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Spazio Synthesia - Genova
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L’ARTE DELLA FELICITA’
La tristezza te la danno per poco,
ma pure la felicità non costa nulla.
Allora, tu che scegli?
Un gabbiano vola tra le nuvole nere di un temporale, fino a planare sulla città di Napoli,
una grande metropoli sommersa dalla pioggia, immagine del caos e della pienezza, ma
soprattutto simbolo di un luogo di crisi, in cui è insita l’opportunità di ricominciare.
“Dicono che l’anima ritrova sempre la strada di casa, non importa quanto tempo è
passato, non conta se il momento è quello giusto, l’anima torna"
Questa è una delle scene iniziali del lungometraggio animato L'arte della felicità, di
Alessandro Rak e Luciano Stella. Il primo film italiano di animazione per adulti, che ricorda
vagamente il grande Myazaki, prodotto a Napoli, premiato e riconosciuto a livello
internazionale.
Il film affronta una tematica importante, che accomuna tutti gli esseri umani, descrivendo il
passaggio da una profonda crisi esistenziale alla consapevolezza della possibilità di una
rinascita interiore: la possibilità di essere felici nel qui ed ora.
La crisi di un uomo, Sergio, musicista nell'anima e tassista nel corpo, che ha rinunciato al
suo talento per rinchiudersi in un taxi pieno di mozziconi di sigaretta, foto, oggetti in
disordine così come lo sono i suoi pensieri.
Sergio ha appena perso la persona più preziosa per la sua vita, suo fratello Alfredo, con
cui ha condiviso il dono della musica, ma che ha deciso di partire per ritirarsi in un
monastero buddista dall'altra parte del mondo. Sergio si sente tradito, è come se Alfredo
con la sua partenza avesse portato con sé anche la sua musica, lasciandolo solo e nella
confusione dei suoi pensieri.
La morte inaspettata di Alfredo, è difficile da affrontare, fa emergere emozioni di rabbia e
tristezza, ma nella crisi, il dolore rivela anche una questione esistenziale più profonda che
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riguarda il senso stesso della vita.
Il legame di amore tra i due è descritto attraverso una brillante metafora dei vasi
comunicanti in cui il fluido si ridistribuisce in eguale misura. Allo stesso modo la felicità non
è soltanto individuale, ma conserva dentro di sé un principio universale: se faccio qualcosa
per essere felice, anche chi mi ama potrà godere della stessa felicità. E' un principio molto
profondo, che viene espresso in una modalità leggera e ironica, ma che riesce a cogliere
in pieno il senso di un'apertura amorevole verso l'altro.
Sergio si rinchiude nel suo taxi per giorni, si perde nel continuo movimento tra le strade di
una città piovosa, vuota, piena di spazzatura, così come interiormente attraversa ricordi
del passato, del presente e pensieri per il futuro, alla ricerca spasmodica di una risposta,
la ricerca di senso e significato per l'esistenza, la ricerca di una prova che possa esistere
la felicità.
La pioggia scende incessante sulla città di Napoli, in un'atmosfera surreale e quasi
apocalittica, lavando via il dolore di un uomo, purificandone la vita come in un rituale di
abluzione: un passaggio dall'immersione nella sofferenza più profonda, all'emersione
verso un cielo nuovamente limpido e luminoso. Andare oltre la sofferenza.
"Siamo davvero noi la casa dell'anima o piuttosto la sua gabbia?
Questi pensieri che ci girano in testa forse sono le sue catene"
I passeggeri del taxi si alternano come anime erranti che narrano a Sergio la loro vita,
ognuno di loro lascia in dono esperienze, riflessioni, emozioni ed un passo in avanti verso
una comprensione più vasta del senso dell'esistenza. Ma non c'è solo questo.
Il film mostra una riflessione più ampia su quello che c'è oltre la vita, attraversando
l'insegnamento buddista secondo cui tutto è in continuo divenire, lo stesso principio di
Lavoiser "nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma", fino alla presa di coscienza
che se questa è la verità, allora siamo chiamati in questa vita ad esprimere la nostra
essenza, i nostri talenti, a far "vivere" quest'anima incarnata dentro il nostro corpo: forse è
proprio questa l'arte della felicità.
“Quando rovisto nel passato trovo dolore e morte, quando cerco nel futuro ansia e
illusioni, ma quando frugo nel presente trovo questo presente,
questo momento [..], questo presente infinito, luminoso [..]
Smetti di girare in tondo, Sergio, torna a cercare le tue note migliori…”