MODENA 14 MARZO 2014 IL FUTURO DELLA FORESTA URBANA: EVOLUZIONE E GESTIONE SOSTENIBILE POSSIBILITA’ PER LA GESTIONE DELLA FORESTA URBANA (DOTT. AGR. VLADIMIRO ALDO LONGONI) 1 POSSIBILITA’ PER LA GESTIONE DELLA FORESTA URBANA Il sensibile incremento delle aree verdi nell’ambito urbano ,ad uso pubblico, anche in zone fortemente segnate dall’azione dell’uomo e un dato ormai acclarato. Accanto alla realizzazione di giardini, parchi ed in generale di aree verdi ricreazionali o di completamento di edifici o strade, si osserva in questi anni il sensibile incremento di spazi verdi risultato nella gran parte dei casi esito di compensazioni ambientali a fronte di disboscamento, costruzione di infrastrutture, edifici industriali-commerciali. Queste aree, rispetto al tradizionale verde pubblico, sono generalmente caratterizzate da bassi investimenti sia in fase realizzativa che manutentiva, considerando tali spazi una estensione dell’impianto boschivo. Ciò è vero solo in parte in quanto spesso i siti di impianto hanno delle peculiarità che contrastano con la normale pratica agraria e forestale. Mi riferisco al recupero di vecchi siti industriali, alle lunghe strisce che corrono parallele alle strade e alle ferrovie, talvolta reliquati di espropri di cui non si sa che fare. Senza entrare nel merito della progettazione di questi spazi, che non compete all’impresa, si ha la sensazione che manchi nel progettista, e nel committente, l’attenzione alla manutenzione. Purtroppo, In Italia, l’attenzione alla manutenzione è una carenza ormai cronica e non solo nel caso del verde, è un fatto culturale difficile da cambiare. Nella forestazione appare inverosimile non prestare opere di manutenzione quando l’oggetto bosco è in continua evoluzione, evoluzione legata a volte a fattori mutevoli, quando il successo o l’insuccesso di un impianto può dipendere dalla presenza o dall’assenza di un singolo intervento (pensiamo ad una irrigazione di soccorso, al ripristino di una protezione o di un tutore). E’ pur vero che la forestazione in queste situazioni non ha valenza produttiva, nel senso tradizionale del termine, non parliamo di legname ma la forestazione nel contesto da noi analizzato da certamente prodotti, prodotti non riscattabili in termini monetari 2 quindi “sfuggenti” dall’Amministrazione. non percepibili in maniera diretta Certo l’impianto è un costo, la manutenzione è un costo e un dato di fatto, un semplice esercizio di entrate (zero) ed uscite (tante). La nostra visione è questa: COSTI TEMPO In questa situazione, dove i benefici non sono monetizzabili, diventa difficile far comprendere gli effetti positivi della forestazione. Altri paesi, con esperienze molto avanzate in termini di urban forestry, attraverso una analisi costi-benefici mettono in luce la prevalenza degli aspetti positivi del sistema: BENEFICI TEMPO COSTI 3 La situazione cambia radicalmente! In questo contesto, come si pone e si propone l’impresa? Innanzitutto l’impresa ha un ruolo importante: nell’impresa ci sono i mezzi tecnici e le competenze per la realizzazione e per la manutenzione delle aree. Voglio puntualizzare che l’impresa, per definizione, opera ricercando un utile, creando quindi “la ricchezza” che può essere destinata al mantenimento ed allo sviluppo dell’azienda. Per tali motivi, anche in un contesto di attività agricolo-forestale di tipo estensivo, povero rispetto ad un verde pubblico più tradizionale, esistono soglie di costi incomprimibili sotto i quali non è possibile scendere. La soglia dei prezzi delle lavorazioni deve tener in debito conto questi aspetti permettendo una “competizione” trasparente tra le imprese, offerte economiche non viziate da “voci di noli” sfuggenti ad ogni regola di bilancio ma, e soprattutto, da prezzi di manodopera ragionevolmente in linea con i contratti di settore applicati nella provincia o meglio nel Comune in cui si svolge l’attività. Sottolineo come spesso “si inciampa”, nella valutazione delle offerta o nella sua giustifica, non tanto sul contratto applicato con il relativo costo annuale complessivo (compreso di tutti gli oneri) quanto sul costo semplice e banale costo orario (costo totale annuo/ ore anno di lavoro). In tal senso viene in aiuto la recente normativa reintroducendo con il decreto del fare (legge 9 agosto 2013, n. 98) il concetto di invariabilità del costo del personale, anche se per adesso prevista soltanto per il criterio di aggiudicazione del prezzo più basso. Fatta questa premessa cerchiamo di capire quale ruolo può coprire l’impresa, che proposta si può ragionevolmente fare. Una proposta su due livelli, sul piano gestionale e sul piano operativo delle attività agronomiche e forestali. Sul piano gestionale, sulla base di un progetto unitario, è auspicabile la messa in campo di tutte le forze che possono concorrere a realizzarne gli obiettivi. Il servizio globale di manutenzione è un esempio, ma non è l’unico. 4 IMPRESA puo: a) Essere un supporto di altri operatori fornendo mezzi, manodopera e talvolta conoscenza b) Intervenire direttamente con uomini e mezzi alle dipendenze di un D.L. c) Operare in associazione con altri operatori d) Gestire, organizzare ,eseguire l’attività sulla scorta di un servizio di Global Service Sul piano gestionale è facile lanciare la proposta di un Global Service per la gestione di queste aree, vista la dimensione importante raggiunta. Il servizio globale di manutenzione è particolare perché a fronte di risorse economiche messe a disposizione dall’Amministrazione Pubblica, sulla base di un preciso contratto tecnico, il Servizio si occupa in toto della gestione delle aree verdi provvedendo alla organizzazione e programmazione dei lavori, alla esecuzione dei lavori, all’affidamento di attività a terzi. Della sua attività il Servizio Globale di Manutenzione ne risponde ad un Supervisore del Servizio, nominato dall’Amministrazione Pubblica, secondo preciso regole amministrative e contrattuali. Come si diceva il sistema non è unico ma ha il vantaggio di portare spesso a beneficiare di economie di scala, avere quella elasticità di gestione che in un affidamento ordinario a volte si perde, rispondere e supportare l’Amministrazione pubblica la dove vengono a mancare, per varie ragioni, le competenze tecniche. In un servizio globale si possono sviluppare sinergie tra settori amministrativi e tecnici che in altro modo difficilmente troverebbero riscontro. Su questo piano si potrebbe costruire un rapporto con dei volontari da coinvolgere in vari modi nell’attività di manutenzione delle aree e con le associazioni di volontariato, che per ambito di attività, obiettivi e competenze possono acquisire e mantenere parte degli spazi verdi o svolgere determinati servizi. In questo contesto l’informazione al pubblico veste un ruolo primario così come la formazione dei volontari è indispensabile per fornire le competenze e le esperienze necessarie per svolgere i lavori specifici in sicurezza. IMPRESA Può farsi promotore attraverso forme di Global Service nella gestione delle aree 5 Intervenire/eseguire tutte quelle attività di mantenimento del patrimonio Organizzare gli interventi applicando una programmazione pluriennale che consenta di “ammortizzare” gli investimenti con abbattimento/contenimento di costi Sul piano operativo la coltivazione delle aree, che siano piantumate o praterie incolte, presuppone almeno un minimo programma di attività di manutenzione, assiduo nei primi anni di impianto (3 – 5 anni), meno impegnativo e negli anni successivi: - Sfalcio degli incolti e contenimento erbacee negli impianti forestali (2 – 3 interventi/anno) - Piccole manutenzione ad alberi e siepi (potature, gestione tutori e protezioni, rimozione non vegeti, sostituzioni ecc) - Irrigazioni di soccorso (da limitarsi eventualmente ai nuovi impianti). Complessivamente sono operazioni ripetersi su una superficie estesa. di semplice esecuzione Ciò che quindi appare di ordinaria manutenzione sensibile investimento di uomini e mezzi. 6 ma da presuppone un Se volessimo estrapolare i dati della tabella sopra riportata ne risulterebbe un importo di manutenzione pari a 800.000 euro ed un numero di addetti di 50 unità!. Personalmente ritengo più vicino alla realtà la parte estimativa (2000 euro/ettaro di manutenzione anno per impianti forestali) un pò meno credibile sono le unità lavoro. (fossero anche la metà, che gran numero!). Per quanto i dati siano “largamente” indicativi, possiamo fare una considerazione: il bene da gestire, anche in un regime di minima manutenzione “ordinaria”, richiede notevoli risorse. Il problema che quindi si pone è se dalla coltivazione (dei 400 ettari) di suolo pubblico è possibile trovare risorse aggiuntive utili a coprire almeno parte delle spese che l’Amministrazione sostiene. Premesso che solo con un dettagliato progetto accompagnato da un business plan consente di ragionare sui numeri, possiamo mettere sul tavolo della discussione alcune idee, fondamentalmente legate all’energia: - biomassa - biodiesel La prima soluzione si lega ad ormai esperienze mature nella coltivazione di cedui (pioppo, robinia o altre specie) a ciclo breve SRF (acronimo di Short Rotation Forestry), con impianti di durata limitata (10-15 anni), “raccolta” biennale/quinquennale e produzione 7 di cippato di legno da utilizzarsi tal quale o trasformato in pellet. La seconda ipotesi consiste nel mettere in coltura una serie di appezzamento per la coltivazione invernale di colza da destinarsi alla produzione industriale di biodiesel oppure di graminacee da destinarsi alla produzione di pellettato o combustibile per caldaie.. La tabella è estratta da “Progetto Biomasse” ENAMA Sono evidenti i limiti economici del sistema, legati alla produzione, produzione che anche per ragioni di sostenibilità ambientale non può essere spinta con fertilizzanti o fitofarmaci. E palese che in tali condizioni di coltivazioni si devono costruire rapporti con gli utilizzatori o trasformatori dei prodotti dei campi. Non è da escludere, soprattutto se assenti in zona, uno studio di fattibilità di un impianto di produzione di energia elettrica e termica da biomassa o di trasformazione del materiale (pellet, bricchette) che possa incrementare il valore aggiunto delle produzioni locali. Vladimiro Aldo Longoni Dottore Agronomo (ASSOVERDE) 8
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