Gli arcivescovi. colombano chiaveroti (1818-1831

I cattolici
801
Gli arcivescovi.
colombano chiaveroti (1818-1831).
La sede metropolitana di Torino fu provvista nel concistoro del 21
dicembre 1818 con il trasferimento di Colombano Chiaveroti5 da Ivrea.
Dopo tanta politica antimonastica, la nomina di un camaldolese nella
principale sede episcopale del Regno di Sardegna costituiva indubbiamente una singolarità. Non per nulla la sua promozione ad arcivescovo
non fu pacifica e scontata. Fu dapprima lo stesso interessato ad opporre serie obiezioni, ancora più convinte e gravi di quelle già avanzate contro la nomina ad Ivrea, appena l’anno precedente. Cedette soltanto di
fronte ai precisi ordini del re e del papa. Ma sull’«ipotesi Chiaveroti»
non poche riserve erano circolate anche nell’ambiente torinese, non immune da diffidenza nei confronti di un possibile arcivescovo monaco,
di estrazione borghese e non nobile, come invece erano stati i predecessori. Delle perplessità torinesi si era fatto interprete Romualdo Valenti, incaricato della Santa Sede a Torino, in una lettera indirizzata alla Segreteria di Stato il 21 ottobre 1818:
Ognuno lo dice prudente, dotto e santo; ma niuno lo giudica adatto a questa
cattedra in cui è indispensabile un’estesa conoscenza di mondo, uno zelo temperato da consumata prudenza, un tatto fino e gusto degli affari e delle persone, un tratto nobile e dignitoso e finalmente molta energia e robustezza di salute nella condotta di tale importantissimo impiego, qualità tutte che si desiderano in detto prelato; oltre di che, come ho altre volte accennato, non v’ha qui chi non avesse bramato
che, come costantemente in addietro, così pure in questa fiata fosse stata tale dignità conferita ad un ecclesiastico che, oltre i meriti personali, avesse anche quella
di una nascita distinta, dalla quale è ben lontano mons. Chiaveroti, che che ne dicano i pochi suoi partitanti6.
Insomma non si prospettava entusiastica l’accoglienza dell’arcivescovo Chiaveroti da parte della sua città, almeno nel ceto che contava
politicamente e socialmente. Torino era infatti la sua città di origine,
1820. Ne tratta il chiuso, La Chiesa in Piemonte cit., pp. 16 sgg.; la questione è stata studiata da
g. briacca, Gallicanesimo napoleonico nelle nomine episcopali attraverso documenti capitolari torinesi, in «Studi storici Luigi Simeoni», xxxvii (1987), pp. 19-73.
5
Su Colombano Chiaveroti: chiuso, La Chiesa in Piemonte cit., pp. 54-119; l. brunello,
Aspetti religiosi della Restaurazione nell’azione episcopale di mons. Colombano Chiaveroti, arcivescovo di Torino, Tesi di laurea, Università di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a. a. 1971-72, relatore F. Bolgiani; un essenziale profilo storico dell’arcivescovo emerge dallo studio di a. giraudo, Clero, seminario e società. Aspetti della Restaurazione religiosa a Torino, LAS, Roma 1993.
6
Ibid., pp. 59 sgg.