REGIONE CALABRIA PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE DELLA REGIONE CALABRIA Pagina 1 di 46 Percezione generale del fenomeno Come confermato dalle statistiche internazionali, la corruzione resta un fenomeno molto diffuso in Italia. Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi destinati alla collettività, del dissesto delle finanze pubbliche, come pure della disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche. La corruzione, infatti, è causa di ingenti costi economici ma anche sociali, perché determina la compromissione del principio di uguaglianza, minando le pari opportunità dei cittadini, così da rivelarsi uno dei fattori di disgregazione sociale. Sicuramente il quantum della diffusione del fenomeno corruttivo nel nostro sistema politico-istituzionale non può essere ricondotto esclusivamente a dati provenienti dal sistema giudiziario e penalistico; infatti il numero delle inchieste o delle condanne per reati di corruzione, a fronte di lungaggini procedurali e artefici dilatatori degli avvocati, è un dato troppo riduttivo che non rispecchia né la reale presenza né la percezione del tasso di corruzione con riferimento soprattutto al mondo politico. In tal senso, a fronte di una percentuale molto bassa di condanne per reati di corruzione – spesso dovute alla prescrizione del reato - si registra una percezione della corruzione elevatissima che separa l’Italia dagli altri Stati dell’Unione Europea. Infatti, l’indice di percezione della corruzione di Transparency International rileva che l’Italia, dopo un costante peggioramento nell’ultimo decennio, nel 2011 ha registrato il risultato più basso in termini assoluti, classificandosi quart’ultima tra i Paesi dell’Unione europea, superata in negativo solo da Romania, Bulgaria e Grecia. Inoltre, anche il rapporto “Corruption” di Eurobarometro del febbraio 2012 conferma l’accentuarsi di questo differenziale rispetto agli altri Stati europei: l’87% dei cittadini italiani ritiene la corruzione un serio problema nel proprio Paese, in crescita del 4% rispetto a 2 anni prima (la media europea è del 74%); il 95% degli italiani – circa il 6% in più rispetto a due anni prima ritiene che vi sia corruzione nelle proprie istituzioni nazionali; il 92% in quelle regionali e locali (la media europea è, rispettivamente, del 79 e 75%); il 75% degli italiani ritiene che gli sforzi del governo per combattere la corruzione siano stati inefficaci (la media europea è del 68%). Per quanto riguarda la Calabria, il rapporto sulla corruzione elaborato dall’Istituto Demoskopika, conferma i dati in linea con quelli nazionali. Il fenomeno corruzione è infatti considerato come “uno dei principali problemi nel nostro Paese” dall’89,7% dei calabresi, mentre solo il 9,5% è in disaccordo con tale affermazione. Inoltre, oltre l’80% degli intervistati è d’accordo sul fatto che sia presente a tutti i livelli istituzionali, locali, regionali e nazionali, il 60% è convinto che faccia parte della cultura d’impresa e uno su quattro (25,5%) ha assistito o si è trovato coinvolto personalmente in episodi di corruzione. All’interno del rapporto di ricerca annuale sull’economia calabrese, presentato in occasione di un convegno sulla corruzione - intesa come vera e propria zavorra dell’economia - si è rilevato che sono circa quindicimila gli imprenditori che hanno lamentato richieste di “mazzette” da personaggi appartenenti della Pubblica Amministrazione. Il deprecabile fenomeno della corruzione costituisce una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi pubblici, del dissesto della finanza pubblica e della perdita di fiducia dei cittadini e delle imprese verso le istituzioni. Preoccupa inoltre l’assenza di consapevolezza da parte dei cittadini del suo disvalore. La corruzione sembra essere percepita principalmente come mezzo per ottenere vantaggi o risolvere problemi che come comportamento da stigmatizzare ad ogni livello. Inoltre, in base ai risultati dell’indagine continuativa congiunturale, svolta sempre dall'Istituto Demoskopika, che fotografa una Calabria spaventosamente sfiduciata e sottomessa dalla corruzione, si evidenzia per il 2012, e per l'insieme delle istituzioni (media dei quattro livelli, locale, regionale, nazionale ed europeo) che un'elevata percentuale di imprenditori calabresi (81,4%) ritiene siano pervase dalla corruzione. L'86,9% del campione ritiene che ci sia corruzione nelle Pagina 2 di 46 istituzioni regionali, l'83,2% in quelle locali e l'88,4% risponde che c'è corruzione nelle istituzioni nazionali. Le percentuali maggiori di casi di corruzione - è scritto nel rapporto - si riscontrano tra le imprese del comparto edile e dei servizi rispettivamente con il 13,2% e 13% seguiti subito dopo dagli imprenditori agricoli (11,7%), mentre le percentuali minori tra le imprese commerciali (2,4%) e dell'industria (8,7%). La richiesta di tangenti - secondo lo studio - è stata fatta principalmente da funzionari che gestiscono gli appalti pubblici (26,1%) e da politici (17%), seguiti con percentuali inferiori da persone che lavorano nelle forze dell'ordine (11,4%) e da soggetti che si occupano del rilascio di concessioni edilizie e di permessi per lo svolgimento di altre attività economiche e commerciali (11,4%). Secondo il 45,8% degli imprenditori la motivazione più frequente della richiesta di tangenti è per velocizzare una pratica, per il 33,3% è per ricevere in cambio un servizio o un beneficio e solo per l'8,3% per evitare problemi con le autorità. In particolare, 1 reato su 2 riguarda la truffa sulle erogazioni pubbliche. Aumentano le imprese che nel 2012 registrano una riduzione del fatturato, pari all’80,4%, con una crescita che supera i tredici punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il 36,6% egli intervistati, inoltre, ritiene che il fenomeno sia aumentato "molto" negli ultimi tre anni; aggiungendo il 17,4% di quanti ritengono che sia aumentato in modo lieve (poco), si arriva ad una percentuale del 54,4%. Il 41% è dell'avviso, infine, che sia rimasto costante mentre solo l'1,5% afferma che "non c'è corruzione". Un dato, questo, in linea con quelli dell'ultima indagine Global Corruption Barometer sulla corruzione nel mondo, realizzata da Trasparency International, da cui emerge un aumento della corruzione per oltre i due terzi degli italiani (64%). Analizzando il trend del numero complessivo delle persone denunciate per reati legati alla corruzione in Calabria, si nota un forte aumento dei casi (+61%) dal 2004 in poi che raggiungono il loro picco massimo nel 2006 passando da 1.511 a 2.440 per poi scendere al livello minimo nel 2009 a 1.114 e attestarsi dopo un leggero aumento a 1.377 nel 2010. Considerando, infine, l'intero periodo 2004-2010 nella ripartizione del numero complessivo delle persone denunciate per tipologia di reato, emerge che le percentuali maggiori riguardano il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche con quasi il 50% dei casi, il reato di abuso d'ufficio con il 28,1%, e l'indebita percezione a danno dello stato con il 7,5%; le altre categorie sono rappresentate da valori nettamente inferiori, cosi come nella voce altri reati che comprende tutti i casi con percentuali che non superano il 2%. Il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, intervenendo a Panama alla quinta Sessione della Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione ONU contro la corruzione, COSP5, ha aperto il suo discorso davanti alle delegazioni internazionali ricordando l'impegno dell'Italia nella cooperazione internazionale per l'applicazione della Convenzione di Merida ossia la convenzione delle Nazioni Unite che si propone di essere uno strumento efficace nella lotta alla corruzione. Il Presidente Scopelliti ha evidenziato "l'importanza di coinvolgere, nella lotta alla corruzione e alla criminalità, un numero ampio di soggetti dallo Stato alla società civile dal settore privato alle comunità locali”. Il Governatore della Calabria ha ricordato, in tal senso, come esista la corruzione tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, e che la corruzione è tra i business più sofisticati e redditizi al mondo perchè permette l'accumulo di patrimoni illeciti, al di fuori della portata delle autorità giurisdizionali competenti. Per questo, si devono sviluppare strategie operative per rintracciare, identificare, sequestrare e confiscare tali beni per poi riutilizzarli a fini sociali". Il presidente ha illustrato, quindi, una specifica iniziativa che la Regione Calabria, in coordinamento con le autorità nazionali, sta Pagina 3 di 46 attivando con l'UNODC in materia di cooperazione internazionale per la gestione e l'impiego dei beni sequestrati e confiscati. Tale iniziativa è finalizzata ad approfondire la conoscenza a livello internazionale in questo settore al fine di promuovere una più efficace cooperazione internazionale ed è suddivisa in due fasi. Nella prima fase è prevista una riunione degli stati membri e delle organizzazioni internazionali competenti in materia, mentre nella seconda fase i risultati e le raccomandazioni raccolte costituiranno la base per attività di ricerca e analisi in vista dell'elaborazione di un modello di sistemi per la gestione, l'uso e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati e lo sviluppo di piani di azione nazionali e linee guida. La Regione Calabria, tramite questa iniziativa, intende condividere l'esperienza maturata a livello locale nella gestione dei beni confiscati. Infatti, Reggio Calabria ospita la sede nazionale dell'Agenzia per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati. L’esperienza si basa sull'attivo coinvolgimento della società civile con l'Osservatorio nazionale sulla 'ndrangheta che garantisce l'analisi scientifica e la divulgazione presso la pubblica opinione. Allo scopo di dare effettiva attuazione alle finalità illustrate e al fine di dare una risposta al Paese ed un segnale positivo nella lotta contro la corruzione, il Parlamento Italiano ha approvato il 13 novembre 2012, dopo un lungo iter parlamentare, il testo di legge anticorruzione, il quale rappresenta un primo e importante intervento dedicato alla prevenzione della corruzione nell'azione amministrativa e alla cura dell'integrità dell'azione della Pubblica amministrazione. SEZIONE I Oggetto e finalità Ai sensi della Legge recante “Disposizioni per la prevenzione della corruzione e la repressione dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, la Regione Calabria stabilisce nell’ambito del Piano triennale di prevenzione della corruzione i principali interventi organizzativi atti a prevenire il medesimo rischio. I principali interventi organizzativi contenuti del presente piano, in ossequio alla Legge n. 190/12, prevedono a) Identificazione dei processi a maggior rischio di corruzione; b) Individuazione di adeguati percorsi di selezione e formazione del personale coinvolto e definire criteri per la rotazione del personale, soprattutto in posizione di responsabilità negli uffici maggiormente esposti al rischio di corruzione; c) Aumento di metodologie e procedure volte a garantire la trasparenza degli atti amministrativi della Regione Calabria; d) Creazione di un sito “anticorruzione” per raccogliere tutte le istanze – denunce dei cittadini, al fine di avviare apposite indagini. Quadro normativo La legge 6 novembre 2012 n. 190, recante “Disposizione per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”, pubblicata sulla G.U. n. 265 del 13 novembre 2012, (seguita dalla Circolare n. 1 del 25 gennaio 2013 della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione pubblica e dall’Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali del 24 luglio 2013) ha innovato la disciplina dei reati dei pubblici ufficiali nei confronti della Pagina 4 di 46 pubblica amministrazione, introducendo una nuova normativa per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione. Tale normativa è stata emanata allo scopo di adempiere agli impegni sollecitati dagli organismi internazionali, in particolare nella Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite, adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 e ratificata ai sensi della legge 3 agosto 2009 n.116 e dagli articoli 20-12 della Convenzione Penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 e ratificata ai sensi della legge 28 giugno 2012, n.110. Rilevano in materia, altresì, gli atti che hanno dato attuazione alla legge n. 190/2012 , in particolare il D.Lgs. 14 marzo 2013 n. 33 recante ”Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni” ed il d.lgs. n. 39 dell'08 aprile 2013 recante “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'art. 1, commi 49-50, della legge n.190/2012. Sotto impulso delle disposizioni internazionali, la legge 190/2012 mira ad introdurre nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione della corruzione, valorizzando a tal fine principi quale la legalità, l'imparzialità, la trasparenza, l'uguaglianza e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche. Sulla scorta dell'adesione alla “Convenzione di Merida” è stata istituita in Italia la CIVIT, ossia l'Autorità nazionale anticorruzione per adottare strumenti volti a prevenire ed a reprimere con mezzi adeguati il fenomeno dilagante della corruzione e dell'illegalità nelle amministrazioni. Alla CIVIT vengono attribuiti: potere di approvazione del Piano nazionale anticorruzione, poteri di vigilanza e controllo, potere di espressione di pareri facoltativi a tutte le amministrazioni pubbliche in materia di conformità ai codici di comportamento dei pubblici funzionari nonchè in materia di svolgimento di incarichi esterni da parte dei dirigenti amministrativi, obbligo di riferire annualmente al Parlamento. Il concetto di corruzione cui fa riferimento la legge n. 190/2012 viene inteso in senso lato, laddove, nel corso dell’attività amministrativa, si perpetri da parte di un funzionario pubblico un abuso del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati, determinando un malfunzionamento dell’amministrazione. La legge 190/2012 introduce, così, un sistema prevenzione della corruzione - di cui destinatarie sono tutte le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 - che prevede l’adozione, a livello nazionale, del Piano nazionale anticorruzione e, a livello di ciascuna amministrazione, di un Piano triennale di prevenzione della corruzione. Il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.), predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica secondo le Linee di indirizzo del Comitato interministeriale istituito con DPCM del 16 gennaio 2013, è stato approvato l’11 settembre 2013 dalla Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT). Nel Piano triennale di prevenzione della corruzione (P.T.P.C.) le amministrazioni definiscono, in un'ottica sistemica, tutte le azioni volte a promuovere meccanismi di prevenzione della corruzione e dell'illegalità, tramite lo sviluppo di metodi di rilevazione e misurazione della corruzione, nonché attraverso procedure appropriate di selezione e formazione dei dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione. Il P.T.P.C. deve rispondere alle esigenze previste dalla legge 190/2012 (art. 1, comma 9): Pagina 5 di 46 a) individuare le attività, tra le quali quelle di cui al comma 16, nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, anche raccogliendo le proposte dei dirigenti, elaborate nell'esercizio delle competenze previste dall'articolo 16, comma 1, lettera a-bis), del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165; b) prevedere, per le attività individuate ai sensi della lettera a), meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni, idonei a prevenire il rischio di corruzione; c) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi di informazione nei confronti del responsabile, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del piano; d) monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; e) monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione; f) individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti per legge. Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione La legge n. 190/2012, ai sensi dell'art. 1, comma 8, ha previsto che il P.T.P.C. debba essere adottato, su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC), entro il 31 gennaio di ogni anno, dall’organo di indirizzo politico, che ne cura la trasmissione al Dipartimento della Funzione Pubblica. L’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali del 24 luglio 2013 ha stabilito che il P.T.P.C. debba essere attuato nella sua prima applicazione con decorrenza dall'anno 2014, entro il 31 gennaio. Il presente Piano triennale di Prevenzione della Corruzione, adottato dalla Giunta Regionale, su proposta del Responsabile per la prevenzione della corruzione, nominato con deliberazione di Giunta Regionale, nella persona della d.ssa Maria Gabriella Rizzo e, quindi, trasmesso al Dipartimento della Funzione Pubblica, pubblicato sul sito web della Regione Calabria e segnalato via mail personale a ciascun dipendente e collaboratore, anche in occasione della prima assunzione in servizio. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione provvede alla predisposizione, alla proposizione e all’aggiornamento del Piano triennale di prevenzione della corruzione, da redigere entro il 31 dicembre e da sottoporre alla Giunta Regionale per l’approvazione entro il 31 gennaio successivo. Il presente piano copre il periodo 2014-2016, limitandosi per il 2013 ad una mera ricognizione degli adempimenti adottati. La Giunta Regionale su proposta del Responsabile della Prevenzione e della Corruzione adotterà entro il 30 Aprile e successivamente con aggiornamenti periodici apposite Direttive contenenti le modalità di attuazione delle specifiche misure di prevenzione indicate nella sezione 3. Il responsabile della Prevenzione e della Corruzione dovrà indicare al Dirigente del Dipartimento Controlli appositi obiettivi operativi da inserire nel Piano della perfomance dei Dirigenti e delle schede di valutazione. Pagina 6 di 46 L' approvazione del piano è stata preceduta da consultazioni, adeguatamente pubblicizzate, esterne (cittadini, organizzazioni portatrici di interessi collettivi, ecc) nonchè da consultazioni interne (dipendenti, dirigenti, organismi interni interessati), avvenute mediante la raccolta di contributi. Sentiti gli stakeholder maggiormente rappresentativi della Regione, il Piano triennale per la prevenzione della corruzione è redatto sulla base del coinvolgimento dei Dirigenti Generali dei Dipartimenti della Regione Calabria. Al fine di garantire la pubblicità e la trasparenza del Piano si procede alla notifica dello stesso a tutti i dipendenti della Regione Calabria tramite il supporto Ced della Regione Calabria, Il P.T.P.C. verrà implementato con: il Piano di formazione; il Piano triennale per la Trasparenza; -Piano triennale della Performance; -Codice etico - comportamentale aziendale; -Piano della trasparenza. I soggetti istituzionali del PTCP RESPONSABILE PREVENZIONE CORRUZIONE GIUNTA CITTADINI E SOCIETÀ CIVILE UFFICIO PROCEDIMENTI DISCIPLINARII REGIONALE SOGGETTI ISTITUZIONALI STAKEHOLDERS DIRIGENTI E REFERENTI ORGANISMO IINDIPENDENTE DII VALUTAZIONE RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA Dipendenti e collaboratori DIPENDENTI E COLLABORATORI REGIONALI Pagina 7 di 46 ANTICORRUZIONE Soggetti coinvolti Responsabile della Prevenzione della Corruzione Il Responsabile della prevenzione della corruzione, ai sensi della legge 190/12: a) propone il piano triennale della prevenzione della corruzione entro il 15 dicembre di ogni anno, da sottoporre alla Giunta Regionale per l’approvazione entro il 31 gennaio successivo; b) dispone, dopo l’approvazione del piano, la relativa trasmissione al Dipartimento della Funzione Pubblica e la sua pubblicazione sul sito internet della Regione Calabria; c) provvede alla verifica dell’efficace attuazione del piano e della sua idoneità rispetto agli obiettivi prefissati; d) propone le modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni di mutamenti dell’organizzazione; e) individua, previa proposta dei dirigenti generali competenti, il personale da inserire nei programmi di formazione; f) verifica, d’intesa con il Dirigente generale del Personale, l’effettiva rotazione degli incarichi dei dirigenti e dei responsabili dei procedimenti; g) cura il rispetto delle disposizioni in materia di conferibilità e incompatibilità degli incarichi, ai sensi del D.lvo 39/13; h) ha l’obbligo di pubblicare, entro il 15 dicembre di ogni anno, sul sito web dell’amministrazione regionale una relazione recante i risultati dell’attività svolta, finalizzata ad individuare le criticità riscontrate con riferimenti ai fatti che si sono concretamente realizzati; l’approvazione si basa sui rendiconti presentati dai dirigenti generali sui risultati realizzati, in esecuzione del piano triennale della prevenzione; i) trasmette la relazione all’organo di indirizzo politico dell’amministrazione regionale; j) sottopone il rendiconto di attuazione del Piano triennale della prevenzione della corruzione dell’anno di riferimento al controllo del nucleo di valutazione per le attività di valutazione dei dirigenti. Per lo svolgimento delle attività di informazione di cui all’art. 1, commi 9 e 10, della legge 190/12, il Responsabile della prevenzione della corruzione si avvale della collaborazione dei Dirigenti Generali dei Dipartimenti Il Responsabile della Prevenzione della corruzione si avvale della collaborazione di una struttura composta oltre che dallo stesso, da referenti individuati dai Dirigenti Generali dei dipartimenti della Giunta e delle altre strutture amministrative. Giunta Regionale La Giunta Regionale espleta le seguenti attività: a) designa il responsabile per la prevenzione della corruzione; b) adotta il P.T.P.C. ed i suoi aggiornamenti entro il 31 gennaio di ogni anno; c) adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale, che siano direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione, con particolare riferimento agli atti scaturenti dall’applicazione dell’art. 53 del d.lvo 165/2001; Pagina 8 di 46 d) individua i referenti per la prevenzione della corruzione che operano nell’ambito della struttura dei dipartimenti. Referenti della corruzione Al fine di garantire il rispetto delle disposizioni del PTPC, ciascun Dipartimento e/o struttura amministrativa individua i referenti per la prevenzione della corruzione che operano nell’ambito della struttura dei dipartimenti. La nomina avviene con atto amministrativo del Dirigente Generale del Dipartimento interessato e pubblicato nella sezione “anticorruzione”.In caso di mancanza di nomina, il referente coincide con il Dirigente Generale dei Dipartimenti. Il referente espleta le seguenti funzioni: a) svolge attività informativa nei confronti del responsabile, affinchè questi abbia elementi e riscontri sull’intera organizzazione ed attività dell’amministrazione; b) svolge una funzione di monitoraggio sull’attività svolta dalla struttura dipartimentale di riferimento, al fine di agevolare la raccolta delle informazioni e le segnalazioni, fermi restando i compiti del responsabile per la prevenzione della corruzione e le conseguenti responsabilità, che non possono essere derogati; c) osserva le misure contenute nel PTPC e ne garantisce l’osservanza, nell’ambito delle strutture facenti parte della propria Direzione o Dipartimento; d) può agire anche su richiesta del responsabile della prevenzione della corruzione, il quale rimane comunque l’interlocutore per l’implementazione della strategia di prevenzione della corruzione nell’ambito della Regione Calabria e per le eventuali responsabilità. Ufficio Procedimenti Disciplinari L’Ufficio Procedimenti Disciplinari, presso il Dipartimento “Organizzazione e Personale” (UPD), è stato istituito D.D.G. n. 13334 del 27/09/2013. Il Responsabile dell’UPD ha competenza in ordine all’accertamento dell’illecito disciplinare ed all’irrogazione delle conseguenti sanzioni. In particolare: - è competente nella gestione di tutti i procedimenti disciplinari che comportano l’applicazione di sanzioni di maggiore gravità (quando la sanzione è superiore alla sospensione del servizio con privazione della retribuzione per più di 10 giorni) o anche di minore gravità (sanzioni superiori al rimprovero verbale ed inferiori alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per più di dieci giorni), nell’ipotesi in cui il responsabile della struttura non ha qualifica dirigenziale ; Dirigenza, dipendenti dell’amministrazione dell’amministrazione, collaboratori a qualsiasi titolo La figura del R.P.C. risponde all’esigenza di concentrare nelle competenze di un unico soggetto le iniziative e le responsabilità per il funzionamento dell’intero meccanismo della prevenzione, fatto salvo quanto previsto di seguito. Come infatti previsto dalla Circolare n. 1/2013, l’attività del RPC è altresì affiancata da quella dei dirigenti dell’amministrazione, ai quali sono affidati, ai sensi dell’art. 1 comma 9 della legge 190/2012 e dell’art. 16 d.lgs. n. 165 del 2001, funzioni propositive e di controllo nonché obblighi di informazione al RPC, di collaborazione, di monitoraggio e di azione diretta in materia di prevenzione di corruzione. Pagina 9 di 46 Sono poi chiamati a collaborare per la prevenzione/contrasto del rischio-corruzione tutti i collaboratori della Giunta Regionale. Organismo Indipendente di Valutazione (OIV) L'organismo Indipendente di Valutazione (OIV) della Regione Calabria è istituito con delibera di Giunta Regionale; le funzioni dell’OIV sono disciplinate dalla legge regionale n. 3/2012: a)valida le regole predisposte dal Dipartimento Controlli ed approvate dalla Giunta Regionale con atto deliberativo relativamente al sistema di valutazione della dirigenza; b) esprime il proprio parere obbligatorio sulla proposta di Codice di Comportamento delle Regione e degli Enti Regionali, ai sensi dell'art. 54 co.5 del D.Lgs. n. 165 del 2001 e ss.mm.ii.; c) svolge i compiti connessi all'attività di prevenzione della corruzione, in relazione alla misura generale obbligatoria della trasparenza amministrativa ai sensi degli artt. 43-44 del D.Lgs. n. 33 del 2013. Strategia della prevenzione della corruzione La Regione Calabria individua i seguenti obiettivi principali della lotta alla corruzione e all’illegalità: 1) Ridurre le opportunità che si manifestano casi di corruzione; 2) Aumentare la capacità di individuazione dei casi di corruzione; 3) Creare un contesto sfavorevole alla corruzione con elaborazione di attività – indicatori – target attraverso le sotto elencate iniziative: a) applicazione puntuale ed immediata di tutte le misure di prevenzione della corruzione, disciplinate direttamente dalla normativa vigente; b) diffusione di informazioni; c) diffusione di buone pratiche di comportamento. SEZIONE II Mappatura dei rischi di corruzione I Dirigenti Generali, in collaborazione con le strutture competenti, che hanno provveduto ad effettuare una mappatura dei procedimenti a rischio corruzione sono : Dipartimento Presidenza Dipartimento Programmazione nazionale e Comunitaria Dipartimento Bilancio Dipartimento Attività Produttive Dipartimento Agricoltura Dipartimento Personale Dipartimento Lavori Pubblici Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio Dipartimento Lavoro Dipartimento Cultura Dipartimento Turismo Dipartimento Politiche dell’ambiente Pagina 10 di 46 Stazione Unica Appaltante Metodologia proposta Sono state individuate le sfere di attività amministrativa più esposte al rischio della corruzione, c.d. “mappatura del rischio”. In considerazione delle funzioni amministrative specifiche effettuate e alla luce delle realtà di ciascun contesto, gli strumenti di analisi sono stati individuati allo scopo di risultare adeguati alle esigenze operative, evidenziando in ordine i destinatari e fornendo metodologie di redazione che li rendano facilmente interpretabili. Tali strumenti di analisi sono stati individuati in considerazione dei contenuti; in tal senso, le attività già selezionate dalla legge n.190/2012, e afferenti a autorizzazioni, gare, concessione di benefici, concorsi sono state classificate come più quelle più a rischio-corruzione e, pertanto, rappresentano il contesto di riferimento, che deve essere oggetto di continua valutazione da questa Amministrazione regionale. La redazione del piano ha, quindi, determinato il coinvolgimento dei dirigenti e di tutto il personale dell’ amministrazione regionale che si occupa di quelle aree maggiormente a rischio nelle attività di analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure e di monitoraggio. Ulteriore elemento di rilievo è rappresentato dal monitoraggio, per ogni attività, del rispetto dei termini di conclusione del procedimento. Con nota n. 373099 del 28.11.2013 è stato trasmesso a tutti i Dirigenti Generali un apposito questionario relativo ai Processi a rischio di corruzione. Le c.d. aree di rischio sono indicate al comma 16 della legge 190/12: autorizzazioni e concessioni; scelta del contraente per lavori, servizi e forniture; concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; concorsi e prove selettive per assunzione di personale e progressioni di carriera, di cui all’art. 24 del d.lvo 150/09. Nella “gestione del rischio”, sono state considerate le attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, c.d. aree di rischio; le aree di rischio obbligatorie per tutte le amministrazioni sono riportate nel relativo allegato n. 2 del PNA, con ulteriore esemplificazione dei rischi contenuti nel successivo allegato n. 3. Con riferimento alle singole aree, da definire quali macro-aree, sono stati individuati e specificati i rischi concreti di corruzione per ogni Dipartimento. In considerazione delle attività caratterizzate da un maggior livello di discrezionalità amministrativa, il rischio è stato classificato in 4 categorie (trascurabile, basso, medio ed alto) a seconda della probabilità e della rilevanza del medesimo. Per ciascun rischio catalogato è stato stimato il valore della probabilità ed il valore dell’impatto stesso. I criteri utilizzati per valutare il livello del rischio sono indicati nell’allegato n. 5 del P.N.A. A seguito dell’identificazione, i rischi saranno inseriti in un “registro dei rischi”. I processi individuati sono stati elencati secondo l’ordine di rischio e secondo la struttura organizzativa che li presidia; gli stessi saranno sottoposti a costante monitoraggio attraverso procedure informatizzate che di fatto permettono di ridurre il rischio di corruzione. Al fine di garantire una corretta ed omogenea compilazione del questionario, si è proceduto ad individuare per ogni settore gli ambiti delle materie nei quali sono insiti potenziali rischi di Pagina 11 di 46 corruzione, procedendo all'enucleazione del relativo rischio con conseguente classificazione, tenendo in considerazione la probabilità che questo possa verificarsi nonché la rilevanza che lo stesso possa assumere nell'ambito dell'azione amministrativa. Per quanto concerne l’individuazione degli ambiti, si è proposto ai Dirigenti Generali di fare riferimento ai procedimenti amministrativi elencati dai Dipartimenti e trasmessi al Dipartimento Controlli. Le aree di rischio corruzione sotto-elencate obbligatoriamente prese in considerazione ed analizzate da parte di ciascuna direzione Generale rappresentano il contenuto minimale del PTPC. Il Responsabile della prevenzione della corruzione si riserva di effettuare una proposta ponderata, per quanto riguarda l’individuazione di ulteriori aree a rischio, in fase di primo aggiornamento del PTPC, limitando per ora la prima mappatura alle aree di rischio obbligatorie. Area acquisizione e progressione del personale settore ambito attività sensibile materia Descrizione rischio potenziale classificazione rischio Area: affidamento di lavori, servizi e forniture settore ambito materia attività sensibile rischio Classificazione potenziale rischio Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario settore ambito materia settore ambito materia attività sensibile rischio classificazione potenzial rischio e Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario attività sensibile rischio potenziale classificazione rischio attività sensibile rischio potenziale classificazione rischio Altre aree soggette a rischio settore ambito materia La struttura organizzativa della Regione Calabria è articolata in direzioni generali ed altre strutture di livello dirigenziale (settori e servizi). Attualmente la struttura organizzativa della Giunta Regionale è articolata in n. 14 direzioni generali articolate a loro volta in settori, per come rappresentato: Pagina 12 di 46 Dipartimenti Giunta Regione Calabria Dipartimento Presidenza Settori: 1 - Affari Generali ed Istituzionali -Decreti Presidente 2 - Delegazione di Roma 3 - Protezione Civile 4 - Segreteria Giunta Regionale 5 - Cooperazione tra i popoli internazionalizzazione Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria: Settori 1 - Programmazione 2 - Monitoraggio e Controllo dei Programmi e dei Progetti 3 - Coordinamento e Verifiche dei Programmi e dei Progetti U.O.A. Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici U.O.A. Adempimenti del ciclo di programmazione 2000-2006 U.O.A. Rapporti con le Istituzioni Comunitarie Dipartimento Bilancio e Patrimonio : Settori 1 - Bilancio e Programmazione Economico Finanziaria - Aziende di Credito di Interesse Regionale 2 - Ragioneria Generale 3 - Tributi e Contenzioso Depenalizzazione e Sanzioni Amministrative - Entrate Regionali 4 - Demanio e Patrimonio Immobiliare - Datore di lavoro unico Dipartimento Attività Produttive: Settori 1 - Industria, Commercio e Artigianato 2 - Politiche Energetiche - Attità Estrattive e Risorse Geotermiche Dipartimento Agricoltura e Forestazione: Settori 1 - Affari Generali, Risorse Umane, Servizi territoriali, Enti Strumentali e Sub-Regionali 2 - Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive 3 - Sviluppo Rurale zootecnia, credito, riordino e trasformazione fondiaria 4 - Servizi di Sviluppo Agricolo Fitosanitario e valorizzazione patrimonio ittico e faunistico 5 - Foreste e Forestazione, Politiche della Montagna, Difesa del Suolo e Bonifica Dipartimento Organizzazione e Personale: Settori 1 - Organizzazione, Giuridico, Esternalizzazione 2 - Sviluppo Risorse Umane 3 - Economico e Previdenziale Pagina 13 di 46 4 - Provveditorato Economato - Bollettino Ufficiale - Polizia Urbana 5 - Società dell'Informazione Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio: Settori 1 - Urbanistica ed Edilizia, Demanio Marittimo L.R. 17/05, Pianificazione integrata Zone Costiere, Strumenti di Pianificazione Negoziata 2 - Sistema Informativo territoriale e Cartografia Regionale 3 - Programmazione e Politiche del Territorio, Pianificazioni Territoriali Dipartimento Infrastrutture: Settori 1 - AA.GG. Sistema Informatico - Gestione Risorse Idriche - CO.TE.R P.O.R. - A.A.T.O. - Assistenza A.P.Q. Idrico 2 - Programmazione e Coordinamento Opere Pubbliche Amministrazione, Norme Sismiche, Assistenza A.P.Q. Difesa del Suolo 3 - Programmazione e Gestione Infrastrutture di Trasporto - Assistenza A.P.Q. Trasporti 4 - Trasporti pubblici locali - Piano regionale trasporti - Reti immateriali U.O.A. - Politica per la Casa, Edilizia Residenziale Pubblica, Riqualificazione e Recupero Centri Urbani e Storici per gli aspetti legati ai LL.PP. U.O.A.- Cittadella Regionale Autorità di Bacino Regionale Dipartimento Lavoro: Settori 1 - Politiche del Lavoro e Mercato del Lavoro POR asse III° Risorse Umane Vertenze - Ammortizzatori e Previdenza 2 - Politiche sociali, Politiche della famiglia, Servizo civile, Volontariato, Terzo Settore 3 - Formazione Professionale, Servizi Ispettivi 4 - Affari Generali - Asse VI Assistenza Tecnica Dipartimento Cultura: Settori 1 - Cultura. Promozione culturale, eventi culturali, Osservatorio Regionale per la Cultura 2 - Politiche dell'Istruzione, Programmazione delle Reti Scolastiche e del Sistema Educativo 3 - Ricerca scientifica. Innovazione. Alta Formazione. Università. Sviluppo della Scienza e della Tecnica 4 - Beni culturali Dipartimento Turismo,Sport, Spettacolo,Politiche Giovanili: Settori 1 - Industria Alberghiera, Risorse Termali 2 - Promozione ed Organizzazione Turistica 3 - Sport, Spettacolo, Cinema, Tempo Libero, Politiche Giovanili Pagina 14 di 46 Dipartimento Tutela della salute e Politiche Sanitarie: Settori 1 - Area Risorse Umane 2 - Area Economico-Finanziaria 3 - Area Lea 4 - Area Controlli 5 - Area Staff 6 - Piano di rientro Dipartimento Politiche dell'ambiente: Settori 1 - Legislazione e Problematiche Legali 2 - Protezione dell'Ambiente e Qualità della Vita 3 - Programmazione ed Indirizzo, Protezione della Natura, Sviluppo Sostenibile Dipartimento Controlli: Settori Settore 1 - Controllo Strategico Settore 2 - Controllo di gestione - Controllo Enti e Società Partecipate A queste Direzioni Generali si aggiungono: Autorità di Audit Avvocatura SUA Per semplificare il lavoro, su sollecitazione di richieste di chiarimenti afferenti alla compilazione del questionario, si è ritenuto dover identificare le attività sensibili per ciascuna parte del questionario, con la descrizione dei rischi maggiormente significativi, anche se non esaustivi di tutta la potenziale casistica. E’ evidente che l’individuazione e la descrizione dei rischi, nella mappatura dei processi, ha assunto un carattere assolutamente potenziale sul rischio connesso alla natura dell’atto amministrativo, ed è legato alla peculiarità della relativa azione amministrativa, non riferibile pertanto all’attività lavorativa svolta dal soggetto compilatore del questionario. La descrizione del rischio ha consentito al Responsabile per la prevenzione della corruzione di inserire nel PTPC tutte le misure ritenute necessarie alla riduzione del rischio di fenomeni corruttivi, attraverso l’elaborazione delle schede di programmazione delle misure di prevenzione, con le modalità di realizzazione delle stesse e i tempi di attuazione delle misure individuate e in coordinamento con il ciclo delle perfomances, per ridurre la probabilità che il rischio si attui. Pagina 15 di 46 Area acquisizione e progressione del personale Attività sensibile Affidamento incarichi – Mobilità – Ricostruzione giuridico/economica ecc. Descrizione rischi: 1) scarsa trasparenza nell’affidamento degli incarichi; 2) disomogeneità di valutazione nella individuazione del soggetto destinatario; 3) scarso controllo del possesso dei requisiti dichiarati; 4) violazione della privacy; 5) alterazione dei risultati delle procedure selettive e concorsuali per procedure di mobilità tra enti; 6) alterazione della certificazione riguardante l’idoneità del soggetto ad un determinato inserimento lavorativo; 7) controllo non adeguato sulle autocertificazioni; 8) mancanza di griglie e parametri trasparenti per la valutazione dei requisiti per assegnazione incarichi dirigenza/posizioni organizzative/alte professionalità; 9) alterazione dell’accertamento e definizione di emolumenti al personale (crediti/debiti). Area affidamento lavori, servizi e forniture Attività sensibile: Gare per affidamento lavori, servizi e forniture. Descrizione rischi: 1) frazionamento delle spese al fine di poter ricorrere ad acquisti in economia anziché l’indizione di gare ad evidenza pubblica; 2) abuso dell’affidamento diretto e delle procedure negoziate al di fuori dei casi previsti dalla Legge e/o affidamenti per non giustificate“emergenze”; 3) definizione dei requisiti di accesso alla gara; 4) uso distorto del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; 5) ammissione di varianti in corso d’opera al fine di consentire all’appaltatore di recuperare lo sconto effettuato in sede di gara; 6) abuso del provvedimento di revoca del bando; 7) elusione delle regole di affidamento degli appalti, mediante l’improprio utilizzo del modello procedurale della concessione; 8) controllo non adeguato sulle autocertificazioni; 9) alterazione del corretto svolgimento dei collaudi; 10) omissione attività di controllo; 11) influenza sui tempi di pagamento. Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Attività sensibile: provvedimenti di tipo autorizzativo o concessorio (abilitazioni, approvazioni, nulla – osta, pareri, licenze, registrazioni, dispense ecc.) Pagina 16 di 46 Descrizione rischi: 1) rilascio autorizzazione o concessione in contrasto con le norme vigenti; 2) errata valutazione dei presupposti del rilascio dell’autorizzazione o concessione; 3) alterazione del corretto svolgimento del procedimento/rilascio con procurato vantaggio dell’istante o errato diniego di Rilascio autorizzazione o concessione con danno per l’istante; 4) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria per rinnovo autorizzazione; 5) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria per rilascio parere; 6) alterazione dei rapporti istruttori per la verifica delle condizioni richieste per attività istruttoria di verifica del possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi; 7) controllo non adeguato sulle autocertificazioni; Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Attività sensibile: concessioni, erogazione sovvenzioni, contributi, ausili finanziari, atti contenenti vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati. Descrizione rischi: 1) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria; 2) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria di ammissibilità al finanziamento; 3) alterazione del corretto svolgimento dei collaudi per il finanziamento; 4 4) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria in merito all’erogazione indennizzo danni; 5 5) Influenza sui tempi di pagamento. La mappatura dei processi a rischio corruzione e la conseguente procedura di valutazione del rischio si è conclusa in data 15 gennaio 2014. Al fine di contemperare l’intento della legge n.190 di accentramento di responsabilità con la complessa articolazione delle amministrazioni, la Circolare n. 1/2013, l’Intesa del 24 luglio 2013 ed il P.N.A. prevedono la possibilità di affiancare al Responsabile per la prevenzione della corruzione “i referenti” che operano, anche su sua richiesta, e lo supportano nell’attività di implementazione della politica di prevenzione secondo modalità di raccordo e coordinamento che si realizzano attraverso un meccanismo di comunicazione/informazione, input/output per l’esercizio della funzione. Come previsto nel P.N.A., i referenti svolgono nei confronti del RPC attività informativa - affinché questi abbia elementi e riscontri sull’intera organizzazione ed attività dell’amministrazione – e di costante monitoraggio sull’attività svolta dai dirigenti assegnati agli uffici, anche con riferimento agli obblighi di rotazione del personale. Nella Regione Calabria, in attesa di nomina dei referenti per ciascun Dipartimento, il Responsabile per la Prevenzione della corruzione ha individuato per la prima mappatura dei processi a rischio corruzione i Dirigenti Generali. Valutazione del livello del rischio Al fine di procedere alla valutazione del “livello del rischio” occorre valutare la probabilità che il rischio si realizzi e le conseguenze che il rischio produce (probabilità e impatto), Pagina 17 di 46 Nella Tabella prevista all’Allegato 5 del PNA “La valutazione del livello di rischio” sono stati segnalati i criteri per stimare la probabilità e l’impatto del rischio-corruzione. Per ognuno dei processi individuati con l’attività di mappatura, infatti, si è trattato di fare riferimento alle domande distinte nelle due colonne della Tabella denominate “Indici di Valutazione della Probabilità” e “Indici di Valutazione dell'impatto”. Gli elementi considerati per la stima della probabilità sono: 1) la discrezionalità del processo e la sua rilevanza esterna; 2) la complessità, la rilevanza del valore economico, la frazionabilità; 3) il sistema dei controlli. Per l’impatto si prende in considerazione: 1) l’impatto economico; 2) l'impatto organizzativo e reputazionale. La media aritmetica delle risposte alle domande della colonna “Probabilità” moltiplicata per la media delle risposte alle domande della colonna “Impatto” fornisce il livello di rischio. Alla luce di questa valutazione, i cui risultati sono riportati sotto la voce “Rischio” dell’Allegato al presente Piano, è stato possibile individuare per ogni Dipartimento i processi a maggior rischio di corruzione nell’ambito dell’Amministrazione e l’area di riferimento. SEZIONE III Misure di prevenzione Le misure previste nel presente Piano triennale per la prevenzione della corruzione si classificheranno in: a) misure obbligatorie sono quelle che devono essere obbligatoriamente applicate poiché previste dalla legge o da altre fonti normative (trasparenza, codice di comportamento, rotazione del personale, gestione del conflitto di interesse, inconferibilità degli incarichi, incompatibilità delle posizioni dirigenziali, tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito, formazione, patti di integrità negli affidamenti, azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile, monitoraggio dei tempi procedimentali ecc.); b) misure ulteriori sono quelle che, pur non essendo obbligatorie per legge, ciascuna amministrazione ritiene necessarie alla gestione dei rischi rilevati; c) misure di carattere trasversale, che possono essere obbligatorie/ulteriori, sono ad esempio: trasparenza, informatizzazione dei processi, monitoraggio, rispetto termini ecc. 1) Trasparenza All’interno di ogni amministrazione, il Responsabile per la prevenzione della corruzione dovrebbe svolgere di norma, le funzioni di Responsabile per la trasparenza, ai sensi dell’art. 43 del DLgs. n. 33 del 2013 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”. Tuttavia, in linea con la discrezionalità accordata dalla norma sopra indicata, gli enti possono stabilire la coincidenza tra le due figure oppure individuare due soggetti distinti per lo svolgimento delle diverse funzioni indicate; le due figure dovranno, comunque, coordinarsi nello svolgimento delle rispettive attività. Pagina 18 di 46 La Regione Calabria ha ritenuto, in conformità a quanto espresso nella intesa sancita in Conferenza Unificata del 24 luglio 2013, di nominare in una diversa figura il Responsabile della trasparenza. Tale incarico è stato conferito alla Dott.ssa Alessandra Sarlo, Dirigente Generale del Dipartimento Controlli, ritenendo opportuno tenere distinta questa figura da quella del Responsabile per la prevenzione della corruzione, in ragione della complessità e dell’ampiezza dei compiti affidati ai due incarichi, per l’impegno continuativo richiesto, e anche sulla base del riparto di competenze assegnate ai diversi servizi nell’ambito della delibera di riorganizzazione dell’ente. E’ pertanto il Responsabile della trasparenza, nominato con l’atto di cui sopra, a coordinare e fornire indirizzi rispetto alla pubblicazione nel sito istituzionale dei dati concernenti l’organizzazione e l’attività della Regione Calabria, assicurandone la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento, secondo le indicazioni contenute nel D.lgs. n. 33/2013 e secondo le altre prescrizioni vigenti. Al fine di assicurare un' azione osmotica tra le misure nonché per garantire la coincidenza tra i periodi di riferimento, il presente piano triennale presuppone comunque un necessario coordinamento con il responsabile della trasparenza. Quali obblighi ulteriori di trasparenza ai sensi della lettera f) del comma 9 dell’articolo 1 della legge 190/2012, si segnala la pubblicazione nel sito istituzionale del monitoraggio dei procedimenti a rischio individuati nel PTPC. Le misure adottate per l’applicazione delle disposizioni in materia di trasparenza sono definite nel programma triennale per la trasparenza e l’integrità approvato dalla Giunta Regionale con separato atto. La Regione Calabria assicura il coordinamento tra le attività finalizzate alla prevenzione della corruzione e la garanzia di trasparenza attraverso uno specifico protocollo di intesa che è stato sottoscritto tra il Responsabile della prevenzione della corruzione ed il Responsabile della trasparenza. Il protocollo è finalizzato, tra l’altro, a regolare un corretto scambio di informazioni utili all’individuazione delle iniziative da intraprendere e della strategia da mettere in atto. 1.1 Soggetti competenti all’adozione della misura -Responsabile per la trasparenza ( in appresso denominato RT) -Responsabile Prevenzione e Corruzione della Giunta (in appresso denominato RPC) 2. Ulteriori obblighi di trasparenza Il Responsabile per la prevenzione della corruzione nella fase della mappatura dei processi del rischio corruttivo ha individuato alcune categorie di stakeholder esterni ai quali fare riferimento, attraverso specifiche modalità di coinvolgimento, sia nella fase di individuazione degli obiettivi legati alla prevenzione della corruzione, sia nella fase successiva di monitoraggio e verifica dei risultati raggiunti. Tale attività, è stata propedeutica all’attivazione di ulteriori misure di prevenzione della corruzione, oltreché alla eliminazione delle criticità eventualmente emerse. Sono identificati come stakeholder esterni tutti coloro verso i quali si rivolgono le attività ed i servizi della Regione Calabria. Rientrano, quindi, in tale ambito: le associazioni di categoria, le imprese del territorio di riferimento, le organizzazioni sindacali, le associazioni di tutela dei consumatori e degli utenti, le amministrazioni pubbliche locali, gli istituti bancari e le fondazioni bancarie del territorio, le università e i centri di ricerca, i consorzi e centri di servizio, i mass media e tutti i soggetti che, a vario titolo, risultano interessati allo sviluppo Pagina 19 di 46 economico della Regione. La redazione del piano deve, infatti, determinare il coinvolgimento di tutti coloro che, con diverso ruolo, si occupano di quelle aree maggiormente a rischio, al fine di meglio definire le misure da perseguire. Considerato, tuttavia, che la trasparenza dell’attività amministrativa della Regione Calabria rappresenta una misura fondamentale nella prevenzione della corruzione, il presente piano prevede le ulteriori iniziative per garantire un adeguato livello di trasparenza, promuovere lo sviluppo della cultura della legalità ed il coinvolgimento degli stakeholder interni ed esterni. La Regione intende favorire sistemi di ascolto continuo di stakeholder esterni mediante l’istituzionalizzazione del ruolo nell’ambito della lotta alla corruzione, mediante l’implementazione di forum per la discussione di specifiche tematiche di grande impatto sulla popolazione calabrese e mediante lo svolgimento di assemblee con la partecipazione di utenti su questioni che possano interessare parte della popolazione o particolari categorie di utenti. La Regione prevede, altresì, l’organizzazione di tavoli di approfondimento con gli stakeholder interni ed esterni della Regione Calabria al fine di illustrare il PTPC e tutte le iniziative volte alla relativa attuazione. Gli incontri dovranno essere in misura non inferiore a due nell’arco dell’anno. I tavoli rappresentano un’utile azione di coinvolgimento finalizzata ad acquisire pareri e suggerimenti. La Regione istituisce la Giornata annuale per la prevenzione della corruzione, da svolgersi preferibilmente nel mese di dicembre di ogni anno, in corrispondenza con la presentazione del rapporto annuale circa lo stato di attuazione del Piano e la verifica delle attuazione delle misure di prevenzione alla corruzione previste dal piano stesso ed attivate. La giornata annuale per la prevenzione della corruzione rappresenta un’utile occasione di confronto e miglioramento per le attività poste in essere dagli uffici nella lotta per la legalità. Si tratta di un’iniziativa che permetterà alle strutture di presentare e discutere le modalità operative prescelte per consentire la partecipazione e la conoscenza da parte della cittadinanza dell’attività amministrativa. Il conferimento di un premio annuale per la prevenzione della corruzione, da prevedere a partire dal 2014, potrà rappresentare il momento conclusivo della giornata e costituirà uno stimolo al miglioramento continuo. È evidente che l’iniziativa non può che essere aperta a chiunque abbia contatti con l’ente nonché ad altre amministrazioni pubbliche operanti sul territorio. 2.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento Presidenza - Dipartimento Controlli - Stakeholder 3. Pubblicazione degli atti deliberativi rilevanza generale La Regione Calabria, al termine di ogni seduta di Giunta Regionale, pubblica sul proprio sito istituzionale un resoconto delle principali determinazioni assunte. Al fine di rendere ancora più trasparente l’attività deliberativa della Giunta Regionale e di dare la massima diffusione ai soggetti interessati dai provvedimenti adottati, si stabilisce che tutti gli atti deliberativi che contengano disposizioni di carattere generale, dovranno essere redatti con formule e espressione comprensibili erga omnes; nella stesura dei provvedimenti amministrativi (in particolare modo nelle delibere e nei decreti), dovrà inoltre essere evitato l'impiego di acronimi. Pagina 20 di 46 Tutti gli atti deliberativi dovranno essere pubblicati entro 7 giorni dalla data della seduta della Giunta Regionale che ne ha approvato l’adozione, nel sito istituzionale della Regione Calabria. 3.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento Presidenza - Dipartimenti competenti 4.Codice di comportamento L’articolo 1, comma 2, del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (approvato con DPR n. 62/2013) ha stabilito che le previsioni del medesimo codice di comportamento siano integrate e specificate da quelle dei codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni (ai sensi dell'articolo 54, comma 5, del Dlgs. n. 165 del 2001). Pertanto, la Regione Calabria approverà con separato atto il nuovo “Codice di Comportamento dei dipendenti della Regione Calabria”, recependo anche le linee guida elaborate dall’ANAC (ex CIVIT) con delibera n.75/2013. Tale codice, la cui adozione è preceduta da una fase di consultazione e partecipazione ampia, d’intesa con l’Ufficio Procedimenti Disciplinari, acquisito il parere obbligatorio dell’OIV, sarà unico per il personale dell'Amministrazione regionale. Il codice di comportamento costituisce una tra le principali misure di attuazione delle strategie di prevenzione della corruzione a livello decentrato, contenendo norme che regolano in senso eticamente corretto il comportamento dei dipendenti e l’azione amministrativa. In tal senso, deve considerarsi un elemento essenziale del presente piano. Di conseguenza, l’osservanza del Codice di comportamento regionale dovrà essere prevista quale condizione negli schemi-tipo di ogni incarico, contratto, bando, per i collaboratori esterni a qualsiasi titolo, per i titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione dell’autorità politica, per i collaboratori delle ditte fornitrici di beni o servizi od opere a favore dell’amministrazione. In caso di violazione degli obblighi derivanti dal Codice stesso dovrà essere prevista la risoluzione o la decadenza dal rapporto. A conclusione degli approfondimenti in corso con le strutture competenti in materia di acquisizione di beni, servizi e lavori si provvederà alla comunicazione degli indirizzi operativi relativi. Il Responsabile della prevenzione della corruzione, altresì, oltre alla pubblicazione del Codice di comportamento sul sito istituzionale della Regione Calabria, curerà la diffusione della conoscenza del Codice, mediante periodici corsi di formazione rivolti a tutto il personale, diretti anche a verificare il grado di conoscenza delle norme del Codice stesso. Il RPC verificherà annualmente lo stato di applicazione del Codice attraverso l'ufficio procedimenti disciplinari le cui competenze saranno integrate di conseguenza (ad esempio, verranno rilevati il numero e il tipo delle violazioni del Codice accertate nonché le aree in cui si sia concentrato il più alto tasso di violazioni). Pagina 21 di 46 Infine, il Responsabile per la prevenzione della corruzione provvederà al monitoraggio annuale dello stato di attuazione del Codice, comunicandone i risultati all’ANAC e procedendo alla relativa valutazione anche ai fini dell'aggiornamento del presente piano. Ai fini dello svolgimento delle attività sopra-citate, l'ufficio procedimenti disciplinari collaborerà con il Responsabile della prevenzione. 4.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Ufficio Procedimenti Disciplinari ( in appresso denominato UPD) 5.Rotazione del personale Secondo il PNA, le pubbliche amministrazioni sono tenute ad adottare adeguati criteri per realizzare la rotazione del personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità (ivi compresi responsabili del procedimento), addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione. Ai sensi dell’art. 1 comma 10, lett. b) della Legge n.190/2012, il Responsabile della prevenzione della corruzione, procede alla verifica, d’intesa con il dirigente competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione. L’attuazione della misura richiede la preventiva identificazione dei servizi che svolgono attività a più elevato il rischio di corruzione. Il provvedimento che dispone i criteri e le modalità per la rotazione del personale deve essere preceduto da adeguata informazione alle organizzazioni sindacali rappresentative e deve comunque garantire la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa. Ai sensi della lett. b) del comma 10 dell’art. 1 legge 190/2012, il RPC verifica, entro il 30 aprile di ogni anno, d’intesa con il dirigente competente, l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici a più elevato rischio corruzione. La Regione Calabria, con proprio atto deliberativo, definirà i criteri di rotazione delle figure di vertice delle aree a rischio: gli incarichi debbono essere comunque portati a termine, salvo motivato atto di rotazione prima della data di scadenza indicata nei contratti individuali. I criteri sono definiti previa informativa sindacale. Al fine di garantire una rotazione dei dirigenti ponderata nelle funzioni e nelle esperienze maturate da ciascun dirigente, deve essere comunque assicurata la formazione del personale e promossa la mobilità anche temporanea per favorire la rotazione, garantendo comunque la continuità amministrativa. Per quanto riguarda in particolare il personale dirigenziale, la rotazione integra, altresì, i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali, ma può essere attuata solo alla scadenza dell’incarico. L’art. 16, comma 1, lett. l-quater del Dlgs. n.165/2001 prevede che la rotazione sia disposta dai dirigenti con provvedimento motivato nel caso di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva. Altresì deve essere agevolato il monitoraggio finalizzato alla tutela preventiva di cui all’art. 16 comma 1 lett. 1 quater TU 165/2001 (“provvedono al monitoraggio delle attivita’ nell’ambito delle Pagina 22 di 46 quali e’ piu’ elevato il rischio corruzione svolte nell’ufficio a cui sono preposti, disponendo, con provvedimento motivato, la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva”). Qualora, per motivi organizzativi o in relazione ad attività non fungibili perchè altamente specializzate, non fosse possibile applicare la misura della rotazione per il personale dirigenziale, la misura si applica al personale non dirigenziale, ed innanzitutto ai responsabili di procedimento. Ove le condizioni organizzative dell’ente non consentono l’applicazione della misura, l’ente stesso ne deve dare conto nel PTPC con adeguata motivazione. Il personale sarà coinvolto in corsi di formazione diretti a creare competenze di carattere trasversale che possano poi essere utilizzate in una pluralità di settori. Nella Regione Calabria gli incarichi dirigenziali di settore (comprese le U.O.A.) sono n. 59 e quelli di servizio sono n. 119, con durata triennale. 5.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - Dipartimento “ Organizzazione e Personale” - RPC 6. Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse Il conflitto di interessi è la situazione in cui un interesse secondario (privato o personale) interferisce, ovvero potrebbe tendenzialmente interferire con l’abilità di un funzionario pubblico ad agire in conformità con i suoi doveri e responsabilità (interesse primario). I collaboratori devono astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività, anche istruttorie, allorquando si trovino nelle situazioni di “conflitto di interesse” descritte all’articolo 6 e all’articolo 7 del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR n.62/2013). Per i dirigenti si fa riferimento anche all’articolo 13 del Codice. La segnalazione del conflitto deve essere indirizzata al dirigente, ma qualora il conflitto riguardi il dirigente stesso, sarà il Responsabile della prevenzione che procederà alla valutazione delle iniziative da assumere. In tal senso, l’art. 1, comma 41, della legge n. 190 (introducendo l'art. 6 bis nella legge n. 241 del 1990, rubricato "Conflitto di interessi"), stabilisce che "Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale". L’attuazione di questa misura avviene in raccordo con il RPC Allo scopo di attuare tale normativa, la Regione Calabria ha già adottato il regolamento n.7/2013 In raccordo con il Dipartimento Controlli, saranno promosse adeguate iniziative di formazione, per dare conoscenza al personale della Regione Calabria dell’obbligo di astensione, delle conseguenze che scaturiscono dalla sua violazione e dei comportamenti da seguire nel caso ricorra tale conflitto. Pagina 23 di 46 In sede di prima applicazione della normativa anticorruzione è stato richiesto a tutti i collaboratori anche delle strutture di diretta collaborazione politica di presentare apposita autocertificazione circa le situazioni di possibile conflitto di interessi ai sensi del DPR 62/2013. A tutti i dirigenti della Regione Calabria è stata richiesta apposita autocertificazione circa le situazioni di possibile conflitto di interesse ai sensi del DPR 62/2013 e autocertificazione su possibili situazioni di inconferibilità/incompatibilità ai sensi del dlgs 39/2013. L’autocertificazione per evidenziare possibili conflitti di interesse di cui al DPR 62/2013 è stata richiesta anche rispetto agli incarichi professionali in attuazione dell’art. 53 comma 14 del dlgs 165/2001 (obbligo di pubblicazione da parte della P.A. per i propri consulenti dell’attestazione dell’avvenuta verifica dell’insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interesse). Considerato poi che l’art. 15, comma 1, del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33, richiede, oltre alla pubblicazione del curriculum vitae del consulente o collaboratore, anche quella dei “dati relativi allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali, si è ritenuto che la prescrizione di cui sopra debba essere interpretata alla luce di quanto richiesto in materia di inconferibilità e incompatibilità di cui al D.Lgs. n. 39 del 2013 e agli indirizzi regionali in materia e si è inserita esplicita voce in tal senso nella modulistica predisposta per l’autocertificazione. I criteri e le procedure per i controlli sulle autocertificazioni saranno definite dal RPC con apposito atto, e saranno effettuate a campione. I controlli sulle autocertificazioni saranno a cura del RPC, e verranno effettuati entro maggio 2014. Nel 2015 e nel 2016 verranno svolti una volta all’anno. 6.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC 7.Conferimento e autorizzazione di incarichi Gli incarichi vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono indicati dall' art. 53 del D.lgs. n.165/2001 (come modificato dalla Legge n.190/2012) all’articolo 3 bis, che ha, a tal fine, imposto tali prescrizioni siano individuate con appositi regolamenti, emanati ai sensi dell’art. 17, comma 2, della legge n.400/88, secondo criteri differenziati in rapporto alle diverse qualifiche e ruoli professionali. “In ogni caso, il conferimento operato direttamente dall'amministrazione, nonché l'autorizzazione all'esercizio di incarichi che provengano da amministrazione pubblica diversa da quella di appartenenza, ovvero da società o persone fisiche, che svolgano attività d'impresa o commerciale, sono disposti dai rispettivi organi competenti secondo criteri oggettivi e predeterminati, che tengano conto della specifica professionalità, tali da escludere casi di incompatibilità, sia di diritto che di fatto, nell'interesse del buon andamento della pubblica amministrazione o situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi, che pregiudichino l'esercizio imparziale delle funzioni attribuite al dipendente”, comma 5, art. 53 (come modificato dalla Legge n.190/2012). Inoltre, le amministrazioni pubbliche che conferiscono o autorizzano incarichi, anche a titolo gratuito, ai propri dipendenti devono comunicare in via telematica, nel termine di quindici giorni, al Dipartimento della Funzione Pubblica gli incarichi agli stessi conferiti o autorizzati, con l'indicazione dell'oggetto dell'incarico e del compenso lordo, ove previsto (co.5). Pagina 24 di 46 Per la Regione Calabria i criteri per il conferimento o l’autorizzazione all’esercizio di incarichi sono già stati adottati con Regolamento n. 7/13. Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale il quale per il tramite del settore Giuridico provvederà a comunicare al RPC la mancanza dei presupposti per l’autorizzazione. 7.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento “Organizzazione e Personale” 8.Inconferibilità per incarichi dirigenziali. Conferimento di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi precedenti Il P.N.A. prevede che le pubbliche amministrazioni sono tenute a verificare all’atto del conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dai Capi III e IV del d.lgs. n. 39 del 2013, la sussistenza di eventuali condizioni ostative in capo ai dipendenti e/o soggetti cui l’organo di indirizzo politico intende conferire incarico. In particolare, i Capi III e IV del decreto individuano due ipotesi di inconferibilità degli incarichi: incarichi a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle pubbliche amministrazioni; incarichi a soggetti che sono stati componenti di organi di indirizzo politico. L’accertamento avviene mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. n.445 del 2000, pubblicata sul sito dell’amministrazione o dell’ente pubblico o privato conferente (art. 20 d.lgs. n. 39 del 2013). L’amministrazione si astiene dal conferire l’incarico e provvede a conferirlo ad un altro soggetto, se all’esito della verifica risulta la sussistenza di una o più condizioni ostative. L’incarico è nullo e si applicano le sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto, qualora non siano osservate le prescrizioni di inconferibilità, di cui all’art. 17 del d.lgs. 39. L'accertata inconferibilità non può essere oggetto di sanatoria. Laddove le cause di inconferibilità, pur esistenti ab origine, non fossero note all’amministrazione e si appalesassero nel corso del rapporto, il responsabile della prevenzione è tenuto ad effettuare la contestazione all’interessato, il quale, previo contraddittorio, deve essere rimosso dall’incarico. Il Responsabile contesta all’interessato l’esistenza o l’insorgenza delle situazioni di inconferibilità o incompatibilità di cui al medesimo decreto. Al RPC spettano le funzioni di vigilanza di cui all’articolo 15 del d. lgs. 39/2013. Il PNA prevede l’adozione di direttive interne: ° affinchè le condizioni ostative al conferimento siano inserite negli interpelli per l’attribuzione degli incarichi; ° affinchè all’atto del conferimento dell’incarico venga resa dai soggetti interessati la dichiarazione di insussistenza delle cause di inconferibilità. Pagina 25 di 46 Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale il quale per il tramite del settore Giuridico provvederà a comunicare al RPC la mancanza di certificazioni o situazioni di incompatibilità o inconferibilità. In materia di inconferibilità e incompatibilità la Regione Calabria ha adottato la circolare n. 370934 del 27/11/2013. Per l’aggiornamento sulla attuazione di questa misura si veda anche “Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse”. 8.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento “Organizzazione e Personale” 9 Incompatibilità per particolari posizioni dirigenziali Il P.N.A. prevede che le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001 sono tenute a verificare la sussistenza di eventuali situazioni di incompatibilità. L’incompatibilità, e quindi l’inconferibilità dell’incarico sussiste laddove il dirigente deve essere incaricato della direzione di una struttura regionale che per compito istituzionale affidato da norma di legge, regolamento o atto amministrativo esercita funzioni di vigilanza e/o controllo sull’ente di diritto privato regolato o finanziato dalla Regione. Ove tali funzioni di vigilanza e/o controllo siano affidate genericamente al Dipartimento l’incompatibilità è da ascrivere solo a dirigente apicale. Il controllo deve essere effettuato: all’atto del conferimento dell’incarico; annualmente e su richiesta nel corso del rapporto. L’interessato deve presentare annualmente una dichiarazione sull’insussistenza di cause di incompatibilità, pubblicata sul sito della pubblica amministrazione (art. 20 d.lgs 39/2013). Se la situazione di incompatibilità emerge al momento del conferimento dell’incarico, la stessa deve essere rimossa prima del conferimento. Se la situazione di incompatibilità emerge nel corso del rapporto, il RPC contesta la circostanza all’interessato; la causa deve essere rimossa entro 15 giorni pena la decadenza dall’incarico e la risoluzione del contratto di lavoro autonomo o subordinato (art. 19 d.lgs. n. 39). Il PNA prevede l’adozione di direttive interne: ° affinchè siano inserite espressamente le cause di incompatibilità negli interpelli per l’attribuzione degli incarichi; ° affinchè all’atto del conferimento dell’incarico e nel corso del rapporto i soggetti interessati rendano la dichiarazione di insussistenza delle cause di incompatibilità . Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale Pagina 26 di 46 9.1Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento “Organizzazione e Personale” 10 Attività successive alla cessazione dal servizio. La l. n. 190/2012 ha introdotto, nell’ambito dell’art. 53 del d.lgs. n. 165/2001, il comma 16 ter, che stabilisce che “i dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri”. Tale previsione è stata inserita allo scopo di contenere il rischio di situazioni di corruzione connesse all’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. Nel caso in cui vengano conclusi contratti e conferiti incarichi in violazione di tale disposizione gli stessi saranno ritenuti nulli; è, altresì, fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni, con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti. I “dipendenti” interessati sono coloro che per il ruolo e la posizione ricoperti nell’amministrazione hanno avuto il potere di incidere in maniera determinante sulla decisione oggetto dell’atto e, quindi, coloro che hanno esercitato la potestà o il potere negoziale con riguardo allo specifico procedimento o procedura (dirigenti, funzionari titolari di funzioni dirigenziali, responsabile del procedimento nel caso previsto dall’art. 125, commi 8 e 11, del d.lgs. n. 163 del 2006). Lo stesso P.N.A. chiarisce che i predetti soggetti nel triennio successivo alla cessazione del rapporto con l’amministrazione, qualunque sia la causa di cessazione (e quindi anche in caso di collocamento in quiescenza per raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione), non possano avere alcun rapporto di lavoro autonomo o subordinato con i soggetti privati che sono stati destinatari di provvedimenti, contratti o accordi. A tal fine, la P.A. Interessata, ai sensi di quanto previsto dal P.N.C., dovrà dotarsi di direttive interne allo scopo di: inserire nei contratti di assunzione del personale la clausola che prevede il divieto di prestare attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti adottati o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente; inserire nei bandi di gara o negli atti prodromici agli affidamenti, anche mediante procedura negoziata, la condizione soggettiva di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo e comunque di non aver attribuito incarichi ad ex dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni nei loro confronti per il triennio successivo alla cessazione del rapporto; in questo caso viene disposta l’esclusione dalle procedure di affidamento nei confronti dei soggetti per i quali sia emersa tale situazione. prescrivere l’esclusione dalle procedure di affidamento nei confronti dei soggetti per i quali sia emersa la situazione di cui al punto precedente; Pagina 27 di 46 agire giudizialmente per ottenere il risarcimento del danno nei confronti degli ex dipendenti per i quali sia emersa la violazione dei divieti contenuti nell’art. 53, comma 16 ter, d.lgs. n. 165 del 2001. La Regione Calabria agirà in giudizio per ottenere il risarcimento del danno, nella misura pari agli emolumenti liquidati complessivamente, ivi compreso la liquidazione dell’indennità di risultato nei confronti di ex dipendenti per i quali sia emersa la violazione dei divieti contenuti nell’art. 53 comma 16 ter del d.lvo n. 165 del 2001. La norma sarà applicata, oltre che nel caso di acquisizione di beni, servizi e affidamento lavori, anche in relazione all’affidamento di incarichi professionali (es. collaborazioni con studi professionali) richiedendo esplicita dichiarazione in tal senso, ossia di aver rispettato l’obbligo di non affidare incarichi o lavori retribuiti a dipendenti della Regione, che avevano esercitato i propri poteri autoritativi o negoziali nei loro confronti, entro tre anni dalla cessazione dal servizio presso la Regione di questi dipendenti. L’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale, Personale il quale per il tramite del settore Giuridico ed Economico provvederà a comunicare al RPC eventuali inosservanze. 10.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento “Organizzazione e Personale” 11.Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici e conferimento di incarichi in caso di condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione Nell’ambito del d.lgs. n. 165/2001, l’art. 35 bis, inserito dalla legge 190, pone delle condizioni ostative alla partecipazione nelle commissioni di concorso o di gara e per lo svolgimento di funzioni direttive in riferimento agli uffici considerati a più elevato rischio di corruzione. La norma in particolare prevede che i dipendenti e i dirigenti che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale: a) non possono far parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l'accesso o la selezione a pubblici impieghi; b) non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all'acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati; c) non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o l'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere. Inoltre, il d.lgs. n. 39 del 2013 , art. 3, prevede un’apposita disciplina riferita alle inconferibilità di incarichi dirigenziali e assimilati in caso di condanna, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale. Pagina 28 di 46 In tal senso, ai fini dell’applicazione della normativa citata e alla luce delle previsioni del P.N.A.,, le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. 165/2001 devono verificare la sussistenza di eventuali precedenti penali a carico dei dipendenti e/o dei soggetti cui intendono conferire incarichi nelle seguenti circostanze: all’atto della formazione delle commissioni per l’affidamento di commesse o di commissioni di concorso; all’atto del conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dall’art. 3 del d.lgs. n. 39/2013; all’atto dell’assegnazione di dipendenti dell’area direttiva agli uffici che presentano le caratteristiche indicate dall’art. 35 bis del d.lgs. n. 165/2001; all’entrata in vigore dei citati artt. 3 e 35 bis con riferimento agli incarichi già conferiti e al personale già assegnato. L’accertamento sui precedenti penali avviene mediante acquisizione d’ufficio ovvero mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del DPR n. 445 del 2000 (art. 20 d.lgs n. 39 del 2013). L’amministrazione si astiene dal conferire l’incarico o dall’effettuare l’assegnazione qualora all’esito della verifica risultino, a carico del personale interessato, precedenti penali per delitti contro la pubblica amministrazione, applicando in tal caso le misure previste dall’art. 3 del d.lgs. n. 39/2013 e provvedendo a conferire l’incarico o a disporre l’assegnazione nei confronti di altro soggetto. In caso di violazione delle previsioni di inconferibilità, l’incarico è nullo, ai sensi dell’art. 17 del d.lgs. 39/2013 e si applicano le sanzioni di cui al successivo articolo 18. Il PNA prevede l’adozione di direttive interne da parte della P.A. interessata affinché: siano effettuati controlli sui precedenti penali e per le determinazioni conseguenti in caso di esito positivo; negli interpelli siano inserite espressamente le condizioni ostative al conferimento per l’attribuzione degli incarichi; siano adottati gli atti necessari per adeguare i propri regolamenti sulla formazione delle commissioni per l’affidamento di commesse o di concorso. L’attuazione di questa misura avviene in raccordo con il RPC della Giunta entro maggio 2014. Per coloro che sono preposti alla gestione delle risorse finanziarie nonchè all’acquisizione di beni, servizi e forniture e al personale preposto alla concessione o erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati deve essere richiesta apposita autocertificazione ex art. 35 bis dlgs 165/2001, da consegnare entro il 10/02/ 2014. Ai dirigenti deve essere richiesta esplicita autocertificazione ai sensi dell’articolo 3 del Dlgs. n.39/2013. Il Dipartimento Personale negli avvisi di mobilità esterna o interna finalizzati a ricoprire posizioni lavorative, anche non dirigenziali, in “area a rischio”, deve richiedere ai candidati, anche nell’ambito della domanda e a condizione di inammissibilità della stessa, la dichiarazione circa Pagina 29 di 46 l’insussistenza di condanne per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale. Ogni assegnazione in “area a rischio” presuppone sempre una previa verifica in tal senso. La mancata presentazione delle dichiarazioni necessarie, in tutti i casi sopra indicati, costituisce causa di improcedibilità, la cui inosservanza può comportare responsabilità anche disciplinare a carico del dirigente o funzionario responsabile del procedimento. I controlli sulle autocertificazioni saranno a cura del RPC e verranno effettuati entro maggio 2014. Nel 2015 e nel 2016 avverranno almeno una volta all’anno. Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale 11.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento “Organizzazione e Personale” 12. Tutela del dipendente pubblico che segnala gli illeciti La legge 190/2012 introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano la figura del whistleblower, inserendo, dopo l’art. 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l’art. 54 bis (Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti). La legge 190/2012, all'art. I, co. 51, ha così previsto a favore di tutti i pubblici dipendenti la facoltà/libertà di denunciare comportamenti illeciti adottati nell'ambito della pubblica amministrazione e di cui siano venuti a conoscenza, riconoscendo agli stessi adeguata tutela rispetto ad eventuali soprusi sul luogo di lavoro che potrebbero verificarsi in seguito a tale adempimento. Al fine di rendere effettiva e concreta la tutela così introdotta, devono, anzitutto, essere previsti obblighi di riservatezza, da garantire attraverso: la previsione di canali differenziati e riservati per ricevere le segnalazioni, la cui gestione deve essere affidata a un ristrettissimo nucleo di persone (2/3); l'individuazione di codici sostitutivi per identificare il denunciante nonché la predisposizione di modelli che permettano di acquisire le informazioni utili per individuare gli autori della condotta illecita e le circostanze del fatto. Salve le comunicazioni che per legge o in base al P.N.A. debbano essere effettuate, gli obblighi di riservatezza gravano su tutti coloro che ricevano o vengano a conoscenza della segnalazione o che, successivamente, siano coinvolti nel processo di gestione della segnalazione. Può essere valutata con il servizio sistemi informativi, informatici e innovazione, nei limiti delle risorse disponibili, la realizzazione di un sistema informatico di segnalazione al fine di: indirizzare la segnalazione al destinatario competente, assicurando l'anonimato del segnalante; concedere l'identificazione del denunciante (nel caso di segnalazione non anonima) solo in caso di necessità, ossia in presenza delle situazioni legali che rendono indispensabile disvelare l’identità per rispettare il principio del contraddittorio. Inoltre, affinché la tutela dei denuncianti sia supportata anche da un’efficace attività di sensibilizzazione, comunicazione e formazione sui diritti e gli obblighi relativi alla divulgazione delle azioni illecite, occorre che la Regione Calabria posti sul portale del proprio sito web gli avvisi Pagina 30 di 46 che chiariscano ai dipendenti l’importanza dello strumento e il loro diritto ad essere tutelati nel caso di segnalazione di azioni illecite, nonché i risultati dell’azione cui la procedura di tutela del whistleblower ha condotto. Al fine di colmare eventuali lacune riscontrate, la procedura così individuata potrà essere sottoposta a revisione periodica. Le segnalazioni vanno dovranno essere indirizzate al proprio dirigente responsabile di struttura oppure al responsabile della prevenzione e/o all’UPD. L’attuazione di questa misura è curata direttamente dal Responsabile per la prevenzione della corruzione. 12.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - UPD 13 Formazione del personale – Procedure per selezionare e formare i dipendenti ex art. 1 comma 8 l. 190 Ai sensi dell’art. 1, comma 8, della legge n. 190 del 2012, “il responsabile della prevenzione della corruzione, entro il 28 febbraio di ogni anno, definisce procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione. Lo stesso responsabile (comma 10) provvede anche ad individuare il personale da inserire nei programmi di formazione di cui al comma 11, nel rispetto di quanto previsto per la Scuola superiore della pubblica amministrazione (ora Scuola nazionale dell'amministrazione (SNA) ex art. 1, D.P.R. 16 aprile 2013, n. 70)”. Alla luce dei risultati della individuazione dei procedimenti a rischio nei diversi servizi della Regione Calabria nonchè su indicazione dei responsabili dei servizi interessati, saranno individuati i nominativi del personale da inserire nei programmi di formazione. Le funzioni ed i compiti del Responsabile della prevenzione, di cui sopra, sono ribaditi e specificati dalla Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 1 del 2013. I fabbisogni formativi saranno individuati dal responsabile della prevenzione in raccordo con i Direttori generali dei singoli Dipartimenti e le attività formative realizzate su iniziativa del RPC e comunicate per conoscenza al Dirigente del Settore Sviluppo Risorse Umane, saranno programmate su due livelli: livello generale, rivolto a tutti i dipendenti e riguardante le tematiche dell’etica e della legalità, ed, in particolare, il contenuto del Codice disciplinare e di comportamento, nonché l’aggiornamento delle competenze; livello specifico, rivolto al responsabile della prevenzione, ai referenti, ai componenti degli organismi di controllo, ai dirigenti e funzionari addetti alle aree a rischio e riguardante le politiche, i programmi e i vari strumenti utilizzati per la prevenzione del rischio corruzione e tematiche settoriali, in relazione al ruolo svolto da ciascun soggetto nell’amministrazione.( art.1, co.8, legge 190/2012). Il Piano Formativo 2012-2013 è stato adottato con Delibera n. 285/2012. Nello stabilire i criteri di selezione del personale saranno presi in considerazione i risultati della valutazione del rischio. I nominativi selezionati e i relativi percorsi formativi individuati, con Pagina 31 di 46 adeguata motivazione, saranno soggetti a pubblicazione sul sito web della Regione Calabria. e comunicate agli interessati a cura della segreteria organizzativa del RPC. Per l’anno 2014 su iniziativa del RPC e comunicate per conoscenza al Dirigente del Settore Sviluppo Risorse Umane, si garantirà la formazione attraverso il personale interno(formazione in house). Tutte le iniziative di formazione, soggette ad un costante monitoraggio, dovranno avvalersi, inoltre, dell'apporto che potrà, al riguardo, essere fornito dal personale interno all’amministrazione (formazione in house). Il PNA prevede inoltre l’organizzazione di focus group sui temi dell’etica e della legalità (che possono anche essere realizzati all’interno dei percorsi formativi) nonchè forme di tutoraggio per l’avvio al lavoro in nuovi settori lavorativi. 13.1Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC 14. Patti di integrità negli affidamenti I competenti uffici dell'Amministrazione procederanno alla predisposizione di patti di integrità per l’affidamento delle procedure di acquisizione di beni e servizi. Provvederanno, altresì, all’inserimento negli avvisi di gara e nelle lettere di invito della clausola di salvaguardia che il mancato rispetto del patto di integrità dà luogo all’esclusione dalla gara e alla risoluzione del contratto. Ciò ai sensi dell’art. 1, c. 17 della Legge 190/2012, che stabilisce che le stazioni appaltanti possano prevedere negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisce causa di esclusione dalla gara. I dirigenti interessati dovranno informare il RPC dell’attuazione della prescrizione in argomento entro il mese di ottobre 2014 e successivamente entro maggio e ottobre di ogni anno. 14.1Soggetti competenti all’adozione della misura -RPC -Dirigenti interessati 15. Azione di sensibilizzazione e rapporto con la società civile Al fine di garantire e promuovere la partecipazione attiva della società civile la Regione Calabria, nell'intento di ottenere la raccolta di eventuali segnalazioni, contributi e irregolarità, pubblica il proprio PTPC sul sito istituzionale e predispone una casella di posta elettronica specifica” [email protected]”, comunicata nel sito istituzionale. Di tali contributi deve tenersi conto in sede di aggiornamento del Piano. In tema di corruzione, infatti, la Convenzione delle Nazioni Unite vincola gli Stati ad elaborare e applicare, in ossequio ai principi fondamentali del proprio sistema giuridico, politiche di prevenzione della corruzione: Pagina 32 di 46 -favorendo la partecipazione della società -adottando misure appropriate per la partecipazione attiva, nella prevenzione della corruzione e nella lotta contro tale fenomeno, di persone e di gruppi non appartenenti al settore pubblico, (società civile, organizzazioni non governative e comunità di persone con attività di sensibilizzazione della cittadinanza e di promozione della cultura della legalità - assicurando un facile accesso del pubblico agli organi di prevenzione della corruzione per la segnalazione, anche in forma anonima, di eventuali episodi di corruzione 15.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento Controlli 16. Monitoraggio dei tempi procedimentali La Regione impone ai Dirigenti interessati di individuare i termini per la conclusione dei procedimenti di competenza e di provvedere al monitoraggio periodico del loro rispetto con la compilazione di un apposito report, secondo quanto previsto dell’art. 1, c. 9, lett. d) della Legge 190/2012. Ai sensi di tale norma, infatti, il PTPC risponde, tra le altre, all’esigenza di monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti. Al fine di consentire una più efficace interazione con l’ente e laddove tale attività venga espletata con cadenza periodica sarà possibile ottenere la tempestiva eliminazione di eventuali anomalie e, al contempo, l’immediata visione al cittadino dell’iter procedimentale. Il Responsabile di ogni struttura invia al Responsabile della Prevenzione della Corruzione il report dei termini di conclusione dei procedimenti di competenza. Con tale adempimento il Responsabile della Prevenzione della Corruzione verificherà così che i Responsabili delle strutture provvedano periodicamente al monitoraggio del rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti. Si provvederà alla pubblicazione sul sito istituzionale delle risultanze del monitoraggio dei tempi procedimentali. Questa misura è attuata entro il mese di maggio 2014. 16.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Responsabile della trasparenza - Dipartimenti interessati 17. Monitoraggio dei rapporti amministrazione/soggetti esterni Il PTPC prevede il monitoraggio dei rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulino contratti o siano interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o Pagina 33 di 46 affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione, ai sensi dell’art. 1, c. 9, lett. e) della Legge 190/2012,. I dirigenti interessati sono tenuti a verificare e monitorare tale l’adempimento. Gli esiti di detta verifica e i risultati dei controlli effettuati saranno comunicati al RPC entro il mese di maggio e il mese di ottobre di ogni anno. 17.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimenti interessati ULTERIORI MISURE DI PREVENZIONE 18. Regolamenti della Giunta Regionale Dalla mappatura dei processi a rischio corruzione è emerso che alcuni contributi erogati afferiscono a regolamenti molto datati. Con il presente Piano si propone a cura dei Dipartimenti interessati, di valutare una revisione dei regolamenti regionali antecedenti al 2010 che regolano la concessione di contributi, nel rispetto della normativa vigente in materia, nonché dei seguenti parametri: -l’individuazione certa dei criteri di concessione dei contributi; -la previsione della formazione di apposite commissioni per la valutazione delle istanze presentate; -la formulazione di appositi modelli di partecipazione con indicazione espressa della documentazione da presentare a corredo dell’istanza; -l’indicazione della tempistica con particolare riferimento ad eventuali scadenze per la presentazione delle istanze. 18.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - Responsabile per la trasparenza - RPC - Dipartimenti interessati - Ufficio Legislativo - Segreteria Giunta regionale - Stakeholder 19. Controlli a campione I controlli a campione, ai fini della regolarità amministrativa sono disciplinati dall’art. 9 della legge regionale n. 3/2012 e sono di competenza della segreteria della giunta regionale e sono effettuati prima della repertori azione dei relativi decreti dirigenziali. Pagina 34 di 46 L’Amministrazione regionale attiva quindi un sistema di controllo interno di regolarità amministrativa, finalizzato anche a contribuire a rendere omogenei i comportamenti spesso difformi tra le diverse strutture dell’ente nella redazione degli atti ed a migliorarne la qualità. Il predetto controllo è disciplinato da apposita circolare. Il controllo successivo di regolarità amministrativa, posto sotto l’OIV, è volto a verificare ex post la correttezza e la regolarità dell’azione amministrativa. Tale controllo si esplica: - attraverso il confronto di atti già emanati rispetto a schemi predefiniti di atto amministrativo tipo; - attraverso check list di controllo sugli aspetti di maggiore criticità, seppure potenziale, al fine di rilevarne eventuali scostamenti. Sono sottoposti al controllo successivo di regolarità amministrativa i decreti di impegno di spesa, i decreti di aggiudicazione definitiva con i relativi schemi di contratti allegati e gli atti dirigenziali ritenuti particolarmente significativi. Gli atti sottoposti al controllo successivo sono scelti secondo una selezione casuale (sorteggio), effettuata con motivate tecniche di campionamento. La Giunta Regionale approva entro il 31 marzo di ciascun anno il Piano - controlli, nel quale sono individuati le tipologie di atti da sottoporre al controllo e le relative percentuali di campionamento. 19.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento Controlli 20. Distinzione ruolo responsabile del procedimento e dirigente preposto all’atto finale Il capo II (articoli 4 – 6) della legge n. 241 del 1990 regolamenta la figura del responsabile del procedimento, a cui affida la gestione del procedimento amministrativo. I compiti che gli sono attribuiti sono indicati dall’articolo 6 della citata legge n. 241: iniziativa ed impulso; avvisi e comunicazioni; verifica, formazione e acquisizione di fatti, atti ed interessi; eventuale adozione del provvedimento finale. Si tratta, in sostanza, di compiti di impulso, di direzione e di coordinamento dell’istruttoria procedimentale e, solo in via eventuale, di decisione. La materia del responsabile del procedimento è stata interessata dal d.lgs. n. 29 del 1993, successivamente novellato dal d. lgs. n. 80 del 1998 e poi recepito dal d.lgs. n. 165 del 2001. Per quanto riguarda la individuazione del responsabile del procedimento, il referente normativo è costituito dall’articolo 5, comma 1, della richiamata legge n. 241, il quale espressamente prevede che il dirigente di ciascuna unità organizzativa provvede ad assegnare a sé o ad altro dipendente addetto all'unità la responsabilità della istruttoria e di ogni altro adempimento inerente il singolo procedimento nonché, eventualmente, dell'adozione del provvedimento finale. Pertanto, il dirigente assume la veste di responsabile di tutti i procedimenti che rientrano nella competenza funzionale dell’unità organizzativa, dal loro impulso, alla loro conclusione, alle relative comunicazioni. Può, tuttavia, nominare un funzionario per provvedere alle relative incombenze, conferendogli la qualifica di responsabile del procedimento, fermo restando che l’adozione del provvedimento finale è riservata alla sua competenza esclusiva. Pagina 35 di 46 Quindi, in caso di designazione, da parte del dirigente preposto all’unità organizzativa, del responsabile del procedimento, su quest’ultimo viene ad incentrarsi ogni incombenza connessa all’impulso, agli avvisi, all’istruttoria e alla comunicazione del provvedimento finale. Al proponente è però riservata l’emanazione del provvedimento finale, in quanto è dalla legge chiamato a rispondere della gestione complessiva della struttura organizzativa. Il designato responsabile del procedimento non è tuttavia un mero esecutore materiale delle direttive impartite dal dirigente, in quanto egli è investito di ampia autonomia operativa tecnico-discrezionale. Il rapporto che intercorre tra il dirigente e il dipendente è un rapporto di tipo gerarchico, il quale determina in capo al superiore gerarchico poteri di ingerenza nell’operato del dipendente subordinato. Il dirigente, infatti, può dettare ordini, direttive e può intervenire in modo diretto nel corso del procedimento. Il rapporto che avvince il responsabile del procedimento al dirigente, invece, presenta aspetti del tutto innovativi rispetto alle tradizionali relazioni interorganiche. La figura del funzionario responsabile ha determinato una forte attenuazione del principio di gerarchia. Al dirigente, infatti, spetta il compito di operare la scelta del responsabile. Tuttavia, compiuta questa, la gestione delle attività procedimentali divengono di competenza del responsabile, che ne risponde direttamente. Bisogna, infatti, tenere conto che sull’incaricato della gestione del procedimento incombono alcune responsabilità. Questo risponde dei danni causati da tutti i ritardi nello svolgimento del procedimento amministrativo nonché dall’inadempimento degli obblighi previsti dalla legge, di cui è responsabile non solo sul piano civile o amministrativo, bensì anche su quello penale. La sovraordinazione gerarchica che di norma connota il rapporto di ufficio fra tali soggetti, viene svuotata di molte sue prerogative (sostituzione, repressione, ordine) trasformandosi, con la designazione del responsabile, in un nuovo rapporto di rilevanza esterna, in cui è il designato che assume poteri di indirizzo e propulsivi, di guida e di coordinamento in ordine a tutti gli atti della sequenza procedimentale nei confronti dello stesso preponente, il quale conserva solo poteri di direttiva e di vigilanza sulla corretta evoluzione dell’attività procedimentale . Tutelare l'autonomia del responsabile del procedimento è essenziale in quanto consente quella chiara ed inequivocabile imputazione di responsabilità (in positivo ed in negativo) in cui consiste il vero "valore aggiunto" della riforma dell’attività amministrativa secondo il modello "privatistico", finalizzato alla trasparenza, efficienza, responsabilità ed efficacia dell’azione. Essere autonomi vuol dire essenzialmente poter scegliere, sia pure nell'ambito di un quadro di riferimento rappresentato dalle regole dettate dall'ordinamento, dagli obiettivi contenuti negli atti di indirizzo e da altri simili vincoli; ma se si può scegliere, se cioè i comportamenti adottati non sono il frutto di una costrizione bensì di una autodeterminazione, ne consegue inevitabilmente anche la responsabilità per le scelte compiute. Grazie alla autonomia gestionale riconosciuta al responsabile del procedimento, è possibile appunto (a differenza di quanto accade nel modello gerarchico tradizionale) individuare con precisione le responsabilità dell'attività amministrativa, in quanto distinta dal punto di vista funzionale dall'attività del responsabile del provvedimento finale. Il bilanciamento fra il valore dell'unità delle competenze attribuite all’ufficio e quello dell'autonomia del responsabile del procedimento si realizza grazie alla relativizzazione di entrambi i poli della dicotomia. Il dirigente non spinge la ricerca dell'unità del sistema fino al punto di intromettersi nella sfera gestionale del responsabile del procedimento, rispettandone la piena autonomia in quanto fattore essenziale per un miglior perseguimento dell’attività procedimentale; a sua volta il responsabile del procedimento non spinge la tutela della propria autonomia fino al punto da sottrarsi al dovere di collaborare con il responsabile dell’unità Pagina 36 di 46 organizzativa, contribuendo attivamente al realizzarsi della funzione di coordinamento svolta dal dirigente. Il ruolo del responsabile, benché espressivo di poteri autonomi anche nei confronti del dirigente che lo abbia designato, non valgono a sottrarre a quest’ultimo i poteri di direttiva e di controllo che gli competono in quanto preposto all’unità organizzativa. Inoltre, il dirigente, qualora riscontri incoerenze, errori o incompletezze nell’attività del funzionario designato al procedimento, può richiedere interventi correttivi o integrativi e, infine, può anche sovrapporre una valutazione critica e di opportunità amministrativa a quella storico-valutativa definita in sede istruttoria. La ratio della disposizione contenuta nel presente Piano è di migliorare il controllo sugli atti e sulle procedure in fase preventiva, facendo intervenire sugli stessi più soggetti e non uno soltanto. Il dirigente preposto all’adozione dell’atto finale nei procedimenti classificati a rischio corruzione, deve assicurare la distinzione tra responsabile del procedimento e responsabile dell’atto finale, nel rispetto della categoria e del profilo professionale posseduti dal personale incaricato. Ciascun dirigente ha tuttavia facoltà di individuare altre modalità, diverse da quella sopra indicata, idonee ad assicurare il raggiungimento delle finalità citate. In tutti i casi (non classificati come a rischio) nei quali non verrà formalizzata la nomina del responsabile del procedimento, sul sito dovrà essere indicato espressamente il nominativo del dirigente quale responsabile del procedimento. Entro il 30 aprile di ciascun anno tutti i settori, devono comunicare al Dirigente del Dipartimento controlli tutti i casi in cui non risulta coincidente il ruolo tra responsabile del procedimento e dirigente preposto all’atto finale, con le motivazioni di tale scelta. 20.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimento controlli - Settori della Giunta Regionale 21.Protocollo di intesa con la Guardia di Finanza Tale misura è finalizzata alla diffusione di tutti i finanziamenti concessi a privati, associazioni e fondazioni, nonchè all'implementazione della collaborazione tra i due enti, prevedendo e disciplinando uno stretto coordinamento istituzionale ed una forte cooperazione, per agevolare e rendere sinergico lo svolgimento dei rispettivi compiti diretti a realizzare i principi di giustizia fiscale ed impedire distorsioni delle condizioni di concorrenza del mercato. Attraverso tale iniziativa, la Regione Calabria intende perseguire buone condizioni di protezione delle entrate e delle uscite di bilancio regionale e la salvaguardia del regolare funzionamento e dello sviluppo del sistema economico e sociale regionale. Oggetto del protocollo: 1) comunicazione da parte della Regione di dati, notizie ed elementi utili per l’implementazione dei servizi di polizia economica – finanziaria; l’utilizzo di tali dati consente di orientare l’attività di prevenzione, ricerca e repressione degli illeciti economici e finanziari Pagina 37 di 46 in danno del bilancio regionale, statale e dell’Unione Europea, al fine di rafforzare l’azione di contrasto all’evasione fiscale, alle frodi e alle violazioni delle leggi finanziaria; 2) segnalazione alla Regione Calabria delle risultanze accertate nel corso dei propri interventi con riflessi sugli interessi finanziari della Regione Calabria; 3) convocazione di incontri periodici tra le parti per valutare nuove possibilità di raccordo idonei a conferire ulteriore valore aggiunto all’intesa La Regione Calabria si impegna a sottoscrivere il protocollo di intesa con la Guardia di Finanza entro il 30.4.2014. 21.1Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Presidenza Giunta Regionale - Avvocatura Regionale - Stakeholder 22. Organizzazione di incontri periodici con la stampa La Giunta regionale ha attivato in tal senso una buona prassi alla comunicazione delle proprie iniziative istituzionali attraverso apposite conferenze stampa destinate alla diffusione di tutte le informazioni che si intendono divulgare. Gli incontri dovranno essere assicurati con cadenza periodica e su tutte le materie oggetto di attività istituzionale. 22.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Presidenza Giunta Regionale - Ufficio stampa - Stakeholder 23.Collaudi (per stati di avanzamento lavori o finali) Il settore competente di ciascun Dipartimento deve disporre i collaudi previsti dalla legge o da contratti/convenzioni stipulate con i beneficiari, nel rispetto della normativa vigente in materia. Il collaudo deve avvenire nell'arco temporale previsto dalla normativa vigente in materia oppure nei tempi previsti dal contratto/convenzione stipulato/a con il beneficiario, fatti salvi i documenti necessari allo stesso. Gli eventuali ritardi nella disposizione dei collaudi, e quindi nel decreto di nomina del/i collaudatore/i, possono essere segnalati dal beneficiario al Responsabile per la Prevenzione della corruzione, che entro 5 giorni dalla segnalazione chiederà per iscritto al dirigente del settore e/o al responsabile del procedimento chiarimenti in merito. Il dirigente del settore competente dovrà Pagina 38 di 46 fornire le motivazioni giustificanti il ritardo entro 5 giorni dalla comunicazione da parte del responsabile per la prevenzione della corruzione oppure dovrà provvedere all'adempimento tempestivo della disposizione del collaudo con immediata comunicazione delle risultanze del collaudo stesso. A seguito del collaudo, nel caso in cui lo stesso si concluda positivamente, il dirigente del settore provvede ad emettere apposito decreto dirigenziale di liquidazione delle somme spettanti come da collaudo, previa verifica amministrativa e relativa istruttoria. 23.1Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dirigenti Dipartimenti 24. Registro cronologico mandati di pagamento I mandati di pagamento riferibili alla medesima categoria di spesa devono essere effettuati dal settore competente alla liquidazione in ordine cronologico, rispetto al diritto maturato alla liquidazione, nel rispetto della relativa istruttoria che deve essere predisposta all’uopo dal responsabile del procedimento. La liquidazione deve avvenire nei tempi previsti dalla durata del tempo di liquidazione, indicato nell’apposita area “Trasparenza”. Quando si tratta della stessa categoria di beneficiari (es. facenti parte dello stesso gruppo di liquidazioni provenienti dal medesimo decreto di concessione del beneficio), il dirigente di settore deve rispettare, pena sanzione disciplinare, la cronologia nei pagamenti, specie in prossimità del patto di stabilità. Il beneficiario deve essere informato in merito all’iter di liquidazione, nonché deve essere indicato quale destinatario, “per conoscenza” nella lettera di trasmissione alla Ragioneria Generale, avente ad oggetto la distinta di liquidazione. Il beneficiario può segnalare eventuali ritardi nella trasmissione del suddetto atto al responsabile per la prevenzione della corruzione, che svolgerà apposita indagine conoscitiva. Il Dirigente dovrà relazionare in merito, con le motivazioni circa le cause del ritardato pagamento. I mandati di pagamento devono essere liquidati seguendo l’ordine cronologico dell’arrivo presso la Ragioneria Generale dell’atto che ne dispone la liquidazione, eccezion fatta per le somme destinate al pagamento delle retribuzioni al personale dipendente e dei conseguenti oneri previdenziali, al pagamento delle rate di mutui e di prestiti obbligazionari e all’espletamento dei servizi indispensabili. Per quanto riguarda l’emissione di mandati di pagamento, si applica esclusivamente il criterio cronologico e non può esistere alcuna discrezionalità da parte dell’Amministrazione. Il mancato rispetto, da parte dell’Amministrazione, del criterio cronologico nell’emissione di mandati di pagamento all’interno della medesima categoria di spesa, comporta una sanzione disciplinare a carico del responsabile di tale comportamento considerato illegittimo. 24.1 Soggetti competenti all’adozione della misura - RPC - Dipartimenti interessati - Ragioneria Generale Pagina 39 di 46 Misure di prevenzione al 2013 Al fine di procedere ad una sintetica ricognizione si ricordano le seguenti misure, alcune già adottate da tempo: - si è proceduto alla consultazione dei dipendenti regionali sulla bozza del codice di comportamento che si è conclusa il 16 gennaio 2014; - nella sezione amministrazione “trasparenza” del sito web sono pubblicati i dati, le informazioni e i documenti previsti dalla normativa di riferimento nazionale e regionale, con particolare riferimento al Decreto Legislativo n. 33 del 14 marzo 2013 "Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicazione, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni"; - sono state costituite apposite sezioni intitolate anticorruzione e trasparenza contenenti la normativa di riferimento, gli atti amministrativi di Giunta e la modulistica sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione dell’amministrazione pubblica regionale; - sono state adottate già da tempo procedure che attengono al modo di lavorare all’interno della Regione Calabria, quali la gestione informatizzata del protocollo informatico, la rilevazione informatica delle presenze del personale e delle procedure stipendiali e di autorizzazione permessi/ferie/missioni del personale, gli adempimenti relativi alla tracciabilità dei flussi finanziari di cui alla legge 136/2010 ed il ricorso al MEPA per gli acquisti in economia; - il RPC ha trasmesso a tutti i Dipartimenti un questionario da compilare restituire al fine di consentire l'individuazione di una mappatura delle aree di “rischio corruzione”. SEZIONE IV Obbligo osservanza del PTPC Ai sensi dell’art. 1, comma 14, della legge 190/12, che prevede che “la violazione, da parte dei dipendenti dell’amministrazione, delle misure di prevenzione previste dal piano costituisce illecito disciplinare, tutto il personale è vincolato all’osservanza del PPTPC e ogni struttura organizzativa deve fornire il proprio apporto collaborativo al Responsabile della Prevenzione della Corruzione per l’attuazione del piano. Monitoraggio ed attuazione del PTPC Sotto la vigilanza del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione deve essere costantemente effettuata l’attuazione del piano; tale attività diventa oggetto di adeguato report. Per ogni area a rischio devono essere evidenziate le attività realizzate nonché le procedure e le iniziative di trasparenza poste in essere. Il report deve prevedere un'apposita sezione relativa al rispetto dei termini previsti per l’emissione di provvedimenti amministrativi. Pagina 40 di 46 Il report deve essere redatto con cadenza semestrale entro i mesi di giugno e dicembre di ogni anno, relazionando sulle attività del semestre precedente. Entro i successivi 15 giorni deve essere disposta la pubblicazione sul sito internet della Regione Calabria. In attuazione degli indirizzi contenuti nel P.N.A., il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione curerà le procedure atte a garantire il monitoraggio dell’implementazione delle misure enucleate dal presente piano per debellare i fenomeni di corruzione, attraverso la definizione di un sistema di reportistica che consenta di poter verificare costantemente l’andamento dei lavori e di adottare le misure opportune in caso di eventuali scostamenti. Allo scopo di verificare la tracciabilità del processo e l' effettivo stato di avanzamento, il monitoraggio viene realizzato con l'ausilio di sistemi informatici. Tale sistema di monitoraggio verrà costruito e implementato nel corso del 2014 e proseguirà nel 2015 e 2016, con previsione di specifico e ulteriore esame per i singoli procedimenti qualificati “a rischio”, che dovranno essere ulteriormente monitorati al fine di attuare la ratio della legge. Adottando la procedura che ne ha determinato la sua primitiva adozione, il Piano dovrà essere aggiornato con cadenza annuale, in considerazione dei contesti di seguito individuati: normative sopravvenute, che impongano ulteriori adempimenti; normative sopravvenute che modifichino le finalità istituzionali dell’amministrazione (es. acquisizione di nuove competenze); emersione di rischi, non individuati nella fase di prima attuazione; nuovi indirizzi o direttive contenuti nel P.N.A.; accertamento di violazione delle prescrizioni; Pagina 41 di 46 Allegato a Mappatura dei processi Il livello di rischio è stato indicato con un punteggio, laddove individuato dal Dirigente generale del Dipartimento, derivante dal calcolo effettuato sulla base dell’all. 5 del P.N.A., moltiplicando la somma degli indici di valutazione della probabilità per la somma degli indici di valutazione di impatto. Tra parentesi è indicato il punteggio ottenuto calcolando la media della somma degli indici di valutazione della probabilità moltiplicata per la media della somma degli indici di valutazione della probabilità moltiplicata per la media della somma degli indici di valutazione di impatto. Si è ritenuto che i rischi rientranti nelle diverse categorie (trascurabile, basso, medio, alto ed altissimo) siano i seguenti: da 0 a 5 rischio trascurabile da 5 a 10 rischio basso da 10 a 15 rischio medio oltre 15 rischio altissimo Di seguito si elencano i processi individuati dai Dipartimenti coinvolti, in base al questionario predisposto ed inviato agli stessi. Pagina 42 di 46 Allegato b Valutazione del rischio Individuate le aree a rischio, si è passati all’individuazione delle misure concernenti la prevenzione del rischio. Gli strumenti attraverso i quali le misure di prevenzione dei rischi contenuti in questa mappatura trovano attuazione, oltre le misure c.d. obbligatorie indicate nel Piano, possono essere classificati così: direttive (tendenti a favorire comportamenti conformi alle leggi ed ai principi di buona amministrazione) sistema di controllo a campione sugli atti dirigenziali monitoraggio dei tempi di conclusione dei procedimenti meccanismi di sostituzione in caso di inerzia e ritardi sui tempi di conclusione dei procedimenti obblighi di trasparenza e pubblicità formazione del personale codice comportamentale segnalazione di irregolarità all’indirizzo posta elettronica anticorruzione Per ciascuna delle 4 aree di rischio descritte sopra sono state individuate specifiche misure di prevenzione. In alcuni casi, stante la presenza di rischi comuni a più aree, si è ritenuto opportuno prevedere la stessa misura di prevenzione in più aree di rischio. Ai sensi dell’art. 1 comma 14 della legge 190/2012 la violazione da parte dei dipendenti dell’amministrazione, delle misure di prevenzione previste nel Piano costituisce illecito disciplinare, oltre che valutazione negativa anche per la dirigenza con effetti nella retribuzione di risultato, nelle modalità indicate nel piano della performance. Il Responsabile per la prevenzione della corruzione emana entro il 31.3.2014 circolari esplicative dei contenuti del Piano e delle relative misure per una immediata attuazione delle previsioni del Piano stesso da parte di tutto il personale della Regione Calabria. Misure di prevenzione concernenti l’area acquisizione e progressione del personale Applicazione della normativa di settore vigente in relazione all’attività amministrativa Adempimenti per la trasparenza Adozione del codice di comportamento Rotazione del personale incaricato dell’istruttoria Astensione per conflitto di interessi Pagina 43 di 46 Monitoraggio del rispetto dei termini per i procedimenti Distinzione tra responsabile del procedimento e dirigente responsabile del procedimento Applicazione CCNL e contrattazione decentrata integrativa Direttive interne con criteri applicativi Formazione Attività di controllo: - Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità - Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo di sorteggio a campione - Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano - Controllo a campione dei provvedimenti emanati - Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione - Verifica incarichi personale dipendente Misure di prevenzione concernenti l’area: affidamento di lavori, servizi e forniture Applicazione della normativa di settore vigente in relazione all’attività amministrativa Adempimenti per la trasparenza Adozione del codice di comportamento Rotazione del personale incaricato dell’istruttoria Astensione per conflitto di interessi Monitoraggio del rispetto dei termini per i procedimenti Distinzione tra responsabile del procedimento e dirigente responsabile del procedimento Regolamentazione affidamenti sotto soglia Divieto del frazionamento del valore degli appalti Ricorso a Consip e MEPA per forniture e servizi per acquisizioni sotto soglia comunitaria Costituzione degli albi dei fornitori quale strumento per assicurare il principio di rotazione dei contraenti Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in caso di inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale Pagina 44 di 46 Individuazione responsabile del procedimento in base alle specifiche competenze Attestazione motivata rispetto alla congruità dell’offerta Controllo di legittimità Controllo contabile Attività di controllo: - Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità - Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo di sorteggio a campione - Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano - Controllo a campione dei provvedimenti emanati - Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione Misure di prevenzione concernenti l’area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Distinzione tra responsabile del procedimento (istruttore) e responsabile dell’atto amministrativo (dirigente sottoscrittore) Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex art. 6 bis della legge 241/90. Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in caso di inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex art. 6 bis della legge 241/90. Attività di controllo: - Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità - Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo di sorteggio a campione - Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano Pagina 45 di 46 - Controllo a campione dei provvedimenti emanati - Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione - Attivazione di analisi di customer - satisfaction Misure di prevenzione concernenti l’area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Distinzione tra responsabile del procedimento (istruttore) e responsabile dell’atto amministrativo (dirigente sottoscrittore) Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex art. 6 bis della legge 241/90. Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in caso di inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale Rotazione dei beneficiari Attività di controllo: - Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità - Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo di sorteggio a campione - Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano - Controllo a campione dei provvedimenti emanati - Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione - Attivazione di analisi di customer - satisfaction Destinatari delle misure di prevenzione: giunta regionale dirigenti responsabile del procedimento tutto il personale Tempistica La tempistica sarà prevista in un apposito documento da approvare entro il 31.3.2014, previa concertazione con i Dirigenti Generali dei singoli dipartimenti e potrà essere: Immediata; Come da piano della trasparenza; Dopo l’avvenuta attivazione della relativa disciplina da parte della giunta regionale; Con l’entrata in vigore del codice di comportamento; ogni 3 anni. 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