DSM ASL Roma/H INDIVIDUAL PLACEMENT AND SUPPORT. UNA STRATEGIA EBM PER L’INCLUSIONE LAVORATIVA DEL PAZIENTE CON GRAVE PATOLOGIA MENTALE. 6 e 7 MARZO 2014 I processi di recovery in salute mentale Antonio Maone DSM ASL Roma/A “Gravità” della psichiatria • Le malattie mentali sono la principale causa di disabilità a livello mondiale • La schizofrenia è la terza causa più importante di disabilità nella popolazione dai 15 ai 44 anni • Le persone affette da schizofrenia hanno una speranza di vita inferiore di 12‐15 anni rispetto alla media della popolazione OMS, 2001, 2008 I “progressi” delle cure in psichiatria DI I V SI E k, S R O E U oc C R I C CO P I I h E M E G T ros IC A D I O A T N L T t I E O ER let O N D N C P I A N O S O e S I I C IC P I E AZ E D ico, I I S T T C E P I V R I N SI T NE IO O D ulin a A I O N S N I C I IC GE A ins rgi C RE C S M R A O P P G ma iru O I A R E M T D R TI D ED PP N N O A R Co coch A A C I F AN P CO i L s M E I p e TE S E S I S DEISTITUZIONALIZZAZIONE 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 Anni ’90: La decade del cervello e il predominio tecnologico in psichiatria Quanto è migliorata la prognosi della schizofrenia nel corso del XX secolo? 1910 1920 1930 Hegarty et al., 1994 1940 1950 1960 1970 1980 1990 Mortalità per malattie infettive nei paesi occidentali nel corso del XX secolo d i n o i s u l l Le i a i r t a i h c i s p a ell e n i c i d e M f o l na r u l l o e J d ng n A a l a g i c n Mar re New E o t t e r i D e h c i f i t n e i c s à t i s l a f e a i r t a i h Psic o n o s i r t a i h c ? e n o Gli psi i z n i t s e i d a i v n i e i c e una sp iatria h c i s P i d diale ig, n n o h c M s t e a n ociazio Heinz K s s A , t n zmann side t l e r o P B t g s i a P d Ludw n a a n n ) (WPA ty of Vie y, Vienna i s r e v i n U tr Medical r Social Psychia fo Institute Gli psichiatri sono una specie in via di estinzione? MINACCE ESTERNE •Insoddisfazione dei pazienti e dei familiari •Competizione con altre professioni •Immagine negativa della psichiatria Katschnig, 2010 Gli psichiatri sono una specie in via di estinzione? MINACCE INTERNE •Diminuita fiducia nelle basi delle conoscenze: diagnosi e classificazione •Diminuita fiducia negli interventi terapeutici •Carenza di basi teoriche coerenti Katschnig, 2010 Diminuita fiducia nelle basi delle conoscenze • I criteri diagnostici riescono a ottenere la replicabilità (reliability), ma non la validità intrinseca della diagnosi (validity) Unità Morbosa MALATTIE INFETTIVE MALATTIE NON TRASMISSIBILI DISTURBI MENTALI EZIOLOGIA EZIOLOGIA PATOGENESI PATOGENESI PATOGENESI ANATOMIA PATOLOGICA ANATOMIA PATOLOGICA ANATOMIA PATOLOGICA ESAME OBIETTIVO ESAME OBIETTIVO ESAME OBIETTIVO ESAMI STRUMENTALI ESAMI STRUMENTALI ESAMI STRUMENTALI DIAGNOSI DIAGNOSI DIAGNOSI PROGNOSI PROGNOSI PROGNOSI TERAPIA TERAPIA TERAPIA ? EZIOLOGIA ? ? ? ? Quanto sono efficaci le cure farmacologiche nella schizofrenia? “La vasta e convincente utilità clinica dei farmaci antipsicotici ha apportato dei cambiamenti rivoluzionari nella psichiatria moderna. Essi mostrano un’efficacia notevole, anche se sono essenzialmente dei palliativi. L’efficacia antipsicotica è più evidente nelle sindromi acute. La mancanza di motivazione e della capacità di vivere in modo indipendente rimangono delle sfide irrisolte anche con i farmaci di ultima generazione” Baldessarini, 2001 Il meccanismo d’azione degli antipsicotici “Abbiamo una vaga idea che la dopamina abbia qualcosa a che fare con l’esordio delle psicosi. Pensiamo ciò in base al concetto che il blocco dei recettori della dopamina fa migliorare in qualche modo alcuni stati psicotici. Ma non sappiamo dove e come ciò accade. Prescriviamo antipsicotici poiché che riteniamo che blocchino i recettori della dopamina, e così facciamo in modo che l’irrazionale diventi di nuovo razionale. Winton‐Brown et al., Trends in Neuroscience, 2014 La terapia di mantenimento a lungo termine fa migliorare la prognosi della schizofrenia? • Le linee guida più accreditate per il trattamento della schizofrenia raccomandano la continuazione del trattamento farmacologico a lungo termine dopo il primo episodio • Questa raccomandazione è fondata sull’evidenza di tassi di ricaduta superiori fino a 5 volte nei pazienti con interruzione/riduzione della terapia rispetto a quelli con mantenimento nei primi 2 anni di trattamento. La terapia di mantenimento a lungo termine fa migliorare la prognosi della schizofrenia? • Recentemente, la ricerca si è estesa a periodi più lunghi (fino a 7 anni dall’esordio), confrontando MANTENIMENTO vs. RIDUZIONE/INTERRUZIONE • Studi a 7 anni dall’esordio dimostrano che: Solo per i primi due anni si rivela superiore il mantenimento. Successivamente, il livello di sintomi e il tasso di ricadute diventano simili 18 mesi Wunderlick et al., 2013 7 anni La terapia di mantenimento a lungo termine fa migliorare la prognosi della schizofrenia? Inoltre, se si considerano non solo i sintomi, ma anche il funzionamento personale e sociale, il gruppo con INTERRUZIONE/RIDUZIONE dopo 7 anni mostra un tasso di miglioramento del 40%, mentre il gruppo con MANTENIMENTO del 17% Wunderlink et al., 2013 “La psicofarmacologia è in crisi. E’ chiaro che un massiccio esperimento è fallito. Gli psicofarmaci attuali non riescono a “curare” i disturbi mentali. Nonostante le decadi di ricerca e i miliardi di dollari investiti, non un solo farmaco con un nuovo meccanismo d’azione è entrato nel mercato negli ultimi 30 anni” H. Christian Fibiger, ex Direttore dei programmi di ricerca Eli Lilly Schizophrenia Bulletin, 2012 Effetto placebo negli antipsicotici “Sta suscitando grande preoccupazione il fatto che negli studi sugli antipsicotici si rileva un alto e crescente aumento dell’effetto placebo (fino al 40%) e nel contempo una riduzione dell’effetto terapeutico (generalmente fino al 60%) Ciò sembra dovuto ad una maggiore accuratezza metodologica” Khin et al., 2012 Kemp et al., 2010 A cosa è dovuto l’effetto placebo? • “Le evidenze finora accumulate indicano che l’effetto placebo è un autentico fenomeno psicosociale, attribuibile all’insieme del contesto terapeutico.” • “Questo contesto psicosociale è costituito sia dal paziente stesso che dalle sue interazioni con il medico e l’ambiente di trattamento.” Finniss et al., Lancet, 2010 Effetti del placebo nell’attivazione di trasmissioni nervose mediate dai recettori degli oppioidi Benedetti et al., 2005 Cosa fa la differenza • Un importante studio del 1985 sull’imipramina è stato rispolverato dopo vent’anni • Rianalizzando i dati, si è scoperto che le proporzioni della varianza dell’antidepressivo era spiegata molto di più se riferita allo psichiatra che aveva prescritto il farmaco che non dall’effetto del farmaco • In pratica, il risultato era determinato molto di più dallo psichiatra che non dal farmaco McKay et al., 2006 Fattori terapeutici in psicoterapia Lambert, 1992 Mozione dell’American Psychological Association (2012) Riconoscimento dell’efficacia della psicoterapia • La psicoterapia è radicata in – e rinforzata da – un’alleanza tra paziente/cliente e terapeuta che implica un legame tra loro e un accordo sugli scopi e i compiti del trattamento • Sono le caratteristiche del paziente e del terapeuta, che di solito non vengono evidenziate dalla diagnosi o dall’impiego di una terapia specifica, quelle che influenzano il risultato I fattori “placebo” nella valutazione di efficacia degli interventi riabilitativi In molti casi il team che applica l’intervento innovativo è guidato da un giovane ricercatore entusiasta, fortemente motivato al successo del nuovo programma che si va testando, confrontandolo con un trattamento “standard”. Ma, in confronto, l’intervento standard è offerto da un anziano psichiatra che usa la stessa pratica da trent’anni mentre sogna solo di andare in pensione e di come avvelenare il direttore del suo ospedale. In queste circostanze, il fatto che il nuovo intervento sia risultato più efficace di quello standard non autorizza a ritenere che i suoi vantaggi siano generalizzabili! Hemsley & Murray, 2000 Inclusione sociale: lavoro Su 100 utenti dei servizi di salute mentale coinvolti in programmi di inserimento lavorativo, solo 8 ottengono un lavoro retribuito Bracco, 2013 Inclusione sociale: casa (DIMISSIONI DA STRUTTURE RESIDENZIALI, studio PERDOVE, de Girolamo et al., 2013) STRUTTURE RESIDENZIALI non ospedaliere Europa, posti letto/10.000 abitanti Riedel-Heller, 2013; Killaspy, 2013; ISTAT, 2012; Lesage, 2013 Posti letto psichiatrici – Europa (ospedali psichiatrici + ospedali generali) Eurostat, 2013 PSYCHIATRIC SERVICES ♦ June 2004 Vol. 55 No. 6 Malgrado l’iniziale ottimismo circa la possibilità che le strutture residenziali, in alternativa all’ospedale, avrebbero consentito e facilitato la riabilitazione e l’integrazione sociale, molte delle strutture residenziali originariamente concepite come transitorie, sono divenute Le tecniche e il mondo reale “l’influenza dei fattori di confondimento ‘consuma’ le tecniche e ‘crea’ nuovi oggetti ignoti e non descritti” Saraceno, 1995 La centralità della “relazione terapeutica” nel trattamento dei disturbi mentali gravi • La relazione interpersonale costituisce il nucleo centrale (core) delle pratiche • La relazione terapeutica in salute mentale è associata con esiti favorevoli attraverso un ampio range di setting e di popolazioni di pazienti McGuire et al., 2001 Ne consegue… Una quota fondamentale, che può arrivare all’80%, dei processi di guarigione dei disturbi psichiatrici sembra essere indipendente dallo specifico intervento “tecnico”, ma è piuttosto determinata da •Risorse interne all’individuo •Attivazione e potenziamento di tali risorse interne in seguito all’instaurarsi di una relazione di aiuto •Fattori culturali, sociali, economici Guarigione: di cosa? Punto di vista Indicatori Biomedico Marker neurobiologici Clinico Sintomi positivi e negativi Neuropsicologico Funzioni cognitive Funzionale Lavoro, I ndipendenza abitativa, Relazioni Sociali Esperienziale Benessere soggettivo, Qualità della vita Esiti importanti: per chi? Valutazione della remissione in base ai criteri RSWG Concordanza dei punti di vista PSICHIATRI CURANTI 80% PAZIENTI 43% FAMILIARI 52% Karow et al., 2009 Fattori ritenuti più determinanti: Psichiatri Riduzione dei sintomi Pazienti Benessere soggettivo Familiari Riduzione sintomi e disabilità Karow et al., 2009 “le valutazioni standardizzate di remissione clinica “giocano un ruolo solo secondario per i pazienti e i familiari” (…) “una più attenta considerazione dei loro punti di vista dovrebbe essere sempre integrata al giudizio meramente clinico, indirizzando le decisioni sui trattamenti in un modo più ampio e condiviso”. Karow et al., 2009 Diversi gradi di “guarigione” GUARIGIONE DEFINITIVA Cure Recovery RIPRESA, RISTABILIMENTO Remission RISPOSTA AL TRATTAMENTO Response REMISSIONE DEI SINTOMI Significato del termine Recovery Ripresa Recovery Recupero Ristabilimento Guarigione (?) Ambiguità terminologiche Cure Full recovery To recover = piena guarigione = riprendersi, rimettersi Recovery: una parola, due significati Recovery clinica ESITO Remissione dei sintomi e della disabilità, misurabile attraverso criteri standardizzati Recovery “personale” PROCESSO Impegno attivo nel tentativo di ripristinare un certo grado di controllo sulla propria vita e di recuperare potenzialità e aspettative di realizzazione di sé, nonostante la persistenza dei sintomi La “riscoperta” del concetto di recovery in psichiatria Studi sull’esito a lungo termine della schizofrenia Recovery “CLINICA” Resoconti in prima persona Movimenti per i diritti degli utenti Recovery “PERSONALE” Recovery clinica Gli studi sull’esito a lungo termine della schizofrenia PERCENTUALI DI GUARITI O SIGNIFICATIVAMENTE MIGLIORATI Follow‐up da 22 a 37 anni nn o B 9 studi in diverse aree del mondo, dal 1975 al 2001, su complessivi 2888 pazienti I limiti concettuali della recovery “clinica” • estrema eterogeneità dei decorsi e degli esiti • il profilo di ogni caso risulta essere unico e non generalizzabile • le diverse dimensioni dell’esito e i livelli di gravità dei sintomi e dei deficit funzionali si possono combinare in ciascun paziente nel modo più differente e per di più variare imprevedibilmente nel corso del tempo • le controversie e le ambiguità tuttora irrisolte circa i criteri di valutazione I limiti concettuali della recovery “clinica” • le amplissime e sorprendenti divergenze che si evidenziano nel confronto fra le valutazioni dei clinici e quelle dei pazienti… …Resta l’impressione netta e sconcertante che, quando parliamo di recovery della schizofrenia, ci sia qualcosa di essenziale che sfugge alla comprensione. Cambiamenti culturali nella seconda metà del ‘900 (posizioni dell’OMS) • Salute intesa come “condizione di pieno benessere fisico, psichico e sociale”, piuttosto che mera assenza di malattia • Le implicazioni sociali delle malattie croniche e della disabilità sono divenute oggetto di crescente interesse per effetto dell’incremento della prevalenza di queste condizioni nelle popolazioni • Distinzione tra malattia, menomazione, disabilità e handicap • Restituzione di potere all’utente (empowerment) • Enfasi sulla responsività (responsiveness): capacità di un servizio di rispondere agli aspetti etici e non clinici dell’interazione fra paziente e il sistema sanitario • Assistenza sanitaria “centrata sul paziente” (people centred health care) Cambiamenti culturali nella seconda metà del ‘900 Superamento dell’approccio paternalistico Superamento dell’approccio tecnologico Superamento dell’approccio burocratico Medicina postmoderna Psichiatria postmoderna Cambiamenti culturali nella seconda metà del ‘900 • Il “consumerismo”: gli utenti reclamano più diritti e un maggior controllo sull’assistenza sanitaria • Movimenti per i diritti dei disabili • Movimenti degli utenti dei servizi psichiatrici (Stati Uniti, Nord Europa): “consumers”, “ex‐pazienti”, “sopravvissuti” L’emergere della soggettività John S. Strauss “Quando, seduto sul pavimento del soggiorno, iniziai a riesaminare tutte le elaborazioni grafiche relative ai soggetti inclusi nella ricerca, rimasi affascinato dalle cifre e dalla meravigliosa precisione∆ Ma non riuscivo a riconoscervi le persone che avevo intervistato e conosciuto. Non ero più in contatto con loro∆” Riflettendo sul decorso del disturbo e osservando i grafici sparsi sul pavimento, mi sentivo sconcertato e mi rendevo conto che, più di ogni altra cosa, andava perduta la singola persona, con la sua specifica volontà∆ “[Qualche anno dopo] durante uno studio di follow−up che prevedeva interviste ripetute, una paziente mi disse: ‘Dottore, ma perché non mi chiede mai cosa faccio io per aiutare me stessa?’ Sto ancora cercando di rispondere compiutamente a questa domanda. La paziente stava sollevando la questione della soggettività. Non considerava sé stessa unicamente una vittima della sua malattia, un oggetto i cui sentimenti e le cui azioni fossero irrilevanti al fine di misurare il peggioramento o il miglioramento. Stava chiedendo perché io, noi operatori della salute mentale, non includiamo questi aspetti soggettivi nelle nostre teorie, nelle nostre azioni, nella ricerca.” Molti pazienti dicono: “Ciò che più mi ha aiutato a stare meglio è essermi sentito preso sul serio”. In un caso è la madre del paziente, in un altro un assistente sociale, in un altro un amico. Sono cose che si sentono spesso ‒ se si fanno domande e si è interessati a risposte che si pongono al di fuori delle usuali preoccupazioni scientifiche. Nello stesso periodo in cui: mutano i concetti di salute, malattia e disabilità e il clima culturale gli studi epidemiologici rivelano esiti favorevoli delle psicosi il mondo accademico e professionale si rivolge alla soggettività e alla ricerca qualitativa, compaiono testimonianze scritte di persone che hanno sofferto e superato l’esperienza psicotica (first person accounts: resoconti in prima persona) Patricia Deegan “Sono una persona unica, che lotta con un disturbo mentale; grazie alle mie attitudini e alle mie iniziative quotidiane, sono stata in grado di pretendere una vita degna di questo nome. Voglio raccontare il mio percorso verso la guarigione (che continua tuttora) per permettere ad altri di fare percorsi simili”. L’esperienza soggettiva della malattia descritta nelle narrazioni La malattia mentale è definita come evento catastrofico: non tanto per la sua dimensione clinica, quanto per le disastrose conseguenze che essa ha prodotto sull’esistenza della persona. “Una ferita così profonda da non potersi neppure trasformare in un grido” L’esperienza soggettiva della malattia descritta nelle narrazioni e nella ricerca qualitativa •Perdita del senso di sé, sostituito dall’identità di paziente psichiatrico •Perdita di potere, di scelta e di valori personali •Perdita di senso, di ruolo sociale •Perdita di speranza, con rinuncia e ritiro Spaniol et al., 1997 Clinica Vissuto soggettivo • deliri • allucinazioni • disorganizzazione del discorso verbale • grave disorganizzazione del comportamento presenza di sintomi negativi, • appiattimento affettivo • Alogia • Avolizione • disturbi dell'attenzione • perdita del senso di sé, sostituito dall’identità di paziente psichiatrico • perdita di potere, di scelta e di valori personali • perdita di senso, di ruolo sociale • perdita di speranza, con rinuncia e ritiro DSM‐IV‐TR, 2000 Spaniol et al., 1997 L’esperienza soggettiva del ritiro e dei “sintomi negativi” • Vivere in uno stato di “congelamento” • Stare seduti a fumare una sigaretta dopo l’altra, con pause di sonno drogato e senza sogni • Uno stato di addormentamento, di sospensione della vita, che è comunque preferibile a un dolore senza fine • Essere una “non‐cosa”, un “non‐mondo”, un “non‐sé” • Essere totalmente risucchiati dal vuoto del futuro • Sentirsi interamente immobilizzati dalla sconfitta, dalla vergogna, dal senso di inutilità, dal terrore L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Risveglio della speranza dopo anni di disperazione Accade un po’ misteriosamente, per la combinazione di eventi o incontri, magari apparentemente irrilevanti ma non significa che si stia bene e che i dubbi e la sofferenza siano superati L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Infrangere la cappa del diniego e raggiungere la comprensione e l’accettazione E’ normale cercare di negare i problemi ed evitare di lottare: è una reazione comprensibile a una situazione travolgente Consapevolezza e accettazione non significano attribuirsi l’etichetta di malato mentale e rassegnarvisi, ma cercare spiegazioni personali, alternative a quelle “mediche”, e che siano comprensibili prima di tutto a se stessi. L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Scrollarsi dal ritiro e cercare di partecipare alla vita Periodi di ritiro possono comunque servire per raccogliere le forze e proteggersi. A un certo punto ci si spinge verso il mondo esterno, attraverso piccole acquisizioni. Rendersi disponibili a provare, sbagliare, e provare di nuovo L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Recovery significa fronteggiare attivamente le situazioni, piuttosto che adattarvisi passivamente Far riemergere un senso di responsabilità personale riguardo alla propria condizione Per questo, occorre una elevata consapevolezza di ciò che è fonte di stress o di sollievo nell’ambiente, imparare una serie di misure per ritrovare l’equilibrio, controllare certi sintomi, ecc. Tutto ciò, nel tempo, produce un senso di auto‐ efficacia, di relativa padronanza delle situazioni L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni “L’etichetta di malato è una realtà che non ti abbandona mai e che plasma un’identità di cui è quasi impossibile liberarsi” Non considerarsi più unicamente come una persona malata, ma reclamare un’identità positiva. Rintracciare dentro di sé qualcosa che esiste al di là e malgrado la malattia La malattia può diventare qualcosa che ti appartiene ma che non occupa interamente la tua vita. “Accettare ciò che non possiamo essere o fare, per cominciare a scoprire ciò che possiamo realmente essere e fare” L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Ritrovare senso e significato “Ero una barca in mezzo al mare senza alcuna rotta né orientamento” E’ fondamentale lottare per trovare dentro di sé punti di forza, talenti, un senso di dignità, per iniziare a credere che la propria vita vale qualcosa L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni Recovery è un percorso complesso e non lineare, non si raggiunge in un salto, ma solo attraverso piccoli passi, battute d’arresto, ricadute e riprese. Il percorso non può essere forzato. Non c’è una ricetta valida per tutti. E’ unico per ogni individuo, è il prodotto di occasioni, eventi interpersonali, spirituali. L’esperienza soggettiva di recovery descritta nelle narrazioni La recovery non è un obiettivo che si può raggiungere da soli. Richiede l’aiuto degli altri. Benché nessuno possa mettersi al posto del paziente, o forzarlo, il ruolo degli altri è decisivo. Serve qualcuno intorno che non smetta di sperare, telefonare, incoraggiare, che resti ottimista malgrado tutto, e che può essere chiunque, non necessariamente un operatore. Riepilogo degli elementi caratterizzanti ricavabili dall’esperienza soggettiva • Processo auto‐diretto • Assistenza individualizzata e centrata sulla persona • Empowerment • Prospettiva olistica • Processo non lineare • Basato sui punti di forza • Accessibilità all’aiuto fra pari • Rispetto • Responsabilità • Speranza Sviluppi immediati Dai primi anni ’90, questi temi hanno incontrato l’interesse del mondo accademico e professionale della psichiatria Un punto di riferimento storico è stato e resta il Center of Psychiatric Rehabilitation della Boston University (William Anthony, Marianne Farkas e altri) Su questa spinta, si è tentato di adottare questi principi in vari sistemi di salute mentale, definiti recovery‐oriented La definizione di William Anthony, 1993 • “Recovery è un processo profondamente e autenticamente personale di cambiamento dei propri valori, sentimenti, obiettivi, capacità, ruoli. E’ un modo di vivere la propria vita con soddisfazione, speranza e iniziativa, malgrado la sofferenza e le limitazioni causate dalla malattia. E implica il recupero non solo di una condizione di maggior benessere, ma piuttosto di un nuovo senso della propria esistenza, che possa essere fatto evolvere al di là degli effetti catastrofici della malattia mentale” Anthony, 1993 Sviluppi successivi La progressiva diffusione in molteplici direzioni dei principi della recovery ha inevitabilmente comportato il rischio di confusione concettuale Oggi il termina si declina in mondi differenti: Quello delle narrative, quello dei movimenti degli utenti, quello dei servizi, quello delle politiche sanitarie, quello della ricerca, ecc. L’argomento è oggetto di pubblicazioni sempre più numerose anche in riviste di psichiatria autorevoli come il British Journal of Psychiatry o il Community Mental Health Journal Tentativi di concettualizzazione per contrapposizione di paradigma RECOVERY RECOVERY COME COME ESITO PROCESSO Scientific Consumer-driven Service-based User-based Clinical Personal Recovery “from” Recovery “in” mental illness mental illness Bellack (2006) Schrank, Slade (2007) Slade (2009) Davidson, Roe (2007) Recovery clinica Almeno per 2 anni: •Totale remissione dei sintomi •Lavoro a tempo pieno o part‐time •Vita indipendente senza assistenza •Rete sociale Recovery personale • Acquisizione/restituzio ne di potere e controllo sulla propria vita • “Essere connessi”: relazioni interpersonali e partecipazione alla vita sociale “normale” • Ricostruzione di un’identità positiva (nonostante la malattia e la disabilità) Tew et al. 2011 Lieberman et al., 2002 Una sintesi • I processi di recovery si attivano innanzitutto, e “spontaneamente”, nell’individuo, a partire dall’esigenza di superare gli effetti catastrofici della malattia e recuperare un’identità positiva, la quale, per effetto della internalizzazione dello stigma, era stata soppiantata da quella di malato mentale o avviluppata in essa. Una sintesi • Il recupero di qualcosa che a causa della malattia era andato perduto (che è peraltro uno dei significati del termine “recovery”) può avvenire anche in assenza di specifici interventi esterni (e perciò restare fuori dal campo di osservazione dei servizi) e accadere come un fatto “privato” nella biografia del paziente. Una sintesi • Ma nelle storie dei “sopravvissuti” il risveglio della speranza di recuperare un’identità positiva, sulle cui basi “ricostruirsi una vita”, è possibile, o quanto meno facilitato, se la “nuova” identità venga riconosciuta, rispettata e valorizzata nell’ambito di un contesto interpersonale. Una sintesi • Questo processo di riconoscimento sembra svolgersi su due piani: quello socio‐politico, in termini di esplicita restituzione di diritti, e che quindi ha a che fare con aspetti di sistema (legislazione, risorse, pianificazione e organizzazione dei servizi), Una sintesi • e quello più strettamente interpersonale/terapeutico (attitudini degli operatori, cambiamenti di mentalità, riformulazione dell’alleanza terapeutica, etc.) quale dominio autenticamente umano in cui, nell’atto del riconoscimento, si arricchiscono di valore entrambi i partner della relazione e aumenta il capitale sociale delle comunità. Una sintesi • Su entrambi i piani, pertanto, si realizza un’azione di empowerment, poiché l’accettazione e la valorizzazione dell’identità positiva comporta la restituzione del potere di scelta e controllo, di competenza e di valore, di autonomia e responsabilità. Una sintesi • Il percorso, unico e irripetibile, lungo il quale tale processo può aver luogo, è tipicamente non‐sequenziale, poco prevedibile e soggetto a battute d’arresto, sospensioni e riprese; ciononostante, i processi di recovery per come a questo punto emergono, risultano essere descrivibili e concettualizzabili. Al cuore dell’intero processo di riscoperta del concetto di recovery c’è il tentativo di ripristinare un ponte fra il nucleo del Sé “potenzialmente sano” e mondo esterno, con il fine di potenziarlo e far evolvere le risorse interne sclerotizzate e mortificate dall’esperienza della malattia mentale e dalle sue conseguenze (disabilità, stigma sociale, stigma interno, autosvalutazione, passiva accettazione) MONDO ESTERNO Stigma sociale, stigma internalizzato, conferme negative, bassa autostima Dimensioni del Sé con potenzialità di ripresa Effetti degli atteggiamenti iatrogeni dei curanti, interdipendenze patologiche con i familiari MONDO ESTERNO Stigma sociale, stigma internalizzato, conferme negative, bassa autostima Dimensioni del Sé con potenzialità di ripresa Effetti degli atteggiamenti iatrogeni dei curanti, interdipendenze patologiche con i familiari IMPLICAZIONI PER I SERVIZI Cosa vuol dire “servizi orientati alla recovery”? Empowerment Per favorire i processi di recovery i servizi dovrebbero : •rinunciare a una parte del potere legato al ruolo (“io so cosa è meglio per te”) e restituirlo al paziente (“in che modo posso aiutarti?”) •L’utente dovrebbe avere voce in capitolo su tutto ciò che lo riguarda •Restituire il controllo e la scelta su cosa fare della propria vita: dove e con chi vivere, quali valori adottare, in quali attività impegnarsi Processo non‐lineare • Recovery non è un processo prevedibile o programmabile • Non è una “passeggiata”, ma un sentiero lungo, stretto e tortuoso, durante il quale si può cadere, rialzarsi e riprendere a camminare • Un particolare rapporto con un operatore, trovare un amico o un partner, avere una casa propria, perseguire un desiderio o un sogno, possono essere determinanti Punti di forza • Facilitare la recovery implica un viraggio di 180 gradi nel modo di considerare la disabilità: dal focus sui DEFICIT DA RIPARARE al focus sui PUNTI DI FORZA personali e ambientali • Il massimo grado di energia noi tutti lo traiamo dalla volontà o dal desiderio di fare le cose, piuttosto che da programmi per recuperare le abilità Rispetto • Non si può favorire la recovery se non si prendono effettivamente sul serio e non si ascoltano le istanze del paziente, se non si rispettano le sue opinioni, il suo modo di essere, il suo diritto alla privacy, ecc. • Anche il paziente più grave e disabile è in grado di distinguere se il rispetto è genuino e autentico, o piuttosto fittizio o convenzionale Condivisione del rischio • Considerare che esistono due tipi diversi di rischio: – Rischio DANNOSO, connesso a comportamenti illegali, violenti, autolesivi, o di ricaduta – Rischio UTILE, che porta a sfidare le situazioni della vita per crescere ed evolvere Condivisione del rischio • Il diritto di sbagliare (la “dignità del rischio”) è parte integrante del processo di recovery, come per la vita di ogni essere umano. • L’evitamento sistematico del rischio, invece, comporta la rinuncia a fare esperienze, riscoprire o acquisire competenze, imparare a cavarsela • Il rischio dovrebbe essere valutato, discusso e condiviso Place and train, vs. train and place • L’approccio tradizionale della riabilitazione ci ha abituati a procedere con GRADUALITA’, prima PREPARARE e poi COLLOCARE: – Imparare le abilità quotidiane, e POI cercare una casa – Imparare a stare con gli altri e POI trovare amici – lavori “protetti” e POI lavori “veri” • La conseguenza di ciò (ampiamente dimostrata) è che si finisce per rimanere indefinitamente nella fase di PREPARAZIONE Place and train, vs. train and place L’orientamento alla recovery implica l’assunzione che le persone sono “organismi orientati a uno scopo” e apprendono dalle esperienze reali quando queste sono concretamente disponibili, non dopo aver dimostrato un miglioramento dei sintomi e del funzionamento. Responsabilità • Quando vengono sistematicamente riconosciuti i diritti, la dignità, l’autonomia di giudizio, il rispetto e l’ascolto, le persone tendono naturalmente ad assumersi le responsabilità della propria vita. • Discutere insieme la terapia farmacologica e condividere le decisioni, ad esempio, impegna la persona a rispondere delle scelte che fa • Contare sulla responsabilizzazione dell’utente è una grande risorsa per il lavoro dei servizi Responsabilità “Proprio come nel caso di una persona diabetica, che deve gestire il controllo della sua glicemia, prendere i farmaci, seguire la dieta, la recovery diventa primariamente responsabilità della persona, non del medico, a prescindere da quanto sia bravo e coscienzioso il medico” Davidson, in press Speranza • La maggior parte degli utenti in recovery considera la speranza come il punto di partenza • La speranza è la base della determinazione (agency), e la determinazione è necessaria per mantenere lo sforzo nel raggiungimento degli obettivi • La speranza non è un costrutto retorico: è dimostrato scientificamente che la speranza promuove il benessere, il funzionamento, la capacità di fronteggiare i problemi Recovery clinica e recovery personale: sono compatibili? • Tutto ciò che contribuisce alla riduzione dei sintomi, a migliorare il funzionamento e il benessere, e che sia, contribuisce alla recovery personale • Le pratiche evidence‐based non sono affatto incompatibili con il paradigma della recovery, ma dovrebbero essere applicate con un approccio centrato sulla persona e orientato all’empowerment. • E’ stato proposto di integrare la psichiatria evidence‐ based con l’approccio value‐based (basato sui valori) Favorire o impedire la recovery Facilitazione • Senso di controllo sulla propria vita • Capacità di influenzare la struttura organizzativa e sociale • Diritto di rischiare e sbagliare • Diritto a perseguire le proprie priorità Impedimento • La persistenza dei sintomi psicotici non consente una reale capacità decisionale • Il paziente deve essere tutelato, poiché non è consapevole dei rischi che corre • Le priorità sono l’accettazione delle cure e la normalizzazione del comportamento “E’ come se nel campo dell’ortopedia non si fosse ancora accettata l’idea stessa della sedia a rotelle e si continuasse a insistere perché i paraplegici ricevano assistenza e partecipino a programmi riabilitativi finché non abbiano recuperato l’uso delle gambe, e per tutto il tempo necessario finché la tecnologia non arrivi a restituire loro la motilità autonoma” Davidson et al., 2009 Attitudini degli operatori verso le persone con disturbi mentali Studio di Zurigo, 2006 • Gli operatori dei servizi psichiatrici mostrano più attitudini negativi verso la malattia mentale rispetto alla popolazione generale • Gli autori dello studio concludono che gli operatori dei servizi dovrebbero combattere la stigma dentro di sé, prima che combatterlo nell’opinione pubblica Nordt et al, Schizophrenia Bulletin, 2006 USA: President’s New Freedom Commission on Mental Health (2003) • Care must focus on increasing consumers’ ability to successfully cope with life’s challenges, on facilitating recovery, and on building resilience, not just managing symptoms. USA: President’s New Freedom Commission on Mental Health (2003) • Science has shown that having hope plays an integral role in an individual’s recovery. • We envision a future in which everyone with a mental illness will recover National Institute for Mental Health in England (2005) • Recovery is what people experience themselves as they become empowered to manage their lives in a manner that allows them to achieve a fulfilling, meaningful life and a contributing sense of belonging in their communities New Zealand Mental Health Commission (1998) • Some people have experienced recovery without using mental health services. Others have experienced recovery in spite of them. But most will do much better if services are designed and delivered to facilitate their recovery. Virtually everything the mental health sector does can either assist or impede recovery Government of South Australia (2007) • The prevailing organisational culture of the mental health system should be an orientation to recovery American Psychiatric Association Position Statement (2005) • The American Psychiatric Association endorses and strongly affirms the application of the concept of recovery to the comprehensive care of chronically and persistently mentally ill adults • The concept of recovery emphasizes a person’s capacity to have hope and lead a meaningful life, and suggests that treatment can be guided by attention to life goals and ambitions. ImROC - 30 NHS Trusts - 2011-2013
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