“Tutte le fonti della mia gioia sono in te” (Sal 87,7) La bicicletta di Dio La gioia ha un’infinità di sosia: allegrezza, euforia, felicità, spensieratezza, ottimismo, serenità, letizia, beatitudine…hanno una certa parentela, ma non sono la stessa cosa. In una calda sera di fine estate, un giovane si recò da un vecchio saggio: Per “gioia” s’intende quello stato di profonda pace che permane anche quando nel nostro cielo interiore ci sono ombre inquietanti. È uno stato di equilibrio e una sensazione di armonia. Si dice che nei mari e negli oceani a una certa profondità (30-50m) c’è sempre uno stato di quiete, anche se in superficie c’è mare grosso. Questa potrebbe essere l’immagine della gioia cui fare riferimento. La gioia è un atteggiamento, cioè uno stato che dura; la felicità invece è una emozione breve, è la risposta ad una situazione piacevole e appagante del momento. La gioia si nutre di tranquillità, di silenzio, di pace, a differenza dell’allegria e della felicità, che si nutrono di movimento, di novità, di frenesia. La gioia è consciamente o inconsciamente la meta di ogni nostra scelta, di ogni iniziativa. È un bisogno che Dio ha posto dentro di noi e che attende il momento per potersi affermare. Noi siamo fatti per la gioia e, se la sofferenza interviene, non è per spegnere la gioia bensì per consolidarla, come sottolineava anche Alessandro Manzoni: “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararli ad una più certa e duratura”. La gioia è come un direttore d’orchestra: fa entrare nel concerto tutti gli strumenti al momento giusto, li armonizza e li valorizza. Fantasia, creatività, socialità, condivisione, benevolenza, fedeltà, pazienza…sono alcuni dei colori della gioia. Quanto più ricco e intenso è l’insieme tanto più la gioia è profonda. La gioia è un seme divino che va custodito e accudito con premura; bisogna volerla: è un dono ma anche una conquista. Maestro, come posso essere sicuro che sto spendendo bene la mia vita? Come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è quello che Dio mi chiede di fare? Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: Una notte mi addormentai con il cuore turbato, anch’io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande. Poi feci un sogno. Vidi che la mia vita era come una corsa con una bicicletta a due posti: un tandem. E notai che Dio stava dietro e mi aiutava a pedalare. Ma poi Dio mi suggerì di scambiarci i posti. Acconsentii e da quel momento la mia vita non fu più la stessa. Dio aveva reso la mia corsa più gioiosa ed emozionante. Che cosa era successo? Quando guidavo io, conoscevo la strada e tutto era prevedibile, piuttosto noioso; quando cominciò a guidare Lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità, a rotta di collo. Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi in sella! Anche se sembrava una pazzia, Lui continuava a dire “Pedala! Pedala!”. Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: “Signore, ma dove mi stai portando?”. Egli si limitava a sorridere e non rispondeva. Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi. Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai nell’avventura, e quando dicevo “Signore, ho paura”, Lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito un’immensa serenità si sostituiva alla paura. Mi portò da gente che mi colmò di doni. E ripartimmo. Mi disse “Dà via i regali, sono bagagli in più, troppo peso”. All’inizio, lo confesso, ero un po’ preoccupato; temevo che Dio mi avrebbe reso la vita troppo impegnativa, faticosa. Poi mi accorsi che Egli non solo conosceva benissimo il percorso, ma era anche esperto nei segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare luoghi pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi. Ora ho imparato a stare zitto, a pedalare in silenzio anche nei luoghi più strani, e comincio a godermi il panorama e la brezza fresca sul volto con il delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore. E quando sono certo di non farcela più ad andare avanti, lui si limita a sorridere e dice “Non ti preoccupare, guido io, tu pedala”. Il decalogo della gioia Il decalogo della gioia 1. Nessuno è felice come Dio e nessuno fa felice come Dio 1. Nessuno è felice come Dio e nessuno fa felice come Dio 2. Dio è la fonte della felicità infinita 2. Dio è la fonte della felicità infinita 3. La gioia è un dono e una conquista 3. La gioia è un dono e una conquista 4. La gioia vera è frutto di un amore vero 4. La gioia vera è frutto di un amore vero 5. La gioia cresce donandola 5. La gioia cresce donandola 6. La gioia è il nutrimento del cuore 6. La gioia è il nutrimento del cuore 7. Solo chi è sincero può essere felice 7. Solo chi è sincero può essere felice 8. Tanto più si prega, tanto più si è nella gioia 8. Tanto più si prega, tanto più si è nella gioia 9. Per avere la gioia bisogna volerla donare 9. Per avere la gioia bisogna volerla donare 10. Solo un cuore puro può gioire sempre di più 10. Solo un cuore puro può gioire sempre di più Gioia e speranza Gioia e speranza Vi è una relazione intima tra gioia e speranza. Mentre l’ottimismo ci fa Vi è una relazione intima tra gioia e speranza. Mentre l’ottimismo ci fa vivere come se presto un giorno le cose dovessero andare meglio per noi, vivere come se presto un giorno le cose dovessero andare meglio per noi, la speranza ci libera dalla necessità di prevedere il futuro e ci consente di la speranza ci libera dalla necessità di prevedere il futuro e ci consente di vivere nel presente, con la profonda fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, vivere nel presente, con la profonda fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, ma adempirà i desideri più profondi del nostro cuore (H. NOUWEN) ma adempirà i desideri più profondi del nostro cuore (H. NOUWEN)
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