Data: 07/12/2014 | Fonte: Alto Adige | Pagina: 12 | Categoria: EURAC il ritaglio del contenuto e' nella pagina seguente per migliorarne la visualizzazione Documento generato da EURAC press il 09/12/2014 alle 14:22:32 Pagina 1/2 Data: 07/12/2014 | Fonte: Alto Adige | Pagina: 12 | Categoria: EURAC AMBIENTE E RICERCA » ORSI E LUPI, IL CONVEGNO ALLA LUB di Mauro Fattor ovevaessere la grande occasione per mettere insieme istituzioni scientifiche e amministratori di Trentino, Alto Adige e Tirolo per avviareunapercorso nuovoeunafase nuova, più condivisa e partecipata, nella gestione dell’orso e dei grandi predatori in generale. Impresa riuscita purtroppo solo a metà, grazie- si fa per dire - al totale disinteresse dimostrato dagli assessori provinciali competenti, Arnold Schuler e Michele Dallapiccola, spariti nel nulla dopo dieci minuti scarsi, quando neppure si era conclusa la fase dei saluti. Ma tant’è. Quanto al resto, la giornata di convegno organizzata venerdì scorso con lungimiranza dal prorettore alla Ricerca della Lub di Bolzano, Stefan Zerbe, in collaborazione con le università di Trento e di Innsbruck, è stata un indubbio successo, un passo avanti importante verso la ricerca di strategie comuni e condivise di gestione delle neopopolazio ni di grandi carnivori. Perchè questo è il primo elemento certo emerso dal convegno e rimarcato tanto da un etologo, anzi un “lupologo” di famamondialecome LuigiBoitani dell’Università La Sapienza di Roma, quanto da Andres Zedrosser, austriaco, professore di di Biostatica all’università del Telemark in Norvegia, che da anni lavora sulla popolazione di orsi scandinava. Entrambi hanno offerto agli oltre duecento spettatori convenuti nell’aula magna dell’Università bolzanina, una montagna di dati interessanti, ribadendo, come poi molti altri, che per specie estremamente vagili, cioè che si spostano facilmente di decine o più spesso centinaia di chilometri, gestioni su base territoriale provinciale non hanno alcun senso. Nella situazione attuale come minimo bisogna lavorare su base euroregionale, sapendo benissimo che in prospettiva una strategia sostenibile di conservazione e gestionedispeciecome lupoeorso nel lungo periodo andrebbe, e andrà fatta, su base alpina, con regole quanto più possibile condivise e omogenee. Il secondo elemento importante l’ha fornito Claudio Groff, del Servizio Foreste e Fauna del Trentino. «Gli orsi che hanno dato problemi ha detto - sono pochissimi. Se fossimo stati più veloci e risoluti nell’intervenire probabilmente avremmo evitato un inutile inasprimento della conflittualità, con tutte le conseguenze negative per l’immagine dell’orso stesso,chequesto hacomportato». Il messaggio è chiaro: meno ideologia e più pragmatismo, ma sempre avendo come fine la salvaguardia della specie. In questo senso bisognerà anche ridiscutere alcune parti del Pacobace, il Piano di intervento sull’orso. Dati alla mano, demolita anche la questione della sostenibilità economica dei danni da orso. Rappresentano infatti solo una piccolissima percentuale dei danni causati dalla fauna selvatica nel suo complesso, dove a farla di gran lunga da padrone sono i danni da ungulati. La differenza è che questi ultimi sono attribuibili a specie di interesse venato- D Qui sopra un magnifico esemplare di orso, in basso la moderatrice del convegno Evi Keifl, che ha condotto egregiamente i lavori, e il prorettore della Lub, Stefan Zerbe «Sui grandi predatori dobbiamo lavorare insieme» L’appello delle Università di Bolzano, Trento e Innsbruck rio come cervo e capriolo e ca- nbund rispetto al ritorno del lumoscio, dunque non fanno scan- poconqualche timidosegnale di dalo. Da ciò il discorso, grazie so- apertura invece rispetto all’orso, prattutto all’interessante relazio- e il clamoroso ritardo del Tirolo ne di Paolo Molinari, friulano del Nord rispetto a tutte queste che lavora sui grandi predatori tematiche, con una relazione di per il Kora svizzero, è scivolato Martin Janowsky, dell’Ufficio sulle resistenze culturali che si in- della dieta tirolese, quasi imbacontrano sulla strada di una effet- razzante quanto a banalità e getiva accettazione della presenza nericità. di orso e lupo. «Il mondo venatoUn tema grande come una cario - ha detto Molinari, cacciato- sa che è riecheggiato a più riprere egli stesso - nonostante i pro- se in moltissime relazioni, è quelclami di facciata, mantiene un at- lo della totale inadeguatezza e integgiamento sosufficienza delstanzialmente le strategie di Primi passi negativo. I precomunicaziodell’«Euregio datori vengono ne sui predatoancora percepi- dei grandi predatori» ri. L’informazioti come compene generalista alla ricerca di strategie titori, come di quotidiani e comuni condivise, più “nocivi”. Il protelevisioni locablemaè che, an- razionali e meno emotive li, con poche ecche dal punto cezioni, è domidi vista delle co- L’occasione perduta nata dal sensanoscenze biolo- della politica zionalismo ed è giche su queste poverissima di specie il moncontenuti qualidovenatorio,nel suocomplesso, tativi, per contro lo sforzo di proè rimasto al Medioevo». Aperta durre buona comunicazione da parentesi: considerata l’influen- parte degli attori impegnati diretza che i mondo venatorio trenti- tamente nella gestione di queste no-tirolese ha sulle scelte della specie è largamente carente, nei politica, questa non è affatto una tempi e nei modi. E questo a buona notizia, rafforzata in nega- fronte di una richiesta di infortivo dall’impianto fortemente mazione che viene direttamente conservatore dell’idea di mana- dalle persone, che invece è elevagement che i cacciatori del vec- tissima. Questo cortocircuito tra chio Tirolo continuano ad espri- bassa qualità dell’informazione mere. Chiusa parentesi. Tornan- e incapacità di far fronte degnado al convegno si segnalano an- mente alle esigenze di comunicacora la totale chiusura del Bauer- zione, sta producendo danni Documento generato da EURAC press il 09/12/2014 alle 14:22:32 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) enormi ed è uno degli aspetti più delicati dell’intera strategia di gestione e mitigazione dei conflitti. Tuttociò èemersocon chiarezza nelle relazioni di Johanna Platzgummer del Museo di Scienze NaturalidiBolzano,ma anchedi Michael Martys dell’Alpenzoo di Innsbruck e di altri. Un vero peccato invece che non fosse presente neppure un albergatore in sala, a sentire la relazione del professor Harald Pechlaner, dell’Eurac di Bolzano, sulle prospettive del rapporti tra wildlife e turismo. «Senza diventare il Canada, perchè non è questo che ci interessa e neppure lo vogliamo - ha detto Pedchlaner - è evidente la presenza di lupo e orso è in grado di farci intercettare un segmento di turisti che esiste e che forte, perchè la domanda di natura “selvaggia”, è in crescita. Per sfruttare però questo potenziale in modo corretto dobbiamo formare delle competenze nuove e dobbiamo alimentare una cultura del rispetto per tutto ciò che è selvatico, che si è perduta e che forse va (ri)costruita proprio a partiredanoi.Rispettare unorso significa innanzitutto sapere che non è un peluche e agire di conseguenza evitando rischi inutili. Da questo punto di vista, credo che la Croazia sia un esempio molto interessante da cui poter imparare. In definitiva, se la domanda è se la coesistenza tra pratica turistica e grandi carnivori sia possibile, la mia risposta è sì, credo sia possibile». Dai relatori sono arrivati anche numeri abbastanza chiari sul rischio potenziale di specie come orso e lupo. Su lupo, rischio zero, sull’orso un rischio potenziale esiste ma a parlare sono i casi di Slovenia e Romania, dove i popolamenti sono massicci, 450 esemplari nel primo caso e 6000 nel secondo e il numero di interazioni aggressibe bassissimo, percentualmente quasi irrilevante. Rok Cerne del Dipartimento per la gestione faunistica e venatoria del Servizio Forestale Sloveno ha parlato di «duesoleaggressioni cruentedal Dopoguerra ad oggi, ed in entrambi i casi si trattava di perso- ne che cercavano di prelevare cuccioli dalle tane». Insomma, una gran mole di informazioni interessanti e utili per far ripartire la gestione dell’orso su basi nuove, per la goia dell’organizzatore del convegno, Stefan Zerbe. Una rete fatta da tre università è quanto di meglio una pubblica amministrazione possa augurarsi. «Adesso siamo sicuri - ha detto Zerbe scherzando - che i lupi non mangiano i bambini. È già parecchio». Speriamo che lo sappiano anche Schuler e Dallapiccola, che il convegno se lo sono perso. Un paradosso, visto che, in fondo, era stato organizzato soprattuttoperaiutare loro. Pagina 2/2
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