Anno III - Numero 283 - Venerdì 5 dicembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Esteri Cronaca Sanità a pezzi e ancora tagli! Sovranità, parola d’ordine di Putin Ondata di maltempo due morti nel Lazio a pag. 3 Vignola a pag. 5 a pag. 7 DA OTTOBRE LA DESTRA AVEVA PRESENTATO UN’INTERROGAZIONE SU UNA DUBBIA OPERAZIONE CHE ORA È PRESENTE ANCHE NELLE CARTE DELL’INCHIESTA PIGNATONE di Francesco Storace andito può essere un delinquente o un annuncio di gara. In un caso come nell’altro si rischia, soprattutto nella pubblica amministrazione, un equivoco se va bene, un’inchiesta delicata se va male. Ma di fronte a una denuncia pubblica l’ultima cosa da fare è girarsi dall’altra parte, soprattutto nel momento in cui esplode Mafia Capitale. Nato colpendo per primo Alemanno, ora il bombardamento da piazzale Clodio punta sull’amministrazione Marino - col Pd che prima lucra sulla mafia e il giorno dopo nega ipotesi di scioglimento del Comune per mafia... - e può prendere di mira anche la Regione Lazio. Qui, c’è anche un’opposizione che ha orecchie attente e olfatto buono e tempo fa abbiamo presentato - nel solito silenzio che ha caratterizzato anche l’inchiesta sul deputato Pd Marco Di Stefano - un’interrogazione per chiedere l’annullamento di una gara di grande valore economico, sessanta milioni di euro (per i poco pratici di valuta comunitaria circa 120 miliardi delle vecchie lire), che valutammo come negativa per la stessa amministrazione. In pratica, a marzo la Regione decise di sottrarre all’attuale Recup il servizio di prenotazioni B AL BANDO! per partecipare al bando è fissata al 23 maggio. Con l’inchiesta Mafia capitale arriva la sorpresa. Nelle carte dell’ordinanza Pignatone, si legge di una riunione svolta il 5 maggio nell’ufficio di Buzzi, l’ormai famoso capo della cooperativa 29 giugno, sodale di Carminati, che in un incontro intercettato ambientalmente fra loro e qualche altro della cricca, parlano di questa gara, per la quale mostrano un considerevole interesse. Millantano i soliti riferimenti politici (tanti nomi tra indagati e non, che però non compaiono alla riunione) e si dicono tra loro che bisogna darsi da fare. Da una parte, l’interrogazione di ottobre non smuove nulla, non sembra preoccuparli - ecco i miei dubbi quando si parla di organizzazione di tipo mafioso, il cui connotato principale dovrebbe essere costituito da violenze e minacce di cui non c’è traccia - dall’altra, fino a ieri, il silenzio glaciale dell’amministrazione Zingaretti. Che è finalmente uscita allo scoperto e con una nota del governatore ha annunciato la sospensione delle gare in corso. La nostra denuncia ha colto nel segno. Fermare le bocce è un bene; prima di assegnare uno solo dei quattro lotti, ripensare la gara, stare buoni un giro. Ecco il consiglio che ho voluto dare a Zingaretti. Per evitare altri guai... Ombre di Mafia Capitale rischiano di allungarsi su un gara regionale sulla sanità da 60 milioni di euro. Zingaretti la sospende dopo la nostra denuncia sanitarie centralizzate, indicendo una gara in quattro lotti sparsi sul territorio. Contro ogni logica di risparmio; con inevitabili diseconomie di gestione; nessuna garanzia di mantenimento dei li- IERI SERA AD “ANNO UNO” SU LA7 velli occupazionali con danni per 1.500 lavoratori, incluso il personale disabile che svolge buona parte delle mansioni previste attualmente; una gara che sembrava pensata in pratica solo per sperperare risorse pubbliche, contro ogni logica di qualità del servizio attualmente reso. Ora occhio alle date: la mia interrogazione è di ottobre. La gara è indetta a marzo; la scadenza SOLITO DISCO ROTTO DEL PRESIDENTE BCE E I MERCATI CROLLANO Draghi annoia. A morte di Robert Vignola oring, noioso. È l’appellativo che ieri l’attesa conferenza del numero uno della Bce, Mario Draghi, ha ottenuto da parte di fior di economisti e addetti ai lavori. Assai meno noioso è stato l’effetto delle sue soporifere raccomandazioni, sempre le stesse ormai da mesi, se non da anni. Il quantative easing, l’acquisto di bond per restituire fiato a un’economia continentale, è stato di nuovo annunciato ma per niente azionato, ammesso peraltro che possa servire. La sua conferenza è stata un sapiente rimpasto delle parole già dette e ridette. Unico sussulto buono per i “gossipari” della politica monetaria, l’accenno alla possibilità che le decisioni in seno ad Eurotwer possano anche avvenire senza l’unanimità: un B Processo alla destra, il giochetto non riesce Traboni a pag 2 fallo di reazione nei confronti del presidente di Bundes Bank Weidmann, che solo i più addentro al linguaggio di legno utilizzato dagli eurocrati hanno potuto percepire. Il presidente della banca centrale ha invece parlato di una seconda tranche di Tltro, la cui asta si terrà a giorni. Peccato che già la prima asta di questa “liquidità da iniettare nell’economia” (attraverso le banche, guarda caso), avvenuta pochi mesi fa, non avesse propriamente rilanciato alcunché: e infatti la reazione dei mercati è stata a dir poco fredda. Anzi, gelida: in rosso tutte le piazze. E la maglia nera è finita sulle spalle (larghe) di Milano, che ha segnato un “bel” -2,77%. Tutto qui? Per carità, no. Quella di ieri è stata anche l’occasione per rivedere, naturalmente al ribasso, le stime del Pil: 0,8% per il 2014, l'1% per il 2015. La colpa? I “rischi geopolitici”, cioè le controproducenti sanzioni alla Russia. E perciò anche l’inflazione resterà più bassa rispetto al previsto (0,5% nel 2014, 0,7% nel 2015 e 1,3% nel 2016 le nuove stime; che poi tra un anno saranno a loro volta riviste, magari al ribasso). E meno male che la Bce è lì per mantenerla, da statuto, al 2%... 2 Venerdì 5 dicembre 2014 Attualità IERI SERA LA PUNTATA DI “ANNO UNO” SU LA 7, CON FRANCESCO STORACE E ALTRI OSPITI IN STUDIO La mafia a Roma? Non ha colori politici di Igor Traboni n processo alla destra, con pochi scartamenti rispetto allo spartito iniziale e la sola voce dissonante di Francesco Storace. Un processo – non bastasse la claque in studio - che ha poi visto perfino le intemerate dello pseudo-vignettista Vauro (fino all’ignominia dell’offesa rispetto al sangue versato dai ragazzi di destra e scuse tardive su una ‘battuta’ infelice sempre a proposito ). Questa, in estrema sintesi, si è rivelata la puntata di ieri sera di AnnoUno, su la 7. Una puntata aperta dal ‘pistolotto’ anti-fascista, sotto le mentite spoglie di anti-Alemanno a tracciare il solco della serata, di un Michele Santoro comunque nella solita forma professionale che almeno ti fa capire da che parte sta, con il sottofondo musicale di “Die fahe hoch”, la marcetta ‘nazista’ inno ufficiale del partito nazionalsocialista tedesco. Quindi, accolti dalla conduttrice Giulia Innocenzi, gli ospiti in studio: il leader de La Destra, Francesco Storace, e Lirio Abbate, giornalista dell’Espresso che da anni vive sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia (quella siciliana, però, mentre quella romana lo avrebbe fatto oggetto poche settimane fa di uno speronamento, episodio ancora tutto da chiarire). “Della mafia romana – ha esordito Abbate – ho iniziato a scrivere due anni fa: bastava andare in giro per Roma e i mafiosi si riconoscevano da come bisbigliavano il nome di Massimo Carminati, e la gente aveva paura”, dando così la stura alla puntata tutta – o quasi – contro “l’uomo nero” ex Nar. “Ma oggi – ha ribattuto Storace rispondendo alla prima obiezione di una destra romana distrutta dall’inchiesta – la città di Roma è governata dalla sinistra, da un anno e mezzo, e questa sinistra non si è accorta di mafia capitale. Che chi aveva il mito di Carminati e chi di Giorgio Almirante, non si può generalizzare - ha tuonato ancora contro le sottili insinuazioni di Abbate - “Credo che la mafia U Alcuni momenti della trasmissione di ieri sera sia altro: ti aggira, ti controlla, fa coercizione. Zingaretti ha sospeso tutte le gare d’appalto? E’ vero – ha replicato Storace all’argomento introdotto dalla conduttrice – ma io ho presentato delle interrogazioni su queste vicende già in passato. E alla riunione per certe gare d’appalto, per la gestione dei campi rom, c’era Buzzi, un mito per l’altra parte, per la sinistra. Perché l’Espresso non racconta la storia della cooperativa 29 giugno?”. Dopo la prima, inutile interruzione con le vignette di Vauro (“Mazzetta nera”, sai che fantasia…), la puntata è andata avanti con un’intervista volante a Luca Gramazio, ex capogruppo di FI in Regione (si è dimesso ieri) a ribadire che Carminati può anche averlo incontrato “ma incontro milioni di persone”. La Innocenzi ha quindi ricordato l’intervento di Storace in consiglio regionale dell’altro ieri, ribadito dal diretto interessato: “Non posso rinnegare l’amicizia di vent’anni con Alemanno. Poi gli ho fatto opposizione, anche dura, in consiglio comunale a Roma. Ma se si vuol far passare la storia di una grande passione per una storia criminale, questo non lo consento. E parla la mia storia personale, da Laziogate ai sette anni di un’inchiesta iniziata proprio come con Gramazio e poi finita nel nulla. E non auguro a nessuno di passare quello che ho passato io”, ha chiosato il vice presidente della Regione Lazio, anche in risposta all’intemerata di una delle ragazze in studio, sempre contro la destra, poi seguita da una ‘collega’ adolescente, a gridare in studio un ‘vergognatevi’, con Storace a chiederle che si scusasse di accuse così generiche “perché si deve vergognare chi commette reati, non chi si è dimesso da ministro per un articolo di giornale. Poi voglio capire – ha aggiunto Storace tornando sul tema della mafia a Roma – quanto millantato credito c’è in queste intercettazioni - creando il gelo in studio, prima di aggiungere il ‘particolare’ ancora sul Campidoglio: “Un assessore e il presidente del consiglio comunale di Roma se ne devono andare: non è metodo mafioso questo?”. Dopo una buona metà di trasmissione, finalmente l’argomento dei soldi che la ‘cupola’ faceva con i campi rom “meglio che con la droga”, ma ancora per ribadire che “Buzzi era amico di Carminati” e solo di sfuggita a ricordare che Luca Odevaine (ora membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo) è lo stesso vice capo gabinetto di Veltroni e capo della polizia provinciale di Zingaretti. Insomma, per l’assunto della trasmissione, “la mafia è nera”, come ribadito dall’intervento di Carlo Bonini di Repubblica, abbastanza supponente nelle sue lunghe pause alla Celentano e perfino nello stoppare un ragazzo che da studio gli ricorda che “se ci sta la Coop però per voi non è mafia”, ma intellettualmente onesto nel dare atto a Storace della sua coerenza politica “per la quale ha pagato sempre grandi prezzi”. Chapeau. Un’altra firma, quella di Giovanni Bianconi del Corsera, intanto ricordava e sottolineava, carte alla mano, che “si parla ancora di ipotesi”. Poi, la lingua di (quasi tutti) i presenti, torna a battere dove il dente duole: mafia e destra, destra e mafia. Con la variante del “non poteva non sapere”. E Storace a ribattere anche su questo: “Non è una colpa non avere avuto rapporti con Carminati. Non so se partecipava ai miei stessi comizi. Di certo ci sono 27 ragazzi di destra morti e io difendo il loro onore rispetto a questa storia di mafia, perché la mafia bisogna combatterla, non darle coloriture politiche”. E qui l’intromissione stonata di Vauro: “Io ho vissuto gli anni di piombo…” e il botta e risposta con Storace: “A me hanno sparato, i tuoi compagni non mi hanno preso”. E il vignettista toscano: “La prossima volta dirò di mirare meglio”. Salvo poi, ma solo alla fine e dopo una gragnuola di commenti non proprio entusiasti su twitter, chiedere scusa “per una battuta infelice e pesante”. Quindi, il finale – subito dopo l’interessante scoop di un incontro con carminati appena 72 ore prima dell’arresto – con il sondaggio a chiedere agli ascoltatori: la mafia romana è nera o rosso-nera? E il 70% ad esprimersi per quest’ultima ipotesi. Sipario. UN PAESE A DUE VELOCITÀ: LO CONFERMA ANCHE L’ULTIMO STUDIO DI BANKITALIA È sempre il Meridione ad arrancare dietro al Nord umenta il divario economico tra Nord e Sud Italia, come certifica l’ultima analisi di Bankitalia sull'Economia delle regioni italiane. Nel 2013 il pil del Mezzogiorno risulta inferiore del 13,5% rispetto ai livelli pre-crisi (2007), nel Centro-Nord il gap è invece del 7,1%. Lo stesso vale per la capacità produttiva: nel 2013 il grado di utilizzo è pari al 62,4% al Sud e del 72,6% al Centronord. Sempre tra il 2007 e il 2013, l’occupazione è calata complessiva- A mente del 9,5% nel Mezzogiorno, a fronte dell’1,1% nel Centronord, mentre la spesa per consumi delle famiglie meridionali è calata più di quella del resto del paese, rileva ancora il rapporto di Banca d'Italia. "Per tutto il periodo considerato, il calo dei consumi delle famiglie meridionali è stato superiore a quello del loro reddito disponibile; nel resto del paese solo a partire dal 2012 la caduta dei consumi è stata superiore a quella del reddito disponibile, negli anni precedenti i consumi erano stati sostenuti da una riduzione del risparmio. La ricchezza (reale e finanziaria) delle famiglie meridionali, che risulta, in termini pro capite, strutturalmente inferiore a quella delle famiglie settentrionali, è diminuita nel periodo di crisi meno intensamente rispetto al Centronord, risentendo della maggiore incidenza delle attività reali rispetto a quelle finanziarie e, tra queste ultime, di quelle a basso rischio". Il Mezzogiorno, sottolinea ancora il rapporto di via Nazionale, "si caratterizza per una minore incidenza del numero di famiglie indebitate e del peso dell'indebitamento sul reddito disponibile. Il grado di vulnerabilità finanziaria delle famiglie meridionali è superiore rispetto a quelle del Centronord. La qualità dei prestiti alle famiglie, già peggiore prima del 2007 nel Mezzogiorno, si è deteriorata nel periodo 2010-2013 in maniera più intensa nelle regioni meridionali". Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 5 dicembre 2014 Attualità PER IL 2015 TAGLIO DA 1,5 MILIARDI IN CAMBIO DI QUALCHE CENTINAIO DI MILIONI PER IL TRASPORTO PUBBLICO Gli sprechi non si toccano, la Sanità sì La resa del presidente delle Regioni Chiamparino, che obbedisce agli ordini del Premier di Marcello Calvo DOPO 20 ANNI IL PROCESSO ALL’EX DIRETTORE DEL SFN i dovrebbe e potrebbe risparmiare su tutto, non sulla Sanità. Eppure per il 2015 ci sarà un taglio netto, che potrebbe arrivare a 1,5 miliardi di euro. Il presidente delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha annunciato il compromesso raggiunto sull’ormai famoso nodo dei 4 miliardi di sforbiciate previste dalla legge di stabilità, al termine di un nuovo incontro con il governo. Come contropartita qualche centinaio di milioni per il trasporto pubblico. La beffa è servita. Il premier ha dimostrato di non essere propriamente in grado di attuare quella spending review tanto annunciata. Per mettere ordine nella spesa, serviva usare il bisturi, in particolare in quelle amministrazioni dove i costi sono già fuori controllo. Fare un ripulisti serio imponeva di intervenire dove si spreca, invece la manovrina del Premier dà una mazzata che rischia di essere letale ai fondi statali col pericolo di obbligare anche le regioni virtuose a limare servizi essenziali. Vitali. Perché è di questo che si tratta. Il sistema sanitario al momento tiene, ma già scricchiola. E i dati indicano che ritoccare significativamente il budget potrebbe avere conseguenze serie sulla salute degli italiani. I numeri parlano chiaro. L’Italia in- Giustizia al rallentatore, Poggiolini a processo solo ora S enta, costosa e inefficiente. Abbiamo i tribunali più informatizzati d’Europa, ma in Italia i processi durano più che in tutti gli altri Paesi. Se non funziona quella macchina chiamata Giustizia, non si può pretendere giustizia. Esempio lampante di un apparecchio che non funziona, il rinvio a giudizio di Duilio Poggiolini. L’ex direttore del Servizio farmaceutico nazionale, che finisce alla sbarra dopo 20 anni di pasticci giudiziari nell’ambito dell’inchiesta su una serie di decessi di pazienti dovuti a somministrazione di sangue infetto o emoderivati. Sono passati 30 anni dai fatti. A Napoli, il 5 gennaio, la resa dei conti. Omicidio colposo plurimo, questa la pesantissima accusa. Ma a sconvolgere sono i soliti tempi biblici. Il procedimento ha avuto un iter a dir poco travagliato. Dopo le indagini avviate dalla procura campana, all’inizio degli anni ’90 gli atti vengono trasmessi prima a Roma, poi a Trento. E successivamente trasferiti nuovamente nel capoluogo partenopeo. Le contestazioni riguardano l’uso di sangue prelevato da individui a rischio in cui non esistevano test specifici contro l’Aids e l’epatite B e C. Il gip Maria Vittoria De Simone ordinò ai pm di formulare l’imputazione L veste relativamente poco in quanto a sanità. Spendendo proporzionalmente sempre poco rispetto agli altri paesi Ocse. Meno di noi sborsano solo Portogallo, Cipro e Ungheria. E nonostante tutto abbiamo un sistema sanitario valutato al secondo posto nel mondo. La sopravvivenza dei cittadini alle malattie, nonostante la crisi, resta superiore a quella della maggior parte delle nazioni europee con le quali amiamo confrontarci. Non che non ci siano le solite ruberie, clientele, follie. Ma non si può parlare di servizi inefficienti. Se si taglia sulla salute si rischia di condannare a morte gli italiani. Non tutti certamente. Ma quelli meno abbienti, che non hanno i soldi per pagarsi i servizi migliori da soli. Il governatore della Torino rossa s’è dovuto inchinare al diktat del Rottamatore. Proprio lui, il presidente delle Regioni che lo scorso 12 settembre affermava con forza: “Il fondo sanitario non si tocca”. E adesso sembrerebbe dire, abbiamo scherzato. di omicidio colposo plurimo a carico di Poggiolini e altri 10 indagati nel 2007. Di conseguenza, dopo più di 25 anni dai primi decessi. Nel 2008 la richiesta di rinvio a giudizio, nel 2015 l’inizio del processo. Incredibile, paradossale. L’uomo che per un quarto di secolo ha avuto il controllo delle medicine distribuite gratuitamente dallo Stato finisce solo ora sul banco degli imputati. Non c’è quindi da lamentarsi. Resteremo probabilmente tra gli ultimi Paesi come livello di efficienza della giustizia. Che si perde nel 2014 ancora in un bicchier d’acqua, tra difetti di notifica e rimpalli di fascicoli. In uno Stato giusto ci si sarebbe aspettato un rapido rendiconto di una simile iniziativa. Invece siamo ancora qui a scrivere e commentare l’inizio di un procedimento che sarebbe già dovuto essere chiuso. Con tanto di sentenza definitiva, assolutoria o colpevolista. Basterebbero poche riforme. Meno chiacchiere e più fatti. Con notifiche via Pec (ad oggi ancora parzialmente irrealizzabili), eliminazione del cartaceo, processo semplificato, magistratura più collaborativa, politica più idonea. E meno magnacciona. Per migliorare un F.Co. apparato alla deriva. TUTTI I DUBBI DEI TECNICI DEL SENATO: DAL BONUS DEGLI 80 EURO AL TFR IN BUSTA PAGA Legge di Stabilità, pioggia di critiche su Renzi ul bonus Irpef di 80 euro, quello che gli ha permesso di racimolare voti e consensi, Renzi ci ha messo la faccia. E lo ha sbandierato come il fiore all’occhiello dell’operato del suo esecutivo. Eppure quell’incentivo ha scatenato una tempesta di critiche inarrestabili. Emergono infatti nuovi dubbi da parte dei tecnici del Senato in particolare sulla platea, ma anche sulle norme Irap, sul Tfr in busta paga, sugli sgravi contribuitivi per le nuove assunzioni e sul Fondo buona scuola. Quello che molti hanno bollato come un vero e proprio bluff, rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang per il Premier. S Perplessità pure sul cosiddetto Ecobonus, il “sostegno” nazionale diretto a tutti gli autotrasportatori. Espresse a chiare lettere nel dossier di servizio bilancio di Palazzo Madama, che evidenzia la mancanza di relazione tecnica sul complesso provvedimento. Ma i dubbi riguardano questo e molto altro. E così anche la Legge di stabilità non passa indenne al giudizio severo dei tecnici del Senato. Sul Tfr in busta paga gli esperti sottolineano come la quantificazione del costo della misura dipenda dai vari scenari possibili di adesione considerati dal governo: “Andrebbero comunque esplicate – sottolineano – le motivazioni che han- no portato alla formulazione delle diverse ipotesi di adesione”. Tra le norme nel mirino spunta appunto l’Ecobonus. Gli effetti positivi sul gettito sono riferibili interamente al primo anno, il 2015. E basta. Anche se per una ragione opposta, vale a dire per eccesso di copertura, nel caos anche il bonus bebè: la modifica approvata alla Camera che introduce l’utilizzo dell’Isee (fissando la soglia a 25 mila euro) ha come conseguenza il restringimento dei beneficiari e dei relativi oneri. Tradotto, i fondi messi a disposizione sono eccessivi. Una tirata d’orecchie continue per Renzi e il suo governo. Questione di relazioni e spiegazioni, che il Premier non può più esimersi di dare. Bernald Shehaj A REGGIO EMILIA SOSPESO UN INCONTRO CON LE SENTINELLE, MA IL VESCOVO NON LE MANDA A DIRE Se la lobby gay vuol comandare anche in parrocchia eppure nelle parrocchie, dove pure i Valori dovrebbero essere di casa, si può parlare liberamente di gender e dell’ideologia che c’è dietro. Quanto meno in alcune parrocchie, tipo quella di Regina Pacis nella rossa Reggio Emilia, dove l’altro ieri è stato annullato un incontro per informare sui rischi di limitazione della libertà d’opinione previsti dal ddl Scalfarotto (sostenuto a gran voce dalla sempre più potente lobby gay), solo perché così aveva ‘ordinato il partito’. Che neanche ai tempi di Don Camillo e soprattutto di Peppone nella non lontana Brescello. N L’incontro era stato regolarmente previsto nella parrocchia e a tenerlo avrebbero pensato gli adernti reggiani del movimento delle ‘Sentinelle in piedi’. Ma a quel punto è intervenuto un consigliere comunale del Pd, Dario De Lucia, il quale ha postato su facebook la locandina dell’incontro, con questo commento: «Non si danno spazi della parrocchia agli omofobi». Da qui una serie di polemiche, con il povero vice parroco, don Paolo Cugini, che alla fine ha annullato l’incontro, spiegando al giornale Prima pagina: “Abbiamo ricevuto alcune mail e telefonate di parrocchiani che si la- mentavano e dato che non era nostra intenzione fare polemica abbiamo deciso di soprassedere, promettendoci di organizzare in altra data un incontro con relatori diversi”. Una decisione che non è per niente piaciuta a monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio e fondatore della Fraternità San Carlo, l’ordine religioso che rappresenta uno dei tanti frutti dell’insegnamento di don Luigi Giussani, di cui proprio Camisasca è stato tra i primi figli e attento biografo. Fatta salva la “valutazione coscienziosa” fatta dal viceparroco, Camisasca ristabilisce - con la solita nettezza – i giusti termini di quanto accaduto, dando allo stesso episodio una valutazione più ampia: “Non posso non rilevare come molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender (nello scorso aprile) e nell’ultimo Discorso alla città: la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da acco- gliere e rispettare; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori, - con il sostegno degli amici, dei parenti e delle istituzioni pubbliche – devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli. Questi convincimenti – aggiunge il vescovo non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono convinzioni che papa Francesco ha espresso più volte dall’inizio del suo pontificato”. E con questo, anche i tanti che nella Chiesa si agitano su posizioni di estrema e disinvolta ‘aperIg.Tr. tura’, sono belli e serviti. 4 Venerdì 5 dicembre 2014 Attualità/Esteri DIETRO L’ANNUNCIO SULL’ELIMINAZIONE DEGLI SCONTRINI, UNA NUOVA LIMITAZIONE DELLA LIBERTÀ PERSONALE Renzi prepara il regalo alle banche La parola d’ordine? Abolire il contante per “tracciare tutto”. Tranne le mazzette… di Giuliano Castellino n un pezzo da manuale della comunicazione il Premier italiano ha annunciato che verrà tolto il contante senza mai nominarlo direttamente. Un'operazione che palesemente cambierà (in peggio) le nostre vite. "Renzi: Verso addio agli scontrini. Serve tracciabilità totale", questo il titolo col quale sul Corriere della Sera di martedì stato riportato il discorso tenuto da Matteo Renzi alla presentazione dei 100 "digital champion". Ormai abbiamo capito che quando qualcosa in politica viene presentato con un termine inglese nasconda una fregatura, e questa dei "digital champion" non sembra proprio fare eccezione. I campioni digitali sono stati istituito dalla UE nel 2012 e nominati per modernizzare la pubblica amministrazione e in generale l'alfabetizzazione digitale. In Italia la scelta del “Digital champion” è stata operata dallo stesso Presidente del Consiglio ed è ricaduta su Riccardo Luna giornalista di Repubblica e primo direttore di Wired Italia, questi ha poi indicato altri 100 nomi in base alle candidature giunte. Ecco in sintesi, dal Corriere della Sera, cosa ha detto Matteo Renzi alla presentazione: "Non possiamo fallire, abbiamo i migliori in campo. La vera spending review è mettere online tutte le spese delle pubbliche amministrazioni. L'eliminazione degli scontrini e la tracciabilità totale è fondamentale, così che l’Agenzia delle entrate non venga più avvertita come un avvoltoio sulle spalle, ma come una sorta di consulente per le aziende". I Solo alla fine di un lungo intervento sulla modernizzazione del Paese ecco che Renzi dedica un breve passaggio alla "eliminazione degli scontrini", un'innovazione che viene presentata come un modo per migliorare il rapporto con l’Agenzia delle Entrate che non verrà più vista come un "avvoltoio" o come un "gufo", ma come una realtà amica del contribuente che verrà aiutato nell’adempimento dei propri doveri fiscali. Quello che volontariamente non viene detto è che questo significa procedere all'eliminazione del contante. La tracciabilità assoluta e il superamento della necessità dello scontrino non si possono conseguire che eliminando la possibilità di pagare in contanti, cosa che avrebbe dovuto essere detta con chiarezza. Ed invece così, senza neanche nominare il contante, è stato dato l'annuncio della sua prossima eliminazione. Quella dell'eliminazione del contante è un'idea che viene proposta in modo ricorrente. Il "cash" è da sempre nemico della finanza, spesso criminalizzato, troppe volte associato al "nero". Per questo va affermato con assoluta chiarezza che il contante non è un problema perché la grande evasione non avviene con pagamenti "cash", perché la grande evasione utilizza mezzi legali e complicemente accettati dagli Stati come ad esempio i paradisi fiscali. O l'autoriciclaggio. Quando si usa il contante non si devono pagare commissioni alle banche, cosa che invece avviene con il POS e altri mezzi analoghi. Se usiamo il contante una banconota da 100 € varrà ancora cento Euro anche dopo essere passata di mano 100 volte, se invece ad ogni operazione con il POS fosse applicata una commissione sul transito pari ad una media del 2,5% (dati riportati da Wired), dopo 25 passaggi di mano un pagamento iniziale di 100€ sarebbe ridotto a 53 Euro, con 47 Euro, quasi la metà, passati nelle casse delle banche. In pratica le banche disporrebbero di una vera e propria tassazione su ogni transazione, raddoppiando le tasse per i cittadini e drenando denaro che verrebbe in questo modo sottratto alle attività commerciali e soprattutto ai cittadini stessi. L’uso di denaro elettronico sarebbe inoltre totalmente legato alla disponibilità di energia elettrica e di moderne reti di telecomunicazioni, un ipotetico black out renderebbe impossibile affrontare una situazione d'emergenza acquistando generi di prima necessità. L'uso del denaro elettronico non eliminerebbe la possibilità di furti, comporterebbe solo che i futuri ladri saranno degli hacker. L'uso del denaro elettronico tutele- rebbe le banche dalla possibilità che i clienti possano optare per tenere una parte dei loro risparmi fuori del circuito bancario (cassaforte dentro casa o simili). L'uso del denaro elettronico determinerebbe di fatto il controllo assoluto sulle attività dei singoli cittadini registrando ogni loro acquisto anche quando questo fosse collegato a comportamenti eventualmente ricattabili e riguardanti ad esempio la vita sessuale. L'eliminazione del contante favorirebbe la possibile nascita di monete non ufficiali alternative e fuori controllo, qualcosa del genere dei mini assegni che cominciarono a circolare nel 1975. L'eliminazione del contante porterebbe alla possibile nascita di fenomeni come la Borsa nera del tipo di quella nata nella II Guerra Mondiale e che ebbe l'effetto di far fiorire forme di baratto che spinsero alla miseria le famiglie che non avevano beni da barattare. Di tutto questo oggi non si parla, si accenna solo un po’ alla futura scomparsa dello scontrino, cosa che non importa poi molto a nessuno. Il tutto veicolato da un Presidente del Consiglio che propone la cosa in modo divertente e un po’ volutamente impacciato, negando di essere il grande comunicatore che si dice in giro. Come vede ci sono vari modi di "conquistare e sottomettere" popoli e nazioni, ci sono i golpe e le guerre, come in Ucraina e poi ci sono i Renzi messi su dai poteri forti, con il compito di stringere il cappio dell'usura bancaria e rafforzare la dittatura della finanza internazionale. Apparentemente le "bombe Renzi" sembrano più indolore, ma il risultato è sempre lo stesso. UNA OPERAZIONE DI RECRUITING PARTITA DALLE CENTRALI FINANZIARIE MONDIALISTE ALLE SPALLE DEL GOVERNO APPENA INSEDIATO Come l’Ucraina è finita in mano agli stranieri O rmai il nuovo ordine mondiale e i golpisti ucraini oggi al potere hanno gettato la maschera. Il nuovo governo ucraino sarà dichiaratamente ed ufficialmente filo-occidentale, addirittura internazionale, con alcuni stranieri dentro: il Parlamento di Kiev infatti ha approvato la nomina di un’americana, di un lituano e di un georgiano nella compagine governativa. Il ministro delle Finanze sarà la statunitense Natalia Jaresko, che è di origine ucraina, amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. Il portafoglio all'Economia andrà al banchiere lituano Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che ha lavorato in Ucraina negli ultimi 20 anni, dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine alla sanità andrà l'ex ministro georgiano Alexander Kvitashvili, che è stato ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi. Tutti ministeri nevralgici. "L'Ucraina ha davanti sfide assolutamente straordinarie, una situazione economica molto difficile, l’aggressione russa, il bisogno di riforme radicali e la lotta alla corruzione, tutto ciò richiede soluzioni innovative nel governo", ha spiegato il presidente Pedro Poroshenko, "queste decisioni richiedono la ricerca di candidati per il nuovo esecutivo non solo in Ucraina, ma anche all'estero". La cosa curiosa e singolare è che la scelta dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo ucraino è stata seguita da due società di selezione di personale Pedersen & Partners e Korn Ferry che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i "cacciatori di teste" hanno ristretto la rosa a 24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell'esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati. E come sempre dietro tutto c'è la regia mondialista e del suo uomo numero uno. Infatti il processo di head hunting è stato sostenuto dalla Fondazione Renaissence, network globale di consulenza politica finanziato dal miliardario americano di origini ungheresi George Soros. Secondo il KyvPost, Soros avrebbe pagato più di 80mila dollari per sostenere le due società coinvolte nella selezione di personale. A frugare ogni dubbio su quello che affermiamo ormai da anni: dietro tutte le "rivo- luzioni colorate", da quelle arancioni nell'Est Europa a quelle verdi jihadiste in Africa e Medio Oriente, passando per le "nuove streghe" delle Femen e le lobbie gay, dietro c'è sempre il "marchio di fabbrica" ed i dollari di Soros e degli atlantici. Fatto sta che ai tre nuovi ministri stranieri il presidente Poroshenko ha concesso a tamburo battente la cittadinanza ucraina proprio in vista del loro imminente ingresso nel governo di Kiev. Intanto i ministri degli Esteri dei Paesi Nato hanno annunciato nuove misure di sostegno a Kiev ed hanno condannato il potenziamento della struttura militare russa in Crimea e quello che definiscono come la "deliberata destabilizzazione" dell'Ucraina orientale da parte di Mosca. Nella dichiarazione diffusa in occasione della conferenza ministeriale dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, i ministri si dicono "anche preoccupati per i piani russi per ulteriore rafforzamento militare sul Mar Nero". Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato un accordo per l'attivazione di quattro fondi fiduciari per contribuire all'aggiornamento della logistica, delle capacità di guerra informatica, di comando e controllo e di servizi medici di Kiev. C’è anche un accordo su un quinto fondo fiduciario per sostenere i soldati ucraini feriti. Sempre ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko ha promesso in parlamento un decreto "per concedere la cittadinanza ucraina agli stranieri che combattono" nel sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro i miliziani separatisti e "gli aggressori russi". In poche parole, nonostante le tregue e gli accordi di Minsk, malgrado le volontà popolare di indipendenza delle regioni ribelli espressa nei referendum e nelle elezioni di ottobre, gli occidentali vanno avanti contro Mosca senza tregua. Poco importa dei massacri, dei villaggi rasi al suolo, di un'Ucraina portata alla fame e di uno scontro che sta diventando globale. L'importante è isolare la Russia dall'Europa, poi magari piazzargli missili e basi Nato ai confini e ratificare il Ttip. A questo punto potremmo anche decretare la morte dell'Europa e la nascita degli Stati Uniti Atlantici (United States Atlantic, Usa), con Londra e Washington capitali, il dollaro controllore dell'euro e la finanza a dettare le agende politiche dei nuovi governi fantocci in mano alla Troika e svuotati di ogni G. Cas. sovranità e potere politico. 5 Venerdì 5 dicembre 2014 Esteri PRONUNCIATO IERI L’ATTESISSIMO DISCORSO ANNUALE DEL PRESIDENTE AL PARLAMENTO Putin: la via autarchica alla pace “La Crimea non si tocca: se sovranità e orgoglio nazionale sono per alcuni paesi europei concetti dimenticati, per la Russia sono una priorità. Svilupperemo il Paese con la coesione della sua gente” di Robert Vignola n discorso particolarmente atteso, in un momento storico in cui la Russia si trova, forse come non mai, accerchiata dalle politiche aggressive del mondo occidentale. Aggressione energetica, cercando di far scendere il petrolio in picchiata per ridurre al minimo la forza dell’”orso”. Aggressione economica, con quelle sanzioni che si continuano a porre come un muro, persino dall’Europa. Aggressione persino militare, con l’addestramento e l’armamento neanche troppo sotterraneo delle forze armate ucraine (ivi comprese le milizie estremiste di Kiev) e le esercitazioni Nato fin nel Baltico. Eppure il presidente russo Vladimir Putin si è rivolto al Cremlino, nel suo messaggio annuale all'Assemblea Federale (Parlamento) della Russia, con una voce ferma e serena, pur tracciando il quadro drammatico della politica estera e le sue ripercussioni su quella interna. Il punto di partenza è sempre uno: la condanna del colpo di Stato che ha avuto luogo in Ucraina e ha provocato la tragedia sanguinosa nel sudest del Paese. Un’azione alla quale la reazione del salva- U taggio della Crimea dalle mire espansionistiche ucraine era l’unica adeguata. “Per la Russia, la Crimea, l’antica Korsun, Cherson, Sebastopoli hanno una grande significato sacro e di civiltà come il Monte del Tempio a Gerusalemme per coloro che professano l'islam e il giudaismo. Per noi sarà sempre cosi, da oggi in poi”, ha detto Putin. Caricando il suo messaggio all’Occidente (la Crimea non si tocca) toccando le radici profonde dell’identità russa, perché è su quella penisola che il principe Vladimir fu battezzato e in seguito battezzò tutta la Russia. Secondo Putin, “lì ci sono le nostre origini spirituali”. E “se per alcuni Paesi europei la sovranità e l’orgoglio nazionale sono concetti dimenticati e di lusso, per la Russia sono condizioni assolutamente necessarie”. Una frase che umilia, davvero, le nazioni occidentali Ma, tornando alla Crimea, se la sua identità russa sarà messa a repentaglio, la risposta di Mosca non mancherà. “La Russia ha le capacità e può applicare soluzioni non standard per la difesa del Paese”, ha detto Putin, tornando anche a ribadire che non è sua intenzione essere coinvolto in una corsa agli armamenti, nonostante i progetti aggressivi messi in atto dalla Nato, a partire dal missile shields nell’Europa dell’est. Anche perché in quella zona il suo Paese ha lavorato per la pace, negli ultimi anni. Il leader russo ha informato che le banche russe recentemente hanno investito nel- l’economia ucraina circa 25 miliardi di dollari. Il Ministero delle Finanze della Russia l’anno scorso ha assegnato all'Ucraina un prestito di tre miliardi di dollari. Gazprom ha fornito ulteriori 4,5 miliardi e le ha concesso uno sconto sul gas. Complessivamente sono 32,5 miliardi di dollari. Eppure le tensioni si alimentano: perché? Il leader della nazione russa non ha certamente usato parabole o messaggi impliciti per dirlo, alla sua Assemblea e quindi al popolo tutto. “Le sanzioni contro la Russia non sono solo una reazione nervosa degli Stati Uniti e dei suoi alleati e non sono legate alla posizione della Federazione russa sul colpo di stato in Ucraina o alla primavera della Crimea. Potrebbe essere qualsiasi altro motivo che freni l’influenza della Russia: ogni qualvolta qualcuno ritiene che la Russia stia diventando troppo forte e indipendente, vengono subito attivati tutti gli strumenti della politica di contenimento”. Nonostante ciò Putin ha continuato a farsi garante di una politica estera aperta al mondo: l’intenzione è anzi di non interrompere le relazioni con l’Europa e gli Usa, e al tempo stesso tempo collaborare con l'Africa e il Medio Oriente. “Noi stessi non prendiamo mai la strada dell’auto-isolamento, della xenofobia, del sospetto, della ricerca dei nemici. Tutto ciò è manifestazioni di debolezza, mentre noi siamo forti e sicuri di noi stessi. Il nostro obiettivo è ottenere alla pari il maggior numero di partner sia in Occidente che in Oriente”, ha detto Putin. Sul piano interno, non ci sono dubbi: la Russia deve evolversi, deve svilupparsi e lo farà raddoppiando le infrastrutture già presenti. E se il Paese viene accerchiato, è bene che al suo interno vi sia coesione. Anche da questa esigenza viene la proposta di amnistiare singolarmente e in pieno volume i capitali che ritornano dall’estero, per “voltare una volta per sempre la pagina dell’offshore nella storia dell'economia russa”. Stabilizzando di pari passo, per quattro anni, le aliquote fiscali per le imprese. Che musica sarebbe per il tessuto produttivo italiano avere quelle aliquote e sapere che non cresceranno per quattro anni? Infine, “occorre considerare le sanzioni occidentali contro la Russia come un impulso per lo sviluppo efficiente del Paese, sottolineando che per questo la Russia ha un grande mercato interno, risorse naturali, capitale e potenziale scientifico, anche un popolo di talento, intelligente, laborioso. Quanto più i cittadini saranno attivi nella stabilizzazione della loro vita, più saranno economicamente e politicamente indipendenti, quindi sarà più alto il potenziale della Russia”. NEL DIFFICILE SCACCHIERE EURASIATICO RIACCESA UNA PERICOLOSA MICCIA Si risveglia il terrorismo ceceno Attacco alla “Casa della Stampa”: decine di morti tra fanatici islamici e forze di polizia ome una bomba a orologeria, mentre la Russia cerca di costruire un’alternativa al mondo unipolare che ha prodotto solo guerre e crisi negli ultimi vent’anni, è tornata ad incendiarsi la questione cecena. La capitale Grozny ha vissuto una vera e propria notte di guerra tra estremisti islamici (descritti eufemisticamente sui media occidentali come “indipendentisti” o “separatisti”) e C le forze antiterrorismo russe. Le prime informazioni provenienti nella notte dalle agenzie di stampa russe riferivano di diversi agenti di polizia uccisi a seguito di uno scontro iniziato intorno alla mezzanotte con un commando che avrebbe forzato un posto di blocco al centro della città. I veicoli usati dai terroristi, almeno tre,sarebbero stati sequestrati da 15 persone mercoledì sera nel villaggio di Sha- lazhi. Il commando si sarebbe poi diretto verso il centro città, notoriamente protetto da una stretta sorveglianza, e avrebbe oltrepassato il check point provocando le prime tre vittime tra gli agenti. Gli indipendentisti si sarebbero in seguito asserragliati all’interno di un edificio al centro della città sede di giornali, agenzie di stampa e case editrici, tenendo in ostaggio diverse persone. L’edificio è stato circondato dalle forze dell’ordine e nel corso degli scontri è divampato un violento incendio. Secondo le notizie trapelate più tardi, la battaglia è finita con l’uccisione di almeno nove ribelli, forse dodici. Dieci le vittime tra le forze di polizia. Il Comitato nazionale russo antiterrorismo, parla anche di 28 feriti. L’attacco è stato rivendicato dal movimento islamista “Emirato del Caucaso” e i miliziani, in un video, hanno detto di essere guidati da nuovo capo, lo sceicco Ali Abu Mouhammad. «Ci batteremo fino alla morte» hanno detto. Guarda caso, l’attacco dei terroristi islamici è stato condotto nel giorno dell’annuale discorso del presidente russo Vladimir Putin alla nazione cecena. Un segnale del pericolo che incomba nuovamente sul territorio a dieci anni dalla sfida dalla lanciata contro il Cremlino dagli indipendentisti ceceni. Putin, tenendo il discorso a Mosca, ha ricordato: “Sappiamo chi sostenne il terrorismo ceceno negli anni ‘90”. Un segreto di pulcinella, d’altronde, e probabilmente si tratta degli stessi che hanno foraggiato l’Isis per rovesciare Assad. Intanto il sangue ha ripreso a scorrere anche in Cecenia. Ma la sensazione è che Mosca non tollererà un’ulteriore aggressione nei suoi R.V. confronti. ANCHE IL GRAN GIURÌ DELLA METROPOLI HA DECISO DI NON INCRIMINARE L’AGENTE COINVOLTO NELLA MORTE DI UN NERO Un altro caso Ferguson nel cuore di New York di Bruno Rossi C i risiamo. Dopo la decisione di non incriminare l’agente di Ferguson, analoga scelta è stata adottata dal Gran Giurì di New York per un caso del tutto simile. E le proteste si sono riaccese, questa volta direttamente nel cuore della East Coast. Eric Garner è morto lo scorso 17 luglio poco dopo essere stato fermato dalla polizia a Staten Island perché sospettato della vendita di sigarette di contrabbando. Il quartiere dove Garner è morto lo scorso 17 luglio, Staten Island, è stato tappezzato con striscioni che recitano "non riesco a respirare", le parole che l'uomo ripete ben 11 volte all'agente che lo tiene per il collo. In centinaia sono scesi in strada a New York ma le manifestazioni sono state pacifiche anche se non sono mancati arresti, in prevalenza per blocco del traffico. Ma uno degli appuntamenti più sentiti (soprattutto per ragioni commerciali), cioè l’accensione delle luminarie al Rockfeller Center, è stata rimandata. L’epicentro della protesta è Time Square. Tornando alla decisione di prosciogliere l’agente coinvolto, David Pantaleo, non ci sono state motivazioni da parte del Gran Giurì. "Non capisco come possano aver escluso un nesso diretto tra la morte di Eric e l'azione dell'agente", ha dichiarato la madre della vittima, "quale video gioco guardavano se non quello che tutto il mondo ha visto". E in effetti anche in questo caso c’è un video, peraltro abbastanza chiaro, su quanto è avvenuto. Le autorità statunitensi stanno comunque cercando di correre ai ripari per disinnescare la bomba degli scontri razziali e il crescente malcontento verso i metodi piuttosto spicci della polizia della “più grande democrazia” della Terra. Il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti indagherà sul caso di Garner come per quello di Brown, avvenuto a Ferguson. Barack Obama, il primo presidente afro-americano e premio Nobel per la Pace, ormai ex icona della sinistra mondiale, non sa più che pesci prendere. "Siamo di fronte ad una questione che riguarda tutta l'America. In questo Paese, fino a quando non saranno tutti uguali di fronte alla legge - ha tuonato in tv - questo resterà un problema. E il mio compito come presidente è risolverlo". Già. Bisognerà solo scoprire come. 6 Venerdì 5 dicembre 2014 Storia IL GIORNALE D’ITALIA E MUSSOLINI/7 – LA SECONDA PARTE DELL’INTERVISTA DEL 28 MAGGIO 1929 ALL’ON. GIOVANNI BACCARINI Tutela dei Mutilati di guerra, il Regime sociale Edilizia popolare, mutui agrari ai contadini invalidi, previdenza e assistenza per la vecchiaia di Emma Moriconi Q uesto nostro piccolo speciale, che vuole costituire un modesto contributo di verità storica sulle vicende dell’epoca fascista, apre le finestre su alcuni scorci di un periodo di cui è difficile trovare affermazione sui libri di scuola. Il fatto è, lo ripetiamo spesso, che esistono volumi che contengono informazioni importanti per la comprensione di quell’epoca, ma per trovarli occorre fare ricerche non sempre agevoli. I libri di scuola, invece, sono quotidianamente sotto gli occhi nostri e, soprattutto, dei nostri figli. Ed è lì che si dovrebbe trovare scritta la verità. Difficilmente è così, però, ed è per questa ragione che Il Giornale d’Italia, con le sue piccole pillole quotidiane, cerca di diffondere attraverso l’immenso strumento che è la rete, ciò che la nostra storia è stata davvero. Nel caso, per esempio, dell’argomento avviato nella scorsa puntata e di cui oggi proseguiamo la trattazione, le vicende dei mutilati di guerra assumono un’importanza colossale. Nella normativa sociale approntata per questa categoria di cittadini si può cogliere lo spirito pienamente sociale e popolare del Regime fascista. Per comprenderne l’essenza torniamo all’intervista all’on. Baccarini che Il Giornale d’Italia pubblicò nel maggio del 1929. Alla domanda: “Quale programma di lavoro state svolgendo? Quali sono i problemi del momento?”, l’onorevole risponde: “Anzitutto quello delle case economiche. Ne stanno sorgendo nelle principali città col contributo dello Stato. Si sono stanziati circa 260 milioni, dei quali 60 sono stati spesi nella costruzione di quartieri a Roma e a Firenze e per dare le case ai grandi mutilati. Quanto ai mutui agrari ai contadini invalidi e mutilati, sono stati già concessi 40 milioni sui 115 stabiliti”. Certo, leggere queste cose in un’epoca come la nostra, in cui le prime pagine dei giornali sono infarcite di scandali della politica, dalle mazzette ai falsi invalidi, dalle “cosche” di tutti colori ai suicidi per colpa di Equitalia, fa quantomeno riflettere. E con ciò non si vuole affermare che tutto all’epoca fosse roseo o che nessuno avesse problemi. È evidente che un Paese che usciva da una guerra difficile, conclusasi con una “vittoria mutilata”, di problemi ne aveva, eccome. Eppure 260 milioni, nel 1929, venivano dedicati alla costruzione delle case economiche, da destinare ai mutilati e ai bisognosi. E c’era la previdenza e l’assistenza per la vecchiaia, che – come dice ancora Baccarini – “ci interessa in modo particolare. Né bisogna perdere tempo perché gli invalidi della classe dell’80 stanno per raggiungere i cinquant’anni. Si presentano due soluzioni – dice ancora – quella assicurativa e quella a scatti successivi nelle categorie di pensione in rapporto all’età del pensionato. Noi preferiamo la seconda soluzione – aggiunge – che parte dal presupposto che lo Stato debba provvedere ad una ulteriore integrazione degli assegni col diminuire della capacità lavorativa e del reddito proveniente dal lavoro: diminuzione che nei confronti dei minorati di guerra si manifesta precoce nei confronti dei lavoratori validi”. Le categorie svantaggiate sono insomma quelle a cui va dedicata l’attenzione maggiore. Prima di chiudere questa parte del nostro speciale dedicato alla disciplina degli invalidi e mutilati di guerra, ci sembra corretto informare i lettori anche circa la formazione della “Decima legione”. Ecco cosa dice in proposito l’on. Baccarini: “Il Capo del Governo ha accolto con vivo compiacimento la proposta dell’on. Del Croix per la costituzione della ‘Decima Legione’ con gli invalidi e i mutilati di guerra. Essa dovrebbe organizzarsi in coorti in ogni capoluogo di provincia e sarebbe alle dipendenze del Comando della Milizia. Si tratta di una massa imponente di uomini. Già numerosi nuclei d’invalidi e mutilati sono entrati a far parte della Milizia per la difesa antiaerea”. Il pezzo si chiude con le considerazioni dell’articolista: “l’Associazione ha mirato, con nobile disinteresse, non a creare una categoria di privilegiati, ma a ricondurre nel circolo sanguigno della Nazione le energie superstiti della guerra: all’estero prevale invece il concetto della casta che si accompagna alla pretesa di vivere possibilmente a carico dello Stato. Né si deve dimenticare che, mentre all’estero, come ben disse l’on. Del Croix alla Camera, non ci sono mandati per il sacrificio, in Italia l’Associazione Mutilati è uno degli Enti nazionali a cui spetta la rappresentanza parlamentare: riconoscimento altissimo che poteva essere dato soltanto da un Regime restauratore di tutti i diritti della Vittoria”. Nella prossima puntata parleremo dell’assistenza sociale. Anche qui qualche approfondimento sarà utile. [email protected] 7 Venerdì 5 dicembre 2014 Da Roma e dal Lazio IL TERREMOTO GIUDIZIARIO ALL’INDOMANI DELL’OPERAZIONE “MONDO DI MEZZO” La scure dello scioglimento sul Campidoglio Il prefetto assegna la scorta al sindaco Marino e legge le carte per decidere se chiudere baracca e burattini. Ombre su primarie e finanziamento della campagna elettorale del Pd di Bruno Rossi ll’inizio un solo nome è circolato in testa ai commenti: Alemanno protagonista del nuovo romanzo criminale. Poi si è scoperto che mezzo Pd romano figurava nel copione, e i suoi uomini non avevano certo il ruolo della comparsa, né dei poliziotti. E sono cominciate a volare teste: al Campidoglio, nell’aula Giulio Cesare, alla regione, persino dentro al partito, con Renzi che dalla tv ha fatto sapere a Cosentino che aveva apprezzato molto il suo passo indietro (e vai a sapere se il passo indietro c’era stato). Una manna per Ignazio Marino, accerchiato nelle settimane precedenti proprio dall’apparato del suo partito e in via di rimpasto, che ha cercato quindi di sfruttare l’occasione per emergere dal pantano con la giacca ancora pulita di chi è capitato dentro la fascia tricolore per caso. Ed ecco allora le interviste da verginella rilasciate alla grande stampa avida di particolari sulla mafia capitale, ecco allora infittirsi il suo già frequente peregrinare per Procure e affini. Ieri ad esempio ha voluto incontrare il capo dell'Authority anticorruzione Raffaele Can- A tone: Marino ha chiesto che un pool di esperti dell'Autorità passi in rassegna tutti gli appalti che sono al momento in essere e su cui l'amministrazione nutre delle preoccupazioni. Come a dire: io non c’ero e se c’ero dormivo. Peccato però che quelle 1300 pagine dell’ordinanza abbiano riservato sorprese per niente positive anche al suo entourage. Il suo caposegreteria Mattia Stella, pur non indagato, è citato più volte anche nelle intercettazioni. E poi c’è quella traccia indelebile, i soldi che il buon Salvatore Buzzi si è premurato di concedere alla campagna elettorale del sindaco marziano: 30mila euro di finanziamenti per il sindaco prima delle Comunali, 10mila euro direttamente dalla coop 29 giugno e 20mila dal Consorzio Eriches 29, facente parte della stessa organizzazione cooperativa di cui tesseva le fila l’amico degli ex aderenti alle Brigate Rosse. Insomma, per quanto Marino cerchi di schivarne le scosse di assestamento, il terremoto giudiziario che si è abbattuto su Roma ha l’epicentro proprio al Comune. E comunque dentro il suo partito, con quei continui riferimenti alla possibilità di governare agevolmente le primarie di cui, dentro l’as- L’INCHIESTA Cominciati gli interrogatori: in molti non rispondono Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone sociazione sul quale si è concentrata l’attenzione della Procura, si parlava apertamente. Cosa riconosciuta del resto anche da fior di esponenti del Pd romano, a partire da Roberto Morassut. Basterà per convincere Marino a togliere le tende? O si dovrà magari aspettare la decisione delle autorità preposte? Difficile dirlo. Di certo c’è che Giuseppe Pecoraro, il prefetto, non se la sente di escludere alcuna ipotesi. “Quelli emersi dall’inchiesta Mafia Capitale sono fatti gravi per il tipo d’imputazione, Roma non ha mai vissuto una situazione del genere”, ha det- MIGLIORA LA RAGAZZA RIDOTTA IN FIN DI VITA UNDICI MESI FA DAL FIDANZATO to l’autorità di governo del territorio. Una situazione che “ha fatto emergere modalità di tipo mafioso usate dagli indagati, ma non si tratta delle tradizionali mafia, camorra e 'ndrangheta, ma di metodi mafiosi usati per ottenere profitti e vantaggi”, ha aggiunto, per poi rispondere ad una domanda sullo scioglimento del Comune: “Stiamo leggendo le 1.200 pagine dell’ordinanza in modo da valutare, poi riferiremo al ministro”. Nel pomeriggio però lo stesso Pecoraro ha stabilito di conferire la scorta a Marino, perché “c’è necessità di protezione”. già iniziato il tempo degli interrogatori di garanzia. Nadia Cerrito, già segretaria di Salvatore Buzzi, arrestata con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso e corruzione aggravata, ha risposto alle domande del giudice specificando che le cifre riportate sul libro contabile erano elargite dallo stesso Buzzi e dall’ex Nar Massimo Carminati. Ha risposto anche il dirigente comunale delle aree verdi, Claudio Turella, il quale ha respinto le accuse, mentre si sono avvalsi della facoltà È di non rispondere Alessandra Garrone, Emilio Gammuto, Paolo Di Ninno, Giuseppe Mogliani, Emanuela Bugitti e Pierina Chiaravalle. Oggi compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia Riccardo Mancini, Carlo Maria Guarany, Claudio Caldarelli, Giovanni Fiscon, Sandro Coltellacci, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo, arrestato all’aeroporto di Fiumicino dopo essere rientrato dall’estero. Gli otto agli arresti domiciliari saranno invece interrogati tra martedì e mercoledì prossimi. IL MALTEMPO FA DUE VITTIME IN CIOCIARIA. NUBIFRAGI A ROMA, FRANE SUL LITORALE NORD Chiara si è risvegliata dal coma Bloccati nel sottopasso, muoiono annegati U na speranza che si riaccende ed apre gli occhi. Sul mondo e su Roma. E lo fa con gli occhi di Chiara Insidioso Monda: dopo 11 mesi passati in un letto d'ospedale del San Camillo dove è stata ridotta in fin di vita per le botte del fidanzato, ieri si è svegliata dal coma. “Chiara e la sua famiglia tornano a sperare”, dice il direttore della Neurochirurgia dell'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, Alberto Delitala. La ragazza, 20 anni, era stata picchiata selvaggiamente dal suo fidanzato, Maurizio Falcioni, a Roma nel febbraio scorso. In questi mesi Chiara ha subito tre interventi. Dopo una prima drammatica operazione d’urgenza, nella notte, per evacuare l'ematoma che si era formato in seguito alle percosse sono seguite altri due interventi chirurgici. Una al cervello, l’altra per la ricostruzione della teca cranica, resa possibile da una avanzata tecnologia elaborata al computer. E' seguita una lunga e faticosa degenza, prima nella Terapia l maltempo non dà tregua a Roma e al Lazio. Ma se ieri la Capitale ha dovuto affrontare l’ennesima giornata di tregenda per il caos traffico, gli allagamenti e le code, si devono purtroppo contare due morti. Si tratta di una coppia di coniugi, rimasti intrappolati nell’auto sommersa dall’acqua a Roccasecca, vicino a Cassino, nel Frusinate. La tragedia si è verificata in via Volturno, sotto la linea ferroviaria Napoli-Cassino, in un tratto in ripida pendenza. Le vittime sono marito e moglie, 71 e 63 anni, residenti a Pontecorvo. I corpi sono stati estratti dai fluviali dei vigili del fuoco, che stanno lavorando insieme con i carabinieri e al personale del 118. La strada era peraltro chiusa al momento della disgrazia: i carabinieri, che indagano sull’accaduto, dovranno stabilire perché l’auto è comunque entrata lo stesso nel sottopasso. Al di là del duplice lutto, tra le condizioni atmosferiche av- I intensiva con i neurorianimatori del dottor Paolo Orsi, poi nel reparto di Neurochirurgia di Delitala, dal gruppo di cui fa parte Franca Martines, neurochirurga del reparto. Grande soddisfazione arriva dal direttore generale Antonio D'Urso: "Chiara ce l'ha fatta proprio il giorno dopo la giornata contro la violenza sulle donne. Questa notizia di buona sanità può costituire un messaggio di speranza. Da oggi conclude - la giovane sarà trasferita al Santa Lucia, un Centro di neuroriabilitazione dedicato a questi casi. Una struttura in cui Chiara potrà proseguire quel lungo percorso di recupero in cui tutti noi crediamo". Proprio nei giorni scorsi, inoltre, era stato reso noto che l'udienza fissata il 9 dicembre presso il tribunale di Roma per la consegna della perizia psichiatrica sull'aggressore di Chiara, Maurizio Falcioni, accusato di tentato omicidio volontario, commissionata al dottor Paolo Cianconi, consulente del gup Giacomo Ebner, è stata rimandata a data da destinarsi su richiesta dello stesso perito. verse hanno causato parecchi danni in tutta la Ciociaria con strade allagate, cantine inondante dall’acqua, smottamenti. Colpita soprattutto l’area del Cassinate, ma non solo. Il fiume Fibreno è esondato tra Broccostella e Fontechiari, nel Sorano, allagando i campi circostanti. Allagamenti si sono registrati anche ad Arnara, Roccasecca e nella valle di Amaseno. In piena anche il Liri, che resta sotto osservazione. Disagi però anche nella provincia di Roma, più precisamente a Santa Marinella, dove un casolare di campagna (fortunatamente vuoto al momento dell’evento)è stato inghiottito da una frana nella notte tra mercoledì e ieri. Nella mattinata di ieri, inoltre, è stata ricoverata una donna, colpita alla testa dalla caduta di un grosso ramo. Valter Brogino 8 Venerdì 5 dicembre 2014 Dall’Italia OMICIDIO A LICATA SPALLANZANI DI ROMA - PEGGIORANO LE CONDIZIONI DEL PAZIENTE Romena uccisa a colpi di pistola Ebola, il medico di Emergency ha di nuovo la febbre alta Fermato il fidanzato, avevano litigato Ora si cerca l’arma del delitto na storia d’amore in crisi finisce con l’uccisione di una giovane ragazza. È stata uccisa con due colpi di pistola all'inguine la ragazza romena di 20 anni, Alina Condurache, morta ieri sera a Licata, nell'agrigentino. Dopo aver trascorso la notte in caserma l’interrogatorio il sostituto procuratore ha fermato il fidanzato della vittima, 21enne. Stando alle prime ricostruzioni dei carabinieri, i due avrebbero discusso perché si stavano per lasciare. La ventenne poco dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale San Giacomo d'Altopasso di Licata è morta per un’emorragia interna. La giovane – stando alle ricostruzione dei carabinieri - conviveva da tre anni con il giovane fermato. Nell'ultimo anno, però, le discussioni e i litigi si sarebbero fatti sempre più frequenti e ieri sera, verso le 23.30 la tragedia. L’uomo le avrebbe sparato all'interno dell'azienda agricola della famiglia Azzarello U Gli operatori sanitari: “Il suo quadro clinico è impegnativo” Prevista una nuova infusione con un farmaco sperimentale uovo peggioramento delle condizioni di salute generali del medico di Emergency affetto da Ebola e ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma dopo il suo rientro dall’Africa dove ha contratto il virus. Il medico infatti ieri mattina aveva di nuovo la febbre. Il quadro clinico, come ha spiegato il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito “è impegnativo: è un paziente che ha bisogno di assistenza, con un quadro clinico che determina diverse situazioni, per le quali c’è bisogno di intervenire”. Ippolito ha anche rilevato che è ancora “troppo presto” per poter fare una valutazione dell'efficacia delle terapie sperimentali utilizzate per il trattamento del paziente. La seconda infusione in programma (prevista ieri), ha quindi chiarito durante il briefing per illustrare il quadro clinico del paziente, verrà fatta con l’ultimo dei farmaci sperimentali impiegati per il trattamento terapeutico. Riferendosi quindi alla ricomparsa della febbre, dopo il miglioramento nella giornata di mercoledì, Ippolito ha affermato che questa patologia “è fluttuante, ed i sintomi fluttuanti in queste situazioni ci sono”. La prognosi rimane quindi riservata. Mercoledì c’era stato infatti un lieve miglioramento nelle condizioni. Ieri, N in contrada Cipolla, a Palma di Montechiaro. A soccorrere la ragazza sono stati alcuni suoi parenti che vivono nelle vicinanze dell'azienda agricola. Il giovane è stato bloccato diverse ore dopo dai carabinieri ed è in stato di fermo, indiziato di omicidio. Per il momento non è stata ritrovata la pistola con la quale avrebbe sparato alla sua convivente. Azzarello, è noto alle forze dell’ordine, due anni fa era stato coinvolto nelle indagini su un altro omicidio avvenuto nelle campagna di Palma di Montechiaro, l’uccisione di un diciassettenne. Anche in quel caso il ventenne era stato fermato ma poi del tutto scaCh.C. gionato. però, la situazione si è di nuovo ribaltata. Questi continui alti e bassi nelle condizioni di salute e nei sintomi accusati dal paziente probabilmente sono da addebitare alle diverse cure sperimentali a cui è sottoposto il medico malato. Il nuovo farmaco sperimentale, arrivato dall’estero, è infatti la quarta terapia sulla quale i sanitari stanno scommettendo dal momento che non esiste ancora una terapia ufficiale per il virus Ebola. I medici comunque potranno ricorrere a tutte le opzioni terapeutiche sperimentali attualmente disponibili, dal momento che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato l’autorizzazione. Intanto a Milano diversi medici internazionali si sono riuniti all'ospedale San Raffaele per confrontare in un convegno le proprie esperienze sul virus che in Africa ha scatenato una vera e propria situazione di emergenza. Gli esperti, in particolare, si sono concentrati “sull'efficienza dell’organizzazione sanitaria nazionale nel far fronte alle criticità”. Barbara Fruch TOSCANA PALERMO BRESCIA False etichette, sequestrato olio Sesso con minore: condannato avvocato Violentata per ore: fermato marocchino Con la crisi il prodotto viene facilmente contraffatto: controlli su tutta la filiera Il rapporto sarebbe stato il corrispettivo per saldare una parcella del patrigno Era intervenuto difendendo la giovane in discoteca. Poi l’ha spinta in una siepe restazioni sessuali in cambio di assistenza. È quanto accaduto a Palermo dove un avvocato,è stato condannato per aver avuto rapporti con una minorenne. Come raccontano i siti locali il legale, Giacomo Di Misa, era accusato di aver avuto rapporti sessuali con una 17enne, ma si è giustificato sostenendo che si trattasse di una particolare parcella pattuita con il proprio assistito, il patrigno della ragazza. L'uomo, infatti, aveva costretto la figlia della compagna a prostituirsi ma fu tradito da alcune foto e annunci che aveva postato sul web. Per questo motivo era stato denunciato e si ha difesa, con l’intenzione probabilmente di guadagnarla sua fiducia, e poi, quando si sono trovati a tu per tu, l’ha violentata, ripetutamente. Dopo pochi giorni il presunto aguzzino è stato fermato: si tratta di un 32enne di origini marocchine I fatti sono accaduti sabato notte all'uscita da una discoteca della Vallesabbia, nel Bresciano. La vittima, una 25enne del posto, era stata strattonata, aggredita e poi violentata per due ore, prima di riuscire a liberarsi chiedendo aiuto ad un automobilista di passaggio. Secondo quanto reso noto, la giovane aveva deciso di trascorrere un sabato sera in compagnia degli amici, con i quali ha poi raggiunto la discoteca. Quella notte, all'ora di chiusura del locale, il buttafuori aveva chiesto alla ragazza di uscire. È nata una discussione. In sua difesa era intervenuto proprio il nordafricano. Erano circa le equestri a raffica tra le province di Siena e Grosseto eseguite dagli uomini del corpo forestale dello Stato. Oggetto della misura cautelativa amministrativa sono ben 674 confezioni di olio extra vergine di oliva per riscontrate irregolarità nei dispositivi di etichettatura di tre distinte imprese olearie toscane. Sono in tutto 57 i sequestri amministrativi. Dalle indagini è stato accertato che le etichette riportavano il riferimento 'fraudolento' alla 'bassa acidità' del prodotto. Contestate sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a18.000 mila euro. Complessivamente sono stati controllati 44 punti vendita di sette catene di grande distribuzione. I controlli del corpo forestale nascono dal fatto che in commercio risultano, anche per la crisi della produzione, numerose marche di olio extra vergine di oliva che riportano in etichetta riferimenti ai più vari attributi qualitativi, con l'intento di distinguere quel prodotto specifico dagli altri appar- S L’ tenenti alla stessa categoria merceologica ed attirare così l'attenzione del consumatore, condizionandolo nelle scelte di acquisto. In Toscana i controlli hanno per oggetto tutte le fasi della filiera: dalla produzione alla trasformazione, fino alla commercializzazione del prodotto sugli scaffali di vendita. Controlli sono diventati maggiori anche per fronteggiare gli interessi lucrosi di associazioni a delinquere che si sono avvicinati a questo tipo di mercato approfittando del calo del settore attraverso traffici illegali di prodotti di scarsa qualità e basso valore qualitativo, o addirittura oggetto di furto come accade in Puglia, a danno delle produzioni nazionali, ed in particole di quelle toscane Ch.C. di eccellenza. P era rivolto a Di Misa, che non era riuscito a far evitare all'uomo una condanna di sei anni di carcere. Immediatamente dopo è scatto il processo anche per l'avvocato, che è stato condannato a 18 mesi. L'uomo si era sempre difeso sostenendo che tutto era nato da una proposta del patrigno della minorenne. I rapporti tra il legale e la giovane, secondo quanto accertato, sarebbero effettivamente avvenuti. Insomma, una storia di sesso e di abusi in cui la vittima è stata trattata come merce di scambio. A lei è stato riconosciuto un risarcimento di cinquemila euro. 4 e mezza e i due si erano fermati a parlare. Dopo poco il marocchino, approfittando dell’assenza di avventori, l'aveva spinta in mezzo a una siepe, spogliandola e iniziando a violentarla. Lei aveva cercato, invano, di difendersi per ore. Tra i due ci sarebbe stata una colluttazione nel corso della quale violentatore e vittima avrebbero riportato entrambi dei segni, scivolando persino in una sorta di dirupo e picchiando contro alcune rocce. Solo alle sei e mezza la 25enne è riuscita a guadagnarsi la libertà ed a risalire fino alla statale dove poi ha fermato un’auto in transito. L’uomo a bordo l’aveva portata dai carabinieri per la denuncia. Ed è stata proprio la ragazza a riconoscere il marocchino (individuato dai militari grazie alle telecamere di sorveglianza), che ora si trova in carcere a Brescia accusato di violenza sessuale. G.B. 9 Venerdì 5 dicembre 2014 Dall’Italia IL GIALLO DI SANTA CROCE CAMERINA - CONTINUANO I SOPRALLUOGHI DELLE FORZE DELL’ORDINE Loris strangolato con un laccio di plastica Tre incongruenze nella versione della madre: gli inquirenti hanno simulato il suo percorso da casa. Ma lei si difende: “Io quella mattina l’ho accompagnato vicino alla scuola” di Barbara Fruch cciso per strangolamento con un laccio. Sarebbe questa la causa della morte del piccolo Loris Andrea Stival, il bambino di otto anni il cui corpo senza vita è stato trovato sabato scorso in un canalone a pochi chilometri dal centro di Santa Croce Camerina, nel ragusano. Dagli esami autoptici il bimbo presenta graffi al collo e al viso che sarebbero stati causati da una fascetta di plastica da elettricista lunga e larga utilizzata per strangolarlo. Intanto emergono almeno tre incongruenze nelle dichiarazioni della madre,Veronica Panarello, che però continua a ribadire la sua versione. Secondo fonti dell'Ansa, le incongruenze riguardano la distanza dalla scuola a cui sarebbe stato lasciato il piccolo; un sacchetto dei rifiuti, che sarebbe stato gettato nei pressi dell'abitazione e la partecipazione al corso di cucina presso la tenuta Donnafugata. Il 29 novembre, la madre avrebbe detto di aver lasciato il piccolo Loris a 500 metri da scuola, U ma il giorno dopo avrebbe cambiato la sua versione, dicendo di averlo lasciato più lontano. “Oltrepassavo l'ingresso della scuola, svoltavo a destra per Via Di Vittorio, e mi fermavo a poche decine di metri dall'ingresso della scuola” spiega la donna. Poi, sempre la madre, ha raccontato che Loris non voleva andare in classe perché diceva che i compagni lo prendevano in giro e MASSA Si tinge i capelli e le ustionano la testa La ragazza si era recata in un negozio cinese, voleva festeggiare la maturità cambiando look a chiesto una tintura in un negozio da parrucchiere cinese e si è ritrovata con una ustione alla testa. È la storia di Nadia, una ragazza di 19 anni, che, per festeggiare la maturità aveva deciso di cambiare look e si era quindi recata in un salone di Massa. Una scelta che la giovane a pagato a caro prezzo (e non di certo per le 77 euro di scontrino che si è ritrovata in tasca dopo il servizio). La denuncia della vittima, che è stata formalizzata anche dai carabinieri, è stata raccolta dall’inviata Nadia Toffa de Le Iene. La colpa di quanto accaduto è la decolorazione scelta dal parrucchiere che le ha causato un’ustione di dieci centimetri che è arrivata fino alle ossa, come dimostra la foto scioccante mostrata dal programma di Italia1. I bulbi dei capelli sono stati bruciati e per risolvere il problema la ragazza ora può ricorrere solo ad un tipo di intervento che le costerebbe mille euro per ogni centimetro quadrato di cuoio capelluto. Senza operazione, Noemi rischia di restare per tutta la vita senza capelli per le gravi ustioni riportate. Il fantomatico parrucchiere, secondo quanto racconta Nadia avrebbe messo sulla sua testa H una pellicola trasparente (una pratica inusuale e pericolosa secondo un professionista intervistato dalle Iene durante il servizio andato in onda mercoledì) dalla quale sarebbe uscito addirittura del fumo. Poi è avvenuto il disastro,che ha impedito alla ragazza anche di continuare a frequentare il primo anno di università a Perugia, dove aveva scelto di iscriversi. Nadia si è infatti dovuta far medicare quotidianamente, dal giorno dell’incidente, a Marina di Pietrasanta al reparto grandi ustionati dell'ospedale. Per Noemi era la prima volta dal parrucchiere, e sarà “anche l'ultima”, afferma oggi. La Toffa si è recata a chiedere spiegazione nel negozio in cui lavoravano i parrucchieri cinesi e questi hanno fatto finta di non capire quanto accaduto. Poi hanno promesso di parlare con il loro avvocato ed eventualmente di risarcire la ragazza. Il loro negozio intanto continua però ad M.M. essere aperto. che da qualche giorno, forse una settimana, era più nervoso del solito. La seconda incongruenza riguarda la sua partecipazione al corso di cucina nella Tenuta Donnafugata. Nel primo verbale la donna racconta infatti che “dopo aver accompagnato” il figlio piccolo alla ludoteca, “sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno”. Nel secondo verbale Veronica fornisce un'altra versione. “Lasciato il bambino” (il figlio più piccolo, ndr) “sono tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita di casa e sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45”. La vicenda del sacchetto dei rifiuti che la donna avrebbe gettato, invece, viene considerata ‘strana’ dagli investigatori perché nel primo verbale la donna non ne fa alcuna menzione, mentre ne parla solo nel secondo.Tra l'altro il sacchetto viene gettato in un punto piuttosto vicino al luogo dove è stato trovato il corpo di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola. Punti oscuri che hanno portato gli inquirenti a rifare con la donna il percorso di sabato, da casa alla scuola del bambino. Ieri pomeriggio, la donna è salita in una gazzella della polizia, a seguirla un'altra macchina, sempre degli agenti. Poi è tornata in questura, con il suo avvocato, dove ha firmato il verbale della ricostruzione della mattina in cui è scomparso suo figlio. Veronica infatti continua a ribadire la sua versione, quella che alcuni filmati sembrano incrinare. In un'intervista a La Sicilia dice: “Ma come ve lo devo dire? Io quella mattina Loris l'ho accompagnato vicino alla scuola. Era uscito di casa assieme a me e al fratellino, siamo arrivati in macchina e l'ho lasciato. Poi, all'uscita sono andato a prenderlo e non c'era più. Le cose sono andate così, questa è la verità”. Anche il padre David Stival fa muro contro “le voci di cortile” e chiede di trovare non “un colpevole” ma “il colpevole”. Proprio per sciogliere i tanti nodi irrisolti mercoledì è stata perquisita la casa della famiglia Stival. La polizia ha portato via diari, quaderni, oggetti del bambino e anche un computer con l'obiettivo di ricostruire il profilo psicologico della vittima. Nuovo sopralluogo ieri mattina della polizia scientifica anche nel luogo dove il piccolo è stato trovato morto: gli agenti hanno eseguito nuovi rilievi, ricontrollando il canalone in cemento armato. Il bambino, al momento del ritrovamento, indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano erano gli slip (che sono stati rinvenuti) e lo zaino, che non è ancora stato trovato. Indagini a tutto tondo che vedono coinvolto anche Orazio Fidone, il cacciatore che il 29 novembre ha trovato il corpo del piccolo. Dopo aver perquisito la sua abitazione, accertamenti si sono svolti ieri anche la casa di campagna di contrada Passo di Scicli. 10 Venerdì 5 dicembre 2014 TRA PALERMO E TERMINI IMERESE, SVENTATO TRAFFICO DI STUPEFACENTI BARI Agguato in ditta: gambizzato titolare Caccia ai sicari che hanno fatto irruzione nel cortile dell’autofficina, esplodendo almeno quattro colpi n agguato a colpi d’arma da fuoco si è verificato nella mattinata di ieri in zona Santa Caterina a Bari nei pressi di un centro commerciale. Un uomo è stato ferito. I due sicari, entrambi con il volto coperto erano a bordo di un motorino, hanno esploso alcuni colpi di pistola. La vittima, ferita alla gamba destra, è il titolare di una ditta di autodemolizioni. Indagini sono in corso da parte della Squadra Mobile della Polizia. Si sono avvicinati a colpo sicuro, a bordo di una moto i killer, alla vittima un uomo di 66 anni, Giovanni Cardone, uno dei tre fratelli titolari dell'omonima ditta di autodemolizioni. E’ successo intorno alle 9 di mattina vicino l’Ipercoop, due uomini sarebbero entrati con la moto nel cortile della rimessa. Uno dei due avrebbe intimato ai presenti di star fermi mentre l'altro avrebbe esploso almeno quattro colpi di arma da fuoco verso la vittima, che avrebbe prima tentato una reazione e poi si sarebbe accasciato perdendo molto sangue dalla gamba destra. Dall’Italia U Rapine ed estorsioni per comprare la droga: arrestate 16 persone L’organizzazione era specializzata in furti presso esercizi commerciali e nella successiva ricettazione della merce trafugata. Numerosi anche i casi di scippo axi blitz antidroga a Palermo. I carabinieri della Compagnia di Termini Imerese e del Gruppo di Monreale, insieme a quelli del Gruppo e del Nucleo Radiomobile di Palermo, con il concorso del 9° Elinucleo, hanno arrestato 16 tra spacciatori e fornitori di droga (3 in carcere e 13 agli arresti domiciliari). Per cinque persone è previsto l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria. I provvedimento sono messi dal gip del Tribunale di Termini Imerese su richiesta della locale Procura. Gli arrestati sono accusati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato e ricettazione in concorso, estorsione, rapina impropria e detenzione abusiva di armi. Le indagini, partite nel dicembre 2012, hanno consentito di scoprire le responsabilità penali di 21 indagati. In particolare gli investigatori hanno accertato l'esistenza di quattro gruppi indipendenti di giovani dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, hashish e cocaina, nonché di alcuni "grossisti" della droga dai quali si approvvigionavano. Durante delle attività investigative dell’operazione denominata “Aquarium”, sono state arrestate in flagranza di reato 6 persone, mentre altre 10 sono state segnalate all'autorità competente. Sequestrati 20 grammi di cocaina e 150 M I due sicari, dopo aver eseguito il lavoro, si sarebbero dileguati prendendo strade diverse: uno ha proseguito con la moto per dirigersi verso il centro di Bari, l'altro inseguito a piedi da un operaio sarebbe corso in direzione dell'ipermercato sparando altri due colpi di pistola contro l'inseguitore. Sul posto gli agenti della squadra mobile e della sezione volanti della questura di Bari e i colleghi della polizia scientifica che hanno repertato sette bossoli calibro 9x21. Avviate le ricerche dei due sicari anche con un elicottero. Le indagini sono in corso per stabilire le dinamiche, le responsabilità penali, nonché il movente dell’agguato. Ch.C. di hashish, oltre a mille euro in contanti. I carabinieri hanno inoltre scoperto un'organizzazione criminale specializzata in furti presso esercizi commerciali e nella successiva ricettazione della merce trafugata. Infine sono stati identificati i responsabili di numerosi scippi e rapine ai danni di anziani di Termini Imerese. Tra gli arrestati, un promotore finanziario della Findomestic di Corso Calatafimi, Mario Cangelosi. Il giovane si appoggiava nell’ufficio e avrebbe nascosto la droga tra le pratiche. Altri indagati attribuibili all’operazione sono Giuseppe Virzì incensurato e disoccupato, per il quale sono state accertate 100 cessioni di droga, e Antonella Vitale, PALERMO – NUOVE INTIMIDAZIONI AL DIRETTORE DI TELEJATO Minacce al giornalista antimafia: impiccati i cani Non è la prima volta: una sua auto era stata incendiata pochi giorni fa Nell'aprile del 2012 arriva anche una lettera anonima: “Devi andare via” H a trovato i suoi due cani morti e solo pochi giorni prima una sua auto che non utilizzava era stata incendiata. Non si fermano gli atti intimidatori nei confronti di Pino Maniaci, direttore dell’emittente televisiva Telejato, noto per l’impegno contro la mafia. Nel pomeriggio di mercoledì, il giornalista ha trovato impiccati i suoi due cani, un pastore belga e un setter, nella sua campagna in contrada Timpanella, a Partinico. “È da alcuni giorni che ci occupiamo dello spaccio di cocaina – ha dichiarato Maniaci – La droga in questi ultimi mesi scorre a fiumi nel comprensorio. A qualcuno queste nostre denunce non sono andate giù”. I due animali, Billy e Cherie, sono stati avvelenati prima di essere appesi al palo. Dall'emittente scrivono: “Come sempre non ci sono parole per descrivere la cattiveria delle persone. Anche questa volta possiamo dire per certo che Telejato non si ferma e che i responsabili risponderanno per le loro azioni se non alla giustizia alla divina provvidenza”. Non è la prima volta che Telejato e il suo direttore ricevono aperte minacce. Nell'aprile del 2012, infatti, in una lettera anonima recapitata a Maniaci era scritto: "Hai rovinato un paese. Devi andare via da Partinico altrimenti agiremo in altri modi". Lo stesso tipo di intimidazioni erano apparse anche sui muri del paese. La scorsa settimana era inoltre stata incendiata la vecchia auto di Maniaci, una Bmw in disuso da un paio di anni parcheggiata nei pressi della sede di Telejato. In quell’occasione, Maniaci ha dichiarato che probabilmente “si è trattato di un atto vandalico”, dato che la vettura era già ferma da tempo. L’uccisione dei due amati cani però, a pochi giorni di distanza dall’incendio, potrebbe aprire un quadro più inquietante. Le indagini sono condotte dai carabinieri della compagnia di Partinico (che erano presenti al momento del ritrovamento in quanto stavano svolgendo il giornaliero servizio di custodia al direttore di TeleJato) che stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza che potrebbero aver ripreso gli autori del vile gesto. Giuseppe Maniaci detto Pino è da sempre impegnato nella lotta alle organizzazioni di stampo mafioso, un impegno che può risultare facilmente scomodo e fastidioso. Il giornalista è stato recentemente ascoltato in commissione Antimafia nell’ambito dell’inchiesta sui giornalisti minacciati ed è entrato nel merito delle sue inchieste giornalistiche, collegate anche al lavoro che la commissione sta portando avanti sulla amministrazione giudiziaria di Italgas. Solidarietà al direttore è stata espressa da diversi esponenti del mondo del giornalismo e della politica. Barbara Fruch impiegata in una copisteria di Bagheria che ha una sede anche all'interno dell'università. Era Ballarò, la base del rifornimento della droga. Ai vertici dell’organizzazione c’erano: Salvatore Agusta, il figlio Giuseppe, e Paolo Genovese. Quest’ultimo era tra quelli che scendeva da Termini Imerese per acquistare la droga. Si sa sono molte le basi di spaccio a Palermo. In quest’operazione ne sono emerse alcune. Intensa l’attività davanti ad alcuni locali. Tra cui il pub, al Rosso di piazza Lolli, Jackass di via Sammartino, alla discoteca Sea club di Terrasini e alla rosticcerie Ganci, quella di via Malaspina al bar Luxury di viale Regione siciliana. Chantal Capasso AVELLINO Scambia un carabiniere per un ladro e gli spara Il militare era impegnato in un servizio di contrasto alla criminalità quando è stato ferito lievemente cambia un carabiniere per un ladro e lo ferisce sparando alcuni pallini da un fucile da caccia. È successo l’altra notte a Mirabella Eclano, nell'Avellinese. Il militare, insieme a un collega (che vestivano l’ uniforme di servizio e che erano giunti sul posto con autovettura con colori d’istituto e con lampeggianti blu accesi), stava effettuando controlli sul territorio quando ha ricevuto una segnalazione per un furto in atto in un'abitazione distante pochi metri dal centro del paese. Una volta arrivati sul posto, appena sceso dall'auto è stato colpito in maniera lieve alla fronte da un 92enne che, pensando di trovarsi davanti ai ladri, ha esploso alcuni colpi con un fucile da caccia. Sul posto sono immediatamente giunte altre pattuglie. I militari S sono comunque riusciti a far desistere l’anziano, che si era barricato dentro casa. L’arma, risultata essere un fucile da caccia calibro 36 regolarmente detenuto, è stata sottoposta a sequestro, mentre l’anziano è stato denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria dai militari della Compagnia di Mirabella Eclano e della Stazione di Frigento per lesioni personali ed esplosioni pericolose. Il carabiniere ferito, fortunatamente in modo lieve, è stato visitato presso l’ospedale civile di Ariano Irpino e dimesso poco dopo con una prognosi di sette giorni. L’episodio, concluso senza gravi conseguenze, mette in rilievo, ancora una volta, la paura di molti cittadini che, talvolta, preferiscono difendersi da soli da spiacevoli aggressioni notB.F. turne. 11 Venerdì 5 dicembre 2014 Cinema UN’OPERA DI CINE-FILOSOFIA PER IL VINCITORE DI UN OSCAR ALLA CARRIERA A 84 ANNI Godard dà l’addio al solito linguaggio filmico di Luciana Caprara dieu au Langage (Addio al linguaggio) ultimo film di Jean-Luc Godard, rappresenta l’addio al linguaggio cinematografico così come lo abbiamo conosciuto finora. Adieu au Langage è un film “assemblato” che, nell'era di Youtube, oltre che essere capito, può rappresentare anche un tentativo di composizione attuale e che concettualmente funziona: realizzare opere assemblando qualunque tipo di materiale audiovisivo. Così si presenta il film, come un montaggio di spezzoni e scene girati con diversi tipi di videocamere poco costose. È come se il progetto rappresentasse la democratizzazione del mezzo, sia in termini di creazione che di fruizione, una rottura sulla comunicazione filmica, sulla linearità delle immagini, delle sequenze, dei dialoghi, del senso estetico, una novità cinematografica che trasuda metafora e simbolismo. Addio, quindi, al solito linguaggio filmico, con una nuova forma di scrittura innovativa, che va alla ricerca di uno schema dialogico e plurivocale, un linguaggio interrotto da diverse "voci" che divagano su discorsi multimediali. Il film in 3D si annuncia come una grande lente indagatrice sui corpi, sugli spazi, sugli oggetti, sulle opere A d'arte, le persone, l'umanità ed il mondo che l'accoglie, riassumendo molteplici codici in una stessa inquadratura o sequenza, con un risultato complesso ed armonico. Il regista Godard aggiorna la sua cine-filosofia all'epoca del 3D incrociando con grande agilità i vari temi riguardanti le ossessioni di sempre, la guerra, l'amore, il tempo che passa, la nostra eterna incapacità di rappresentarli. Naturalmente tutto è “come in un film di Godard”, tanto per citare una celebre poesia di Pasolini. E dunque via con sovrapposizioni e provocazioni a tutto schermo, azioni che si interrompono sempre sul più bello. La storia poco importa: un uomo, una donna, un cane che vagabonda intorno al lago passando dal mondo animale all'umano. Tutto viaggia intorno infinite variazioni di generi, personaggi, emozioni possibili, perché è la possibilità di cui parla Godard, la possibilità dello spazio, della parola e dell'immagine geometrica, che spiazza lo sguardo abituato alle immagini retoriche, al senso comune, chiedendogli invece di metterci di suo, di lasciarsi conquistare dal nuovo, di essere nel tempo frammentato e non risolto ma a suo modo, ugualmente comprensibile. Parole e immagini che danzano come i corpi ripresi in obliquo, come il 3D che raddoppia l'immagine offrendo allo spettatore, sempre costretto in un film di entrare con il corpo in un’altra dimensione spazio temporale: quella del regista, immedesimandosi come rapito da una diversa libertà attraverso la quale si produce cinema reinventando il mondo. COSÌ L’AUTORE DI ‘PALERMO SHOOTING’ RICORDA IL GRANDE FOTOGRAFO SEBASTIÃO SALGADO Il ‘sale della terra’ è nella regia di Wenders Documentario biografico di notevole impatto sull’artista brasiliano di fama mondiale, testimone dei più grandi eventi della storia contemporanea l documentario adotta tre punti di vista: soggettivo, interno, esterno che affidati alla regia di Wenders diventano un espediente quasi fotografico ritraendo perfettamente l’artista brasiliano Sebastião Salgado, fotografo di fama mondiale e testimone dei più grandi eventi della storia contemporanea, spesso rivolto particolarmente verso la riscoperta della natura e dei suoi territori inesplorati. L’interesse del grande regista tedesco per un personaggio come Salgado era prevedibile data la vicinanza al mondo della fotografia dell’autore di Palermo I Shooting. Così, chi si rapporta a questo documentario provenendo dal cinema e conoscendo poco la fotografia, non potrà avere metri di giudizio adeguati per apprezzare al meglio il progetto stesso. In questo film, infatti, le reali immagini delle miniere d’oro in Brasile (Serra Pelada) finiscono incredibilmente per stupire lo spettatore di fronte ad un documento che cerca di analizzare oggettivamente il percorso autoriale di Salgado esaltandolo come un vero e proprio omaggio alla sua fotografia. L’autore brasiliano, oltretutto, è stato anche creatore di uno stile fotografico da reportage e sociale con grandi contrasti iper-drammatizzanti e forti sgranature delle immagini, che rendono il contesto assolutamente reale. Così, questo documentario arriva nelle nostre sale carico di riconoscimenti dalle rassegne internazionali in cui è stato presentato, dal premio speciale a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard, al premio del pubblico al San Sebastian Festival e dalle tante recensioni plaudenti da parte di critici di mezzo mondo folgorati dalla bellezza delle im- magini. Wenders si dichiara, già dai primi fotogrammi, un ammiratore di Salgado nella più classica forma documentaristica costruita intorno alla figura di un protagonista insolitamente artista quanto il regista stesso. In realtà, basterebbe scorrere la bibliografia per accorgersi della mole di materiale artistico e umano che un personaggio come Salgado è in grado di offrire a chiunque si voglia avvicinare alla sua arte. Nella sua vita, infatti, questo reporter ha dato un volto e un corpo a popoli lontani dell’America Latina, alla fame dei popoli africani, ai genocidi nella ex-Jugoslavia e in Rwanda. In teoria, niente che un occi- dentale non abbia visto di sfuggita centinaia di volte. In pratica, mostrate tutte insieme nel quadro di un progetto di vita, ancor prima che in un progetto artistico, queste fotografie mostrano chiaramente tutto il proprio valore come espressione stessa di quella capacità dell’arte di avvicinare gli uomini. Grazie a una composizione formale impeccabile e un’attenzione spiccata verso i dettagli, che denotano la curiosità dell’autore verso i soggetti ritratti piuttosto che mera pietà o stupore, le immagini di Salgado funzionano quasi come un teletrasporto. Annullano ogni distanza, sia essa fisica, temporale e culturale, e catapultano chi le guarda esat- tamente davanti ai protagonisti delle foto, restituendo perfettamente l’emozione dell’incontro con una realtà forse immaginata ma mai vai veramente vista, figuriamoci osservata o accarezzata con lo sguardo. Un’esperienza di cui a sua volta Wim Wenders ha saputo cogliere la grandezza, decidendo di portarla sul grande schermo nel modo più semplice possibile, scomparendo lentamente dietro a Salgado e alla sua produzione artistica già abbastanza densa di storie, suggestioni e significati. Ha mantenuto la capacità di stupirsi, provare trasporto e anche meraviglia rispetto al mondo che lo circonda, nonché la voglia di raccontarlo in immagini. In questo caso, l’abilità del regista è stata poi doppia, essendo Wenders anche fotografo ma con uno stile e uno sguardo completamente diverso da quello di Salgado. Così il Maestro cineasta ha lasciato ampio spazio al collega fotografo, trasformando l’intero film in un registro espressivo di un intero racconto. Una sensibilità in più, insomma, quella di Wenders che si aggiunge a quella di Salgado regalando al pubblico un documentario sperimentale ed assolutamente ben riuscito. L.C. 12 Venerdì 5 dicembre 2014 Società MANIFESTAZIONI CULTURALI SOTTO IL PATROCINIO DELL’AMBASCIATA SCANDINAVA Santa Lucia, un ponte con la Svezia Tre giorni di concerti e appuntamenti per celebrare la notte più lunga dell’anno di Robert Vignola gnuno ha il suo Natale: ad esempio il giorno più importante delle festività, nel Regno Unito, è il 26 dicembre, denominato “Boxing Day” perché è solo allora che si scartano i regali. In tante regioni italiane fino a qualche anno fa Babbo Natale non aveva certo spodestato la Befana. E in Svezia, invece, è Santa Lucia la regina della delicata fase in cui si apre un ciclo e se ne apre un altro. Inevitabile, in un Paese dove d’estate brilla il Sole di Mezzanotte, ma in inverno la notte sub-artica minaccia di far scendere il gelo perenne, che il giorno più corto dell’anno sia in qualche modo una scadenza da osservare attraverso rituali e celebrazioni particolari. Di qui la radicata tradizione, pur in un paese laico quale quello scandinavo, di dar vita a processioni, cori e piccoli momento di festa in onore della luce e della sua santa, appunto Lucia. Così in casa, al lavoro, ma generalmente soprattutto a scuola, una ragazza viene nominata Santa Lucia e finisce così per guidare un piccolo corteo: vestita con una veste rigorosamente bianca, cinta da una fascia rossa in vita, ornata sul O capo da una corona di sette candele tenuta da un intreccio di foglie, attraversa le vie della città o del villaggio per raggiungere il luogo (spesso una chiesa) dove si intoneranno inni natalizi e nazionali. Del seguito fanno spesso parte anche due ragazzi, uno vestito da omino di zenzero e l’altro da Babbo Natale. Dopo il concerto, cui assiste la comunità che ha eletto la reginetta del 13 dicembre, gli svedesi si mettono a consumare biscotti e vin brulé. E se quello di Santa Lucia, martire siracusana, non fosse un legame abbastanza forte tra la Svezia e l’Italia, ci penseranno numerose manifestazioni in programma nei prossimi giorni, per questa ricorrenza così sentita nel paese delle renne, a rendere più stretto il cordone ombelicale tra i due paesi. Merito dell’Ambasciata di Svezia, che rinnova di anno in anno l’appuntamento nelle principali città. Ecco allora che a Roma, martedì 9 dicembre, durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro, in Vaticano (alle ore 17) si terrà un primo concerto. Cui seguirà, il giorno successivo, l’appuntamento presso il presidio svedese più conosciuto dagli italiani: il marchio Ikea (al punto vendita di Porta di Roma alle ore 11). Lo stesso giorno, invece, appuntamento in centro nel cortile dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Piazza Campitelli alle ore 17. Infine, il gran finale giovedì 11: a Milano gli amanti di questo tipo di manifestazioni e della cultura svedese si ritroveranno alle ore 17.30 nella chiesa di San Fedele, nell’omonima piazza. A Roma grande evento pubblico in Piazza di Pietra, davanti alle colonne illuminate del Tempio d’Adriano, in collaborazione con Roma Capitale. Il corteo di Santa Lucia, composto da giovani del liceo musicale Nordiska Musikgymnasiet di Stoccolma, tutti in vesti bianche e con in mano una candela, cantando una decina di inni tradizionali natalizi. Ad aprire i canti l’Ambasciatore di Svezia, Ruth Jacoby; a terminarli la degustazione di glögg (bibita calda a base di vino speziato) e pepparkakor (biscotti speziati). Sarà presente anche VisitSweden, l’ente turistico nazionale, che donerà informazioni a tutti i presenti e li inviterà a partecipare ad un concorso con in palio viaggi (a Stoccolma) e libri di autori svedesi (in italiano) per conoscere ed apprezzare ancora meglio questo grande Paese. UN TOCCO DI MAGIA ALLO SPAZIO ALLESTITO DALL’ENTE TURISTICO AD UN PASSO DA PIAZZA NAVONA Vienna porta la neve a Roma Roma sta facendo caldo. Eppure sta nevicando, tutti i giorni, con… austriaca puntualità, alle ore 19. Peraltro, a un passo da piazza Navona. Merito della ventata natalizia che ha portato con sé l’iniziativa messa in piedi dall’Ente per il Turismo di Vienna, che ha allestito in pieno centro una struttura per portare un po’ della sua frizzante atmosfera festiva anche nella città eterna. Atmosfera che non poteva certamente esimersi da quel manto bianco che, con un tocco magico, fiocca sui visitatori dello spazio inaugurato già da martedì scorso nel cortile di Palazzo Braschi. È questa la prestigiosa cornice dove, ogni giorno dalle 11 alle 20, vengono A aperti i chioschi natalizi. I visitatori possono qui degustare gratuitamente i tradizionali dolci "Lebkuchen", accompagnandoli (a partire dalle 16) anche con il tipico punch. Non solo il palato per assicurarsi di trasmettere il giusto clima. Grandi sculture di ghiaccio, realizzate nel cortile di Palazzo Braschi, stanno infatti celebrando gli edifici della Ringstrasse, il viale di fama mondiale che circonda il centro di Vienna e che festeggia proprio di questi tempi i suoi 150 anni (le manifestazioni culmineranno il 1 maggio del 2015). L’installazione è stata inaugurata con una magnifica riproduzione degli scenari della strada ad anello che cinge in un abbraccio il cuo- re della nobile capitale austriaca. Il pubblico potrà assistere in diretta alla realizzazione della scultura anche venerdì 5 dicembre, quando l'evento sarà ripetuto con la realizzazione di una nuova opera. Ma non di solo ghiaccio è fatta l’atmosfera che conduce il Natale: anche la neve dovrà pur esserci e di qui il tocco di magia, ogni sera a partire dalle 19, ad accompagnare una il miracolo dell'imminente Avvento. L’apertura dell’incantevole spazio di piazza San Pantaleo 10 è fissata comunque fino a domenica. Informazioni telefoniche vengono fornite agli interessati tutti i giorni al numero 060608, che risponde con orario dalR.V. le 9 alle 21. NELLE DUE CITTÀ D’ARTE I MERCATINI DI NATALE S’INTRECCIANO CON QUELLI DI NORIMBERGA ED HEIDELBERG Verona e Firenze, suggestioni tedesche ual è il più antico? Oltralpe si contendono la palma fior di città, ma pare che ultimamente un po’ tutti si stiano piegando all’idea che ci si debba inchinare alla longevità di quello di Dresda. Ma i mercatini di Natale, in lingua locale Weihnachtsmarkt, della Germania hanno tutti una chiara impronta, un marchio di fabbrica che li rende unici al mondo. Non sempre, tuttavia, occorre sorbirsi un viaggio, con quel che implica in fatto di costi e Q tempo, per respirare almeno un po’ dell’aria frizzante che li contraddistingue. Ad esempio occorre dire che ci sono due città, in Italia, che hanno saputo sfruttare al massimo le proprie “conoscenze” tedesche. A cominciare da Verona, il cui già incantevole centro è impreziosito ormai da sette anni dalla presenza, sotto Natale, degli artigiani di Norimberga, che allestiscono (tra quelli già presenti sulla piazza veronese) un loro mercatino nel quale proporre al pubblico italiano le proprie ricercate produzioni, proprio lungo la strada che porta al Brennero. L’area espositiva riservata agli ospiti provenienti dalla Franconia bavarese è quella di Piazza dei Signori, comunque a un tiro di schioppo dagli altri spazi dedicati alle produzioni locali. I mercatini veronesi sono aperti fino al 28 dicembre; saranno chiusi solo la mattina del 25 dicembre per riaprire comunque in serata. Durante la settimana, nei giorni feriali, l’orario è dalle 10 alle 21,30, il venerdì, sabato e prefestivi dalle 10 alle 23. Da Verona a Firenze il passo non è breve ma la formula, praticamente, è la stessa. Qui però ad affacciarsi sulle splendide piazze italiane non sono bavaresi, bensì cittadini di un altro fiero Land, il Baden-Württemberg. È in piazza Santa Croce che è stato allestito il tradizionale Mercatino di Natale tedesco, con ben 50 baite in legno, che resteranno in piazza fino al 15 dicembre, per un Weihnachtsmarkt aperto tutti i gironi dalle 10 alle 20. A vivacizzarlo, in virtù di un gemellaggio, espositori provenienti da quel gioiello architetto- nico che è Heidelberg. A Firenze come a Verona si respira insomma aria di Europa vera: il lampredotto va a braccetto con i wurstel, il Chianti con il gluhwein e il presepe con le palle artigianali o gli addobbi con rami di abete intrecciati; per chi ama le bollicine, la scelta è tra prosecco e birra, così come i panificatori italiani possono confrontare i loro prodotti con i prezeln o i biscotti speziati. Un’Europa così, vicina alle tradizioni di ogni suo popolo e lontana dalle idiote direttive di Bruxelles, sarebbe davvero amata da tutti. Meno male che, almeno a R. V. Natale, si può sognare.
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