COME LO SVILUPPO PSICOLOGICO E SESSUALE DEL BAMBINO TROVA IL SUO CARDINE NEL RAPPORTO COL PADRE E CON LA MADRE (fonti di consultazione: Prof Gandolfini, Prof. Risè, Prof Marchesini, dott.Mugnaini) Premessa Le due caratteristiche che distinguono il genere umano da quello animale (col quale condividiamo istinto e affettività) sono la razionalità e la volontà. Se questi due aspetti peculiari sottostanno all'istinto ed alla affettività, ecco che si rischia di orientarci contro natura, seguendo il piacere, seguendo l'emotività, non incanalando i nostri comportamenti secondo le regole della legge naturale. Questo genera il predominio dell’ elemento animale dell'uomo, a scapito della ragione e della capacità di dominarsi. _______________________________________________ Quando si parla di “sviluppo psicologico” dobbiamo intendere una serie di cambiamenti che si verificano nelle funzioni e nella condotta della persona con l’avanzare dell’età. Lo sviluppo è, quindi, il risultato di una modificazione strutturale e funzionale dell’organismo e riguarda, ovviamente, l’intero arco della vita, ma le modificazioni più significative, e più drammatiche, si verificano nel periodo dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza. L’influenza ambientale gioca un ruolo molto importante nello sviluppo della persona, a partire dai primi mesi della vita intrauterina e, soprattutto, extrauterina. La “personalità” (dal latino “persona”, cioè maschera) si riferisce allo stile di condotta di un individuo, conoscibile dall’esterno, cioè quello che ognuno di noi fa vedere di sè quando si relaziona con gli altri. “La personalità è l’organizzazione dinamica, interna all’individuo, di quei sistemi psicologici che sono all’origine del suo peculiare genere di attaccamento all’ambiente. Questi “sistemi”non sono elementi fra loro indipendenti; essi interagiscono realizzando una fisionomia unitaria che si evolve e progressivamente matura”. (Gordon Alport psicologo americano) Siamo passati dal considerare il bambino come una sorta di “adulto in miniatura” (“adulto nano” di Wolff), strutturato quasi esclusivamente in base ai suoi caratteri ereditari, alla consapevolezza che la sua differenza con l’adulto è soprattutto di ordine qualitativo, piuttosto che quantitativo, in cui il dato “biografico” (rapporti genitoriali, familiari, sociali, ambientali) assumono grande importanza, acquisendo sempre più valore “plasmante” e “condizionante” con il passare degli anni. Il bambino definisce se stesso cercando una risposta ad una domanda interiore, inconsapevole e che risale alla notte dei tempi: “chi sono io?”, e lo fa utilizzando il “materiale” che ha a disposizione: il proprio “bagaglio genetico/fenotipico” (cioè il proprio corpo, il proprio corredo cromosomico), ed il proprio “bagaglio ambientale”, cioè la relazione che instaura con papà, mamma. fratelli, parenti, coetanei, luogo sociale con tutte le sue componenti. Questa “conoscenza del sé” fa parte di quelli che Maslow (psicologo americano) definisce “bisogni primari”, che sono strettamente connessi al benessere del bimbo: per “sentirsi bene” il bambino non ha bisogno solo di nutrirsi, di dormire, di essere protetto, amato ed aiutato, ma ha necessità di “conoscersi” a 360°, come abbiamo visto, e proprio qui fonda tutta la sua importanza il dato della “differenza sessuale” genitoriale, attraverso la quale il bimbo impara e costruisce la sua propria identità e diversità sessuale. Non è per nulla insignificante o ininfluente se la reazione intrapsichica del bambino alla figura materna è evocata da un soggetto maschio o, viceversa, se quella paterna è gestita da un soggetto femmina: con chi potrà identificare tanto il suo sesso, quanto il suo ruolo, se dinanzi a lui vi è solo una “omogenitorialità”,che esclude uno dei due sessi? Il bambino avverte il peso della gestione di un simile processo, tutt’altro che semplice ed automatico, trovando soddisfacimento nella presenza rassicurante di entrambe le figure adulte, nelle quali rispecchiarsi per identificarsi, fra similitudine e diversità. Nei primi tre anni di vita si compie quel processo di individuazione–separazione, che conduce il bambino all’acquisizione di un’identità strutturata . Questo cammino è determinato essenzialmente dalla sua relazione con la mamma, con cui il bambino stabilisce, dal secondo mese, un rapporto di simbiosi che dura, pur attraverso fasi alterne, fin verso il terzo anno di vita. Il padre, in quanto oggetto d’amore, appartiene fin dai primissimi momenti a una categoria di oggetti d’amore totalmente differenti da quelli cui appartiene la madre. Sebbene non sia totalmente al di fuori dell’unione simbiotica, non ne fa mai totalmente parte. Da questo ne deriva che la posizione fisica del padre è diversa da quella della madre. Si tratta proprio di una “posizione” intesa come diversa dislocazione rispetto al corpo. Per questa ragione il padre può aiutare il figlio a uscire dalla simbiosi con la madre. Se la simbiosi con la madre e il suo superamento riescono bene si costituisce allora quello sfondo di fiducia che aiuta il bambino a iniziare il suo processo di identificazione. Dopo aver provato fiducia nel corpo della madre, si affida anche al padre che lo aiuta a separarsene. Questa separazione è la premessa indispensabile perché il figlio possa diventare se stesso. Secondo studi scientifici, l’assenza del padre durante i periodi di crescita critici, porta al deterioramento delle abilità sociali e comportamentali ed aumenta il rischio di sintomi depressivi in adolescenza, soprattutto per le ragazze. Inoltre i bambini con padri presenti e stimolanti hanno in futuro meno problemi con la Legge e una vita morale più equilibrata. La madre è più disponibile ed accogliente, capace di rispondere in modo partecipato e interessato, dimostrando tenerezza fisica, ascolto, interesse, consolazione, pazienza e misericordia. La funzione materna (supportata anche da altre figure femminili, come la nonna), con la sua gratuità, ha un ruolo fondamentale nel determinare quella sicurezza interiore che accompagnerà il bambino per tutta la vita. Il padre è meno centrato sul bambino (parla meno, fa meno richieste, accomoda meno il proprio linguaggio in termini di tono e lessico), e si relaziona in modo più imprevedibile e fisicamente stimolante. Attraverso il gioco, incoraggia l’esplorazione, è di aiuto ma stimola l’impegno. Tutto ciò ha importanti effetti benefici sullo sviluppo del bambino perchè stimola l’indipendenza, e la conseguente apertura verso il mondo esterno. Trasmette il messaggio che la vita non è solo conferma e rassicurazione, ma anche conquista faticosa (talvolta anche dolorosa) di gioie più profonde. Saper “soffrire” per ottenere le cose oltre ad educare alla volontà agisce sull’autostima e sulla gestione equilibrata dell’aggressività. La raggiunta piena consapevolezza del processo di identificazione-‐separazione, favorisce il calo del livello di ansia che questo processo reca con sé e consente al bimbo di trovare la sua “collocazione”nel mondo, in quanto maschio o femmina. L’identità sessuale si afferma, non in astratto, ma attraverso una «messa in situazione» dei ruoli e delle funzioni che impegna tanto la psiche quanto il corpo dei suoi attori. Quindi è soprattutto nella relazione con il padre e la madre che tutto questo si attua e matura. Il genitore dello stesso sesso deve essere fisicamente e emotivamente presente nella vita del bambino valorizzandone tutti gli aspetti belli e tipici anche del proprio genere in concomitanza all'apprezzamento degli aspetti belli e tipici anche dell'altro genere. Se il bambino percepisce con la mente che il suo corpo è "sbagliato", rifiutato, non amabile o apprezzabile, anche la parte emotiva ad esso connessa si formerà strutturata in questo modo. L'equilibrio non si trova nell'esaltazione di un sesso rispetto all'altro, nell'umiliazione di un sesso rispetto all'altro, ma nemmeno nell'appiattimento dei 2 sessi, affermando che non esistono differenze biologiche, strutturali e psicologiche fra l’uomo e la donna, come oggi una certa cultura (femminista radicale e del gender) va affermando. Ricordiamo che la bellezza sta proprio nella differenza uomo-‐donna ma anche nella sua complementarietà (che non è solo anatomica). Non è irrilevante che la coppia uomo-‐donna sia l’unica che possa procreare naturalmente, e che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale. Il bambino ha bisogno di crescere all’interno di un equilibrio dato unicamente dalla differenza sessuale, così come la natura ha previsto, ed entrambi i genitori (padre, madre, maschio, femmina) sono importanti per il suo sviluppo mentale. La psicologia dell’età evolutiva, dalla sua nascita ad oggi, ha prodotto una quantità enorme di bibliografia orientata in questo senso e non si è mai alzata una sola voce di dissenso. Le uniche differenze, a seconda delle varie scuole psicodinamiche, hanno riguardato la gravità delle conseguenze che un simile vulnus è in grado di produrre, ma mai nessuno ha messo in dubbio che potessero non esistere conseguenze negative. FINE
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