Metodologie innovative per la conoscenza del territorio. Contributi dell’osservazione aerospaziale. Ing. Antonio Bruno Della Rocca Italia –ENEA Responsabile dell’Unità osservazione della Terra e sistemi informativi territoriali Sessione - Telerilevamento e reti di monitoraggio ambientale. Tema - Scienza e tecnologia. SOMMARIO Tra le numerose tecnologie che si sono affermate nel corso degli ultimi anni per l’acquisizione/misurazione dei molteplici parametri fisici che caratterizzano il territorio, quelle connesse con l’osservazione aerospaziale della superficie terrestre hanno vissuto lo sviluppo più straordinario e, inoltre, mantengono prospettive di crescita ancora più significative e promettenti. Una evoluzione così vigorosa è dovuta a un insieme di fattori concomitanti quali, ad esempio, la messa in opera di sensori e piattaforme per riprese sempre più dettagliate e frequenti, il costante incremento delle prestazioni dei computer necessari per elaborare le immagini acquisite nonché la possibilità di ricorrere simultaneamente a più strumenti di misura di parametri territoriali, molto diversificati tra loro ma che si integrano a vicenda ampliando la conoscenza del territorio. Tuttavia un fattore fondamentale per completare il quadro di crescita delle tecnologie di osservazione aerospaziale, soprattutto sul versante della loro efficace applicazione operativa da parte di una vasta platea di utilizzatori finali, categoria che include per antonomasia il complesso delle Agenzie Ambientali, risiede tuttora nell’attività di progettazione ed implementazione di metodi elaborativi (di dati e immagini) che siano adeguati alle esigenze applicative espresse di volta in volta. Tale attività ha un elevato contenuto di ricerca e sviluppo tecnologico e richiede inoltre una fattiva interazione tra lo sviluppatore dei metodi e il beneficiario finale, in modo da predisporre strumenti e soluzioni informatiche veramente efficaci. Nella presentazione saranno descritti alcuni esempi di contributi alla conoscenza del territorio ottenuti tramite differenti tecnologie di osservazione aerospaziale e la loro integrazione con ulteriori strumenti tecnologicamente innovativi quali i Sistemi Informativi Territoriali e i GPS. Tutti gli esempi sono stati realizzati presso il laboratorio EDI (ENEA Digital Imagery) del Centro ENEA della Casaccia e, descrivendoli, saranno evidenziati i principali aspetti tecnico-scintifici affrontati nel mettere a punto i nuovi metodi elaborativi. Il primo riguarda le tecniche numeriche implementate per l’estrazione automatica della geometria 3D degli edifici in area urbana partendo da rilevamenti aerei stereoscopici. Nel secondo esempio gli stessi sistemi di rilevamento aerofotogrammetrici sono stati invece utilizzati per estrarre informazioni utili alla stima quantitativa del traffico veicolare nella struttura viaria urbana. Nell’ultimo esempio, infine, rilevamenti satellitari molto dettagliati (QuickBird) sono stati impiegati per ottenere informazioni aggiornate su alcuni aspetti dell’uso del suolo da utilizzare come elemento di pianificazione territoriale mirata alla individuazione di cavità subsuperficiali quali gallerie e/o depositi. 1 1. Introduzione. Il territorio in senso lato è frutto della complessa combinazione di molteplici elementi, alcuni di natura propriamente fisica/materiale quali ad esempio, l’orografia, i corpi idrici, le strutture viarie, il tessuto urbano e l’atmosfera stessa; altri, non meno importanti, di tipo immateriale quali sono ad esempio tutti gli aspetti amministrativi di pertinenza territoriale. La base essenziale della nostra conoscenza del territorio risiede quindi nella piena cognizione dello stato fisico dei suoi singoli elementi, nonché nella capacità di saper valutare gli effetti reciproci delle loro varie interazioni. A sua volta la situazione istantanea del generico elemento viene sempre espressa da una serie più o meno numerosa di appropriati parametri fisici quali ad esempio, posizioni e dimensioni geografiche, valori di temperatura nonché di concentrazione di sostanze in aria. Ognuno di tali parametri infine può essere misurato nella sua entità, o per lo meno se ne può stimare la misura in un determinato momento, mediante strumenti e tecniche adeguate. Tanto più ricco e accurato è l’insieme delle misurazioni (quantitative) condotte sui parametri di ciascuno e di tutti gli elementi, tanto più completo e affidabile risulta il quadro di conoscenza acquisito di ogni realtà territoriale. Strumenti e metodi efficaci e tecnologicamente nuovi per effettuare tali misurazioni se ne sono affermati molti negli ultimi anni. Basta ricordare, fra tutti, i moderni apparati di localizzazione geografica basati su GPS nonché i sofisticati sistemi di misura di entità chimico/fisiche dell’atmosfera. Nell’ampio scenario di apparecchiature oggi disponibili anche le Tecniche di Osservazione Aerospaziali (TOA) offrono un fattivo contributo alla conoscenza del territorio poiché captano segnali di natura elettromagnetica riflessi e/o emessi dalla superficie terrestre i quali, a loro volta, sono riconducibili (in modo più o meno diretto) a stime di misure di parametri fisici descrittivi dello stato di moltissimi elementi costitutivi del territorio. Un immediato esempio in tal senso è costituito dalla temperatura superficiale (parametro fisico) del mare (elemento del territorio) così come viene usualmente misurata e fornita dai sensori elettromagnetici posti sui satelliti meteorologici. Un ulteriore esempio, sia pure meno esplicito e diretto, consiste nella stima della quantità di ettari (parametro fisico) ricoperti da boschi (l’elemento del territorio è la sua copertura forestale) in una regione che sia stata osservata dai sensori digitali posti a bordo di una piattaforma orbitante spaziale. Quest’ultimo caso offre anche l’opportunità di sottolineare come l’azione di convertire in misure di parametri fisici i segnali captati dallo spazio non è sempre facile e richiede capacità e metodi di calcolo a volte complessi e, ancor più di frequente, non disponibili ma da sviluppare caso per caso. Spesso accade che la vera novità ed efficacia delle TAO risiedano proprio nei metodi elaborativi dei dati con esse acquisiti, piuttosto che nel sistema di acquisizione in se stesso come nel caso, ad esempio, dell’aerofotogrammetria digitale. Partendo proprio da quest’ultime tecniche, nei paragrafi successivi saranno brevemente illustrati tre esempi di applicazione delle TOA sottolineando i rispettivi contributi alle esigenze di conoscenza del territorio. Tutte le applicazioni sono state realizzate presso il laboratorio EDI (ENEA Digital Imagery) del Centro ENEA della Casaccia e, descrivendole, saranno evidenziati i principali aspetti tecnico-scintifici affrontati nel mettere a punto i nuovi metodi elaborativi. Il primo esempio riguarda le tecniche numeriche implementate per l’estrazione automatica della geometria 3D degli edifici in area urbana partendo da rilevamenti aerei stereoscopici. Nel secondo gli stessi sistemi di 2 rilevamento aerofotogrammetrici sono stati invece utilizzati per estrarre informazioni utili alla stima quantitativa del traffico veicolare nella struttura viaria urbana. Nell’ultimo esempio, infine, rilevamenti satellitari molto dettagliati (QuickBird) sono stati impiegati per ottenere informazioni aggiornate su alcuni aspetti dell’uso del suolo da utilizzare come elemento di pianificazione territoriale mirata alla individuazione di cavità subsuperficiali quali gallerie e/o depositi. 3 2. Ricostruzione dei modelli 3D degli edifici in aree urbane. Avere a disposizione in formato digitale i parametri geografici necessari per descrivere a scala catastale la geometria 3D dei singoli edifici (lunghezza e altezza delle loro facciate) costituisce una sentita esigenza da parte di numerosi pianificatori delle aree urbane e per molti tipi di applicazioni differenti. Gli usuali sistemi di aerofotogrammetria stereoscopica sono in grado di soddisfare egregiamente tale esigenza, ma richiedono ancora un notevole e faticoso impegno di fotointerpretazione e misurazione da parte di specialisti, sia pure assistiti da computer in grado e misura variabile. L’obiettivo di automatizzare il più possibile la suddetta fase di interpretazione, affidandola sempre più ai computer e riducendo l’intervento dell’operatore umano, è stato affrontato nel contesto del Progetto TRIDENT (Threedimensional Restitution via Internet of Digital Elevation Networks in Towns) finanziato dal V P.Q. dell’UE con la partecipazione di qualificati operatori italiani (Datamat S.p.a., Consorzio Ulisse, SRD-ISP, S.r.l., ENEA, JRC Ispra), spagnoli (Università di Madrid, Comune di Madrid) e finlandesi (ELISA Communications). Ulteriori obiettivi del Progetto consistevano nel rendere anche fotorealistica la ricostruzione ottenuta delle facciate degli edifici nonché di rendere accessibile e navigabile via internet l’intero modello virtuale 3D del tessuto urbano così realizzato, in modo da poterlo utilizzare on line per differenti tipi di applicazioni. 2.1 Metodologia di elaborazione. Naturalmente il conseguimento del primo obiettivo citato nel paragrafo precedente ha goduto più degli altri del contributo delle TOA, ed in particolare di riprese aeree stereoscopiche, soprattutto sul versante dei dati prodotti dalle metodologie di elaborazione dei fotogrammi aerei che sono state appositamente progettate ed implementate. L’intera procedura elaborativa si è articolata nella sequenza di passi/fasi di lavoro riportata nello schema a blocchi di Fig. 1. Fig. 1 - Diagramma schematico dell’intera procedura di calcolo sviluppata 4 Stimare in maniera automatica la misura delle dimensioni geometriche delle facciate degli edifici, a partire da coppie stereo di aerofotogrammi, risulta particolarmente problematico nelle aree urbane, anche a causa dei fenomeni di occlusione prospettica tra edifici limitrofi. Queste problematiche sono state affrontate e risolte in modo soddisfacente nelle fasi a) e b) della Fig. 1, tramite la progettazione e la messa in atto di specifiche “strategie” di stereo-correlazione automatica su due aree test: una all’interno del Comune di Roma ed una all’interno del Comune di Madrid. In particolare, sono stati prodotti in modo automatico due differenti DEM (Digital Elevation Model): uno relativo al suolo supposto privo di edifici ed uno relativo al suolo ivi inclusi gli edifici. A questo DEM è stato, quindi, sottratto il corrispondente modello del suolo. Tale operazione ha condotto ad ottenere un accurato modello 3D degli edifici contenente i valori di altezza di ciascun manufatto rispetto all’andamento locale del suolo (ossia l’altezza netta degli edifici rispetto al piano stradale), come illustrato in Fig. 2. Fig. 2 - Area test di Roma: Modelli 3D sovrapposti delle altezze de gli edifici e della quota del suolo La cartografia utilizzata come riferimento planimetrico vettoriale, era costituita dalle carte tecniche dei comuni di Roma e di Madrid alla scala 1:2000; questa è stata preelaborata in modo da definire tre elementi, gerarchicamente dipendenti, su cui è stata innestata l’intera struttura logica del database georiferito: edifici, corpi di fabbrica, facciate. A queste informazioni vettoriali si sono aggiunte quelle relative al grafo stradale. In particolare, nella fase e) della Fig. 1 sono state effettuate una serie di operazioni mirate all’integrazione ed alla sovrapposizione dei differenti livelli informativi: cartografia di base, altezza edifici (rispetto al suolo) e andamento del suolo proveniente dal DEM; mappe catastali e grafo stradale sono state utilizzate per l’inserimento di informazioni accessorie (codici catastali, toponomastica, ecc). Nella fase d) della Fig. 1, l’insieme delle informazioni georiferite collezionate sono state quindi esportate in un DataBase utilizzato – a sua volta – come base per la creazione di un modello 3D in formato VRML (Virtual Reality Mark-up Language) con caratteristiche di fruibilità in rete (fase e) della Fig. 1). Il VRML costituisce uno degli strumenti più appropriati per la rappresentazione grafica 3D in rete dei dati ottenuti mediante le operazioni GIS. Nel processo di creazione del Modello in formato VRML dell’area test di Roma è stata, inoltre, elaborata e testata una procedura per l’arricchimento fotorealistico. Essa 5 prevede: la ripresa fotografica da terra delle facciate degli edifici, il post processing di rettifica delle foto acquisite per permetterne il successivo drappeggio sulle facciate dei singoli corpi di fabbrica e l’inserimento automatico delle immagini rettificate all’interno del modello virtuale 3D. Fig. 3 - Il modello 3D dell’area test di Roma in formato VRML (a) ed esempi di restituzione visiva delle cortine di Piazza Tuscolo (b) e Via Britannia (c) e (d) 2.2 Risultati conseguiti. In sintesi si può asserire che il punto centrale dei risultati conseguiti è costituito certamente dal DB georiferito realizzato per ciascuna delle aree test. In esso infatti sono stati memorizzati un gran numero di dati, immagini ed elementi cartografici vettoriali provenienti dalle varie fasi di lavoro e che - nel loro complesso – permettono di formare la ricostruzione 3D e fotorealistica della rete di edifici dislocati nelle rispettive aree test. A titolo d’esempio nella Fig. 3 sono riportati alcuni esempi di “fermo immagine” raccolti percorrendo virtualmente un ipotetico itinerario nell’area test di Roma. Il geo-database costituisce quindi un importante strumento innovativo per la conoscenza del territorio e per le attività di gestione dello stesso, come testimonia il fatto che nell’ambito del Progetto TRIDENT è stato utilizzato per applicazioni di monitoraggio urbano (stima e controllo delle volumetrie degli edifici), nonché di pianificazione urbana (gestione del piano regolatore, valutazione di impatto ambientale, ecc.). Vale la pena sottolineare ancora una volta il contributo essenziale e tecnologicamente innovativo che hanno dato le TOA, dal momento che hanno permesso di ottenere la descrizione numerica dell’ossatura volumetrica di ciascun edificio limitando enormemente l’intervento dell’operatore umano e riducendo i relativi costi ed i tempi. Inoltre tale contributo rende operativamente molto più praticabili future applicazioni in settori quali l’e-government, l’e-commerce, servizi turistici, studi di impatto ambientale ecc. 6 3. Stima della quantità di autoveicoli presenti nel sistema viario di una città. In questo caso l’elemento territoriale su cui acquisire conoscenza è costituito dalla distribuzione geografica dei veicoli che, in un determinato istante (o per lo meno in un breve lasso di tempo), sostano o si muovono sul sistema viario (totale o parziale) di una città. Il parametro essenziale che caratterizza questo elemento costitutivo del territorio è dato dalla posizione geografica (espressa con la coppia di coordinate latitudine e longitudine) che ciascun veicolo assume in quell’istante. Infatti, una volta che sia stata stabilita la rete stradale cittadina (o una sua porzione) di interesse, conoscere tale parametro significa saper collocare ogni veicolo nel contesto delle unità viarie elementari in cui la rete stradale stessa, a sua volta, può essere ripartita e, quindi, saper valutare la quantità istantanea di veicoli che occupano ciascuna unità viaria. Sul piano applicativo è evidente che tali quantità (o quanto meno una loro stima il più accurata possibile) sono un elemento di conoscenza molto utile per la pianificazione territoriale, soprattutto per gli aspetti connessi alla gestione del traffico veicolare urbano. Ad esempio, input di questo tipo possono essere inseriti nei modelli numerici di simulazione generale dell’intensità di traffico su un’intera area cittadina. In questo quadro generale si è fatto ricorso alle TOA, ed in particolare ai rilevamenti aerofotogrammetrici, quale strumento innovativo e fortemente sperimentale per ottenere la misura della posizione/localizzazione geografica degli autoveicoli nell’ambito di un’area campione della città di Brindisi. 3.1 Metodologia di elaborazione. Per conseguire gli obiettivi suddetti, è stato pianificato ed effettuato un volo aerofotogrammetrico stereoscopico coprendo la gran parte del territorio comunale. Inoltre sono state utilizzate misurazioni di localizzazione GPS (punti di controllo a terra) e la cartografia a scala 1:2000 del territorio comunale di Brindisi. Fig. 4 - Ripartizione della rete stradale urbana in incroci (ciano) e tratti viari (blu) costituiti da corsie e linee di mezzeria. 7 La fase iniziale di lavoro si è articolata su due filoni distinti e simultanei. Il primo riguardava l’elaborazioni necessarie per la georeferenziazione dei fotogrammi e per la produzione delle relative ortofoto, al fine di conferire direttamente alle riprese aeree proprietà di riferimento geografico e cartografico. Il secondo filone, è consistito in una serie di elaborazioni della suddetta cartografia che hanno permesso di frazionare l’intera rete stradale urbana in unità viarie elementari denominate, rispettivamente, incroci e tratti viari, quest’ultimi a loro volta costituiti da corsie e linee di mezzeria. In Fig. 4 è illustrata tale suddivisione così come è stata effettuata e memorizzata in un geo-database appositamente strutturato. La seconda fase di lavoro è stata completamente dedicata allo sviluppo di metodi di elaborazione delle ortofoto precedentemente prodotte. Innanzitutto, ciascuna di quest’ultime è stata “mascherata” in tutte le strutture urbane (edifici, cortili, ecc.) diverse dalle unità viarie prefissate. La mascheratura è evidenziata nella Fig. 5-a con la campitura in verde. In tal modo, il successivo processo di riconoscimento automatico dei singoli autoveicoli è stato condotto solo sulla sede stradale della predefinita rete viaria di interesse. Questo processo è stato attuato mediante un algoritmo di classificazione basato sui rapidi cambiamenti (gradienti) di tono di grigio fra i pixel dei veicoli con quelli della pavimentazione stradale circostante. E’ accaduto frequentemente che un singolo autoveicolo apparisse “scomposto” in più areole separate (generalmente corrispondenti al tettuccio, al cofano ed al bagagliaio), rendendo così necessaria la successiva applicazione di una procedura di “ricostruzione” degli autoveicoli fondata sui parametri morfologici e di contiguità geometrica delle areole. Individuato e ricostruito il veicolo, ne è stata stimata la posizione geografica del centroide ed è stata generata una tabella contenente il numero identificativo e le rispettive coordinate metriche (X, Y) (esempio riportato nella Fig. 5-b). Naturalmente anche questa tabella è stata collegata al contesto cartografico del geo-database, venendone a formare un vero e proprio strato informativo. 3.2 Risultati conseguiti. Gli algoritmi e le procedure implementati per l’elaborazione dei rilevamenti aerei hanno permesso nel loro insieme di arrivare alla individuazione degli autoveicoli e alla stima della loro posizione geografica. Conoscenze propedeutiche, a loro volta, alla loro collocazione nelle unità viarie nonché al conteggio delle quantità di veicoli che insistono su ciascuna unità. Le informazioni prodotte dagli algoritmi, pertanto, costituiscono i risultati applicativi delle TOA, la cui efficacia/efficienza può essere valutata considerando che il margine di errore nel riconoscimento automatico è risultato del 20-30% dei veicoli realmente presenti nelle ortofoto; ciò dipende da numerosi fattori quali, ad esempio, la qualità radiometrica delle ortofoto, la colorazione dei veicoli, la presenza di alberature lungo le strade, ecc. Mentre, l’errore posizionale geografico del centroide del veicolo è risultato mediamente minore delle dimensioni del veicolo stesso. Il contributo di conoscenza territoriale ascrivibile alle TOA a seguito di tali risultati va considerato certamente soddisfacente, anche perché suscettibile di significativi margini di miglioramento sia sul piano del perfezionamento dei metodi di elaborazione, sia e soprattutto sul piano della possibilità di effettuare riprese aeree più rispondenti alle esigenze, ivi inclusi ad esempio i rilevamenti a colori. 8 (a) (b) Fig. 5– (a) Particolare di un’ortofoto mascherata (campitura verde) dell’area test. I punti rossi indicano i centroidi degli autoveicoli individuati. (b) Tabella di coordinate dei singoli veicoli individuati. (c) Loro collocazione nelle rispettive unità viarie. (c) Un altro importante risultato della attività descritte nel paragrafo precedente è costituito dal geo-database e dalle funzionalità operative di cui è stato dotato. Esso infatti è stato concepito e strutturato sia come “contenitore” di tutti i dati e le informazioni ottenute con le fasi di lavoro descritte precedentemente, sia come strumento informatico per la loro utilizzazione al fine di rispondere globalmente alle esigenze applicative di partenza. In particolare, esso mette a frutto il contributo informativo ricavato dalle TOA e le complementa con ulteriori informazioni rendendo possibile: ?? effettuare il conteggio automatico dei veicoli per ogni corsia o incrocio; ?? aggiornare le singole tabelle, collegate tra loro, in caso di modifiche allo scenario urbano; 9 ?? visualizzare qualsiasi ulteriore informazione relativa alle caratteristiche della rete viaria (lunghezza, area, perimetro); ?? ricavare la densità veicolare in uno specifico tratto viario; ad esempio, conteggiare quanti veicoli sono impegnati nell’attraversamento di un determinato incrocio; ?? calcolare il grado di infrastrutturizzazione (rapporto tra area totale della sede stradale e area d’analisi). Tale risultato merita attenzione di per se in quanto costituisce esso stesso uno strumento di lavoro innovativo in grado di accrescere la capacità di conoscenza e indagine territoriale. 10 4. Delimitazione di piccoli agglomerati urbani. Nell’ultimo decennio molti agglomerati urbani hanno vissuto notevoli cambiamenti territoriali che, tra l’altro, hanno condotto ad un cospicuo aumento della rispettiva estensione superficiale e ad una sua significativa variazione morfologica. Tali trasformazioni, inoltre, sono state così rapide che in molti casi non hanno avuto ancora pieno riscontro nelle cartografie regionali, ivi incluse quelle di grande dettaglio. Nella generalità dei casi l’impronta planimetrica di un agglomerato urbano può essere ben diversa dall’area racchiusa dai suoi confini amministrativi e risulta piuttosto formata dalla effettiva distribuzione sul territorio di edifici e strutture urbane in senso lato. Nel loro insieme quest’ultime sono circoscrivibili all’interno di un poligono che delimita l’impronta stessa (Perimetro dell’edificato). Conoscere l’andamento cartografico aggiornato di tale perimetro costituisce un presupposto di informazione indispensabile per numerose e diversificate esigenze operative di pianificazione e programmazione territoriale. E’ importante quindi disporre e/o mettere a punto nuovi sistemi tecnologici con cui poter ricavare le informazioni suddette in modo efficace, rapido, accurato e più economico rispetto agli usuali strumenti. Il raggiungimento di questo obiettivo tecnico-scientifico è stato affrontato attraverso l’acquisizione e l’elaborazione di un’immagine ad alta risoluzione geometrica ripresa nello scorso mese di giugno dal satellite QuickBird in un’area al confine tra Puglia a Molise. 4.1 Metodologia di elaborazione. Al contrario degli esempi illustrati nei precedenti paragrafi in questo caso le attività di sviluppo delle metodologie sono tuttora in corso, pertanto, è plausibile che i metodi elaborativi e i risultati descritti di seguito possano subire dei cambiamenti più o meno significativi. Tuttavia i passi fondamentali finora condotti si possono così riepilogare. Innanzitutto, basandosi su un DEM derivato da un mosaico di fogli della Carta Tecnica Regionale a scala 1:5000 dell’intera scena osservata dal satellite, sono state ortorettificate sia le 4 immagini della ripresa multispettrale (ognuna con pixel a terra aventi lato di 2.52 m) sia l’immagine pancromatica (con pixel a terra aventi lato di 0.61 m). Successivamente tutte le immagini sono state sottoposte ad un processo di fusione multirisoluzione ottenendone una nuova con tre bande sintetiche ricampionate con una dimensione del pixel a terra pari a 0.61 m. Su tale immagine è stata definita un’area campione (riquadro verde della Fig.6 b)) su cui è stata effettuata la seconda fase di lavoro. Essa ha avuto più propriamente i caratteri dello sviluppo di nuove metodologie di elaborazione ed è stata attuata a valle della progettazione di un impianto elaborativo costituito, a sua volta, da una successione di passi elementari, così come riassunto di seguito. Seguendo l’approccio supervised la suddetta area campione è stata classificata avendo preventivamente selezionato le training area e le firme spettrali relative a numerose categorie di copertura al suolo, tra le quali la classe degli edifici e quella (distinta) delle zone d’ombra da essi stessi generate. Il risultato del processo di classificazione è stato quindi trasposto dalla sua forma raster a quella vettoriale identificando e definendo contestualmente il poligono di ciascuno degli oggetti al suolo classificati come probabili edifici. I poligoni sono stati sottoposti ad una procedura di successive scremature basate, nell’ordine, sulla rispettiva estensione areale (area troppo piccola o troppo grande), sulla loro forma geometrica (troppo allungati, troppo frastagliati, ecc) nonché sulla loro contiguità con poligoni di 11 zone d’ombra. Al termine della scrematura i poligoni rimanenti sono stati reputati edifici reali con un alto grado di confidenza. A questo punto, la posizione geografica degli edifici ottenuti unitamente alla loro rispettiva estensione areale sono state utilizzate per stimare la distribuzione territoriale della densità di edificato (intesa come metri quadrati di edifici per ogni metro quadrato di territorio). Tale densità è stata infine sottoposta ad un procedimento di sogliatura dei suoi valori, al fine di generare uno o più poligoni che delimitano l’estensione delle aree urbanizzate. 4.2 Risultati conseguiti. I risultati conseguiti sono illustrati nella Fig.6. Nella parte b) è visualizzata in colori veri l’intera scena ripresa dal satellite QuickBird che ha un lato di ca. 16km. Il riquadro verde vi delimita l’area campione in cui è stata condotta l’applicazione. La parte a) invece è un ingrandimento della sola area test e riporta in nero l’impronta planimetrica stimata per l’aggregato urbano in essa presente. Fig. 6 – L’intera scena QuckBird (b) e l’area campione oggetto dello studio (a). Pur essendo provvisori e parziali tali risultati appaiono significativi e incoraggianti nelle prospettive. Nel loro insieme essi costituiscono un’ulteriore testimonianza dell’efficace contributo che le TOA, ed in particolare le riprese satellitari ad alta risoluzione, possono fornire alle svariate esigenze di conoscenza del territorio. Tuttavia non vanno trascurati né l’impegno economico per l’acquisizione delle immagini né quello relativo alle necessarie risorse di calcolo e di competenze specialistiche. 12
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