CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DEL TERRITORIO DELL’AZIENDA ULSS N.20 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Indice PRESENTAZIONE PREMESSA - L’individuazione degli obiettivi strategici e delle priorità di intervento - L’approvazione - L’attuazione del Piano di Zona e il sistema informativo - Il monitoraggio, la verifica e la valutazione 2.3 Gli strumenti della pianificazione - Gli strumenti della partecipazione - Gli strumenti attuativi 2.4 Il Piano di Zona e le altre pianificazioni 3 5 1. IL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 1.1 Definizione 1.2 Il ciclo di vita del Piano di Zona 1.3 I principi ispiratori 1.4 Le finalità strategiche 1.5 I contenuti generali 1.6 Gli attori della pianificazione locale - Il Comune - La Conferenza dei Sindaci - La Regione e le Aziende ULSS - La Provincia - Gli altri soggetti pubblici - Il Terzo Settore - Gli altri soggetti privati - La comunità locale 1.7 L’ambito territoriale 2. IL PROCESSO DI COSTRUZIONE E ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA 2.1 Dalla programmazione partecipata alla valutazione 2.2 Le fasi del Piano di Zona - L’iniziativa - L’elaborazione della base conoscitiva 7 7 8 9 9 10 13 13 14 14 15 15 15 16 17 17 19 19 20 20 21 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 22 23 24 26 27 27 27 29 3. IL SISTEMA DELLE REGOLE LOCALI E LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA 3.1 Introduzione 3.2 Gli aspetti innovativi - La partecipazione - Le relazioni tra i soggetti - Indicazioni di metodo - L’articolazione e l’organizzazione dei Tavoli 35 ALLEGATI Avviso pubblico Dichiarazione di partecipazione Patto di partecipazione 43 45 47 1 31 31 31 31 33 34 Presentazione Compito difficile ma entusiasmante quello che deve svolgere chi ha la responsabilità di pensare ed attuare le politiche sociali, perché queste, più di qualunque altra, riguardano direttamente il “benessere” delle persone. Un benessere non economico ma legato alla dimensione complessiva di vita di ciascuno, al disagio che vive ed alle capacità che possiede, ai bisogni che deve soddisfare e alle risorse che gli sono proprie, alla volontà di migliorarsi e alle potenzialità che è in grado di esprimere. Approcciare il sociale mettendo al centro la persona significa proprio questo, cioè riconoscere che esistono diritti sociali inalienabili di ciascun individuo sui quali fondare il sistema di prevenzione, tutela e promozione e che è a partire da questi che vanno organizzati e gestiti i servizi, gli interventi e i progetti. Un compito difficile, dunque, ma sicura- mente più realizzabile se alla sua attuazione concorrono tutti i soggetti che compongono la comunità locale, ognuno per la propria parte, con il proprio ruolo e secondo le proprie competenze e conoscenze. Il presente Manuale ha l’obiettivo ambizioso di permettere a chiunque lo prenda in mano di comprendere il significato di termini e concetti che spesso appaiono distanti e limitati solo agli addetti ai lavori, quali la pianificazione, la partecipazione, la valutazione. La finalità complessiva è non solo di suscitare interesse, ma di aprire nuovi spazi di coinvolgimento e protagonismo, nella convinzione che il modello di welfare di cui una comunità si dota ha senso e può funzionare solo se tutte le persone partecipano pienamente alla sua programmazione e realizzazione. La convinzione è che con questo Manuale si è aperta una strada, che ora merita di essere percorsa. Il Presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Zanotto MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 3 Premessa La Conferenza dei Sindaci dei trentasei Comuni che costituiscono il territorio dell’Azienda ULSS n. 20 ha avviato il processo di costruzione del nuovo Piano di Zona dei Servizi alla Persona 2007-2009. Si tratta della terza “edizione” di questo fondamentale atto di pianificazione delle politiche sociali e socio sanitarie, dopo quelle realizzate nel 1999 e per il triennio 2003-2005. Nell’intento di consolidare le positive esperienze del passato, ma anche con la volontà di dare un significato diverso alla pianificazione zonale, la Conferenza dei Sindaci ha posto come presupposto innovativo l’elaborazione di un sistema di regole che, all’interno della normativa esistente, faccia emergere le specificità del territorio locale. Per conseguire questo risultato sono stati avviati due percorsi paralleli. Il primo, di carattere giuridico teso ad evidenziare l’intero quadro legislativo di riferimento, è stato realizzato compiendo un’analisi delle svariate disposizioni normative sia di rango nazionale (leggi, decreti legislativi, …) che regionale (leggi e deliberazioni) che si sono avvicendate, sovrapposte o affiancate nel corso del tempo. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Il risultato di questa attività, che si è concretizzata in due successivi documenti, uno di ampio respiro sui principali riferimenti normativi connessi alla pianificazione zonale, l’altro centrato in specifico sul concetto di “Piano di Zona” ed organizzato per schede tematiche1, ha evidenziato gli aspetti vincolanti e, soprattutto, messo in luce ampi spazi di discrezionalità. Il secondo percorso, invece, ha affrontato in modo innovativo anche dal punto di vista metodologico gli aspetti relazionali e organizzativi connessi alla pianificazione zonale. Attraverso una vera e propria ricerca si è giunti alla definizione di un “Sistema delle Regole”2 che definisce a livello locale alcuni aspetti fondamentali per la costruzione del Piano di Zona quali la partecipazione, le relazioni tra i soggetti, l’organizzazione dei tavoli. L’intero processo ha trovato la sua conclusione nell’elaborazione del presente Manuale, 1. Entrambi i documenti sono disponibili presso l’Ufficio del Piano di Zona. 2. Il relativo “Rapporto di ricerca per la costruzione del Sistema delle Regole” è parimenti disponibile presso l’Ufficio del Piano di Zona. 5 documento approvato dalla Conferenza dei Sindaci, che si pone quale primo tentativo di concretizzare i principi di sussidiarietà, partecipazione ed evidenza pubblica, di gettare le premesse per la costruzione, da parte di tutte le realtà presenti sul territorio, della “rete” sociale. In questa logica il documento contiene un insieme di regole ed indicazioni che, senza la pretesa di essere esaustive, disciplinano il processo di costruzione e di realizzazione del Piano di Zona e definiscono, in concre- 6 to, un modello specifico di pianificazione zonale partecipata e condivisa. In ultima analisi, il Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona intende essere un supporto chiaro e di facile lettura per gli operatori e per tutti coloro, singoli cittadini, famiglie, associazioni, istituzioni, che desiderano approfondire i temi connessi alla pianificazione di zona e, nel contempo, ha l’ambizione di rappresentare uno stimolo alla riflessione sulle politiche sociali della comunità locale. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Il piano di zona dei servizi alla persona 1.1 Definizione Il Piano di Zona è uno strumento conoscitivo e di pianificazione territoriale. Il Piano persegue tre obiettivi fondamentali: • definire, organizzare le politiche sociali e socio sanitarie di un ambito territoriale per un periodo di tempo determinato; • favorire il riordino e la messa in rete di una pluralità di servizi e interventi che si sono sviluppati nel tempo in modo tale da divenire un vero e proprio “sistema”; • attuare la programmazione e la progettazione definita. Il Piano di Zona è definito, infatti, come lo strumento primo e fondamentale con il quale i Comuni che compongono il territorio di una Unità Locale Socio Sanitaria, d’intesa con la stessa e con il concorso di altri soggetti che si occupano di servizi sociali, realizzano “il sistema integrato di interventi e servizi alla persona”. È un sistema rivolto a tutti i cittadini che, mettendo in relazione tra loro le varie politiche e governando in modo unitario i diversi servizi, gli specifici interventi e le singole prestazioni, permette di dare una risposta efficace ai bisogni della persona e della collettività e ottimizza le risorse umane, professionali, organizzative ed economiche. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Proprio perché “sistema”, il Piano di Zona è identificato come luogo privilegiato nel quale si opera per la realizzazione di quattro principali politiche di integrazione: • istituzionale: tra Comuni appartenenti allo stesso ambito territoriale; • inter-istituzionale: tra settori diversi dell’Ente pubblico; • sociale e socio sanitaria: tra le politiche sociali e le politiche socio sanitarie; • comunitaria: tra l’Ente pubblico e le varie espressioni della società civile. A partire da questa prospettiva il Piano di Zona, per effetto dell’evoluzione normativa che ha subito nel corso del tempo, di una maggiore sensibilità culturale e per le concrete caratteristiche che ha progressivamente assunto, è definito oggi come Piano di Zona dei Servizi alla Persona. Infatti, esso si colloca come punto di riferimento generale verso cui convergono innanzitutto le politiche sociali e sanitarie ma anche, in via progressiva, quelle scolastiche, formative ed educative, giovanili, del lavoro, abitative, del tempo libero, ambientali, della mobilità e della comunicazione. Politiche che oggi non si limitano solamente a sostenere e a proteggere l’individuo in situazione di disagio o di bisogno, ma che si prefiggono la promozione della qualità di 7 vita della persona e quindi, in una parola, del suo benessere personale e sociale. Ed è in questa direzione, in base ai principi di sussidiarietà, partecipazione e solidarietà, che appare necessaria la realizzazione di forme di integrazione tra tutti i soggetti della comunità locale. L’obiettivo è di definire in modo congiunto e condiviso l’attuale sistema di prevenzione, protezione e promozione sociale, di delineare le sue prospettive future, di individuare gli obiettivi strategici e le priorità, di scegliere le modalità di concreta realizzazione. Il tutto nella piena coscienza che il Piano è uno strumento vivo e dinamico da gestire sulla base delle effettive capacità, risorse e potenzialità del territorio. 1.2 Il ciclo di vita del Piano di Zona Il Piano di Zona ha una durata triennale. Tuttavia, essendo un processo continuo orientato al miglioramento, il Piano può essere articolato per singole annualità allo scopo di rispondere meglio alla continua evoluzione della società in termini di governo del territorio, di sviluppo locale e di qualità della vita delle persone. Questa flessibilità viene riassunta nell’espressione “ciclo di vita del Piano”, che 8 si compone di una serie di fasi tra loro strettamente collegate tanto da formare un processo circolare e permanente: • la programmazione, che riguarda tutta la costruzione del Piano fino alla sua approvazione formale; • la progettazione, che si traduce nella elaborazione dei progetti, dei servizi e degli interventi per perseguire gli obiettivi del Piano; • la realizzazione delle azioni previste con le forme di gestione e gli strumenti definiti nel Piano; • il monitoraggio e la verifica finalizzati a misurare l’efficacia della progettazione e per rilevarne, nel corso della realizzazione ed al termine della stessa, gli eventuali scostamenti dalle previsioni originarie; • la valutazione, riferita all’intero processo programmatorio, con la finalità di migliorare le politiche; • la riprogrammazione, che nello stesso tempo chiude e riavvia il ciclo. La particolare attenzione posta di recente sui temi del monitoraggio, della verifica e della valutazione conferma che il Piano di Zona non è un processo chiuso e definito una volta per tutte con la sua approvazione, ma può essere modificato e adeguato anMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA che nel corso della sua vigenza qualora se ne ravvisi la necessità o l’opportunità. 1.3 I principi ispiratori Il Piano di Zona è elaborato e realizzato secondo una pluralità di principi che trovano il loro fondamento nella Costituzione (artt. 2, 3, 38, 97 e 118) e nella legge quadro sui servizi sociali (8 novembre 2000 n. 328), oltre che in altre norme quali le leggi in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso (7 agosto 1990 n. 241) e di riforma della pubblica amministrazione (15 marzo 1997 n. 59). Oltre a rappresentare la base dell’attuale sistema di welfare, essi orientano e permeano tutta l’attività del Piano che deve svolgersi in coerenza con le finalità da questi delineate. Di seguito sono semplicemente elencati i più rilevanti principi che qualificano alla base il processo di pianificazione, senza tuttavia alcun tentativo neppure parziale di definizione. Appare opportuno, infatti, che per renderli davvero riferimento di tutte le attività previste dal Piano di Zona, il loro contenuto scaturisca dall’applicazione concreta e da una successiva lettura partecipata e condivisa da parte di tutti gli attori della comunità locale. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA In altre parole, si ritiene che, proprio perché principi ispiratori di tutte le politiche sociali e socio sanitarie del territorio, il Piano di Zona debba contenere un’azione di sistema che preveda la realizzazione di un percorso orientato in modo specifico in questa direzione. I principi di riferimento sono: • Sussidiarietà • Cooperazione • Efficacia • Efficienza • Economicità • Omogeneità • Responsabilità • Partecipazione • Trasparenza • Pubblicità • Solidarietà • Universalità • Equità • Integrazione 1.4 Le finalità strategiche Le finalità strategiche del Piano di Zona sono essenzialmente suddivisibili in due macro categorie. La prima riguarda in particolare quelle relative alla costruzione delle politiche: 9 • promuovere la partecipazione attiva di tutti i membri della comunità locale; • sviluppare forme di responsabilizzazione nella definizione delle politiche sociali; • avviare una programmazione unitaria all’interno di un determinato territorio; • definire le politiche sociali e socio sanitarie in modo puntuale ed integrato; • definire gli obiettivi e le priorità di intervento cui destinare le risorse disponibili; • rendere omogenea l’offerta di servizi, interventi e prestazioni all’interno di una medesima area geografica; • garantire la libertà di scelta del cittadino nell’accesso ai servizi e la personalizzazione dell’intervento; • prevedere un sistema di rilevazione della qualità e dell’efficacia delle politiche e degli interventi. La seconda categoria in cui è opportuno suddividere le finalità del Piano di Zona è riferita, invece, ai processi di governance e si traduce in: • valorizzare le iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di solidarietà; • analizzare l’evoluzione dei bisogni della popolazione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; • individuare le risorse umane, strumentali 10 • • • • e finanziarie disponibili e attivabili sul territorio e garantirne un ottimale utilizzo; raccordare e armonizzare tra loro (ricondurre a sistema) gli interventi e i servizi esistenti mediante forme di gestione flessibili, adeguate e tra loro complementari; definire la ripartizione della spesa tra i soggetti che sono coinvolti nella pianificazione; prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento per gli operatori del settore; assolvere ad una generale funzione informativa e comunicativa. 1.5 I contenuti generali Per definire i contenuti del Piano di Zona è necessario fare riferimento alle aree di bisogno ed alle prestazioni di carattere sociale o legate all’integrazione socio sanitaria identificate dalla normativa e riportate in modo schematico nella seguente tabella1. 1. In generale, per «servizi sociali» si intendono tutte le attività che hanno un contenuto sociale, socio assistenziale e socio educativo. Più semplicemente si fa riferimento ad un universo di servizi, di interventi, di prestazioni e di attività tutti accomunati dalla valorizzazione del singolo individuo e delle formazioni sociali in cui vive o si esprime e dalla MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA • Legge n. 328/2000 • Piano sociale nazionale 20012003 • misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito familiare servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora; • misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana; • interventi di sostegno per i minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; • misure per il sostegno delle responsabilità familiari; • misure per favorire l’armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare; • misure di sostegno alle donne in difficoltà; • interventi per la piena integrazione delle persone disabili; • interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza a domicilio; • prestazioni integrate di tipo socio educativo per l’infanzia e l’adolescenza; • interventi per contrastare le dipendenze; • l’informazione e la consulenza alle persone e alle famiglie per favorire la fruizione di servizi e per promuovere iniziative di auto-mutuo aiuto; • le misure volte a contrastare la povertà e l’esclusione sociale; • le misure per favorire l’inclusione della popolazione immigrata. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 11 • D.Lgs. n. 502/1992 • • • • • • • • materno infantile; anziani non autosufficienti; malati mentali; persone disabili; persone con problemi di dipendenza; persone con patologie a forte impatto sociale (quali hiv); persone nella fase terminale della vita; persone con inabilità o disabilità e conseguenti malattie cronico-degenerative Con riferimento a tale individuazione, la Regione Veneto ha ritenuto di indicare per il triennio 2007-2009 le seguenti aree rispetto alle quali procedere nella costruzione, realizzazione e valutazione del Piano di Zona: • anziani; finalità di prevenire, rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona può incontrare nel corso della propria esistenza, dall’infanzia alla vecchiaia. In una concezione moderna dei servizi sociali, alle politiche volte a contrastare il disagio e l’emarginazione sociale si affiancano le politiche orientate all’agio e cioè a promuovere il benessere dell’individuo e della società. Le «prestazioni socio sanitarie» invece sono tutte quelle attività idonee a soddisfare le esigenze di salute della persona che implicano la compresenza di prestazioni sanitarie vere e proprie e di interventi di carattere sociale, di protezione della persona e di supporto. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA • • • • • • • • • • disabili; infanzia/minori e famiglia; giovani; immigrazione; dipendenze; povertà/emarginazione; salute mentale; nomadismo; prostituzione; generale (comprende gli aspetti comuni a più politiche o legati al sistema). Rispetto ad ognuno di questi ambiti tematici, il Piano, nell’ambito del suo sviluppo, individua le direttrici di consolidamento e di innovazione, evidenziando in particolare: • l’analisi e la valutazione dei bisogni della popolazione; • la descrizione sull’offerta dei servizi; 12 • le priorità di intervento, gli obiettivi strategici, le azioni; • gli strumenti e i mezzi; • le modalità organizzative dei servizi ed i requisiti di qualità che ne garantiscano l’equa distribuzione, l’omogeneità e l’uniformità nel territorio; • l’individuazione, la quantificazione e la qualificazione delle risorse finanziarie, strutturali e professionali necessarie; • le modalità di collaborazione e di coordinamento con i soggetti istituzionali, sociali e produttivi; • le forme di concertazione con l’Azienda ULSS rispetto all’area delle prestazioni socio sanitarie ed in particolare per garantire l’integrazione tra i servizi sociali dei vari Comuni e i servizi sanitari distrettuali; • le azioni locali per lo sviluppo del sistema informativo e per la comunicazione sociale. 1.6 Gli attori della pianificazione locale La legge quadro sui servizi sociali (legge n. 328/2000) indica con chiarezza i soggetti che con ruoli, competenze e responsabilità diverse, sono chiamati a divenire attori della pianificazione locale. Si tratta di: Comuni, Regioni e Aziende Uni- 13 tà locali socio sanitarie, Province, Aziende Ospedaliere, Amministrazioni pubbliche e periferiche dello Stato (in particolare del Ministero dell’Istruzione, del Lavoro, della Giustizia), Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (Ipab), Organismi non lucrativi di utilità sociale (Onlus), Organismi della cooperazione, Associazioni ed Enti di promozione sociale, Fondazioni, Enti di patronato, Organizzazioni di volontariato, Enti riconosciuti dalle Confessioni religiose, Organizzazioni sindacali, Soggetti privati aventi finalità di lucro. Il Comune Il Comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo ed è, nell’ordinamento italiano, l’ente territoriale più vicino al cittadino. La legge assegna al Comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione e il territorio comunale, in particolare nei servizi alla persona e alla comunità, nell’assetto e nell’utilizzazione del territorio e nello sviluppo economico. Per tale ragione, il Comune ha la titolarità dei servizi sociali che comporta: • la gestione di servizi e l’erogazione di prestazioni a favore dei cittadini; • il compito di progettare, realizzare e geMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA stire la “rete” dei servizi sociali; • il coordinamento degli Enti che operano nell’ambito di competenza; • il concorso nella definizione della programmazione sociale e socio sanitaria delle Regioni; • la consultazione dei soggetti presenti nella realtà locale con la finalità di formulare proposte per la predisposizione di programmi e per valutare la qualità e l’efficacia dei servizi; • la promozione e la valorizzazione delle risorse della collettività locale. Ne discende che è assegnata al Comune, singolo o associato, la titolarità e la responsabilità primaria del Piano di Zona e, di conseguenza, anche una funzione di regia nei confronti dei diversi attori in un’ottica di governance. La Conferenza dei Sindaci La Conferenza dei Sindaci è l’organismo che rappresenta l’associazione di tutti i Comuni che formano il territorio di una Azienda ULSS e che, proprio per questo, diviene titolare del Piano di Zona provvedendo alla sua elaborazione ed attuazione. In generale, la Conferenza permette la formazione di un orientamento comune nelle politiche sociali, socio-sanitarie e sanitari, 14 definisce le più importanti pianificazioni sia di competenza degli stessi Enti locali associati sia proprie dell’Azienda ULSS, svolge un ruolo di indirizzo e di controllo nei confronti della stessa Azienda ULSS rispetto alle attività svolte ed all’esame dei principali atti economico-finanziari. La Conferenza opera sia direttamente, sia in forma più ristretta, avvalendosi di un apposito organo denominato Esecutivo e costituito dal Presidente e da quattro Sindaci rappresentativi dell’articolazione del territorio in Distretti socio sanitari. Accanto alla Conferenza, sono previsti i Comitati dei Sindaci di Distretto o dei Presidenti di Circoscrizione composti dai Sindaci dei Comuni e/o dai Presidenti delle Circoscrizioni di decentramento comunale il cui territorio rientra nell’area del Distretto socio sanitario. La Regione e le Aziende ULSS La Regione ha il compito di programmare, indirizzare e coordinare gli interventi sociali, sanitari e socio-sanitari e di verificarne l’attuazione a livello territoriale. In specifico, la Regione è titolare delle funzioni legislative e amministrative in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera e condivide con gli Enti locali la responsabilità della programmazione e dell’erogazione degli interventi socio sanitari che costituiscono MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA un livello di integrazione fondamentale da conseguire con il Piano di Zona. Per l’esercizio delle proprie funzioni la Regione si avvale delle Aziende ULSS, dotate di personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale, che sono attori indispensabili per la pianificazione zonale dal momento che svolgono importanti funzioni per la tutela della salute con particolare riferimento all’ambito socio sanitario e sanitario. Le stesse, attraverso la Direzione per i Servizi sociali, collaborano per quanto di competenza all’elaborazione del Piano e assicurano il coordinamento e la saldatura tecnica tra il Piano di Zona, a titolarità comunale, e gli specifici piani dell’Azienda (Piano Attuativo locale e Programmi delle attività territoriali). e le politiche del lavoro e della formazione professionale. La Provincia La Provincia partecipa alla definizione e all’attuazione del Piano di Zona con le modalità definite dalla Regione. Il suo ruolo fa riferimento, in particolare, alla raccolta delle conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse disponibili dei Comuni e degli altri soggetti istituzionali presenti nel territorio, alla titolarità degli interventi sociali relativi ai non vedenti, agli audiolesi e ai figli minori riconosciuti dalla sola madre e di importanti funzioni amministrative aventi un riflesso sociale quali l’istruzione secondaria Il Terzo Settore La legge n. 328/2000 ha tentato per la prima volta di mettere chiarezza nell’ampio e variegato mondo di chi, in forma associata ed organizzata, si occupa a qualsiasi titolo di politiche ed interventi sociali nel proprio territorio e, proprio per questo motivo, è chiamato ad avere un ruolo indispensabile nel processo di pianificazione. È il mondo del Terzo Settore, ovvero quell’insieme di soggetti che, da un punto di vista generale, hanno alcune caratteristiche minime comuni, quali essere private, avere MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Gli altri soggetti pubblici Una presenza significativa nella costruzione e nella realizzazione del Piano di Zona è quella di altri soggetti pubblici a partire dalle rispettive competenze e aree di intervento: le Unioni di Comuni e le Comunità montane (forme associative di Enti locali); le Aziende Ospedaliere in quanto presidi sanitari fondamentali; le Amministrazioni periferiche dello Stato che si occupano dell’istruzione, delle politiche per il lavoro, della giustizia; le Aziende Pubbliche e le Istituzioni di pubblica Assistenza e Beneficenza che gestiscono servizi alla persona. 15 una struttura stabile anche se non necessariamente riconosciuta dal punto di vista giuridico, agire nell’ottica prevalente di obiettivi diversi dal profitto. L’elenco, che a distanza di soli pochi anni dall’uscita della legge n. 328/2000 appare già riduttivo, è il seguente: organismi non lucrativi di utilità sociale (ONLUS), organismi della cooperazione, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato, organizzazioni di volontariato, enti religiosi. Ad esso sicuramente vanno aggiunte le organizzazioni non governative (ONG) impegnate nella cooperazione internazionale, le imprese sociali, gli enti di promozione culturale, artistica e sportiva. Si tratta di un insieme che al suo interno vive di grandi differenze, più che di omogeneità e, proprio dal fare chiarezza tra le diversità di ciascuno rispetto ai compiti ed ai ruoli che può e intende assumersi, appare possibile costruire una partecipazione effettiva nell’ambito del Piano di Zona. È necessario, tuttavia, che queste realtà manifestino una esplicita volontà di cooperare e che la stessa si inserisca in modo organico e coerente nelle dinamiche proprie del processo di pianificazione. È indispensabile, in altre parole, che la partecipazione sia espressa e responsabile ed 16 assuma dei caratteri certi e formalizzati attraverso un apposito “patto di partecipazione” che ne definisca in un’ottica di reciprocità con la Conferenza dei Sindaci, titolare del Piano di Zona, gli impegni e le modalità di attuazione concreta. Gli altri soggetti privati Sempre con riferimento ai soggetti non istituzionali, di sicura innovatività è l’apertura che la legge quadro sui servizi sociali propone nei confronti dell’estesa area dei mondi imprenditoriale, finanziario, delle professioni e delle relative organizzazioni di categoria. L’indicazione di fondo è che è opportuno che tali soggetti, per il ruolo da protagonisti che esercitano nella società attuale, contribuiscano attivamente alla costruzione e realizzazione del sistema di welfare locale sia finanziando le progettualità e gli interventi, sia agendo in prima persona. È necessario, pertanto, che il processo di pianificazione ne consenta e ne valorizzi la partecipazione. Un ruolo fondamentale, infine, è rivestito dalle organizzazioni sindacali che, per l’osservatorio privilegiato dal quale agiscono rispetto alle dinamiche sociali e per la loro capacità e attitudine al confronto ed alla concertazione, prendono parte pienamente MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA ai processi di pianificazione territoriale. Come per il Terzo Settore, appare opportuno che il coinvolgimento responsabile e fattivo di tutti questi soggetti sia espresso tramite l’apposito “patto di partecipazione”. La comunità locale Con riferimento ai soggetti non istituzionali, oltre al Terzo Settore e al mondo imprenditoriale e sindacale, la legge n. 328/2000 indica l’individuo, singolo o nelle sue formazioni sociali prima fra tutte la famiglia, come attore rilevante nella definizione e nella realizzazione delle politiche sociali e non semplicemente come destinatario degli interventi. Si tratta di un riferimento preciso al ruolo che ciascun cittadino, come componente di una comunità e nel rispetto delle proprie capacità e risorse, deve assumersi all’interno del sistema complessivo del welfare locale. È un compito inderogabile che la pianificazione territoriale deve promuovere e sostenere nelle forme e con le modalità opportune. 1.7 L’ambito territoriale Il Piano di Zona è unico e coincide con l’ambito territoriale dei Comuni che costituiMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA scono il territorio dell’Azienda ULSS. La Conferenza dei Sindaci, in piena coerenza con le vigenti normative nazionali e regionali, identifica la centralità del livello distrettuale come ambito più adeguato per la pianificazione e la programmazione, in quanto dimensione privilegiata per l’accesso ai servizi sanitari, socio-sanitari, sociali e assistenziali da parte dei cittadini. In coerenza con questa impostazione, la Conferenza prevede l’articolazione del Piano di Zona a partire dal livello distrettuale per coniugarlo poi su base sovradistrettuale. Pertanto il Distretto diventa il punto di riferimento per la definizione della base conoscitiva, per la lettura dei bisogni, per l’indicazione delle priorità in rapporto alle specificità del contesto e per l’individuazione concreta dei soggetti che partecipano alla costruzione del Piano. Il livello sovradistrettuale, identificato nel territorio complessivo dell’Azienda ULSS, è invece l’ambito di approvazione del Piano di Zona sulla base del risultato del lavoro svolto su base distrettuale, in conformità all’esigenza di conseguire una programmazione unitaria che permetta di rendere omogenee le politiche, di sviluppare progettualità trasversali, di superare la frammentarietà locale. 17 Il processo di costruzione e attuazione del piano di zona 2.1 Dalla programmazione partecipata alla valutazione La legge 328/2000 prevede che, per la realizzazione del sistema integrato di interventi e di servizi sociali, si adotti il metodo della pianificazione, dell’operatività per progetti, della verifica dei risultati e della valutazione. Si tratta di concetti distinti ma, nello stesso tempo, strettamente collegati perché facenti parte di un unico processo, rispetto al quale appare necessario chiarire alcuni presupposti che ne costituiscono la cornice di riferimento. Il primo è dato dalla normativa vigente: l’attribuzione agli Enti locali, singoli o associati nella Conferenza dei Sindaci, della titolarità del Piano di Zona che si evidenzia, in particolare, nella centralità del ruolo svolto nella fase di avvio, decisionale e di approvazione del Piano. Il secondo presupposto è che il Piano di Zona non va concepito in termini riduttivi, come un mero adempimento amministrativo e come un documento-atto da prodursi entro una certa data, ma invece come un processo che si sviluppa progressivamente nel tempo. A differenza di altri strumenti di pianificazione, quella sociale non può essere concepita rigidamente, per la pluralità e la diversità MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA degli attori coinvolti, per le svariate interrelazioni che si instaurano, per l’attribuzione di senso e di significato che viene data alla lettura dei bisogni della collettività, per le modalità attraverso le quali si snoda l’attività decisionale. Il Piano di Zona si fonda pertanto su una logica di tipo incrementale e, cioè, è in grado di leggere costantemente l’evoluzione della società e di modificarsi continuamente. Il terzo elemento è costituito dalla “partecipazione”, intesa come necessaria presenza di altri soggetti pubblici e di realtà private espressione della volontà e capacità delle famiglie e della comunità di organizzarsi per affrontare e rispondere in prima persona ai bisogni del territorio e, di conseguenza, di partecipare alle scelte di indirizzo e di priorità delle politiche di welfare. Il processo di programmazione si consegue attraverso il coordinamento, l’integrazione, la cooperazione e l’assunzione di responsabilità tra tutti gli attori coinvolti e, pertanto, ha come presupposto il rispetto dei principi di correttezza, trasparenza, imparzialità e sussidiarietà. In quest’ottica, per «programmazione partecipata» si intende: • un processo complesso ed articolato; • caratterizzato dalla partecipazione di una pluralità di attori; 19 • che mediante la definizione di ruoli, funzioni, competenze e responsabilità di ciascuno; • e in base ad un determinato metodo di lavoro e assetto organizzativo; • consente l’assunzione di decisioni comuni; • e la realizzazione, anche attraverso strumenti innovativi, delle attività programmate. È evidente poi che questi stessi aspetti si rispecchiano anche sull’assetto organizzativo che, da un lato, deve tenere conto dei differenti livelli e, nello stesso tempo, mantenere un carattere di relativa semplicità e fattibilità per poter permettere alla struttura organizzativa di essere realmente efficace e produttiva. 2.2 Le fasi del Piano di Zona È evidente, pertanto, che il processo programmatorio va distribuito e governato su almeno tre livelli: • un livello politico in termini di collaborazione e concertazione istituzionale; • un livello tecnico concernente la valutazione di fattibilità e la definizione di scelte concretamente ed organizzativamente realizzabili; • un livello sociale inteso come percorso di programmazione partecipata che valorizza le specificità di tutti i diversi attori della comunità locale e l’apporto che essi possono dare al raggiungimento di risultati di rilevante interesse sociale. Ad ogni livello i diversi soggetti sono chiamati a condividere l’analisi dei bisogni e delle risorse, i processi di valutazione, le scelte, le conseguenti responsabilità organizzative, le modalità di verifica dell’efficacia. 20 Le varie fasi e le relative procedure che caratterizzano il percorso (iter) di costruzione del Piano di Zona dei servizi alla persona sono sinteticamente: • l’avvio della procedura o fase dell’iniziativa; • l’elaborazione della “base conoscitiva”; • l’individuazione degli obiettivi strategici e delle priorità di intervento; • l’approvazione del Piano; • la realizzazione del Piano di Zona; • il monitoraggio, la verifica e la valutazione. L’iniziativa L’iniziativa è la fase che “apre i lavori” avviando ufficialmente il processo di costruzione del Piano di Zona. Essa spetta al Sindaco, quando l’ambito territoriale dell’Azienda ULSS coincide con quello di un solo Ente locale, o al Presidente MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA della Conferenza dei Sindaci, in presenza di più Amministrazioni locali, di concerto con il Direttore Generale dell’Azienda ULSS che, per questa finalità, si avvale del Direttore dei Servizi Sociali. Come già detto, rispetto al territorio locale tale fase è stata preceduta, da un lato, da un percorso di ricerca che ha portato all’identificazione del sistema di regole e, dall’altro, da una parallela analisi delle normative esistenti, i cui esiti complessivi hanno permesso la stesura del presente Manuale. La fase dell’iniziativa si caratterizza, pertanto, per la presenza di importanti adempimenti: • l’adozione, da parte della Conferenza dei Sindaci, del sistema di regole locali che presidiano le fasi di costruzione e di attuazione del Piano di Zona; • l’apertura ufficiale dei lavori per la definizione del nuovo Piano di Zona sia mediante apposite sedute degli organi della Conferenza, sia grazie ad uno specifico avviso pubblico rivolto alla comunità locale per promuovere e definire le modalità di partecipazione; • la divulgazione del “Manuale del Piano di Zona” per assicurarne la conoscenza generale; • l’approntamento di un’attività di informazione e di sensibilizzazione culturale MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA atta a creare le premesse e le condizioni di fatto per una efficace pianificazione; • la costituzione di un “gruppo guida”, che si avvale del supporto tecnico dell’Ufficio di Piano, identificato nell’Esecutivo della Conferenza che ha il compito di governare tutte le azioni necessarie per la predisposizione del Piano, fungendo da “regia” e promuovendo il coinvolgimento dei soggetti della comunità locale; • l’adozione di atti di indirizzo da parte dell’Esecutivo, di concerto con l’Azienda ULSS, che definiscono le principali linee di processo, le attività, i tempi di realizzazione, le modalità organizzative e gli aspetti metodologici. L’elaborazione della base conoscitiva All’iniziativa segue una fase intermedia nella quale si elabora la cosiddetta “base conoscitiva”, che consiste nel reperimento e nell’organizzazione sistematica di un’ampia serie di dati mediante l’utilizzazione di appositi strumenti di rilevazione. I dati da individuare ed analizzare sono relativi: • al territorio dal punto di vista geografico e morfologico e al contesto socio-economico ed ambientale; • alla popolazione sia in termini demografici (popolazione residente distinta 21 in fasce di età) sia sotto l’aspetto sanitario-epidemiologico (dati sullo stato di salute); • alla mappatura dell’“offerta sociale” e cioè dei servizi, degli interventi e dei progetti presenti sul territorio; • alle risorse economiche attivate anche in termini di spesa storica o consolidata. Questa rilevazione permette sia di evidenziare lo stato attuale di una comunità locale riferita al territorio di appartenenza, sia di mettere in luce alcune possibili linee di sviluppo per il futuro, poiché consente una lettura dei dati in senso sia quantitativo che qualitativo. Essendo poi condotta anche in funzione delle aree tematiche in cui si articola concretamente il Piano di Zona, consente di rendere evidenti, da un lato, i bisogni sociali prioritari o emergenti, espressi o potenziali e, dall’altro, le risposte e le risorse messe in atto sotto forma di servizi pubblici e privati, di interventi del volontariato, di azioni informali o di auto-aiuto. Il risultato di questa fase è un primo documento di lavoro, che si può considerare come una “fotografia dell’esistente”, intesa come scenario attuale sulla cui base gli attori della pianificazione definiranno i contenuti sostanziali del Piano. 22 L’individuazione degli obiettivi strategici e delle priorità di intervento È la fase più importante della pianificazione, nella quale si definiscono i contenuti veri e propri del Piano ed il cui punto di partenza è costituito dall’analisi in senso critico e costruttivo dei dati contenuti nella base conoscitiva, con un’attenzione particolare per il rapporto tra bisogni rilevati e offerta di servizi. Tuttavia, il principio di riferimento è che la pianificazione va orientata mettendo al centro la persona in tutte le sue dimensioni di vita, non solo pertanto rispetto ai bisogni che esprime ed alle potenzialità e risorse che possiede, bensì nella reale tutela e promozione dei diritti sociali di cui è portatrice. L’attuazione di tale principio rende necessario spostarsi da una logica di cura e assistenza ad una di prevenzione e promozione del benessere di ciascuno, ovvero dal parametro dello “stare male” a quello dello “stare bene” e, proprio in quest’ottica, il Piano di Zona si orienta ad essere centrato non più sui servizi ma sulla persona. È in questa fase, quindi, che si realizza il primo e forse più importante momento della partecipazione di tutti gli attori della comunità locale, perché proprio con la definizione degli obiettivi strategici e delle priorità si MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA indica, in sostanza, dove si vuole arrivare e con quali mezzi si intende compiere il percorso. Per tali motivi è una fase che si basa sull’esito di delicate valutazioni: • tra punti di forza e di debolezza del sistema locale di welfare; • tra la messa in rete e il consolidamento dell’esistente e la creazione di nuovi servizi o interventi; • tra bisogni-offerta di servizi-risorse disponibili. In relazione a tutti questi aspetti vengono individuati: • gli obiettivi fondamentali e le priorità strategiche sia sotto l’aspetto della “risposta ai bisogni individuati” sia in termini di orientamento e di miglioramento del “sistema di offerta”; • i risultati che si intendono conseguire per il mantenimento e il miglioramento della qualità della vita degli individui e lo sviluppo ulteriore del sistema locale di welfare; • le azioni, gli interventi e i servizi da garantire, da consolidare o da attivare; • i tempi e le modalità di realizzazione; • i soggetti responsabili; • le risorse economiche da impiegarsi; • la predeterminazione degli indicatori e le MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA modalità concrete di monitoraggio e di verifica; • i processi di valutazione. Con il Piano di Zona si determina, in estrema sintesi, il tipo, la qualità e l’ampiezza del sistema di prevenzione, tutela e promozione sociale che si intende conseguire a livello locale, indicandone anche i tempi e le modalità di realizzazione. Occorre tenere presente che la pianificazione zonale deve assicurare la presenza di determinati servizi e livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociale previsti dallo stesso legislatore e tenere conto delle priorità d’ambito fissate dalla programmazione regionale. Infine, la programmazione zonale è vincolata, sebbene non limitata, alle risorse finanziarie provenienti dal fondo nazionale e regionale per le politiche sociali, dagli Enti locali (Comuni, Unioni di Comuni, Comunità montane, Province), dalle Aziende ULSS, dalle quote di compartecipazione al costo dei servizi degli utenti e da quelle aggiuntive rese disponibili da altri soggetti pubblici o privati (Ipab, Fondazioni, Organizzazioni del Terzo Settore, altre formazioni sociali). L’approvazione Una volta redatta la proposta di Piano, co- 23 struita ed elaborata a partire dalla dimensione territoriale distrettuale e portata a sintesi a livello sovradistrettuale, essa viene sottoposta preliminarmente ai Comitati dei Sindaci di Distretto e all’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci. Successivamente, il Piano di Zona ed il relativo Accordo di Programma sono approvati formalmente dalla Conferenza dei Sindaci e dal Direttore Generale dell’Azienda ULSS che interviene nel procedimento per garantire il recepimento dei contenuti del Piano di Zona negli atti di pianificazione propri dell’Azienda. La fase di approvazione sancisce la chiusura del procedimento di predisposizione del “documento” di Piano e va opportunamente supportata da specifiche iniziative di divulgazione e di informazione sui suoi contenuti. Ma non si tratta di una vera conclusione poiché l’approvazione segna un momento fondamentale per lo sviluppo del ciclo di vita del Piano stesso. È da questo passaggio formale, infatti, che si articolano le successive fasi della progettazione degli interventi, della loro realizzazione, del monitoraggio, della verifica dei risultati, della valutazione e della riprogrammazione. 24 L’attuazione del Piano di Zona e il sistema informativo L’attuazione del Piano di Zona si sviluppa a partire da ciascuna area tematica di intervento e, in particolare, dai singoli obiettivi strategici e da ciascuna priorità individuata nel Piano stesso. Si tratta, in questa fase, di definire i percorsi operativi e di individuare una serie ordinata di azioni e di progetti che possono connotarsi in termini di “salute”, quando la loro finalità consiste nel soddisfare un determinato bisogno, o in termini di “sistema”, quando sono indirizzati ad armonizzare, riequilibrare o accrescere la rete e le modalità organizzative complessive del sistema di welfare locale. In particolare, per ogni azione o progetto si identificano tutti gli elementi di dettaglio necessari affinché questa si attui concretamente: i soggetti interessati, la durata e i tempi di realizzazione, i destinatari, le modalità organizzative, le professionalità, le risorse necessarie, i risultati che si intendono conseguire, i criteri per valutare gli effetti prodotti. Appare evidente, quindi, che come per la programmazione anche la realizzazione Piano debba essere frutto dell’intervento di pluralità di attori diversi che può anche tradursi, una volta definite opportune moMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA dalità, in percorsi innovativi di co-progettazione. Un presupposto importante, per conseguire in concreto la realizzazione e l’operatività del Piano di Zona dei servizi alla persona, è costituito dalla presenza e dalla qualità degli strumenti di informazione e di comunicazione sociale. Informazione e comunicazione permettono, infatti, di ottemperare ai principi di trasparenza, di evidenza e di pubblicità che devono caratterizzare l’attività della pubblica amministrazione, di soddisfare un diffuso e legittimo bisogno di conoscenza da parte dell’intera comunità e, soprattutto, di essere il primo supporto per favorire effettivamente la partecipazione rispetto alla programmazione, realizzazione e valutazione delle politiche di welfare. In sintesi il sistema informativo: • è espressione di un rapporto aperto e diretto tra cittadini e istituzioni; • favorisce l’integrazione tra le politiche, la conoscenza ed il dialogo tra gli operatori del settore e lo scambio reciproco di esperienze; • favorisce la conoscenza dei fenomeni sociali, facilita la lettura dei bisogni e sostiene il processo decisionale in tutti i livelli di governo; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA • sul piano dell’offerta descrive i servizi, gli interventi, i progetti e le attività permettendo, nel medesimo tempo, di far conoscere le opportunità avviate in campo sociale e socio sanitario in un territorio e agevolandone l’accesso da parte dei cittadini; • acquisisce ed elabora i dati relativi all’organizzazione (sedi, strutture operative, risorse umane e strumentali, …) e alle singole tipologie di intervento; • permette l’effettuazione di analisi e di studi favorendo quindi i processi di monitoraggio e di verifica. Ne deriva che la realizzazione di quello che viene definito come il “sistema informativo dei servizi sociali e socio sanitari” costituisce una priorità di intervento del Piano. Ad essa va affiancata, tuttavia, un’ampia attività di comunicazione sociale che, a partire dall’analisi delle attuali carenze, sostenga con efficacia il dialogo costante tra tutti gli attori del territorio locale rispetto alle politiche sociali e socio sanitarie. La sua elaborazione deve avvenire in forma partecipata poiché la comunicazione è necessario che sia espressione delle differenze esistenti tra le realtà della comunità locale, che devono trovare spazi di vero protagonismo. 25 Il monitoraggio, la verifica e la valutazione Il monitoraggio, la verifica e la valutazione costituiscono momenti fondamentali del processo pianificatorio soprattutto se, come detto, questo non viene considerato solo come formale documento di sintesi, contenente una serie di dati oggettivi, ma dal punto di vista sostanziale, ovvero come rappresentazione di un processo attraverso il quale i diversi attori di un territorio entrano in relazione tra loro. In coerenza con tale impostazione, la fase valutativa diventa essenziale per rendere vivo e vitale il Piano di Zona e, infatti, è diventata sempre più oggetto di una maggiore attenzione rispetto al passato. Valutazione, tuttavia, è cosa ben diversa dal monitoraggio o dalla verifica: valutare significa “dare valore” cioè è un’azione che costruisce significato; verificare vuol dire “fare vero”, ovvero accertare se un risultato previsto è stato raggiunto; monitorare si traduce nell’accertare il grado di avanzamento di un progetto nel corso della sua realizzazione. La valutazione, pertanto, non si limita a individuare gli errori, a ratificare l’esistente, a capire in modo statico se c’è distanza tra quanto stabilito in partenza e quanto ottenuto al termine di una attività, tutti elementi propri della verifica. La valutazione è un processo di ricerca che 26 si propone di individuare gli sviluppi futuri tenendo conto sia degli elementi emersi dalla verifica sia, soprattutto, di tutti quegli aspetti che non erano prevedibili a priori e che, proprio perché inattesi, costituiscono la vera novità a partire dalla quale sarà possibile riprogrammare. In altre parole, verificare significa decidere se un’azione ha avuto successo o insuccesso rispetto al modello che doveva realizzare andando a ricercare i possibili errori, valutare si traduce nel cogliere i processi che quella azione ha attivato, le relazioni che si sono costituite, i fatti che sono emersi. È per questo che la valutazione del Piano di Zona è un processo articolato che ne segue ogni fase con una metodologia rigorosa e prevede il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che partecipano alla sua costruzione ed alla sua realizzazione. Valutare è un momento trasparente di dialettica, di riconoscimento reciproco, di interazione, di relazione, di riflessione e di consapevolezza fra gli attori impegnati nel processo di pianificazione. Appare significativa, in quest’ottica, la recente attenzione dedicata al tema della valutazione dalla stessa Regione Veneto nelle linee guida recentemente approvate, in cui prefigura un modello rivolto, da un lato, a stimolare gli attori territoriali affinché avviino MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA processi di valutazione delle proprie attività di pianificazione, dall’altro, a creare le condizioni di confrontabilità tra le diverse realtà presenti nel territorio regionale. 2.3 Gli strumenti della pianificazione In questo contesto appare essenziale delineare i principali strumenti attraverso i quali può concretamente realizzarsi la pianificazione di zona ed essere, nel contempo, assicurata una modalità effettiva di partecipazione che rispetti i principi di trasparenza e di evidenza pubblica. Tali strumenti possono ripartirsi in due grandi categorie: gli strumenti della partecipazione che si sostanziano nell’avviso pubblico, nella dichiarazione e nel patto di partecipazione e gli strumenti attuativi maggiormente legati alla realizzazione concreta del Piano di Zona. Gli strumenti della partecipazione Elemento fondamentale per rende noto l’avvio del processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona è certamente l’avviso pubblico. In termini semplici, si tratta di pubblicizzare con le formalità proprie di una pubblica amministrazione e divulgare mediante idoMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA nei mezzi di comunicazione (quotidiani, conferenze stampa, incontri o assemblee, manifesti, …) un avviso nel quale si rende noto all’intera collettività l’avvio di un procedimento amministrativo ma soprattutto si invitano tutti i soggetti interessati a parteciparvi nelle forme, nei tempi e con le modalità in esso indicate. Alla luce della durata triennale del piano di zona, l’avviso pubblico verrà adottato: • all’avvio del processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona; • all’inizio di ogni successivo anno di pianificazione. Ogni soggetto della comunità locale interessato a partecipare ai lavori di pianificazione può farlo presentando la dichiarazione di partecipazione nei termini indicati dall’avviso pubblico ferma restando la validità della dichiarazione resa per tutto l’arco temporale del Piano. La dichiarazione è un atto preliminare di disponibilità da confermare e formalizzare attraverso la sottoscrizione di un apposito patto di partecipazione nel momento di avvio dell’attività dei Tavoli tematici prescelti. Il patto di partecipazione esplicita gli impegni che il soggetto interessato e la Conferenza dei Sindaci assumono reciprocamente. Gli strumenti attuativi Il Piano di Zona è adottato attraverso un Ac- 27 cordo di Programma, che è l’atto mediante il quale più soggetti definiscono, in maniera integrata e coordinata tra loro, i ruoli, le responsabilità, le azioni, i tempi, le modalità, i finanziamenti, gli strumenti di vigilanza e i reciproci impegni legati all’attuazione di un determinato intervento o di un programma di interventi. L’Accordo, momento formale che precede, indirizzandola e definendola nei dettagli, la vera e propria fase di realizzazione del Piano, consiste nel consenso unanime di tutti i Sindaci, in rappresentanza delle rispettive Amministrazioni locali, espresso in sede di Conferenza ed è sottoscritto anche dal Direttore Generale dell’Azienda ULSS. L’Accordo può avere tra i suoi firmatari altri soggetti, pubblici e privati, i quali, avendo partecipato e condiviso il percorso di costruzione del Piano, manifestino la volontà di concorrere alla sua attuazione. È per questa ragione e per l’indubbia complessità che possono assumere, in concreto, le singole azioni pianificate, che è stata recepita recentemente anche dalle linee guida regionali, la possibilità di stipulare altri tipi di atti quali contratti di programma, protocolli d’intesa, accordi di collaborazione, convenzioni o altro. In quest’ottica e con riferimento all’applicazione del principio di sussidiarietà, il Pia- 28 no di Zona prevede l’applicazione di nuovi principi e di criteri di regolazione del rapporto tra Enti pubblici locali e le realtà del privato sociale del territorio. Elemento centrale per raggiungere tale obiettivo è la costruzione di relazioni innovative, disciplinate da un apposito sistema di regole, tra i soggetti interessati alla realizzazione delle attività programmate, più che la identificazione in sé di modelli alternativi di gestione dei servizi. In altri termini si tratta di sviluppare accordi multilaterali derivanti da “azioni di sistema” e non tanto dal rapporto unilaterale tra Ente pubblico e singolo soggetto del privato sociale. In particolare con i soggetti che hanno sottoscritto il patto di partecipazione e che ne daranno disponibilità possono essere sperimentate, nell’ambito delle singole Aree tematiche e attraverso un adeguato percorso di co-progettazione, innovative strategie e strumenti giuridici di tipo negoziale quali accordi sostegno e di collaborazione, concessioni di pubblico servizio sociale, convenzioni di inserimento lavorativo con cooperative sociali di tipo b. Sono definiti strumenti innovativi di rapporto con i soggetti non profit gli accordi di sostegno e di collaborazione. I primi consistono in forme di compensazione pubblica MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA degli oneri relativi alla realizzazione di una missione di interesse generale che i soggetti non profit assumono attraverso l’adesione, mediante appositi accordi procedimentali, alle responsabilità istituzionali afferenti all’attuazione di progetti di intervento o di servizio sociale, con esclusione di modalità riconducibili all’appalto di servizi1. I secondi consistono in patti collaborativi stipulati attraverso appositi accordi procedimentali finalizzati alla realizzazione di progetti di intervento e/o servizio sociale, attraverso i quali attuare l’integrazione organizzativa di risorse pubbliche e del privato non profit, con esclusione di forme riconducibili all’appalto di servizi2. I suddetti strumenti innovativi di rapporto e i patti conseguenti saranno perseguiti, per quanto possibile, attraverso modalità concertative e sinergiche riservando le forme competitive ai casi nei quali non sia stato possibile raggiungere un accordo tra tutti i soggetti che abbiano partecipato alla co1. Si veda la Comunicazione U.E. del 23 aprile 2006 relativa ai servizi sociali in ambito comunitario e la Decisione U.E. del 28 novembre 2005 relativa agli aiuti di stato finalizzati alla compensazione degli oneri derivanti dall’assunzione di responsabilità concernenti la realizzazione di missioni di interesse generale. 2. Vedi nota precedente. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA progettazione dei servizi e/o degli interventi che costituiscono l’oggetto degli accordi. 2.4 Il Piano di Zona e le altre pianificazioni Il Piano di Zona dei servizi alla persona non è l’unica pianificazione esistente nell’ambito del complesso sistema del welfare. Va ricordato, infatti, che la legge quadro sui servizi sociali prevede tre livelli di pianificazione connessi fra loro in una logica che va dal generale al particolare: • nazionale, che prevede l’adozione ogni tre anni del Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali; • regionale, mediante l’adozione del Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali, anch’esso di durata triennale; • locale, con il Piano di Zona3. Esistono poi altre pianificazioni che possiedono un carattere specifico poiché riguardano alcune aree o settori particolari: 3. Il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali attualmente vigente è quello relativo al triennio 2001-2003 approvato con DPR 3 maggio 2001. Il Piano regionale veneto dei Servizi alla persona e alla comunità per il triennio 2003-2005 è ancora in corso di approvazione mentre i Piani di Zona sono giunti, in Veneto, alla terza edizione. 29 • il Piano territoriale per l’infanzia e l’adolescenza sviluppato a partire dalla legge 28 agosto 1997 n. 285; • il Piano triennale di intervento per la lotta alla droga strutturato su specifiche progettualità (previsto dal DPR 9 ottobre 1990 n. 309 e dalla recente DGR 28 febbraio 2006 n. 456); • il recenti Piani locali settoriali per la Domiciliarità (di cui alla DGR 17 gennaio 2006 n. 36), della non Autosufficienza o della Residenzialità (promosso dalla DGR 28 febbraio 2006 n. 464), della Disabilità (contemplato dalla DGR 13 giugno 2006 n. 1859). Tutte queste pianificazioni sono espressamente definite dalla normativa nazionale e regionale quali parti integranti e sostanziali del Piano di Zona, tanto da venirne considerate come sue specifiche articolazioni. La pianificazione di zona rappresenta, quindi, un momento di sintesi e di raccordo nella definizione generale delle politiche sociali, socio sanitarie e dei servizi alla persona in ambito locale e si colloca ad un livello superiore rispetto alla singola pianificazione settoriale. È previsto, infine, uno stretto rapporto di integrazione tra il Piano di Zona e gli strumenti di programmazione propri dell’Azienda ULSS ovvero il Piano Attuativo Locale (PAL) e i Programmi delle Attività Territoriali (PAT). 30 Il Piano Attuativo Locale è lo strumento generale di programmazione locale sanitaria e socio sanitaria posto in essere dall’Azienda ULSS ogni tre anni sulla base degli indirizzi forniti dalla Conferenza dei Sindaci che esprime un proprio parere sulla proposta di Piano. I Programmi delle Attività Territoriali sono, invece, piani annuali dei singoli Distretti in cui si articola l’Azienda stessa e sono comunemente considerati come i piani di salute dei Distretti. I programmi sono proposti dal Direttore del Distretto previa l’acquisizione di un parere da parte dei Comitati dei Sindaci e dei Presidenti di Circoscrizione. Sono poi approvati dal Direttore Generale d’intesa con i Comitati stessi per quanto riguarda le attività socio sanitarie. Inoltre il Comitato concorre alla verifica del raggiungimento dei risultati di salute definiti dal Programma delle attività territoriali. Tutti questi atti devono recepire al loro interno gli indirizzi ed i contenuti del Piano di Zona per garantire, in particolare, l’integrazione tra la programmazione sociale e socio sanitaria contenuta nel Piano di Zona con la programmazione sanitaria e ad alta integrazione socio sanitaria espressa nei piani dell’ULSS, con l’intento di garantire l’efficacia reale delle politiche di welfare in una visione unitaria finalizzata alla promozione e alla tutela della persona. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Il sistema delle regole locali e la struttura organizzativa 3.1 Introduzione La Conferenza dei Sindaci ha promosso la realizzazione di un percorso di ricerca partecipata finalizzato alla stesura di un sistema di regole, sia procedurali ed organizzative, sia orientate a sostenere l’aspetto relazionale tra i diversi soggetti partecipanti alla pianificazione zonale. Regole che, mettendo in luce in modo innovativo le peculiarità dell’ambito territoriale, permettano di realizzare nel corso della durata del Piano di Zona il passaggio effettivo dalle logiche di government (funzione esclusiva di un soggetto pubblico) a quella di governance (attività di governo svolta attraverso la mobilitazione di una serie di soggetti). 3.2 Gli aspetti innovativi Il sistema delle regole si colloca, da un lato, in un’ottica di continuità rispetto alle norme nazionali e regionali e, dall’altro, le integra per rendere effettivi in modo compiuto quei principi di carattere generale che rischiano di restare solo enunciati e mai concretizzati. Tra essi risultano particolarmente innovativi: • l’affermazione di diritti di cittadinanza universalistici, riconoscibili e esigibili; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA • la definizione di un sistema territoriale di welfare fondato sull’integrazione tra politiche diverse che, a partire da quelle sociali e sanitarie, si allarga a tutte quelle che riguardano il benessere della persona in ogni sua dimensione di vita (politiche educative e scolastiche, abitative, lavorative, ecc.); • lo sviluppo di interventi, servizi e progetti integrati tra loro in modo tale da essere in grado di accompagnare, sostenere e valorizzare le persone; • il riconoscimento del ruolo di tutte le formazioni sociali e la valorizzazione della loro partecipazione. Basate sui principi di legalità, trasparenza e pubblicità, le regole sono di seguito descritte in tre aree tematiche strettamente interdipendenti l’una dall’altra che, per questo, concorrono a formare un sistema unico: la partecipazione, le relazioni tra i soggetti, l’articolazione e l’organizzazione dei tavoli. Ad esse vanno aggiunte, inoltre, alcune sintetiche indicazioni di metodo. La partecipazione Attraverso la partecipazione l’intera comunità di un territorio compie unitariamente un percorso per raggiungere, in fasi successive, obiettivi condivisi nel processo complessivo della pianificazione sociale. 31 Asse portante della partecipazione è proprio la dimensione territoriale nella quale, tramite meccanismi trasparenti, oltre a leggere in modo condiviso i bisogni, si superano gli interessi particolari a favore degli interessi comuni. Rispetto al Piano di Zona, che nella Regione Veneto ha come dimensione di riferimento il territorio dell’Azienda ULSS, l’ambito distrettuale risulta essere ancora quello più significativo nel quale poter costruire i meccanismi della partecipazione, anche se occorre, tuttavia, che sia garantita uniformità su tutto il territorio, in un’ottica di continuità e stabilità nel tempo. Perché sia effettiva la partecipazione richiede alcune condizioni essenziali, a partire dal riconoscimento reciproco della diversità di ruoli, funzioni e compiti dei soggetti che compongono la comunità locale e dalla relativa assunzione di responsabilità di ciascuno di essi rispetto agli altri. La regia dei processi partecipativi e la responsabilità della scelta delle linee politiche è opportuno che sia dell’Ente pubblico ma, poiché l’esercizio della funzione pubblica attiene a tutti i componenti della comunità, la partecipazione si concretizza nella possibilità da parte di qualsiasi soggetto di intervenire nelle diverse fasi del percorso di pianificazione. 32 Il Terzo Settore, in particolare, ha un osservatorio privilegiato dato dalla sua forza sul campo, dalla sua capacità di vivere il quotidiano, dalla sue idee avanzate sui bisogni e sulle relative risposte, tale che non se ne può prescindere. Tuttavia, altri soggetti della comunità locale, quali le organizzazioni sindacali, il mondo dell’impresa, le realtà economico-finanziarie sono chiamati ad assumere ed esercitare compiti significativi all’interno dei processi di pianificazione sociale e socio-sanitaria ed è in questo senso che vanno coinvolti sempre più attraverso la definizione di spazi idonei e luoghi adeguati. La partecipazione si concretizza in ciascuna delle diverse fasi che concorrono a formare il processo di pianificazione: coinvolgimento e consultazione, programmazione, realizzazione, monitoraggio e valutazione. Affinché sia efficace e produttiva, è necessario strutturarne con accuratezza metodologica i livelli, distinguendo tra la partecipazione di carattere consultivo e quella di carattere decisionale. La partecipazione del primo tipo è allargata e si fonda sul massimo coinvolgimento possibile nelle fasi di consultazione e proposta mentre la partecipazione del secondo tipo prevede il coinvolgimento di interlocutori limitati, secondo modalità di selezione traMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA sparenti che fanno riferimento alla competenza, alla capacità di leggere la complessità, al ruolo operativo effettivamente svolto da ciascuno. In ogni caso l’identificazione delle politiche e degli obiettivi strategici fa parte delle funzioni proprie dell’Ente pubblico, che può chiederne la condivisione ma non delegarle. Le relazioni tra i soggetti Il Piano di Zona può essere effettivo strumento di regolazione delle politiche e dei servizi alla persona quanto più i Comuni, che ne possiedono la titolarità, sono in grado di abbandonare il particolarismo e la frammentarietà, superando anche le rilevanti diversità che caratterizzano il territorio. Il valore della dimensione comunale, più vicina ai bisogni della comunità, assume un significato maggiore tramite l’integrazione che si attua nella realizzazione di pianificazioni e progettazioni sovracomunali, perché garantisce una migliore organizzazione dei servizi ed una conseguente semplificazione nell’accesso, una maggior equità di erogazione, l’utilizzo di professionalità plurime. Questo risulta essere un passaggio essenziale perché all’aumento della capacità di fornire risposte dell’ente pubblico, corrisponde una esponenziale crescita nell’attesa di risposta da parte della popolazione, MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA che esprime su tutte le aree del sociale bisogni crescenti ai quali il singolo Comune non è in grado di fare fronte da solo. Decisivo è il ruolo del Comune capofila, il quale è opportuno che assuma la responsabilità di guidare il processo pianificatorio con equilibrio, ovvero favorendo lo sviluppo delle realtà di dimensioni minori e, data la particolare strutturazione dei Distretti, investendo risorse ed energie rivolte all’intero ambito senza determinare politiche, servizi ed interventi con modalità autoreferenziali. Il processo orientato all’integrazione tra sociale e sanitario, che rappresenta uno dei pilastri della pianificazione zonale in corso, va ulteriormente implementato, da un lato, operando per il raggiungimento di un maggiore equilibrio in tutti i territori, dall’altro, approfondendo la ridefinizione degli attuali ruoli svolti dai Comuni e dall’Azienda ULSS. Proprio l’Azienda ULSS, peraltro, è impegnata nella condivisione con i Comuni della responsabilità complessiva del processo pianificatorio, svolgendo un’essenziale funzione nella definizione delle finalità, nell’individuazione delle strategie, nella realizzazione delle attività, nella valutazione dei risultati. L’obiettivo di fondo è superare quella tendenza alla frammentazione delle responsa- 33 bilità ed alla polverizzazione degli interventi che si traduce nella mancanza di una visione strategica condivisa e nel limitarsi a gestire il consolidato, anche se sempre meglio dal punto di vista qualitativo e quantitativo. In questo senso è necessario proseguire l’approfondimento relativo agli attuali livelli essenziali di prestazioni, con l’obiettivo di arrivare alla piena condivisione tra le diverse Istituzioni interessate e la comunità locale. Protagonista sempre più autorevole del welfare locale è il Terzo Settore che, pur presentandosi spesso in articolazioni difficilmente integrabili e che comportano il rischio di frammentazione, sostanzialmente esprime in tutte le sue diverse forme, competenza, alcune eccellenze e grande passione. Compito delle Istituzioni pubbliche è, nel rispetto dei ruoli, di valorizzarne al massimo il contributo creando una cornice chiara di carattere normativo, sviluppando rapporti improntati alla trasparenza, assumendosi la responsabilità di operare scelte sull’efficienza e sull’efficacia e di valutare in base ad indicatori condivisi la qualità dei servizi offerti. Da parte sua il Terzo Settore, all’interno del quale occorre mettere in luce con chiarezza le diversità esistenti, prima fra tutte quella tra volontariato e chi esercita anche un ruolo di erogatore di servizi, ha il compito di 34 essere sempre da stimolo rispetto allo sviluppo di rapporti innovativi con il Comune, senza mai assumere acriticamente deleghe di carattere sostitutivo. In ogni caso, la funzione che complessivamente è attribuita al Terzo Settore nella programmazione zonale non riguarda le sue capacità gestionali ma la sua funzione di advocacy (attività di supporto all’esplicazione dei bisogni e di tutela dei diritti in favore di gruppi sociali marginali e di utenti dei servizi sociali e sanitari). Indicazioni di metodo La pianificazione zonale richiede una cultura comune da parte dell’intera comunità locale che alimenti in continuazione i vari livelli del processo di integrazione, che sostenga la lettura condivisa dei bisogni, che favorisca lo sviluppo di reali processi di valutazione rivolti agli aspetti qualitativi oltre che quantitativi e nei quali sia prevista la partecipazione di tutti i soggetti. Si tratta, dunque, di promuovere l’avvio di azioni di sistema che, nell’arco della durata complessiva del Piano di Zona, sostengano il raggiungimento delle finalità generali del Piano stesso. Tra esse emerge come prioritario il bisogno di migliorare la comunicazione, sia interna ed esterna agli enti ed alle organizzazioMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA ni coinvolte, sia nei contenuti che devono aiutare a colmare la distanza tra la pianificazione e quanto viene percepito dal cittadino nella quotidianità, sia nella forma e negli strumenti agendo sui linguaggi spesso distanti e sul coinvolgimento attivo dei destinatari. L’articolazione e l’organizzazione dei Tavoli Elemento centrale del processo di costruzione, realizzazione e valutazione del Piano di Zona è l’attivazione di diversi tavoli tematici. La loro presenza, prevista sia nella fase elaborativa che in quella attuativa, da un lato trova fondamento nella logica di predisporre “laboratori di co-progettazione” tra soggetti pubblici e privato sociale, dall’altro essa si esplica in una articolazione che parte non più dai servizi bensì dalla centralità della persona, portatrice di bisogni ma anche in possesso di risorse, collocata nell’ambito del suo contesto familiare, affettivo, relazionale e ambientale. In quest’ottica e nella prospettiva di favorire la rappresentanza diretta, si prevede come elemento basilare la costituzione di tavoli a livello distrettuale. Inoltre, è prevista nel livello sovradistrettuale l’articolazione di tavoli che sostengano forme di rappresentanza sia diretta che inMANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA diretta, in un’ottica di partecipazione omogenea ed equilibrata che tenga conto sia di possibili deleghe (purché sostanziali e non solo formali), sia della necessità di far emergere interessi di dimensioni più ampie del Comune e del Distretto. Senza creare sovrastrutture in realtà inesistenti o proporre un eccessivo e ingestibile duplicazione numerica dei tavoli, la finalità complessiva di tale nuova organizzazione ed articolazione è, a partire dall’esistente, da un lato di implementare ulteriormente l’efficace assetto già definito con il precedente Piano di Zona, dall’altro di mettere a sistema ciò che di fatto è già attivo sia a livello sovradistrettuale che nei diversi territori. Fatti salvi i vincoli e le indicazioni della normativa regionale, è ricondotta nell’ambito dei poteri discrezionali degli organi della Conferenza dei Sindaci e nella articolazione territoriale dei quattro diversi Comitati di Distretto la possibilità di attivare o meno i tavoli riportati in via del tutto indicativa nel successivo schema. Risulta opportuno sottolineare che i tavoli, oltre ad essere attori principali nel processo elaborativo, manterranno un ruolo permanente di conduzione e monitoraggio nell’attuazione e valutazione del Piano di Zona, in particolare valorizzando costantemente la dimensione territoriale. 35 Dal punto di vista dell’efficacia è opportuno che i tavoli lavorino in direzione di una progressiva omogeneità interna, a partire da una condivisone del linguaggio e della metodologia, con l’obiettivo di produrre un reale sviluppo dei servizi alla persona e evitando di disperdere inutilmente energie che possono essere utilizzate in modo più significativo. La partecipazione ai tavoli è vincolata a due elementi irrinunciabili: realizzazione di idee e contenuti per la programmazione specifica e orientamento rivolto ad una azione costante sinergica e di rete. A garanzia di tali condizioni, l’accesso ai tavoli avviene solo dopo la sottoscrizione di un patto di partecipazione scritto, trasparente e chiaro, nel quale si assumono reciproche responsabilità quali la continuità dell’impegno, la serietà della partecipazione, la disponibilità al confronto ed alla condivisione, si esplicitano gli interessi di ciascuno, si indicano le modalità organizzative, si concordano i tempi di attuazione. Di seguito sono riportate, per ciascun tavolo, i componenti, le funzioni e, nei diagrammi allegati, il disegno organizzativo complessivo. Tavolo Tecnico Distrettuale di Area COMPONENTI - Dirigenti e funzionari comunali dell’Area di competenza (per il Comune di Vero- 36 na: Coordinatori dei CST o assistenti sociali dagli stessi delegati nell’ambito dei CST stessi); - dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS n. 20; - esponenti del Terzo Settore (cooperative, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni); - esponenti di enti religiosi e di altri soggetti solidaristici; - esponenti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali, della realtà imprenditoriale ed economico-finanziaria; - altri soggetti della comunità locale. Condizione essenziale per la partecipazione è la sottoscrizione del relativo patto di partecipazione previsto nel Sistema delle Regole FUNZIONI - Individuazione dei bisogni e delle risorse esistenti nel territorio rispetto all’Area di competenza; - individuazione di finalità ed obiettivi territoriali rispetto all’Area di competenza; - elaborazione di strategie e formulazione di proposte rispetto all’Area di competenza; - predisposizione ed avvio di processi per il raggiungimento degli obiettivi rispetto all’Area di competenza; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA - monitoraggio delle azioni e accompagnamento dell’implementazione; - valutazione dei processi realizzati e degli obiettivi raggiunti, identificazione di strategie di miglioramento, riprogettazione complessiva; - eventuale articolazione al suo interno in gruppi di lavoro inerenti singoli progetti, su iniziativa dei componenti del Tavolo stesso, del Coordinamento Tecnico di Distretto o del Comitato dei Sindaci di Distretto. Il Coordinamento è affidato ad uno dei componenti del Tavolo mediante nomina interna. (Rispetto al Distretto 1 qualora come coordinatore venisse nominato un rappresentante dell’ente locale sarà individuato uno dei coordinatori dei CST del Comune di Verona). L’attivazione del Tavolo può avvenire con le seguenti modalità: - in attuazione di apposita deliberazione degli organi della Conferenza dei Sindaci; - su autonoma iniziativa del Comitato dei Sindaci di Distretto e ratifica da parte degli organi della Conferenza dei Sindaci; - su proposta da parte di soggetti della comunità locale che può essere discrezionalmente recepita da parte del Comitato dei Sindaci di Distretto. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Coordinamento Tecnico di Distretto COMPONENTI - Direttore del Distretto Socio Sanitario; - rappresentanti dei Comuni (per il Comune di Verona: i coordinatori dei CST afferenti); - rappresentanti dei Tavoli Tecnici attivati nel Distretto. Il Coordinamento è affidato ad uno dei suoi componenti anche tenendo conto delle specificità della composizione territoriale del singolo Distretto. (Rispetto al Distretto 1 il coordinamento è affidato ad uno dei coordinatori dei CST del Comune di Verona). FUNZIONI - Coordinamento e supporto di carattere organizzativo e metodologico ai Tavoli Tecnici Distrettuali di Area; - individuazione delle strategie idonee al raggiungimento degli obiettivi del Piano di Zona; - collegamento con il Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale; - supporto tecnico al Comitato dei Sindaci di Distretto. Tavolo Tecnico Sovradistrettuale di Area COMPONENTI - dirigenti e funzionari comunali dell’Area 37 - di competenza individuati in rappresentanza di ciascun Distretto; dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS n. 20; dirigenti e funzionari di altre Istituzioni pubbliche; rappresentanti del Terzo Settore nominati in rappresentanza dei corrispondenti Tavoli Tecnici Distrettuali di Area. FUNZIONI - Coordinamento del processo di implementazione del Piano di Zona rispetto alla specifica Area tematica; - integrazione e sintesi delle proposte dei Tavoli Tecnici distrettuali di Area; - individuazione delle strategie idonee al raggiungimento degli obiettivi previsti per l’Area tematica; - monitoraggio delle azioni e accompagnamento dell’implementazione; - valutazione dei processi realizzati e degli obiettivi raggiunti, identificazione di strategie di miglioramento, riprogettazione complessiva; - eventuale articolazione al suo interno in gruppi di lavoro inerenti singole tematiche e/o progetti, su iniziativa dei componenti del Tavolo stesso, del Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale o della Conferenza dei Sindaci. 38 Il Coordinamento è affidato ad uno dei componenti del Tavolo mediante nomina interna. L’attivazione del Tavolo può avvenire con le seguenti modalità: - in attuazione di apposita deliberazione degli organi della Conferenza dei Sindaci; - su autonoma iniziativa di almeno due Comitati dei Sindaci di Distretto e ratifica da parte degli organi della Conferenza dei Sindaci; - su proposta da parte di soggetti della comunità locale che può essere discrezionalmente recepita da parte degli organi della Conferenza dei Sindaci. Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale COMPONENTI - Direttori dei Distretti Socio Sanitari; - rappresentanti dei Tavoli Tecnici Sovradistrettuali di Area. FUNZIONI - Coordinamento del processo di implementazione del Piano di Zona; - individuazione delle strategie idonee al raggiungimento degli obiettivi del Piano di Zona; - coordinamento e supporto di carattere organizzativo e metodologico ai Tavoli Tecnici Sovradistrettuali di Area; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA - collegamento con i Coordinamenti Tecnici Distrettuali e integrazione e sintesi delle loro proposte; supporto tecnico agli organi della Conferenza dei Sindaci. Tavolo di Sistema COMPONENTI - Dirigenti e funzionari comunali; - dirigenti e funzionari dell’Azienda ULSS n. 20; - dirigenti e funzionari di altre Istituzioni pubbliche; - esponenti del Terzo Settore (cooperative, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni); - esponenti di enti religiosi e di altri soggetti solidaristici; - esponenti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali, della MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA realtà imprenditoriale ed economico-finanziaria; - altri soggetti della comunità locale La partecipazione al tavolo è aperta a tutti i soggetti della comunità locale. Il Coordinamento è affidato all’Ufficio del Piano di Zona. FUNZIONI - Indirizzo tecnico sulle linee politiche e strategiche del Piano di Zona; - verifica generale del Piano di Zona; - implementazione, monitoraggio e verifica del Sistema delle Regole; - monitoraggio delle singole Aree tematiche nelle quali è articolato il Piano di Zona, attraverso incontri con cadenza almeno annuale per ciascuna Area; - eventuale articolazione al suo interno in gruppi di approfondimento tematico. 39 TAVOLI POLITICI CONFERENZA DEI SINDACI ESECUTIVO CONFERENZA DEI SINDACI Comitato dei Sindaci e Presidenti Circoscrizioni Distretto 1 Coordinamento Tecnico Distretto 1 Ufficio del Piano di Zona Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale Comitato dei Sindaci e Presidenti Circoscrizioni Distretto 2 Comitato dei Sindaci e Presidenti Circoscrizioni Distretto 3 Coordinamento Tecnico Distretto 2 Coordinamento Tecnico Distretto 3 40 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Comitato dei Sindaci e Presidenti Circoscrizioni Distretto 4 Coordinamento Tecnico Distretto 4 TAVOLI TECNICI SOVRADISTRETTUALI AREA 1 Anziani AREA 11 Azioni di sistema AREA 2 Disabili AREA 3 Infanzia minori famiglia AREA 10 Prostituzione Coordinamento Tecnico Sovradistrettuale AREA 9 Nomadismo AREA 8 Salute mentale AREA 4 Giovani AREA 5 Immigrazione AREA 7 Povertà emarginazione MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA AREA 6 Dipendenze 41 TAVOLI TECNICI DISTRETTUALI COORDINAMENTO TECNICO SOVRADISTRETTUALE UFFICIO DEL PIANO DI ZONA Coordinamento Tecnico Distretto Referenti Territoriali Ufficio di Piano AREA 1 Anziani AREA 2 Disabili AREA 3 Infanzia Minori Famiglia 42 AREA 4 Dipendenze MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA AREA ... ... Avviso pubblico CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DEL TERRITORIO DELL’AZIENDA ULSS n. 20 AVVISO DI PUBBLICAZIONE RELATIVO ALL’AVVIO DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 2007-2009 In attuazione delle leggi n. 241/1990 e n. 328/2000, delle leggi regionali n. 56/1994, n. 5/1996, n. 11/2001 ed in esecuzione della deliberazione di Giunta Regionale n. 3702 del 28 novembre 2006 e della deliberazione della Conferenza dei Sindaci n. 2 del 15 febbraio 2007 Il Presidente della Conferenza dei Sindaci RENDE NOTO 1. che è stato avviato il processo per la definizione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona per il triennio 2007-2009 relativo all’ambito territoriale dell’Azienda Unità Locale Socio Sanitaria n. 20 di Verona; 2. che la Conferenza dei Sindaci, con la citata deliberazione n. 2 del 15 febbraio 2007, ha approvato il sistema delle regole, contenute nel “Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona”, che disciplinano il processo di pianificazione zonale e definiscono uno specifico modello organizzativo finalizzato a garantire la più ampia partecipazione e la presenza delle diverse espressioni dell’intera comunità locale. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA INVITA pertanto le Organizzazioni del Terzo Settore e tutti i Soggetti del territorio a partecipare al processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona per il triennio 2007-2009. AVVERTE 1. che gli interessati potranno partecipare compilando apposita dichiarazione di partecipazione redatta sulla base del fac-simile allegato al presente avviso, sottoscritta dal Presidente o dal Legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione. La dichiarazione deve essere presentata entro la data del a mano, a mezzo posta o telefax all’Ufficio del Piano di Zona della Conferenza dei Sindaci (presso il Comune di Verona – Servizi Sociali, vicolo S. Domenico n. 13/B, 37122 Verona – tel. 045 8077363 – fax 045 8009095 – email: [email protected]); 2. che la partecipazione è disciplinata dalle regole locali contenute nel “Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona” ed avviene relativamente a ciascun Distretto Socio Sanitario in cui si articola il territorio dell’Azienda Ulss n. 20 e in riferimento agli appositi Tavoli di lavoro che saranno costituiti in relazione alle Aree Tematiche oggetto del Piano di Zona come di seguito indicato: Distretto n. 1: Comune di Verona con le Circoscrizioni 1, 2 e 3 Distretto n. 2: Comune di Verona con le Cir- 43 coscrizioni 4 e 5 e Comuni di Buttapietra, Castel d’Azzano e San Giovanni Lupatoto Distretto n. 3: Comune di Verona con le Circoscrizioni 6, 7 e 8 e Comuni di Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè Veronese e San Martino Buon Albergo Distretto n. 4: Comuni di Albaredo d’Adige, Arcole, Badia Calavena, Belfiore, Caldiero, Cazzano di Tramigna, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Illasi, Lavagno, Mezzane di Sotto, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone, Pressana, Roncà, Roveredo di Guà, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, San Mauro di Saline, Soave, Selva di Progno, Tregnago, Velo Veronese, Veronella, Vestenanuova e Zimella. Aree tematiche: 1. Anziani 2. Disabili 3. Infanzia Minori e Famiglia 4. Giovani 5. Immigrazione 6. Dipendenze 7. Povertà ed Emarginazione 8. Salute Mentale 9. Nomadismo 10. Prostituzione 3. che nella dichiarazione dovrà essere specificato chiaramente per quale Distretto e per quale Area Tematica si intende partecipare; 4. che la partecipazione prevede, obbligatoriamente e contestualmente all’avvio dell’attività del Tavolo di lavoro, la sottoscrizione di un 44 apposito “patto di partecipazione” secondo lo schema allegato, che costituisce titolo per la partecipazione a tutte le fasi del processo pianificatorio ed in particolare alle successive fasi di co-progettazione e di attuazione dei progetti mediante i rapporti e gli strumenti innovativi indicati nel Manuale; 5. che ad ogni scadenza annuale, in conformità a quanto previsto dal Manuale, verrà resa nota mediante apposito avviso pubblico la possibilità di presentare nuova dichiarazione di partecipazione da parte di soggetti che non l’abbiano già presentata. Il presente avviso è pubblicato all’Albo Pretorio del Comune di Verona, sede della Conferenza dei Sindaci, e all’Albo Pretorio di tutti Comuni del territorio oltre che sul sito internet del Comune di Verona (www.comune.verona.it). L’avviso verrà altresì divulgato attraverso i locali organi di stampa. Per informazioni e per ritirare il presente avviso, il “Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona”, la dichiarazione e il patto di partecipazione è possibile rivolgersi all’Ufficio di Piano della Conferenza dei Sindaci (c/o Comune di Verona – Servizi Sociali, vicolo S. Domenico n. 13/B, 37122 Verona – Tel. 045/8077363 – fax. 045/8009095 – e-mail: pianodizona@ comune.verona.it) e presso i Servizi Sociali dei Comuni del territorio o consultando l’indirizzo internet www.comune.verona.it Verona, Il Presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Zanotto MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Dichiarazione di partecipazione AL PROCESSO DI COSTRUZIONE E DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 2007-2009 Al Presidente della Conferenza dei Sindaci dei Comuni del territorio dell’Azienda Ulss n. 20 Paolo Zanotto C/o Comune di Verona – CdR. Servizi Sociali Ufficio del Piano di Zona Vicolo San Domenico n. 13/B 37122 VERONA Il/La sottoscritto/a in qualità di Presidente/Legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione con sede nel Comune di prov. ( Via/Piazza Partita Iva o Codice Fiscale telefono e-mail ) fax con espresso riferimento all’attività prestata dalla propria organizzazione nelle sottoindicate Aree tematiche individuate per il Piano di Zona dei Servizi alla Persona (specificare): ❒ Anziani MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA ❒ Disabili ❒ Infanzia Minori e Famiglia ❒ Giovani ❒ Immigrazione ❒ Dipendenze ❒ Povertà ed Emarginazione ❒ Salute Mentale ❒ Nomadismo ❒ Prostituzione COMUNICA che intende partecipare al processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona per il triennio 2007-2009 dell’ambito territoriale dell’Azienda Ulss n. 20 di Verona e per i sottoindicati Distretti e Aree Tematiche (specificare): Distretto n. 1 ❒ Anziani ❒ Disabili ❒ Infanzia Minori e Famiglia ❒ Giovani ❒ Immigrazione ❒ Dipendenze ❒ Povertà ed Emarginazione ❒ Salute Mentale ❒ Nomadismo ❒ Prostituzione Distretto n. 2 ❒ Anziani ❒ Disabili 45 ❒ Infanzia Minori e Famiglia ❒ Giovani ❒ Immigrazione ❒ Dipendenze ❒ Povertà ed Emarginazione ❒ Salute Mentale ❒ Nomadismo ❒ Prostituzione ❒ Infanzia Minori e Famiglia ❒ Giovani ❒ Immigrazione ❒ Dipendenze ❒ Povertà ed Emarginazione ❒ Salute Mentale ❒ Nomadismo ❒ Prostituzione Distretto n. 3 ❒ Anziani ❒ Disabili ❒ Infanzia Minori e Famiglia ❒ Giovani ❒ Immigrazione ❒ Dipendenze ❒ Povertà ed Emarginazione ❒ Salute Mentale ❒ Nomadismo ❒ Prostituzione E A TAL FINE 1. si impegna a partecipare alla prima riunione del Tavolo tematico distrettuale prescelto a seguito di apposita convocazione; 2. si impegna, qualora interessato, a sottoscrivere il “patto di partecipazione” nel momento di avvio dell’attività del suddetto Tavolo tematico. Luogo e data Distretto n. 4 ❒ Anziani ❒ Disabili Firma 46 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Patto di partecipazione AL PROCESSO DI COSTRUZIONE E DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 2007-2009 Il sig./La sig.ra nato/a a il residente in via che interviene nel presente atto in qualità di Presidente/legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione con sede legale in via Partita Iva o Codice fiscale E Il Presidente, avv. Paolo Zanotto, della CONFERENZA DEI SINDACI dei Comuni del territorio dell’Azienda ULSS n. 20, domiciliato per la carica presso l’Ufficio della Conferenza dei Sindaci in Verona, vicolo San Domenico n. 13/B, che interviene nel presente atto in nome e per conto della Conferenza medesima ed in rappresentanza delle seguenti Amministrazioni locali: Albaredo d’Adige, Arcole, Badia Calavena, Belfiore, Bosco Chiesanuova, Buttapietra, Caldiero, Castel d’Azzano, Cazzano di Tramigna, Cerro Veronese, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Erbezzo, Grezzana, Illasi, Lavagno, Mezzane di MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Sotto, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone, Pressana, Roncà, Roveredo di Guà, Roverè Veronese, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Mauro di Saline, Selva di Progno, Soave, Tregnago, Velo Veronese, Verona, Veronella, Vestenanuova, Zimella; Con il presente patto CONVENGONO 1. di condividere il processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona per il triennio 2007-2009 relativo all’ambito territoriale dell’Azienda Unità Locale Socio Sanitaria n. 20 di Verona; 2. di osservare il sistema di regole locali esplicitato in dettaglio nel “Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona” approvato dalla Conferenza dei Sindaci dei Comuni del territorio dell’Azienda ULSS n. 20 con deliberazione n. 2 del 15 febbraio 2007; 3. di intendere la pianificazione di zona come un processo di programmazione partecipata aperto a tutti i soggetti della vita istituzionale e civile del territorio e di riconoscersi nell’obiettivo di dare alla collettività sociale un Piano condiviso teso a qualificare il sistema locale dei servizi alla persona; 4. di assumere reciprocamente e nei confronti degli altri attori della pianificazione di zona un atteggiamento di dialogo e di confronto propositivo, aperto, effettivo e responsabile nella valorizzazione della diversità di ruoli e funzioni. 47 In particolare, ritenuto su queste premesse di assumere formali e reciproci impegni L’ASSOCIAZIONE/L’ENTE/L’ORGANIZZAZIONE SI IMPEGNA 1. ad assicurare la propria partecipazione al processo di costruzione e di attuazione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona 20072009 con riferimento al Tavolo tematico dell’Area per l’ambito territoriale del Distretto n. ; 2. a partecipare con continuità a tutte le fasi in cui si articola il processo di pianificazione zonale e per tutto l’arco temporale di validità del Piano di Zona; 3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, documentazione, approfondimenti, materiali o contributi di qualsiasi genere utili alla definizione del Piano rispetto al Tavolo e all’Area di intervento prescelti; 4. a comunicare l’eventuale volontà di recedere dal presente patto di partecipazione mediante apposita dichiarazione scritta indirizzata al Presidente della Conferenza dei Sindaci; ne dell’Associazione/Ente/Organizzazione al percorso di definizione del Piano di Zona dei Servizi alla Persona 2007-2009 mediante la presenza al Tavolo di lavoro dell’Area tematica attivato nel Distretto n. ; 2. a garantire le condizioni per la piena espressione dei valori, delle opinioni e delle istanze di cui l’Associazione/Ente/Organizzazione è portatrice; 3. a supportare il processo dal punto di vista tecnico, operativo ed organizzativo mettendo a disposizione risorse umane, logistiche e strumentali; 4. a riconoscere e ad assicurare il recepimento delle risultanze del lavoro svolto dai singoli Tavoli attivati a livello distrettuale e sovradistrettuale per ogni Area Tematica nei contenuti programmatici del Piano di Zona dei Servizi alla Persona 2007-2009. Letto, approvato e sottoscritto. Luogo e data Il Presidente/Legale Rappresentante dell’Associazione/Ente/Organizzazione LA CONFERENZA DEI SINDACI SI IMPEGNA 1. a garantire le condizioni per la partecipazio- 48 Il Presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Zanotto MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Approvato dalla Conferenza dei Sindaci dei Comuni del Territorio dell’Azienda ULSS n. 20 con deliberazione n. 2 del 15 Febbraio 2007 CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DI ALBAREDO D’ADIGE – ARCOLE – BADIA CALAVENA – BELFIORE – BOSCOCHIESANUOVA – BUTTAPIETRA – CALDIERO – CASTEL D’AZZANO – CAZZANO DI TRAMIGNA – CERRO VERONESE – COLOGNA VENETA – COLOGNOLA AI COLLI – ERBEZZO – GREZZANA – ILLASI – LAVAGNO – MEZZANE DI SOTTO – MONTECCHIA DI CROSARA – MONTEFORTE D’ALPONE – PRESSANA – RONCÀ – ROVERÈ – ROVEREDO DI GUÀ – S. BONIFACIO – S. GIOVANNI ILARIONE – S. MAURO DI SALINE – S. GIOVANNI LUPATOTO – S. MARTINO BUON ALBERGO – SELVA DI PROGNO – SOAVE – TREGNAGO – VELO VERONESE – VERONA – VERONELLA – VESTENANUOVA – ZIMELLA
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