Lezione 8 del 31 ott 2014 (pdf, it, 43 KB, 11/5/14)

Pedagogia generale
VIII lezione (31/10/2014)
Prof.ssa Laura Selmo
Giovanni
Gentile
Le pedagogie del Novecento:
Modelli Educativi
I parte
Università degli Studi di Verona
Corso di Scienze delle Attività Motorie e Sportive
a.a. 2014/2015
Martha Nussbaum
Nussbaum è una filosofa americana, riprendendo il
pensiero di Socrate e di Aristotele, pone la sua
attenzione sul legame tra democrazia e giustizia sociale
in chiave moderna.
Una delle domande principali che la guida nei suoi studi
è quella di come si possano formare i cittadini a una
democrazia che sia realmente tale. Nussbaum
suggerisce alcuni possibili interventi che si legano in
modo intrinseco con l’educazione dell’uomo.
Martha Nussbaum
Secondo Nussbaum, occorre sviluppare in ognuno la
capacità di vedere il mondo da un altro punto di vista
rispetto a quello che la società contemporanea offre,
confrontandosi sulle differenze e similitudini delle
«fragilità umane».
Inoltre occorre incoraggiare il senso di responsabilità e
promuovere lo sviluppo del pensiero critico, soprattutto
attraverso interventi pedagogici adeguati.
Martha Nussbaum
“C’è bisogno di coltivare lo sguardo interiore degli studenti
e ciò implica un’istruzione particolarmente attenta alle
lettere e alle arti […] che metta gli allievi in contatto con le
problematiche di genere, razza, etnia e li conduca
all’esperienza e alla comprensione interculturale”.
(Nussbaum, 2010 p. 122)
Occorre, quindi, sviluppare un’attenzione al sociale e alle
sue necessità attraverso la conoscenza e messa in campo
di nuove strategie educative volte a far riflettere e rendere
gli studenti consapevoli dell’importanza del dialogo, della
condivisione e della collaborazione nella risoluzione dei
problemi.
«Fioritura delle capacità» ed educazione
Tra gli obiettivi dell’educazione ci dovrebbe essere la
possibilità di sviluppare tutte le proprie capacità, anche
quelle naturali-emozionali come la compassione,
l’empatia e la comprensione degli altri, coltivando così
una coscienza critica e la cosiddetta “umanità”.
Proprio per questo, le discipline umanistiche potrebbero
essere quei saperi che maggiormente descrivono e
favoriscono la condizione umana, contribuendo a
coltivare la consapevolezza di sé e delle altre persone.
L’approccio delle capacità
Nussbaum individua tre capacità per coltivare
l’umanità nel mondo attuale:
1. la capacità di pensare criticamente,
2. la capacità di sentirsi parte dell’umanità,
3. la capacità di immaginazione narrativa.
1. La capacità di pensare criticamente
La prima capacità significa che gli individui
devono sviluppare un pensiero critico che li guidi
nelle proprie scelte e azioni.
Occorre dare spazio alla riflessione individuale
sui problemi e sulla realtà.
2. La capacità di sentirsi parte
dell’umanità
La seconda capacità riguarda l’idea di umanità
in senso ampio, cioè il riconoscersi tutti esseri
umani con interessi e bisogni comuni.
Questo consente
cooperare insieme.
di
poter
collaborare
e
3. La capacità di immaginazione narrativa
La terza rimanda al guardare il mondo
attraverso la lente dell’empatia, cioè quella
capacità di immaginarsi nelle «storie degli altri».
Questo consente un avvicinamento all’altro e un
riconoscersi nell’altro.
L’approccio si basa su dieci condizioni minimali, che devono essere
socialmente garantite affinché un individuo possa essere effettivamente
realizzato e libero:
1. La vita.
2. La salute fisica.
3. L’integrità fisica.
4. I sensi, l’immaginazione, il pensiero: come accesso all’educazione e
alla libertà di coscienza.
5. I sentimenti: essere capaci di empatia verso gli altri
6. La ragion pratica: adottare una concezione e impegnarsi in una
riflessione critica sulle scelte fatte o da fare.
7. L’appartenenza: potersi impegnare in varie forme di interazione
sociale e essere protetti dalle varie forme di umiliazioni e prevaricazione.
8. Le altre specie: vivere considerando l’ambiente e gli animali.
9. Il gioco: essere capaci di impegnarsi in attività ricreative.
10.Il controllo sul proprio ambiente: diritti politici e considerazioni
materiali.
Jack Mezirow e la teoria trasformativa
Fin dall’infanzia si impara a conoscere il mondo
attraverso la socializzazione. Quanto viene appreso
durante questo periodo della vita in parte determina
le prospettive culturali che l’individuo userà
nell’approcciarsi al mondo e per interpretare azioni
ed esperienze. Infatti, si interpreta attraverso la
percezione e la cognizione, si costruisce il
significato in modo intenzionale.
Jack Mezirow
Per Mezirow, come per Dewey, la riflessione è
fondamentale nel processo d’apprendimento.
Secondo la teoria trasformativa l’individuo già in età
infantile attraverso la socializzazione impara a negoziare
i valori sociali con l’aiuto della riflessione critica.
L’apprendimento è la capacità di utilizzare un significato
che abbiamo già costruito, per orientare il nostro modo di
pensare e agire, dando un senso alle nostre esperienze.
Jack Mezirow e il pensiero riflessivo
Il soggetto, attraverso forme di pensiero critico-riflessivo,
mette in moto processi di trasformazione delle
prospettive di significato e soprattutto dei presupposti su
cui costruisce la realtà.
«La riflessione è il processo con cui si valutano
criticamente il contenuto, il processo o le premesse dei
nostri sforzi finalizzati a interpretare un’esperienza e a
darvi significato». (Mezirow 2003)
Jack Mezirow e il pensiero riflessivo
La riflessione è molto importanti affinché l’apprendimento
avvenga e sia trasformativo: «trovare un significato è
fondamentale per l’essenza stessa dell’apprendimento».
(Mezirow 2003, p.18)
La teoria trasformativa parte dal presupposto che il
significato è interpretazione.
«L’apprendimento
è
un
processo
dialettico
di
interpretazione e «l’interpretazione è l’elaborazione critica
dell’esperienza» (Mezirow 2003, p. 41)
Dalla teoria alla pratica educativa
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In un’ottica di educazione continua lungo tutto
l’arco della vita si sottolinea come l’educazione
debba organizzarsi attorno ai quattro pilastri
dell’apprendimento (Delors, 1996):
imparare a conoscere,
imparare a fare,
imparare a essere,
imparare a vivere con gli altri.
Dalla teoria alla pratica educativa
Da qui deriva la necessità di mettere in atto pratiche
educative che favoriscano nell’individuo la capacità di
essere responsabile e di impegnarsi nella sua
realizzazione non solo individuale, ma anche sociale.
«L’educazione deve contribuire allo sviluppo totale di
ciascun individuo: spirito, corpo, intelligenza, sensibilità,
senso estetico, responsabilità personale e valori
spirituali» (Vico, 1998 p.29)
Dalla teoria alla pratica educativa
Ponendosi di fronte alla complessità dei fenomeni sociali
attuali, occorre allora «un nuovo spirito dell’educare e
dell’istruire nella società intera, nella società […]
orientata a promuovere diritti e doveri […]» (Vico, 1998,
p. 29) attraverso l’impegno da parte di tutti e la
partecipazione alla comunità.
In ragione di questo vengono quindi progettate pratiche
educative quali il service-learning e Scuola e
volontariato.