Direttori: Presidente, Tesoriere, della Formazione e del Marketing. Il Comitato Direttivo previsto dal nuovo Statuto sarà così al completo a partire dal Gennaio 2016. Nel periodo di transizione (2014-2015) il Comitato Direttivo potrà comunque cooptare dei volontari a ricoprire in modo transitorio i nuovi ruoli e preparare le policy di funzionamento per i nuovi processi. È stato un iter lungo e faticoso ma ora cominciamo a vederne i risultati: i soci sono aumentati, i meeting sono affollati, la newsletter è attesa ed ha una diffusione sempre più ampia. Ci auguriamo quindi che il nostro Chapter continui la sua crescita anche per il futuro: noi stiamo già lavorando per questo. GENNAIO 2014 Numero 15 4 Legge 4, ISO 21500 e PMI® Chapter Ecco quello che cambia con la nuova legge sulle professioni non organizzate, tra cui il Project Manager Introduzione Lo spirito di questo articolo è quello di dare ai nostri iscritti qualche informazione aggiuntiva sul quadro normativo in cui si applica la Legge 42013 per le professioni non regolamentate e su cosa stanno facendo i Chapter italiani del PMI per adeguarsi a tale quadro. Parleremo dell’ambito in cui si muove la legge e dei suoi principi (già presenti in ambito anglosassone), del modello di funzionamento dei Chapter italiani e delle garanzie fornite dal PMI americano, per poi finire con le definizioni di Standard, Certificazione e Norma di riferimento. Si sta affermando sempre di più una nuova economia fondata sulle conoscenze che ha portato all’esplosione di professioni non regolamentate e conseguentemente di associazioni professionali che cercano di raccogliere al proprio interno le professionalità emergenti e di dare ad esse un ambito di riferimento. Le Associazioni professionali in questo ambito hanno fatto tantissimo battendosi, per anni, per arrivare ad un riconoscimento formale che la Legge 4 ha finalmente fornito. Tra le Associazioni operanti in Italia c’eravamo anche noi: da più di sedici anni, quando i nostri pionieri hanno costituito i primi Chapter PMI in Italia, per dare rappresentanza una disciplina, il Project Management, che già aveva riconoscimenti all’estero ma che in Italia non possedeva ancora una casa. Da allora siamo cresciuti e siamo con i nostri Chapter il punto di riferimento per circa 5.000 professionisti (PMP® certificati in Italia) che credono nel valore di una certificazione riconosciuta a livello internazionale, per il cui ottenimento hanno dovuto faticare non poco. In queste settimane stiamo valutando, insieme agli altri Chapter italiani, le diverse opportunità per essere presenti sul sito del MiSE (Ministero di Sviluppo Economico). Siamo infatti un’associazione con una casa madre americana, e abbiamo bisogno di espletare alcune procedure normative per essere perfettamente rispondenti alla nuova legge. Teniamo bene in mente, però, che tutto quello che la legge chiede noi lo facciamo già da anni: non dobbiamo inventarci meccanismi di funzionamento che abbiamo già, né organizzazioni che già funzionano. Anzi, continuiamo a crescere e abbiamo bisogno di adeguare i livelli direttivi per essere sempre più pronti a soddisfare le esigenze che la nostra base ci pone. Vediamo ora cosa ci chiede la legge. La legge rafforza l’assetto democratico e partecipativo dell’ associazionismo, facendo emergere le nuove professioni e regolamentando le associazioni di riferimento. La Legge 4-2013 protegge i consumatori definendo le regole che permettono alle associazioni di rappresentare una certa categoria di professionisti. Infatti, le associazioni fanno da interfaccia fra i professionisti e i loro clienti, certificando verso questi ultimi che il professionista è quello che dice di essere (certificazione), che segue un codice etico, che fa formazione continua e che ha delegato l’associazione a rappresentarlo. Il cliente è pertanto protetto e c’è qualcuno a cui può rivolgersi. L’associazione ha la funzione di • valorizzare le competenze degli associati • garantire il rispetto delle regole deontologiche • agevolare la scelta e la tutela dell’utenza nel rispetto delle regole sulla concorrenza I Chapter PMI sono legati al Project Management Institute che, da una parte, fa da garante nei confronti del mercato, e, dall’altra, vincola i propri soci a un’omogeneità di comportamento garantito dal codice etico professionale. Il PMI garantisce, infatti, che ogni persona certificata sia reperibile sul proprio sito (figura di questa pagina), che le persone certificate abbiano firmato un codice etico e che i consumatori abbiano un apposito sito a cui fare riferimento per le proprie rimostranze (figura alla pagina seguente). Il PMI e i propri Chapter erogano formazione continua ai propri associati (ogni evento da diritto a Professional Development Unit valide per il mantenimento della certificazione). Tutto questo però ha un vincolo, noi dobbiamo muoverci in un contesto internazionale ed avere un comportamento omogeneo a quello degli altri Chapter, rapportandoci con il PMI centrale che fa da garante del comportamento dei modelli adottati. Abbiamo l’obbligo di partecipare, due volte l’anno, a una riunione europea durante la quale scambiamo best practice con gli altri Chapter e deci- GENNAIO 2014 Numero 15 5 diamo insieme i modelli di comportamento. In un quadro normativo europeo questa è una garanzia in più: quello che si deciderà per l’Italia (sia come norma UNI che come comportamento dei Chapter) sarà applicabile a livello europeo, a garanzia della libera circolazione delle professioni. Questa è una grande responsabilità che non possiamo evidentemente affrontare da soli. La professione e il Role Study La nuova Legge 4-2013 disciplina le Associazioni che rappresentano i professionisti. Ma come si fa a sapere se un professionista è quello che dice di essere? Che parametri ho per dire che conosce le basi del suo mestiere, che ha un curriculum idoneo e che c’è qualcuno che testimonia che quello che dichiara è veritiero? Ci sono due elementi di riferimento: l’associazione e la professione. Per noi l’associazione rappresenta i Project Manager, ma chi può definire cos’è un Project Manager viste le differenze tra le varie certificazioni internazionali (IPMA, PMP, Prince2)? I paesi anglosassoni in cui non esistono gli ordini, hanno affrontato da tempo queste tematiche ed hanno fatto una serie di azioni che rispondono a molti dei quesiti che da noi cominciamo a porci solo ora. La nostra associazione di riferimento, ® il PMI , è tuttavia un’associazione non comunitaria e quindi deve essere riconosciuta in tal senso tramite una sorta di "certificato di equipollenza", valido in un contesto europeo. Ma in questo momento manca ancora il termine di paragone. Questo ha tre elementi: le best practice di riferimento (lo Standard), la norma di riferimento (ovvero la definizione della figura professionale), il titolo di studio rilasciato facendo un esame che sia secondo la norma (la Certificazione). In Italia l’ente normatore è l’UNI (ente Nazionale Italiano di Unificazione). UNI emette le norme, che sono base della certificazione, che a sua volta può essere rilasciata solo da Organismi Certificatori riconosciuti da Descrizione voce Standard Certificazione Norma di riferimento ACCREDIA (l’ente italiano di accreditamento). La tabella comparativa a fondo pagina illustra i tre elementi secondo l’ottica PMI e UNI. La norma UNI U83.00.078.0 (da finalizzare) definisce i requisiti per l’ attività professionale del Project Manager, ossia delle figure professionali per la gestione dei processi descritti dalla ISO 21500. Lo stesso iter fu seguito dal PMI nel 1999. Ai tempi (vedi Role Delineation Study PMI 2000) si scelse di dare mandato ad una società, la Columbia Assessment Service Inc., per sviluppare l’esame di certificazione PMP® (Project Management Professional). I punti di analisi furono: 1. analizzare le responsabilità del Project Manager 2. specificare un piano per il test 3. scrivere, rivedere, referenziare e validare le domande 4. assemblare gli esami 5. decidere il punteggio necessario per passare il test Al fine di indirizzare i primi due punti venne elaborato un Role Delineation Study, come fondamento di una solida certificazione. Poiché l’obiettivo del PMI era quello di difendere il consumatore fu impe- UNI ISO21500 Da definire Progetto di norma UNI U83.00.078.0 (da finalizzare) rativo che il tipo di esame fosse equo ed onesto. Leggendo il Role Study si viene colpiti dalla precisione delle definizioni e dalla pedanteria nel definire tutto quanto necessario a garanzia dell’equità dell’esame, senza presenza umana. In caso contrario, infatti, si sarebbe dovuto aggiungere un ulteriore livello di verifica dei certificatori stessi. Ancora oggi il nostro esame (aggiornato più volte) è serio e difficile perché l’obiettivo è di garantire il più possibile il consumatore. L’esame è basato sulla conoscenza del libro degli standard e sul codice etico professionale. Il candidato che studia per l’esame può usare il PMBOK come base di studio ma dovrebbe anche consultare altre fonti e attingere dalla sua esperienza professionale prima di tentare l’esame. L’attestato di qualificazione / competenza rilasciato da un’associazione professionale è un titolo di accreditamento ma non un requisito vincolante per l’attività professionale. Resta valido il principio che l’esercizio della professione è libero. Inoltre lo spirito della legge è di avere una molteplicità di rappresentanza con la concorrenza associativa. Ora possiamo tornare al punto iniziale con tutti gli elementi in mano. AINSI-PMI PMBOK Guide 5th Edition PMP®, CAPM®, ... Role Delineation Study Examination Content Outline 2010 GENNAIO 2014 Numero 15 6 Quando ci sarà la norma UNI, ACCREDIA potrà finalmente accreditare gli Organismi Certificatori che erogheranno gli esami secondo la norma e potranno conferire le certificazioni. ® Come PMI abbiamo già tutto in tal senso (dal Role delineation study a tutti i documenti presenti sul sito www.pmi.org alla voce “Certification”) ma sarà necessario farlo riconoscere in Italia. L’ente normativo italiano (UNI) sta scrivendo il documento che servirà agli Organismi Certificatori per definire i contenuti degli esami di certificazione. Il nostro impegno è attualmente quello di fare in modo che il documento UNI preveda l’esistenza di certificazioni internazionali ed una modalità semplice di riconoscimento del titolo in Italia. Concludendo, noi abbiamo tutte le caratteristiche richieste dalla legge italiana, ma con una matrice americana, rispondiamo al PMI. Quindi abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro congiunto, tra PMI centrale e i tre Chapter italiani, che trovi la soluzione migliore per noi e per il PMI tenendo presente che questa soluzione potrebbe essere riportata a livello EMEA per tutti quei Chapter che potrebbero trovarsi nella stessa condizioni. Tra le soluzioni al vaglio ci sono: • ogni Chapter chiede individualmente l’iscrizione al MISE; • si crea una nuova associazione che raccolga i PMP® che vogliono associarsi, con meccanismi di funzionamento concordati tra i tre Chapter, e questa chiede l’ iscrizione al MiSE; • si crea una super-associazione che raccolga i tre Chapter, e questa chiede l’iscrizione al MiSE. Da buoni PM abbiamo elaborato un Project Charter e attivato un gruppo di lavoro congiunto che sta facendo riunioni settimanali con il PMI con ottimi risultati. Prima di intraprendere una strada si sta cercando di vagliare attentamente tutte le opportunità e tutte le implicazioni che una scelta o l’altra comportano, in modo da tutelare nel modo migliore possibili le qualifiche professionali dei nostri certificati. Abbiamo analizzato in dettaglio i requisiti della legge, la parte ancora mancante (in carico ai Gruppi di Lavoro UNI), l’attuale posizionamento dei Chapter e le azioni che dobbiamo intraprendere. Sarà naturalmente nostra cura aggiornarvi continuamente (anche tramite il nostro sito) sui lavori del gruppo congiunto e le conclusioni cui arriveremo. FREQUENTLY ASKED QUESTIONS SU LEGGE 4-2013 E ISO-21500 Riportiamo in questo piccolo inserto, alcuni brevi estratti dalle Frequently Asked questions pubblicate sul sui sito dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE). La versione integrale può essere reperita seguendo questo link. L’iscrizione di una associazione nell’elenco di cui al comma 7 costituisce “riconoscimento” dell’ associazione stessa? NO, l’elenco ha una finalità esclusivamente informativa e non un valore di graduatoria o di rilascio di giudizi di affidabilità da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. I professionisti non iscritti ad alcuna associazione o iscritti ad associazioni non inserite nell’elenco possono continuare la loro attività? SI’, l’unico obbligo introdotto dalla legge, all’art.1, comma 3, è quello di fare riferimento, nei rapporti scritti con il cliente, agli estremi della legge stessa. Le forme aggregative riguardano solo le associazioni iscritte nell’elenco di cui all’art.2, comma 7? NO, il riferimento va inteso rispetto all’intero articolo 2, di cui il comma 7 è solo una componente non necessaria. Le norme tecniche elaborate dall’UNI sono obbligatorie? NO, esse costituiscono solo dei principi e criteri generali che disciplinano l’esercizio autoregolamentato della singola attività professionale e ne assicurano la qualificazione. Come si può partecipare alla redazione delle norme tecniche da parte dell’UNI? Sia i rappresentanti delle parti interessate, sia i singoli cittadini possono partecipare alla redazione delle norme nella fase dell’inchiesta pubblica finale, esprimendosi sul progetto di norma preparato dal gruppo di lavoro dell’UNI. In più i rappresentanti delle parti interessate possono prendere contatto con l’UNI sia per promuovere la redazione di una nuova norma, sia per chiedere di essere inseriti nel gruppo di lavoro delegato alla redazione, e nella fase di “inchiesta pubblica preliminare”. Per maggiori dettagli si può consultare il sito dell’UNI: www.uni.com. La certificazione di conformità del singolo professionista alla norma UNI è collegata all’appartenenza ad una associazione? NO, entrambe costituiscono una libera scelta del professionista e possono coesistere o meno nella stessa persona. Resta libera la facoltà, da parte di una associazione professionale, di richiedere quale requisito aggiuntivo per i propri iscritti la certificazione ad una norma tecnica UNI, ove esistente. GENNAIO 2014 Numero 15 7 ISO 21500: una visione globale del Project Management A Settembre 2012 è stata pubblicata la nuova norma ISO sul Project Management, poi adottata integralmente dall’UNI Il 1 Settembre 2012 è stato approvato lo Standard Internazionale ISO 21500 “Guidance on project management”. Per il mondo del Project Management è un primo grande passo a cui ne stanno per seguire altri. Si tratta di linee guida volutamente ad alto livello, che tralasciano di descrivere i dettagli. Questo permette alla ISO di convivere con gli altri standard già esistenti a livello nazionale in diverse parti del mondo. Come linea guida è un punto di riferimento e si rivolge a progetti di ogni tipo dal pubblico al privato al no profit e a progetti di ogni complessità, dimensione, durata. La lettura dello Standard è orientata a figure professionali quali: senior manager, project sponsors, project managers, project management teams, project teams members, sviluppatori di standard. Il primo basilare beneficio è di creare un linguaggio comune a tutti coloro che hanno a che fare con il project management includendo anche aspetti organizzativi dell’ente che ospita il project management. Nella sua parte più tecnica descrive i processi del project management, ma sempre ad alto livello. Nella ISO il progetto è spesso il mezzo per portare a termine gli obiettivi aziendali. Il raggiungimento dei benefici è responsabilità del management che può usare con questo scopo i deiverable del progetto. Si tratta, in definitiva, di un contesto del tutto equivalente a quello descritto nel PMBOK®. La ISO nasce sostanzialmente allineata al PMBOK®, e con la recente 5th Edition abbiamo perfezionato tale allineamento. La storia della ISO 21500 nasce il 9 Maggio del 2006, quando il BSI (British Standard Institute) propone alla ISO un nuovo documento di lavoro dal titolo “Project Management: Gui- de to Project Management”. Viene formato un nuovo gruppo di lavoro: PC236. A questo gruppo di lavoro partecipano 21 stati dei 5 continenti (tra cui l’Italia), più 3 stati “osservatori”. Come per tutti gli standard è stato necessario seguire le fasi di messa allo studio, stesura del documento, inchiesta pubblica prima di arrivare alla pubblicazione. Il tempo impiegato rivela quale sia stata la difficoltà per trovare un accordo tra i diversi punti di vista e storie di normative nazionali, su un argomento che non aveva fino ad ora nessuna base comune. In Italia, l’ente nazionale di unificazione è l’UNI. E’ interessante notare che dall’1 Gennaio 2013 il campo di azione dell’UNI si estende non solo ai prodotti, come è stato fino ad oggi, ma anche ai servizi (questa estensione è indirizzata di fatto a tutti gli stati europei). Il 9 Maggio 2013 l’UNI adotta integralmente la ISO 21500 (ancora in lingua inglese), con il nome UNI ISO 21500:2013. All’UNI il lavoro sul Project Management sta proseguendo correntemente con le seguenti attività: - Traduzione della UNI ISO 21500 “Guida al Project Management” - Stesura della norma U83000780 “Project Management – Qualificazione degli esperti in gestione di progetti” - Stesura della norma U83000700 “Project Management – Linee guida per l’affidamento dei servizi di project management da parte della Pubbliche Amministrazioni” - Stesura della norma “Ruoli nel Project Management” (in fase di preparazione). Per completare il quadro normativo italiano va citata anche la legge 42013 che è stata emanata all’inizio del 2013 per disciplinare le professioni non organizzate in ordini e collegi. In questo ambito rientra anche la professione del Project Manager. Tuttavia al momento la UNI ISO 21500 manca di sufficienti linee guida per definire un processo di certificazione. Quindi perché questa professione sia riconosciuta nel quadro legislativo italiano dobbiamo attendere l’emissione delle norme citate. Solo quando l’UNI le rilascerà, Accredia potrà accreditare gli enti che richiederanno di poter rilasciare questa certificazione secondo le norme UNI. GENNAIO 2014 Numero 15 8 E’ importante quindi che come PMI Rome Italy Chapter (assieme agli altri due Chapter italiani) seguiamo e soprattutto continuiamo a contribuire al raggiungimento di questo importante obiettivo. Torniamo alle ISO e vediamo quale sarà il passo che segue la 21500. Al momento c’è un comitato tecnico, il TC 258, che sta lavorando sul nuovo standard ISO 21502 “Guidance on project and programme portfolio management”. Si sta quindi pensando ad inquadrare anche gli aspetti di Program Management. Maggiori informazioni si possono trovare al seguente pagina web (link). Infine un commento per chi è abituato a time plan più stringenti: nei gruppi di lavoro ISO si è molto cauti e non esiste il “Time-to-Market”. Chiudiamo con un altro riferimento utile a chi è interessato a vedere tutte le norme che sono state pubblicate dall’ISO attinenti al Project Management. Si può accedere alla pagina “03.100.01: Company organization and management in general” (link). In questa pagina troviamo moltissime tematiche tra le quali: Risk Management, Emergency Management e Asset Management. ® Orgogliosi di essere PMP Il valore di una certificazione riconosciuta in tutto il mondo Dal Capitalismo Materiale al Capitalismo Immateriale In un recente convegno a New York il Prof. Michio Kaku ha sostenuto che stiamo passando dal Capitalismo Materiale al Capitalismo Intellettuale in cui la ricchezza del futuro si baserà sull’unica cosa che i robot e l’ intelligenza artificiale non possono produrre: il riconoscimento delle forme ed il buon senso. Per questo il buon senso, le conoscenze e la qualificazione professionale saranno l’unica fonte di vantaggio competitivo. In questo contesto appare chiaro che la Legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate è la conferma da parte del legislatore Italiano che esistono professionalità nuove che sono chiave nel nuovo tipo di capitalismo. Tutte le professioni attualmente costituite e riconosciute sotto forma di Ordini sono, infatti, le professioni che erano fondamentali ai tempi di un incipiente sviluppo industriale in un contesto agricolo: serviva un notaio per la compravendita dei terreni della fabbrica, un avvocato ed un giudice per dirimere le questioni tra capitalisti, ingegneri, medici e architetti per costruire la fabbrica e mantenere in buono stato di funzionamento le macchine, gli impiegati e gli operai. PMI ed ISO A livello internazionale, negli anni ’90 abbiamo avuto uno sviluppo di metodologie e standard in tema di Project Management che hanno confermato l’importanza di questa disciplina per il cambiamento della nostra società. Nacquero quindi le certificazioni, tra cui quella PMP®. Da Wikipedia: “In December 2005, the PMP credential was tied for fourth place in CertCities.com’s 10 Hottest Certifications for 2006, and in December 2008, it was number 7 of ZDNet’s 10 best IT certifications. More recently, in 2012 and 2013, the PMP credential has been ranked as a top certification by CIO, Global Knowledge, and About.com”. Ricordiamo che il PMBOK® è uno standard approvato da ANSI e che le certificazioni PMI sono conformi allo standard ISO 17024 che include dei GENNAIO 2014 Numero 15 9 requisiti molto stringenti in tema esame, sviluppo e mantenimento della certificazione per garantire la qualità di coloro che mantengono la certificazione. ® Inoltre la certificazione PMP ed il ® PMBOK hanno pesantemente influenzato l’ISO 21500, che come vedete negli schemi riportati in questa pagina, sono molto simili. La norma ISO 21500 è una Linea Guida e dunque non ha gli elementi necessari per poter essere base per una certificazione. Questo è un fatto molto importante ai fini delle Legge 42013, perché solo quando l’UNI rilascerà la definizione della figura professionale del Responsabile di Progetto gli effetti della Legge si potranno produrre pienamente. E’ importante sapere che il nostro Chapter è socio UNI ed è rappresentato nel comitato che sta lavorando sulla definizione delle caratteristiche della figura professionale. Quindi siamo in una posizione privilegiata per contribuire in modo significativo agli sviluppi della materia in Italia e fare in modo che la certificazione ® PMP aumenti il valore aggiunto alla nostra professione. Elementi qualificativi della Legge 4-2013. Gli elementi qualificativi della Legge 4-2013 sono quelli per i quali le associazioni devono avere un’ autoregolamentazione volontaria (la qualificazione della prestazione professionale si basa sulla conformità della medesima a norme tecniche UNI ISO, UNI EN ISO, UNI EN e UNI), un sistema di attestazione (regolare iscrizione del professionista all'associazione; requisiti necessari alla partecipazione all'associazione stessa; agli standard qualitativi e di qualificazione professionale che gli iscritti sono tenuti a rispettare; alle garanzie fornite dalla associazione all'utente, tra cui l'attivazione dello sportello di cui all'art. 2, comma 4) e, infine, una certificazione di conformità a norme tecniche UNI. A ben vedere il nostro Chapter e il PMI hanno già questi requisiti (per esempio se un socio PMI non si comporta in modo etico una segnalazione può essere fatta al PMI per le valutazione del caso). E’ importante sapere che il nostro Chapter, insieme agli altri Chapter Italiani, sta lavorando per portare a termine un percorso per far riconoscere dal quadro normativo italiano il valore dell’associazione al PMI e ai Chapter in Italia, nonché il valore della certificazione. Orgogliosi di essere PMP® Per quanto detto crediamo che i nostri soci e coloro che sono in possesso di una certificazione PMP® (insieme alle altre del PMI) debbano essere orgogliosi di far parte della più grande associazione mondiale di Project Management e essere certi che la nostra certificazione è un vantaggio competitivo a livello sia internazionale sia nazionale. Vi terremo naturalmente informati di tutti gli sviluppi su questo tema e sule iniziative che il Chapter e il PMI prenderanno al riguardo. " 7 FEBBRAIO 2014 dalle 9.00 alle 16.30 1° Training & Professional Meeting 2014 Planning & Control Best practices di Time & Cost Management per il successo del Project Management L’evento permette di maturare 7 PDU’s - Per informazioni: [email protected] GENNAIO 2014 Numero 15 10 Il Comitato Interni del PMI Rome Italy Sotto il coordinamento della nostra Antonietta Fiorentino, ecco chi assicura il corretto funzionamento del Chapter Dopo aver descritto nel numero di Luglio 2013 come funziona il nostro Chapter, e descritto nel numero di Ottobre il funzionamento del Comitato Amministrativo, parliamo in questo numero del Comitato Interni. Il Comitato Interni Il coordinamento del Comitato Interni è affidato ad Antonietta Fiorentino, Direttore dell’Organizzazione Interna. Antonietta ha il compito di gestire le attività del Comitato, garantire il suo corretto funzionamento e il raggiungimento degli obiettivi concordati con il Comitato Direttivo. Il Comitato opera con un gruppo di volontari iscritti al PMI Rome Chapter. All’inizio del 2013 i soci che hanno dato la loro disponibilità a collaborare per il 2013 sono: Federica Ballone, Sabrina Cicinelli, Fedora Falaschi, Sergio Funtò, Andrea Pantano e Massimo Santarelli. un servizio di segreteria che potesse essere un riferimento per i soci. La logistica degli eventi mancava di una gestione sistematizzata. I volontari non avevano un collegamento costante con il Chapter. Grazie a dei ritmi serrati, già il primo anno è stato possibile ottenere risultati concreti: migliore gestione degli eventi (con la scomparsa delle lunghe code per l’accesso agli stessi); un servizio di segreteria più efficiente; le prime procedure per i processi interni. La sua mission Gli obiettivi del comitato sono: • garantire efficienza nella gestione degli eventi e nella relazione con i soci; • definire le policy e le procedure standard da applicare ai processi interni • gestire e ricercare convenzioni con altre associazioni per il Chapter e per i Soci • definire, in modalità strutturata ed omogenea, procedure standard per l’attivazione di sponsor e pubblicità • gestire l’archivio documentale (anche degli altri comitati) fornendo template e regole di nomenclatura. Come siamo arrivati sin qui Il Comitato Interni è stato costituito nel 2011. All’inizio è stato necessario capire quali fossero le attività critiche sulle quali il supporto dei volontari del Comitato fosse indispensabile. Ci si è resi conto sin dall’inizio che era necessario lavorare per garantire Il progetto "Volontari" Uno degli obiettivi cruciali del Comitato Interni per il 2014 è quello del rilancio della figura del volontario. Il PMI Rome Italy Chapter è consapevole, infatti, del grande valore che i volontari apportano al Chapter stesso. La campagna denominata “What is PMI Rome Italy Chapter? I am” vuole essere uno dei modi per affiancare e accompagnare chi decide di impegnarsi in attività di volontariato attraverso l’integrazione nei gruppi di lavoro. Consapevoli che la figura del volontario è un caposaldo del mondo PMI e, dunque, del nostro Chapter. I volontari, infatti, svolgono un ruolo fondamentale e trainante poiché è grazie al loro lavoro che il Chapter vive e svolge le proprie funzioni. Per tutte queste ragioni è importante lavorare per rendere il gruppo dei volontari sempre più organizzato, coeso e motivato. Uno degli obiettivi del Comitato, per il futuro, è quello di essere vicino alle esigenze dei volontari, organizzare eventi dedicati, e supportarli nelle loro attività. Il Futuro Antonietta Fiorentino Direttore Organizzazione Interna Il nostro 2013 Il 2013 è stato l’anno in cui sono stati raggiunti gli obiettivi di maggior successo: • delega delle attività di segreteria a un servizio esterno; • miglioramento della logistica degli eventi; • collaborazioni con altre associazioni (es.: GUFPI-ISMA); • sviluppo di nuovi progetti, tra i quali il progetto “Volontari” che verrà sviluppato nel prossimo anno. Il 2014 vedrà il Comitato Interni protagonista di nuove sfide e di nuovi progetti. Alcuni dei volontari che ne hanno resa possibile la costituzione e l’hanno accompagnato sin qui hanno deciso di passare la mano ad altri. Il Comitato Interni dovrà pertanto ritrovare vigore in nuovi volontari e nuove idee. Si deve pensare al futuro e pensare in grande, per un Chapter che cresce e sta per superare la soglia storica degli 800 soci. GENNAIO 2014 Numero 15 11 Annual General Meeting & Lessons Learned dalla Storia Come rileggere il passato, per capire meglio il presente e fare la differenza nel futuro - Roma, 29 Novembre 2013 Lo scorso 29 Novembre si è tenuto presso la Facoltà di Economia “Federico Caffè” dell’Università degli Studi Roma Tre, l’evento celebrativo Annual General Meeting 2013 del PMI Rome Italy Chapter, sul tema “Lesson Learned dalla storia - Come rileggere il passato, per capire meglio il presente e fare la differenza nel futuro” che ha visto la partecipazione di più di 200 soci del Chapter. webinar, i pomeriggi presso le Università e gli aperitivi di Project Management. A proposito dei webinar, dopo il grande successo riscontrato nel 2013 sullo Standard di Project Management (PMBOK® 5th Edition, Leggiamolo Insieme), sono previsti 3 nuovi programmi di formazione: a partire da gennaio saranno erogati dei webinar sulla metodologia Agile e sul Program Management mentre a settembre partirà il programma di formazione sul Portfolio management. Lessons Learned from the history of Project Management Più di duecento i partecipanti all’ultimo evento del 2013 Tanti gli interventi e le testimonianze di professionisti del settore sulla prospettiva storica del Project Management, alternate a quelle del Board del Chapter inerenti il consuntivo delle attività erogate dal Chapter durante il 2013, le anticipazioni sulle nuove iniziative riguardanti il 2014, i risultati delle elezioni dei tre componenti in scadenza del Comitato Direttivo del Chapter, il nuovo statuto 2014 e la Legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate. Introduzione della giornata Il primo intervento è stato effettuato da Sergio Gerosa (Direttore Programmi e Sviluppo Professionale del Chapter) che, oltre ad introdurre l’agenda della giornata, ha anche presentato i principali numeri del PMI (circa 600 mila certificati PMP, 4.300.000 copie ufficiali vendute nel mondo). Particolarmente interessante è stata la presentazione del calendario 2014 tra cui spiccano i 5 Training & Professional Meeting, gli incontri presso le aziende, la formazione tramite Il primo intervento della giornata è stato effettuato da Mark KozakHolland (fondatore di Lessons from History ed autore tra l’altro del testo The History of Project Management). Come storico, egli ricerca nel passato quelle lezioni che possano aiutare altri a evitare il ripetere degli stessi errori Il “mestiere” di Project Manager ha radici ben più lontane (ha avuto una continua evoluzione per almeno 4500 anni) di quelle legate alla metodologie attuali (il termine Project Manager è stato infatti utilizzato per la prima volta nel 1959) e sin dall’inizio della storia tutte le grandi opere hanno avuto dei project manager di successo. Nei suoi libri Mark analizza dunque la figura del PM anche in relazione ad aspetti politici, sociali, etici, economici ed ambientali. Mark Kozak-Holland Mark ha quindi esaminato i 5 principali progetti storici in Italia: il Duomo di Firenze (che è il primo esempio di utilizzo delle lesson learned per progettare una cupola simile al Pantheon), il Pantheon di Roma, il Colosseo di Roma, il Ponte di Cesare sul Reno, la Basilica di San Pietro in Roma. Gli esempi evidenziano come opere apparentemente senza gestione a progetto, siano state realizzate solo grazie ad un approccio manageriale molto attento a tuti gli aspetti. In particolare, stupiscono anche i ridotti tempi di realizzazione in rapporto alla complessità esecutiva. La gestione dei requisiti: la lezione del Vasa Pier Luigi Guida Pier Luigi Guida (Dirigente Rete Ferroviaria Italiana) ha condiviso uno dei disastrosi progetti della storia causato da una non corretta gestione dei requisiti: il varo del Vasa, un grande galeone svedese che sarebbe dovuta diventare l’orgoglio della marina, e che invece si è trasformato in un progetto fallimentare. Particolarmente significativa è stata l’analisi del contesto storico (siamo nel 1.625, Guerra dei Trent’anni), ma anche il progetto collegato al recupero del relitto (effettuati da Anders Franzen nel 1961) che, ancora integro, è stato inserito in un museo costruitogli intorno. Le lezioni presentano cause e fattori comuni di insuccesso: cattiva gestione dei requisiti, rapporti difficili fra gli GENNAIO 2014 Numero 15 12 stakeholder, sponsor volubile e ruoli nebulosi fra committente e responsabili di progetto e la debolezza del metodo per analogia nella pianificazione, assenza di risk management. Il contratto, infatti, era stato stipulato dal Re Gustavo Adolfo con armatori olandesi su un semplice foglio di carta contenente pochissime specifiche. Le successive change request richieste dal Re non furono correttamente negoziate con il risultato di veder affondare la nave all’uscita dal porto subito dopo il varo. Un Chapter che cambia: il nuovo Statuto 2014 Anna Maria Felici Anna Maria Felici (Presidente del PMI Rome Italy Chapter) ha illustrato la roadmap evolutiva del Chapter negli ultimi tre anni: 2012 anno della ricostruzione, 2013 anno dell’ organizzazione, 2014 anno della crescita, ha dato notizia ai soci del documento Volunteer Role Delineation Study Results presente sul sito www.PMI.org e che esplicita le caratteristiche e i passi per essere volontari, e ha condiviso le importanti novità del nuovo Statuto del Chapter, che a brevissimo i soci saranno chiamati a votare: • L’estensione del numero dei membri del Comitato Direttivo da 5 a 8 fino al 2015 (Presidente, Direttore della Governance e della Policy, Direttore della Tesoreria, Direttore dei Volontari, Direttore dello Sviluppo Professionale, Direttore della Formazione, Direttore della Membership, Direttore del Marketing), come descritto nell’articolo a pagina 2 di questo numero. • L’adeguamento delle regole del Chapter alla nuova Legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate (di cui riporteremo in calce nel report relativo all’intervento di Vincenzo Arnone): Anna Maria ha ricorda- to come le certificazione PMI-based sono già certificate ISO17024. In conclusione Anna Maria ha invitato i volontari a proporsi (nel rispetto dei requisiti) a cariche del Board (lo statuto vieta 3 candidature nel Board, di cui al massimo 2 consecutive) Lezione di Leadership da Sir Ernest Shackleton Walter Allievi (Formatore Esperienziale e Coach) ha illustrato con grande trasporto gli insegnamenti che si possono trarre, in termini di leadership e gestione del proprio team, dall’avventura antartica di Sir Ernest Shackleton e l’equipaggio della Endurance. Le grandi esplorazioni antartiche, per la loro complessità sia in termini organizzativi che gestionali, rappresentano infatti un’ottima metafora dell’attività lavorativa odierna organizzata per progetti. Shackleton è rimasto negli annali per un’impresa il cui obiettivo non è stato raggiunto ma che è comunque nota come “il più grande progetto di insuccesso di tutti i tempi”. L’obiettivo iniziale di attraversamento a piedi del polo sud da una parte all’altra fu infatti sostituito dal ben più ardimentoso obiettivo di salvare tutti i suoi uomini da morte certa dopo la perdita della nave Endurance, il cui scafo, incagliatosi nell’inverno antartico, affondò dopo essere collassato sotto la pressione del Pack. Walter Allevi Durante l’intervento Walter Allevi, grazie anche al supporto delle immagini originali dell’epoca scattate dal fotografo ufficiale della spedizione Frank Hurley, ha ripercorso l’incredibile impresa compiuta da Shackleton e dai suoi uomini, impresa dalla quale sono state colte le lesson learned contestualizzale ai nostri giorni: attenzione sul clima all’interno del team di progetto, il merito/demerito di successi/insuccessi è di tutti e non del comandante (PM), sii audace nelle visioni ma attento alla pianificazione, pari privilegi, turnover tra pari nei ruoli, definizione di Ruoli e Responsabilità, feedback costante sulle prestazioni, rapporti umani e non solo professionali, essere da esempio . Un lunghissimo applauso finale ha reso onore alla presentazione di Walter Allievi e all’impresa di Shackleton. Il 2013 del PMI Rome Italy Chapter: la sfida continua Sergio Gerosa Dopo il consueto networking lunch, che ha permesso ai vari soci di confrontarsi sui temi della giornata, Sergio Gerosa (Direttore Programmi e Sviluppo Professionale del Chapter) ha presentato quanto realizzato dal Chapter (Board e volontari) durante il 2013: - 6 Training & Professional Meeting (42 PDU) - 2 Special Events (11 PDU) - 9 Aperitivi & simili, incluso Abruzzo (19 PDU) - 2 Seminari In Azienda (10 PDU) - 17 Webinar (17 PDU) - 4 Giornate Sui Tools (18 PDU) - 2 Pomeriggi all’Università (7 PDU) Un totale di 42 eventi per 124 PDU complessive, che ha visto la partecipazione di circa 4.000 persone, e che ha permesso di distribuire più di 13.000 PDU nel solo 2013. Numeri che rappresentano, in termini di PDU degli eventi, un incremento del 72% rispetto alle 72 PDU dello scorso anno e del 254% rispetto alle 35 PDU del 2011, e che evidenziano il grande lavoro svolto dai tanti volontari del Chapter in questi due anni. Legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate Vincenzo Arnone (Direttore Associazione e Comunicazione del Chap- GENNAIO 2014 Numero 15 13 ter) ha illustrato i contenuti della nuova Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, relativa a “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”. La Legge 4 rappresenta una grande opportunità per le persone certificate con il PMI per ambire a un riconoscimento formale della propria professionalità. Vincenzo ha spiegato anche come questa legge si relaziona con la normativa UNI-ISO 21500 sul Project Management e ha condiviso il progetto che il Chapter (in collaborazione con gli altri Chapter italiani) sta portando avanti per conformarsi alle disposizioni della Legge 4. Vincenzo Arnone The winner is …: le elezioni del Comitato Direttivo (2014-‘15) Raffaele Avella (Past President del PMI Rome Italy Chapter oltre che Presidente del Comitato Elettorale) ha formalmente condiviso i risultati delle votazioni svoltesi nel mese di Novembre per la nomina di tre nuovi membri del Comitato Direttivo 2014‘15: il Presidente (Anna Maria Felici), il Direttore Associazione e Pubbliche Relazioni (Vincenzo Arnone) ed il Direttore Tesoreria (Silvia Frigerio). Un ringraziamento particolare è stato riservato dal Board al volontario Danilo Scalmani che ha accettato di candidarsi al ruolo di Direttore Associazione e Pubbliche Relazioni. • Learning best project management practice from Florence Cathedral Duomo project E’ di nuovo Mark Kozak-Holland, a riportarci nella dimensione “storica” del Project Management con un secondo intervento sulla costruzione del Duomo di Firenze di Filippo Brunelleschi nel XV secolo. Una delle creazioni più significative, innovative e complesse del Rinascimento, che rimane tuttora il più grande duomo in pietra mai costruito. Brunelleschi si ispirò per quest’opera alle tecniche di costruzione e di gestione progetto del Pantheon a Roma. La presentazione ha permesso di apprendere le innovazioni sia in termini di prodotto sia di processo, entrambe essenziali per le moderne pratiche di Project Management. • Dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale: la politica di Hitler e l’uso di Inganni e Minacce per ricostituire la potenza militare tedesca. Hitler ha sfruttato a proprio vantaggio sia le circostanze contingenti sia alcune caratteristiche delle democrazie occidentali, per aggirare e neutralizzare quanto previsto dalla pace di Versailles e ripristinare la potenza militare tedesca. La Battaglia d'Inghilterra (1940): uso delle best practice di Project Management (in linea con gli standard PMI) per spiegare le decisioni strategiche adottate dai comandi militari nella Battaglia d'Inghilterra. In questa parte si utilizzano strumenti come l'analisi SWOT e l'analisi qualitativa per spiegare e giustificare le decisioni dei comandi tedesco e inglese. Luca ha anche posto in evidenza l'impatto per I due schieramenti sia della diversa attitudine al rischio e sia della differente motivazione. Lessons Learned di Risk Management dalla Seconda Guerra Mondiale Last but not least, Luca Costa (Business Developer) ha condiviso alcuni casi storici di Risk & Opportunity Management. Dopo il richiamo da parte di Raffaele Avella sui processi di questa importante Area of Knowledge del PMBOK®, sono stati analizzati due temi: Luca Costa " 11 APRILE 2014 dalle 9.00 alle 16.30 2° Training & Professional Meeting 2014 Sociale e Sostenibile Il Project Management per un mondo migliore L’evento permette di maturare 7 PDU’s - Per informazioni: [email protected] GENNAIO 2014 Numero 15 14 ISO 21500: parliamone anche in Italia Università LUISS - Roma, 25 Ottobre 2013 Parterre de roi e tanti partecipanti (più di 70) all’evento sullo Standard Internazionale di Project Management ISO 21500 organizzato dal PMI Rome Italy Chapter in collaborazione con la prestigiosa Università Luiss Guido Carli, presso la sede di Viale Romania, 21 lo scorso 25 ottobre. vitato ad interessanti riflessioni su esempi di contenuti associati alla ISO 21500 sui social network ed in particolare su LinkedIn. A proposito di LinkedIn, nuovo traguardo per gli iscritti al Gruppo del PMI Rome Italy Chapter, con il superamento di quota 800! ISO 21500: dalle origini all’ approvazione del Settembre 2012 L’apertura dei lavori del seminario Anna Maria Felici (Presidente del PMI Rome) ha introdotto il tema della giornata e ringraziato i volontari del Gruppo di Lavoro del Chapter sullo standard ISO 21500. E’ poi Maria Elena Nenni (Docente di Project Management and Operation Management presso Luiss) a fare gli onori di casa ringraziando il Board del PMI Rome Italy Chapter e i soci intervenuti, e riportando i saluti del Direttore della Luiss Business School, Prof. Franco Fontana. L’intervento di Maria Elena Nenni Sergio Gerosa (Direttore Programmi e Sviluppo Professionale del PMI Rome) ha presentato l’agenda della giornata e ricordato i prossimi eventi del Chapter, mentre Alessandro Varesano (Responsabile del Gruppo di lavoro ISO 21500 del PMI Rome, Senior Project Manager in Ericsson Telecomunicazioni) ha raccontato l’esperienza vissuta dal team di volontari durante l’attività di redazione internazionale dello standard e ha in- Col successivo intervento Claudio Rolandi (Professore in SUPSI – Università Professionale della Svizzera Italiana) ha chiarito i concetti di norma (vigente, volontaria), migliore pratica, specifica tecnica, rapporto tecnico, delle sigle ISO-IEC (internazionale), EN (europea), UNI-CEI (nazionale). La norma “descrive come deve essere eseguita un’attività, riporta dunque lo stato dell’arte, non come quell’attività dovrebbe essere eseguita”, la norma “è come la linea di galleggiamento: al di sopra la conformità è garantita, sotto no”. Una norma in media viene elaborata in 3-5 anni di lavoro a causa dell’elevato numero di stakeholder (a livello ISO sono coinvolti 162 paesi). Testimonianza di questa statistica l’ISO 21500: avvio dei lavori il 2006, pubblicazione il 3 Settembre 2013. Infine i progetti d’interesse del Gruppo di Lavoro UNI CT SERVIZI GL13: traduzione italiana della ISO 21500, stesura della norma di qualificazione degli esperti in gestione progetti, stesura della linea guida per l’affidamento di servizi di Project Management da parte della Pubblica Amministrazione, stesura della norma relativa ai Ruoli nel Project Management. L’intervento di Anna Maria Felici Un elemento originale dello standard ISO 21500 è il paragrafo dedicato alle competenze del Project Manager (tecniche, comportamentali, di contesto). Obiettivo dello standard è la coesistenza con gli altri standard esistenti. Confronto tra UNI-ISO 21500 e modello PMI Ha chiuso la prima parte del seminario Pier Luigi Guida (Responsabile di struttura nella Direzione ICT di Rete ferroviaria italiana) con una lectio sul confronto tra ISO 21500 e PMBOK® 5th Ed. L’ISO 21500 presenta 39 Processi di Project Management (contro i 47 del PMBOK®). Pierluigi ha segnalato un nuovo processo inerente “la raccolta delle lesson learned” (Area Integrazione) e presentato l’Indice di Congruenza (rapporto tra il numero di elementi auto-generati dallo standard (al numeratore) e la somma tra tutti gli elementi in input, auto-generati, in output – al denominatore). UNI-ISO 21500: gli obiettivi ed il contesto E’ stata poi Anna Maria Felici (Presidente del PMI Rome) a relazionare sul framework dell’ISO 21500, attraverso il confronto con gli standard del PMI di Project, Program e Portfolio Management e con il framework OPM3. Foto 4718 Il calcolo dell’indice evidenzia come il PMBOK® sia più congruente (in termini di autoconsistenza) rispetto alla ISO 21500: 77% vs 46%. UNI-ISO 21500 e aziende GENNAIO 2014 Numero 15 15 Dopo il classico networking break, Maria Grazia Mazzone (Direttore Assicurazione Qualità di SIFI) ha descritto la realtà SIFI (azienda farmaceutica di marchio italiano con 302 dipendenti, 51 ML di fatturato) che anche grazie alla partecipazione al Gruppo di Lavoro internazionale sulla ISO 21500 è matura dal punto di vista dell’organizzazione e dei processi di Qualità e di Project Management. Due dei relatori della giornata: Maria Grazia Mazzone e Francesco Longo “Gli standard devono essere snelli, applicabili e non una forma di ostacolo per le aziende” e la ISO 21500 è “una speranza per l’Italia in quanto vede finalmente l’azienda nella sua globalità” è stata la conclusione di Maria Grazia. Project Management e Pubblica Amministrazione: l’Agenzia Spaziale Italiana ASI ed ESI per la stesura dell’ insieme di standard ECSS, punto di riferimento per le autorità che lavorano in ambito Spazio. L’importanza dei processi di tailoring e pre-tailoring è fondamentale per calibrare la corretta implementazione dei processi di delivery e di Project Management. Lo standard ECSS è product oriented (non entra dunque nel merito delle organizzazioni) e presenta i DRD (Document Requirement Definitions) ovvero i requisiti di schema che i documenti presentati dai diversi fornitori devono contenere. All’intero dei processi di Project Management di ECSS è da segnalare come ogni phase-gate debba essere accompagnato necessariamente da un grado di maturità elevato delle componenti in corso di realizzazione: “un componente una volta inviato nello spazio, non può essere ritirato e mandato in riparazione!”. Come nasce e a cosa serve una norma UNI L’intervento di Alberto Simeoni In accordo al Nuovo Regolamento europeo, le Norme UNI seguono un processo di evoluzione dai prodotti verso i servizi e le Figure professionali. Tavola Rotonda e Conclusioni della giornata A chiusura della giornata, un’animata tavola rotonda, moderata da Maria Elena Nenni, che ha toccato vari temi, dagli audit alla certificazione della ISO 21500, da quanto si sta facendo in altri paesi Europei ai futuri sviluppi in Italia. Last but not least, è stato Alberto Simeoni (Responsabile della sede UNI di Roma) a condividere con i partecipanti l’organizzazione (associazione privata senza fini di lucro supportata dai soci, 100 dipendenti), le modalità operative di UNI e le relazioni tra norme UNI, EN, ISO. Nel successivo intervento Francesco Longo (ECSS Technical Authority e Program Manager di ASI) ha riportato un’esperienza di collaborazione tra La tavola rotonda finale moderata da Maria Elena Nenni (LUISS) Sempre più Webinar! Il 2014 si apre con due nuove serie di webinar, dedicati al Program Management Standard e all’Agile Project Management L’offerta formativa del PMI Rome Italy Chapter nel 2014 si amplia in linea con la nuova strategia dell’ Associazione. Il 2013 è stato per il Chapter l’anno della “ricostruzione” a fronte della mancata continuità della gestione precedente. Tale strategia è stata realizzata tramite il riassetto organizzativo, la definizione di nuove policy e la condivisione di nuove pratiche che nel loro complesso hanno permesso di creare una nuova identità della community e un nuovo percorso di sviluppo. Il 2014 sarà invece l’anno della “crescita” realizzata tramite la definizione chiara di obiettivi e di piani (per il raggiungimento di tali obiettivi) che vedranno coinvolti, si spera, una popolazione sempre maggiore di iscritti e followers. La formazione è senza dubbio uno degli elementi chiave che il Chapter porterà avanti arricchendo la propria offerta, sperimentando forme nuove di erogazione e ampliando l’audience. Se pensiamo alla complessità del contesto, locale, nazionale ed internazionale, in cui operano le realtà organizzate pubbliche e private, all’enorme instabilità ed imprevedibilità del mercato dovuta alla crisi e a nuovi equilibri socio- politici-industriali, alla elevata intensità competitiva di alcuni settori, immediatamente si interpreta la necessità per tutti (piccole medie imprese, grandi player industriali, pubblica amministrazione) di curare con particolare attenzione, efficacia e dedizione la formazione di tutti coloro che contri- GENNAIO 2014 Numero 15 16 buiscono alla propria value chain. A queste esigenze il Chapter vuole continuare a dare sempre maggiori e migliori risposte. Lo scorso anno la formazione, erogata tramite soluzioni d’aula più tradizionali e forme WEB based più innovative ha coinvolto tantissimi volontari. Per rendere continuativo questo impegno del Chapter, a valle della chiusura dei webinar dedicati alla lettura guidata del nuovo ® PMBOK (Project Management Body th of Knowledge) Guide 5 Edition, è stato realizzato un nuovo piano arricchito dalle lesson learned elaborate dai feedback raccolti. Essendo stato il 2013 l’anno in cui c’è stata la nuova edizione di tutti gli standard, abbiamo deciso di continuare l’ esperimento mediante due nuove sessioni di webinar dedicati al Program Management ed alla tecnica Agile che partiranno a gennaio. Alla fine della sessione dedicata al Program Management, da Settembre, inizierà anche la serie di webinar dedicata al Portfolio Management. La programmazione di questa sessione verrà definita nel dettaglio nei primi mesi del prossimo anno; mentre quella relativa alle prime due sessioni di webinar è definita in tabella 1 e 2 rispettivamente. 23/01/2014 06/02/2014 20/02/2014 06/03/2014 20/03/2014 03/04/2014 17/04/2014 08/05/2014 22/05/2014 05/06/2014 19/06/2014 03/07/2014 Introduzione e Framework Performance Domain 1° Performance Domain 2° Program Scope Program Schedule Program Financial Program Quality Program Resource Program Communications Program Risk Program Procurement Program Integration Tabella 1 – Calendario dei webinar sul Program Management Standard In continuità con l’esperienza precedente sarà possibile seguire i webinar a ora di pranzo (dalle 13.00 alle 14.00) e ricevere così gratuitamente una PDU per ogni ora. Inoltre per tutti gli iscritti saranno messi a disposizione i filmati dei webinar offrendo la possibilità di acquisire PDU anche attraverso l’ascolto della registrazione. Lo spirito con cui vengono erogati i webinar di Program Management è quello di supportare la lettura critica dei temi legati alla gestione dei programmi, di supportare il consolida- mento di un linguaggio che abbiamo imparato ad utilizzare con lo studio del PMBOK® e di creare un framework di riferimento basato sui nove supporting processes (Scope, Schedule, Financial, Quality, Resource, Communications, Risk, Procurement, Integration) e su 5 aree di performance domains (Strategy Alignment, Benefits Management, Stakeholder Engagement, Governance, Lifecycle Management). 14/01/2014 11/02/2014 11/03/2014 08/04//2014 13/05/2014 10/06/2014 08/07/2014 09/09/2014 14/10/2014 11/11/2014 09/12/2014 Contraria sunt complementa Agile & Requirement Management: Quanto è grande un requisito? (Parte 1: Classificare & Gestire i requisiti) Agile è il futuro? Quando applicare una metodologia innovativa Agile & Requirement Management: Quanto è grande un requisito? (Parte 2: Requisiti Funzionali) Il Tempo è denaro: Benefici economici dell'Agile Agile & Requirement Management: Quanto è grande un requisito? (Parte 3: Requisiti Non Funzionali) La metodologia Scrum Agile & Metriche del Software Come cambia l'organizzazione e l'azienda Il cambio del paradigma. Come cambiare il contesto intorno a noi Un caso di successo. Intervista a chi l'agile l'ha usato Tabella 2 – Calendario dei webinar sull’Agile Project Management L’audience a cui i webinar si rivolgono è caratterizzata da una competenza di Project Management allineata allo standard PMBOK®; in questa sessione vorremmo sperimentare delle tecniche di interazione allo scopo di permettere di ricevere, oltre ai PDU, anche le contact hours necessarie come prerequisito per l’ ammissione agli esami. Stiamo approfondendo le tecniche più appropriate per perseguire anche quest’obiettivo che, se non all’inizio, avremo sicuramente l’opportunità di concretizzare durante il percorso formativo. Lo spirito con cui vengono erogati i webinar di Agile Management è quello di approfondire alcuni aspetti della metodologia Agile attraverso una vista non consueta fatta di: - osservazione dell’ecosistema in cui si sviluppano i progetti; - osservazione dei cambiamenti che l’innovazione Agile porta nelle aziende; - confronto tra il continuum (dettato dal PMBOK®) e il discontinuo (dettato dalla metodologia Agile) attraverso metafore nuove. I webinar non sono condotti in maniera standard: alcuni seguono il format dell’intervista altri sono condotti a quattro mani grazie alla collaborazione del PMI Rome Italy Chapter con GUFPI/ISMA. I webinar sono indirizzati a un’ audience con competenza di Project Management allineata allo standard PMBOK®. L’esperienza di questi webinar e di tutti gli eventi formativi ci daranno la possibilità, durante quest’anno, di raccogliere feedback e suggerimenti che porteranno alla fine del 2014 alla definizione della strategia formativa di medio lungo termine su cui il Chapter si impegnerà nei prossimi anni. La nostra Newsletter è scritta quasi interamente dai membri del PMI Rome-Italy Charter. Essa vuole essere, infatti, innanzitutto uno strumento di collaborazione e scambio di informazioni all’interno del Chapter. Se vuoi far parte anche tu della redazione del “Corriere del PM” scrivici a: [email protected] GENNAIO 2014 Numero 15 17 Parliamone con …Maria Grazia Mazzone Una ricetta siciliana per un Project Management d’eccellenza Maria Grazia Mazzone, è direttore Assicurazione Qualità in SIFI. Laureata in Chimica all’Università di Catania è membro della commissione UNI GL13 Servizi e Qualità, che si occupa delle norme sul project e portfolio management. Dal 1994 utilizza tecniche di project management per lo sviluppo e produzione dei farmaci in SIFI. E’ autrice di diversi brevetti in ambito sviluppo oftalmico. Ha contribuito alla formazione del Distretto Tecnologico Micro e Nano Sistemi della Sicilia e ne è stata referente come esperto dei biomateriali. Maria Grazia, due parole per raccontarci il percorso professionale che ti ha portato a occuparti di Project Management? Dopo essermi laureata in Chimica pura indirizzo Organico Biologico nel 1987 sono entrata a far parte del team SIFI ad una sola settimana dalla laurea. Mi sono occupata di ricerca e sviluppo oftalmica per circa 25 anni, sotto varie responsabilità. All’inizio come responsabile della tecnica farmaceutica e chimica analitica, negli anni successivi ho coordinato progetti di ricerca e sviluppo di preclinica e clinica. Le Tecniche di Project Management ho cominciato ad utilizzarle in formato home made a partire dal 1994, con i primi lavori di Spilker ed Herzog in ambito farmaceutico. All’epoca ero responsabile del progetto “Sostituti lacrimali e dry eye”. Un progetto trasversale con due obiettivi principali: sviluppare delle nuove lacrime artificiali e avere a disposizione modelli preclinici validati per lo sviluppo di farmaci e medical device per il dry eye. Il progetto andò a buon fine con diversi prodotti sul mercato, brevetti, presentazioni a congressi e pubblicazioni. E successivamente? Il 2006 segna una svolta nella mia vita professionale con l’ingresso in azienda di un nuovo direttore della BU Pharma. MBA alla Columbia University mi introduce nel mondo del ROI, NPV, breakeven point dei progetti R&D. Viene avviato un piano industriale con circa 16 progetti in diverse patologie oculari, diversi tempi di sviluppo e costi e con altrettanti Project Manager, utilizzando uno schema organizzativo a matrice debole. In quegli anni assumo il ruolo di Responsabile dei Progetti del Piano Industriale e del Project Management. Sono gli anni in cui introduciamo in azienda i team di progetto, le WBS e le prime analisi di rischio e procediamo all’adozione di uno standard internazionale: quello del PMI®, visto e rielaborato in SIFI. E’ anche il periodo della partecipazione ai tavoli di lavoro internazionali e nazionali per la scrittura di standard di Project Management. Nel 2011 con la crisi economica galoppante assumo la responsabilità della Direzione del Product Portfolio Development & Operations. Un ruolo che copre i temi di ricerca e sviluppo, rapporti con enti regolatori, produzione, supply chain controllo qualità. Coordinavo circa 180 persone. Sono mesi di lavoro duro, a testa bassa, con pochi soldi per R&D e la necessità di rendere più efficace ed efficiente la produzione. Far sopravvivere l’azienda alla tempesta in corso era il nostro obiettivo, e le tecniche di PM sono state di grande aiuto. La predisposizione di progetti R&D per ottenere finanziamenti, la partecipazione alla costruzione del Distretto Tecnologico Micro e Nano Sistemi della Sicilia, il miglioramento dell’ efficienza produttiva del 33% sono i risultati più significativi di quel periodo. Nel 2012 cambio ruolo in modo totale e completo, lasciando l’impegno attivo in Ricerca e Sviluppo per occuparmi di Assicurazione Qualità e Qualità Totale. Le GxP, ISO 9001, ISO 13485, le norme cogenti e linee guida diventano la mia nuova sfida. Il detto “si nasce rivoluzionari e si muo- re reazionari” sembrerebbe consono all’evoluzione della mia carriera ma solo per la business card. Infatti adesso il mio obiettivo è portare innovazione e rivoluzione nell’ applicazione delle norme e nella qualità. Il Quality by Design ed il Quality Risk Assessment sono una rivoluzione nell’applicazione delle GMP ed il Project Management inserito, insieme al Lean Six Sigma, nella nostra politica della Qualità sono . strumenti importanti che aiutano le imprese ad utilizzare meglio le risorse, a monitorare gli investimenti e le attività, ad essere più efficaci e a dare spazio al miglioramento continuo. Questa a grandi linee è la mia storia professionale ad oggi strettamente intrecciata con la crescita di un’azienda siciliana conosciuta a livello internazionale. Tu sei stata tra il ristretto gruppo di professionisti del Project Management in Italia a partecipare ai gruppi di lavoro dell’ISO 21500. Mi sono ritrovata sola a rappresentate l’Italia nella riunione di Washington ad Aprile del 2008. Era la prima riunione in cui l’Italia partecipava come “P” (Participant) e non come “O” (Observer) e quindi con possibilità di intervenire e modificare la prima bozza che veniva dall’incontro di Londra dell’autunno del 2007 in cui l’Italia non era presente. Al Project Committee 236 (identifica il gruppo di lavoro ISO 21500) vi erano 3 Working Group paralleli: il WG1 sulla Terminology, il WG2 sui Processes e il WG3 sull’Informative guidance). UNI mi chiese di partecipare ai lavori del W3. In pratica dovevamo definire la “filosofia” dello standard, i contenuti e l’equilibrio sui vari temi di PM: da dove nasce un progetto, ambiente e organizzazione in cui il progetto risiede, stakeholder e risorse umane, competenze del Project Manager la definizione dei ruoli principali partecipanti al progetto. Si discuteva su ogni minimo dettaglio, si lavorava anche in sotto-gruppi (SWG), sempre equilibrati nello scegliere le nazioni partecipanti e nell’assicurare una presenza femmi- GENNAIO 2014 Numero 15 18 nile per quanto possibile pari a quella maschile. Come si lavorava in questi nutriti gruppi di lavoro? In questi gruppi e sottogruppi di lavoro emergevano le necessità delle varie nazioni nel definire in dettaglio o nel lasciare sfumate alcune attività e definizioni, nel far emergere le proprie opinioni e necessità. I Francesi ad esempio non volevano che lo standard diventasse obbligatorio, ed erano presenti con una delegazione numerosa e compatta. Si preparavano a lungo, in modo capillare ed erano molto consapevoli, così come gli altri delegati provenienti da ogni parte del mondo nell’appoggiare o far decadere delle posizioni. Il team Giapponese ad esempio era molto interessato ad avere un allegato con dettagliate le competenze del Project Manager, in quanto li aiutava nella carriera all’interno delle imprese cosa che il delegato Tedesco obiettava con vigore. La delegata Australiana, Neveen Moussa, nell’incontro di Monaco nel 2009 aiutò i delegati ad uscire fuori da un momento critico che vedeva tutti contrari al lavoro svolto fino a quel momento. Con una presentazione molto toccante, visiva e sonora, spiegò che avevamo la necessità di dare al mondo uno standard univoco, un linguaggio comune per affrontare le nuove sfide economiche e sociali, con sempre meno risorse a disposizione e una domanda sempre più crescente. Dare la possibilità alle generazioni X ed Y di avere a disposizione un vocabolario e una visione comune. Noi Italiani solo in un’occasione siamo riusciti a presidiare i 3WG in presenza con l’Ing. Pierluigi Guida e la Dr.ssa Anna Maria Felici. Poi solo per e-mail e in forma documentale. Perché il costo alle partecipazioni è del singolo individuo e lo scenario economico-finanziario negli anni è peggiorato sempre di più. Gli altri delegati erano invece sostenuti dai loro enti di normazione. Quali lessons learned ne hai tratto? Una in particolare: l’Italia deve partecipare di più alla stesura di ISO strategiche come questa e non solo a quelle dove la certificazione porta guadagni e quindi interessi di parte. Questo ti ha dato modo di confrontare la situazione del Project Management in Italia a quella di altre realtà Europee e del resto del mondo. Come si posiziona, a tuo avviso, l’Italia in questo campo? C’è un gap da colmare rispetto agli altri paesi occidentali? Sicuramente Paesi come la Svezia, Australia, Francia, Germania, UK, USA, Spagna e Olanda hanno un’applicazione del Project Management molto più avanzata della nostra, sia in ambito privato che pubblico. Le Università organizzano Master e in alcuni casi PhD in Project Management. Ho visto che in Australia le risorse governative vengono distribuite con una logica di Project e Portfolio Management con una commissione che valuta le lezioni apprese e modifica gli interventi in funzione dei risultati. Un delegato Spagnolo, ingegnere e prof. Universitario raccontava che l’Università dove insegnava era autonoma nella produzione di energia, acqua calda, riscaldamento e luce nei viali grazie a un progetto di indipendenza energetica che aveva visto la sua Università parte del progetto pilota. Successivamente il Governo Spagnolo ha esteso, con delle leggi per le nuove costruzioni e per gli edifici pubblici, l’indipendenza energetica degli stabili e l’utilizzo di opportune tecniche costruttive. In Sud Africa due esperti di Project Management e professori universitari, su indicazione del governo, hanno impiegato un anno per pianificare e un mese per realizzare un progetto che evitasse le lunghe code agli uffici di riscossione delle pensioni e degli assegni di assistenza. Sono molti i poveri e pochi gli uffici disponibili. Hanno istallato diversi punti di prelievo automatici e utilizzato una sorta di carta magnetica con riconoscimento attraverso due diverse impronte digitali, invece dei numeri, perché molti sono analfabeti e a volte mancano di qualche dito. Le code che cominciavano varie notti prima dell’erogazione sono terminate. In Italia invece ho difficoltà a farmi comprendere nel definire un Project Management con strutture a matrice, deboli o forti che siano! Il gruppo di lavoro GL13 presso l’UNI sta comunque lavorando molto sia per tradurre la norma ISO 21500, sia per far conoscere a livello pubblico e privato i concetti di Project Management e di competenze del PM, insieme a tutte le istituzioni e associazioni che si occupano di Project Management in Italia. Sono quindi fiduciosa che nel tempo, se perseveriamo su questa strada, riusciremo a ridurre il gap rispetto agli altri Paesi. Tu lavori da tanti anni in SIFI, una bella realtà industriale in una terra, la Sicilia, che è spesso in posizioni di retrovia per sviluppo economico. SIFI ha ospitato, lo scorso 23 Settembre, un evento di Project Management in collaborazione con il PMI Rome Italy Chapter. Ci vuoi raccontare com’è andata? La Sicilia è un territorio molto interessante sotto il profilo delle competenze, delle eccellenze e delle idee. Però non è in grado spesso di “fare sistema”: di fare massa critica e attivare delle filiere robuste che creino valore duraturo. C’è un detto in siciliano che dice: “Vidennufacennu” cioè tradotto “vedo cosa accade e reagisco”. Questa è l’indole dell’improvvisazione e non della pianificazione, che va bene in alcuni casi quando bisogna essere rapidamente reattivi, come quando si va in barca a vela e cambia il vento, ma non in altri casi quando è necessario avere una visione, un’idea di territorio e di miglioramento. Un progetto che va innanzitutto sentito e condiviso dai diversi stakeholder, poi pianificato e quindi realizzato secondo una logica esattamente di Project Management, incluso le lezioni apprese. Qualcosa sta comunque cambiando e la tematica scelta per il primo evento “Stakeholder Management: come gestire le esigenze di tutti gli stakeholder per il successo del progetto” non è casuale. Il programma è stato creato mettendo insieme relazioni tecniche sulla gestioni delle parti interessate, quali quelle dei rappresentanti del PMI Rome Italy Chapter (molto apprezzate e con diverse domande), e interventi che hanno messo insieme la progettualità del territorio siciliano, attraverso il Distretto Micro e Nano Tecnologico siciliano, la Regione Siciliana con il RIS 3 e progetti di altri territori virtuosi quali le Reti d’Impresa presentati dal Dr. Landi e GENNAIO 2014 Numero 15 19 dal Dr. Mazzoni. C’è già stato un articolo su questo evento da parte del PMI Rome Italy Chapter giusto? [n.d.r. lo trovate a pag. 11 nel no. 14 Ottobre 2013] Quale può essere il ruolo del Project Management in un percorso di riscossa della tua regione, anche in vista della prossima definizione del RIS3 della Regione Siciliana per il 2014-2020? Un tentativo avviato dal Dr. Emanuele Villa, uno dei nostri relatori della giornata su Stakeholder Management, proprio sul percorso partenariale nella definizione della RIS3 della Regione Siciliana, è stato quello di applicare una metodologia e un approccio fondate sull’ascolto, la condivisione e la responsabilizzazione dei diversi soggetti. L’ente pubblico deve essere un soggetto facilitatore dei processi sul territorio, oltreché il proponente nelle commissioni e negli incontri europei della progettualità (insieme alla rappresentanza politica Grazie al processo di analisi è stato possibile identificare gli attori (stakeholders), dare attenzione al nuovo (non standardizzato), prestare ascolto a tutti gli stakeholder alla ricerca di una strategia condivisa. Adesso bisogna costruire il portfolio progetti e far partire i piani. La metodologia e le tecniche delle 3P (Project, Program, Portfolio Management) sono essenziali sia in questa fase che nella fase di realizzazione. Bisognerebbe avere già adesso delle figure professionalmente preparate ed etiche (secondo i dettami del codice di comportamento del PMI), che sostengano le attività di preparazione del progetto. Le Università e i centri di ricerca pubblica e privata dovrebbero partecipare sia nella conoscenza tecnica che manageriale a costruire le nuove figure e realtà produttive insieme alle imprese del territorio. Bisogna diffondere concetti semplici di managerialità a tutti i livelli: il Project Management lo inserirei come materia da nazionale). studiare nelle scuole superiori e nelle Università, come lo sono già l’inglese e l’informatica. Quali sono le specificità del Project Management in campo farmaceutico e quale il suo livello di maturità in questo specifico settore? Il Project Management in campo farmaceutico è molto spinto per lo sviluppo clinico. Infatti, la visione olistica degli anni ’90 che vedeva lo sviluppo farmaceutico come progetto unico ha lasciato il posto al Program Management. Il Portfolio Management si sta sviluppando, anche se per risultati concreti si dovrà ancora attendere. E’ finita, infatti, l’era dei blockbuster e le aziende si ritrovano linee di R&D poco produttive rispetto agli anni/decenni passati. Di recente ho visto con piacere il PM applicato all’analisi e contenimento dei costi dei medical device, studio condotto dalla Cattolica su incarico del Ministero della Salute. Mi è sembrata un’intelligente prospettiva d’uso! GENNAIO 2014 Numero 15 20 Quando il progetto è Software E’ stata pubblicata la nuova “Extension” al PMBOK 5th Edition dedicata ai progetti nel campo dello Sviluppo Software Le "estensioni" del PMBOK® Nel 2013 la libreria delle Extension si è arricchita di un nuovo titolo: “Software Extension to the PMBOK® Guith de 5 Edition” (SE). Erano anni che se ne parlava, la gestazione è stata lunga ma il prodotto lo meritava. D’altra parte, come anche noi del PMI Rome Chapter abbiamo notato, c’è un crescente interesse da parte della comunità dei Project Manager Informatici che sono alla ricerca di una guida che li aiuti nel loro lavoro. Io ho approcciato il mondo degli standard di Project Management molti anni fa e sono la prima ad affermarne l’utilità, soprattutto in un mondo basato sul rischio e sui rapidi cambiamenti. Eccoci accontentati! La guida descrive i processi applicabili a cicli di vita adattivi fatti per facilitare i cambiamenti e coinvolgere in modo massiccio gli stakeholder, e predittivi, e un’ampia descrizione delle loro caratteristiche potrà orientare il lettore. L’audience di questa guida è particolarmente affollata, a voler significare quanto sia importante, in questo campo, la condivisione di una linea guida con tutti gli stakeholder. La guida è fatta in collaborazione con IEEE e condivide la terminologia con “ISO/IEC/IEEE Standard 24765 for System and Software Engineering”. Come si vede ha tutte le carte in regola per diventare un testo fondamentale. Le maggiori differenze Vediamo adesso le maggiori differenze tra la SE e il PMBOK® 5th Ed. In scope Management è introdotta una “Activity Oriented WBS” essenziale in un settore in cui il deliverable è di sua natura intangibile, e, a seguito di questa, una “Rolling Wave Elaboration of WBS” atta a catturare le elaborazioni progressive dello scope per cicli di vita predittivi, seguita da un Rolling Wave Planning per cicli di vita adattivi. Questo è un grosso passo avanti per uno standard che ha basato la sua costruzione sui deliverable e che, ora, è costretto a fare i conti con un risultato intangibile la cui definizione è spesso risultato di ricicli e prototipi. Il PMBOK®, infatti, dice: ‘ in the context of the WBS, work refers to work products or deliverables that are the result of activity and not to the activity itself’. In queste parole si vede l’impronta di un Project Management di tipo ingegneristico il cui risultato è prevedibile e tangibile. Ora, a confronto con prodotti software, un ERP, un’applicazione, un servizio questa definizione deve cambiare. Il processo ‘Collect requirement’ dovrebbe essere letto come ‘Elicit requirements’. I requisiti dovrebbero essere ricavati, dedotti, nella fase di inizio e pianificazione, ma nel corso del ciclo di vita ne potrebbero emergere altri (vedi cicli di vita iterativi) che saranno controllati attraverso versioni attentamente misurate in termini di tempi, costi, qualità. E documentati secondo le specifiche del Software Requirements Specification (SRS): IEEE Standard 830 e IEEE Standard 1362. La WBS a livello alto suddivide il progetto nei processi del ciclo di vita o nelle attività non più nei deliverables. La WBS è elaborata secondo la tecnica rolling-wave a rappresentare la crescita di comprensione dello scope man mano che si procede. Il problema dell’utilizzo di questo approccio sta nella costante attenzione a tempi e costi, che devono essere sempre considerati come vincoli., La stima dei forecast può essere più faticosa ma si può fare utilizzando function point e LOC (line of code). In ogni caso bisogna dedicare un impegno costante a questo magari suddividendo il progetto in progetti più piccoli e utilizzando tecniche di Program management che, per loro natura, sono adatte a misurare grappoli di progetti. In time management sono introdotti nuovi metodi (Schedule as independent variable, iterative scheduling, on-demand scheduling, portfolio management scheduling) che dovrebbero coprire tutte le casistiche. Concordo sul fatto che la schedulazione di un progetto software è guidata dal rischio, dalla disponibilità delle risorse, dal business value e dal metodo di schedulazione usato. Ancora di più mi piace l’affermazione che deve rimanere flessibile, ma aggiungo anche che il Project manager deve focalizzarsi sul risultato. Ma quale? Ricordiamoci che il progetto software ha impatto su ‘clienti’ che spesso fanno fatica ad immaginare ed a tradurre in parole le loro aspettative. Conclusioni Ne consegue che indubbiamente il rischio maggiore dei progetti software è il disallineamento tra gli stakeholder. Ancor più rischiose però sono le aspettative nascoste. Il maggior nemico del Project Manager è lo sponsor che ha in mente un beneficio che non viene chiaramente comunicato, perché pensa che si realizzerà automaticamente con il rilascio di una nuova applicazione. Il PM, infatti, si trova a mediare i problemi di un cliente ,che vuole che tutto si muova per non cambiare niente, e di una Direzione, che non ha il coraggio di dire che sta cambiando processi e ruolo degli addetti. Ci vuole umiltà nel chiedere, sensibilità nell’ascoltare e la consapevolezza che il nostro prodotto sarà usato da chi deve raggiungere un obiettivo di business in modo efficiente. Questi sono i veri cardini di un buon progetto software. Anna Maria Felici è Presidente del PMI Rome Italy Chapter Un passato da EDP Manager e PMO. Attualmente Formatrice di Project Manager di grosse aziende informatiche. Certifica® ® ta PMP e IBITGQ Principles of IT Governance Foundation Level. GENNAIO 2014 Numero 15 21 Project Management & Empowerment Comunicazione non verbale nella gestione degli stakeholder Le attività in carico al Project Manager sono numerose e trasversali ed ognuna di esse rappresenta un insieme di conoscenze che il PM attraverso formazione specifica, esperienza sul campo e una buona dose di curiosità può apprendere ed accrescere nel corso della sua carriera. Nei settori in rapido cambiamento che seguono le evoluzioni del mercato e delle tecnologie, il PM è chiamato sempre più spesso ad essere il motore del cambiamento su tutti gli aspetti connessi alla gestione del progetto, dove la gestione degli stakeholder ed in particolare del team di progetto rappresentano gli elementi chiave. In quest’articolo ci vogliamo soffermare sulla “contaminazione” che abbiamo realizzato tra gli standard di PM e la CNV (acronimo di Comportamento/Comunicazione Non Verbale). Per iniziare fissiamo il nostro “sistema di riferimento” definendo gli elementi di cui abbiamo bisogno in questa trattazione. Cosa si intente per CNV Già dai primi anni ’50 dello scorso secolo, l’applicazione della teoria dell’informazione nell’ambito dei fenomeni comunicativi ha determinato una sorta di rivoluzione copernicana: il focus si è spostato dalle “persone che comunicano” al “comportamento della comunicazione”. Ne è risultata una visione della comunicazione come un “sistema” composto non solo dal linguaggio ma soprattutto da gesti, movimenti del viso, contatti, distanza interpersonale, postura e così via. Nel 1956 Gregory Bateson introduceva per la prima volta il concetto di meta-comunicazione, ovvero una visione determinata dall’ osservazione dell’esperienza quotidiana, dove i comportamenti comunicativi svolgono ormai nei rapporti umani un ruolo molto più ampio del semplice scambio di informazioni attraverso la parola. Albert Mehrabian, nella famosa schematizzazione percentuale delle componenti comunicative, assegnava alla comunicazione non verbale il 55% del totale, alla comunicazione paraverbale il 38% del totale ed alla comunicazione verbale il restante 7%. Queste evidenze spostano di molto l’attenzione sul “come” nella comunicazione, laddove fino a quel momento il “cosa” era considerato il vero senso del comunicare. Questo “come” ovvero la componente emotiva implicita d inconscia, nella comunicazione non verbale transita attraverso due canali fondamentali: il corpo ed il volto. Il corpo rivela con precisione in che modo le persone gestiscono un’emozione utilizzando segnali non univoci, mentre il volto codifica espressioni facciali specifiche per ciascuna emozione. Facial Action Coding System (FACS) Il metodo FACS (Facial Action Coding System), nasce a fine anni ‘70 grazie al lavoro di Paul Ekman, Wallace V. Friesen e Joe Hager, sulla base dell’indagine scientifica iniziata da C. Darwin nel 1872 con il famoso testo “Le espressioni delle emozioni nell’uomo e negli animali” e sviluppata da S. Tomkins, di cui P. Ekman è stato allievo. Il sistema di codifica FACS analizza le espressioni facciali scomponendole nelle più piccole unità d'azione fondamentali (Action Unit - AU) e, attribuendo a ciascuna unità un significato (decodifica), permette la lettura delle emozioni di una persona. Le tecniche per la misurazione del comportamento facciale sono nate sostanzialmente per rispondere ai quesiti riguardanti i legami esistenti tra le espressioni del viso e le caratteristiche di personalità, l’esperienza emotiva, i processi comunicativi, ecc. Le emozioni di base quali sorpresa, paura, disgusto, disprezzo, tristezza e felicità sono registrate da cambiamenti dei muscoli della fronte, delle sopracciglia, delle palpebre, delle guance, del naso, delle labbra e del mento. L’applicazione delle tecniche di codifica del FACS ha aperto successivamente la strada all’indagine scientifica sui cosiddetti “indicatori di menzogna” già oggetto di interesse da parte di Sigmund Freud. Fin dai primi anni della nostra vita, la bugia si configura come lo spazio della fantasia; solo da adulti scopriamo l’utilità secondaria della menzogna, dettata dalle regole di esibizione cui dobbiamo sottostare per mantenere la nostra appartenenza ad un gruppo, Lapsus verbali, gestuali, microespressioni del volto, alterazione della fisiologia: questi e tanti altri gli “indicatori di menzogna”, svelano implacabilmente il nostro vero essere. L’insieme di questi elementi di comunicazione, in parte innati, in parte appresi e successivamente interiorizzati fino a non accorgersi del loro utilizzo “spontaneo”, in parte effetto del condizionamento sociale e dell’apprendimento cosciente, costituiscono gli elementi della comunicazione non verbale. Oggi questi elementi e strumenti hanno oggi importanti applicazioni in ambito scientifico, diagnostico, terapeutico, criminologico ed nelle relazioni aziendali a tutto tondo, dalle attività di coordinamento e relazionali e quelle di assessment e selezione delle risorse umane, agli strumenti forniti ai negoziatori professionali (venditori, manager, Responsabili di progetto). PME: Project Management & Empowerment L’approccio metodologico che abbiamo chiamato “Project Management & Empowerment” (PME) è frutto della condivisione di comuni esperienze aziendali. Spesso ci è capitato di condividere, con diverse posizioni e ruoli, progetti di grande importanza. In questi contesti, abbiamo rilevato che i motivi più frequenti di criticità non erano legati alle attività ed alle difficoltà di implementazione o di organizzazione, ma a problemi di relazione tra i singoli partecipanti. Spesso nelle riunioni di progetto erano evidenti “schieramenti”, logiche di squadra o cartello; molto spesso gli ostacoli nella relazione erano molto più impattanti sugli avanzamenti delle attività delle criticità legate ad aspetti tecnici o economici. Da qui l’interesse verso le competenze relazionali o soft skills, che il PM deve possedere GENNAIO 2014 Numero 15 22 ed utilizzare per gestire le relazioni al meglio. Ad una prima analisi è emerso che l’attenzione prestata verso questi strumenti non era la stessa impiegata nella descrizione e trasferimento delle “hard skills” verso il PM: la quantità e soprattutto la qualità di questi strumenti era decisamente insufficiente. Abbiamo quindi condiviso che il repertorio delle scienze comportamentali fosse il contenitore adeguato e qualificato all’interno del quale reperire strumenti, metodologie e soprattutto centralità sul tema “dinamiche relazionali”: questo cambio di prospettiva è quello che caratterizza l’approccio PME. Questo approccio metodologico è stato fatto oggetto di verifiche e test nel mondo del PM infatti Il nostro primo obiettivo è stato quello di presentare questa “prospettiva” ad un numero più ampio possibile di interlocutori qualificati per ricevere tutti i feedback necessari a verificare l’attendibilità e l’utilità del nostro approccio. Per esempio, insieme a dei colleghi Ingegneri, abbiamo scritto una sceneggiatura ed interpretato un cortometraggio su una riunione di PM, nel quale emergevano quelle logiche e comportamenti di cui parlavamo prima. La proiezione di questo filmato, presso l’Università di Tor Vergata, ha avuto un grande successo sia in termini di interesse che di qualità dei feedback ricevuti. Abbiamo poi presentato il nostro approccio in un evento organizzato presso l’Ordine degli Ingegneri di Roma al quale è poi seguito anche un articolo su una rivista di settore. Lo scorso ottobre siamo stati relatori al 3° Aperitivo di Project Management organizzato dal PMI Rome Italy Chapter e anche in quell’occasione l’interesse e l’apprezzamento dimostrato dai colleghi del Chapter ha rappresentato un’ulteriore e qualificata conferma della correttezza metodologica. Applicazione all’interno dello standard PMI Il nostro contributo, attraverso l’approccio PME, è indirizzato ad una integrazione contenutistica di alcune aree di conoscenza dello Standard PMI. Tale integrazione di contenuti è basata sui contributi sperimentali e scientifici che le moderne neuroscienze del comportamento emotivo hanno fornito alla comprensione delle dinamiche sottostanti la relazione umana nei vari ambienti e contesti come la “Gestione dei Processi di Cambiamento” e la “Gestione delle Comunicazioni”. Gli strumenti pratici che l’approccio PME fornisce pongono particolare attenzione all’efficacia della comunicazione che noi rappresentiamo come la sintesi tra il “cosa” ed il “come”. Per gestire il “cosa” dobbiamo focalizzarci sugli elementi di chiarezza espositiva, attendibilità metodologica e fondatezza dei contenuti, viceversa il “come” comunicativo pone l’accento sul modo in cui i concetti vengono condivisi, ovvero sull’uso del linguaggio verbale, paraverbale e non verbale come strumento per la creazione di empatia e consenso … proprio quel “consenso” che il buon “leader” deve riuscire ad ottenere. Conclusioni La comprensione di queste dinamiche e l’utilizzo consapevole delle proprie specificità caratteriali permette al PM una “flessibilità” comportamentale che lo libera dalla schiavitù del cosiddetto “talento naturale”. La convinzione, ancora oggi vigente, è che per essere all’altezza di certi ruoli aziendali è necessario possedere dei “talenti innati” come la capacità spontanea di creare empatia, l’assertività ed una certa dose di sfrontatezza e di aggressività è una visione che il PME si propone di ridimensionare: ognuno di noi, per quello che esprime in termini di personalità e caratteristiche, è in grado di creare un suo “stile di comunicazione efficace”, ponendo attenzione e sfruttando consapevolmente i risultati dell’auto-percezione emotiva e capitalizzando al meglio i feedback che “gli altri” ci mettono a disposizione continuamente ed in maniera fedele e veritiera. Basta non limitarsi a “guardare” ma imparare ad “osservare”. Alessandro Balzerani: Si è laureato in Filosofia (con indirizzo Epistemologico – Filosofia delle Scienza) presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Ha approfondito gli studi sul comportamento umano, con particolare attenzione al mondo delle emozioni e dei comportamenti motorio gestuali. E’ Codificatore Internazionale FACS (Facial Action Coding System di P. Ekman, W. Freisen & J. Hager), Diplomato Master Analista Emotusologo, Certified M.E.T.T. Advanced (Micro Expression Training Tool by Paul Ekman). Ha approfondito gli studi sulla neurofisiologia delle emozioni con Joseph LeDoux, sull’Intelligenza emotiva con Daniel Goleman e sui rapporti tra l’attività dei neuroni specchio e la formazione delle emozioni con il Prof. Marco Iacoboni (UCLA Los Angeles) E’ certificato “Practitioner” e “Master Practitioner” in Programmazione Neurolinguistica presso la Society of NLP. Ha conseguito il Master MBA ed ha costruito una significativa esperienza nel Marketing, nelle Vendite, nel BD e nel Training in grandi aziende nazionali e multinazionali. Attualmente è Responsabile del Training presso una delle aziende del Gruppo Poste Italiane. Collabora con Università, gruppi di ricerca, organizzazioni no profit ed è Presidente della Sezione Lazio dell’Associazione Analisti Emotusologi Italiani. Fabrizio Colista, PMP®, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. In ambito professionale ha costruito una solida esperienza di Project e Program Management oltre che di Trainer in diversi settori tra i quali Marketing di Prodotto, Supply Chain Management, Implementazione Warehouse Management Systems, Business Process Engineering, per aziende nazionali che multinazionali. Attualmente è Responsabile di Progetti di Integrazione presso una della Aziende del Gruppo Poste Italiane. Ricopre inoltre la carica di Vicepresidente dell’ALITUR (Associazione Laureati Ingegneria Università di Roma Tor Vergata). Email: [email protected]. GENNAIO 2014 Numero 15 23 Giancarlo Duranti Unplugged Sin da piccolo sono stato appassionato di cavalli. Ho iniziato a praticare la specialità del salto ad ostacoli perché mi affascina l’intesa che si crea tra uomo e animale. Come si dice in gergo approcciando l’ostacolo, bisogna gettare il cuore oltre. Quando però s’inizia a montare un cavallo nuovo, c’è una fase della preparazione che si chiama “mettersi insieme” con il cavallo. L’equitazione moderna richiede l’adattamento del cavaliere al cavallo, rimanere in equilibrio sulle staffe accompagnando l’animale al salto e mettendolo nelle condizioni migliori per compiere il gesto atletico con la massima armonia. Da qui il “mettersi insieme”. E’ bene precisare che il cavallo in natura non salta: quando possibile tenta sempre di aggirare gli ostacoli, ma anche lui ha una testa e reagisce agli stimoli che provengono dall’esterno. La bravura del cavaliere sta nel saper creare le condizioni migliori per portare il cavallo davanti all’ostacolo con la massima naturalezza e senza costrizioni. Che emozione quando al galoppo gli si chiede quel mezzo passetto in più per trovare la distanza giusta e poi via, entra il turbo, i posteriori sotto la pancia e oplà ci si trova dall’altra parte! A questo gesto, che a vederlo sembra così naturale, ci si arriva via via con il convincimento, con la preparazione atletica, con il ripetersi di esercizi mirati al quel mettersi insieme che è indispensabile per trovare la sintonia tra cavallo e cavaliere. Questa esperienza è stata per me il filo conduttore della mia vita professionale. Nato come programmatore, dopo aver scritto diverse linee di codice per l’allora IT di SIP mi sono subito interessato a cosa ci fosse dietro alle specifiche funzionali, dall’analisi dei processi a come realizzare le soluzioni che meglio li supportano. Da qui l’interazione con un bacino di stakeholder molto più ampio e la necessità di quel “mettersi insieme” per fare bene. Ho iniziato a lavorare in una società d’ingegneria del gruppo Acquamarcia dove ho appreso l’ efficacia del Project Management, dove ho capito la valenza dell’utilizzo di un metodo strutturato, basato su processi ripetuti e ben definiti. Questa esperienza più tardi è stata lo stimolo trainante per acquisire un metodo universalmente riconosciuto: le certificazioni PMP e CBAP e la partecipazione a eventi professionali che rappresentano ancora quel “mettersi insieme” per lavorare meglio e con più profitto. Come analista di sistema e come project manager ho lavorato prima in SIP e poi in Telecom Italia. Con l’entusiasmo di affrontare un nuovo percorso ad ostacoli ho colto l’opportunità di mettere a frutto le mie esperienze in ambito internazionale partecipando a varie start-up. Per circa quattro anni ho lavorato e vissuto come expat in Brasile, Cuba e Stati Uniti. Ancora una volta il principio dell’equitazione naturale mi è stato utile perché lavorare in contesti di tipo internazionale richiede capacità di adattamento continuo, di equilibrio e ancor più di saper coinvolgere gli altri a “mettersi insieme”. Apprezzando le iniziative delle comunità PMI e IIBA, partecipo come speaker a incontri formativi e congressi, scrivo articoli e contribuisco allo sviluppo degli standard, guidato dalla passione del trasferire le proprie conoscenze ed esperienza agli altri. Passo il mio tempo libero praticando diversi sport, dalla montagna (estate e inverno) al mare (sopra e sotto l’acqua). Mi piace cucinare e soprattutto bere bene. Il mio hobby preferito però rimane sempre la campagna. Nella mia piccola azienda, nel Viterbese, coltivo nocciole che conferisco in una cooperativa di produttori nella quale sono socio. Amo la famiglia e i principi che la sorreggono, ma soprattutto amo la mia compagna Eleonora con la quale ho iniziato il percorso ad ostacoli più bello e entusiasmante della mia vita: l’ormai prossima nascita di nostra figlia. Giancarlo " WEBINAR 2014 Sono partiti due importanti serie di Webinar Program Management Standard per info: www.pmi-rome.org/calendario-eventi-2/webinar/webinar-agile/ Agile Project Management per info: www.pmi-rome.org/calendario-eventi-2/webinar/webinar-program-management/ Vedi anche articolo a pag. 12 e 13 di questa newsletter! Ogni webinar permette di maturare 1 PDU GENNAIO 2014 Numero 15 24 Danilo Scalmani Unplugged Questo per me è un anno importante poiché ho celebrato il mio primo mezzo secolo di vita (detto così fa impressione vero?) e i miei primi trent’anni di attività. Entrambi gli eventi meritano di essere tenuti in giusta considerazione e raccontarmi in questo “unplugged” può rappresentare anche un modo un po’ autoironico di tirare le prime somme. Nasco a Roma il 26 settembre di 50 anni fa, e sicuramente il segno della bilancia ha in qualche modo condizionato il mio futuro ed ha designato ante tempo il “project manager” che era in me! La ricerca dell'equilibrio sopra ogni cosa, accompagnata da praticità e pragmatismo con una forte attenzione e propensione ai rapporti sociali, è sicuramente un tratto fondamentale che in qualche modo ho ereditato dallo zodiaco, così come l’essere disinvolto e senza particolari pregiudizi, sempre pronto ad accettare nuove sfide soprattutto se si tratta di affrontare delicate trattative. Questo non vuole dire che l’impulsività e l’impeto siano ben lontani dalla mia sfera emozionale (e chi mi conosce bene, sarà sempre pronto a confermarlo), ma forse è proprio questo continuo altalenare tra “cuore” e “ragione”, tra Dr. Jekyll e Mr. Hyde che mi diverte, rende ogni momento unico, irripetibile e che mi da la forza ed il coraggio di cercare sempre nuovi obiettivi e vivere con intensità e passione. La passione per la mia famiglia, composta dalla mia adorata e bella moglie, da due meravigliosi bimbi di sette e quattro anni, alla quale recentemente si è aggiunta una adorabile chihuahua (che mi ha colpito per la sua grandezza di spirito e di carattere inversamente proporzionale alle sue dimensioni). La passione per la fotografia, che permette di fermare un attimo e di goderlo poi per tutta la vita. La passione per lo sci, che basa la propria tecnica su quanto lo spirito di conservazione ti suggerisce come innaturale, e invece giù quasi ad abbracciare il vuoto. La passione per il mare e il vento, che da fraterni amici ti concedono ebbrezza e divertimento ma che in cambio ti chiedono di saperli ascoltare e capire con attenzione e con rispetto. La passione per la tecnologia, quella tecnologia “buona”, mai subita come moda o tendenza (forse è per questo che detesto l’iPhone?), ma vissuta da protagonista, avendo avuto la fortuna di occuparmi professionalmente di fenomeni di radicale trasformazione nel momento stesso in cui avvennero (e vi assicuro che trovarsi al posto giusto al momento giusto non sempre è dovuto solamente alla fortuna - la comprensione degli “environmental factors” docet) passando per l’avvento del Personal Computer e la realizzazione delle reti locali e geografiche, nonché lo sviluppo e la trasformazione delle reti di telecomunicazioni da wired a wireless con tanto di servizi a valore aggiunto a corollario, primo fra tutti l’invenzione del prepagato (Ottobre 1996 – lancio del primo prepagato per TIM ed io ero nel team di project management dell’azienda che ha realizzato “il sogno”), passando per i vari WEB 1.02.0 e Mobile App (mercato nel quale attualmente opero). Si, passione per questo “mestiere” (permettetemi di definirlo così nella accezione più alta della parola) o “arte” di Project Manager, che io ho imparato a fare “dalla strada”, che mi ha portato in giro per il mondo, mi ha fatto scoprire e capire culture diverse e soprattutto conoscere persone fantastiche; da ognuna ho imparato un po’ e continuo a farlo giorno dopo giorno, perché le persone sono e rimangono il nostro più importante asset. The time is gone the song is over, thought I'd something more to say. (Special thanks to Pink Floyd) Danilo COMITATO DIRETTIVO del CHAPTER: Segreteria Organizzativa Presidente Anna Maria Felici Programmi e Sviluppo Professionale: Sergio Gerosa Associazione e Pubbliche Relazioni: Vincenzo Arnone Organizzazione Interna: Antonietta Fiorentino Tesoreria: Silvia Frigerio COMITATO DI REDAZIONE della NEWSLETTER: Telefono: 06 9294.6741 Responsabile: Sergio GEROSA E-mail: [email protected] Sito Web: www.pmi-rome.org Comitato di Redazione de “Il Corriere del PM”: E-mail: [email protected] Vincenzo ARNONE, Roberto ASCIONE, Angela ALLEVI, Raffaele AVELLA, Maria Natalia CARDULLO, Domenico CASTALDO, Emanuela DE FAZIO, Andrea DELLE PIANE, Giancarlo DURANTI, Pasquale D'URSO, Patrizia GENTILE, Giovanni GIULIANI, Orlando LIO, Vito MADAIO, Luciano MARIANI, Grazia Livia NOCCA, Carmine PARAGANO, Cristina PATERNOSTER, Antonio STURIALE, Tiziano TARANTINO, Roberto TARASCHI, Alessandro VARESANO
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