Manuale del Piano di Zona

CONFERENZA DEI SINDACI
DEI COMUNI DEL TERRITORIO
DELL’AZIENDA ULSS N.20
MANUALE
DEL PIANO
DI ZONA
DEI SERVIZI
ALLA PERSONA
Indice
PRESENTAZIONE
PREMESSA
- L’individuazione
degli obiettivi strategici
e delle priorità di intervento
- L’approvazione
- L’attuazione del Piano
di Zona e il sistema
informativo
- Il monitoraggio, la verifica
e la valutazione
2.3 Gli strumenti
della pianificazione
- Gli strumenti della
partecipazione
- Gli strumenti attuativi
2.4 Il Piano di Zona
e le altre pianificazioni
3
5
1. IL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
1.1 Definizione
1.2 Il ciclo di vita
del Piano di Zona
1.3 I principi ispiratori
1.4 Le finalità strategiche
1.5 I contenuti generali
1.6 Gli attori della
pianificazione locale
- Il Comune
- La Conferenza dei Sindaci
- La Regione e le Aziende ULSS
- La Provincia
- Gli altri soggetti pubblici
- Il Terzo Settore
- Gli altri soggetti privati
- La comunità locale
1.7 L’ambito territoriale
2. IL PROCESSO DI COSTRUZIONE
E ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA
2.1 Dalla programmazione
partecipata alla valutazione
2.2 Le fasi del Piano di Zona
- L’iniziativa
- L’elaborazione
della base conoscitiva
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DEI SERVIZI ALLA PERSONA
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3. IL SISTEMA DELLE REGOLE LOCALI
E LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
3.1 Introduzione
3.2 Gli aspetti innovativi
- La partecipazione
- Le relazioni tra i soggetti
- Indicazioni di metodo
- L’articolazione
e l’organizzazione dei Tavoli
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ALLEGATI
Avviso pubblico
Dichiarazione di partecipazione
Patto di partecipazione
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47
1
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31
31
31
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Presentazione
Compito difficile ma entusiasmante quello
che deve svolgere chi ha la responsabilità
di pensare ed attuare le politiche sociali,
perché queste, più di qualunque altra, riguardano direttamente il “benessere” delle
persone.
Un benessere non economico ma legato alla dimensione complessiva di vita di ciascuno, al disagio che vive ed alle capacità che
possiede, ai bisogni che deve soddisfare e
alle risorse che gli sono proprie, alla volontà
di migliorarsi e alle potenzialità che è in grado di esprimere.
Approcciare il sociale mettendo al centro la
persona significa proprio questo, cioè riconoscere che esistono diritti sociali inalienabili di ciascun individuo sui quali fondare il
sistema di prevenzione, tutela e promozione
e che è a partire da questi che vanno organizzati e gestiti i servizi, gli interventi e i
progetti.
Un compito difficile, dunque, ma sicura-
mente più realizzabile se alla sua attuazione
concorrono tutti i soggetti che compongono
la comunità locale, ognuno per la propria
parte, con il proprio ruolo e secondo le proprie competenze e conoscenze.
Il presente Manuale ha l’obiettivo ambizioso
di permettere a chiunque lo prenda in mano di comprendere il significato di termini e
concetti che spesso appaiono distanti e limitati solo agli addetti ai lavori, quali la pianificazione, la partecipazione, la valutazione.
La finalità complessiva è non solo di suscitare interesse, ma di aprire nuovi spazi di
coinvolgimento e protagonismo, nella convinzione che il modello di welfare di cui una
comunità si dota ha senso e può funzionare
solo se tutte le persone partecipano pienamente alla sua programmazione e realizzazione.
La convinzione è che con questo Manuale
si è aperta una strada, che ora merita di essere percorsa.
Il Presidente della Conferenza
dei Sindaci
Paolo Zanotto
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
3
Premessa
La Conferenza dei Sindaci dei trentasei
Comuni che costituiscono il territorio dell’Azienda ULSS n. 20 ha avviato il processo
di costruzione del nuovo Piano di Zona dei
Servizi alla Persona 2007-2009.
Si tratta della terza “edizione” di questo fondamentale atto di pianificazione delle politiche sociali e socio sanitarie, dopo quelle realizzate nel 1999 e per il triennio 2003-2005.
Nell’intento di consolidare le positive esperienze del passato, ma anche con la volontà
di dare un significato diverso alla pianificazione zonale, la Conferenza dei Sindaci ha
posto come presupposto innovativo l’elaborazione di un sistema di regole che, all’interno della normativa esistente, faccia emergere le specificità del territorio locale.
Per conseguire questo risultato sono stati
avviati due percorsi paralleli.
Il primo, di carattere giuridico teso ad evidenziare l’intero quadro legislativo di riferimento, è stato realizzato compiendo un’analisi delle svariate disposizioni normative sia
di rango nazionale (leggi, decreti legislativi,
…) che regionale (leggi e deliberazioni) che
si sono avvicendate, sovrapposte o affiancate nel corso del tempo.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Il risultato di questa attività, che si è concretizzata in due successivi documenti, uno di
ampio respiro sui principali riferimenti normativi connessi alla pianificazione zonale,
l’altro centrato in specifico sul concetto di
“Piano di Zona” ed organizzato per schede
tematiche1, ha evidenziato gli aspetti vincolanti e, soprattutto, messo in luce ampi spazi di discrezionalità.
Il secondo percorso, invece, ha affrontato
in modo innovativo anche dal punto di vista
metodologico gli aspetti relazionali e organizzativi connessi alla pianificazione zonale.
Attraverso una vera e propria ricerca si è
giunti alla definizione di un “Sistema delle
Regole”2 che definisce a livello locale alcuni aspetti fondamentali per la costruzione
del Piano di Zona quali la partecipazione, le
relazioni tra i soggetti, l’organizzazione dei
tavoli.
L’intero processo ha trovato la sua conclusione nell’elaborazione del presente Manuale,
1. Entrambi i documenti sono disponibili presso l’Ufficio del Piano di Zona.
2. Il relativo “Rapporto di ricerca per la costruzione
del Sistema delle Regole” è parimenti disponibile
presso l’Ufficio del Piano di Zona.
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documento approvato dalla Conferenza dei
Sindaci, che si pone quale primo tentativo
di concretizzare i principi di sussidiarietà,
partecipazione ed evidenza pubblica, di
gettare le premesse per la costruzione, da
parte di tutte le realtà presenti sul territorio,
della “rete” sociale.
In questa logica il documento contiene un
insieme di regole ed indicazioni che, senza
la pretesa di essere esaustive, disciplinano
il processo di costruzione e di realizzazione
del Piano di Zona e definiscono, in concre-
6
to, un modello specifico di pianificazione
zonale partecipata e condivisa.
In ultima analisi, il Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona intende essere
un supporto chiaro e di facile lettura per gli
operatori e per tutti coloro, singoli cittadini,
famiglie, associazioni, istituzioni, che desiderano approfondire i temi connessi alla
pianificazione di zona e, nel contempo, ha
l’ambizione di rappresentare uno stimolo
alla riflessione sulle politiche sociali della
comunità locale.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Il piano di zona dei servizi
alla persona
1.1 Definizione
Il Piano di Zona è uno strumento conoscitivo e di pianificazione territoriale.
Il Piano persegue tre obiettivi fondamentali:
• definire, organizzare le politiche sociali
e socio sanitarie di un ambito territoriale
per un periodo di tempo determinato;
• favorire il riordino e la messa in rete di
una pluralità di servizi e interventi che si
sono sviluppati nel tempo in modo tale
da divenire un vero e proprio “sistema”;
• attuare la programmazione e la progettazione definita.
Il Piano di Zona è definito, infatti, come lo
strumento primo e fondamentale con il quale i Comuni che compongono il territorio di
una Unità Locale Socio Sanitaria, d’intesa
con la stessa e con il concorso di altri soggetti che si occupano di servizi sociali, realizzano “il sistema integrato di interventi e
servizi alla persona”.
È un sistema rivolto a tutti i cittadini che,
mettendo in relazione tra loro le varie politiche e governando in modo unitario i diversi
servizi, gli specifici interventi e le singole
prestazioni, permette di dare una risposta
efficace ai bisogni della persona e della collettività e ottimizza le risorse umane, professionali, organizzative ed economiche.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Proprio perché “sistema”, il Piano di Zona è
identificato come luogo privilegiato nel quale si opera per la realizzazione di quattro
principali politiche di integrazione:
• istituzionale: tra Comuni appartenenti
allo stesso ambito territoriale;
• inter-istituzionale: tra settori diversi dell’Ente pubblico;
• sociale e socio sanitaria: tra le politiche
sociali e le politiche socio sanitarie;
• comunitaria: tra l’Ente pubblico e le varie espressioni della società civile.
A partire da questa prospettiva il Piano di
Zona, per effetto dell’evoluzione normativa che ha subito nel corso del tempo, di
una maggiore sensibilità culturale e per le
concrete caratteristiche che ha progressivamente assunto, è definito oggi come Piano
di Zona dei Servizi alla Persona.
Infatti, esso si colloca come punto di riferimento generale verso cui convergono innanzitutto le politiche sociali e sanitarie ma
anche, in via progressiva, quelle scolastiche,
formative ed educative, giovanili, del lavoro,
abitative, del tempo libero, ambientali, della
mobilità e della comunicazione.
Politiche che oggi non si limitano solamente a sostenere e a proteggere l’individuo in
situazione di disagio o di bisogno, ma che
si prefiggono la promozione della qualità di
7
vita della persona e quindi, in una parola,
del suo benessere personale e sociale.
Ed è in questa direzione, in base ai principi
di sussidiarietà, partecipazione e solidarietà, che appare necessaria la realizzazione di
forme di integrazione tra tutti i soggetti della
comunità locale.
L’obiettivo è di definire in modo congiunto e
condiviso l’attuale sistema di prevenzione,
protezione e promozione sociale, di delineare le sue prospettive future, di individuare
gli obiettivi strategici e le priorità, di scegliere le modalità di concreta realizzazione.
Il tutto nella piena coscienza che il Piano è
uno strumento vivo e dinamico da gestire
sulla base delle effettive capacità, risorse e
potenzialità del territorio.
1.2 Il ciclo di vita del Piano di Zona
Il Piano di Zona ha una durata triennale.
Tuttavia, essendo un processo continuo
orientato al miglioramento, il Piano può
essere articolato per singole annualità allo
scopo di rispondere meglio alla continua
evoluzione della società in termini di governo del territorio, di sviluppo locale e di qualità della vita delle persone.
Questa flessibilità viene riassunta nell’espressione “ciclo di vita del Piano”, che
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si compone di una serie di fasi tra loro strettamente collegate tanto da formare un processo circolare e permanente:
• la programmazione, che riguarda tutta
la costruzione del Piano fino alla sua approvazione formale;
• la progettazione, che si traduce nella
elaborazione dei progetti, dei servizi e
degli interventi per perseguire gli obiettivi del Piano;
• la realizzazione delle azioni previste con
le forme di gestione e gli strumenti definiti nel Piano;
• il monitoraggio e la verifica finalizzati a
misurare l’efficacia della progettazione
e per rilevarne, nel corso della realizzazione ed al termine della stessa, gli
eventuali scostamenti dalle previsioni
originarie;
• la valutazione, riferita all’intero processo
programmatorio, con la finalità di migliorare le politiche;
• la riprogrammazione, che nello stesso
tempo chiude e riavvia il ciclo.
La particolare attenzione posta di recente
sui temi del monitoraggio, della verifica e
della valutazione conferma che il Piano di
Zona non è un processo chiuso e definito
una volta per tutte con la sua approvazione,
ma può essere modificato e adeguato anMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
che nel corso della sua vigenza qualora se
ne ravvisi la necessità o l’opportunità.
1.3 I principi ispiratori
Il Piano di Zona è elaborato e realizzato secondo una pluralità di principi che trovano
il loro fondamento nella Costituzione (artt.
2, 3, 38, 97 e 118) e nella legge quadro sui
servizi sociali (8 novembre 2000 n. 328),
oltre che in altre norme quali le leggi in materia di procedimento amministrativo e di
diritto di accesso (7 agosto 1990 n. 241)
e di riforma della pubblica amministrazione
(15 marzo 1997 n. 59).
Oltre a rappresentare la base dell’attuale sistema di welfare, essi orientano e permeano
tutta l’attività del Piano che deve svolgersi in
coerenza con le finalità da questi delineate.
Di seguito sono semplicemente elencati i
più rilevanti principi che qualificano alla
base il processo di pianificazione, senza
tuttavia alcun tentativo neppure parziale di
definizione.
Appare opportuno, infatti, che per renderli
davvero riferimento di tutte le attività previste dal Piano di Zona, il loro contenuto scaturisca dall’applicazione concreta e da una
successiva lettura partecipata e condivisa da
parte di tutti gli attori della comunità locale.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
In altre parole, si ritiene che, proprio perché principi ispiratori di tutte le politiche
sociali e socio sanitarie del territorio, il
Piano di Zona debba contenere un’azione
di sistema che preveda la realizzazione di
un percorso orientato in modo specifico in
questa direzione.
I principi di riferimento sono:
• Sussidiarietà
• Cooperazione
• Efficacia
• Efficienza
• Economicità
• Omogeneità
• Responsabilità
• Partecipazione
• Trasparenza
• Pubblicità
• Solidarietà
• Universalità
• Equità
• Integrazione
1.4 Le finalità strategiche
Le finalità strategiche del Piano di Zona sono essenzialmente suddivisibili in due macro categorie.
La prima riguarda in particolare quelle relative alla costruzione delle politiche:
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• promuovere la partecipazione attiva di
tutti i membri della comunità locale;
• sviluppare forme di responsabilizzazione
nella definizione delle politiche sociali;
• avviare una programmazione unitaria all’interno di un determinato territorio;
• definire le politiche sociali e socio sanitarie in modo puntuale ed integrato;
• definire gli obiettivi e le priorità di intervento cui destinare le risorse disponibili;
• rendere omogenea l’offerta di servizi, interventi e prestazioni all’interno di una
medesima area geografica;
• garantire la libertà di scelta del cittadino
nell’accesso ai servizi e la personalizzazione dell’intervento;
• prevedere un sistema di rilevazione della qualità e dell’efficacia delle politiche e
degli interventi.
La seconda categoria in cui è opportuno
suddividere le finalità del Piano di Zona è
riferita, invece, ai processi di governance e
si traduce in:
• valorizzare le iniziative delle persone, dei
nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto
e di solidarietà;
• analizzare l’evoluzione dei bisogni della
popolazione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo;
• individuare le risorse umane, strumentali
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•
•
•
•
e finanziarie disponibili e attivabili sul territorio e garantirne un ottimale utilizzo;
raccordare e armonizzare tra loro (ricondurre a sistema) gli interventi e i servizi esistenti mediante forme di gestione
flessibili, adeguate e tra loro complementari;
definire la ripartizione della spesa tra i
soggetti che sono coinvolti nella pianificazione;
prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento per gli operatori del settore;
assolvere ad una generale funzione informativa e comunicativa.
1.5 I contenuti generali
Per definire i contenuti del Piano di Zona è
necessario fare riferimento alle aree di bisogno ed alle prestazioni di carattere sociale o
legate all’integrazione socio sanitaria identificate dalla normativa e riportate in modo
schematico nella seguente tabella1.
1. In generale, per «servizi sociali» si intendono tutte
le attività che hanno un contenuto sociale, socio
assistenziale e socio educativo. Più semplicemente si fa riferimento ad un universo di servizi, di interventi, di prestazioni e di attività tutti accomunati
dalla valorizzazione del singolo individuo e delle
formazioni sociali in cui vive o si esprime e dalla
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
• Legge n. 328/2000
• Piano sociale
nazionale 20012003
• misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito
familiare servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora;
• misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o
incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana;
• interventi di sostegno per i minori in situazioni di disagio
tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di
accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza;
• misure per il sostegno delle responsabilità familiari;
• misure per favorire l’armonizzazione del tempo di lavoro
e di cura familiare;
• misure di sostegno alle donne in difficoltà;
• interventi per la piena integrazione delle persone disabili;
• interventi per le persone anziane e disabili per favorire la
permanenza a domicilio;
• prestazioni integrate di tipo socio educativo per l’infanzia
e l’adolescenza;
• interventi per contrastare le dipendenze;
• l’informazione e la consulenza alle persone e alle famiglie
per favorire la fruizione di servizi e per promuovere iniziative di auto-mutuo aiuto;
• le misure volte a contrastare la povertà e l’esclusione sociale;
• le misure per favorire l’inclusione della popolazione immigrata.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
11
• D.Lgs. n.
502/1992
•
•
•
•
•
•
•
•
materno infantile;
anziani non autosufficienti;
malati mentali;
persone disabili;
persone con problemi di dipendenza;
persone con patologie a forte impatto sociale (quali hiv);
persone nella fase terminale della vita;
persone con inabilità o disabilità e conseguenti malattie
cronico-degenerative
Con riferimento a tale individuazione, la Regione Veneto ha ritenuto di indicare per il
triennio 2007-2009 le seguenti aree rispetto
alle quali procedere nella costruzione, realizzazione e valutazione del Piano di Zona:
• anziani;
finalità di prevenire, rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona può
incontrare nel corso della propria esistenza, dall’infanzia alla vecchiaia. In una concezione moderna
dei servizi sociali, alle politiche volte a contrastare
il disagio e l’emarginazione sociale si affiancano le
politiche orientate all’agio e cioè a promuovere il
benessere dell’individuo e della società.
Le «prestazioni socio sanitarie» invece sono tutte quelle attività idonee a soddisfare le esigenze
di salute della persona che implicano la compresenza di prestazioni sanitarie vere e proprie e di
interventi di carattere sociale, di protezione della
persona e di supporto.
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DEI SERVIZI ALLA PERSONA
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
disabili;
infanzia/minori e famiglia;
giovani;
immigrazione;
dipendenze;
povertà/emarginazione;
salute mentale;
nomadismo;
prostituzione;
generale (comprende gli aspetti comuni
a più politiche o legati al sistema).
Rispetto ad ognuno di questi ambiti tematici, il Piano, nell’ambito del suo sviluppo,
individua le direttrici di consolidamento e di
innovazione, evidenziando in particolare:
• l’analisi e la valutazione dei bisogni della
popolazione;
• la descrizione sull’offerta dei servizi;
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• le priorità di intervento, gli obiettivi strategici, le azioni;
• gli strumenti e i mezzi;
• le modalità organizzative dei servizi ed
i requisiti di qualità che ne garantiscano l’equa distribuzione, l’omogeneità e
l’uniformità nel territorio;
• l’individuazione, la quantificazione e la
qualificazione delle risorse finanziarie,
strutturali e professionali necessarie;
• le modalità di collaborazione e di coordinamento con i soggetti istituzionali,
sociali e produttivi;
• le forme di concertazione con l’Azienda
ULSS rispetto all’area delle prestazioni
socio sanitarie ed in particolare per garantire l’integrazione tra i servizi sociali
dei vari Comuni e i servizi sanitari distrettuali;
• le azioni locali per lo sviluppo del sistema informativo e per la comunicazione
sociale.
1.6 Gli attori della pianificazione locale
La legge quadro sui servizi sociali (legge n.
328/2000) indica con chiarezza i soggetti
che con ruoli, competenze e responsabilità
diverse, sono chiamati a divenire attori della
pianificazione locale.
Si tratta di: Comuni, Regioni e Aziende Uni-
13
tà locali socio sanitarie, Province, Aziende
Ospedaliere, Amministrazioni pubbliche
e periferiche dello Stato (in particolare del
Ministero dell’Istruzione, del Lavoro, della
Giustizia), Istituzioni di pubblica assistenza
e beneficenza (Ipab), Organismi non lucrativi di utilità sociale (Onlus), Organismi
della cooperazione, Associazioni ed Enti di
promozione sociale, Fondazioni, Enti di patronato, Organizzazioni di volontariato, Enti
riconosciuti dalle Confessioni religiose, Organizzazioni sindacali, Soggetti privati aventi finalità di lucro.
Il Comune
Il Comune è l’ente locale che rappresenta
la propria comunità, ne cura gli interessi e
ne promuove lo sviluppo ed è, nell’ordinamento italiano, l’ente territoriale più vicino
al cittadino.
La legge assegna al Comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione e il territorio comunale, in particolare nei servizi alla persona e alla comunità,
nell’assetto e nell’utilizzazione del territorio
e nello sviluppo economico.
Per tale ragione, il Comune ha la titolarità
dei servizi sociali che comporta:
• la gestione di servizi e l’erogazione di
prestazioni a favore dei cittadini;
• il compito di progettare, realizzare e geMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
stire la “rete” dei servizi sociali;
• il coordinamento degli Enti che operano
nell’ambito di competenza;
• il concorso nella definizione della programmazione sociale e socio sanitaria
delle Regioni;
• la consultazione dei soggetti presenti
nella realtà locale con la finalità di formulare proposte per la predisposizione
di programmi e per valutare la qualità e
l’efficacia dei servizi;
• la promozione e la valorizzazione delle
risorse della collettività locale.
Ne discende che è assegnata al Comune,
singolo o associato, la titolarità e la responsabilità primaria del Piano di Zona e, di
conseguenza, anche una funzione di regia
nei confronti dei diversi attori in un’ottica di
governance.
La Conferenza dei Sindaci
La Conferenza dei Sindaci è l’organismo
che rappresenta l’associazione di tutti i Comuni che formano il territorio di una Azienda ULSS e che, proprio per questo, diviene
titolare del Piano di Zona provvedendo alla
sua elaborazione ed attuazione.
In generale, la Conferenza permette la formazione di un orientamento comune nelle
politiche sociali, socio-sanitarie e sanitari,
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definisce le più importanti pianificazioni sia
di competenza degli stessi Enti locali associati sia proprie dell’Azienda ULSS, svolge
un ruolo di indirizzo e di controllo nei confronti della stessa Azienda ULSS rispetto
alle attività svolte ed all’esame dei principali
atti economico-finanziari.
La Conferenza opera sia direttamente, sia
in forma più ristretta, avvalendosi di un apposito organo denominato Esecutivo e costituito dal Presidente e da quattro Sindaci
rappresentativi dell’articolazione del territorio in Distretti socio sanitari.
Accanto alla Conferenza, sono previsti i Comitati dei Sindaci di Distretto o dei Presidenti
di Circoscrizione composti dai Sindaci dei
Comuni e/o dai Presidenti delle Circoscrizioni di decentramento comunale il cui territorio
rientra nell’area del Distretto socio sanitario.
La Regione e le Aziende ULSS
La Regione ha il compito di programmare,
indirizzare e coordinare gli interventi sociali,
sanitari e socio-sanitari e di verificarne l’attuazione a livello territoriale.
In specifico, la Regione è titolare delle funzioni legislative e amministrative in materia
di assistenza sanitaria e ospedaliera e condivide con gli Enti locali la responsabilità
della programmazione e dell’erogazione degli interventi socio sanitari che costituiscono
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
un livello di integrazione fondamentale da
conseguire con il Piano di Zona.
Per l’esercizio delle proprie funzioni la Regione si avvale delle Aziende ULSS, dotate di
personalità giuridica pubblica e autonomia
imprenditoriale, che sono attori indispensabili per la pianificazione zonale dal momento
che svolgono importanti funzioni per la tutela della salute con particolare riferimento
all’ambito socio sanitario e sanitario.
Le stesse, attraverso la Direzione per i Servizi
sociali, collaborano per quanto di competenza all’elaborazione del Piano e assicurano
il coordinamento e la saldatura tecnica tra
il Piano di Zona, a titolarità comunale, e gli
specifici piani dell’Azienda (Piano Attuativo
locale e Programmi delle attività territoriali).
e le politiche del lavoro e della formazione
professionale.
La Provincia
La Provincia partecipa alla definizione e all’attuazione del Piano di Zona con le modalità definite dalla Regione.
Il suo ruolo fa riferimento, in particolare, alla
raccolta delle conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse disponibili dei Comuni
e degli altri soggetti istituzionali presenti nel
territorio, alla titolarità degli interventi sociali
relativi ai non vedenti, agli audiolesi e ai figli minori riconosciuti dalla sola madre e di
importanti funzioni amministrative aventi un
riflesso sociale quali l’istruzione secondaria
Il Terzo Settore
La legge n. 328/2000 ha tentato per la prima volta di mettere chiarezza nell’ampio e
variegato mondo di chi, in forma associata
ed organizzata, si occupa a qualsiasi titolo
di politiche ed interventi sociali nel proprio
territorio e, proprio per questo motivo, è
chiamato ad avere un ruolo indispensabile
nel processo di pianificazione.
È il mondo del Terzo Settore, ovvero quell’insieme di soggetti che, da un punto di vista generale, hanno alcune caratteristiche
minime comuni, quali essere private, avere
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Gli altri soggetti pubblici
Una presenza significativa nella costruzione e nella realizzazione del Piano di Zona è
quella di altri soggetti pubblici a partire dalle
rispettive competenze e aree di intervento:
le Unioni di Comuni e le Comunità montane
(forme associative di Enti locali); le Aziende
Ospedaliere in quanto presidi sanitari fondamentali; le Amministrazioni periferiche
dello Stato che si occupano dell’istruzione,
delle politiche per il lavoro, della giustizia; le
Aziende Pubbliche e le Istituzioni di pubblica Assistenza e Beneficenza che gestiscono
servizi alla persona.
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una struttura stabile anche se non necessariamente riconosciuta dal punto di vista giuridico, agire nell’ottica prevalente di obiettivi
diversi dal profitto.
L’elenco, che a distanza di soli pochi anni
dall’uscita della legge n. 328/2000 appare
già riduttivo, è il seguente: organismi non
lucrativi di utilità sociale (ONLUS), organismi della cooperazione, associazioni ed
enti di promozione sociale, fondazioni, enti
di patronato, organizzazioni di volontariato,
enti religiosi.
Ad esso sicuramente vanno aggiunte le organizzazioni non governative (ONG) impegnate nella cooperazione internazionale, le
imprese sociali, gli enti di promozione culturale, artistica e sportiva.
Si tratta di un insieme che al suo interno
vive di grandi differenze, più che di omogeneità e, proprio dal fare chiarezza tra le
diversità di ciascuno rispetto ai compiti ed
ai ruoli che può e intende assumersi, appare possibile costruire una partecipazione
effettiva nell’ambito del Piano di Zona.
È necessario, tuttavia, che queste realtà
manifestino una esplicita volontà di cooperare e che la stessa si inserisca in modo organico e coerente nelle dinamiche proprie
del processo di pianificazione.
È indispensabile, in altre parole, che la partecipazione sia espressa e responsabile ed
16
assuma dei caratteri certi e formalizzati attraverso un apposito “patto di partecipazione” che ne definisca in un’ottica di reciprocità con la Conferenza dei Sindaci, titolare
del Piano di Zona, gli impegni e le modalità
di attuazione concreta.
Gli altri soggetti privati
Sempre con riferimento ai soggetti non istituzionali, di sicura innovatività è l’apertura che la legge quadro sui servizi sociali
propone nei confronti dell’estesa area dei
mondi imprenditoriale, finanziario, delle
professioni e delle relative organizzazioni
di categoria.
L’indicazione di fondo è che è opportuno
che tali soggetti, per il ruolo da protagonisti
che esercitano nella società attuale, contribuiscano attivamente alla costruzione e realizzazione del sistema di welfare locale sia
finanziando le progettualità e gli interventi,
sia agendo in prima persona.
È necessario, pertanto, che il processo di
pianificazione ne consenta e ne valorizzi la
partecipazione.
Un ruolo fondamentale, infine, è rivestito
dalle organizzazioni sindacali che, per l’osservatorio privilegiato dal quale agiscono
rispetto alle dinamiche sociali e per la loro
capacità e attitudine al confronto ed alla
concertazione, prendono parte pienamente
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
ai processi di pianificazione territoriale.
Come per il Terzo Settore, appare opportuno
che il coinvolgimento responsabile e fattivo
di tutti questi soggetti sia espresso tramite
l’apposito “patto di partecipazione”.
La comunità locale
Con riferimento ai soggetti non istituzionali,
oltre al Terzo Settore e al mondo imprenditoriale e sindacale, la legge n. 328/2000
indica l’individuo, singolo o nelle sue formazioni sociali prima fra tutte la famiglia,
come attore rilevante nella definizione e
nella realizzazione delle politiche sociali e
non semplicemente come destinatario degli
interventi.
Si tratta di un riferimento preciso al ruolo
che ciascun cittadino, come componente di
una comunità e nel rispetto delle proprie capacità e risorse, deve assumersi all’interno
del sistema complessivo del welfare locale.
È un compito inderogabile che la pianificazione territoriale deve promuovere e
sostenere nelle forme e con le modalità
opportune.
1.7 L’ambito territoriale
Il Piano di Zona è unico e coincide con
l’ambito territoriale dei Comuni che costituiMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
scono il territorio dell’Azienda ULSS.
La Conferenza dei Sindaci, in piena coerenza con le vigenti normative nazionali e
regionali, identifica la centralità del livello
distrettuale come ambito più adeguato per
la pianificazione e la programmazione, in
quanto dimensione privilegiata per l’accesso ai servizi sanitari, socio-sanitari, sociali e
assistenziali da parte dei cittadini.
In coerenza con questa impostazione, la
Conferenza prevede l’articolazione del Piano
di Zona a partire dal livello distrettuale per
coniugarlo poi su base sovradistrettuale.
Pertanto il Distretto diventa il punto di riferimento per la definizione della base
conoscitiva, per la lettura dei bisogni, per
l’indicazione delle priorità in rapporto alle
specificità del contesto e per l’individuazione concreta dei soggetti che partecipano
alla costruzione del Piano.
Il livello sovradistrettuale, identificato nel
territorio complessivo dell’Azienda ULSS, è
invece l’ambito di approvazione del Piano
di Zona sulla base del risultato del lavoro
svolto su base distrettuale, in conformità
all’esigenza di conseguire una programmazione unitaria che permetta di rendere
omogenee le politiche, di sviluppare progettualità trasversali, di superare la frammentarietà locale.
17
Il processo di costruzione
e attuazione del piano di zona
2.1 Dalla programmazione partecipata
alla valutazione
La legge 328/2000 prevede che, per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
di servizi sociali, si adotti il metodo della pianificazione, dell’operatività per progetti, della
verifica dei risultati e della valutazione.
Si tratta di concetti distinti ma, nello stesso tempo, strettamente collegati perché
facenti parte di un unico processo, rispetto
al quale appare necessario chiarire alcuni
presupposti che ne costituiscono la cornice
di riferimento.
Il primo è dato dalla normativa vigente: l’attribuzione agli Enti locali, singoli o associati
nella Conferenza dei Sindaci, della titolarità
del Piano di Zona che si evidenzia, in particolare, nella centralità del ruolo svolto nella
fase di avvio, decisionale e di approvazione
del Piano.
Il secondo presupposto è che il Piano di
Zona non va concepito in termini riduttivi,
come un mero adempimento amministrativo e come un documento-atto da prodursi
entro una certa data, ma invece come un
processo che si sviluppa progressivamente
nel tempo.
A differenza di altri strumenti di pianificazione, quella sociale non può essere concepita
rigidamente, per la pluralità e la diversità
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
degli attori coinvolti, per le svariate interrelazioni che si instaurano, per l’attribuzione
di senso e di significato che viene data alla
lettura dei bisogni della collettività, per le
modalità attraverso le quali si snoda l’attività decisionale.
Il Piano di Zona si fonda pertanto su una logica di tipo incrementale e, cioè, è in grado
di leggere costantemente l’evoluzione della
società e di modificarsi continuamente.
Il terzo elemento è costituito dalla “partecipazione”, intesa come necessaria presenza
di altri soggetti pubblici e di realtà private
espressione della volontà e capacità delle
famiglie e della comunità di organizzarsi per
affrontare e rispondere in prima persona ai
bisogni del territorio e, di conseguenza, di
partecipare alle scelte di indirizzo e di priorità delle politiche di welfare.
Il processo di programmazione si consegue
attraverso il coordinamento, l’integrazione,
la cooperazione e l’assunzione di responsabilità tra tutti gli attori coinvolti e, pertanto,
ha come presupposto il rispetto dei principi
di correttezza, trasparenza, imparzialità e
sussidiarietà.
In quest’ottica, per «programmazione partecipata» si intende:
• un processo complesso ed articolato;
• caratterizzato dalla partecipazione di
una pluralità di attori;
19
• che mediante la definizione di ruoli, funzioni, competenze e responsabilità di
ciascuno;
• e in base ad un determinato metodo di
lavoro e assetto organizzativo;
• consente l’assunzione di decisioni comuni;
• e la realizzazione, anche attraverso strumenti innovativi, delle attività programmate.
È evidente poi che questi stessi aspetti si
rispecchiano anche sull’assetto organizzativo che, da un lato, deve tenere conto dei
differenti livelli e, nello stesso tempo, mantenere un carattere di relativa semplicità e
fattibilità per poter permettere alla struttura
organizzativa di essere realmente efficace e
produttiva.
2.2 Le fasi del Piano di Zona
È evidente, pertanto, che il processo programmatorio va distribuito e governato su
almeno tre livelli:
• un livello politico in termini di collaborazione e concertazione istituzionale;
• un livello tecnico concernente la valutazione di fattibilità e la definizione di
scelte concretamente ed organizzativamente realizzabili;
• un livello sociale inteso come percorso
di programmazione partecipata che valorizza le specificità di tutti i diversi attori della comunità locale e l’apporto che
essi possono dare al raggiungimento di
risultati di rilevante interesse sociale.
Ad ogni livello i diversi soggetti sono chiamati a condividere l’analisi dei bisogni e delle risorse, i processi di valutazione, le scelte,
le conseguenti responsabilità organizzative,
le modalità di verifica dell’efficacia.
20
Le varie fasi e le relative procedure che caratterizzano il percorso (iter) di costruzione
del Piano di Zona dei servizi alla persona
sono sinteticamente:
• l’avvio della procedura o fase dell’iniziativa;
• l’elaborazione della “base conoscitiva”;
• l’individuazione degli obiettivi strategici
e delle priorità di intervento;
• l’approvazione del Piano;
• la realizzazione del Piano di Zona;
• il monitoraggio, la verifica e la valutazione.
L’iniziativa
L’iniziativa è la fase che “apre i lavori” avviando ufficialmente il processo di costruzione del Piano di Zona.
Essa spetta al Sindaco, quando l’ambito
territoriale dell’Azienda ULSS coincide con
quello di un solo Ente locale, o al Presidente
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
della Conferenza dei Sindaci, in presenza di
più Amministrazioni locali, di concerto con
il Direttore Generale dell’Azienda ULSS che,
per questa finalità, si avvale del Direttore dei
Servizi Sociali.
Come già detto, rispetto al territorio locale tale fase è stata preceduta, da un lato,
da un percorso di ricerca che ha portato
all’identificazione del sistema di regole
e, dall’altro, da una parallela analisi delle
normative esistenti, i cui esiti complessivi
hanno permesso la stesura del presente
Manuale.
La fase dell’iniziativa si caratterizza, pertanto,
per la presenza di importanti adempimenti:
• l’adozione, da parte della Conferenza
dei Sindaci, del sistema di regole locali
che presidiano le fasi di costruzione e di
attuazione del Piano di Zona;
• l’apertura ufficiale dei lavori per la definizione del nuovo Piano di Zona sia mediante apposite sedute degli organi della
Conferenza, sia grazie ad uno specifico
avviso pubblico rivolto alla comunità locale per promuovere e definire le modalità di partecipazione;
• la divulgazione del “Manuale del Piano
di Zona” per assicurarne la conoscenza
generale;
• l’approntamento di un’attività di informazione e di sensibilizzazione culturale
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
atta a creare le premesse e le condizioni
di fatto per una efficace pianificazione;
• la costituzione di un “gruppo guida”, che
si avvale del supporto tecnico dell’Ufficio
di Piano, identificato nell’Esecutivo della Conferenza che ha il compito di governare tutte le azioni necessarie per la
predisposizione del Piano, fungendo da
“regia” e promuovendo il coinvolgimento dei soggetti della comunità locale;
• l’adozione di atti di indirizzo da parte
dell’Esecutivo, di concerto con l’Azienda
ULSS, che definiscono le principali linee
di processo, le attività, i tempi di realizzazione, le modalità organizzative e gli
aspetti metodologici.
L’elaborazione della base conoscitiva
All’iniziativa segue una fase intermedia nella quale si elabora la cosiddetta “base conoscitiva”, che consiste nel reperimento e
nell’organizzazione sistematica di un’ampia
serie di dati mediante l’utilizzazione di appositi strumenti di rilevazione.
I dati da individuare ed analizzare sono relativi:
• al territorio dal punto di vista geografico
e morfologico e al contesto socio-economico ed ambientale;
• alla popolazione sia in termini demografici (popolazione residente distinta
21
in fasce di età) sia sotto l’aspetto sanitario-epidemiologico (dati sullo stato di
salute);
• alla mappatura dell’“offerta sociale”
e cioè dei servizi, degli interventi e dei
progetti presenti sul territorio;
• alle risorse economiche attivate anche in
termini di spesa storica o consolidata.
Questa rilevazione permette sia di evidenziare lo stato attuale di una comunità locale riferita al territorio di appartenenza, sia
di mettere in luce alcune possibili linee di
sviluppo per il futuro, poiché consente una
lettura dei dati in senso sia quantitativo che
qualitativo.
Essendo poi condotta anche in funzione
delle aree tematiche in cui si articola concretamente il Piano di Zona, consente di
rendere evidenti, da un lato, i bisogni sociali
prioritari o emergenti, espressi o potenziali
e, dall’altro, le risposte e le risorse messe in
atto sotto forma di servizi pubblici e privati,
di interventi del volontariato, di azioni informali o di auto-aiuto.
Il risultato di questa fase è un primo documento di lavoro, che si può considerare
come una “fotografia dell’esistente”, intesa
come scenario attuale sulla cui base gli attori della pianificazione definiranno i contenuti sostanziali del Piano.
22
L’individuazione degli obiettivi strategici
e delle priorità di intervento
È la fase più importante della pianificazione,
nella quale si definiscono i contenuti veri e
propri del Piano ed il cui punto di partenza è costituito dall’analisi in senso critico
e costruttivo dei dati contenuti nella base
conoscitiva, con un’attenzione particolare
per il rapporto tra bisogni rilevati e offerta
di servizi.
Tuttavia, il principio di riferimento è che
la pianificazione va orientata mettendo al
centro la persona in tutte le sue dimensioni di vita, non solo pertanto rispetto ai
bisogni che esprime ed alle potenzialità e
risorse che possiede, bensì nella reale tutela e promozione dei diritti sociali di cui è
portatrice.
L’attuazione di tale principio rende necessario spostarsi da una logica di cura e assistenza ad una di prevenzione e promozione
del benessere di ciascuno, ovvero dal parametro dello “stare male” a quello dello “stare bene” e, proprio in quest’ottica, il Piano
di Zona si orienta ad essere centrato non
più sui servizi ma sulla persona.
È in questa fase, quindi, che si realizza il
primo e forse più importante momento della
partecipazione di tutti gli attori della comunità locale, perché proprio con la definizione degli obiettivi strategici e delle priorità si
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
indica, in sostanza, dove si vuole arrivare e
con quali mezzi si intende compiere il percorso.
Per tali motivi è una fase che si basa sull’esito di delicate valutazioni:
• tra punti di forza e di debolezza del sistema locale di welfare;
• tra la messa in rete e il consolidamento
dell’esistente e la creazione di nuovi servizi o interventi;
• tra bisogni-offerta di servizi-risorse disponibili.
In relazione a tutti questi aspetti vengono
individuati:
• gli obiettivi fondamentali e le priorità
strategiche sia sotto l’aspetto della “risposta ai bisogni individuati” sia in termini di orientamento e di miglioramento
del “sistema di offerta”;
• i risultati che si intendono conseguire
per il mantenimento e il miglioramento
della qualità della vita degli individui e
lo sviluppo ulteriore del sistema locale di
welfare;
• le azioni, gli interventi e i servizi da garantire, da consolidare o da attivare;
• i tempi e le modalità di realizzazione;
• i soggetti responsabili;
• le risorse economiche da impiegarsi;
• la predeterminazione degli indicatori e le
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
modalità concrete di monitoraggio e di
verifica;
• i processi di valutazione.
Con il Piano di Zona si determina, in estrema sintesi, il tipo, la qualità e l’ampiezza del
sistema di prevenzione, tutela e promozione
sociale che si intende conseguire a livello
locale, indicandone anche i tempi e le modalità di realizzazione.
Occorre tenere presente che la pianificazione zonale deve assicurare la presenza
di determinati servizi e livelli essenziali di
assistenza sanitaria e sociale previsti dallo
stesso legislatore e tenere conto delle priorità d’ambito fissate dalla programmazione
regionale.
Infine, la programmazione zonale è vincolata, sebbene non limitata, alle risorse finanziarie provenienti dal fondo nazionale e
regionale per le politiche sociali, dagli Enti
locali (Comuni, Unioni di Comuni, Comunità montane, Province), dalle Aziende ULSS,
dalle quote di compartecipazione al costo
dei servizi degli utenti e da quelle aggiuntive
rese disponibili da altri soggetti pubblici o
privati (Ipab, Fondazioni, Organizzazioni del
Terzo Settore, altre formazioni sociali).
L’approvazione
Una volta redatta la proposta di Piano, co-
23
struita ed elaborata a partire dalla dimensione territoriale distrettuale e portata a sintesi
a livello sovradistrettuale, essa viene sottoposta preliminarmente ai Comitati dei Sindaci di Distretto e all’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci.
Successivamente, il Piano di Zona ed il relativo Accordo di Programma sono approvati
formalmente dalla Conferenza dei Sindaci
e dal Direttore Generale dell’Azienda ULSS
che interviene nel procedimento per garantire il recepimento dei contenuti del Piano
di Zona negli atti di pianificazione propri
dell’Azienda.
La fase di approvazione sancisce la chiusura del procedimento di predisposizione
del “documento” di Piano e va opportunamente supportata da specifiche iniziative
di divulgazione e di informazione sui suoi
contenuti.
Ma non si tratta di una vera conclusione
poiché l’approvazione segna un momento
fondamentale per lo sviluppo del ciclo di
vita del Piano stesso.
È da questo passaggio formale, infatti, che
si articolano le successive fasi della progettazione degli interventi, della loro realizzazione, del monitoraggio, della verifica dei
risultati, della valutazione e della riprogrammazione.
24
L’attuazione del Piano di Zona
e il sistema informativo
L’attuazione del Piano di Zona si sviluppa a
partire da ciascuna area tematica di intervento e, in particolare, dai singoli obiettivi
strategici e da ciascuna priorità individuata
nel Piano stesso.
Si tratta, in questa fase, di definire i percorsi
operativi e di individuare una serie ordinata
di azioni e di progetti che possono connotarsi in termini di “salute”, quando la loro
finalità consiste nel soddisfare un determinato bisogno, o in termini di “sistema”,
quando sono indirizzati ad armonizzare,
riequilibrare o accrescere la rete e le modalità organizzative complessive del sistema di
welfare locale.
In particolare, per ogni azione o progetto
si identificano tutti gli elementi di dettaglio
necessari affinché questa si attui concretamente: i soggetti interessati, la durata e i
tempi di realizzazione, i destinatari, le modalità organizzative, le professionalità, le risorse necessarie, i risultati che si intendono
conseguire, i criteri per valutare gli effetti
prodotti.
Appare evidente, quindi, che come per la
programmazione anche la realizzazione
Piano debba essere frutto dell’intervento
di pluralità di attori diversi che può anche
tradursi, una volta definite opportune moMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
dalità, in percorsi innovativi di co-progettazione.
Un presupposto importante, per conseguire in concreto la realizzazione e l’operatività
del Piano di Zona dei servizi alla persona, è
costituito dalla presenza e dalla qualità degli
strumenti di informazione e di comunicazione sociale.
Informazione e comunicazione permettono,
infatti, di ottemperare ai principi di trasparenza, di evidenza e di pubblicità che devono caratterizzare l’attività della pubblica
amministrazione, di soddisfare un diffuso
e legittimo bisogno di conoscenza da parte
dell’intera comunità e, soprattutto, di essere
il primo supporto per favorire effettivamente
la partecipazione rispetto alla programmazione, realizzazione e valutazione delle politiche di welfare.
In sintesi il sistema informativo:
• è espressione di un rapporto aperto e
diretto tra cittadini e istituzioni;
• favorisce l’integrazione tra le politiche, la
conoscenza ed il dialogo tra gli operatori del settore e lo scambio reciproco di
esperienze;
• favorisce la conoscenza dei fenomeni
sociali, facilita la lettura dei bisogni e
sostiene il processo decisionale in tutti i
livelli di governo;
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
• sul piano dell’offerta descrive i servizi, gli
interventi, i progetti e le attività permettendo, nel medesimo tempo, di far conoscere le opportunità avviate in campo
sociale e socio sanitario in un territorio
e agevolandone l’accesso da parte dei
cittadini;
• acquisisce ed elabora i dati relativi all’organizzazione (sedi, strutture operative,
risorse umane e strumentali, …) e alle
singole tipologie di intervento;
• permette l’effettuazione di analisi e di
studi favorendo quindi i processi di monitoraggio e di verifica.
Ne deriva che la realizzazione di quello che
viene definito come il “sistema informativo
dei servizi sociali e socio sanitari” costituisce una priorità di intervento del Piano.
Ad essa va affiancata, tuttavia, un’ampia attività di comunicazione sociale che, a partire dall’analisi delle attuali carenze, sostenga
con efficacia il dialogo costante tra tutti gli
attori del territorio locale rispetto alle politiche sociali e socio sanitarie.
La sua elaborazione deve avvenire in forma partecipata poiché la comunicazione è
necessario che sia espressione delle differenze esistenti tra le realtà della comunità
locale, che devono trovare spazi di vero protagonismo.
25
Il monitoraggio, la verifica e la valutazione
Il monitoraggio, la verifica e la valutazione
costituiscono momenti fondamentali del
processo pianificatorio soprattutto se, come
detto, questo non viene considerato solo
come formale documento di sintesi, contenente una serie di dati oggettivi, ma dal
punto di vista sostanziale, ovvero come rappresentazione di un processo attraverso il
quale i diversi attori di un territorio entrano
in relazione tra loro.
In coerenza con tale impostazione, la fase
valutativa diventa essenziale per rendere
vivo e vitale il Piano di Zona e, infatti, è diventata sempre più oggetto di una maggiore
attenzione rispetto al passato.
Valutazione, tuttavia, è cosa ben diversa dal
monitoraggio o dalla verifica: valutare significa “dare valore” cioè è un’azione che costruisce significato; verificare vuol dire “fare
vero”, ovvero accertare se un risultato previsto è stato raggiunto; monitorare si traduce
nell’accertare il grado di avanzamento di un
progetto nel corso della sua realizzazione.
La valutazione, pertanto, non si limita a individuare gli errori, a ratificare l’esistente, a
capire in modo statico se c’è distanza tra
quanto stabilito in partenza e quanto ottenuto al termine di una attività, tutti elementi
propri della verifica.
La valutazione è un processo di ricerca che
26
si propone di individuare gli sviluppi futuri tenendo conto sia degli elementi emersi
dalla verifica sia, soprattutto, di tutti quegli
aspetti che non erano prevedibili a priori e
che, proprio perché inattesi, costituiscono
la vera novità a partire dalla quale sarà possibile riprogrammare.
In altre parole, verificare significa decidere
se un’azione ha avuto successo o insuccesso rispetto al modello che doveva realizzare
andando a ricercare i possibili errori, valutare si traduce nel cogliere i processi che
quella azione ha attivato, le relazioni che si
sono costituite, i fatti che sono emersi.
È per questo che la valutazione del Piano
di Zona è un processo articolato che ne segue ogni fase con una metodologia rigorosa
e prevede il coinvolgimento attivo di tutti i
soggetti che partecipano alla sua costruzione ed alla sua realizzazione.
Valutare è un momento trasparente di dialettica, di riconoscimento reciproco, di interazione, di relazione, di riflessione e di
consapevolezza fra gli attori impegnati nel
processo di pianificazione.
Appare significativa, in quest’ottica, la recente attenzione dedicata al tema della valutazione dalla stessa Regione Veneto nelle
linee guida recentemente approvate, in cui
prefigura un modello rivolto, da un lato, a
stimolare gli attori territoriali affinché avviino
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
processi di valutazione delle proprie attività
di pianificazione, dall’altro, a creare le condizioni di confrontabilità tra le diverse realtà
presenti nel territorio regionale.
2.3 Gli strumenti della pianificazione
In questo contesto appare essenziale delineare i principali strumenti attraverso i quali
può concretamente realizzarsi la pianificazione di zona ed essere, nel contempo, assicurata una modalità effettiva di partecipazione che rispetti i principi di trasparenza e
di evidenza pubblica.
Tali strumenti possono ripartirsi in due
grandi categorie: gli strumenti della partecipazione che si sostanziano nell’avviso
pubblico, nella dichiarazione e nel patto di
partecipazione e gli strumenti attuativi maggiormente legati alla realizzazione concreta
del Piano di Zona.
Gli strumenti della partecipazione
Elemento fondamentale per rende noto l’avvio del processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona è certamente l’avviso
pubblico.
In termini semplici, si tratta di pubblicizzare con le formalità proprie di una pubblica
amministrazione e divulgare mediante idoMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
nei mezzi di comunicazione (quotidiani,
conferenze stampa, incontri o assemblee,
manifesti, …) un avviso nel quale si rende
noto all’intera collettività l’avvio di un procedimento amministrativo ma soprattutto si
invitano tutti i soggetti interessati a parteciparvi nelle forme, nei tempi e con le modalità in esso indicate.
Alla luce della durata triennale del piano di
zona, l’avviso pubblico verrà adottato:
• all’avvio del processo di costruzione e di
attuazione del Piano di Zona;
• all’inizio di ogni successivo anno di pianificazione.
Ogni soggetto della comunità locale interessato a partecipare ai lavori di pianificazione può
farlo presentando la dichiarazione di partecipazione nei termini indicati dall’avviso pubblico ferma restando la validità della dichiarazione resa per tutto l’arco temporale del Piano.
La dichiarazione è un atto preliminare di
disponibilità da confermare e formalizzare
attraverso la sottoscrizione di un apposito
patto di partecipazione nel momento di avvio dell’attività dei Tavoli tematici prescelti.
Il patto di partecipazione esplicita gli impegni che il soggetto interessato e la Conferenza dei Sindaci assumono reciprocamente.
Gli strumenti attuativi
Il Piano di Zona è adottato attraverso un Ac-
27
cordo di Programma, che è l’atto mediante
il quale più soggetti definiscono, in maniera
integrata e coordinata tra loro, i ruoli, le responsabilità, le azioni, i tempi, le modalità,
i finanziamenti, gli strumenti di vigilanza e i
reciproci impegni legati all’attuazione di un
determinato intervento o di un programma
di interventi.
L’Accordo, momento formale che precede,
indirizzandola e definendola nei dettagli, la
vera e propria fase di realizzazione del Piano, consiste nel consenso unanime di tutti
i Sindaci, in rappresentanza delle rispettive
Amministrazioni locali, espresso in sede di
Conferenza ed è sottoscritto anche dal Direttore Generale dell’Azienda ULSS.
L’Accordo può avere tra i suoi firmatari altri
soggetti, pubblici e privati, i quali, avendo
partecipato e condiviso il percorso di costruzione del Piano, manifestino la volontà
di concorrere alla sua attuazione.
È per questa ragione e per l’indubbia complessità che possono assumere, in concreto, le singole azioni pianificate, che è stata
recepita recentemente anche dalle linee
guida regionali, la possibilità di stipulare altri tipi di atti quali contratti di programma,
protocolli d’intesa, accordi di collaborazione, convenzioni o altro.
In quest’ottica e con riferimento all’applicazione del principio di sussidiarietà, il Pia-
28
no di Zona prevede l’applicazione di nuovi
principi e di criteri di regolazione del rapporto tra Enti pubblici locali e le realtà del
privato sociale del territorio.
Elemento centrale per raggiungere tale
obiettivo è la costruzione di relazioni innovative, disciplinate da un apposito sistema
di regole, tra i soggetti interessati alla realizzazione delle attività programmate, più che
la identificazione in sé di modelli alternativi
di gestione dei servizi.
In altri termini si tratta di sviluppare accordi multilaterali derivanti da “azioni di sistema” e non tanto dal rapporto unilaterale
tra Ente pubblico e singolo soggetto del
privato sociale.
In particolare con i soggetti che hanno sottoscritto il patto di partecipazione e che ne
daranno disponibilità possono essere sperimentate, nell’ambito delle singole Aree tematiche e attraverso un adeguato percorso
di co-progettazione, innovative strategie e
strumenti giuridici di tipo negoziale quali
accordi sostegno e di collaborazione, concessioni di pubblico servizio sociale, convenzioni di inserimento lavorativo con cooperative sociali di tipo b.
Sono definiti strumenti innovativi di rapporto con i soggetti non profit gli accordi di
sostegno e di collaborazione. I primi consistono in forme di compensazione pubblica
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
degli oneri relativi alla realizzazione di una
missione di interesse generale che i soggetti
non profit assumono attraverso l’adesione,
mediante appositi accordi procedimentali, alle responsabilità istituzionali afferenti
all’attuazione di progetti di intervento o di
servizio sociale, con esclusione di modalità
riconducibili all’appalto di servizi1.
I secondi consistono in patti collaborativi
stipulati attraverso appositi accordi procedimentali finalizzati alla realizzazione di
progetti di intervento e/o servizio sociale,
attraverso i quali attuare l’integrazione organizzativa di risorse pubbliche e del privato
non profit, con esclusione di forme riconducibili all’appalto di servizi2.
I suddetti strumenti innovativi di rapporto e
i patti conseguenti saranno perseguiti, per
quanto possibile, attraverso modalità concertative e sinergiche riservando le forme
competitive ai casi nei quali non sia stato
possibile raggiungere un accordo tra tutti
i soggetti che abbiano partecipato alla co1. Si veda la Comunicazione U.E. del 23 aprile 2006
relativa ai servizi sociali in ambito comunitario e la
Decisione U.E. del 28 novembre 2005 relativa agli
aiuti di stato finalizzati alla compensazione degli
oneri derivanti dall’assunzione di responsabilità
concernenti la realizzazione di missioni di interesse generale.
2. Vedi nota precedente.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
progettazione dei servizi e/o degli interventi
che costituiscono l’oggetto degli accordi.
2.4 Il Piano di Zona e le altre pianificazioni
Il Piano di Zona dei servizi alla persona non
è l’unica pianificazione esistente nell’ambito
del complesso sistema del welfare.
Va ricordato, infatti, che la legge quadro sui
servizi sociali prevede tre livelli di pianificazione connessi fra loro in una logica che va
dal generale al particolare:
• nazionale, che prevede l’adozione ogni
tre anni del Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali;
• regionale, mediante l’adozione del Piano
regionale degli interventi e dei servizi sociali, anch’esso di durata triennale;
• locale, con il Piano di Zona3.
Esistono poi altre pianificazioni che possiedono un carattere specifico poiché riguardano alcune aree o settori particolari:
3.
Il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali attualmente vigente è quello relativo al triennio
2001-2003 approvato con DPR 3 maggio 2001. Il
Piano regionale veneto dei Servizi alla persona e
alla comunità per il triennio 2003-2005 è ancora
in corso di approvazione mentre i Piani di Zona
sono giunti, in Veneto, alla terza edizione.
29
• il Piano territoriale per l’infanzia e l’adolescenza sviluppato a partire dalla legge
28 agosto 1997 n. 285;
• il Piano triennale di intervento per la
lotta alla droga strutturato su specifiche
progettualità (previsto dal DPR 9 ottobre
1990 n. 309 e dalla recente DGR 28
febbraio 2006 n. 456);
• il recenti Piani locali settoriali per la Domiciliarità (di cui alla DGR 17 gennaio
2006 n. 36), della non Autosufficienza
o della Residenzialità (promosso dalla
DGR 28 febbraio 2006 n. 464), della
Disabilità (contemplato dalla DGR 13
giugno 2006 n. 1859).
Tutte queste pianificazioni sono espressamente definite dalla normativa nazionale e
regionale quali parti integranti e sostanziali
del Piano di Zona, tanto da venirne considerate come sue specifiche articolazioni.
La pianificazione di zona rappresenta, quindi, un momento di sintesi e di raccordo nella
definizione generale delle politiche sociali,
socio sanitarie e dei servizi alla persona in
ambito locale e si colloca ad un livello superiore rispetto alla singola pianificazione settoriale. È previsto, infine, uno stretto rapporto
di integrazione tra il Piano di Zona e gli strumenti di programmazione propri dell’Azienda
ULSS ovvero il Piano Attuativo Locale (PAL) e
i Programmi delle Attività Territoriali (PAT).
30
Il Piano Attuativo Locale è lo strumento generale di programmazione locale sanitaria e
socio sanitaria posto in essere dall’Azienda
ULSS ogni tre anni sulla base degli indirizzi
forniti dalla Conferenza dei Sindaci che esprime un proprio parere sulla proposta di Piano.
I Programmi delle Attività Territoriali sono,
invece, piani annuali dei singoli Distretti in
cui si articola l’Azienda stessa e sono comunemente considerati come i piani di salute
dei Distretti. I programmi sono proposti dal
Direttore del Distretto previa l’acquisizione
di un parere da parte dei Comitati dei Sindaci e dei Presidenti di Circoscrizione. Sono
poi approvati dal Direttore Generale d’intesa con i Comitati stessi per quanto riguarda
le attività socio sanitarie. Inoltre il Comitato
concorre alla verifica del raggiungimento
dei risultati di salute definiti dal Programma
delle attività territoriali.
Tutti questi atti devono recepire al loro interno gli indirizzi ed i contenuti del Piano di
Zona per garantire, in particolare, l’integrazione tra la programmazione sociale e socio
sanitaria contenuta nel Piano di Zona con la
programmazione sanitaria e ad alta integrazione socio sanitaria espressa nei piani dell’ULSS, con l’intento di garantire l’efficacia
reale delle politiche di welfare in una visione
unitaria finalizzata alla promozione e alla tutela della persona.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Il sistema delle regole locali
e la struttura organizzativa
3.1 Introduzione
La Conferenza dei Sindaci ha promosso
la realizzazione di un percorso di ricerca
partecipata finalizzato alla stesura di un
sistema di regole, sia procedurali ed organizzative, sia orientate a sostenere l’aspetto
relazionale tra i diversi soggetti partecipanti
alla pianificazione zonale.
Regole che, mettendo in luce in modo innovativo le peculiarità dell’ambito territoriale, permettano di realizzare nel corso della
durata del Piano di Zona il passaggio effettivo dalle logiche di government (funzione
esclusiva di un soggetto pubblico) a quella di governance (attività di governo svolta
attraverso la mobilitazione di una serie di
soggetti).
3.2 Gli aspetti innovativi
Il sistema delle regole si colloca, da un lato,
in un’ottica di continuità rispetto alle norme
nazionali e regionali e, dall’altro, le integra
per rendere effettivi in modo compiuto quei
principi di carattere generale che rischiano
di restare solo enunciati e mai concretizzati.
Tra essi risultano particolarmente innovativi:
• l’affermazione di diritti di cittadinanza
universalistici, riconoscibili e esigibili;
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
• la definizione di un sistema territoriale
di welfare fondato sull’integrazione tra
politiche diverse che, a partire da quelle sociali e sanitarie, si allarga a tutte
quelle che riguardano il benessere della
persona in ogni sua dimensione di vita
(politiche educative e scolastiche, abitative, lavorative, ecc.);
• lo sviluppo di interventi, servizi e progetti
integrati tra loro in modo tale da essere
in grado di accompagnare, sostenere e
valorizzare le persone;
• il riconoscimento del ruolo di tutte le formazioni sociali e la valorizzazione della
loro partecipazione.
Basate sui principi di legalità, trasparenza e
pubblicità, le regole sono di seguito descritte in tre aree tematiche strettamente interdipendenti l’una dall’altra che, per questo,
concorrono a formare un sistema unico: la
partecipazione, le relazioni tra i soggetti,
l’articolazione e l’organizzazione dei tavoli.
Ad esse vanno aggiunte, inoltre, alcune sintetiche indicazioni di metodo.
La partecipazione
Attraverso la partecipazione l’intera comunità di un territorio compie unitariamente un
percorso per raggiungere, in fasi successive, obiettivi condivisi nel processo complessivo della pianificazione sociale.
31
Asse portante della partecipazione è proprio
la dimensione territoriale nella quale, tramite meccanismi trasparenti, oltre a leggere
in modo condiviso i bisogni, si superano gli
interessi particolari a favore degli interessi
comuni.
Rispetto al Piano di Zona, che nella Regione
Veneto ha come dimensione di riferimento
il territorio dell’Azienda ULSS, l’ambito distrettuale risulta essere ancora quello più
significativo nel quale poter costruire i meccanismi della partecipazione, anche se occorre, tuttavia, che sia garantita uniformità
su tutto il territorio, in un’ottica di continuità
e stabilità nel tempo.
Perché sia effettiva la partecipazione richiede alcune condizioni essenziali, a partire
dal riconoscimento reciproco della diversità di ruoli, funzioni e compiti dei soggetti
che compongono la comunità locale e dalla
relativa assunzione di responsabilità di ciascuno di essi rispetto agli altri.
La regia dei processi partecipativi e la responsabilità della scelta delle linee politiche
è opportuno che sia dell’Ente pubblico ma,
poiché l’esercizio della funzione pubblica
attiene a tutti i componenti della comunità,
la partecipazione si concretizza nella possibilità da parte di qualsiasi soggetto di intervenire nelle diverse fasi del percorso di
pianificazione.
32
Il Terzo Settore, in particolare, ha un osservatorio privilegiato dato dalla sua forza sul
campo, dalla sua capacità di vivere il quotidiano, dalla sue idee avanzate sui bisogni
e sulle relative risposte, tale che non se ne
può prescindere.
Tuttavia, altri soggetti della comunità locale,
quali le organizzazioni sindacali, il mondo
dell’impresa, le realtà economico-finanziarie sono chiamati ad assumere ed esercitare compiti significativi all’interno dei processi di pianificazione sociale e socio-sanitaria
ed è in questo senso che vanno coinvolti
sempre più attraverso la definizione di spazi
idonei e luoghi adeguati.
La partecipazione si concretizza in ciascuna
delle diverse fasi che concorrono a formare
il processo di pianificazione: coinvolgimento
e consultazione, programmazione, realizzazione, monitoraggio e valutazione.
Affinché sia efficace e produttiva, è necessario strutturarne con accuratezza metodologica i livelli, distinguendo tra la partecipazione di carattere consultivo e quella di
carattere decisionale.
La partecipazione del primo tipo è allargata
e si fonda sul massimo coinvolgimento possibile nelle fasi di consultazione e proposta
mentre la partecipazione del secondo tipo
prevede il coinvolgimento di interlocutori
limitati, secondo modalità di selezione traMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
sparenti che fanno riferimento alla competenza, alla capacità di leggere la complessità, al ruolo operativo effettivamente svolto
da ciascuno.
In ogni caso l’identificazione delle politiche e
degli obiettivi strategici fa parte delle funzioni proprie dell’Ente pubblico, che può chiederne la condivisione ma non delegarle.
Le relazioni tra i soggetti
Il Piano di Zona può essere effettivo strumento di regolazione delle politiche e dei
servizi alla persona quanto più i Comuni,
che ne possiedono la titolarità, sono in grado
di abbandonare il particolarismo e la frammentarietà, superando anche le rilevanti diversità che caratterizzano il territorio.
Il valore della dimensione comunale, più vicina ai bisogni della comunità, assume un
significato maggiore tramite l’integrazione
che si attua nella realizzazione di pianificazioni e progettazioni sovracomunali, perché
garantisce una migliore organizzazione dei
servizi ed una conseguente semplificazione
nell’accesso, una maggior equità di erogazione, l’utilizzo di professionalità plurime.
Questo risulta essere un passaggio essenziale perché all’aumento della capacità di
fornire risposte dell’ente pubblico, corrisponde una esponenziale crescita nell’attesa di risposta da parte della popolazione,
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
che esprime su tutte le aree del sociale bisogni crescenti ai quali il singolo Comune
non è in grado di fare fronte da solo.
Decisivo è il ruolo del Comune capofila, il
quale è opportuno che assuma la responsabilità di guidare il processo pianificatorio
con equilibrio, ovvero favorendo lo sviluppo
delle realtà di dimensioni minori e, data la
particolare strutturazione dei Distretti, investendo risorse ed energie rivolte all’intero
ambito senza determinare politiche, servizi
ed interventi con modalità autoreferenziali.
Il processo orientato all’integrazione tra sociale e sanitario, che rappresenta uno dei
pilastri della pianificazione zonale in corso,
va ulteriormente implementato, da un lato,
operando per il raggiungimento di un maggiore equilibrio in tutti i territori, dall’altro,
approfondendo la ridefinizione degli attuali ruoli svolti dai Comuni e dall’Azienda
ULSS.
Proprio l’Azienda ULSS, peraltro, è impegnata nella condivisione con i Comuni della responsabilità complessiva del processo
pianificatorio, svolgendo un’essenziale funzione nella definizione delle finalità, nell’individuazione delle strategie, nella realizzazione delle attività, nella valutazione dei
risultati.
L’obiettivo di fondo è superare quella tendenza alla frammentazione delle responsa-
33
bilità ed alla polverizzazione degli interventi
che si traduce nella mancanza di una visione strategica condivisa e nel limitarsi a gestire il consolidato, anche se sempre meglio
dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
In questo senso è necessario proseguire
l’approfondimento relativo agli attuali livelli
essenziali di prestazioni, con l’obiettivo di
arrivare alla piena condivisione tra le diverse
Istituzioni interessate e la comunità locale.
Protagonista sempre più autorevole del welfare locale è il Terzo Settore che, pur presentandosi spesso in articolazioni difficilmente
integrabili e che comportano il rischio di
frammentazione, sostanzialmente esprime
in tutte le sue diverse forme, competenza,
alcune eccellenze e grande passione.
Compito delle Istituzioni pubbliche è, nel rispetto dei ruoli, di valorizzarne al massimo
il contributo creando una cornice chiara di
carattere normativo, sviluppando rapporti
improntati alla trasparenza, assumendosi
la responsabilità di operare scelte sull’efficienza e sull’efficacia e di valutare in base
ad indicatori condivisi la qualità dei servizi
offerti.
Da parte sua il Terzo Settore, all’interno del
quale occorre mettere in luce con chiarezza
le diversità esistenti, prima fra tutte quella
tra volontariato e chi esercita anche un ruolo di erogatore di servizi, ha il compito di
34
essere sempre da stimolo rispetto allo sviluppo di rapporti innovativi con il Comune,
senza mai assumere acriticamente deleghe
di carattere sostitutivo.
In ogni caso, la funzione che complessivamente è attribuita al Terzo Settore nella
programmazione zonale non riguarda le
sue capacità gestionali ma la sua funzione
di advocacy (attività di supporto all’esplicazione dei bisogni e di tutela dei diritti in
favore di gruppi sociali marginali e di utenti
dei servizi sociali e sanitari).
Indicazioni di metodo
La pianificazione zonale richiede una cultura comune da parte dell’intera comunità
locale che alimenti in continuazione i vari
livelli del processo di integrazione, che sostenga la lettura condivisa dei bisogni, che
favorisca lo sviluppo di reali processi di valutazione rivolti agli aspetti qualitativi oltre
che quantitativi e nei quali sia prevista la
partecipazione di tutti i soggetti.
Si tratta, dunque, di promuovere l’avvio di
azioni di sistema che, nell’arco della durata
complessiva del Piano di Zona, sostengano
il raggiungimento delle finalità generali del
Piano stesso.
Tra esse emerge come prioritario il bisogno
di migliorare la comunicazione, sia interna
ed esterna agli enti ed alle organizzazioMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
ni coinvolte, sia nei contenuti che devono
aiutare a colmare la distanza tra la pianificazione e quanto viene percepito dal cittadino nella quotidianità, sia nella forma e
negli strumenti agendo sui linguaggi spesso
distanti e sul coinvolgimento attivo dei destinatari.
L’articolazione
e l’organizzazione dei Tavoli
Elemento centrale del processo di costruzione, realizzazione e valutazione del Piano di
Zona è l’attivazione di diversi tavoli tematici.
La loro presenza, prevista sia nella fase elaborativa che in quella attuativa, da un lato
trova fondamento nella logica di predisporre
“laboratori di co-progettazione” tra soggetti
pubblici e privato sociale, dall’altro essa si
esplica in una articolazione che parte non
più dai servizi bensì dalla centralità della
persona, portatrice di bisogni ma anche in
possesso di risorse, collocata nell’ambito
del suo contesto familiare, affettivo, relazionale e ambientale.
In quest’ottica e nella prospettiva di favorire
la rappresentanza diretta, si prevede come
elemento basilare la costituzione di tavoli a
livello distrettuale.
Inoltre, è prevista nel livello sovradistrettuale l’articolazione di tavoli che sostengano
forme di rappresentanza sia diretta che inMANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
diretta, in un’ottica di partecipazione omogenea ed equilibrata che tenga conto sia di
possibili deleghe (purché sostanziali e non
solo formali), sia della necessità di far emergere interessi di dimensioni più ampie del
Comune e del Distretto.
Senza creare sovrastrutture in realtà inesistenti o proporre un eccessivo e ingestibile
duplicazione numerica dei tavoli, la finalità
complessiva di tale nuova organizzazione ed
articolazione è, a partire dall’esistente, da
un lato di implementare ulteriormente l’efficace assetto già definito con il precedente
Piano di Zona, dall’altro di mettere a sistema ciò che di fatto è già attivo sia a livello
sovradistrettuale che nei diversi territori.
Fatti salvi i vincoli e le indicazioni della normativa regionale, è ricondotta nell’ambito
dei poteri discrezionali degli organi della
Conferenza dei Sindaci e nella articolazione territoriale dei quattro diversi Comitati di
Distretto la possibilità di attivare o meno i
tavoli riportati in via del tutto indicativa nel
successivo schema.
Risulta opportuno sottolineare che i tavoli,
oltre ad essere attori principali nel processo
elaborativo, manterranno un ruolo permanente di conduzione e monitoraggio nell’attuazione e valutazione del Piano di Zona, in
particolare valorizzando costantemente la
dimensione territoriale.
35
Dal punto di vista dell’efficacia è opportuno che i tavoli lavorino in direzione di una
progressiva omogeneità interna, a partire da
una condivisone del linguaggio e della metodologia, con l’obiettivo di produrre un reale
sviluppo dei servizi alla persona e evitando di
disperdere inutilmente energie che possono
essere utilizzate in modo più significativo.
La partecipazione ai tavoli è vincolata a due
elementi irrinunciabili: realizzazione di idee
e contenuti per la programmazione specifica e orientamento rivolto ad una azione
costante sinergica e di rete.
A garanzia di tali condizioni, l’accesso ai tavoli avviene solo dopo la sottoscrizione di un
patto di partecipazione scritto, trasparente
e chiaro, nel quale si assumono reciproche
responsabilità quali la continuità dell’impegno, la serietà della partecipazione, la disponibilità al confronto ed alla condivisione,
si esplicitano gli interessi di ciascuno, si indicano le modalità organizzative, si concordano i tempi di attuazione.
Di seguito sono riportate, per ciascun tavolo,
i componenti, le funzioni e, nei diagrammi allegati, il disegno organizzativo complessivo.
Tavolo Tecnico Distrettuale di Area
COMPONENTI
- Dirigenti e funzionari comunali dell’Area
di competenza (per il Comune di Vero-
36
na: Coordinatori dei CST o assistenti sociali dagli stessi delegati nell’ambito dei
CST stessi);
- dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS
n. 20;
- esponenti del Terzo Settore (cooperative,
organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni);
- esponenti di enti religiosi e di altri soggetti solidaristici;
- esponenti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali, della
realtà imprenditoriale ed economico-finanziaria;
- altri soggetti della comunità locale.
Condizione essenziale per la partecipazione
è la sottoscrizione del relativo patto di partecipazione previsto nel Sistema delle Regole
FUNZIONI
- Individuazione dei bisogni e delle risorse
esistenti nel territorio rispetto all’Area di
competenza;
- individuazione di finalità ed obiettivi territoriali rispetto all’Area di competenza;
- elaborazione di strategie e formulazione
di proposte rispetto all’Area di competenza;
- predisposizione ed avvio di processi per
il raggiungimento degli obiettivi rispetto
all’Area di competenza;
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
-
monitoraggio delle azioni e accompagnamento dell’implementazione;
- valutazione dei processi realizzati e degli
obiettivi raggiunti, identificazione di strategie di miglioramento, riprogettazione
complessiva;
- eventuale articolazione al suo interno in
gruppi di lavoro inerenti singoli progetti,
su iniziativa dei componenti del Tavolo
stesso, del Coordinamento Tecnico di
Distretto o del Comitato dei Sindaci di
Distretto.
Il Coordinamento è affidato ad uno dei componenti del Tavolo mediante nomina interna. (Rispetto al Distretto 1 qualora come
coordinatore venisse nominato un rappresentante dell’ente locale sarà individuato
uno dei coordinatori dei CST del Comune
di Verona).
L’attivazione del Tavolo può avvenire con le
seguenti modalità:
- in attuazione di apposita deliberazione
degli organi della Conferenza dei Sindaci;
- su autonoma iniziativa del Comitato dei
Sindaci di Distretto e ratifica da parte
degli organi della Conferenza dei Sindaci;
- su proposta da parte di soggetti della comunità locale che può essere discrezionalmente recepita da parte del Comitato
dei Sindaci di Distretto.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Coordinamento Tecnico di Distretto
COMPONENTI
- Direttore del Distretto Socio Sanitario;
- rappresentanti dei Comuni (per il Comune di Verona: i coordinatori dei CST
afferenti);
- rappresentanti dei Tavoli Tecnici attivati
nel Distretto.
Il Coordinamento è affidato ad uno dei suoi
componenti anche tenendo conto delle
specificità della composizione territoriale
del singolo Distretto. (Rispetto al Distretto 1
il coordinamento è affidato ad uno dei coordinatori dei CST del Comune di Verona).
FUNZIONI
- Coordinamento e supporto di carattere
organizzativo e metodologico ai Tavoli
Tecnici Distrettuali di Area;
- individuazione delle strategie idonee al
raggiungimento degli obiettivi del Piano
di Zona;
- collegamento con il Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale;
- supporto tecnico al Comitato dei Sindaci
di Distretto.
Tavolo Tecnico
Sovradistrettuale di Area
COMPONENTI
- dirigenti e funzionari comunali dell’Area
37
-
di competenza individuati in rappresentanza di ciascun Distretto;
dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS
n. 20;
dirigenti e funzionari di altre Istituzioni
pubbliche;
rappresentanti del Terzo Settore nominati in rappresentanza dei corrispondenti Tavoli Tecnici Distrettuali di Area.
FUNZIONI
- Coordinamento del processo di implementazione del Piano di Zona rispetto
alla specifica Area tematica;
- integrazione e sintesi delle proposte dei
Tavoli Tecnici distrettuali di Area;
- individuazione delle strategie idonee al
raggiungimento degli obiettivi previsti
per l’Area tematica;
- monitoraggio delle azioni e accompagnamento dell’implementazione;
- valutazione dei processi realizzati e degli
obiettivi raggiunti, identificazione di strategie di miglioramento, riprogettazione
complessiva;
- eventuale articolazione al suo interno in
gruppi di lavoro inerenti singole tematiche e/o progetti, su iniziativa dei componenti del Tavolo stesso, del Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale o della
Conferenza dei Sindaci.
38
Il Coordinamento è affidato ad uno dei componenti del Tavolo mediante nomina interna.
L’attivazione del Tavolo può avvenire con le
seguenti modalità:
- in attuazione di apposita deliberazione
degli organi della Conferenza dei Sindaci;
- su autonoma iniziativa di almeno due
Comitati dei Sindaci di Distretto e ratifica
da parte degli organi della Conferenza
dei Sindaci;
- su proposta da parte di soggetti della comunità locale che può essere discrezionalmente recepita da parte degli organi
della Conferenza dei Sindaci.
Coordinamento
Tecnico Sovradistrettuale
COMPONENTI
- Direttori dei Distretti Socio Sanitari;
- rappresentanti dei Tavoli Tecnici Sovradistrettuali di Area.
FUNZIONI
- Coordinamento del processo di implementazione del Piano di Zona;
- individuazione delle strategie idonee al
raggiungimento degli obiettivi del Piano
di Zona;
- coordinamento e supporto di carattere
organizzativo e metodologico ai Tavoli
Tecnici Sovradistrettuali di Area;
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
-
collegamento con i Coordinamenti Tecnici Distrettuali e integrazione e sintesi
delle loro proposte;
supporto tecnico agli organi della Conferenza dei Sindaci.
Tavolo di Sistema
COMPONENTI
- Dirigenti e funzionari comunali;
- dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS
n. 20;
- dirigenti e funzionari di altre Istituzioni
pubbliche;
- esponenti del Terzo Settore (cooperative,
organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni);
- esponenti di enti religiosi e di altri soggetti solidaristici;
- esponenti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali, della
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
realtà imprenditoriale ed economico-finanziaria;
- altri soggetti della comunità locale
La partecipazione al tavolo è aperta a tutti i
soggetti della comunità locale.
Il Coordinamento è affidato all’Ufficio del
Piano di Zona.
FUNZIONI
- Indirizzo tecnico sulle linee politiche e
strategiche del Piano di Zona;
- verifica generale del Piano di Zona;
- implementazione, monitoraggio e verifica del Sistema delle Regole;
- monitoraggio delle singole Aree tematiche nelle quali è articolato il Piano di
Zona, attraverso incontri con cadenza
almeno annuale per ciascuna Area;
- eventuale articolazione al suo interno in
gruppi di approfondimento tematico.
39
TAVOLI POLITICI
CONFERENZA
DEI SINDACI
ESECUTIVO
CONFERENZA
DEI SINDACI
Comitato
dei Sindaci e
Presidenti
Circoscrizioni
Distretto 1
Coordinamento
Tecnico
Distretto 1
Ufficio
del Piano
di Zona
Coordinamento
Tecnico
Sovradistrettuale
Comitato
dei Sindaci e
Presidenti
Circoscrizioni
Distretto 2
Comitato
dei Sindaci e
Presidenti
Circoscrizioni
Distretto 3
Coordinamento
Tecnico
Distretto 2
Coordinamento
Tecnico
Distretto 3
40
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Comitato
dei Sindaci e
Presidenti
Circoscrizioni
Distretto 4
Coordinamento
Tecnico
Distretto 4
TAVOLI TECNICI SOVRADISTRETTUALI
AREA 1
Anziani
AREA 11
Azioni
di sistema
AREA 2
Disabili
AREA 3
Infanzia
minori
famiglia
AREA 10
Prostituzione
Coordinamento
Tecnico
Sovradistrettuale
AREA 9
Nomadismo
AREA 8
Salute
mentale
AREA 4
Giovani
AREA 5
Immigrazione
AREA 7
Povertà
emarginazione
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
AREA 6
Dipendenze
41
TAVOLI TECNICI DISTRETTUALI
COORDINAMENTO
TECNICO
SOVRADISTRETTUALE
UFFICIO
DEL PIANO
DI ZONA
Coordinamento
Tecnico
Distretto
Referenti
Territoriali
Ufficio di Piano
AREA 1
Anziani
AREA 2
Disabili
AREA 3
Infanzia
Minori
Famiglia
42
AREA 4
Dipendenze
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
AREA ...
...
Avviso pubblico
CONFERENZA DEI SINDACI
DEI COMUNI DEL TERRITORIO
DELL’AZIENDA ULSS n. 20
AVVISO DI PUBBLICAZIONE
RELATIVO ALL’AVVIO
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI
ALLA PERSONA 2007-2009
In attuazione delle leggi n. 241/1990 e n.
328/2000, delle leggi regionali n. 56/1994, n.
5/1996, n. 11/2001 ed in esecuzione della deliberazione di Giunta Regionale n. 3702 del 28
novembre 2006 e della deliberazione della Conferenza dei Sindaci n. 2 del 15 febbraio 2007
Il Presidente della Conferenza dei Sindaci
RENDE NOTO
1. che è stato avviato il processo per la definizione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona
per il triennio 2007-2009 relativo all’ambito
territoriale dell’Azienda Unità Locale Socio
Sanitaria n. 20 di Verona;
2. che la Conferenza dei Sindaci, con la citata
deliberazione n. 2 del 15 febbraio 2007, ha
approvato il sistema delle regole, contenute
nel “Manuale del Piano di Zona dei Servizi
alla Persona”, che disciplinano il processo
di pianificazione zonale e definiscono uno
specifico modello organizzativo finalizzato a
garantire la più ampia partecipazione e la
presenza delle diverse espressioni dell’intera
comunità locale.
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
INVITA
pertanto le Organizzazioni del Terzo Settore
e tutti i Soggetti del territorio a partecipare
al processo di costruzione e di attuazione del
Piano di Zona dei Servizi alla Persona per il
triennio 2007-2009.
AVVERTE
1. che gli interessati potranno partecipare
compilando apposita dichiarazione di partecipazione redatta sulla base del fac-simile
allegato al presente avviso, sottoscritta dal
Presidente o dal Legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione.
La dichiarazione deve essere presentata entro la data del
a mano, a mezzo posta o telefax all’Ufficio del
Piano di Zona della Conferenza dei Sindaci
(presso il Comune di Verona – Servizi Sociali,
vicolo S. Domenico n. 13/B, 37122 Verona
– tel. 045 8077363 – fax 045 8009095 – email: [email protected]);
2. che la partecipazione è disciplinata dalle regole locali contenute nel “Manuale del Piano
di Zona dei Servizi alla Persona” ed avviene
relativamente a ciascun Distretto Socio Sanitario in cui si articola il territorio dell’Azienda
Ulss n. 20 e in riferimento agli appositi Tavoli
di lavoro che saranno costituiti in relazione
alle Aree Tematiche oggetto del Piano di Zona come di seguito indicato:
Distretto n. 1: Comune di Verona con le Circoscrizioni 1, 2 e 3
Distretto n. 2: Comune di Verona con le Cir-
43
coscrizioni 4 e 5 e Comuni di Buttapietra,
Castel d’Azzano e San Giovanni Lupatoto
Distretto n. 3: Comune di Verona con le Circoscrizioni 6, 7 e 8 e Comuni di Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè Veronese e San Martino Buon
Albergo
Distretto n. 4: Comuni di Albaredo d’Adige,
Arcole, Badia Calavena, Belfiore, Caldiero,
Cazzano di Tramigna, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Illasi, Lavagno, Mezzane di
Sotto, Montecchia di Crosara, Monteforte
d’Alpone, Pressana, Roncà, Roveredo di
Guà, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione,
San Mauro di Saline, Soave, Selva di Progno,
Tregnago, Velo Veronese, Veronella, Vestenanuova e Zimella.
Aree tematiche:
1. Anziani
2. Disabili
3. Infanzia Minori e Famiglia
4. Giovani
5. Immigrazione
6. Dipendenze
7. Povertà ed Emarginazione
8. Salute Mentale
9. Nomadismo
10. Prostituzione
3. che nella dichiarazione dovrà essere specificato chiaramente per quale Distretto e per
quale Area Tematica si intende partecipare;
4. che la partecipazione prevede, obbligatoriamente e contestualmente all’avvio dell’attività del Tavolo di lavoro, la sottoscrizione di un
44
apposito “patto di partecipazione” secondo
lo schema allegato, che costituisce titolo per
la partecipazione a tutte le fasi del processo
pianificatorio ed in particolare alle successive fasi di co-progettazione e di attuazione dei
progetti mediante i rapporti e gli strumenti
innovativi indicati nel Manuale;
5. che ad ogni scadenza annuale, in conformità a quanto previsto dal Manuale, verrà resa
nota mediante apposito avviso pubblico la
possibilità di presentare nuova dichiarazione di partecipazione da parte di soggetti che
non l’abbiano già presentata.
Il presente avviso è pubblicato all’Albo Pretorio
del Comune di Verona, sede della Conferenza
dei Sindaci, e all’Albo Pretorio di tutti Comuni del
territorio oltre che sul sito internet del Comune di
Verona (www.comune.verona.it). L’avviso verrà altresì divulgato attraverso i locali organi di stampa.
Per informazioni e per ritirare il presente avviso,
il “Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla
Persona”, la dichiarazione e il patto di partecipazione è possibile rivolgersi all’Ufficio di Piano della Conferenza dei Sindaci (c/o Comune
di Verona – Servizi Sociali, vicolo S. Domenico
n. 13/B, 37122 Verona – Tel. 045/8077363
– fax. 045/8009095 – e-mail: pianodizona@
comune.verona.it) e presso i Servizi Sociali dei
Comuni del territorio o consultando l’indirizzo
internet www.comune.verona.it
Verona,
Il Presidente
della Conferenza dei Sindaci
Paolo Zanotto
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Dichiarazione di partecipazione
AL PROCESSO DI COSTRUZIONE
E DI ATTUAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI
ALLA PERSONA 2007-2009
Al Presidente della Conferenza dei Sindaci
dei Comuni del territorio dell’Azienda Ulss n. 20
Paolo Zanotto
C/o Comune di Verona – CdR. Servizi Sociali
Ufficio del Piano di Zona
Vicolo San Domenico n. 13/B
37122 VERONA
Il/La sottoscritto/a
in qualità di Presidente/Legale Rappresentante
dell’Associazione/Ente/Organizzazione
con sede nel Comune di
prov. (
Via/Piazza
Partita Iva o Codice Fiscale
telefono
e-mail
)
fax
con espresso riferimento all’attività prestata dalla
propria organizzazione nelle sottoindicate Aree
tematiche individuate per il Piano di Zona dei
Servizi alla Persona (specificare):
❒ Anziani
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
❒ Disabili
❒ Infanzia Minori e Famiglia
❒ Giovani
❒ Immigrazione
❒ Dipendenze
❒ Povertà ed Emarginazione
❒ Salute Mentale
❒ Nomadismo
❒ Prostituzione
COMUNICA
che intende partecipare al processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona dei Servizi
alla Persona per il triennio 2007-2009 dell’ambito territoriale dell’Azienda Ulss n. 20 di Verona
e per i sottoindicati Distretti e Aree Tematiche
(specificare):
Distretto n. 1
❒ Anziani
❒ Disabili
❒ Infanzia Minori e Famiglia
❒ Giovani
❒ Immigrazione
❒ Dipendenze
❒ Povertà ed Emarginazione
❒ Salute Mentale
❒ Nomadismo
❒ Prostituzione
Distretto n. 2
❒ Anziani
❒ Disabili
45
❒ Infanzia Minori e Famiglia
❒ Giovani
❒ Immigrazione
❒ Dipendenze
❒ Povertà ed Emarginazione
❒ Salute Mentale
❒ Nomadismo
❒ Prostituzione
❒ Infanzia Minori e Famiglia
❒ Giovani
❒ Immigrazione
❒ Dipendenze
❒ Povertà ed Emarginazione
❒ Salute Mentale
❒ Nomadismo
❒ Prostituzione
Distretto n. 3
❒ Anziani
❒ Disabili
❒ Infanzia Minori e Famiglia
❒ Giovani
❒ Immigrazione
❒ Dipendenze
❒ Povertà ed Emarginazione
❒ Salute Mentale
❒ Nomadismo
❒ Prostituzione
E A TAL FINE
1. si impegna a partecipare alla prima riunione
del Tavolo tematico distrettuale prescelto a
seguito di apposita convocazione;
2. si impegna, qualora interessato, a sottoscrivere il “patto di partecipazione” nel momento di avvio dell’attività del suddetto Tavolo tematico.
Luogo e data
Distretto n. 4
❒ Anziani
❒ Disabili
Firma
46
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Patto di partecipazione
AL PROCESSO DI COSTRUZIONE
E DI ATTUAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI
ALLA PERSONA 2007-2009
Il sig./La sig.ra
nato/a a
il
residente in
via
che interviene nel presente atto in qualità di Presidente/legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione
con sede legale in
via
Partita Iva o Codice fiscale
E
Il Presidente, avv. Paolo Zanotto, della CONFERENZA DEI SINDACI dei Comuni del territorio
dell’Azienda ULSS n. 20, domiciliato per la carica presso l’Ufficio della Conferenza dei Sindaci in Verona, vicolo San Domenico n. 13/B,
che interviene nel presente atto in nome e per
conto della Conferenza medesima ed in rappresentanza delle seguenti Amministrazioni locali:
Albaredo d’Adige, Arcole, Badia Calavena, Belfiore, Bosco Chiesanuova, Buttapietra, Caldiero,
Castel d’Azzano, Cazzano di Tramigna, Cerro
Veronese, Cologna Veneta, Colognola ai Colli,
Erbezzo, Grezzana, Illasi, Lavagno, Mezzane di
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Sotto, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone, Pressana, Roncà, Roveredo di Guà, Roverè
Veronese, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione,
San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Mauro di Saline, Selva di Progno, Soave,
Tregnago, Velo Veronese, Verona, Veronella, Vestenanuova, Zimella;
Con il presente patto CONVENGONO
1. di condividere il processo di costruzione e di
attuazione del Piano di Zona dei Servizi alla
Persona per il triennio 2007-2009 relativo all’ambito territoriale dell’Azienda Unità Locale
Socio Sanitaria n. 20 di Verona;
2. di osservare il sistema di regole locali esplicitato in dettaglio nel “Manuale del Piano
di Zona dei Servizi alla Persona” approvato
dalla Conferenza dei Sindaci dei Comuni del
territorio dell’Azienda ULSS n. 20 con deliberazione n. 2 del 15 febbraio 2007;
3. di intendere la pianificazione di zona come
un processo di programmazione partecipata
aperto a tutti i soggetti della vita istituzionale e civile del territorio e di riconoscersi nell’obiettivo di dare alla collettività sociale un
Piano condiviso teso a qualificare il sistema
locale dei servizi alla persona;
4. di assumere reciprocamente e nei confronti
degli altri attori della pianificazione di zona
un atteggiamento di dialogo e di confronto
propositivo, aperto, effettivo e responsabile
nella valorizzazione della diversità di ruoli e
funzioni.
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In particolare, ritenuto su queste premesse di
assumere formali e reciproci impegni
L’ASSOCIAZIONE/L’ENTE/L’ORGANIZZAZIONE
SI IMPEGNA
1. ad assicurare la propria partecipazione al
processo di costruzione e di attuazione del
Piano di Zona dei Servizi alla Persona 20072009 con riferimento al Tavolo tematico dell’Area
per l’ambito territoriale del Distretto n.
;
2. a partecipare con continuità a tutte le fasi
in cui si articola il processo di pianificazione
zonale e per tutto l’arco temporale di validità
del Piano di Zona;
3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, documentazione, approfondimenti, materiali o contributi di qualsiasi
genere utili alla definizione del Piano rispetto
al Tavolo e all’Area di intervento prescelti;
4. a comunicare l’eventuale volontà di recedere
dal presente patto di partecipazione mediante apposita dichiarazione scritta indirizzata al
Presidente della Conferenza dei Sindaci;
ne dell’Associazione/Ente/Organizzazione
al percorso di definizione del Piano di Zona
dei Servizi alla Persona 2007-2009 mediante la presenza al Tavolo di lavoro dell’Area
tematica
attivato nel Distretto n.
;
2. a garantire le condizioni per la piena espressione dei valori, delle opinioni e delle istanze
di cui l’Associazione/Ente/Organizzazione è
portatrice;
3. a supportare il processo dal punto di vista
tecnico, operativo ed organizzativo mettendo
a disposizione risorse umane, logistiche e
strumentali;
4. a riconoscere e ad assicurare il recepimento
delle risultanze del lavoro svolto dai singoli
Tavoli attivati a livello distrettuale e sovradistrettuale per ogni Area Tematica nei contenuti programmatici del Piano di Zona dei
Servizi alla Persona 2007-2009.
Letto, approvato e sottoscritto.
Luogo e data
Il Presidente/Legale Rappresentante
dell’Associazione/Ente/Organizzazione
LA CONFERENZA DEI SINDACI
SI IMPEGNA
1. a garantire le condizioni per la partecipazio-
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Il Presidente della Conferenza dei Sindaci
Paolo Zanotto
MANUALE DEL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Approvato dalla Conferenza dei Sindaci dei Comuni del Territorio dell’Azienda ULSS n. 20
con deliberazione n. 2 del 15 Febbraio 2007
CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DI
ALBAREDO D’ADIGE – ARCOLE – BADIA CALAVENA
– BELFIORE – BOSCOCHIESANUOVA – BUTTAPIETRA
– CALDIERO – CASTEL D’AZZANO – CAZZANO DI
TRAMIGNA – CERRO VERONESE – COLOGNA VENETA
– COLOGNOLA AI COLLI – ERBEZZO – GREZZANA
– ILLASI – LAVAGNO – MEZZANE DI SOTTO –
MONTECCHIA DI CROSARA – MONTEFORTE D’ALPONE
– PRESSANA – RONCÀ – ROVERÈ – ROVEREDO
DI GUÀ – S. BONIFACIO – S. GIOVANNI ILARIONE
– S. MAURO DI SALINE – S. GIOVANNI LUPATOTO –
S. MARTINO BUON ALBERGO – SELVA DI PROGNO
– SOAVE – TREGNAGO – VELO VERONESE – VERONA
– VERONELLA – VESTENANUOVA – ZIMELLA