piano anticorruzione

REGIONE CALABRIA
PIANO TRIENNALE
DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE
DELLA REGIONE CALABRIA
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Percezione generale del fenomeno
Come confermato dalle statistiche internazionali, la corruzione resta un fenomeno molto diffuso
in Italia. Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi destinati alla collettività,
del dissesto delle finanze pubbliche, come pure della disaffezione dei cittadini nei confronti delle
istituzioni democratiche. La corruzione, infatti, è causa di ingenti costi economici ma anche sociali,
perché determina la compromissione del principio di uguaglianza, minando le pari opportunità dei
cittadini, così da rivelarsi uno dei fattori di disgregazione sociale. Sicuramente il quantum della
diffusione del fenomeno corruttivo nel nostro sistema politico-istituzionale non può essere
ricondotto esclusivamente a dati provenienti dal sistema giudiziario e penalistico; infatti il numero
delle inchieste o delle condanne per reati di corruzione, a fronte di lungaggini procedurali e artefici
dilatatori degli avvocati, è un dato troppo riduttivo che non rispecchia né la reale presenza né la
percezione del tasso di corruzione con riferimento soprattutto al mondo politico.
In tal senso, a fronte di una percentuale molto bassa di condanne per reati di corruzione –
spesso dovute alla prescrizione del reato - si registra una percezione della corruzione elevatissima
che separa l’Italia dagli altri Stati dell’Unione Europea. Infatti, l’indice di percezione della
corruzione di Transparency International rileva che l’Italia, dopo un costante peggioramento
nell’ultimo decennio, nel 2011 ha registrato il risultato più basso in termini assoluti, classificandosi
quart’ultima tra i Paesi dell’Unione europea, superata in negativo solo da Romania, Bulgaria e
Grecia. Inoltre, anche il rapporto “Corruption” di Eurobarometro del febbraio 2012 conferma
l’accentuarsi di questo differenziale rispetto agli altri Stati europei: l’87% dei cittadini italiani
ritiene la corruzione un serio problema nel proprio Paese, in crescita del 4% rispetto a 2 anni prima
(la media europea è del 74%); il 95% degli italiani – circa il 6% in più rispetto a due anni prima ritiene che vi sia corruzione nelle proprie istituzioni nazionali; il 92% in quelle regionali e locali (la
media europea è, rispettivamente, del 79 e 75%); il 75% degli italiani ritiene che gli sforzi del
governo per combattere la corruzione siano stati inefficaci (la media europea è del 68%).
Per quanto riguarda la Calabria, il rapporto sulla corruzione elaborato dall’Istituto
Demoskopika, conferma i dati in linea con quelli nazionali. Il fenomeno corruzione è infatti
considerato come “uno dei principali problemi nel nostro Paese” dall’89,7% dei calabresi, mentre
solo il 9,5% è in disaccordo con tale affermazione. Inoltre, oltre l’80% degli intervistati è d’accordo
sul fatto che sia presente a tutti i livelli istituzionali, locali, regionali e nazionali, il 60% è convinto
che faccia parte della cultura d’impresa e uno su quattro (25,5%) ha assistito o si è trovato coinvolto
personalmente in episodi di corruzione.
All’interno del rapporto di ricerca annuale sull’economia calabrese, presentato in occasione di
un convegno sulla corruzione - intesa come vera e propria zavorra dell’economia - si è rilevato che
sono circa quindicimila gli imprenditori che hanno lamentato richieste di “mazzette” da personaggi
appartenenti della Pubblica Amministrazione. Il deprecabile fenomeno della corruzione costituisce
una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi pubblici, del dissesto della finanza pubblica e
della perdita di fiducia dei cittadini e delle imprese verso le istituzioni. Preoccupa inoltre l’assenza
di consapevolezza da parte dei cittadini del suo disvalore. La corruzione sembra essere percepita
principalmente come mezzo per ottenere vantaggi o risolvere problemi che come comportamento da
stigmatizzare ad ogni livello.
Inoltre, in base ai risultati dell’indagine continuativa congiunturale, svolta sempre dall'Istituto
Demoskopika, che fotografa una Calabria spaventosamente sfiduciata e sottomessa dalla
corruzione, si evidenzia per il 2012, e per l'insieme delle istituzioni (media dei quattro livelli, locale,
regionale, nazionale ed europeo) che un'elevata percentuale di imprenditori calabresi (81,4%)
ritiene siano pervase dalla corruzione. L'86,9% del campione ritiene che ci sia corruzione nelle
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istituzioni regionali, l'83,2% in quelle locali e l'88,4% risponde che c'è corruzione nelle istituzioni
nazionali.
Le percentuali maggiori di casi di corruzione - è scritto nel rapporto - si riscontrano tra le
imprese del comparto edile e dei servizi rispettivamente con il 13,2% e 13% seguiti subito dopo
dagli imprenditori agricoli (11,7%), mentre le percentuali minori tra le imprese commerciali (2,4%)
e dell'industria (8,7%).
La richiesta di tangenti - secondo lo studio - è stata fatta principalmente da funzionari che
gestiscono gli appalti pubblici (26,1%) e da politici (17%), seguiti con percentuali inferiori da
persone che lavorano nelle forze dell'ordine (11,4%) e da soggetti che si occupano del rilascio di
concessioni edilizie e di permessi per lo svolgimento di altre attività economiche e commerciali
(11,4%). Secondo il 45,8% degli imprenditori la motivazione più frequente della richiesta di
tangenti è per velocizzare una pratica, per il 33,3% è per ricevere in cambio un servizio o un
beneficio e solo per l'8,3% per evitare problemi con le autorità.
In particolare, 1 reato su 2 riguarda la truffa sulle erogazioni pubbliche. Aumentano le imprese
che nel 2012 registrano una riduzione del fatturato, pari all’80,4%, con una crescita che supera i
tredici punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Il 36,6% egli intervistati, inoltre, ritiene che il fenomeno sia aumentato "molto" negli ultimi tre
anni; aggiungendo il 17,4% di quanti ritengono che sia aumentato in modo lieve (poco), si arriva ad
una percentuale del 54,4%. Il 41% è dell'avviso, infine, che sia rimasto costante mentre solo l'1,5%
afferma che "non c'è corruzione". Un dato, questo, in linea con quelli dell'ultima indagine Global
Corruption Barometer sulla corruzione nel mondo, realizzata da Trasparency International, da cui
emerge un aumento della corruzione per oltre i due terzi degli italiani (64%).
Analizzando il trend del numero complessivo delle persone denunciate per reati legati alla
corruzione in Calabria, si nota un forte aumento dei casi (+61%) dal 2004 in poi che raggiungono il
loro picco massimo nel 2006 passando da 1.511 a 2.440 per poi scendere al livello minimo nel 2009
a 1.114 e attestarsi dopo un leggero aumento a 1.377 nel 2010. Considerando, infine, l'intero
periodo 2004-2010 nella ripartizione del numero complessivo delle persone denunciate per
tipologia di reato, emerge che le percentuali maggiori riguardano il reato di truffa per il
conseguimento di erogazioni pubbliche con quasi il 50% dei casi, il reato di abuso d'ufficio con il
28,1%, e l'indebita percezione a danno dello stato con il 7,5%; le altre categorie sono rappresentate
da valori nettamente inferiori, cosi come nella voce altri reati che comprende tutti i casi con
percentuali che non superano il 2%.
Il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, intervenendo a Panama alla quinta
Sessione della Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione ONU contro la corruzione, COSP5, ha
aperto il suo discorso davanti alle delegazioni internazionali ricordando l'impegno dell'Italia nella
cooperazione internazionale per l'applicazione della Convenzione di Merida ossia la convenzione
delle Nazioni Unite che si propone di essere uno strumento efficace nella lotta alla corruzione.
Il Presidente Scopelliti ha evidenziato "l'importanza di coinvolgere, nella lotta alla corruzione e alla
criminalità, un numero ampio di soggetti dallo Stato alla società civile dal settore privato alle
comunità locali”.
Il Governatore della Calabria ha ricordato, in tal senso, come esista la corruzione tanto nel
settore pubblico quanto in quello privato, e che la corruzione è tra i business più sofisticati e
redditizi al mondo perchè permette l'accumulo di patrimoni illeciti, al di fuori della portata delle
autorità giurisdizionali competenti.
Per questo, si devono sviluppare strategie operative per rintracciare, identificare, sequestrare e
confiscare tali beni per poi riutilizzarli a fini sociali". Il presidente ha illustrato, quindi, una
specifica iniziativa che la Regione Calabria, in coordinamento con le autorità nazionali, sta
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attivando con l'UNODC in materia di cooperazione internazionale per la gestione e l'impiego dei
beni sequestrati e confiscati.
Tale iniziativa è finalizzata ad approfondire la conoscenza a livello internazionale in questo
settore al fine di promuovere una più efficace cooperazione internazionale ed è suddivisa in due
fasi.
Nella prima fase è prevista una riunione degli stati membri e delle organizzazioni internazionali
competenti in materia, mentre nella seconda fase i risultati e le raccomandazioni raccolte
costituiranno la base per attività di ricerca e analisi in vista dell'elaborazione di un modello di
sistemi per la gestione, l'uso e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati e lo sviluppo di piani
di azione nazionali e linee guida.
La Regione Calabria, tramite questa iniziativa, intende condividere l'esperienza maturata a
livello locale nella gestione dei beni confiscati.
Infatti, Reggio Calabria ospita la sede nazionale dell'Agenzia per la gestione e la destinazione dei
beni sequestrati e confiscati. L’esperienza si basa sull'attivo coinvolgimento della società civile con
l'Osservatorio nazionale sulla 'ndrangheta che garantisce l'analisi scientifica e la divulgazione
presso la pubblica opinione.
Allo scopo di dare effettiva attuazione alle finalità illustrate e al fine di dare una risposta al
Paese ed un segnale positivo nella lotta contro la corruzione, il Parlamento Italiano ha approvato il
13 novembre 2012, dopo un lungo iter parlamentare, il testo di legge anticorruzione, il quale
rappresenta un primo e importante intervento dedicato alla prevenzione della corruzione nell'azione
amministrativa e alla cura dell'integrità dell'azione della Pubblica amministrazione.
SEZIONE I
Oggetto e finalità
Ai sensi della Legge recante “Disposizioni per la prevenzione della corruzione e la repressione
dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, la Regione Calabria stabilisce nell’ambito del Piano
triennale di prevenzione della corruzione i principali interventi organizzativi atti a prevenire il
medesimo rischio.
I principali interventi organizzativi contenuti del presente piano, in ossequio alla Legge n. 190/12,
prevedono
a) Identificazione dei processi a maggior rischio di corruzione;
b) Individuazione di adeguati percorsi di selezione e formazione del personale coinvolto e
definire criteri per la rotazione del personale, soprattutto in posizione di responsabilità negli
uffici maggiormente esposti al rischio di corruzione;
c) Aumento di metodologie e procedure volte a garantire la trasparenza degli atti
amministrativi della Regione Calabria;
d) Creazione di un sito “anticorruzione” per raccogliere tutte le istanze – denunce dei cittadini,
al fine di avviare apposite indagini.
Quadro normativo
La legge 6 novembre 2012 n. 190, recante “Disposizione per la prevenzione e la repressione della
corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”, pubblicata sulla G.U. n. 265 del 13
novembre 2012, (seguita dalla Circolare n. 1 del 25 gennaio 2013 della Presidenza del Consiglio
dei Ministri - Dipartimento della Funzione pubblica e dall’Intesa tra Governo, Regioni ed Enti
locali del 24 luglio 2013) ha innovato la disciplina dei reati dei pubblici ufficiali nei confronti della
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pubblica amministrazione, introducendo una nuova normativa per la prevenzione e la repressione
della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
Tale normativa è stata emanata allo scopo di adempiere agli impegni sollecitati dagli organismi
internazionali, in particolare nella Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite, adottata
dall'Assemblea Generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 e ratificata ai sensi della legge 3 agosto 2009
n.116 e dagli articoli 20-12 della Convenzione Penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27
gennaio 1999 e ratificata ai sensi della legge 28 giugno 2012, n.110.
Rilevano in materia, altresì, gli atti che hanno dato attuazione alla legge n. 190/2012 , in particolare
il D.Lgs. 14 marzo 2013 n. 33 recante ”Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di
pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni” ed il
d.lgs. n. 39 dell'08 aprile 2013 recante “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità
di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a
norma dell'art. 1, commi 49-50, della legge n.190/2012.
Sotto impulso delle disposizioni internazionali, la legge 190/2012 mira ad introdurre nel nostro
ordinamento un sistema organico di prevenzione della corruzione, valorizzando a tal fine principi
quale la legalità, l'imparzialità, la trasparenza, l'uguaglianza e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni
pubbliche.
Sulla scorta dell'adesione alla “Convenzione di Merida” è stata istituita in Italia la CIVIT, ossia
l'Autorità nazionale anticorruzione per adottare strumenti volti a prevenire ed a reprimere con mezzi
adeguati il fenomeno dilagante della corruzione e dell'illegalità nelle amministrazioni.
Alla CIVIT vengono attribuiti: potere di approvazione del Piano nazionale anticorruzione, poteri di
vigilanza e controllo, potere di espressione di pareri facoltativi a tutte le amministrazioni pubbliche
in materia di conformità ai codici di comportamento dei pubblici funzionari nonchè in materia di
svolgimento di incarichi esterni da parte dei dirigenti amministrativi, obbligo di riferire
annualmente al Parlamento.
Il concetto di corruzione cui fa riferimento la legge n. 190/2012 viene inteso in senso lato, laddove,
nel corso dell’attività amministrativa, si perpetri da parte di un funzionario pubblico un abuso del
potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati, determinando un malfunzionamento
dell’amministrazione.
La legge 190/2012 introduce, così, un sistema prevenzione della corruzione - di cui destinatarie
sono tutte le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001,
n. 165 - che prevede l’adozione, a livello nazionale, del Piano nazionale anticorruzione e, a livello
di ciascuna amministrazione, di un Piano triennale di prevenzione della corruzione.
Il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.), predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica
secondo le Linee di indirizzo del Comitato interministeriale istituito con DPCM del 16 gennaio
2013, è stato approvato l’11 settembre 2013 dalla Commissione indipendente per la Valutazione, la
Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT).
Nel Piano triennale di prevenzione della corruzione (P.T.P.C.) le amministrazioni definiscono, in
un'ottica sistemica, tutte le azioni volte a promuovere meccanismi di prevenzione della corruzione e
dell'illegalità, tramite lo sviluppo di metodi di rilevazione e misurazione della corruzione, nonché
attraverso procedure appropriate di selezione e formazione dei dipendenti chiamati ad operare in
settori particolarmente esposti alla corruzione.
Il P.T.P.C. deve rispondere alle esigenze previste dalla legge 190/2012 (art. 1, comma 9):
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a) individuare le attività, tra le quali quelle di cui al comma 16, nell'ambito delle quali è più
elevato il rischio di corruzione, anche raccogliendo le proposte dei dirigenti, elaborate
nell'esercizio delle competenze previste dall'articolo 16, comma 1, lettera a-bis), del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
b) prevedere, per le attività individuate ai sensi della lettera a), meccanismi di formazione,
attuazione e controllo delle decisioni, idonei a prevenire il rischio di corruzione;
c) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi di
informazione nei confronti del responsabile, chiamato a vigilare sul funzionamento e
sull'osservanza del piano;
d) monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei
procedimenti;
e) monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o
che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi
economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità
sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i
dipendenti dell'amministrazione;
f) individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti per legge.
Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
La legge n. 190/2012, ai sensi dell'art. 1, comma 8, ha previsto che il P.T.P.C. debba essere
adottato, su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC), entro il 31
gennaio di ogni anno, dall’organo di indirizzo politico, che ne cura la trasmissione al Dipartimento
della Funzione Pubblica.
L’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali del 24 luglio 2013 ha stabilito che il P.T.P.C. debba
essere attuato nella sua prima applicazione con decorrenza dall'anno 2014, entro il 31 gennaio.
Il presente Piano triennale di Prevenzione della Corruzione, adottato dalla Giunta Regionale, su
proposta del Responsabile per la prevenzione della corruzione, nominato con deliberazione di
Giunta Regionale, nella persona della d.ssa Maria Gabriella Rizzo e, quindi, trasmesso al
Dipartimento della Funzione Pubblica, pubblicato sul sito web della Regione Calabria e segnalato
via mail personale a ciascun dipendente e collaboratore, anche in occasione della prima assunzione
in servizio. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione provvede alla predisposizione, alla
proposizione e all’aggiornamento del Piano triennale di prevenzione della corruzione, da redigere
entro il 31 dicembre e da sottoporre alla Giunta Regionale per l’approvazione entro il 31 gennaio
successivo.
Il presente piano copre il periodo 2014-2016, limitandosi per il 2013 ad una mera ricognizione degli
adempimenti adottati.
La Giunta Regionale su proposta del Responsabile della Prevenzione e della Corruzione adotterà
entro il 30 Aprile e successivamente con aggiornamenti periodici apposite Direttive contenenti le
modalità di attuazione delle specifiche misure di prevenzione indicate nella sezione 3.
Il responsabile della Prevenzione e della Corruzione dovrà indicare al Dirigente del Dipartimento
Controlli appositi obiettivi operativi da inserire nel Piano della perfomance dei Dirigenti e delle
schede di valutazione.
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L' approvazione del piano è stata preceduta da consultazioni, adeguatamente pubblicizzate, esterne
(cittadini, organizzazioni portatrici di interessi collettivi, ecc) nonchè da consultazioni interne
(dipendenti, dirigenti, organismi interni interessati), avvenute mediante la raccolta di contributi.
Sentiti gli stakeholder maggiormente rappresentativi della Regione, il Piano triennale per la
prevenzione della corruzione è redatto sulla base del coinvolgimento dei Dirigenti Generali dei
Dipartimenti della Regione Calabria.
Al fine di garantire la pubblicità e la trasparenza del Piano si procede alla notifica dello stesso a tutti
i dipendenti della Regione Calabria tramite il supporto Ced della Regione Calabria,
Il P.T.P.C. verrà implementato con:
il Piano di formazione;
il Piano triennale per la Trasparenza;
-Piano triennale della Performance;
-Codice etico - comportamentale aziendale;
-Piano della trasparenza.
I soggetti istituzionali del PTCP
RESPONSABILE
PREVENZIONE
CORRUZIONE
GIUNTA
CITTADINI E
SOCIETÀ CIVILE
UFFICIO PROCEDIMENTI
DISCIPLINARII
REGIONALE
SOGGETTI
ISTITUZIONALI
STAKEHOLDERS
DIRIGENTI E
REFERENTI
ORGANISMO
IINDIPENDENTE DII
VALUTAZIONE
RESPONSABILE
DELLA
TRASPARENZA
Dipendenti e
collaboratori
DIPENDENTI
E
COLLABORATORI
REGIONALI
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ANTICORRUZIONE
Soggetti coinvolti
Responsabile della Prevenzione della Corruzione
Il Responsabile della prevenzione della corruzione, ai sensi della legge 190/12:
a) propone il piano triennale della prevenzione della corruzione entro il 15 dicembre di ogni
anno, da sottoporre alla Giunta Regionale per l’approvazione entro il 31 gennaio successivo;
b) dispone, dopo l’approvazione del piano, la relativa trasmissione al Dipartimento della
Funzione Pubblica e la sua pubblicazione sul sito internet della Regione Calabria;
c) provvede alla verifica dell’efficace attuazione del piano e della sua idoneità rispetto agli
obiettivi prefissati;
d) propone le modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni di
mutamenti dell’organizzazione;
e) individua, previa proposta dei dirigenti generali competenti, il personale da inserire nei
programmi di formazione;
f) verifica, d’intesa con il Dirigente generale del Personale, l’effettiva rotazione degli incarichi
dei dirigenti e dei responsabili dei procedimenti;
g) cura il rispetto delle disposizioni in materia di conferibilità e incompatibilità degli incarichi,
ai sensi del D.lvo 39/13;
h) ha l’obbligo di pubblicare, entro il 15 dicembre di ogni anno, sul sito web
dell’amministrazione regionale una relazione recante i risultati dell’attività svolta,
finalizzata ad individuare le criticità riscontrate con riferimenti ai fatti che si sono
concretamente realizzati; l’approvazione si basa sui rendiconti presentati dai dirigenti
generali sui risultati realizzati, in esecuzione del piano triennale della prevenzione;
i) trasmette la relazione all’organo di indirizzo politico dell’amministrazione regionale;
j) sottopone il rendiconto di attuazione del Piano triennale della prevenzione della corruzione
dell’anno di riferimento al controllo del nucleo di valutazione per le attività di valutazione
dei dirigenti.
Per lo svolgimento delle attività di informazione di cui all’art. 1, commi 9 e 10, della legge 190/12,
il Responsabile della prevenzione della corruzione si avvale della collaborazione dei Dirigenti
Generali dei Dipartimenti
Il Responsabile della Prevenzione della corruzione si avvale della collaborazione di una struttura
composta oltre che dallo stesso, da referenti individuati dai Dirigenti Generali dei dipartimenti della
Giunta e delle altre strutture amministrative.
Giunta Regionale
La Giunta Regionale espleta le seguenti attività:
a) designa il responsabile per la prevenzione della corruzione;
b) adotta il P.T.P.C. ed i suoi aggiornamenti entro il 31 gennaio di ogni anno;
c) adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale, che siano direttamente o indirettamente
finalizzati alla prevenzione della corruzione, con particolare riferimento agli atti scaturenti
dall’applicazione dell’art. 53 del d.lvo 165/2001;
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d) individua i referenti per la prevenzione della corruzione che operano nell’ambito della
struttura dei dipartimenti.
Referenti della corruzione
Al fine di garantire il rispetto delle disposizioni del PTPC, ciascun Dipartimento e/o struttura
amministrativa individua i referenti per la prevenzione della corruzione che operano
nell’ambito della struttura dei dipartimenti. La nomina avviene con atto amministrativo del
Dirigente Generale del Dipartimento interessato e pubblicato nella sezione “anticorruzione”.In
caso di mancanza di nomina, il referente coincide con il Dirigente Generale dei Dipartimenti.
Il referente espleta le seguenti funzioni:
a) svolge attività informativa nei confronti del responsabile, affinchè questi abbia elementi e
riscontri sull’intera organizzazione ed attività dell’amministrazione;
b) svolge una funzione di monitoraggio sull’attività svolta dalla struttura dipartimentale di
riferimento, al fine di agevolare la raccolta delle informazioni e le segnalazioni, fermi restando
i compiti del responsabile per la prevenzione della corruzione e le conseguenti responsabilità,
che non possono essere derogati;
c) osserva le misure contenute nel PTPC e ne garantisce l’osservanza, nell’ambito delle
strutture facenti parte della propria Direzione o Dipartimento;
d) può agire anche su richiesta del responsabile della prevenzione della corruzione, il quale
rimane comunque l’interlocutore per l’implementazione della strategia di prevenzione della
corruzione nell’ambito della Regione Calabria e per le eventuali responsabilità.
Ufficio Procedimenti Disciplinari
L’Ufficio Procedimenti Disciplinari, presso il Dipartimento “Organizzazione e Personale”
(UPD), è stato istituito D.D.G. n. 13334 del 27/09/2013.
Il Responsabile dell’UPD ha competenza in ordine all’accertamento dell’illecito disciplinare ed
all’irrogazione delle conseguenti sanzioni. In particolare:
-
è competente nella gestione di tutti i procedimenti disciplinari che comportano
l’applicazione di sanzioni di maggiore gravità (quando la sanzione è superiore alla
sospensione del servizio con privazione della retribuzione per più di 10 giorni) o anche di
minore gravità (sanzioni superiori al rimprovero verbale ed inferiori alla sospensione dal
servizio con privazione della retribuzione per più di dieci giorni), nell’ipotesi in cui il
responsabile della struttura non ha qualifica dirigenziale ;
Dirigenza, dipendenti
dell’amministrazione
dell’amministrazione,
collaboratori
a
qualsiasi
titolo
La figura del R.P.C. risponde all’esigenza di concentrare nelle competenze di un unico soggetto le
iniziative e le responsabilità per il funzionamento dell’intero meccanismo della prevenzione, fatto
salvo quanto previsto di seguito.
Come infatti previsto dalla Circolare n. 1/2013, l’attività del RPC è altresì affiancata da quella dei
dirigenti dell’amministrazione, ai quali sono affidati, ai sensi dell’art. 1 comma 9 della legge
190/2012 e dell’art. 16 d.lgs. n. 165 del 2001, funzioni propositive e di controllo nonché obblighi
di informazione al RPC, di collaborazione, di monitoraggio e di azione diretta in materia di
prevenzione di corruzione.
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Sono poi chiamati a collaborare per la prevenzione/contrasto del rischio-corruzione tutti i
collaboratori della Giunta Regionale.
Organismo Indipendente di Valutazione (OIV)
L'organismo Indipendente di Valutazione (OIV) della Regione Calabria è istituito con delibera di
Giunta Regionale; le funzioni dell’OIV sono disciplinate dalla legge regionale n. 3/2012:
a)valida le regole predisposte dal Dipartimento Controlli ed approvate dalla Giunta Regionale con
atto deliberativo relativamente al sistema di valutazione della dirigenza;
b) esprime il proprio parere obbligatorio sulla proposta di Codice di Comportamento delle Regione
e degli Enti Regionali, ai sensi dell'art. 54 co.5 del D.Lgs. n. 165 del 2001 e ss.mm.ii.;
c) svolge i compiti connessi all'attività di prevenzione della corruzione, in relazione alla misura
generale obbligatoria della trasparenza amministrativa ai sensi degli artt. 43-44 del D.Lgs. n. 33 del
2013.
Strategia della prevenzione della corruzione
La Regione Calabria individua i seguenti obiettivi principali della lotta alla corruzione e
all’illegalità:
1) Ridurre le opportunità che si manifestano casi di corruzione;
2) Aumentare la capacità di individuazione dei casi di corruzione;
3) Creare un contesto sfavorevole alla corruzione con elaborazione di attività – indicatori –
target attraverso le sotto elencate iniziative:
a) applicazione puntuale ed immediata di tutte le misure di prevenzione della corruzione,
disciplinate direttamente dalla normativa vigente;
b) diffusione di informazioni;
c) diffusione di buone pratiche di comportamento.
SEZIONE II
Mappatura dei rischi di corruzione
I Dirigenti Generali, in collaborazione con le strutture competenti, che hanno provveduto ad
effettuare una mappatura dei procedimenti a rischio corruzione sono :
Dipartimento Presidenza
Dipartimento Programmazione nazionale e Comunitaria
Dipartimento Bilancio
Dipartimento Attività Produttive
Dipartimento Agricoltura
Dipartimento Personale
Dipartimento Lavori Pubblici
Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio
Dipartimento Lavoro
Dipartimento Cultura
Dipartimento Turismo
Dipartimento Politiche dell’ambiente
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Stazione Unica Appaltante
Metodologia proposta
Sono state individuate le sfere di attività amministrativa più esposte al rischio della corruzione, c.d.
“mappatura del rischio”.
In considerazione delle funzioni amministrative specifiche effettuate e alla luce delle realtà di
ciascun contesto, gli strumenti di analisi sono stati individuati allo scopo di risultare adeguati alle
esigenze operative, evidenziando in ordine i destinatari e fornendo metodologie di redazione che li
rendano facilmente interpretabili. Tali strumenti di analisi sono stati individuati in considerazione
dei contenuti; in tal senso, le attività già selezionate dalla legge n.190/2012, e afferenti a
autorizzazioni, gare, concessione di benefici, concorsi sono state classificate come più quelle più a
rischio-corruzione e, pertanto, rappresentano il contesto di riferimento, che deve essere oggetto di
continua valutazione da questa Amministrazione regionale.
La redazione del piano ha, quindi, determinato il coinvolgimento dei dirigenti e di tutto il personale
dell’ amministrazione regionale che si occupa di quelle aree maggiormente a rischio nelle attività di
analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure e di monitoraggio. Ulteriore elemento di
rilievo è rappresentato dal monitoraggio, per ogni attività, del rispetto dei termini di conclusione del
procedimento. Con nota n. 373099 del 28.11.2013 è stato trasmesso a tutti i Dirigenti Generali un
apposito questionario relativo ai Processi a rischio di corruzione.
Le c.d. aree di rischio sono indicate al comma 16 della legge 190/12:
 autorizzazioni e concessioni;
 scelta del contraente per lavori, servizi e forniture;
 concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché
attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati;
 concorsi e prove selettive per assunzione di personale e progressioni di carriera, di cui
all’art. 24 del d.lvo 150/09.
Nella “gestione del rischio”, sono state considerate le attività nell’ambito delle quali è più elevato il
rischio di corruzione, c.d. aree di rischio; le aree di rischio obbligatorie per tutte le amministrazioni
sono riportate nel relativo allegato n. 2 del PNA, con ulteriore esemplificazione dei rischi contenuti
nel successivo allegato n. 3.
Con riferimento alle singole aree, da definire quali macro-aree, sono stati individuati e specificati i
rischi concreti di corruzione per ogni Dipartimento.
In considerazione delle attività caratterizzate da un maggior livello di discrezionalità
amministrativa, il rischio è stato classificato in 4 categorie (trascurabile, basso, medio ed alto) a
seconda della probabilità e della rilevanza del medesimo.
Per ciascun rischio catalogato è stato stimato il valore della probabilità ed il valore dell’impatto
stesso. I criteri utilizzati per valutare il livello del rischio sono indicati nell’allegato n. 5 del P.N.A.
A seguito dell’identificazione, i rischi saranno inseriti in un “registro dei rischi”.
I processi individuati sono stati elencati secondo l’ordine di rischio e secondo la struttura
organizzativa che li presidia; gli stessi saranno sottoposti a costante monitoraggio attraverso
procedure informatizzate che di fatto permettono di ridurre il rischio di corruzione.
Al fine di garantire una corretta ed omogenea compilazione del questionario, si è proceduto ad
individuare per ogni settore gli ambiti delle materie nei quali sono insiti potenziali rischi di
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corruzione, procedendo all'enucleazione del relativo rischio con conseguente classificazione,
tenendo in considerazione la probabilità che questo possa verificarsi nonché la rilevanza che lo
stesso possa assumere nell'ambito dell'azione amministrativa. Per quanto concerne l’individuazione
degli ambiti, si è proposto ai Dirigenti Generali di fare riferimento ai procedimenti amministrativi
elencati dai Dipartimenti e trasmessi al Dipartimento Controlli.
Le aree di rischio corruzione sotto-elencate obbligatoriamente prese in considerazione ed analizzate
da parte di ciascuna direzione Generale rappresentano il contenuto minimale del PTPC.
Il Responsabile della prevenzione della corruzione si riserva di effettuare una proposta ponderata,
per quanto riguarda l’individuazione di ulteriori aree a rischio, in fase di primo aggiornamento del
PTPC, limitando per ora la prima mappatura alle aree di rischio obbligatorie.
Area acquisizione e progressione del personale
settore
ambito
attività sensibile
materia
Descrizione
rischio
potenziale
classificazione rischio
Area: affidamento di lavori, servizi e forniture
settore
ambito materia attività sensibile
rischio
Classificazione
potenziale rischio
Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico
diretto ed immediato per il destinatario
settore
ambito materia
settore
ambito materia
attività sensibile
rischio
classificazione
potenzial rischio
e
Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico
diretto ed immediato per il destinatario
attività sensibile
rischio
potenziale
classificazione rischio
attività sensibile
rischio
potenziale
classificazione rischio
Altre aree soggette a rischio
settore
ambito materia
La struttura organizzativa della Regione Calabria è articolata in direzioni generali ed altre strutture
di livello dirigenziale (settori e servizi).
Attualmente la struttura organizzativa della Giunta Regionale è articolata in n. 14 direzioni generali
articolate a loro volta in settori, per come rappresentato:
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Dipartimenti Giunta Regione Calabria
Dipartimento Presidenza
Settori:
1 - Affari Generali ed Istituzionali -Decreti Presidente
2 - Delegazione di Roma
3 - Protezione Civile
4 - Segreteria Giunta Regionale
5 - Cooperazione tra i popoli internazionalizzazione
Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria:
Settori
1 - Programmazione
2 - Monitoraggio e Controllo dei Programmi e dei Progetti
3 - Coordinamento e Verifiche dei Programmi e dei Progetti
U.O.A. Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici
U.O.A. Adempimenti del ciclo di programmazione 2000-2006
U.O.A. Rapporti con le Istituzioni Comunitarie
Dipartimento Bilancio e Patrimonio :
Settori
 1 - Bilancio e Programmazione Economico Finanziaria - Aziende di Credito di Interesse
Regionale
 2 - Ragioneria Generale
 3 - Tributi e Contenzioso Depenalizzazione e Sanzioni Amministrative - Entrate Regionali
 4 - Demanio e Patrimonio Immobiliare - Datore di lavoro unico
Dipartimento Attività Produttive:
Settori
1 - Industria, Commercio e Artigianato
2 - Politiche Energetiche - Attità Estrattive e Risorse Geotermiche
Dipartimento Agricoltura e Forestazione:
Settori
1 - Affari Generali, Risorse Umane, Servizi territoriali, Enti Strumentali e
Sub-Regionali
2 - Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive
3 - Sviluppo Rurale zootecnia, credito, riordino e trasformazione fondiaria
4 - Servizi di Sviluppo Agricolo Fitosanitario e valorizzazione patrimonio
ittico e faunistico
5 - Foreste e Forestazione, Politiche della Montagna, Difesa del Suolo e
Bonifica
Dipartimento Organizzazione e Personale:
Settori
1 - Organizzazione, Giuridico, Esternalizzazione
2 - Sviluppo Risorse Umane
3 - Economico e Previdenziale
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4 - Provveditorato Economato - Bollettino Ufficiale - Polizia Urbana
5 - Società dell'Informazione
Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio:
Settori
 1 - Urbanistica ed Edilizia, Demanio Marittimo L.R. 17/05, Pianificazione
integrata Zone Costiere, Strumenti di Pianificazione Negoziata
 2 - Sistema Informativo territoriale e Cartografia Regionale
 3 - Programmazione e Politiche del Territorio, Pianificazioni Territoriali
Dipartimento Infrastrutture:
Settori
1 - AA.GG. Sistema Informatico - Gestione Risorse Idriche - CO.TE.R P.O.R. - A.A.T.O. - Assistenza A.P.Q. Idrico
2 - Programmazione e Coordinamento Opere Pubbliche Amministrazione,
Norme Sismiche, Assistenza A.P.Q. Difesa del Suolo
3 - Programmazione e Gestione Infrastrutture di Trasporto - Assistenza
A.P.Q. Trasporti
4 - Trasporti pubblici locali - Piano regionale trasporti - Reti immateriali
U.O.A. - Politica per la Casa, Edilizia Residenziale Pubblica,
Riqualificazione e Recupero Centri Urbani e Storici per gli aspetti legati ai
LL.PP.
U.O.A.- Cittadella Regionale
Autorità di Bacino Regionale
Dipartimento Lavoro:
Settori
1 - Politiche del Lavoro e Mercato del Lavoro POR asse III° Risorse Umane Vertenze - Ammortizzatori e Previdenza
2 - Politiche sociali, Politiche della famiglia, Servizo civile, Volontariato,
Terzo Settore
3 - Formazione Professionale, Servizi Ispettivi
4 - Affari Generali - Asse VI Assistenza Tecnica
Dipartimento Cultura:
Settori
1 - Cultura. Promozione culturale, eventi culturali, Osservatorio Regionale
per la Cultura
2 - Politiche dell'Istruzione, Programmazione delle Reti Scolastiche e del
Sistema Educativo
3 - Ricerca scientifica. Innovazione. Alta Formazione. Università. Sviluppo
della Scienza e della Tecnica
4 - Beni culturali
Dipartimento Turismo,Sport, Spettacolo,Politiche Giovanili:
Settori
1 - Industria Alberghiera, Risorse Termali
2 - Promozione ed Organizzazione Turistica
3 - Sport, Spettacolo, Cinema, Tempo Libero, Politiche Giovanili
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Dipartimento Tutela della salute e Politiche Sanitarie:
Settori
1 - Area Risorse Umane
2 - Area Economico-Finanziaria
3 - Area Lea
4 - Area Controlli
5 - Area Staff
6 - Piano di rientro
Dipartimento Politiche dell'ambiente:
Settori
1 - Legislazione e Problematiche Legali
2 - Protezione dell'Ambiente e Qualità della Vita
3 - Programmazione ed Indirizzo, Protezione della Natura, Sviluppo
Sostenibile
Dipartimento Controlli:
Settori
Settore 1 - Controllo Strategico
Settore 2 - Controllo di gestione - Controllo Enti e Società Partecipate
A queste Direzioni Generali si aggiungono:
Autorità di Audit
Avvocatura
SUA
Per semplificare il lavoro, su sollecitazione di richieste di chiarimenti afferenti alla
compilazione del questionario, si è ritenuto dover identificare le attività sensibili per ciascuna parte
del questionario, con la descrizione dei rischi maggiormente significativi, anche se non esaustivi di
tutta la potenziale casistica.
E’ evidente che l’individuazione e la descrizione dei rischi, nella mappatura dei processi, ha assunto
un carattere assolutamente potenziale sul rischio connesso alla natura dell’atto amministrativo, ed è
legato alla peculiarità della relativa azione amministrativa, non riferibile pertanto all’attività
lavorativa svolta dal soggetto compilatore del questionario.
La descrizione del rischio ha consentito al Responsabile per la prevenzione della corruzione di
inserire nel PTPC tutte le misure ritenute necessarie alla riduzione del rischio di fenomeni
corruttivi, attraverso l’elaborazione delle schede di programmazione delle misure di prevenzione,
con le modalità di realizzazione delle stesse e i tempi di attuazione delle misure individuate e in
coordinamento con il ciclo delle perfomances, per ridurre la probabilità che il rischio si attui.
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Area acquisizione e progressione del personale
Attività sensibile
Affidamento incarichi – Mobilità – Ricostruzione giuridico/economica ecc.
Descrizione rischi:
1) scarsa trasparenza nell’affidamento degli incarichi;
2) disomogeneità di valutazione nella individuazione del soggetto destinatario;
3) scarso controllo del possesso dei requisiti dichiarati;
4) violazione della privacy;
5) alterazione dei risultati delle procedure selettive e concorsuali per procedure di mobilità tra enti;
6) alterazione della certificazione riguardante l’idoneità del soggetto ad un determinato inserimento
lavorativo;
7) controllo non adeguato sulle autocertificazioni;
8) mancanza di griglie e parametri trasparenti per la valutazione dei requisiti per assegnazione
incarichi dirigenza/posizioni organizzative/alte professionalità;
9) alterazione dell’accertamento e definizione di emolumenti al personale (crediti/debiti).
Area affidamento lavori, servizi e forniture
Attività sensibile:
Gare per affidamento lavori, servizi e forniture.
Descrizione rischi:
1) frazionamento delle spese al fine di poter ricorrere ad acquisti in economia anziché l’indizione
di gare ad evidenza pubblica;
2) abuso dell’affidamento diretto e delle procedure negoziate al di fuori dei casi previsti dalla
Legge e/o affidamenti per non giustificate“emergenze”;
3) definizione dei requisiti di accesso alla gara;
4) uso distorto del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa;
5) ammissione di varianti in corso d’opera al fine di consentire all’appaltatore di recuperare lo
sconto effettuato in sede di gara;
6) abuso del provvedimento di revoca del bando;
7) elusione delle regole di affidamento degli appalti, mediante l’improprio utilizzo del modello
procedurale della concessione;
8) controllo non adeguato sulle autocertificazioni;
9) alterazione del corretto svolgimento dei collaudi;
10) omissione attività di controllo;
11) influenza sui tempi di pagamento.
Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto
economico diretto ed immediato per il destinatario
Attività sensibile:
provvedimenti di tipo autorizzativo o concessorio (abilitazioni, approvazioni, nulla – osta, pareri,
licenze, registrazioni, dispense ecc.)
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Descrizione rischi:
1) rilascio autorizzazione o concessione in contrasto con le norme vigenti;
2) errata valutazione dei presupposti del rilascio dell’autorizzazione o concessione;
3) alterazione del corretto svolgimento del procedimento/rilascio con procurato vantaggio
dell’istante o errato diniego di Rilascio autorizzazione o concessione con danno per l’istante;
4) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria per rinnovo autorizzazione;
5) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria per rilascio parere;
6) alterazione dei rapporti istruttori per la verifica delle condizioni richieste per attività istruttoria
di verifica del possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi;
7) controllo non adeguato sulle autocertificazioni;
Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico
diretto ed immediato per il destinatario
Attività sensibile:
concessioni, erogazione sovvenzioni, contributi, ausili finanziari, atti contenenti vantaggi
economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati.
Descrizione rischi:
1) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria;
2) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria di ammissibilità al finanziamento;
3) alterazione del corretto svolgimento dei collaudi per il finanziamento;
4 4) alterazione del corretto svolgimento dell’istruttoria in merito all’erogazione indennizzo danni;
5 5) Influenza sui tempi di pagamento.
La mappatura dei processi a rischio corruzione e la conseguente procedura di valutazione del
rischio si è conclusa in data 15 gennaio 2014.
Al fine di contemperare l’intento della legge n.190 di accentramento di responsabilità con la
complessa articolazione delle amministrazioni, la Circolare n. 1/2013, l’Intesa del 24 luglio 2013 ed
il P.N.A. prevedono la possibilità di affiancare al Responsabile per la prevenzione della corruzione
“i referenti” che operano, anche su sua richiesta, e lo supportano nell’attività di implementazione
della politica di prevenzione secondo modalità di raccordo e coordinamento che si realizzano
attraverso un meccanismo di comunicazione/informazione, input/output per l’esercizio della
funzione.
Come previsto nel P.N.A., i referenti svolgono nei confronti del RPC attività informativa - affinché
questi abbia elementi e riscontri sull’intera organizzazione ed attività dell’amministrazione – e di
costante monitoraggio sull’attività svolta dai dirigenti assegnati agli uffici, anche con riferimento
agli obblighi di rotazione del personale.
Nella Regione Calabria, in attesa di nomina dei referenti per ciascun Dipartimento, il Responsabile
per la Prevenzione della corruzione ha individuato per la prima mappatura dei processi a rischio
corruzione i Dirigenti Generali.
Valutazione del livello del rischio
Al fine di procedere alla valutazione del “livello del rischio” occorre valutare la probabilità che il
rischio si realizzi e le conseguenze che il rischio produce (probabilità e impatto),
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Nella Tabella prevista all’Allegato 5 del PNA “La valutazione del livello di rischio” sono stati
segnalati i criteri per stimare la probabilità e l’impatto del rischio-corruzione. Per ognuno dei
processi individuati con l’attività di mappatura, infatti, si è trattato di fare riferimento alle domande
distinte nelle due colonne della Tabella denominate “Indici di Valutazione della Probabilità” e
“Indici di Valutazione dell'impatto”.
Gli elementi considerati per la stima della probabilità sono:
1) la discrezionalità del processo e la sua rilevanza esterna;
2) la complessità, la rilevanza del valore economico, la frazionabilità;
3) il sistema dei controlli.
Per l’impatto si prende in considerazione:
1) l’impatto economico;
2) l'impatto organizzativo e reputazionale.
La media aritmetica delle risposte alle domande della colonna “Probabilità” moltiplicata per la
media delle risposte alle domande della colonna “Impatto” fornisce il livello di rischio.
Alla luce di questa valutazione, i cui risultati sono riportati sotto la voce “Rischio” dell’Allegato al
presente Piano, è stato possibile individuare per ogni Dipartimento i processi a maggior rischio di
corruzione nell’ambito dell’Amministrazione e l’area di riferimento.
SEZIONE III
Misure di prevenzione
Le misure previste nel presente Piano triennale per la prevenzione della corruzione si
classificheranno in:
a) misure obbligatorie sono quelle che devono essere obbligatoriamente applicate poiché previste
dalla legge o da altre fonti normative (trasparenza, codice di comportamento, rotazione del
personale, gestione del conflitto di interesse, inconferibilità degli incarichi, incompatibilità delle
posizioni dirigenziali, tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito, formazione, patti di
integrità negli affidamenti, azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile, monitoraggio
dei tempi procedimentali ecc.);
b) misure ulteriori sono quelle che, pur non essendo obbligatorie per legge, ciascuna
amministrazione ritiene necessarie alla gestione dei rischi rilevati;
c) misure di carattere trasversale, che possono essere obbligatorie/ulteriori, sono ad esempio:
trasparenza, informatizzazione dei processi, monitoraggio, rispetto termini ecc.
1) Trasparenza
All’interno di ogni amministrazione, il Responsabile per la prevenzione della corruzione dovrebbe
svolgere di norma, le funzioni di Responsabile per la trasparenza, ai sensi dell’art. 43 del DLgs. n.
33 del 2013 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e
diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”.
Tuttavia, in linea con la discrezionalità accordata dalla norma sopra indicata, gli enti possono
stabilire la coincidenza tra le due figure oppure individuare due soggetti distinti per lo svolgimento
delle diverse funzioni indicate; le due figure dovranno, comunque, coordinarsi nello svolgimento
delle rispettive attività.
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La Regione Calabria ha ritenuto, in conformità a quanto espresso nella intesa sancita in Conferenza
Unificata del 24 luglio 2013, di nominare in una diversa figura il Responsabile della trasparenza.
Tale incarico è stato conferito alla Dott.ssa Alessandra Sarlo, Dirigente Generale del Dipartimento
Controlli, ritenendo opportuno tenere distinta questa figura da quella del Responsabile per la
prevenzione della corruzione, in ragione della complessità e dell’ampiezza dei compiti affidati ai
due incarichi, per l’impegno continuativo richiesto, e anche sulla base del riparto di competenze
assegnate ai diversi servizi nell’ambito della delibera di riorganizzazione dell’ente.
E’ pertanto il Responsabile della trasparenza, nominato con l’atto di cui sopra, a coordinare e
fornire indirizzi rispetto alla pubblicazione nel sito istituzionale dei dati concernenti
l’organizzazione e l’attività della Regione Calabria, assicurandone la completezza, la chiarezza e
l’aggiornamento, secondo le indicazioni contenute nel D.lgs. n. 33/2013 e secondo le altre
prescrizioni vigenti.
Al fine di assicurare un' azione osmotica tra le misure nonché per garantire la coincidenza tra i
periodi di riferimento, il presente piano triennale presuppone comunque un necessario
coordinamento con il responsabile della trasparenza.
Quali obblighi ulteriori di trasparenza ai sensi della lettera f) del comma 9 dell’articolo 1 della legge
190/2012, si segnala la pubblicazione nel sito istituzionale del monitoraggio dei procedimenti a
rischio individuati nel PTPC.
Le misure adottate per l’applicazione delle disposizioni in materia di trasparenza sono
definite nel programma triennale per la trasparenza e l’integrità approvato dalla Giunta Regionale
con separato atto.
La Regione Calabria assicura il coordinamento tra le attività finalizzate alla prevenzione della
corruzione e la garanzia di trasparenza attraverso uno specifico protocollo di intesa che è stato
sottoscritto tra il Responsabile della prevenzione della corruzione ed il Responsabile della
trasparenza. Il protocollo è finalizzato, tra l’altro, a regolare un corretto scambio di informazioni
utili all’individuazione delle iniziative da intraprendere e della strategia da mettere in atto.
1.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
-Responsabile per la trasparenza ( in appresso denominato RT)
-Responsabile Prevenzione e Corruzione della Giunta (in appresso denominato RPC)
2. Ulteriori obblighi di trasparenza
Il Responsabile per la prevenzione della corruzione nella fase della mappatura dei processi del
rischio corruttivo ha individuato alcune categorie di stakeholder esterni ai quali fare
riferimento, attraverso specifiche modalità di coinvolgimento, sia nella fase di individuazione
degli obiettivi legati alla prevenzione della corruzione, sia nella fase successiva di
monitoraggio e verifica dei risultati raggiunti. Tale attività, è stata propedeutica all’attivazione
di ulteriori misure di prevenzione della corruzione, oltreché alla eliminazione delle criticità
eventualmente emerse.
Sono identificati come stakeholder esterni tutti coloro verso i quali si rivolgono le attività ed i
servizi della Regione Calabria. Rientrano, quindi, in tale ambito: le associazioni di categoria, le
imprese del territorio di riferimento, le organizzazioni sindacali, le associazioni di tutela dei
consumatori e degli utenti, le amministrazioni pubbliche locali, gli istituti bancari e le
fondazioni bancarie del territorio, le università e i centri di ricerca, i consorzi e centri di
servizio, i mass media e tutti i soggetti che, a vario titolo, risultano interessati allo sviluppo
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economico della Regione. La redazione del piano deve, infatti, determinare il coinvolgimento
di tutti coloro che, con diverso ruolo, si occupano di quelle aree maggiormente a rischio, al fine
di meglio definire le misure da perseguire.
Considerato, tuttavia, che la trasparenza dell’attività amministrativa della Regione Calabria
rappresenta una misura fondamentale nella prevenzione della corruzione, il presente piano
prevede le ulteriori iniziative per garantire un adeguato livello di trasparenza, promuovere lo
sviluppo della cultura della legalità ed il coinvolgimento degli stakeholder interni ed esterni.
La Regione intende favorire sistemi di ascolto continuo di stakeholder esterni mediante
l’istituzionalizzazione del ruolo nell’ambito della lotta alla corruzione, mediante
l’implementazione di forum per la discussione di specifiche tematiche di grande impatto sulla
popolazione calabrese e mediante lo svolgimento di assemblee con la partecipazione di utenti
su questioni che possano interessare parte della popolazione o particolari categorie di utenti.
La Regione prevede, altresì, l’organizzazione di tavoli di approfondimento con gli stakeholder
interni ed esterni della Regione Calabria al fine di illustrare il PTPC e tutte le iniziative volte
alla relativa attuazione. Gli incontri dovranno essere in misura non inferiore a due nell’arco
dell’anno.
I tavoli rappresentano un’utile azione di coinvolgimento finalizzata ad acquisire pareri e
suggerimenti.
La Regione istituisce la Giornata annuale per la prevenzione della corruzione, da svolgersi
preferibilmente nel mese di dicembre di ogni anno, in corrispondenza con la presentazione del
rapporto annuale circa lo stato di attuazione del Piano e la verifica delle attuazione delle misure
di prevenzione alla corruzione previste dal piano stesso ed attivate. La giornata annuale per la
prevenzione della corruzione rappresenta un’utile occasione di confronto e miglioramento per
le attività poste in essere dagli uffici nella lotta per la legalità. Si tratta di un’iniziativa che
permetterà alle strutture di presentare e discutere le modalità operative prescelte per consentire
la partecipazione e la conoscenza da parte della cittadinanza dell’attività amministrativa. Il
conferimento di un premio annuale per la prevenzione della corruzione, da prevedere a partire
dal 2014, potrà rappresentare il momento conclusivo della giornata e costituirà uno stimolo al
miglioramento continuo.
È evidente che l’iniziativa non può che essere aperta a chiunque abbia contatti con l’ente
nonché ad altre amministrazioni pubbliche operanti sul territorio.
2.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento Presidenza
- Dipartimento Controlli
- Stakeholder
3. Pubblicazione degli atti deliberativi rilevanza generale
La Regione Calabria, al termine di ogni seduta di Giunta Regionale, pubblica sul proprio sito
istituzionale un resoconto delle principali determinazioni assunte.
Al fine di rendere ancora più trasparente l’attività deliberativa della Giunta Regionale e di dare la
massima diffusione ai soggetti interessati dai provvedimenti adottati, si stabilisce che tutti gli atti
deliberativi che contengano disposizioni di carattere generale, dovranno essere redatti con formule e
espressione comprensibili erga omnes; nella stesura dei provvedimenti amministrativi (in
particolare modo nelle delibere e nei decreti), dovrà inoltre essere evitato l'impiego di acronimi.
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Tutti gli atti deliberativi dovranno essere pubblicati entro 7 giorni dalla data della seduta della
Giunta Regionale che ne ha approvato l’adozione, nel sito istituzionale della Regione Calabria.
3.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento Presidenza
- Dipartimenti competenti
4.Codice di comportamento
L’articolo 1, comma 2, del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (approvato con
DPR n. 62/2013) ha stabilito che le previsioni del medesimo codice di comportamento siano
integrate e specificate da quelle dei codici di comportamento adottati dalle singole
amministrazioni (ai sensi dell'articolo 54, comma 5, del Dlgs. n. 165 del 2001).
Pertanto, la Regione Calabria approverà con separato atto il nuovo “Codice di
Comportamento dei dipendenti della Regione Calabria”, recependo anche le linee guida
elaborate dall’ANAC (ex CIVIT) con delibera n.75/2013.
Tale codice, la cui adozione è preceduta da una fase di consultazione e partecipazione ampia,
d’intesa con l’Ufficio Procedimenti Disciplinari, acquisito il parere obbligatorio dell’OIV, sarà
unico per il personale dell'Amministrazione regionale.
Il codice di comportamento costituisce una tra le principali misure di attuazione delle strategie
di prevenzione della corruzione a livello decentrato, contenendo norme che regolano in senso
eticamente corretto il comportamento dei dipendenti e l’azione amministrativa.
In tal senso, deve considerarsi un elemento essenziale del presente piano.
Di conseguenza, l’osservanza del Codice di comportamento regionale dovrà essere prevista
quale condizione negli schemi-tipo di ogni incarico, contratto, bando, per i collaboratori esterni
a qualsiasi titolo, per i titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione
dell’autorità politica, per i collaboratori delle ditte fornitrici di beni o servizi od opere a favore
dell’amministrazione.
In caso di violazione degli obblighi derivanti dal Codice stesso dovrà essere prevista la
risoluzione o la decadenza dal rapporto.
A conclusione degli approfondimenti in corso con le strutture competenti in materia di acquisizione
di beni, servizi e lavori si provvederà alla comunicazione degli indirizzi operativi relativi.
Il Responsabile della prevenzione della corruzione, altresì, oltre alla pubblicazione del Codice di
comportamento sul sito istituzionale della Regione Calabria, curerà la diffusione della conoscenza
del Codice, mediante periodici corsi di formazione rivolti a tutto il personale, diretti anche a
verificare il grado di conoscenza delle norme del Codice stesso.
Il RPC verificherà annualmente lo stato di applicazione del Codice attraverso l'ufficio procedimenti
disciplinari le cui competenze saranno integrate di conseguenza (ad esempio, verranno rilevati il
numero e il tipo delle violazioni del Codice accertate nonché le aree in cui si sia concentrato il più
alto tasso di violazioni).
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Infine, il Responsabile per la prevenzione della corruzione provvederà al monitoraggio annuale
dello stato di attuazione del Codice, comunicandone i risultati all’ANAC e procedendo alla relativa
valutazione anche ai fini dell'aggiornamento del presente piano.
Ai fini dello svolgimento delle attività sopra-citate, l'ufficio procedimenti disciplinari collaborerà
con il Responsabile della prevenzione.
4.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Ufficio Procedimenti Disciplinari ( in appresso denominato UPD)
5.Rotazione del personale
Secondo il PNA, le pubbliche amministrazioni sono tenute ad adottare adeguati criteri per realizzare
la rotazione del personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità (ivi compresi
responsabili del procedimento), addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione.
Ai sensi dell’art. 1 comma 10, lett. b) della Legge n.190/2012, il Responsabile della prevenzione
della corruzione, procede alla verifica, d’intesa con il dirigente competente, dell’effettiva rotazione
degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il
rischio che siano commessi reati di corruzione.
L’attuazione della misura richiede la preventiva identificazione dei servizi che svolgono attività a
più elevato il rischio di corruzione.
Il provvedimento che dispone i criteri e le modalità per la rotazione del personale deve essere
preceduto da adeguata informazione alle organizzazioni sindacali rappresentative e deve comunque
garantire la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa.
Ai sensi della lett. b) del comma 10 dell’art. 1 legge 190/2012, il RPC verifica, entro il 30 aprile di
ogni anno, d’intesa con il dirigente competente, l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici a più
elevato rischio corruzione. La Regione Calabria, con proprio atto deliberativo, definirà i criteri di
rotazione delle figure di vertice delle aree a rischio: gli incarichi debbono essere comunque portati a
termine, salvo motivato atto di rotazione prima della data di scadenza indicata nei contratti
individuali. I criteri sono definiti previa informativa sindacale. Al fine di garantire una rotazione dei
dirigenti ponderata nelle funzioni e nelle esperienze maturate da ciascun dirigente, deve essere
comunque assicurata la formazione del personale e promossa la mobilità anche temporanea per
favorire la rotazione, garantendo comunque la continuità amministrativa. Per quanto riguarda in
particolare il personale dirigenziale, la rotazione integra, altresì, i criteri di conferimento degli
incarichi dirigenziali, ma può essere attuata solo alla scadenza dell’incarico. L’art. 16, comma 1,
lett. l-quater del Dlgs. n.165/2001 prevede che la rotazione sia disposta dai dirigenti con
provvedimento motivato nel caso di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di
natura corruttiva.
Altresì deve essere agevolato il monitoraggio finalizzato alla tutela preventiva di cui all’art. 16
comma 1 lett. 1 quater TU 165/2001 (“provvedono al monitoraggio delle attivita’ nell’ambito delle
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quali e’ piu’ elevato il rischio corruzione svolte nell’ufficio a cui sono preposti, disponendo, con
provvedimento motivato, la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o
disciplinari per condotte di natura corruttiva”).
Qualora, per motivi organizzativi o in relazione ad attività non fungibili perchè altamente
specializzate, non fosse possibile applicare la misura della rotazione per il personale dirigenziale, la
misura si applica al personale non dirigenziale, ed innanzitutto ai responsabili di procedimento.
Ove le condizioni organizzative dell’ente non consentono l’applicazione della misura, l’ente stesso
ne deve dare conto nel PTPC con adeguata motivazione.
Il personale sarà coinvolto in corsi di formazione diretti a creare competenze di carattere trasversale
che possano poi essere utilizzate in una pluralità di settori.
Nella Regione Calabria gli incarichi dirigenziali di settore (comprese le U.O.A.) sono n. 59 e quelli
di servizio sono n. 119, con durata triennale.
5.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- Dipartimento “ Organizzazione e Personale”
- RPC
6. Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse
Il conflitto di interessi è la situazione in cui un interesse secondario (privato o personale)
interferisce, ovvero potrebbe tendenzialmente interferire con l’abilità di un funzionario pubblico ad
agire in conformità con i suoi doveri e responsabilità (interesse primario).
I collaboratori devono astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività, anche istruttorie,
allorquando si trovino nelle situazioni di “conflitto di interesse” descritte all’articolo 6 e all’articolo
7 del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR n.62/2013).
Per i dirigenti si fa riferimento anche all’articolo 13 del Codice.
La segnalazione del conflitto deve essere indirizzata al dirigente, ma qualora il conflitto riguardi il
dirigente stesso, sarà il Responsabile della prevenzione che procederà alla valutazione delle
iniziative da assumere.
In tal senso, l’art. 1, comma 41, della legge n. 190 (introducendo l'art. 6 bis nella legge n. 241 del
1990, rubricato "Conflitto di interessi"), stabilisce che "Il responsabile del procedimento e i titolari
degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il
provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione
di conflitto, anche potenziale".
L’attuazione di questa misura avviene in raccordo con il RPC
Allo scopo di attuare tale normativa, la Regione Calabria ha già adottato il regolamento n.7/2013
In raccordo con il Dipartimento Controlli, saranno promosse adeguate iniziative di formazione, per
dare conoscenza al personale della Regione Calabria dell’obbligo di astensione, delle conseguenze
che scaturiscono dalla sua violazione e dei comportamenti da seguire nel caso ricorra tale conflitto.
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In sede di prima applicazione della normativa anticorruzione è stato richiesto a tutti i collaboratori
anche delle strutture di diretta collaborazione politica di presentare apposita autocertificazione circa
le situazioni di possibile conflitto di interessi ai sensi del DPR 62/2013.
A tutti i dirigenti della Regione Calabria è stata richiesta apposita autocertificazione circa le
situazioni di possibile conflitto di interesse ai sensi del DPR 62/2013 e autocertificazione su
possibili situazioni di inconferibilità/incompatibilità ai sensi del dlgs 39/2013.
L’autocertificazione per evidenziare possibili conflitti di interesse di cui al DPR 62/2013 è stata
richiesta anche rispetto agli incarichi professionali in attuazione dell’art. 53 comma 14 del dlgs
165/2001 (obbligo di pubblicazione da parte della P.A. per i propri consulenti dell’attestazione
dell’avvenuta verifica dell’insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interesse).
Considerato poi che l’art. 15, comma 1, del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33, richiede, oltre alla
pubblicazione del curriculum vitae del consulente o collaboratore, anche quella dei “dati relativi
allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati
dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali, si è ritenuto che la
prescrizione di cui sopra debba essere interpretata alla luce di quanto richiesto in materia di
inconferibilità e incompatibilità di cui al D.Lgs. n. 39 del 2013 e agli indirizzi regionali in materia e
si è inserita esplicita voce in tal senso nella modulistica predisposta per l’autocertificazione.
I criteri e le procedure per i controlli sulle autocertificazioni saranno definite dal RPC con apposito
atto, e saranno effettuate a campione. I controlli sulle autocertificazioni saranno a cura del RPC, e
verranno effettuati entro maggio 2014. Nel 2015 e nel 2016 verranno svolti una volta all’anno.
6.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
7.Conferimento e autorizzazione di incarichi
Gli incarichi vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono indicati dall' art. 53 del
D.lgs. n.165/2001 (come modificato dalla Legge n.190/2012) all’articolo 3 bis, che ha, a tal fine,
imposto tali prescrizioni siano individuate con appositi regolamenti, emanati ai sensi dell’art. 17,
comma 2, della legge n.400/88, secondo criteri differenziati in rapporto alle diverse qualifiche e
ruoli professionali.
“In ogni caso, il conferimento operato direttamente dall'amministrazione, nonché l'autorizzazione
all'esercizio di incarichi che provengano da amministrazione pubblica diversa da quella di
appartenenza, ovvero da società o persone fisiche, che svolgano attività d'impresa o commerciale,
sono disposti dai rispettivi organi competenti secondo criteri oggettivi e predeterminati, che
tengano conto della specifica professionalità, tali da escludere casi di incompatibilità, sia di diritto
che di fatto, nell'interesse del buon andamento della pubblica amministrazione o situazioni di
conflitto, anche potenziale, di interessi, che pregiudichino l'esercizio imparziale delle funzioni
attribuite al dipendente”, comma 5, art. 53 (come modificato dalla Legge n.190/2012).
Inoltre, le amministrazioni pubbliche che conferiscono o autorizzano incarichi, anche a titolo
gratuito, ai propri dipendenti devono comunicare in via telematica, nel termine di quindici giorni,
al Dipartimento della Funzione Pubblica gli incarichi agli stessi conferiti o autorizzati, con
l'indicazione dell'oggetto dell'incarico e del compenso lordo, ove previsto (co.5).
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Per la Regione Calabria i criteri per il conferimento o l’autorizzazione all’esercizio di incarichi sono
già stati adottati con Regolamento n. 7/13.
Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata
dal Dipartimento Personale il quale per il tramite del settore Giuridico provvederà a comunicare al
RPC la mancanza dei presupposti per l’autorizzazione.
7.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento “Organizzazione e Personale”
8.Inconferibilità per incarichi dirigenziali. Conferimento di incarichi dirigenziali in caso di
particolari attività o incarichi precedenti
Il P.N.A. prevede che le pubbliche amministrazioni sono tenute a verificare all’atto del
conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dai Capi III e IV del d.lgs. n.
39 del 2013, la sussistenza di eventuali condizioni ostative in capo ai dipendenti e/o soggetti cui
l’organo di indirizzo politico intende conferire incarico.
In particolare, i Capi III e IV del decreto individuano due ipotesi di inconferibilità degli incarichi:

incarichi a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle pubbliche
amministrazioni;

incarichi a soggetti che sono stati componenti di organi di indirizzo politico.
L’accertamento avviene mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei
termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. n.445 del 2000, pubblicata sul sito
dell’amministrazione o dell’ente pubblico o privato conferente (art. 20 d.lgs. n. 39 del 2013).
L’amministrazione si astiene dal conferire l’incarico e provvede a conferirlo ad un altro soggetto, se
all’esito della verifica risulta la sussistenza di una o più condizioni ostative.
L’incarico è nullo e si applicano le sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto, qualora non
siano osservate le prescrizioni di inconferibilità, di cui all’art. 17 del d.lgs. 39.
L'accertata inconferibilità non può essere oggetto di sanatoria. Laddove le cause di inconferibilità,
pur esistenti ab origine, non fossero note all’amministrazione e si appalesassero nel corso del
rapporto, il responsabile della prevenzione è tenuto ad effettuare la contestazione all’interessato, il
quale, previo contraddittorio, deve essere rimosso dall’incarico.
Il Responsabile contesta all’interessato l’esistenza o l’insorgenza delle situazioni di inconferibilità
o incompatibilità di cui al medesimo decreto.
Al RPC spettano le funzioni di vigilanza di cui all’articolo 15 del d. lgs. 39/2013.
Il PNA prevede l’adozione di direttive interne:
° affinchè le condizioni ostative al conferimento siano inserite negli interpelli per l’attribuzione
degli incarichi;
° affinchè all’atto del conferimento dell’incarico venga resa dai soggetti interessati la dichiarazione
di insussistenza delle cause di inconferibilità.
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Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata
dal Dipartimento Personale il quale per il tramite del settore Giuridico provvederà a comunicare al
RPC la mancanza di certificazioni o situazioni di incompatibilità o inconferibilità.
In materia di inconferibilità e incompatibilità la Regione Calabria ha adottato la circolare n. 370934
del 27/11/2013.
Per l’aggiornamento sulla attuazione di questa misura si veda anche “Obbligo di astensione in
caso di conflitto di interesse”.
8.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento “Organizzazione e Personale”
9 Incompatibilità per particolari posizioni dirigenziali
Il P.N.A. prevede che le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001
sono tenute a verificare la sussistenza di eventuali situazioni di incompatibilità.
L’incompatibilità, e quindi l’inconferibilità dell’incarico sussiste laddove il dirigente deve essere
incaricato della direzione di una struttura regionale che per compito istituzionale affidato da norma
di legge, regolamento o atto amministrativo esercita funzioni di vigilanza e/o controllo sull’ente di
diritto privato regolato o finanziato dalla Regione. Ove tali funzioni di vigilanza e/o controllo siano
affidate genericamente al Dipartimento l’incompatibilità è da ascrivere solo a dirigente apicale.
Il controllo deve essere effettuato:

all’atto del conferimento dell’incarico;

annualmente e su richiesta nel corso del rapporto.
L’interessato deve presentare annualmente una dichiarazione sull’insussistenza di cause di
incompatibilità, pubblicata sul sito della pubblica amministrazione (art. 20 d.lgs 39/2013).
Se la situazione di incompatibilità emerge al momento del conferimento dell’incarico, la stessa deve
essere rimossa prima del conferimento. Se la situazione di incompatibilità emerge nel corso del
rapporto, il RPC contesta la circostanza all’interessato; la causa deve essere rimossa entro 15 giorni
pena la decadenza dall’incarico e la risoluzione del contratto di lavoro autonomo o subordinato (art.
19 d.lgs. n. 39).
Il PNA prevede l’adozione di direttive interne:
° affinchè siano inserite espressamente le cause di incompatibilità negli interpelli per l’attribuzione
degli incarichi;
° affinchè all’atto del conferimento dell’incarico e nel corso del rapporto i soggetti interessati
rendano la dichiarazione di insussistenza delle cause di incompatibilità .
Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata
dal Dipartimento Personale
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9.1Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento “Organizzazione e Personale”
10 Attività successive alla cessazione dal servizio.
La l. n. 190/2012 ha introdotto, nell’ambito dell’art. 53 del d.lgs. n. 165/2001, il comma 16 ter, che
stabilisce che “i dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi
o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, non possono
svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività
lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica
amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri”.
Tale previsione è stata inserita allo scopo di contenere il rischio di situazioni di corruzione connesse
all’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro.
Nel caso in cui vengano conclusi contratti e conferiti incarichi in violazione di tale disposizione gli
stessi saranno ritenuti nulli; è, altresì, fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o
conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni, con obbligo di
restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti.
I “dipendenti” interessati sono coloro che per il ruolo e la posizione ricoperti nell’amministrazione
hanno avuto il potere di incidere in maniera determinante sulla decisione oggetto dell’atto e, quindi,
coloro che hanno esercitato la potestà o il potere negoziale con riguardo allo specifico procedimento
o procedura (dirigenti, funzionari titolari di funzioni dirigenziali, responsabile del procedimento nel
caso previsto dall’art. 125, commi 8 e 11, del d.lgs. n. 163 del 2006).
Lo stesso P.N.A. chiarisce che i predetti soggetti nel triennio successivo alla cessazione del rapporto
con l’amministrazione, qualunque sia la causa di cessazione (e quindi anche in caso di collocamento
in quiescenza per raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione), non possano avere alcun
rapporto di lavoro autonomo o subordinato con i soggetti privati che sono stati destinatari di
provvedimenti, contratti o accordi.
A tal fine, la P.A. Interessata, ai sensi di quanto previsto dal P.N.C., dovrà dotarsi di direttive
interne allo scopo di:

inserire nei contratti di assunzione del personale la clausola che prevede il divieto di prestare
attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i tre anni
successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti adottati
o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente;
inserire nei bandi di gara o negli atti prodromici agli affidamenti, anche mediante procedura
negoziata, la condizione soggettiva di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo
e comunque di non aver attribuito incarichi ad ex dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi
o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni nei loro confronti per il triennio successivo
alla cessazione del rapporto; in questo caso viene disposta l’esclusione dalle procedure di
affidamento nei confronti dei soggetti per i quali sia emersa tale situazione.

prescrivere l’esclusione dalle procedure di affidamento nei confronti dei soggetti per i quali
sia emersa la situazione di cui al punto precedente;
Pagina 27 di 46

agire giudizialmente per ottenere il risarcimento del danno nei confronti degli ex dipendenti
per i quali sia emersa la violazione dei divieti contenuti nell’art. 53, comma 16 ter, d.lgs. n.
165 del 2001. La Regione Calabria agirà in giudizio per ottenere il risarcimento del danno,
nella misura pari agli emolumenti liquidati complessivamente, ivi compreso la liquidazione
dell’indennità di risultato nei confronti di ex dipendenti per i quali sia emersa la violazione
dei divieti contenuti nell’art. 53 comma 16 ter del d.lvo n. 165 del 2001.
La norma sarà applicata, oltre che nel caso di acquisizione di beni, servizi e affidamento lavori,
anche in relazione all’affidamento di incarichi professionali (es. collaborazioni con studi
professionali) richiedendo esplicita dichiarazione in tal senso, ossia di aver rispettato l’obbligo di
non affidare incarichi o lavori retribuiti a dipendenti della Regione, che avevano esercitato i propri
poteri autoritativi o negoziali nei loro confronti, entro tre anni dalla cessazione dal servizio presso la
Regione di questi dipendenti.
L’attuazione di questa misura è curata dal Dipartimento Personale, Personale il quale per il tramite
del settore Giuridico ed Economico provvederà a comunicare al RPC eventuali inosservanze.
10.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento “Organizzazione e Personale”
11.Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici e conferimento di incarichi in caso di
condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione
Nell’ambito del d.lgs. n. 165/2001, l’art. 35 bis, inserito dalla legge 190, pone delle condizioni
ostative alla partecipazione nelle commissioni di concorso o di gara e per lo svolgimento di funzioni
direttive in riferimento agli uffici considerati a più elevato rischio di corruzione.
La norma in particolare prevede che i dipendenti e i dirigenti che sono stati condannati, anche con
sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del
codice penale:
a) non possono far parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l'accesso o la
selezione a pubblici impieghi;
b) non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle
risorse finanziarie, all'acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o
all'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi
economici a soggetti pubblici e privati;
c) non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per l'affidamento di lavori,
forniture e servizi, per la concessione o l'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili
finanziari, nonché per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere.
Inoltre, il d.lgs. n. 39 del 2013 , art. 3, prevede un’apposita disciplina riferita alle inconferibilità di
incarichi dirigenziali e assimilati in caso di condanna, anche con sentenza non passata in giudicato,
per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale.
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In tal senso, ai fini dell’applicazione della normativa citata e alla luce delle previsioni del P.N.A.,, le
pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. 165/2001 devono verificare la
sussistenza di eventuali precedenti penali a carico dei dipendenti e/o dei soggetti cui intendono
conferire incarichi nelle seguenti circostanze:

all’atto della formazione delle commissioni per l’affidamento di commesse o di
commissioni di concorso;

all’atto del conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dall’art. 3
del d.lgs. n. 39/2013;

all’atto dell’assegnazione di dipendenti dell’area direttiva agli uffici che presentano le
caratteristiche indicate dall’art. 35 bis del d.lgs. n. 165/2001;

all’entrata in vigore dei citati artt. 3 e 35 bis con riferimento agli incarichi già conferiti e al
personale già assegnato.
L’accertamento sui precedenti penali avviene mediante acquisizione d’ufficio ovvero mediante
dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art.
46 del DPR n. 445 del 2000 (art. 20 d.lgs n. 39 del 2013).
L’amministrazione si astiene dal conferire l’incarico o dall’effettuare l’assegnazione qualora
all’esito della verifica risultino, a carico del personale interessato, precedenti penali per delitti
contro la pubblica amministrazione, applicando in tal caso le misure previste dall’art. 3 del d.lgs. n.
39/2013 e provvedendo a conferire l’incarico o a disporre l’assegnazione nei confronti di altro
soggetto.
In caso di violazione delle previsioni di inconferibilità, l’incarico è nullo, ai sensi dell’art. 17 del
d.lgs. 39/2013 e si applicano le sanzioni di cui al successivo articolo 18.
Il PNA prevede l’adozione di direttive interne da parte della P.A. interessata affinché:

siano effettuati controlli sui precedenti penali e per le determinazioni conseguenti in caso di
esito positivo;

negli interpelli siano inserite espressamente le condizioni ostative al conferimento per
l’attribuzione degli incarichi;

siano adottati gli atti necessari per adeguare i propri regolamenti sulla formazione delle
commissioni per l’affidamento di commesse o di concorso.
L’attuazione di questa misura avviene in raccordo con il RPC della Giunta entro maggio 2014.
Per coloro che sono preposti alla gestione delle risorse finanziarie nonchè all’acquisizione di beni,
servizi e forniture e al personale preposto alla concessione o erogazione di sovvenzioni, contributi,
sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati deve
essere richiesta apposita autocertificazione ex art. 35 bis dlgs 165/2001, da consegnare entro il
10/02/ 2014.
Ai dirigenti deve essere richiesta esplicita autocertificazione ai sensi dell’articolo 3 del Dlgs.
n.39/2013.
Il Dipartimento Personale negli avvisi di mobilità esterna o interna finalizzati a ricoprire posizioni
lavorative, anche non dirigenziali, in “area a rischio”, deve richiedere ai candidati, anche
nell’ambito della domanda e a condizione di inammissibilità della stessa, la dichiarazione circa
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l’insussistenza di condanne per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice
penale. Ogni assegnazione in “area a rischio” presuppone sempre una previa verifica in tal senso.
La mancata presentazione delle dichiarazioni necessarie, in tutti i casi sopra indicati, costituisce
causa di improcedibilità, la cui inosservanza può comportare responsabilità anche disciplinare a
carico del dirigente o funzionario responsabile del procedimento.
I controlli sulle autocertificazioni saranno a cura del RPC e verranno effettuati entro maggio 2014.
Nel 2015 e nel 2016 avverranno almeno una volta all’anno.
Nel rispetto delle funzioni di vigilanza e di indirizzo del RPC, l’attuazione di questa misura è curata
dal Dipartimento Personale
11.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento “Organizzazione e Personale”
12. Tutela del dipendente pubblico che segnala gli illeciti
La legge 190/2012 introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano la figura del
whistleblower, inserendo, dopo l’art. 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l’art. 54 bis
(Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti).
La legge 190/2012, all'art. I, co. 51, ha così previsto a favore di tutti i pubblici dipendenti la
facoltà/libertà di denunciare comportamenti illeciti adottati nell'ambito della pubblica
amministrazione e di cui siano venuti a conoscenza, riconoscendo agli stessi adeguata tutela rispetto
ad eventuali soprusi sul luogo di lavoro che potrebbero verificarsi in seguito a tale adempimento.
Al fine di rendere effettiva e concreta la tutela così introdotta, devono, anzitutto, essere previsti
obblighi di riservatezza, da garantire attraverso:

la previsione di canali differenziati e riservati per ricevere le segnalazioni, la cui gestione
deve essere affidata a un ristrettissimo nucleo di persone (2/3);

l'individuazione di codici sostitutivi per identificare il denunciante nonché la
predisposizione di modelli che permettano di acquisire le informazioni utili per individuare gli
autori della condotta illecita e le circostanze del fatto.
Salve le comunicazioni che per legge o in base al P.N.A. debbano essere effettuate, gli obblighi di
riservatezza gravano su tutti coloro che ricevano o vengano a conoscenza della segnalazione o che,
successivamente, siano coinvolti nel processo di gestione della segnalazione.
Può essere valutata con il servizio sistemi informativi, informatici e innovazione, nei limiti delle
risorse disponibili, la realizzazione di un sistema informatico di segnalazione al fine di:

indirizzare la segnalazione al destinatario competente, assicurando l'anonimato del
segnalante;

concedere l'identificazione del denunciante (nel caso di segnalazione non anonima) solo in
caso di necessità, ossia in presenza delle situazioni legali che rendono indispensabile disvelare
l’identità per rispettare il principio del contraddittorio.
Inoltre, affinché la tutela dei denuncianti sia supportata anche da un’efficace attività di
sensibilizzazione, comunicazione e formazione sui diritti e gli obblighi relativi alla divulgazione
delle azioni illecite, occorre che la Regione Calabria posti sul portale del proprio sito web gli avvisi
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che chiariscano ai dipendenti l’importanza dello strumento e il loro diritto ad essere tutelati nel caso
di segnalazione di azioni illecite, nonché i risultati dell’azione cui la procedura di tutela del
whistleblower ha condotto.
Al fine di colmare eventuali lacune riscontrate, la procedura così individuata potrà essere sottoposta
a revisione periodica.
Le segnalazioni vanno dovranno essere indirizzate al proprio dirigente responsabile di struttura
oppure al responsabile della prevenzione e/o all’UPD.
L’attuazione di questa misura è curata direttamente dal Responsabile per la prevenzione della
corruzione.
12.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- UPD
13 Formazione del personale – Procedure per selezionare e formare i dipendenti ex art. 1
comma 8 l. 190
Ai sensi dell’art. 1, comma 8, della legge n. 190 del 2012, “il responsabile della prevenzione della
corruzione, entro il 28 febbraio di ogni anno, definisce procedure appropriate per selezionare e
formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione.
Lo stesso responsabile (comma 10) provvede anche ad individuare il personale da inserire nei
programmi di formazione di cui al comma 11, nel rispetto di quanto previsto per la Scuola superiore
della pubblica amministrazione (ora Scuola nazionale dell'amministrazione (SNA) ex art. 1, D.P.R.
16 aprile 2013, n. 70)”.
Alla luce dei risultati della individuazione dei procedimenti a rischio nei diversi servizi della
Regione Calabria nonchè su indicazione dei responsabili dei servizi interessati, saranno individuati i
nominativi del personale da inserire nei programmi di formazione.
Le funzioni ed i compiti del Responsabile della prevenzione, di cui sopra, sono ribaditi e specificati
dalla Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 1 del 2013.
I fabbisogni formativi saranno individuati dal responsabile della prevenzione in raccordo con i
Direttori generali dei singoli Dipartimenti e le attività formative realizzate su iniziativa del RPC e
comunicate per conoscenza al Dirigente del Settore Sviluppo Risorse Umane, saranno programmate
su due livelli:

livello generale, rivolto a tutti i dipendenti e riguardante le tematiche dell’etica e della
legalità, ed, in particolare, il contenuto del Codice disciplinare e di comportamento, nonché
l’aggiornamento delle competenze;

livello specifico, rivolto al responsabile della prevenzione, ai referenti, ai componenti degli
organismi di controllo, ai dirigenti e funzionari addetti alle aree a rischio e riguardante le politiche, i
programmi e i vari strumenti utilizzati per la prevenzione del rischio corruzione e tematiche
settoriali, in relazione al ruolo svolto da ciascun soggetto nell’amministrazione.( art.1, co.8, legge
190/2012). Il Piano Formativo 2012-2013 è stato adottato con Delibera n. 285/2012.
Nello stabilire i criteri di selezione del personale saranno presi in considerazione i risultati della
valutazione del rischio. I nominativi selezionati e i relativi percorsi formativi individuati, con
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adeguata motivazione, saranno soggetti a pubblicazione sul sito web della Regione Calabria. e
comunicate agli interessati a cura della segreteria organizzativa del RPC.
Per l’anno 2014 su iniziativa del RPC e comunicate per conoscenza al Dirigente del Settore
Sviluppo Risorse Umane, si garantirà la formazione attraverso il personale interno(formazione in
house). Tutte le iniziative di formazione, soggette ad un costante monitoraggio, dovranno avvalersi,
inoltre, dell'apporto che potrà, al riguardo, essere fornito dal personale interno all’amministrazione
(formazione in house).
Il PNA prevede inoltre l’organizzazione di focus group sui temi dell’etica e della legalità (che
possono anche essere realizzati all’interno dei percorsi formativi) nonchè forme di tutoraggio per
l’avvio al lavoro in nuovi settori lavorativi.
13.1Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
14. Patti di integrità negli affidamenti
I competenti uffici dell'Amministrazione procederanno alla predisposizione di patti di integrità per
l’affidamento delle procedure di acquisizione di beni e servizi. Provvederanno, altresì,
all’inserimento negli avvisi di gara e nelle lettere di invito della clausola di salvaguardia che il
mancato rispetto del patto di integrità dà luogo all’esclusione dalla gara e alla risoluzione del
contratto. Ciò ai sensi dell’art. 1, c. 17 della Legge 190/2012, che stabilisce che le stazioni
appaltanti possano prevedere negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto
delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisce causa di
esclusione dalla gara.
I dirigenti interessati dovranno informare il RPC dell’attuazione della prescrizione in argomento
entro il mese di ottobre 2014 e successivamente entro maggio e ottobre di ogni anno.
14.1Soggetti competenti all’adozione della misura
-RPC
-Dirigenti interessati
15. Azione di sensibilizzazione e rapporto con la società civile
Al fine di garantire e promuovere la partecipazione attiva della società civile la Regione Calabria,
nell'intento di ottenere la raccolta di eventuali segnalazioni, contributi e irregolarità, pubblica il
proprio PTPC sul sito istituzionale e predispone una casella di posta elettronica specifica”
[email protected]”, comunicata nel sito istituzionale.
Di tali contributi deve tenersi conto in sede di aggiornamento del Piano.
In tema di corruzione, infatti, la Convenzione delle Nazioni Unite vincola gli Stati ad elaborare e
applicare, in ossequio ai principi fondamentali del proprio sistema giuridico, politiche di
prevenzione della corruzione:
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-favorendo la partecipazione della società
-adottando misure appropriate per la partecipazione attiva, nella prevenzione della corruzione e
nella lotta contro tale fenomeno, di persone e di gruppi non appartenenti al settore pubblico, (società
civile, organizzazioni non governative e comunità di persone con attività di sensibilizzazione della
cittadinanza e di promozione della cultura della legalità
- assicurando un facile accesso del pubblico agli organi di prevenzione della corruzione per la
segnalazione, anche in forma anonima, di eventuali episodi di corruzione
15.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento Controlli
16. Monitoraggio dei tempi procedimentali
La Regione impone ai Dirigenti interessati di individuare i termini per la conclusione dei
procedimenti di competenza e di provvedere al monitoraggio periodico del loro rispetto con la
compilazione di un apposito report, secondo quanto previsto dell’art. 1, c. 9, lett. d) della Legge
190/2012. Ai sensi di tale norma, infatti, il PTPC risponde, tra le altre, all’esigenza di monitorare il
rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti.
Al fine di consentire una più efficace interazione con l’ente e laddove tale attività venga espletata
con cadenza periodica sarà possibile ottenere la tempestiva eliminazione di eventuali anomalie e, al
contempo, l’immediata visione al cittadino dell’iter procedimentale.
Il Responsabile di ogni struttura invia al Responsabile della Prevenzione della Corruzione il report
dei termini di conclusione dei procedimenti di competenza. Con tale adempimento il Responsabile
della Prevenzione della Corruzione verificherà così che i Responsabili delle strutture provvedano
periodicamente al monitoraggio del rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti.
Si provvederà alla pubblicazione sul sito istituzionale delle risultanze del monitoraggio dei tempi
procedimentali.
Questa misura è attuata entro il mese di maggio 2014.
16.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Responsabile della trasparenza
- Dipartimenti interessati
17. Monitoraggio dei rapporti amministrazione/soggetti esterni
Il PTPC prevede il monitoraggio dei rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa
stipulino contratti o siano interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di
vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o
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affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i
dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione, ai sensi dell’art. 1, c. 9, lett. e) della Legge 190/2012,.
I dirigenti interessati sono tenuti a verificare e monitorare tale l’adempimento.
Gli esiti di detta verifica e i risultati dei controlli effettuati saranno comunicati al RPC entro il mese
di maggio e il mese di ottobre di ogni anno.
17.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimenti interessati
ULTERIORI MISURE DI PREVENZIONE
18. Regolamenti della Giunta Regionale
Dalla mappatura dei processi a rischio corruzione è emerso che alcuni contributi erogati afferiscono
a regolamenti molto datati.
Con il presente Piano si propone a cura dei Dipartimenti interessati, di valutare una revisione dei
regolamenti regionali antecedenti al 2010 che regolano la concessione di contributi, nel rispetto
della normativa vigente in materia, nonché dei seguenti parametri:
-l’individuazione certa dei criteri di concessione dei contributi;
-la previsione della formazione di apposite commissioni per la valutazione delle istanze presentate;
-la formulazione di appositi modelli di partecipazione con indicazione espressa della
documentazione da presentare a corredo dell’istanza;
-l’indicazione della tempistica con particolare riferimento ad eventuali scadenze per la
presentazione delle istanze.
18.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- Responsabile per la trasparenza
- RPC
- Dipartimenti interessati
- Ufficio Legislativo
- Segreteria Giunta regionale
- Stakeholder
19. Controlli a campione
I controlli a campione, ai fini della regolarità amministrativa sono disciplinati dall’art. 9 della
legge regionale n. 3/2012 e sono di competenza della segreteria della giunta regionale e sono
effettuati prima della repertori azione dei relativi decreti dirigenziali.
Pagina 34 di 46
L’Amministrazione regionale attiva quindi un sistema di controllo interno di regolarità
amministrativa, finalizzato anche a contribuire a rendere omogenei i comportamenti spesso
difformi tra le diverse strutture dell’ente nella redazione degli atti ed a migliorarne la qualità. Il
predetto controllo è disciplinato da apposita circolare.
Il controllo successivo di regolarità amministrativa, posto sotto l’OIV, è volto a verificare ex
post la correttezza e la regolarità dell’azione amministrativa. Tale controllo si esplica:
- attraverso il confronto di atti già emanati rispetto a schemi predefiniti di atto amministrativo
tipo;
- attraverso check list di controllo sugli aspetti di maggiore criticità, seppure potenziale, al fine
di rilevarne eventuali scostamenti.
Sono sottoposti al controllo successivo di regolarità amministrativa i decreti di impegno di
spesa, i decreti di aggiudicazione definitiva con i relativi schemi di contratti allegati e gli atti
dirigenziali ritenuti particolarmente significativi.
Gli atti sottoposti al controllo successivo sono scelti secondo una selezione casuale (sorteggio),
effettuata con motivate tecniche di campionamento.
La Giunta Regionale approva entro il 31 marzo di ciascun anno il Piano - controlli, nel quale
sono individuati le tipologie di atti da sottoporre al controllo e le relative percentuali di
campionamento.
19.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento Controlli
20. Distinzione ruolo responsabile del procedimento e dirigente preposto all’atto finale
Il capo II (articoli 4 – 6) della legge n. 241 del 1990 regolamenta la figura del responsabile del
procedimento, a cui affida la gestione del procedimento amministrativo.
I compiti che gli sono attribuiti sono indicati dall’articolo 6 della citata legge n. 241: iniziativa
ed impulso; avvisi e comunicazioni; verifica, formazione e acquisizione di fatti, atti ed
interessi; eventuale adozione del provvedimento finale. Si tratta, in sostanza, di compiti di
impulso, di direzione e di coordinamento dell’istruttoria procedimentale e, solo in via
eventuale, di decisione.
La materia del responsabile del procedimento è stata interessata dal d.lgs. n. 29 del 1993,
successivamente novellato dal d. lgs. n. 80 del 1998 e poi recepito dal d.lgs. n. 165 del 2001.
Per quanto riguarda la individuazione del responsabile del procedimento, il referente normativo
è costituito dall’articolo 5, comma 1, della richiamata legge n. 241, il quale espressamente
prevede che il dirigente di ciascuna unità organizzativa provvede ad assegnare a sé o ad altro
dipendente addetto all'unità la responsabilità della istruttoria e di ogni altro adempimento
inerente il singolo procedimento nonché, eventualmente, dell'adozione del provvedimento
finale.
Pertanto, il dirigente assume la veste di responsabile di tutti i procedimenti che rientrano nella
competenza funzionale dell’unità organizzativa, dal loro impulso, alla loro conclusione, alle
relative comunicazioni. Può, tuttavia, nominare un funzionario per provvedere alle relative
incombenze, conferendogli la qualifica di responsabile del procedimento, fermo restando che
l’adozione del provvedimento finale è riservata alla sua competenza esclusiva.
Pagina 35 di 46
Quindi, in caso di designazione, da parte del dirigente preposto all’unità organizzativa, del
responsabile del procedimento, su quest’ultimo viene ad incentrarsi ogni incombenza connessa
all’impulso, agli avvisi, all’istruttoria e alla comunicazione del provvedimento finale. Al
proponente è però riservata l’emanazione del provvedimento finale, in quanto è dalla legge
chiamato a rispondere della gestione complessiva della struttura organizzativa.
Il designato responsabile del procedimento non è tuttavia un mero esecutore materiale delle
direttive impartite dal dirigente, in quanto egli è investito di ampia autonomia operativa
tecnico-discrezionale.
Il rapporto che intercorre tra il dirigente e il dipendente è un rapporto di tipo gerarchico, il quale
determina in capo al superiore gerarchico poteri di ingerenza nell’operato del dipendente
subordinato. Il dirigente, infatti, può dettare ordini, direttive e può intervenire in modo diretto
nel corso del procedimento.
Il rapporto che avvince il responsabile del procedimento al dirigente, invece, presenta aspetti
del tutto innovativi rispetto alle tradizionali relazioni interorganiche. La figura del funzionario
responsabile ha determinato una forte attenuazione del principio di gerarchia.
Al dirigente, infatti, spetta il compito di operare la scelta del responsabile. Tuttavia, compiuta
questa, la gestione delle attività procedimentali divengono di competenza del responsabile, che
ne risponde direttamente.
Bisogna, infatti, tenere conto che sull’incaricato della gestione del procedimento incombono
alcune responsabilità. Questo risponde dei danni causati da tutti i ritardi nello svolgimento del
procedimento amministrativo nonché dall’inadempimento degli obblighi previsti dalla legge, di
cui è responsabile non solo sul piano civile o amministrativo, bensì anche su quello penale.
La sovraordinazione gerarchica che di norma connota il rapporto di ufficio fra tali soggetti,
viene svuotata di molte sue prerogative (sostituzione, repressione, ordine) trasformandosi, con
la designazione del responsabile, in un nuovo rapporto di rilevanza esterna, in cui è il designato
che assume poteri di indirizzo e propulsivi, di guida e di coordinamento in ordine a tutti gli atti
della sequenza procedimentale nei confronti dello stesso preponente, il quale conserva solo
poteri di direttiva e di vigilanza sulla corretta evoluzione dell’attività procedimentale .
Tutelare l'autonomia del responsabile del procedimento è essenziale in quanto consente quella
chiara ed inequivocabile imputazione di responsabilità (in positivo ed in negativo) in cui
consiste il vero "valore aggiunto" della riforma dell’attività amministrativa secondo il modello
"privatistico", finalizzato alla trasparenza, efficienza, responsabilità ed efficacia dell’azione.
Essere autonomi vuol dire essenzialmente poter scegliere, sia pure nell'ambito di un quadro di
riferimento rappresentato dalle regole dettate dall'ordinamento, dagli obiettivi contenuti negli
atti di indirizzo e da altri simili vincoli; ma se si può scegliere, se cioè i comportamenti adottati
non sono il frutto di una costrizione bensì di una autodeterminazione, ne consegue
inevitabilmente anche la responsabilità per le scelte compiute. Grazie alla autonomia gestionale
riconosciuta al responsabile del procedimento, è possibile appunto (a differenza di quanto
accade nel modello gerarchico tradizionale) individuare con precisione le responsabilità
dell'attività amministrativa, in quanto distinta dal punto di vista funzionale dall'attività del
responsabile del provvedimento finale.
Il bilanciamento fra il valore dell'unità delle competenze attribuite all’ufficio e quello
dell'autonomia del responsabile del procedimento si realizza grazie alla relativizzazione di
entrambi i poli della dicotomia. Il dirigente non spinge la ricerca dell'unità del sistema fino al
punto di intromettersi nella sfera gestionale del responsabile del procedimento, rispettandone la
piena autonomia in quanto fattore essenziale per un miglior perseguimento dell’attività
procedimentale; a sua volta il responsabile del procedimento non spinge la tutela della propria
autonomia fino al punto da sottrarsi al dovere di collaborare con il responsabile dell’unità
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organizzativa, contribuendo attivamente al realizzarsi della funzione di coordinamento svolta
dal dirigente.
Il ruolo del responsabile, benché espressivo di poteri autonomi anche nei confronti del dirigente
che lo abbia designato, non valgono a sottrarre a quest’ultimo i poteri di direttiva e di controllo
che gli competono in quanto preposto all’unità organizzativa.
Inoltre, il dirigente, qualora riscontri incoerenze, errori o incompletezze nell’attività del
funzionario designato al procedimento, può richiedere interventi correttivi o integrativi e,
infine, può anche sovrapporre una valutazione critica e di opportunità amministrativa a quella
storico-valutativa definita in sede istruttoria.
La ratio della disposizione contenuta nel presente Piano è di migliorare il controllo sugli atti e
sulle procedure in fase preventiva, facendo intervenire sugli stessi più soggetti e non uno
soltanto.
Il dirigente preposto all’adozione dell’atto finale nei procedimenti classificati a rischio
corruzione, deve assicurare la distinzione tra responsabile del procedimento e responsabile
dell’atto finale, nel rispetto della categoria e del profilo professionale posseduti dal personale
incaricato. Ciascun dirigente ha tuttavia facoltà di individuare altre modalità, diverse da quella
sopra indicata, idonee ad assicurare il raggiungimento delle finalità citate. In tutti i casi (non
classificati come a rischio) nei quali non verrà formalizzata la nomina del responsabile del
procedimento, sul sito dovrà essere indicato espressamente il nominativo del dirigente quale
responsabile del procedimento.
Entro il 30 aprile di ciascun anno tutti i settori, devono comunicare al Dirigente del
Dipartimento controlli tutti i casi in cui non risulta coincidente il ruolo tra responsabile del
procedimento e dirigente preposto all’atto finale, con le motivazioni di tale scelta.
20.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimento controlli
- Settori della Giunta Regionale
21.Protocollo di intesa con la Guardia di Finanza
Tale misura è finalizzata alla diffusione di tutti i finanziamenti concessi a privati, associazioni
e fondazioni, nonchè all'implementazione della collaborazione tra i due enti, prevedendo e
disciplinando uno stretto coordinamento istituzionale ed una forte cooperazione, per agevolare
e rendere sinergico lo svolgimento dei rispettivi compiti diretti a realizzare i principi di
giustizia fiscale ed impedire distorsioni delle condizioni di concorrenza del mercato.
Attraverso tale iniziativa, la Regione Calabria intende perseguire buone condizioni di
protezione delle entrate e delle uscite di bilancio regionale e la salvaguardia del regolare
funzionamento e dello sviluppo del sistema economico e sociale regionale.
Oggetto del protocollo:
1) comunicazione da parte della Regione di dati, notizie ed elementi utili per
l’implementazione dei servizi di polizia economica – finanziaria; l’utilizzo di tali dati consente
di orientare l’attività di prevenzione, ricerca e repressione degli illeciti economici e finanziari
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in danno del bilancio regionale, statale e dell’Unione Europea, al fine di rafforzare l’azione di
contrasto all’evasione fiscale, alle frodi e alle violazioni delle leggi finanziaria;
2) segnalazione alla Regione Calabria delle risultanze accertate nel corso dei propri interventi
con riflessi sugli interessi finanziari della Regione Calabria;
3) convocazione di incontri periodici tra le parti per valutare nuove possibilità di raccordo
idonei a conferire ulteriore valore aggiunto all’intesa
La Regione Calabria si impegna a sottoscrivere il protocollo di intesa con la Guardia di
Finanza entro il 30.4.2014.
21.1Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Presidenza Giunta Regionale
- Avvocatura Regionale
- Stakeholder
22. Organizzazione di incontri periodici con la stampa
La Giunta regionale ha attivato in tal senso una buona prassi alla comunicazione delle proprie
iniziative istituzionali attraverso apposite conferenze stampa destinate alla diffusione di tutte le
informazioni che si intendono divulgare. Gli incontri dovranno essere assicurati con cadenza
periodica e su tutte le materie oggetto di attività istituzionale.
22.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Presidenza Giunta Regionale
- Ufficio stampa
- Stakeholder
23.Collaudi (per stati di avanzamento lavori o finali)
Il settore competente di ciascun Dipartimento deve disporre i collaudi previsti dalla legge o da
contratti/convenzioni stipulate con i beneficiari, nel rispetto della normativa vigente in materia.
Il collaudo deve avvenire nell'arco temporale previsto dalla normativa vigente in materia oppure nei
tempi previsti dal contratto/convenzione stipulato/a con il beneficiario, fatti salvi i documenti
necessari allo stesso.
Gli eventuali ritardi nella disposizione dei collaudi, e quindi nel decreto di nomina del/i
collaudatore/i, possono essere segnalati dal beneficiario al Responsabile per la Prevenzione della
corruzione, che entro 5 giorni dalla segnalazione chiederà per iscritto al dirigente del settore e/o al
responsabile del procedimento chiarimenti in merito. Il dirigente del settore competente dovrà
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fornire le motivazioni giustificanti il ritardo entro 5 giorni dalla comunicazione da parte del
responsabile per la prevenzione della corruzione oppure dovrà provvedere all'adempimento
tempestivo della disposizione del collaudo con immediata comunicazione delle risultanze del
collaudo stesso.
A seguito del collaudo, nel caso in cui lo stesso si concluda positivamente, il dirigente del settore
provvede ad emettere apposito decreto dirigenziale di liquidazione delle somme spettanti come da
collaudo, previa verifica amministrativa e relativa istruttoria.
23.1Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dirigenti Dipartimenti
24. Registro cronologico mandati di pagamento
I mandati di pagamento riferibili alla medesima categoria di spesa devono essere effettuati dal
settore competente alla liquidazione in ordine cronologico, rispetto al diritto maturato alla
liquidazione, nel rispetto della relativa istruttoria che deve essere predisposta all’uopo dal
responsabile del procedimento. La liquidazione deve avvenire nei tempi previsti dalla durata del
tempo di liquidazione, indicato nell’apposita area “Trasparenza”. Quando si tratta della stessa
categoria di beneficiari (es. facenti parte dello stesso gruppo di liquidazioni provenienti dal
medesimo decreto di concessione del beneficio), il dirigente di settore deve rispettare, pena
sanzione disciplinare, la cronologia nei pagamenti, specie in prossimità del patto di stabilità.
Il beneficiario deve essere informato in merito all’iter di liquidazione, nonché deve essere indicato
quale destinatario, “per conoscenza” nella lettera di trasmissione alla Ragioneria Generale, avente
ad oggetto la distinta di liquidazione.
Il beneficiario può segnalare eventuali ritardi nella trasmissione del suddetto atto al responsabile per
la prevenzione della corruzione, che svolgerà apposita indagine conoscitiva.
Il Dirigente dovrà relazionare in merito, con le motivazioni circa le cause del ritardato pagamento.
I mandati di pagamento devono essere liquidati seguendo l’ordine cronologico dell’arrivo presso la
Ragioneria Generale dell’atto che ne dispone la liquidazione, eccezion fatta per le somme destinate
al pagamento delle retribuzioni al personale dipendente e dei conseguenti oneri previdenziali, al
pagamento delle rate di mutui e di prestiti obbligazionari e all’espletamento dei servizi
indispensabili.
Per quanto riguarda l’emissione di mandati di pagamento, si applica esclusivamente il criterio
cronologico e non può esistere alcuna discrezionalità da parte dell’Amministrazione. Il mancato
rispetto, da parte dell’Amministrazione, del criterio cronologico nell’emissione di mandati di
pagamento all’interno della medesima categoria di spesa, comporta una sanzione disciplinare a
carico del responsabile di tale comportamento considerato illegittimo.
24.1 Soggetti competenti all’adozione della misura
- RPC
- Dipartimenti interessati
- Ragioneria Generale
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Misure di prevenzione al 2013
Al fine di procedere ad una sintetica ricognizione si ricordano le seguenti misure, alcune già
adottate da tempo:
- si è proceduto alla consultazione dei dipendenti regionali sulla bozza del codice di
comportamento che si è conclusa il 16 gennaio 2014;
- nella sezione amministrazione “trasparenza” del sito web sono pubblicati i dati, le
informazioni e i documenti previsti dalla normativa di riferimento nazionale e regionale, con
particolare riferimento al Decreto Legislativo n. 33 del 14 marzo 2013 "Riordino della
disciplina riguardante gli obblighi di pubblicazione, trasparenza e diffusione di informazioni
da parte delle pubbliche amministrazioni";
- sono state costituite apposite sezioni intitolate anticorruzione e trasparenza contenenti la
normativa di riferimento, gli atti amministrativi di Giunta e la modulistica sulla trasparenza
e sulla prevenzione della corruzione dell’amministrazione pubblica regionale;
- sono state adottate già da tempo procedure che attengono al modo di lavorare all’interno
della Regione Calabria, quali la gestione informatizzata del protocollo informatico, la
rilevazione informatica delle presenze del personale e delle procedure stipendiali e di
autorizzazione permessi/ferie/missioni del personale, gli adempimenti relativi alla
tracciabilità dei flussi finanziari di cui alla legge 136/2010 ed il ricorso al MEPA per gli
acquisti in economia;
- il RPC ha trasmesso a tutti i Dipartimenti un questionario da compilare restituire al fine di
consentire l'individuazione di una mappatura delle aree di “rischio corruzione”.
SEZIONE IV
Obbligo osservanza del PTPC
Ai sensi dell’art. 1, comma 14, della legge 190/12, che prevede che “la violazione, da parte dei
dipendenti dell’amministrazione, delle misure di prevenzione previste dal piano costituisce illecito
disciplinare, tutto il personale è vincolato all’osservanza del PPTPC e ogni struttura organizzativa
deve fornire il proprio apporto collaborativo al Responsabile della Prevenzione della Corruzione
per l’attuazione del piano.
Monitoraggio ed attuazione del PTPC
Sotto la vigilanza del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione deve essere costantemente
effettuata l’attuazione del piano; tale attività diventa oggetto di adeguato report.
Per ogni area a rischio devono essere evidenziate le attività realizzate nonché le procedure e le
iniziative di trasparenza poste in essere.
Il report deve prevedere un'apposita sezione relativa al rispetto dei termini previsti per l’emissione
di provvedimenti amministrativi.
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Il report deve essere redatto con cadenza semestrale entro i mesi di giugno e dicembre di ogni
anno, relazionando sulle attività del semestre precedente.
Entro i successivi 15 giorni deve essere disposta la pubblicazione sul sito internet della Regione
Calabria.
In attuazione degli indirizzi contenuti nel P.N.A., il Responsabile per la Prevenzione della
Corruzione curerà le procedure atte a garantire il monitoraggio dell’implementazione delle misure
enucleate dal presente piano per debellare i fenomeni di corruzione, attraverso la definizione di un
sistema di reportistica che consenta di poter verificare costantemente l’andamento dei lavori e di
adottare le misure opportune in caso di eventuali scostamenti.
Allo scopo di verificare la tracciabilità del processo e l' effettivo stato di avanzamento, il
monitoraggio viene realizzato con l'ausilio di sistemi informatici.
Tale sistema di monitoraggio verrà costruito e implementato nel corso del 2014 e proseguirà nel
2015 e 2016, con previsione di specifico e ulteriore esame per i singoli procedimenti qualificati “a
rischio”, che dovranno essere ulteriormente monitorati al fine di attuare la ratio della legge.
Adottando la procedura che ne ha determinato la sua primitiva adozione, il Piano dovrà essere
aggiornato con cadenza annuale, in considerazione dei contesti di seguito individuati:

normative sopravvenute, che impongano ulteriori adempimenti;

normative sopravvenute che modifichino le finalità istituzionali dell’amministrazione
(es. acquisizione di nuove competenze);

emersione di rischi, non individuati nella fase di prima attuazione;

nuovi indirizzi o direttive contenuti nel P.N.A.;

accertamento di violazione delle prescrizioni;
Pagina 41 di 46
Allegato a
Mappatura dei processi
Il livello di rischio è stato indicato con un punteggio, laddove individuato dal Dirigente generale del
Dipartimento, derivante dal calcolo effettuato sulla base dell’all. 5 del P.N.A., moltiplicando la
somma degli indici di valutazione della probabilità per la somma degli indici di valutazione di
impatto.
Tra parentesi è indicato il punteggio ottenuto calcolando la media della somma degli indici di
valutazione della probabilità moltiplicata per la media della somma degli indici di valutazione della
probabilità moltiplicata per la media della somma degli indici di valutazione di impatto.
Si è ritenuto che i rischi rientranti nelle diverse categorie (trascurabile, basso, medio, alto ed
altissimo) siano i seguenti:
da 0 a 5 rischio trascurabile
da 5 a 10 rischio basso
da 10 a 15 rischio medio
oltre 15 rischio altissimo
Di seguito si elencano i processi individuati dai Dipartimenti coinvolti, in base al questionario
predisposto ed inviato agli stessi.
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Allegato b
Valutazione del rischio
Individuate le aree a rischio, si è passati all’individuazione delle misure concernenti la prevenzione
del rischio.
Gli strumenti attraverso i quali le misure di prevenzione dei rischi contenuti in questa mappatura
trovano attuazione, oltre le misure c.d. obbligatorie indicate nel Piano, possono essere classificati
così:
 direttive (tendenti a favorire comportamenti conformi alle leggi ed ai principi di buona
amministrazione)
 sistema di controllo a campione sugli atti dirigenziali
 monitoraggio dei tempi di conclusione dei procedimenti
 meccanismi di sostituzione in caso di inerzia e ritardi sui tempi di conclusione dei
procedimenti
 obblighi di trasparenza e pubblicità
 formazione del personale
 codice comportamentale
 segnalazione di irregolarità all’indirizzo posta elettronica anticorruzione
Per ciascuna delle 4 aree di rischio descritte sopra sono state individuate specifiche misure di
prevenzione. In alcuni casi, stante la presenza di rischi comuni a più aree, si è ritenuto opportuno
prevedere la stessa misura di prevenzione in più aree di rischio.
Ai sensi dell’art. 1 comma 14 della legge 190/2012 la violazione da parte dei dipendenti
dell’amministrazione, delle misure di prevenzione previste nel Piano costituisce illecito disciplinare,
oltre che valutazione negativa anche per la dirigenza con effetti nella retribuzione di risultato, nelle
modalità indicate nel piano della performance.
Il Responsabile per la prevenzione della corruzione emana entro il 31.3.2014 circolari esplicative
dei contenuti del Piano e delle relative misure per una immediata attuazione delle previsioni del
Piano stesso da parte di tutto il personale della Regione Calabria.
Misure di prevenzione concernenti l’area acquisizione e progressione del personale

Applicazione della normativa di settore vigente in relazione all’attività amministrativa

Adempimenti per la trasparenza

Adozione del codice di comportamento

Rotazione del personale incaricato dell’istruttoria

Astensione per conflitto di interessi
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
Monitoraggio del rispetto dei termini per i procedimenti

Distinzione tra responsabile del procedimento e dirigente responsabile del procedimento

Applicazione CCNL e contrattazione decentrata integrativa

Direttive interne con criteri applicativi

Formazione
Attività di controllo:
-
Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile
dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con
quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità
-
Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo
di sorteggio a campione
-
Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano
-
Controllo a campione dei provvedimenti emanati
-
Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione
-
Verifica incarichi personale dipendente
Misure di prevenzione concernenti l’area: affidamento di lavori, servizi e forniture















Applicazione della normativa di settore vigente in relazione all’attività amministrativa
Adempimenti per la trasparenza
Adozione del codice di comportamento
Rotazione del personale incaricato dell’istruttoria
Astensione per conflitto di interessi
Monitoraggio del rispetto dei termini per i procedimenti
Distinzione tra responsabile del procedimento e dirigente responsabile del procedimento
Regolamentazione affidamenti sotto soglia
Divieto del frazionamento del valore degli appalti
Ricorso a Consip e MEPA per forniture e servizi per acquisizioni sotto soglia comunitaria
Costituzione degli albi dei fornitori quale strumento per assicurare il principio di rotazione
dei contraenti
Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in
caso di inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare
Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con
l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze
delle strutture
Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e
le necessarie competenze delle strutture
Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale
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



Individuazione responsabile del procedimento in base alle specifiche competenze
Attestazione motivata rispetto alla congruità dell’offerta
Controllo di legittimità
Controllo contabile
Attività di controllo:
-
Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile
dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con
quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità
-
Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo
di sorteggio a campione
-
Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano
-
Controllo a campione dei provvedimenti emanati
-
Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione
Misure di prevenzione concernenti l’area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei
destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario
Distinzione tra responsabile del procedimento (istruttore) e responsabile dell’atto amministrativo
(dirigente sottoscrittore)
Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del
responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex
art. 6 bis della legge 241/90.
Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in caso di
inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare
Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con l’accortezza di
mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture
Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le
necessarie competenze delle strutture
Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale
Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del
responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex
art. 6 bis della legge 241/90.
Attività di controllo:
-
Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile
dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con
quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità
-
Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo
di sorteggio a campione
-
Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano
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-
Controllo a campione dei provvedimenti emanati
-
Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione
-
Attivazione di analisi di customer - satisfaction
Misure di prevenzione concernenti l’area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei
destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario
Distinzione tra responsabile del procedimento (istruttore) e responsabile dell’atto amministrativo
(dirigente sottoscrittore)
Attestazione espressa nel testo del provvedimento autorizzatorio o concessorio da parte del
responsabile del procedimento e del dirigente responsabile circa l’assenza di conflitti di interessi ex
art. 6 bis della legge 241/90.
Attivazione della disciplina ex art. 2 e 2 bis della legge 241/90 in materia di sostituzione in caso di
inerzia ed obbligo di segnalazione per l’avvio del procedimento disciplinare
Rotazione periodica del responsabile del procedimento da parte del dirigente con l’accortezza di
mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture
Rotazione dei dirigenti con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le
necessarie competenze delle strutture
Rispetto della distinzione tra attività di indirizzo politico ed attività gestionale
Rotazione dei beneficiari
Attività di controllo:
-
Monitoraggio sul rispetto della separazione tra responsabile del procedimento e responsabile
dell’atto (mediante controllo su atti scelti a mezzo di campionamento) conciliabile con
quanto previsto nell’ambito del controllo di regolarità
- Monitoraggio sul dovere di astensione in caso di conflitto di interessi attraverso meccanismo
di sorteggio a campione
- Relazione periodica del dirigente rispetto all’attuazione delle previsioni del Piano
- Controllo a campione dei provvedimenti emanati
- Utilizzo delle segnalazioni pervenute all’indirizzo di posta elettronica anticorruzione
- Attivazione di analisi di customer - satisfaction
Destinatari delle misure di prevenzione:
 giunta regionale
 dirigenti
 responsabile del procedimento
 tutto il personale
Tempistica
La tempistica sarà prevista in un apposito documento da approvare entro il 31.3.2014, previa
concertazione con i Dirigenti Generali dei singoli dipartimenti e potrà essere:
Immediata;
Come da piano della trasparenza;
Dopo l’avvenuta attivazione della relativa disciplina da parte della giunta regionale;
Con l’entrata in vigore del codice di comportamento;
ogni 3 anni.
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