RICERCA SU INCERTEZZA TRIBUTARIA E CORPORATE TAX

11° Convegno nazionale sulle Garanzie e Tutele sociali
I costi dell’incertezza fiscale per le imprese in Italia
Grande e Media azienda, due indagini sul campo
26 novembre 2014
Università Bocconi, Aula Magna di Via Gobbi 5
Ricerca su Incertezza tributaria e Corporate Tax Governance
Grande Impresa
Executive Summary
Carlo Garbarino, Università Bocconi
La ricerca condotta di intesa con ODCEC Milano, è inclusa in un più ampio progetto di indagine
relativo ai comportamento delle aziende nei rapporti col Fisco svolto mediante una survey
campionaria condotta dall’Osservatorio Fiscale e Contabile SDA-Bocconi e coordinata da Carlo
Garbarino, Giampaolo Arachi e Julian Alworth. La parte della ricerca esposta nel convegno anticipa
alcuni risultati della più ampia ricerca in corso di completamento.
La ricerca muove dall’analisi di talune caratteristiche attuali del sistema fiscale italiano, quali, ad
esempio, un livello di sanzioni fiscali superiore a paesi OCSE, la probabilità che violazioni
amministrative siano soggette a processi penali, gli elevati costi reputazionali di tali processi, la
eccessiva durata di contenzioso fiscale, lo sviluppo di dottrine giudiziarie di “abuso del diritto
tributario” prive di tutele procedurali. Si riscontra una significativa scarsità di dati empirici che
specificamente misurino gli effettivi impatti di tali fattori sulle imprese e quindi la ricerca è diretta a
colmare siffatta lacuna.
La ricerca è svolta mediante una indagine empirica presso la community dei tax directors dei principali
gruppi operanti in Italia, è diretta a misurare la “incertezza fiscale” relativa al trattamento fiscale
delle operazioni aziendali, ed è svolta mediante la distribuzione di un articolato questionario ad un
significativo campione dei gruppi di più rilevanti dimensioni e caratterizzati da complesse strutture di
governance societaria (d’ora innanzi “grandi imprese”). La ricerca si sviluppa in due parti: nella prima
si prospetta una rilevazione della “incertezza tributaria”, nella seconda si avanzano indicazioni sui
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costi della introduzione di un sistema di “corporate tax governance” diretto alla gestione del rischio
fiscale.
Per misurare l’incertezza tributaria ci si riferisce ad un modello semplificato del sistema fiscale che
prevede la produzione di norme generali tributarie sotto forma di leggi e regolamenti, ma anche le
norme tributarie individuali, cioè definite per un singolo contribuente “grande impresa”, denominate
“regole del caso”. Esse assumono la forma di (i) dichiarazioni fiscali non soggette a verifica con le quali
la riscossione avviene mediante auto-adempimento da parte delle grandi imprese, (ii) dichiarazioni
fiscali oggetto di accertamento con adesione in cui la riscossione finale consegue da tale atto, e (iii)
dichiarazioni fiscali controllate in cui la riscossione finale consegue all’esito del contenzioso
conseguente alle verifiche.
In concreto le leggi fiscali conducono alla emanazione di tale tipologie di regole del caso per le grandi
imprese, e tali determinazioni vincolanti sono spesso “autoprodotte” dalle grandi imprese in
adempimento. Da ciò consegue che la “incertezza tributaria” oggetto della ricerca è definita come la
situazione in cui la grande impresa non è in grado ex ante di affidarsi ad una ragionevole aspettativa
di una regola del caso precisa. Più in particolare, nell’ambito della ricerca, siffatta incertezza è
misurata da due elementi: l’intervallo di tempo che decorre dalla fattispecie e la sua
regolamentazione definitiva con regola del caso, e la similarità tra regola del caso ragionevolmente
attesa dal contribuente e regola finale effettiva. Tanto maggiore sarà questo intervallo temporale e
questa dissimilarità, tanto maggiore sarà l’incertezza fiscale.
E’ evidente che nel sistema fiscale vi è un inevitabile e fisiologico livello di incertezza relativo ai
dettagli applicativi delle norme, e quindi l’obiettivo della ricerca è individuare se via sia un livello di
incertezza dannoso e quindi evitabile.
Una volta definita l’incertezza fiscale in questo modo ai fini dell’indagine, si sono affrontati tre
problemi di rilevazione empirica di essa. In primo luogo, si è misurata la rilevanza percepita dagli
operatori delle più evidenti e probabili cause dell’incertezza tributaria. Nei questionari si sono
ipotizzate diverse cause della incertezza tributaria ed il risultato è stato che le situazioni in cui le
norme del caso finali e vincolanti (vuoi in adesione, che in contenzioso) vengono emanate in base a
standards e criteri non riflessi nel diritto vigente, unitamente alla scarsa prevedibilità della
giurisprudenza, costituiscono le cause percepite come più importanti di incertezza fiscale. In
particolare tale rilevazione riguarda l’accertamento delle “valide ragioni economiche” e le valutazioni
nelle operazioni straordinarie, la determinazione delle stabili organizzazioni cd. “occulte”, le questioni
relative ai prezzi di trasferimento attinenti i beni immateriali. Ciò induce a concludere che l’attuale
incertezza fiscale sia prevalentemente “discretion-based”, piuttosto che “interpretation-based”.
In secondo luogo, si è misurata la rilevanza percepita degli effetti negativi (in breve, del “peso”)
dell’incertezza tributaria sulle grandi imprese, rilevando, in sintesi, una concordanza con l’analisi delle
cause percepite di incertezza. In particolare i principali effetti negativi dell’incertezza sarebbero
collegati all’utilizzo nelle verifiche di standards e criteri non riflessi nel diritto vigente, segnatamente
nelle aree delle valutazioni fiscali, dell’intercompany e delle operazioni straordinarie, mentre
l’incertezza non è ritenuta rilevante nelle aree gestionali, quali ad esempio IVA e consolidato
nazionale.
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Infine si è proceduto ad una stima della rilevanza dei costi associati all’incertezza tributaria,
intendendosi per tali i costi diretti, i costi associati al rischio di sanzioni, i costi di disclosure ed i costi
reputazionali. Trattasi questi di costi fiscali in senso lato che non costituiscono imposte in senso
stretto corrisposte all’Erario. E’ emerso che i costi dell’incertezza percepiti dai rispondenti come più
rilevanti sono quelli associati al rischio per sanzioni e reputazionale, mentre i costi di disclosure non
sono avvertiti con impatto marcatamente negativo. Questo mette in evidenza ciò che si può definire
come il paradosso della tax compliance per le grandi imprese: queste intendono essere compliant
piuttosto che seguire aggressive tax planning, ma ciò implica costi non-normali legati all’incertezza
tributaria (mentre l’essere “compliant” dovrebbe implicare costi normali). Onde ne deriva che il
margine di eccedenza di siffatti costi costituisce, di fatto, un’imposta occulta.
La seconda parte della ricerca ha ad oggetto i contenuti dell’Art. 6, Legge Delega 11.3.2014, n. 23 che
prevede un sistema di cd. “cooperative compliance”. In tale sistema la società sostiene i costi andando
ad implementare e mantenere un sistema di controlli interni di gestione del rischio fiscale in grado di
prevenire aggressive tax planning ed evasione/elusione fiscale. Se tale meccanismo è ritenuto idoneo
dalla AF, allora, come previsto dall’art. 6, determinati vantaggi e semplificazioni dovrebbero essere
disponibili per il contribuente “compliant”.
In concreto i nuovi costi della corporate tax governance dovrebbero prevenire gli effetti negativi della
incertezza tributaria (ad esempio la eliminazione di sanzioni penali ovvero la difficoltà ad ottenere in
tempi brevi determinazioni in sede di interpello). In sostanza emerge dal questionario un interesse
delle grandi imprese verso la introduzione di un task risk process accurato implicanti nuovi costi di
governance, a condizione che esso determini precisi benefici nei termini della riduzione della
incertezza fiscale come individuata dalla ricerca.
26 novembre 2014
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