“LA PROGETTAZIONE CREATIVA” Riflessioni nel contesto italiano 1. PRESENTAZIONE DEL RELATORE E DELLA SOCIETA’ DI APPARTENENZA Sono Giovanni Zallocco, Amministratore e Direttore Tecnico di ERREGI, società multidisciplinare di Ingegneria ed Architettura. Il tema della Creatività e dell’innovazione mi ha accompagnato per tutta la vita professionale. Nasco ingegnere, specializzato in strutture, e mi laureo con una Tesi sperimentale di connotato multidisciplinare, per quegli anni (metà anni 70) decisamente innovativa: un aeroporto galleggiante, previsto per l’ampliamento di Fiumicino (FIG. 1), nell’epoca in cui si andava formando una cultura ambientalista, ed era inaccettabile l’inquinamento acustico sul litorale laziale dei grandi aerei supersonici: era una Tesi che, partendo dagli aspetti di pianificazione ed urbanistica, toccava, oltre evidentemente l’ingegneria strutturale (la piattaforma galleggiante) e l’architettura (l’aerostazione), la politica dei trasporti e la progettazione delle relative infrastrutture (le piste e gli “apron”), le costruzioni marittime (i frangiflutti galleggianti di protezione), la geotecnica (le gallerie subalveo di accesso). Questa prima esperienza multidisciplinare, è proseguita e si è arricchita nel proseguo della mia esperienza professionale. Ho iniziato (facendo nel contempo l’assistente di Scienza delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria di Roma) a lavorare come progettista nella magnifica Società ITALCONSULT d’allora, con progetti nei settori più svariati in tutto il mondo. Qui ho progettato essenzialmente strade in Arabia Saudita ed aeroporti in Libia. Nel frattempo mi sono laureato in Architettura, inseguendo, senza esito fino ad oggi, il mio mito Pier Luigi Nervi. Sono entrato nelle Ferrovie dello Stato, dove ho svolto tutta la carriera, sino ad essere Capo dell’Ufficio Progettazione, prima, e Direttore Tecnico, poi, della ITALFERR, Società di Ingegneria delle Ferrovie. In questi anni sono stato Professore a Contratto di Progettazione Ferroviaria, sempre presso la Facoltà di Ingegneria di Roma. Pag. 2 a 26 Nei primi anni novanta, lasciate le Ferrovie, ho assunto il ruolo di Amministratore della ERREGI, che nasceva come società specializzata in infrastrutture ferroviarie, negli anni in cui esplodeva l’Alta Velocità Italiana. Progressivamente, la società ha decisamente allargato i suoi orizzonti, in Italia e all’Estero, ed ha accumulato un esperienza notevole in tanti settori dell’ingegneria e dell’architettura. Oggi ERREGI è una società di ingegneria, architettura ed urbanistica, specializzata nella progettazione integrata di infrastrutture di trasporto, stradali, ferroviarie, metropolitane ed aeroportuali (FIG. 2). La ERREGI partecipa anche una società di ingegneria multidisciplinare, la ENGINEERS, che campo opera nel ITALIAN della progettazione di impianti industriali ed Oil and Gas (FIG. 3). L’attività maturata, di tipo multidisciplinare, comprende gli studi di fattibilità, i progetti esecutivi e costruttivi, gli studi di inserimento urbanistico-territoriale e di verifica degli impatti ambientali. In campo ferroviario, ERREGI ha prodotto molti progetti esecutivi e costruttivi dell’Alta Velocità Roma-Napoli, Firenze-Bologna, Bologna-Milano e Milano-Verona, dei nodi ferroviari di Napoli, Roma e Bologna, degli impianti Polifunzionali Manutenzione e Riparazione Treni A.V. di Milano e Napoli, di numerosi scali merci ed interporti (FIG. 4). Pag. 3 a 26 In campo stradale, ERREGI ha progettato, fra gli altri, insieme ad altri professionisti, un lotto dell’ampliamento del Grande Raccordo Anulare di Roma, comprendente lo svincolo con la SS Flaminia ed il Ponte sul fiume Tevere, la strada Transcollinare Teatina in provincia di Chieti. Ha progettato, a livello preliminare, le infrastrutture di collegamento stradale e ferroviario al Ponte sullo Stretto di Messina. Attualmente è impegnata nella progettazione di alcuni lotti della Strada Statale ss. 128 Sassari-Olbia. ERREGI ha inoltre curato la progettazione di numerose infrastrutture e stazioni ferroviarie (Reggio Emilia, Napoli Afragola, Assisi, Roma Tor Vergata, e Bologna Centrale), metropolitane (Metro B1 e C di Roma, Linea 1 e 2 di Bologna) e tranviare (linea 3 di Palermo e deposito/officine ATAC a Roma). In particolare, sulla Linea C ha elaborato, con il progetto architettonico e strutturale della Stazione Malatesta, un prototipo di stazione eco- compatibile: il progetto è stato presentato, sotto l’egida dell’OICE ed il patrocinio della Stazione Appaltante Roma Metropolitane, all’Esposizione Universale di Shanghai, fra i progetti italiani “d’eccellenza” (FIG. 5). Segnalo altresì il progetto, estremamente complesso, della ristrutturazione nel Nodo di Termini a Roma, con la realizzazione, fra l’altro, mantenendo l’esercizio ed il traffico di mezzi e viaggiatori, di una nuova galleria pedonale fra le banchine della Linea A e quelle della B (FIG. 6). Inoltre, ERREGI, con altri associati, ha vinto nel 2004 il concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della nuova aerostazione dell’aeroporto di Pantelleria, attualmente in completamento, e nel 2006 il concorso per la progettazione e direzione lavori dell’ aerostazione per l’ Aviazione Generale in Costa Smeralda, inaugurata nel 2009 (FIG. 7, 8). Pag. 4 a 26 Infine, si sottolinea la ormai consolidata attività estera di ERREGI, con il progetto degli impianti ferroviari in Venezuela della Linea ENCRUCIJADA-PUERTO CABELLO, la ferrovia PLOVDIV-SVILENGRAD in Bulgaria, la ferrovia North South Railway in Arabia Saudita, la metropolitana della città delle donne e sei scuole private a RIYADH, dove è insediata una Branch, ed ha avuto un ufficio operativo in Cina, dove sono stati prodotti, fra l’altro, i “concept” del plano volumetrico di un quartiere della città di Hang Zug e l’arredo dell’Albergo LIAN CHENG GUAN ZHI FOREST VILLA di Xiamen (FIG. 9). 2. LA PROGETTAZIONE IN ITALIA In questi anni abbiamo accumulato tante e variegate esperienze nel campo dell’Ingegneria e dell’Architettura, tentando infiniti percorsi, a volte con successo, altre meno. Facendo tesoro di queste esperienze, mi sembra opportuno trattare un argomento così delicato in modo “globale”, perché la complessità del tema, soprattutto nel nostro paese, è tale, che risulta assolutamente riduttivo e fuorviante affrontare un discorso sulla Creatività e l’Innovazione nella progettazione, senza inquadrarlo nello scenario italiano, estremamente complesso ed articolato, dove si intersecano ed interagiscono, forse più che altrove, aspetti politici, economici e sociali, oltre che tecnici, nel senso più ampio. E altrettanto importante uno sguardo verso il contesto internazionale, nel quale dobbiamo assolutamente immergerci, soprattutto per la grande difficoltà di un mercato italiano progressivamente più asfittico. 2.1 Gli ambiti della progettazione (nell’attività di ingegneri ed architetti) Vorrei toccare in questo intervento gli ambiti progettuali nei quali mi sono cimentato negli anni, e che penso rappresentino il terreno in cui operano la maggior parte degli ingegneri ed architetti italiani, ma anche in campo internazionale Pag. 5 a 26 Edilizia residenziale/abitativa E’ il settore nel quale ho operato soprattutto per iniziative imprenditoriali personali, ma che ritengo sia forse il più importante di tutti, perché incide sulle esigenze basilari dell’uomo. Di norma è gestito da una committenza privata (a parte l’housing sociale), per cui, purtroppo, prevale spesso l’aspetto commerciale, rispetto ad un indirizzo verso la qualità della vita ed il comfort. Devo dire che quando gli imprenditori sono illuminati, ed i fruitori non troppo sprovveduti, questi fattori tendono a convergere. Edifici di aggregazione sociale o funzionali ed attività lavorative, di cura o di servizio In questi casi, nei tempi odierni e particolarmente in Italia, la committenza è quasi esclusivamente pubblica. E la partecipazione a questa attività sconta, come vedremo, tantissimi problemi, specialmente in Italia, quali la carenza di finanziamenti, la valenza politica, la sudditanza culturale verso le “archi star”, soprattutto estere. L’applicazione dei fattori “creatività e innovazione” in questo ambito dovrebbe trovare il massimo spazio, e ciò avviene di norma all’estero, ma con grandissima difficoltà in Italia. In Italia, salvo presso alcune Amministrazioni “illuminate”, si fatica a comprendere che un’opera pubblica di grande qualità possa fungere da catalizzatore dello sviluppo urbano o territoriale (come molte città, soprattutto europee ci insegnano) e molto spesso questo ruolo viene affidato al nome dell’autore dell’opera, più che alla qualità della stessa. Infrastrutture di trasporto E’ un settore nel quale difficilmente si possono inserire concetti di creatività ed innovazione, soprattutto nelle discipline dell’ingegneria civile. Un po’ meno nelle strade dove molte esperienze estere fungono da trascinamento. Nell’ambito delle ferrovie e metropolitane, dove è fortissima la tradizione, in particolare in Italia più che all’estero, in cui il settore ferroviario risulta comunque molto conservativo. Le innovazioni, spesso, vengono spinte dai produttori dei mezzi di trasporto, ma comportano ingenti investimenti: vedi la levitazione magnetica sui treni, l’automazione completa sui metro o l’alimentazione a batteria dei tram. Strutture ed infrastrutture industriali E’ questo il settore nel quale la creatività di un progettista fatica di più ad esprimersi, dove la progettazione è fortemente standardizzata, sia in termini di contenuti che di processo. Sono rarissimi i casi in cui viene interpellato un architetto per affidargli l’incarico di curare il valore estetico dell’impianto. E’ qui che sono state sviluppate, a livello internazionale, tutte le procedure organizzative e di controllo della progettazione, con il monitoraggio maniacale di tempi e costi. Negli anni ’90, con l’alta velocità ferroviaria, si è avviata un’operazione affascinante di contaminazione di questo mondo con quello delle grandi opere infrastrutturali pubbliche. Nell’impresa di realizzare l’Alta Velocità ferroviaria in Italia sono state coinvolte le maggiori società General Contractor della chimica e Pag. 6 a 26 dell’Oil and Gas: TPL/TECHNIPETROL, SNAMPROGETTI, FOSTER WILLER ecc… Nell’approccio si è però fatto un errore gravissimo: si è sottovalutata la notevole differenza contestuale fra un’industria ed un’opera pubblica, che per definizione ha interazioni fortissime con le sfere politiche, sociali e territoriali, che possono totalmente demolire il presupposto delle costruzioni industriali: controllo dei costi e tempi. Nei primi periodi questo processo ha comportato una levitazione delle implicazioni formali ed un enorme complicazione delle procedure, che funzionano in mancanza di scarsità di variabili “random”, quali il cambio di un amministrazione comunale, l’opposizione di una comunità, ecc… Questo appesantimento ha comportato un evidente maggiore onere in termini di tempi e costi, soprattutto nella fase progettuale, ma anche in quella di costruzione. Ci sono voluti anni affinché il sistema trovasse il suo equilibrio, con opportuni correttivi. Grandi strutture Stiamo parlando essenzialmente di ponti di grandi luce o di opere comunque di notevoli dimensioni ed impegno strutturale, come dighe e costruzioni marittime, opere sotterranee e/o di contrasto e/o interazione con terreni e/o rocce. Nelle grandi strutture, nello scorso secolo, hanno espresso il loro genio figure di assoluto valore quali Eiffel, Morandi, Nervi, Musmeci, ecc.. Voglio soffermarmi su quest’ultimo, perché è stato un grande innovatore, in notevole anticipo sui tempi, che non ha avuto purtroppo modo di veder maturare e realizzare appieno le sue idee, per la prematura scomparsa. Fra le sue opere ricordo, perché emblematica, il ponte in cemento armato sul Basento (FIG. 10), che più che una struttura è di fatto una scultura, in cui, nel voler perseguire il mito olistico “efficiente è bello”, l’andamento delle superfici strutturali viene guidato dall’andamento delle isostatiche delle sollecitazioni . Il risultato è molto suggestivo, ma ha avuto modo di lavorare per l’impresa che lo costruì, la ICORI (non esiste più da anni), e mi dissero che fu un lavoro molto oneroso ed antieconomico, fosse solo in termini di casserature, di forma continuamente variabile. E immagino anche l’onere grafico per rappresentare il progetto, con gli strumenti di allora…. Purtroppo, se Musmeci avesse potuto operare ai tempi nostri, si sarebbe potuto avvalere dei progressi dell’informatica, non tanto e solo per il calcolo ed il disegno di quanto da lui concepito, ma per la possibile costruzione dei suoi modelli fisici con il plotter 3D, o la realizzazione di strutture “informali”, grazie agli strumenti più evoluti di tracciamento attraverso sistemi laser. Pag. 7 a 26 2.2 I ruoli professionali o manageriali Anche sulla scia delle procedure di progettazione mutuate dal settore industriale, i ruoli professionali, i metodi e l’organizzazione delle attività tecniche, si sono articolate in modo più complesso ed integrato, assegnando a più ruoli le competenze che prima venivano riassunte da un'unica figura professionale (FIG. 11). Il Progettista La figura del progettista si è venuta via via sempre frammentando verso una specializzazione spinta. Le distinzioni, solo venti/trenta anni fa, venivano operate fra architetto ed ingegnere, ed al massimo, per quest’ultimi, c’erano alcune differenziazioni fra il settore civile e tecnologico, con indirizzi, nel primo caso, strutturale, trasporti, idraulico e nel secondo elettrico, meccanico, esperto in telecomunicazioni, ecc… Oggi si apprezza una notevole specializzazione anche fra gli architetti, con distinzione fra l’interior ed external design, land scaping, lighting, ecc.. e certamente ancora di più per gli ingegneri. Il Project Manager e System Integrator Ecco che, con tale frammentazione di competenze e know-how, diventa indispensabile il ruolo del “direttore d’orchestra”, che deve possedere grandi capacità organizzative, grande padronanza del processo progettuale, capacità decisionale e carisma. E’ già difficile possedere insieme queste qualità, ma non si può rinunciare ad una padronanza tecnica di tutte le discipline, che permetta di operare le scelte e risolvere i conflitti. Ecco che anche questa figura è costretta a sdoppiarsi e si deve distinguere il Project Manager dal Project Engineer. Al primo spetta l’aspetto organizzativo del Gruppo di Progetto, con competenze sul rispetto di tempi e costi. Al secondo garantire la sintonia e le qualità delle diverse discipline. Pag. 8 a 26 Il Controllo Tecnico e la Validazione Da circa venti anni sono state introdotte, nella progettazione di strutture ed infrastrutture, le procedure di Controllo di Qualità. Metodologie e Procedure mutuate dal progetto industriale, in particolare per le realizzazioni aeronautiche e spaziali, dove l’errore progettuale, spesso, non è sufficientemente coperto dai “coefficienti di sicurezza“ o da procedure cautelative, ed il danno economico, ma anche in vite umane, dell’errore progettuale può risultare catastrofico. Ho vissuto in ITALCONSULT, negli anni settanta, una forma “embrionale” di Controllo di Qualità. Fu creata una sezione denominata “check”, costituita da un gruppo limitato di esperti multidisciplinari, che controllavano sistematicamente gli elaborati progettuali, prima dell’editing finale. Ci si rese conto che, quello che poteva sembrare un appesantimento per le attività di progettazione, evitava dolorosi rifacimenti, e, di fatto, accorciava i tempi di produzione, oltre a migliorare la considerazione del committente. Adesso le procedure necessarie all’ottenimento e mantenimento della Certificazione di Qualità per gli studi e le società di progettazione, troppo spesso, si riducono a procedure prolisse ed esclusivamente formali, che appesantiscono gli oneri di progettazione, senza apportare quei vantaggi, che una reale cultura della qualità indurrebbe. Va citato poi lo strumento della Validazione, che sempre più le stazioni appaltanti vanno adottando per progetti particolarmente complessi e per appalti di rilevante valore. Il sistema di controllo e verifica di qualità ad opera del progettista e la validazione del progetto, affidata ad Enti indipendenti dal Committente, dovrebbe costituire un sistema virtuoso, che minimizza i rischi di errori od imprevisti, che compromettano tempi e costi dell’appalto di costruzione. Sempre a supporto delle stazioni appaltanti sta sempre più prendendo piede, nel caso di progetti complessi e di rilevante dimensione, il ruolo del P.M.C. (Project Management Consultant), che svolge il compito di assistenza globale al committente, non solo per gli aspetti tecnici, ma per il management, gli aspetti legali ed amministrativi, ecc.. in tutto il processo che va dalla progettazione, sino alla realizzazione ed al collaudo dell’opera. Molte grandi società internazionali si stanno indirizzando verso questa attività, piuttosto che nella acquisizione delle commesse di progettazione. Ciò è confermato dai rapporti che stiamo intrattenendo con alcune grandi società americane e tedesche, come la PARSONS, la ECOM e la DORCH, società di decine di migliaia di dipendenti nel ruolo tecnico e con grosse commesse in tutto il mondo. Pag. 9 a 26 E’ evidente come queste vere e proprie “macchine da guerra” siano ben lontane dal significato romantico dell’attività di progettazione, ma si tratta per loro di attività di servizi al cliente, che fondamentalmente rappresentano un “business”. E la progettazione comporta rischi, tempistiche incombenti, esigenze creative e di know-how diffuso, spesso dovendo affrontare la concorrenza spietata di Paesi emergenti in questo settore, come la Corea, l’India, la Turchia, ecc.. Molto più sicuro, remunerativo e privo di rischi, controllare, assistere, coordinare… Noi, in ERREGI, raramente abbiamo svolto questo tipo di ruolo, molto poco pragmaticamente attratti dalle attività di progettazione. In un caso, però, dopo una prima frustrazione per non essere riusciti a partecipare alle attività di progettazione, abbiamo eseguito per conto della PARSONS il controllo tecnico della componente delle infrastrutture ferroviarie, con le relative stazioni, per il collegamenti al Ponte sullo Stretto di Messina (FIG. 12). Il nostro non è stato un riduttivo ruolo di controllo tecnico degli elaborati prodotti dai progettisti di fiducia di EUROLINK, consorzio affidatario della progettazione e realizzazione dell’opera, ma, assistenza partecipato “over adottando the il metodo shulders”, attivamente nello di abbiamo indirizzare correttamente la progettazione, incidendo anche sulle scelte e sui contenuti, venendo gratificati dalla costatazione di poter esprimere un livello di know-how, in tale settore, notevole. 2.3 La caratterizzazione del contesto Il Quadro Normativo Occorre distinguere il quadro normativo che regola gli appalti sia di servizi che dei lavori di costruzione, manutenzione o global service, dalla normativa tecnica per i servizi di ingegneria e di architettura. Mi limiterò a considerazioni di tipo generale, poiché non è questa la sede per affrontare in modo particolareggiato un tema molto complesso e continuamente in evoluzione. a. Normativa Appalti Su questo tema voglio limitare l’analisi alle attività di progettazione, quindi appalti di servizi o appalti integrati. Va fatta una prima distinzione fra i criteri di aggiudicazione, al massimo ribasso o sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Sono ormai poche le stazioni appaltanti che promuovono gare al massimo ribasso, fra queste le Ferrovie e la loro società di Ingegneria, ITALFERR. Sia in caso di servizi di progettazione che di appalti, il requisito fondamentale affinché sia espletabile senza eccessivi rischi Pag. 10 a 26 questo tipo di gara è che l’oggetto sia definito in tutti i suoi contenuti, senza alcuna aleatorietà. Ma a meno che la gara non venga preceduta da una prequalifica molto rigorosa, incombe il rischio sull’offerente, che, in possesso dei requisiti formali, non sia poi di fatto in grado di svolgere quel lavoro alle condizioni richieste. Poi c’è il grande tema dell’offerta anomala, sia per imperizia che per malafede: ed il compito di escludere dalla gara le offerte anomale da parte della Stazione Appaltante è molto arduo, perché si deve escludere l’offerta che teoricamente è la più conveniente per l’Amministrazione. E le conseguenze fanno parte della storia (ma purtroppo anche della cronaca) degli appalti italiani, fra fallimenti in corso d’opera, varianti o riserve che alle volte superano il valore dell’appalto. La formula “economicamente più conveniente”, in cui si assegnano punteggi alla professionalità, capacità imprenditoriale del concorrente, alle proposte tecniche e/o alle varianti progettuali, doveva rappresentare la “panacea”, ma a volte arriva a far rimpiangere il massimo ribasso. In molti casi, una evidente occasione di stimolare la creatività e l’innovazione risulta frustrata. Dovendo dare per scontata la buona fede e la competenza dei membri della commissione, alle volte risulta quasi impossibile assegnare punteggi corretti, perché i temi oggetto di valutazione sono spesso banali, ripetitivi e le proposte dei concorrenti assolutamente livellate. Finisce per prevalere la chiarezza di esposizione e la qualità grafica accattivante. Quando negli appalti integrati si propongono varianti migliorative, l’innovazione e la capacità professionale vengono frustate da mille vincoli, soprattutto per salvaguardare la “par conditio”, o a garanzia delle procedure amministrative e le autorizzazioni già acquisite. Pertanto, per rendere efficace questo metodo, i temi tecnici oggetto di punteggio devono essere definiti con estrema cura e chiarezza, e tali da assicurare un assoluto vantaggio alla qualità dell’opera, ed il punteggio deve essere assegnato attraverso il “confronto a coppie”, che rende più evidente le differenze fra le singole offerte. Negli appalti integrati devono essere ben definiti gli ambiti nei quali muoversi nelle proposte di variante, lasciando il più possibile spazio all’inventiva e alle professionalità degli offerenti. Il ribasso del prezzo deve essere giustificato in maniera ineccepibile e comunque devono essere “appiattiti” i ribassi eccessivi attraverso opportuni algoritmi. b. Normative Tecniche Per quanto attiene alla normative tecniche, va evidenziata la sempre crescente armonizzazione fra le normative europee (EUROCODICI). Permangono però peculiarità settoriali (ANAS, Ferrovie dello Stato, ecc..), che possono disorientare il progettista, e creare difficoltà nel continuo aggiornamento. Va segnalata poi la lentezza (rispetto ad altri Paesi) nel normatizzare materiali e metodi costruttivi innovativi (o presunti tali). In particolare per le strutture, vedi nel passato il legno lamellare, il vetro strutturale, le fibre di Pag. 11 a 26 carbonio, il cemento fibro rinforzato, ecc.. Tutto questo rappresenta un serio deterrente alla innovazione. Oltre alla generalizzata assoluta volontà delle imprese costruttrici di mantenersi sul tradizionale. Il contesto territoriale Progettare opere nel territorio italiano è estremamente complesso e la possibilità di espressione molto limitata. Tanti sono gli enti che hanno voce in capitolo. Tutti possono distruggere o perlomeno rallentare; poi c’è l’opinione pubblica, che spesso è male informata, o peggio “pilotata”. Molte sono le esperienze personali. Una su tutte il Parcheggio del Pincio (FIG. 13), di cui ERREGI era il Progettista, avendo vinto un appalto integrato. Solo quando si conosce bene una cosa, ci si rende conto di quanto l’informazione dei mass media può essere spesso fuorviante. Fra le tante cose, totalmente inesatte, lette, della decisione sull’esito dell’appalto, l’affermazione che il parcheggio era un attrattore di traffico nel centro storico, mentre i posti macchina dovevano essere assegnati agli abitanti ed ai commercianti del quartiere, togliendo le auto dalla strada (vedere il caos sulle salitelle del Pincio). Per non parlare delle nuove coperture degli accessi alla metro bocciate su piazza dei 500: con il risultato che restano quelle assai modeste dell’altro secolo, ed i nuovi ascensori, tutti in vetro, che non è stato possibile realizzare (FIG. 14). Pag. 12 a 26 O il tempo impiegato (circa un anno) per ottenere l’approvazione dalla Soprintendenza di nuove modeste stazioncine sulla ferrovia Roma-Viterbo. Certo, non si vuole arrivare alle aberrazioni cinesi, in cui nel concept della ristrutturazione di un intero quartiere, per la presenza di nuove fermate della metropolitana, ci è stato imposto di “radere al suolo tutto” l’esistente (FIG. 15). Ma guardiamo alla Francia, all’Inghilterra. I committenti Il lavoro per le amministrazioni pubbliche sconta, oltre i problemi visti nel punto precedente, la mancanza cronica di risorse economiche. Un caso emblematico è capitato a noi, nella progettazione della stazione Malatesta della Metropolitana C di Roma (FIG. 16). Si tratta di una stazione, al centro di una grande piazza nella semi-periferia di Roma, del tutto innovativa per concezione, perché la fermata, a circa 30 m dal livello stradale, è ricavata al di sotto di una piazza ipogea, con strutture anche commerciali. Partendo dalla constatazione che la nuova metro nasceva con criteri tradizionali (se si esclude l’introduzione delle porte di banchina, del resto ormai uno standard per le metro automatiche all’estero), e ritenendo molto importante focalizzare la valenza, anche politica, di una stazione molto particolare in un quartiere popolare della città, si è pensato di dotare la stazione di sistemi innovativi che la rendessero energicamente autosufficiente (FIG. 17). Per cui, copertura fotovoltaica, veicoli ottici per trasportare la luce naturale nei piani interrati, refrigerazione naturale con vaporizzazione dell’acqua, ecc.. Pag. 13 a 26 Si voleva che il progetto rappresentasse una sorta di prototipo, da replicare in futuro su le altre stazioni. Coniammo lo slogan “Malatesta, contenitore di innovazione”. Il progetto è piaciuto a tutti, soprattutto ai politici, che si sono espressi in modo entusiastico, anche sui giornali. Fu presentato all’Esposizione Internazionale di Shanghai, tra le “eccellenze della progettazione italiana”, con sponsorizzazione dello stesso Comune di Roma. Poi non s’è più fatto nulla, perché non si sono trovati pochi milioni, a fronte di alcuni miliardi per il finanziamento della tratta! Per quanto riguarda le imprese private, si va dall’entusiasmo per le proposte innovative in fase di gara (per vincere la gara, purché non costino molto!), ad un atteggiamento assolutamente conservativo (è un termine eufemistico), in caso di aggiudicazione. Gli utenti/i fruitori e la ricerca del consenso Ritengo fondamentale il coinvolgimento degli utenti/fruitori dell’opera in progetto. Sia per eventuali contributi al suo sviluppo , sia perché possano aver cognizione della nuova opera che sta nascendo e, soprattutto, perché alle volte sono costretti a subire disagi, anche notevoli, senza sapere cosa stia succedendo. Vedi per esempio i lavori sotto Piazza dei 500 (FIG. 18), in cui si è realizzata, fra l’altro, una nuova galleria pedonale fra le banchine della linea A e quella della B, senza mai chiudere all’esercizio un nodo così nevralgico nel traffico romano. Il committente ci ha chiesto, nel corso dei lavori, prima di produrre un cortometraggio informativo, poi di realizzare un navigatore, che illustrasse in tempo reale l’avanzamento dei lavori, la realizzazione di una vera e propria banca dati interattiva per l’illustrazione di materiali e lavorazioni. Purtroppo la nostra esperienza in Italia ci dice che la comunicazione non è mai programmata in tempo per preparare la gente, ma solo per tamponare le emergenze di vario tipo. Come nel caso del Pincio, in cui fummo incaricati di produrre una ricostruzione in “realtà virtuale” del progetto (FILM 1 – Parcheggio del Pincio), quando ormai la decisione di chiudere i lavori era presa: peccato perché si poteva vedere che il parcheggio (di sette piani) era praticamente invisibile, e che l’articolata residenza di epoca romana (ampiamente conosciuta in fase di progettazione) veniva valorizzata ed aperta alle visite del pubblico: ora è tornata nell’oblio, ricoperta nuovamente dalla terra. Così il filmato dell’aeroporto di Pantelleria (FILM 2 – Aeroporto di Pantelleria), da noi prodotto in occasione di una conferenza stampa da parte dell’Amministrazione Committente. Pag. 14 a 26 La stazione di Malatesta, ricostruita in realtà virtuale, oltre che a far giocare i giovani cinesi a Shanghai, non è stata praticamente mai pubblicata. Il contesto economico finanziario ed il conforto delle Istituzioni Ho già accennato alle frustrazioni che la depressione economica italiana crea per i progettisti, e non solo. Ma voglio dare qui testimonianza di un caso clamoroso ed emblematico, in cui ERREGI ha avuto solo una parte marginale: quello del Ponte sullo Stretto di Messina, dove abbiamo svolto lo studio preliminare ed il controllo progettuale delle infrastrutture stradali e ferroviarie di collegamento del Ponte alla Rete Infrastrutturale. Si tratta, attualmente, del più grande progetto al mondo, di un ponte stradale e ferroviario di luce unica, circa il doppio del maggior ponte esistente(3300 m). E’ stato prodotto il progetto definitivo a tempo di record, controllato e validato, è stato condotto ha operato un PMC (Project Management Consultanting), la prima volta in Italia, ad opera di una delle società, la PARSONS, tra le più importanti al mondo; si è operato un monitoraggio ambientale di tutta l’area, complesso e articolato. Il progetto è stato oggetto di grande interesse da parte di tutta la comunità scientifica internazionale. L’opera e la stessa società Stretto di Messina sono state azzerate dal Governo per mancanza di fondi. Con ciò dovendo pagare al General Contractor, ed alle società per il PMC ed il Monitoraggio Ambientale, un risarcimento che può arrivare complessivamente al miliardo di euro: senza che ne rimanga nulla!! Da anni avevamo capito che in Italia si stava andando verso un periodo molto difficile, anche per la nostra professione. Abbiamo allora cercato lavoro all’estero. Ci siamo riusciti, abbastanza agevolmente, proponendoci nel nostro settore di punta , la progettazione ferroviaria e comunque di infrastrutture di trasporto a guida vincolata. Ma dietro le spalle forti di imprese italiane già consolidate all’estero. Quindi, abbiamo progettato 120 Km di ferrovie in Venezuela, con ITALFERR, e dietro ad un Consorzio di imprese italiane (Astaldi, Impregilo e Ghella), circa 100 Km di ferrovie in Bulgaria, con Astaldi, un’altra ferrovia in Serbia, con Italiana Costruzioni, la metro leggera dell’Università delle Donne a RIYADH, con progetti Europa per Freissenet, e la rete tranviaria di Sulaimaniya, con SGI, già presente in IRAQ e KURDISTAN. Quando siamo andati da soli abbiamo trovato enormi difficoltà. Continuamente siamo “braccati” da “promotori commerciali”, che vantano conoscenze nelle alte sfere politiche dei paesi più disparati. Spesso è anche vero, ma da qui a prendere il lavoro ce ne vuole, perché occorrono risorse notevoli, sia umane che economiche, per consolidarci in questi Paesi. A RIYADH abbiamo creato una società di diritto arabo ed abbiamo acquisito alcune conoscenze importanti, ma la presenza non continuativa, spesso di persone non organiche alle società, ha portato a risultati assolutamente non adeguati agli sforzi ed alle potenzialità. Abbiamo collezionato solo il progetto di 6 Pag. 15 a 26 scuole, di cui solo una realizzata, il concept di uno svincolo ed il progetto idraulico di circa 400 km di ferrovia. Ma qui il discorso è ancora aperto. Il discorso è invece definitivamente concluso con la Cina. Ci siamo stati per quasi due anni, tornando con un pugno di mosche, il concept di una nuova urbanizzazione, l’arredo di un albergo, più tante proposte progettuali, che i cinesi incassano, ti danno due lire, e non ti fanno sapere più niente. Ora stiamo seguendo un grande progetto in Costa Rica, addirittura quasi utopistico. Abbiamo contatti con i vertici del Governo. Vedremo come andrà a finire! Il problema più grosso è però la totale assenza delle Istituzioni Italiane. Ci troviamo a competere sempre con Imprese straniere, appoggiate fortemente dai rispettivi Governi. O attraverso azioni molto efficaci di lobbing ed egemonia politica o con ingenti finanziamenti, condizionati all’impegno delle proprie imprese nazionali. Perché un paese, come la Spagna, che non mi sembra abbia una situazione economica migliore della nostra, si può permettere di finanziare opere in mezzo mondo (specialmente in Centro America), che poi sono, ovviamente ad appannaggio delle proprie imprese? El Salvador ha chiesto più volte con forza al nostro Ministrero degli Esteri, su nostro interessamento, un piccolo finanziamento per uno studio dei trasporti nazionali, che avrebbe avviato una filiera di interventi che avrebbero potuto interessare le imprese italiane. Poi sono arrivati gli spagnoli, il loro governo ha messo i soldi, ed il lavoro è andato ad una società spagnola. La concorrenza estera Abbiamo avuto più volte l’occasione di misurarci con società di ingegneria e studi di architettura stranieri, in Italia e all’Estero. Bisogna distinguere questi due casi. Ma innanzi tutto occorre dire che, senza paragoni con noi, queste hanno i numeri (ci confrontiamo con società con migliaia di ingegneri e architetti, per non parlare delle società cinesi di decine di migliaia) e l’organizzazione (dico sempre che uno contro uno, li battiamo sempre, due contro due, abbiamo le prime difficoltà). Nel contesto italiano occorre ulteriormente distinguere fra società di ingegneria ed architettura e gli studi delle così dette archi star. Le prime, se non sono riuscite da anni a creare delle sedi italiane, se quindi non si sono “italianizzate”, sono dei pachidermi in una cristalleria. Non sanno fare le gare con le normative italiane, non capiscono i prezzi così bassi in Italia, sottovalutano sistematicamente le competenze italiane. E poi sono spaventate dalla burocrazia italiana e addirittura terrorizzate dalla non trasparenza. Per le archi star è tutto un altro discorso. Lì scontiamo un provincialismo ed un’esterofilia atavica. Vincono i concorsi di progettazione, dove il giudizio discrezionale non può essere arginato, o addirittura, qualche volta, gli vengono assegnati incarichi senza gara. E’ purtroppo evidente che un’amministrazione preferisce farsi lustro con la realizzazione di un’opera di autore famoso, che non firmata da ERREGI. Abbiamo vissuto due esperienze al riguardo frustranti: il progetto delle stazioni dell’alta velocità ferroviaria a Reggio Emilia e Pag. 16 a 26 Napoli Afragola. Nel primo caso avevamo avuto l’incarico dal Consorzio Rodano (CMC, SNAMPROGETTI, ed altre), che realizzava la tratta di AV. Siamo arrivati sino all’esecutivo (FIG. 19), con un progetto, non geniale, ma che piaceva (era stato anche pubblicato ed apprezzato dalla stampa locale). Poi ci si è ricordati che la città ospitava la Sede di una prestigiosa marca della moda, che aveva necessità di qualificare il territorio con una “griffe”. Mi fu pagato il progetto, che fu cestinato, e fu affidato l’incarico a Calatrava, a trattativa privata (FIG. 20). Ci furono polemiche, mi sembra anche interrogazioni parlamentari, ma tutto finì li. La stazione si realizza dieci anni dopo, con un costo immensamente superiore (evidentemente anche per il progettista). Una qualità architettonica dell’opera che non mi sembra eccezionale. Mi ha fatto poi male leggere una dichiarazione, in un articolo celebrativo della conclusione dei lavori, che affermava il successo di un’opera voluta al posto di una banale struttura prefabbricata progettata dalle Ferrovie. (!!??!!) La storia di Afragola è più semplice. Ricevemmo da ITALFERR (con gara) l’incarico di portare ad esecutivo un progetto preliminare dell’Arch. Pica Ciamarra (FIG. 21). Ci mettemmo del nostro, senza smontare il progetto originario. Finito l’esecutivo, ci fu pagato e cestinato: perché l’opera progettata era troppo costosa. Dopo un po’ di tempo fu fatto un concorso di progettazione. Vinse Zaha Adid. Questa volta il progetto è suggestivo (sempre nello stile dell’architetto iraniano) (FIG. 22), ma con elevate difficoltà costruttive e costi molto alti. Pag. 17 a 26 Per quanto riguarda la concorrenza all’estero, è una lotta durissima, spesso perdente. Perché, per la maggior parte le grandi società di ingegneria estere, americane, francesi, inglesi e tedesche, quelle coreane e cinesi, hanno alle spalle i governi e/o le industrie nazionali. Poi molte di queste società hanno la consuetudine di arruolare tecnici in alcuni paesi (spesso per consolidata influenza politica, economica e culturale su questi), con costi molto bassi ed una preparazione sufficiente. Così le loro offerte economiche diventano molto competitive. Noi abbiamo invece la consuetudine di mandare gli italiani all’estero, che ancora oggi, in una crisi italiana profonda, sono riluttanti ad andare, e, se lo fanno, hanno pretese sproporzionate. 3. CREATIVITA’ E INNOVAZIONE NELLA PROGETTAZIONE: LE ESIGUE POSSIBILITA’ D’ESPRESSIONE Le argomentazioni dei punti precedenti rappresentano il necessario “back ground” all’analisi sulle possibilità da parte degli ingegneri ed architetti italiani di esprimere le proprie capacità creative ed innovative. Ritengo però né sia uscito uno spaccato della situazione italiana, che, pur schematico e frettoloso, finisce per diventare la parte essenziale di questo intervento, evidenziando in modo inequivocabile la difficoltà, se non proprio l’impossibilità, di potersi esprimere. Vorrei comunque affrontare alcune tematiche relative all’innovazione, che con la creatività condivide evidentemente percorsi simbiotici. E’ quindi l’occasione per poter esemplificare alcune esperienze ERREGI, qualche piccolo successo fra molte delusioni. 3.1 Innovazione nei metodi e nei processi progettuali La progettazione moderna è caratterizzata dalle integrazioni ed interattività delle discipline, dal management del progetto, che si distingue e spesso si contrappone al management delle risorse tecniche, dalle procedure di qualità, dalla importanza delle standardizzazione degli archivi tecnici. Ma sono tutte cose che già caratterizzavano molte società straniere sin dagli anni ’70. Una strada nuova, che penso diventerà la base della progettazione del futuro, ritengo sia la piena utilizzazione delle procedure di Realtà Virtuale sin dalle fasi iniziali del progetto. Intanto occorre chiarire cosa si intende per Realtà Virtuale, che oggi molti ancora confondono con i filmati o le animazioni. Ricostruire il progetto in Realtà Virtuale significa ricostruire in 3D l’intero progetto, con tutta la veridicità dei materiali, l’approfondimento dei dettagli e delle finiture, l’inserimento nel contesto Pag. 18 a 26 esistente. “Visitare” il progetto in Realtà Virtuale significa poter andare e vedere ciò che si vuole, non come il filmato che fa vedere solo ciò che è opportuno, e che, essendo più limitato, è certamente meno dispendioso in termini di tempi di realizzazione. La Realtà Virtuale è un prodotto multimediale, al livello di “second life”, in quanto possono essere associate animazioni, informazioni audiovisive interattive ed alfanumeriche, o proporre suoni, comunicati audio, si possono utilizzare meccanismi o attrezzature, come prendere un ascensore o prendere un auto. Noi l’abbiamo scoperto come strumento di comunicazione. Ed in questo senso abbiamo prodotto i primi prototipi con il progetto del deposito tranviario dell’ATAC a Roma e l’aeroporto di Pantelleria, sino al parcheggio del Pincio. Ho già detto però che i committenti non hanno ancora mai capito la valenza comunicativa di questo prodotto, e ce lo hanno commissionato, quasi di malavoglia, solo in occasione di eventi o situazioni particolari. Ricostruendo in Realtà Virtuale (FILM 3 – Ricostruzione in Realtà Virtuale della Stazione Metro “Malatesta” a Roma) la Stazione Malatesta della Metro C (eravamo nella fase di passaggio dal progetto definitivo all’esecutivo e poi costruttivo), con la necessità di ricostruire tutto nei minimi dettagli, ci siamo resi conto di molti errori, anche geometrici, che, per un organismo molto complesso, spesso non si riesce a percepire attraverso rappresentazioni costituite da piante e sezioni. La libertà di percorrere la struttura, come si visitasse realmente, dava la possibilità di apprezzare visuali, scorci, percezione degli spazi, che con le metodiche della progettazione tradizionale sono demandate all’intuizione ed alle capacità immaginifiche del progettista, qualità che non tutti possono possedere. Ne è nata la convinzione che la progettazione del futuro avverrà utilizzando strumenti evoluti di Realtà Virtuale, in cui si monta il progetto come un meccano o un lego virtuale, in cui ci sia una totale interattività informatica fra le discipline. Per cui, quando si costruiscono gli elementi, gli si attribuiscono, oltre le caratteristiche geometriche, anche le qualità fisiche, quando si definiscono gli spazi, con le attività che vi si svolgono, vanno tenute in conto tutte le conseguenze statiche e dinamiche delle azioni. Sono concetti che già ritroviamo in molti software, ma non in modo sistematico ed integrato come potrà/dovrà essere. Poi, abbiamo scoperto altre grandi potenzialità della Realtà Virtuale. Il prodotto di Malatesta, che è il più evoluto fra quelli da noi realizzati, è veramente una sorta, insieme, di “second life” e di banca dati integrata ed interattiva. Il visitatore-utente trova la pubblicità (della ERREGI e dei Nostri Committenti, in primo piano), può percepire la validità commerciale degli immobili (nella piazza Ipogea sono previsti negozi, ristoranti ed altri spazi commerciali), verificando qualità degli spazi, visibilità, luminosità, ecc.. ad ogni elemento si possono associare informazioni tecniche, utili anche per la manutenzione o la implementazione della sicurezza. Da tutto questo ne sono nati altri due prodotti più specializzati, che evidenziano ancora di più la potenzialità dello strumento. Uno riguarda il Nodo di Termini (FILM 4 – Nodo di Termini: navigatore per il Pag. 19 a 26 monitoraggio delle fasi costruttive), la cui realizzazione ha comportato enormi disagi agli utenti. Nel nodo di scambio modale più congestionato di Roma, l’Amministrazione è stata sommersa da proteste continue e numerose, espresse su tutti i mezzi di informazione. Convinti di condurre un operazione realizzativa molto efficiente, attraverso una frammentazione e condizionamento delle fasi costruttive, il problema era quindi di tipo comunicativo. E’ stato realizzato uno strumento, da mettere in rete, denominato “navigatore per il monitoraggio delle fasi costruttive “in cui l’utente poteva “navigare” attraverso la struttura, estremamente complessa, ricevendo informazioni in modo interattivo sulla qualità tecnica ed architettonica degli spazi e delle attrezzature, verificare lo stato dei lavori, anche potendo visionare la documentazione fotografica associata, nelle tappe fondamentali, sia del passato, che del futuro. Un altro prodotto particolare è stato realizzato per la variante, da noi progettata al livello preliminare, della super strada Roma-Fiumicino, all’entrata della Magliana (FILM 5 – Simulazione di guida sulla variante alla superstrada Roma-Fiumicino), con la realizzazione di un nuovo ponte sul Tevere. Oltre alla ricostruzione in Realtà Virtuale della nuova infrastruttura è stata ricostruita una 500 FIAT (abbiamo dovuto ricevere una specifica autorizzazione dalla FIAT)) che è possibile guidare, con tanto di navigatore satellitare, specchietto retrovisore, ammortizzatore e luci di segnalazione delle frenate. Un vero e proprio “video-gioco”, che però da la perfetta percezione della qualità di guida e della visibilità. 3.2 Creatività e innovazione nei contenuti A mio modo di vedere, la creatività, e, partendo da questa, l’innovazione, è utile/necessaria per ottenere un prodotto che sintetizzi, oltre le prerogative essenziali (costo, facilità costruttiva e manutentiva, ecc..), anche quelle, spesso più importanti, dell’estetica e della funzionalità (intesa nel senso più ampio possibile, comprendendo in modo essenziale il benessere e la sicurezza, ma anche la loro percezione). Io parto dal presupposto, forse da alcuni contestabile, che l’armonia risiede della natura stessa e che se si coglie il corretto principio tecnico-scientifico di una struttura o la corretta funzionalità di una infrastruttura o di un organismo, si coglie automaticamente l’essenza anche estetica e formale. E’ un approccio che si può definire “olistico”, in cui gli aspetti fisico, mentale e spirituale dei fenomeni, si considerano come un tutt’uno: tutto avviene contemporaneamente e interagisce in un’unica armonia, in un’unica visione complessiva. E proprio nell’osservare la natura ci si accorge che nulla è lasciato al caso, forme, colori, strutture più o meno complesse, hanno tutte una loro funzione ben precisa. La ricerca di questa “perfezione” è lo stimolo ad esprimere la creatività, anche attraverso la ricerca dell’innovazione. Non accontentandosi degli standard, delle consuetudini, dei riferimenti a progetti altrui, ecc.. Pag. 20 a 26 Il mio tentativo di approccio è sempre quello di vedere l’oggetto di studio o di progettazione fuori dagli schemi tradizionali, facendo attenzione, sempre, di non cadere nel narcisismo, nell’originale fine a se stesso. Certo la bellezza di un opera barocca sembra smentire quanto detto, ma mi piace pensare che anche alcune opere che fanno sfoggio di virtuosismo, abbiano anche esse la loro funzione, poiché suscitano nel fruitore visivo un senso di stupore e di benessere, indotto dall’armonia delle forme, dalla plasticità, da giochi di luce ed ombre. E’ certo un percorso scivoloso e pieno di insidie, che facilmente può portare a contraddizioni. Ma quando finisce per prevale l’emozione, si sta passando dalla tecnica progettuale a forme di espressione artistica, ed i confini tra queste sono spesso sfumati. Vorrei proporre alcune esemplificazioni su quanto ho tentato sopra di teorizzare, analizzando gli aspetti predetti in campi diversi della progettazione, ed attingendo per di più da alcune esperienze ERREGI. Le strutture Ho sempre pensato che la più semplice delle strutture, la mensola, isostatica ed apparentemente banale, forse la più presente in natura (vedi gli alberi, i fiori, ecc..), costituisse in fondo la struttura più ardita. Se collassa, cade, senza alcuna altra collaborazione strutturale, come avviene, in qualche modo, con altre strutture isostatiche, che realmente non lo sono mai, ma evidentemente per tutte le strutture iperstatiche. Nell’ambito di un progetto di elevata qualità complessiva, mi da molta soddisfazione la mensola che funge da pensilina per il parcheggio degli aeromobili dell’aeroporto della Aviazione Generale di Olbia (si tratta di aerei di piccolemedie dimensioni). Affinché non vi fossero interferenze con le ali, lo sbalzo della mensola doveva essere notevole (FIG. 23). Abbiamo pensato di giocare con la forma a doppia curvatura della sezione, aumentando in modo rilevante il momento di inerzia: ma nel contempo ottenendo un involucro funzionalmente efficiente dal punto di vista della possibilità di accogliere buona parte dell’aereo, con ottimo comportamento alle sollecitazioni aerodinamiche. Il mio rammarico è che, fuori calcolo, per maggior cautela, in fase di costruzione, l’impresa realizzatrice, ha inserito alcuni stralli, che hanno un po’ “sporcato” la struttura. Pag. 21 a 26 Un’altra occasione di pensare una struttura inconsueta si è presentata nel progetto (purtroppo solo al livello di concept) di un ristorante “rampante”, in cui i complessi equilibri strutturali, vengono schermati dai giochi d’acqua, dando la sensazione di una struttura “volante” (FIG. 24). Infine, prendendo ispirazione da una gigantesca bacca di un legume (FIG. 25), stiamo studiando una soluzione di ponte in cui, nuovamente, è la forma incaricata di garantire la tenuta statica. L’impalcato nel tratto più sollecitato tende ad inviluppare il nastro stradale, sino a costituire una sezione chiusa, che garantisce un ottimale resistenza alle sollecitazioni, anche torsionali (FIG. 26). Tracciati stradali e ferroviari E’ noto come le geometrie plano-altimetriche, sia di un infrastruttura stradale che ferroviaria, sono legate alla cinematica del moto, che individua valori, in funzione della velocità del moto e della geometria delle traiettorie, le accelerazioni e le forze che agiscono sui mezzi e sulle persone e cose in essi contenuti, con conseguenze sulle condizioni di sicurezza e sul comfort. Un altro fattore che incide assolutamente è la velocità di variazione di queste grandezze, laddove una variazione repentina induce strappi e contraccolpi. Infine un'ulteriore componente che condiziona il tracciato plano-altimetrico sono le condizioni di visibilità. Pag. 22 a 26 Inizialmente, anche per la semplicità, sia degli strumenti di calcolo, che di costruzione, venivano utilizzate figure geometriche semplici, quali rette e curve circolari. Poi, proprio per evitare queste variazioni repentine, sono state introdotte le transizioni, clotoidi, spirali, parabole cubiche. Nella progettazione ferroviaria si inseriscono delle discontinuità puntuali, costruite dagli scambi. La corretta gestione di tutti i parametri geometrico-cinematici comporta un risultato, anche grafico, assolutamente armonioso, che da assolutamente la sensazione di fluidità delle traiettorie. Un progettista esperto, vedendo l’armonia di tracciato stradale o dell’andamento dei fusi di uno scalo ferroviario, può percepire la bontà del progetto (FIG. 26, 27). Anche in questa specifica disciplina, si affacciò, oltre 20 anni fa, un’innovazione, allora troppo in anticipo sui tempi, che vedeva la totale eliminazione delle figure geometriche elementari, prevedendo tracciati plano-altimetrici costituiti da curve di ordine superiore, senza soluzioni di continuità. Ecco esaltate l’armonia del moto, senza strappi e discontinuità: questa innovazione, a cura del Prof. Calogero, non trovò la diffusione sperata per la difficoltà di tracciamento con gli strumenti dell’epoca. E’ quindi tutto rimasto nella sfera della speculazione scientifica, ed oggi totalmente dimenticata. Gli impianti tecnologici Anche in questo settore, quando ci si presenta l’opportunità, cerchiamo di essere creativi ed innovativi. Vorrei fare alcune esemplificazioni. Innanzi tutto il progetto del restyling e degli adeguamenti funzionali e tecnologici del Nodo di Termini, in particolare nelle due stazioni metropolitane delle linee A e B, e le loro interazioni e i collegamenti con l’adiacente Stazione Termini (FIG. 28, 29). Un tema estremamente delicato riguardava la fermata della Linea B, realizzata nel 1955, costituita dalla banchina e due atri laterali, con interessanti volte a crociera, collegati con più passaggi discreti, ad arco, con le stesse banchine. Pag. 23 a 26 La stazione presentava uno stato avanzato di fatiscenza, collegamenti elettrici “pensili”, illuminazione non sufficiente e disomogenea, come anche le condizioni di sicurezza all’incendio, totalmente inadeguate. Occorreva quindi ordinare e canalizzare il sistema dei cavi elettrici, prevedere una nuova ed efficiente sistema di illuminazione e realizzare barriere d’aria tra la banchina e gli atri laterali, tali da permettere la rapida messa in sicurezza dei viaggiatori, nelle due zone protette laterali, in caso di incendio del treno. Occorre ricordare che tutti i lavori dovevano essere realizzati mantenendo il traffico dei treni e la normale mobilità dei viaggiatori. Si presentava il problema, ricorrente in questi casi, di prevedere i corpi illuminanti in corrispondenza della via di corsa, in posizione dominante, in modo da assicurare una illuminazione diffusa, omogenea e sufficientemente intensa. L’adiacenza della linea elettrica di contatto, per l’alimentazione dei treni, avrebbe, come sempre, comportato grossi problemi di manutenzione, sostituzione dei corpi illuminanti, con l’esigenza di dover disattivare la corrente durante le operazioni. Grazie alla collaborazione della ditta produttrice, si è avuta l’intuizione di una illuminazione indiretta, posizionando nella posizione critica, elementi a specchio autopulenti, e gli apparecchi illuminanti sulle pareti più in basso, dove potessero agevolmente essere manutenuti. Il risultato della realizzazione è andato oltre le più rosee aspettative, con un’illuminazione ottimale ed anche suggestiva di tutta la banchina. Per quanto riguarda le barriere d’aria previste in tutti i transetti, era stato previsto nel progetto originario una pesante controsoffittatura, che impediva qualsiasi visuale verso le volte a crociera laterali, molto suggestive se ben illuminate. Abbiamo pensato ad una soluzione del tutto innovativa, con una barriera d’aria, sagomata secondo un preciso design, che “sparasse” il getto d’aria sia verso il basso che verso l’alto. Lasciando nella parte superiore, quindi, totale trasparenza visiva, con la possibilità di dare respiro spaziale alla fermata e di apprezzare le forme delle volte laterali. Questa proposta, come anche quella degli specchi, fu fatta in fase di gara, concorrendo al punteggio tecnico che ci ha fatto vincere: abbiamo fatto in tale fase solo dei calcoli preliminari, per assicurarci che i fumi delle banchine non potessero “attaccare” gli atri. Pag. 24 a 26 In fase esecutiva abbiamo avuto qualche momento di apprensione, perché di fatto, le geometrie reali erano molto più complesse di quelle schematizzate in fase di gara. Fu realizzato un prototipo e furono fatti molti affinamenti al progetto, prima di ottenere l’approvazione dell’USTIF. Infine, un ultimo esempio creativo ed in questo caso anche innovativo, perlomeno nella concezione, nel quale abbiamo messo insieme alcune esperienze maturate e citate in precedenza. Nella gara vinta per il progetto integrato di un lotto della strada statale Sassari-Olbia, vi sono alcune rotatorie, da realizzare in maniera tradizionale, con un aiuola al centro (l’esperienza purtroppo ci dice che nel tempo rimane solo sterpaglia incolta) e paline di illuminazione. In fase di gara è stata proposta una soluzione del tutto originale (FIG. 30). Uno sferoide centrale rivestito da una superficie fotovoltaica di ultima generazione per alimentare l’illuminazione. Al centro, una specie di fiore, con superfici specchiate verso il basso, con i corpi illuminanti al piede ed una diffusione di luce indiretta sulla sede stradale (lo stesso principio della stazione Metro B di Termini). I calcoli illuminotecnici in fase di gara sono stati preliminari, ora, dopo l’aggiudicazione, stiamo sviluppando il progetto esecutivo: speriamo di riuscire a soddisfare tutti i requisiti tecnici e di sicurezza imposti dall’ANAS. Con tutte le difficoltà del contesto, in tutte le sue componenti, noi continuiamo a cercare di “pensare differente”, con molte sconfitte e qualche piccolo successo. Alla fine, però, qualcosa di buono rimane. 4. CONCLUSIONI In definitiva, in questo lungo discorso, nel presentare alcuni esempi di creatività ed innovazione, ho voluto descrivere il contesto con il quale tutti i nostri sforzi oggi si vanno a misurare. La verità, la sanno bene tutte le persone che ci mettono l’anima in questo lavoro, è che avvolte il tuo peggior nemico, i vincoli o le difficoltà più grandi che puoi trovarti di fronte, e che spesso non riesci neanche bene ad identificare, rappresentano paradossalmente anche un tuo grande amico. Sono i vincoli che il nostro contesto ci impone a fare di noi italiani dei grandi creativi, ed è difficile rinnegare e vituperare affondo ciò che spesso ci frustra, ma avvolte ci rende unici. E’ per questo che, più in generale, ho parlato del contesto in cui operiamo. Pag. 25 a 26 Certo, dalle argomentazioni dei punti precedenti ne esce uno spaccato della situazione italiana che evidenzia in modo inequivocabile la difficoltà, se non proprio l’impossibilità, di potersi esprimere. La scommessa, e il messaggio conclusivo del mio intervento, deve essere che proprio da queste difficoltà, il mercato, le istituzioni, noi stessi, dobbiamo partire per alimentare ciò che in noi forse è innato, il superamento di difficoltà apparentemente invalicabile attraverso l’inventiva, ma anche la tenacia nel non voler arrendersi al sistema consolidato, conservatore e miope. Ci sarebbe assoluto bisogno di una maggior coesione fra gli ingegneri ed architetti italiani, ed insieme, in modo sinergico, stimolare gli imprenditori e le istituzioni italiane, anche e soprattutto per affrontare i mercati esteri. Pag. 26 a 26
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