conquiste 2 - Cisl Piemonte

Furlan: in campo con le nostre proposte e la nostra ragionevolezza per un confronto di merito su manovra e Jobs act
adaffrontarelesfidedellacrisi
“Mobilitazioneunitariasolosuobiettivicondivisi”
N
asce dunque nel
segno della generosità e della disponibilità di chi
esce e di chi entra la nuova segreteria confederale
della Cisl targata Annamaria Furlan. Organizzazione
profondamente sana e
che avrà una vigilanza
maggiore sulle gestione
delle risorse interne e dei
regolamenti.
Il tutto per rendere la Cisl
sempre più trasparente e
pronta ad affrontare le sfide che il sindacato ha davanti, in una situazione
complicata per il Paese. Il
premier Renzi ha ottenuto
risultati in Europa sul fronte della flessibilità. Ma, osserva Furlan, questi risultati rischiano di esaurirsi in
poco tempo. “Il fiscal compact è ancora lì come un
macigno, quando fu scritto e approvato il Vecchio
Continente non era ancora in recessione”. E allora,
sottolinea Furlan, serve
un cambio di passo - un’Europa che da finanziaria diventi politica - per favorire davvero investimenti e
occupazione. “Il rientro
del debito se non viene
corretto ci obbligherà a
sforzi di bilancio che inesorabilmente rischiano di
condurci ad ulteriori tagli
allo stato sociale, allo sviluppo e quindi anche all’occupazione”.
La Cisl naturalmente non
può stare fuori da questo
ragionamento. Spinge il
Governo italiano perché
oltre la tattica momentanea utilizzi al meglio il semestre di presidenza dell’Unione per porre con forza il tema del cambiamento.
La Cisl è e deve rimanere
in prima linea con un approccio di merito, a partire dalla legge di Stabilità.
Una manovra peggiorata
di bozza in bozza. Ma serve l’impegno delle parti sociali per valorizzare quanto di buono c’è e cambiare
e integrare quello che non
va bene o manca del tutto.
Furlan distingue: bene le
risorse per la detassazione e decontribuzione in favore delle assunzioni a
tempo indeterminato; bene anche la conferma del
bonus da 80 euro, comunque da estendere, ad
esempio ai pensionati; e il
taglio dell’Irap, che rappresenta un beneficio anche
per il lavoro.
Vanno invece cambiati altri provvedimenti. Intanto
la tassazione sul tfr, che se
resta così metterà una pietra tombale sulla previdenza integrativa e i lavoratori di oggi saranno anziani
poveri. Poi il taglio drastico sui patronati, che servono ai cittadini perché svolgono un servizio di qualità
del tutto gratuito: per lo
Stato vorrebbe peraltro dire un aggravio ogni anno
di 800 milioni. Tagliare sui
patronati, inoltre, significa circa 8 mila posti di lavoro in meno. E poi va corretto il tiro anche sulla con-
trattazione di secondo livello: Renzi assicura di volerci puntare molto, ma
poi ha tolto 200 milioni al
fondo per gli sgravi.
Nella manovra, inoltre,
mancano completamente
altre cose: la rivalutazione
delle pensioni (“Un primo
intervento sarebbe quello
di portare la no tax area
uguale a quella dei lavoratori dipendenti, un segnale di attenzione a questa
parte di popolazione che
vive in condizioni di pover-
tà visto che più della meta
non arriva a mille euro al
mese”); e poi lo sblocco
del contratto per i lavoratori pubblici: dopo sei anni di attesa le buste paga
sono più povere tra i 2.500
e i 4 mila euro. La Cisl è al
fianco proprio di pensionati e lavoratori pubblici,
che si mobiliteranno rispettivamente il 5 e l’8 novembre. Guardia alta anche sul Jobs act. Giudizio
positivo sul contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato se eliminerà
le forme di precarietà, come le false partite Iva e i
co.co.pro.. Servono più risorse per gli ammortizzatori in deroga e nuove politiche attive del lavoro.
Da Furlan anche un passaggio accorato sulla famiglia: “Figuriamoci se non
siamo d’accordo con il sostegno alle mamme attraverso il bonus bebè, ma la
politica della famiglia è
un’altra cosa”.
Quanto allo sciopero generale già dichiarato da altri,
la Furlan insiste: con la crisi abbiamo perso 25 punti
di produzione industriale,
non c’è bisogno di occupare le fabbriche ma di creare occupazione. Più che lo
sciopero serve allora un
patto sociale. Osserva ancora il segretario generale
della Cisl: “Non è con le cariche della polizia, con gli
insulti reciproci o le battute mediatiche che usciremo dalla recessione. L’unità sindacale è importante
ma bisogna capire per che
cosa ci si mobilita insieme
e quali obiettivi si vogliono raggiungere. Solo su
queste basi si può costruire una mobilitazione unitaria. Se invece il discorso è
lo sciopero generale o l’occupazione delle fabbriche, noi pensiamo che sarebbe una strada sbagliata perché lo pagherebbero i lavoratori nelle loro buste paghe alla fine del mese e le aziende già in difficoltà. Noi invece dobbiamo aprire un confronto
con Confindustria per cambiare il modello contrattuale e sfidare il Governo
sul tema delle nuove relazioni sindacali adeguate
per alzare la produttività
ed i salari dei lavoratori”.
La Cisl insomma vuole restare in campo con le sue
proposte e la sua ragionevolezza.
Giampiero Guadagni