Poetare e narrare: leggi

ISTITUTO COMPRENSIVO “A. PACINOTTI”
MARIGLIANO
I ragazzi del Progetto Pon
“Giochiamo a vivere insieme”
Anno scolastico 2013/2014
IL MITO E
LA LEGGENDA
NELLA STORIA ANTICA
DAL TESTO NARRATIVO
AL
TESTO POETICO
Enea ricordò quanto detto da
Anchise:“…quando vi mangerete le
mense, avrete trovato la sede, la
terra del tuo destino! Li finiranno
i tuoi mali e fonderai una città!”
La storia di Enea
Roberto Piumini Ed. NER
IL TESTO NARRATIVO DEL MITO
Gli uomini antichi inventarono i miti che avevano lo scopo di risolvere
dubbi e dare risposte a ciò che non si riusciva a spiegare con la propria
ragione.
I personaggi dei miti sono sempre personaggi fantastici che compiono
imprese straordinarie e surreali.
Spesso si tratta di dei, eroi, eroine, mostri o giganti.
Il tempo dei miti si colloca generalmente alle origini del mondo. Il luogo
può essere un ambiente reale o fantastico.
IL VASO DI PANDORA
Nel mondo una volta non esistevano cose brutte, in questa perfezione
vivevano Pandora ed il marito Epimeteo. Epimeteo Un giorno tornò a casa
con una scatola legata con un cordone e disse alla moglie che glie era
stata donata da Mercurio, con la promessa che non l’avrebbe mai aperta.
Pandora era molto curiosa, così aprì la scatola e dentro trovò un vaso
polveroso dal quale uscivano delle voci che dicevano: “Pandora facci
uscire!”. Pandora così aprì il vaso e ne uscirono insetti orripilanti, ognuno
dei quali rappresentava le cose malvagie che il mondo non conosceva.
Pandora cercò di richiudere il vaso ma non prima che la Gelosia, l’Ira, la
Malattia, la Fame e la Preoccupazione fossero uscite. Volarono fuori dalla
porta e aggiunsero Epimeteo che stava tornando. Egli entrò in casa
gridando contro la moglie e provò per la prima volta l’Infelicità, uscita
anch’essa dal vaso. Ad un tratto dal vaso si udì una vocina: “Pandora non
lasciarmi qui, il mondo ha bisogno di me, io sono la Speranza.”. Ne volò
fuori un cosino bianco che corse a dar battaglia a tutti i mali odiosi.
Pandora chiese fra le lacrime al marito: “Riuscirà il mondo a perdonarmi?”
Il marito sorridendo rispose: “E’ questa la nostra unica speranza!”.
….LA STORIA LEGGENDARIA DI ROMA ….
I Romani crearono e tramandarono un numero elevato di leggende per
nobilitare ed esaltare le proprie origini e la propria storia.
VERSO LE ORIGINI DI ROMA
Enea col figlio Ascanio sbarcò sulle coste del Lazio. Il re dei latini, il
saggio Latino, diede in sposa ad Enea sua figlia Lavinia. In onore della
sposa fu fondata la città di Lavinium. Il figlio di Enea, Ascanio fondò a sua
volta la città di Albalonga. Dopo la morte di Ascanio divenne re il buon
Numitore. Suo fratello, malvagio e invidioso, di nome Amulio, lo fece
imprigionare e costrinse Rea Silvia a farsi sacerdotessa. Ma il Dio Marte
mandò a Rea Silvia due gemelli Romolo e Remo. Amulio ordinò che
venissero uccisi, ma il servo non ebbe il coraggio di farlo e li abbandonò
sulle cose del Tevere. Una lupa li allattò insieme ai suoi cuccioli.
LE ORIGINI DI ROMA
La leggenda narra che lungo il Tevere c' era una piccola capanna, dove
viveva un vecchio pastore, Faustolo con sua moglie Laurenzia. Una notte,
verso il fiume , si udì uno strano rumore, il pastore si spaventò e andò a
controllare; avvicinandosi sempre di più, inizio a vedere un'ombra scura.
Era una lupa che allattava due neonati, così vedendoli infreddoliti li porto
nella propria dimora. I due neonati crebbero presto, una volta conosciuta
la loro storia andarono ad Albalonga, il luogo dove erano nati, punirono il
crudele Amulio e liberarono il nonno Numitore. Lasciarono Albalonga e si
recarono sulla riva del Tevere per fondare una nuova città; per darle un
nome decisero di osservare il 'volo degli uccelli', chi ne avesse visti di più,
avrebbe dato il proprio nome alla nuova città. La fortuna favorì Romolo, il
quale prese un aratro e, sul colle Palatino, tracciò un solco per segnare il
confine della città che da lui fu chiamata Roma.
OCHE DEL CAMPIDOGLIO
La leggenda racconta della battaglia tra i Romani e il popolo dei Galli, i
quali una volta attraversate le Alpi assediarono Roma. Solo pochi soldati
Romani riuscirono a salvarsi e si rifugiarono sul Campidoglio, ma ben
presto iniziarono a soffrire la fame. Sul Campidoglio sorgeva il tempio di
Giunone, dove vivevano le oche sacre della dea; i Romani erano tentati dal
desiderio di ucciderle, ma non osarono farlo essendo queste sacre. Una
notte, Marco Manlio, mentre dormiva sentì le oche starnazzare, subito si
alzò e corse alle mura della rocca
dove si scontrò con un Gallo, che
insieme agli altri, stava scalando la rocca, affrontò il primo e gli strappò
le dita. Intanto, le oche continuavano a starnazzare svegliando tutto
l'esercito che si precipitò a dar mano a Marco Manlio. I Galli furono così
sconfitti. Dopo qualche giorno, tuttavia, costretti dalla fame, i Romani
dovettero venire a patti con i Galli:' ''Roma doveva pagare con l'oro
la propria libertà''.... I Romani al momento di pagare si accorsero che le
bilance erano truccate, Brenno, allora, in gesto di sfida, aggiunse la sua
spada alla bilancia, pretendendo un maggior peso d'oro e pronunciò la
frase:'' Vae Victis'' (guai ai vinti). Mentre i Romani chiedevano tempo
per procurarsi l'oro che mancava, Camillo, radunati i soldati dispersi,
giunse sulla piazza e in segno di riscossa gridò: ''Non auro, sed ferro,
recuperanda est patria'' (non con l'oro ma con il ferro si riscatta la
Patria). I Romani ripresero la lotta e i Galli furono cacciati dalla città, la
quale fu ricostruita più bella per volere di Camillo, chiamato per questo
''secondo fondatore di Roma''.
DALLA LEGGENDA ALLA POESIA!
Con le oche del Campidoglio
tutta Roma si svegliò
cominciarono a starnazzare
e il pericolo si pote’ scampare.
Così i Galli fecero fuggire
quando il loro verso si potè udire...
L'oca sacra era sveglia, era desta
grazie al suo aiuto si fece festa
Il Fato, la città romana ha aiutato
e Giunone benedisse quello che gli era stato dedicato.
Gli alunni del Pon ''Giochiamo a vivere insieme''
POETIAMO
E per Roma il pericolo fu quando le Alpi attraversando
i Galli con Brenno arrivarono al comando
marciarono veloce
fu una battaglia atroce !
Sconfiggerli non fu affatto facile
avevano un capo molto abile.
“La nostra Patria la riprendiamo col ferro”
disse Furio Camillo- almeno se non erro !
Manlio precipitò dalle mura della Rocca
i Galli avevano appena aperto la bocca
Furio Camillo diede inizio alla guerra
per riprendersi la sua terra!
MICHELA FIGLIOLINI
LE OCHE STARNAZZANTI
I Galli dopo aver marciato veloce
ebbero una battaglia atroce
ma per Roma il pericolo arrivato
non era ancora del tutto finito
Nel Campidoglio le oche starnazzando
e Manlio dal suo letto arrivò saltando,
i nemici temevano un assalto
ma un loro manipolo aiutò a superare il progetto;
la sorpresa che avevano in mente
presto divenne però perdente.
Dopo aver perso essi furono cacciati
e anche ignorati
Roma per la propria libertà doveva pagare duramente
dopo invece divenne vincente;
la sua libertà era stata pesata
con una bilancia truccata
Venne scoperto l' imbroglio
e fu salvo il CAMPIDOGLIO !...
MARIA SORGENTE
LE OCHE SACRE
Manlio si avvicinò,
e l'oca starnazzò,
la sorpresa dei Galli fallì
ma la festa dei Romani salì !
Grazie alle oche del CAMPIDOGLIO,
tutta Roma festeggiò!
MARTINA AMATO
IL CAMPIDOGLIO
Sui colli di Roma
in tempi lontani
facevano la guerra
i soldati romani
Sul Campidoglio
e per combinazione
aveva il suo tempio,
la dea Giunone!
MARIA GABRIELLA OTTAIANO
Dalla leggenda Romana…
…alla leggenda Francescana
IL LUPO DI GUBBIO
Al tempo in cui San Francesco viveva a Gubbio, un lupo si aggirava per la
città, mangiando animali e uomini. I cittadini impauriti restavano nelle
proprie case, ma un giorno San Francesco decise di andare incontro al
lupo. Il lupo vedendolo digrignò i denti, ma poi si gettò ai piedi di San
Francesco, che cominciò a dirgli che lui si comportava in malo modo,
uccidendo le creature di Dio. Ma San Francesco volle la pace tra il lupo e
gli abitanti della città, così gli promise che lui avrebbe avuto il cibo però
in cambio, frate lupo, non avrebbe fatto male ad animale o persone. Il lupo
chinò la testa in segno di approvazione e lo seguì mansueto come un
agnello, i cittadini rimasero stupefatti e San Francesco disse loro di
nutrirlo e non fargli del male. Dopo l' avvenimento il lupo visse altri anni a
Gubbio, entrando da una casa all'altra. Infine morì di vecchiaia, e gli
abitanti rimasero addolorati perchè avevano perso il loro caro amico
Fratello Lupo e ricordavano la virtù e la santità di San Francesco.
La leggenda di Gubbio in rima!
Viveva in un tempo molto lontano
a Gubbio un lupo molto strano.
Aveva denti aguzzi e sopraffini
Con i quali divorava uomini e bambini.
I cittadini avevano tanta paura,
da non lasciare delle proprie case le mura.
In mezzo al bosco vide la bestia feroce
E si avvicinò con una docile voce
E disse: “ Oh lupo, mio fratello lupo,
perché hai uno sguardo minaccioso e cupo?
Perché mi mostri quei grandi denti?
Avvicinati a me fermati e intendi:
So che tu ridi, uccidi e non perdoni
Mangiando belli cattivi e buoni;
ora ascoltami e quanto è vero il sole
io devo dirti che questo, Dio non lo vuole!
Forse la fame ti ci ha costretto
Eppure d’ora innanzi ti prometto
Che a Gubbio potrai mangiare
Ma in cambio tutti dovrai amare.”
Il lupo abbassò il capo facendo cenno di “si”
E tutto cambiò da quel dì.
In Gubbio il lupo mansueto rimase
E andava girando per le case
Per le vie sembrava un vero agnello
Leccava e giocava con questo bimbo e con quello.
Gli alunni del Pon “Giochiamo a vivere insieme”
NOTA DELL’ESPERTO
Questo breve compendio, realizzato dai bambini delle classi V° del
progetto Pon “Giochiamo a vivere insieme”, rappresenta il prodotto finale
del percorso vissuto insieme, che ci ha visti impegnati in attività
didattiche e grafico-pittoriche, di studio e approfondimento di testi
mitologici e leggendari dell’antichità, volto soprattutto ad un trasversale
e mirato potenziamento della disciplina della lingua italiana.
Nonostante qualche iniziale riluttanza ad un lavoro
pomeridiano,
ulteriormente stancante rispetto alla normale attività scolastica, posso
affermare che, ognuno dei ragazzi, secondo le proprie capacità e
potenzialità, ha dato il proprio contributo a tutto questo. Lavorare con
loro e per loro è stato molto impegnativo, ma la soddisfazione e il
compiacimento per i risultati raggiunti mi hanno ripagato di ogni
“sacrificio”…
La loro simpatia, il loro calore, la loro vivacità, la loro accoglienza e
affettuosità sono i ricordi più significativi che porterò nella mia mente e
nel mio cuore!
In questa esperienza, ricordo e ringrazio con affetto le colleghe Anna
Mascia e Maria Ferrante, per il loro sostegno e l’indispensabile
disponibilità dimostratami.
Grazie colleghe.
Grazie ragazzi!
Domenica Stabile