Quel no che cambiò il conclave del 1903

L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 11 giugno 2014
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Alla luce della documentazione ritrovata
il giudizio sul porporato polacco
dovrebbe essere espresso
in forme meno assertorie di quelle correnti
di MIROSŁAW LENART
li avvenimenti legati al veto,
presentato dal principe cardinale Jan Puzyna di Kozielsk a
nome dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria al
conclave del 1903 rimasero profondamente
impressi nella memoria dei cardinali che si
erano riuniti nella Cappella Sistina e non solo. Quell’ultima interferenza del potere secolare nell’elezione del Papa suscitò molte polemiche, ma soprattutto gettò un’ombra pesante sul personaggio del vescovo di Cracovia, che fino alla sua morte, avvenuta nel
1911, dovette far fronte all’avversione di molti
ambienti, non solo ecclesiastici. Fra le accuse
formulate nei suoi confronti veniva indicata
con una particolare disapprovazione proprio
il veto espresso all’elezione del cardinale
Mariano Rampolla del Tindaro. L’argomentazione riportata allora dai polacchi, che vivevano in un Paese diviso fra diverse potenze confinanti, si basava principalmente, ma
non esclusivamente, sulla convinzione che il
ruolo da lui recitato al conclave fosse la prova di un suo insufficiente senso patriottico.
Per capire meglio il personaggio del cardinale, nonché il gesto da lui compiuto, che fa
parte ormai della storia del papato, si deve
prestare attenzione alla singolarità della sua
personalità che legava in sé una straordinaria laboriosità e una intransigente volontà di
realizzare gli obiettivi che si era prefissato.
Un tale atteggiamento gli procurò molte avversioni. Oggi però, anche alla luce della
documentazione ritrovata, il giudizio su Puzyna dovrebbe essere espresso in forme più
problematiche e meno assertorie.
G
Fu l’arcivescovo di Cracovia a leggere il veto imperiale contro il segretario di Stato di Leone
XIII
Quel no
che cambiò il conclave del 1903
Il testo del veto pronunciato in conclave
L’appunto inedito di Jan Puzyna
Una giornata
di studi
Il 12 giugno, nell’aula San Pio x in
Vaticano, il Pontificio Comitato di
scienze storiche organizza una giornata
di studi intitolata «San Pio X . Un
Papa riformatore di fronte alle sfide
del nuovo secolo». Ai lavori,
presieduti dal presidente del Comitato
di scienze storiche, padre Bernard
Ardura, prende parte tra gli altri lo
storico Mirosław Lenart dell’università
di Opole, in Polonia, del quale
anticipiamo stralci dell’intervento.
Pubblichiamo, inoltre, un inedito —
ritrovato nell’Archivio del capitolo
della cattedrale di Cracovia — nel
quale il cardinale Jan Puzyna
ricostruisce l’andamento del conclave.
Proprio per questo il cardinale annota la
descrizione del conclave, testo che a suo giudizio avrebbe dissipato ogni dubbio sul suo
atteggiamento. Puzyna cercò in ogni modo
di lasciare il documento privo di giudizi, che
trapelano soltanto dalla brutta copia del testo. I frammenti degli appunti, omessi nella
versione definitiva della sua relazione, diventano in tal modo particolarmente preziosi.
Prima di tutto, in essi sottolinea l’avversione
nei confronti di Rampolla che viene definito
«un piccolo uomo» (con enfasi espressa con
una sottolineatura).
Del resto, tutta la cerchia cardinalizia favorevole al segretario di Stato di Leone XIII
viene giudicata in maniera decisamente negativa. Questo avvalora la tesi che il veto fu
un’iniziativa dello stesso Puzyna più che del
governo imperiale d’Austria. Tesi che emerge
anche da quanto riferito da Komar, al quale
Puzyna avrebbe detto: «Le influenze mie
sull’imperatore e sul governo austriaco, le
sfrutto esclusivamente per la Chiesa e la diocesi, mai per me stesso, mai per la politica.
Così è stato anche in quell’occasione. La
mia coscienza mi ha dettato di non permettere l’elezione del cardinal Rampolla e per
quello ho fatto ricorso al privilegio del “veto” come all’ultimo mezzo, lecito e legale,
per bloccarne l’elezione. Mi stava a cuore
soltanto il futuro della Chiesa, le correnti e
la direzione all’interno della Chiesa (...) Sono stato piuttosto io a servirmi dell’Austria,
e non l’Austria di me!».
Anche alla luce di questa documentazione
autografa di Puzyna rimane aperta la questione dell’origine del suo gesto. Zbigniew
Obertyński, ricostruendo molti anni fa la
storia della presentazione del veto da parte
di Puzyna, notò che già nel 1893 l’ambasciata austriaca presso la Santa Sede aveva visto
nel cardinale Sarto un possibile candidato al
papato. Nel 1897 l’ambasciatore Friedrich
Revertera aveva scritto ad Agenor conte
Gołuchowski, ministro degli Affari esteri
dell’impero austro-ungarico, esprimendosi in
termini negativi a proposito di Rampolla e
sostenendo che mancava di imparzialità.
Per la perenne memoria — per l’esaltazione del vero.
Abbiamo iniziato il conclave il venerdì, 31 luglio 1903 alle cinque col
Veni Creator nella Cappella Paolina,
da dove ci siamo recati a coppie alla
Cappella Sistina dove ha svolto un
intervento il card[inal] Oreglia, poi
il giuramento, l’adorazione del
Sant[issimo] S[acramento], la cena
in comune al civico n. 34, lo sguardo
sulla piazza di San Pietro. Il 1° agosto. Meditazione nella Capp[ella]
Paolina alle 7, santa comunione in
comune nella Cappella Sis[tina]. La
santa messa è stata celebrata dal
card[inal] Ser[a]f[ino] Vanutelli; alle
9 e 1/2 l’assemblea, la preghiera, il
sorteggio di scrutatori, di infirmarii,
la votazione, una sorta di giuramento, l’inserimento dei fogli di votazione nel calice. Il card[inal] Rampolla
27, Gotti 17, Sarto 7. Il card[inal]
Un appunto di Puzyna con l’elenco dei cardinali
da incontrare prima del conclave
Ciò fa pensare che il veto fosse già stato
progettato allora. Obertyński elenca i potenziali esecutori, che cambiano di volta in volta. Conosciamo quattro designazioni: nel
1896 Schönborn (morto nel 1899) e
Schlauch; nel 1902 Schlauch (morto nel
1902) e Skrebensky, e il 26 luglio 1902
Puzyna e Skrebensky. Non si prestavano al
ruolo di portatore del veto né Gruscha né
Katschtahler in quanto non conoscevano né
l’italiano né il francese. Pertanto con ogni
probabilità non furono messi a parte dei
progetti di Vienna il che, considerato anche
l’impegno da parte di Puzyna, poteva suscitare in loro alcuni dubbi. Va segnalato inoltre che il veto non fu presentato da Skreben-
Oreglia ha annunciato che non ci
sarebbe stato l’accesso. Riunione di
7 cardinali da me. L’adorazione del
Sant[issimo]
Sacr[amento]
nella
Cappella Paol[ina], il breviario. Alle
4 e 1/2 l’assemblea, R[ampolla] 29
G[otti] 16 S[arto] 10. Sono stato dal
card[inal] Oreglia, gli ho fatto [notare] la inappropriatezza della candidatura di R[ampolla]. Il card[inal]
Oreglia appoggia G[otti]. Da me la
riunione, domenica mattina devo andare dal card[inal] Oreglia e presentargli la protesta: l’esclusiva del governo contro l’elezione di R[ampolla]. Tanti cardinali, vili creature di
R[ampolla] dalla sua nomina — personaggi terribili.
2. agosto, domenica. Alle 6 e 1/4
ho celebrato la santa messa nella
Capp[ella] Paol[ina] davanti all’altare della Beata Vergine Maria. Sono
stato dal card[inal] Oreglia che ha
rifiutato di accettare da me la lettera
di protesta (il veto) contro l’elezione
di R[ampolla], poi sono andato a recare visita al card[inal] Ramp[olla],
al quale ho detto che avrei presentato la protesta contro la sua elezione.
Sono stato dall’ar[ci]v[esc]o[vo]
Mer[r]y de la Val. La santa messa
nella Cappella Sist[ina]. L’assemblea, R[ampolla] 29 G[otti] 9 S[arto] 21. Dopo l’annuncio del risultato, ho letto la dichiarazione di protesta (il veto) contro l’elezione del
card[inal] Ramp[olla]. A tanti cardinali ho suggerito i pensieri che il futuro Papa dovesse essere pio, avere
gran cuore per tutte le nazioni, capire il lavoro del vescovo diocesano:
piccoli e grandi seminari, missioni,
visita pastorale, politica come mezzo, mai come fine di governo. L’assemblea alle 5. Il card[inal] Perraud
ha tenuto un discorso contro l’esclusiva. R[ampolla] 30 S[arto] 29 G[otti] 6 Or[e]g[lia]2. Ho conosciuto il
card[inal] Sarto.
3. agosto, lunedì. La santa messa
alle 6 nella Capp[ella] Paoli[na].
L’assemblea alle 9 e 1/2: il discorso
di R[ampolla] contro la mia dichiarazione, non ha alluso in alcun modo alla visita che gli avevo recato,
un piccolo uomo. La mobilitazione a
favore del card[inal] R[ampolla] (Vives — Mathieu - Steinhuber!? e pertanto il card. Gruscha - Katschthaler
- Vaszary). S[arto] 27 R[ampolla] 29.
Il card[inal] Sarto in un bel discorso
cordiale ringrazia per averlo votato
ma non accetta l’elezione. Sono andato con il Card[inal] Sarto alla
Capp[ella] Paol[ina]. L’assemblea alle 5. S[arto] 35 R[ampolla] 16 G[otti] 7. Il card[inal] Satolli ha annunciato che il card[inal] S[arto] accetterà l’elezione. Sono stato dal card.
Kopp e Fischer. Prima
da Vaszari.
4. agosto [ricordo
di] san Domenic[o] –
la Santa Messa nella
Capp[ella] Paoli[na].
Alle 9 e 1/2 nella
Capp[ella] Sist[ina];
l’assemblea. S[arto] 50
R[ampolla]10 G[otti]
2. Il cardinal Sarto è
andato a vestire una
talare bianca. Dai lineamenti assomiglia a
Pio IX . Ha annunciato di aver scelto il
nome di Pio X . Subito dopo nella
Cappella Sist[ina] abbiamo reso omaggio a Pio X che preceduto dai cardinali
ha dato dalla lo[g]gia (!) della basilica
la benedizione ai fedeli raccoltisi nel
suo interno. La sua voce è bella, forte.
Dopodiché Pio X è andato dal
card[inal] spagn[olo] che era malato.
Alle 5, in un piviale di seta viola,
per la seconda volta nella Cappella Sistina abbiamo reso omaggio a Pio X
(che indossava un piviale rosso e una
mitra). Ci ha stretti tutti e ci ha benedetti. Durante le sessioni del conclave i
cardinali avevano indossato una talare
viola e una mozzetta.
Il 4 agosto alle 6 e 1/2 ci siamo trasferiti dal Vaticano in v[ia] Maroniti.
+ J. card. Puzyna
sky, al quale il ruolo spettava, perché era stato in precedenza il supplente di Schlauch e
anche perché era arcivescovo di Praga. Puzyna, che era vescovo di Cracovia, a quanto
pare ricevette il compito di presentare il veto
nell’ambasciata dell’impero austro-ungarico
di Roma il 26 luglio.
Tutto fa pensare che il vescovo di Cracovia molto prima del conclave fosse perfettamente al corrente non solo della situazione
della Chiesa, ma anche delle posizioni presenti nel collegio cardinalizio. L’impressione
è che la volontà di Puzyna, avversa a Rampolla, si sia sommata a un giudizio negativo
sul segretario di Stato da tempo radicata nel
governo viennese.
Il gesto di Puzyna fu giudicato molto severamente, come si ricava dal duro giudizio
contenuto nelle memorie del cardinale Pietro
Gasparri pubblicate nel 1972 da Giovanni
Spadolini: «Nelle ore antimeridiane della
domenica seguente, prima che avesse inizio
lo scrutinio, si alza il Vescovo di Cracovia,
Card. Puzyna di triste memoria e legge la
nota seguente: “Honori mihi duco (frase
mostruosa, da compatirsi in un Cardinale
aulico di nessuna cultura e di men che mediocre intelligenza) ad hoc officium jussu altissimo vocatus, humillime rogare Vestram
Eminentiam, prout Decanum Sacri Collegii
Eminentissimorum Sacrae Romanae Ecclesiae Cardinalium et Camerarium S.R.S. ut
ad notitiam suam percipiat idoque notificare
et declarare modo officioso velit nomine et
auctoritae (!) S. M. Apostolicae, Francisci
Josephi Imp. Austriae et Regis Hungariae,
jure et privilegio antiquo uti volentis, veto
exclusionis contra Em.mum Dominum
meum Cardinalem Marianum Rampolla del
Tindaro. Romae die 2 Augusti 1903. Card.
Puzyna”. Il povero uomo ignorava anche il
latino, come provano la parola percipiat e la
parola officioso che nella sua penna aveva il
significato di “officiali”».
Le parole del cardinale Pietro Gasparri,
futuro segretario di Stato di due Pontefici,
possono testimoniare il grado di emotività
suscitata allora dal veto nel mondo curiale
romano, che cercò di demolire il gesto del
porporato polacco con argomentazioni poco
significative come l’uso scorretto del latino.
Il testo dell’originale si può tradurre nel seguente modo: «Mi reputo onorato di chiedere all’Eminenza Vostra, chiamato al mio
dovere dalla massima autorità, affinché nella
veste di decano del Sacro Collegio Cardinalizio voglia prendere atto e in modo ufficiale
notificare, con il nome e l’autorità di Sua
Maestà Apostolica Imperatore Francesco
Giuseppe che desidera ricorrere all’antico diritto e privilegio, il veto esclusivo contro
l’Eminenza Illustrissima Signor mio Cardinal R[ampolla]».
Prestiamo attenzione al rimprovero legato
alle espressioni usate da Puzyna che urtarono la sensibilità di Gasparri. In particolar
modo l’espressione modo officioso. Gli storici
che avevano citato il testo non biasimarono
la locuzione. Schmitz la traduce come in an
official name, il che potrebbe suggerire che
Puzyna presentasse il veto solo per adempiere all’obbligo. La presentazione del veto a
nome altrui o l’annunciazione della decisione altrui è sottolineata già nelle prime parole
della dichiarazione, laddove si usa la parola
«onore» che aveva offeso i curiali. Ma l’accezione dell’onore nella cultura polacca era
diversa dall’accezione in uso a Roma.
Tornando all’espressione in modo officioso,
essa voleva significare che il decano del Sacro Collegio cardinalizio era pregato di informare tutti i partecipanti del conclave del
veto presentato. Invece percipiat significa
«capire qualcosa, comprendere qualcosa,
prendere atto di qualcosa, rendersi conto di
qualcosa», e sebbene possa essere considera-
ta un’espressione un po’ altezzosa o arrogante, il biasimo per la mancata ricerca di un altro verbo che renda l’idea di «prendere conoscenza approvativa di qualcosa» sembra
decisamente esagerato e risulta piuttosto dal
pregiudizio nei confronti della persona più
che non da motivati dubbi filologici.
Nella storiografia si è andata perpetuando
un’opinione negativa sul cardinale polacco,
il che ci viene confermato dal successivo carteggio fra Janina Puzynianka e il vescovo
Adam Stefan Sapieha, successore di Puzyna
al soglio vescovile di Cracovia. Dalla missiva
del 12 maggio 1931, scritta da Roma, risulta
che Sapieha intraprese alcuni passi per scagionare il suo predecessore dalle accuse nei
suoi confronti. La parente di Puzyna trascrisse frammenti della biografia di Pio X e
di un articolo relativo a Rampolla pubblicato sulla «Revue Hebdomadaire», e trovò
molte considerazioni «ingiuriose alla memoria del nostro cardinale».
La situazione della Polonia ha fatto sì che
solo un secolo dopo la morte di Puzyna si
siano potuti consultare i documenti d’archivio, che se conosciuti e sottoposti a un’analisi accurata e approfondita avrebbero permesso di valutare diversamente alcune questioni
relative alla sua persona. Tanti documenti
sono andati perduti definitivamente, ad altri
documenti si è attinto sporadicamente finora. Soltanto un’accurata biografia di Puzyna
darà risposta in futuro a tante questioni irrisolte e oscure. Prima di tutto però fornirà
argomenti a favore della tesi che non solo fu
un vescovo dedito alla Chiesa, ma anche
consapevole del significato della centralizzazione della Curia romana e del diverso ruolo
che avrebbero assunto le Chiese locali.