L’ARTRORISI ENDOSENOTARSICA MEDIANTE “CALCANEO-STOP” di tipo propriocettivo che di tipo sensitivo e che integrano a livello midollare un riflesso di contrattura dei muscoli cavizzanti/supinatori che durante il passo determinano una correzione attiva dell’iperpronazione. Le principali controindicazioni sono rappresentate dai piattismi secondari, ad esempio a malattie neurologiche o da lassità capsulo-legamentosa patologica. In questi casi, infatti, non si verifica il corretto funzionamento delle componenti recettoriali muscolo-tendinee, vi è un deficit del meccanismo neurologico e quindi il dispositivo non trasmette gli impulsi necessari alla correzione attiva della deformità. La maggior parte degli autori 21 sono concordi nel quantificare i casi da sottoporre a trattamento chirurgico a non più del 2-5% di tutti i “piattismi” clinicamente osservabili in età evolutiva. Una serie di elementi clinici obiettivi possono essere ben correlati alla presenza di un piede funzionalmente piatto: • pronazione correggibile del calcagno; • età compresa tra 8-9 ed i 13 anni; • morfotipo del piede; • mancata correzione attiva della pronazione durante la deambulazione ed in particolare nella deambulazione digitigrada; • “great toe test” o “Jack test” (la mancata correzione della pronazione dorsiflettendo passivamente l’alluce correla con una prognosi peggiore); • brevità del tendine di Achille (prognosi peggiore); mobilità della SA: in caso di rigidità va sospettata una contrattura muscolare, specie dei peronieri, o una sinostosi tarsale; • valutare sempre l’assetto rotazionale degli arti inferiori per escludere “piattismi” di “compenso” a situazioni sovra segmentarie (antiversione residua dei colli femorali, intratorsione tibiale ecc.): in queste situazioni è frequente l’autorisoluzione e la situazione del piede non è primariamente patologica. In caso di sospetto clinico di una sindrome da eccesso di pronazione non compensata attivamente durante le fasi del passo, possono rendersi necessari alcuni esami strumentali: • esame podoscopico/podografico, per la valutazione dell’appoggio statico sul terreno; • esame radiografico standard in ortostatismo (valutazione “statica”, utile per le misurazioni radiografiche tradizionali e per l’eventuale evidenziazione di una “esuberanza” morfologica dello scafoide tarsale o presenza di ossa accessorie); • esame baropodometrico computerizzato statico e/o dinamico/gait analysis, unici in grado di definire l’entità della anomala pronazione durante le fasi del passo; • TC e RM, esami di secondo livello utili per l’approfondimento diagnostico. S17 FIGURA 3. Immagine intra-operatoria che documenta il posizionamento dell’endortesi a livello dell’orifizio esterno del seno del tarso. L’approccio chirurgico è a livello dell’orifizio esterno del seno del tarso (Fig. 3), con una piccola incisione cutanea di 1,5-3 cm; il legamento anulare del tarso che sottende l’accesso al seno del tarso viene separato. Dovrà essere rimosso il meno possibile il tessuto connettivo lasso presente nello spazio, poiché ricco di terminazioni sensitive e recettori propriocettivi che possono rivestire un ruolo importante nella correzione attiva dell’eccesso di pronazione. A questo punto ogni dispositivo agisce creando un’opposizione all’eccessiva lateralizzazione e risalimento del pavimento calcaneare del seno del tarso con impatto sul processo laterale dell’astragalo (Fig. 4 a, b). L’inserzione dell’endortesi dovrà esercitare la correzione del retropiede e la sua azione andrà dosata evitando tuttavia un’ipercorrezione, fino a ottenere un grado di valgismo fisiologico, tra i 5° e la posizione neutra. La ricostruzione del legamento anulare del tarso e dei piani di accesso completano l’intervento. Due endortesi di calcaneo-stop prevedono un diverso posizionamento: l’endortesi retrograda 5 che viene posizionata con metodica mini-invasiva e direzione disto-prossimale dalla superficie plantare del calcagno, senza aggressione diretta del seno del tarso, e viene condotta con apposita guida a compasso fino ad impattare il processo laterale dell’astragalo; l’endortesi con infissione a vite sull’astragalo 4 che è infissa con direzione disto-prossimale sul “tetto” del seno del tarso, agendo con il medesimo meccanismo e principio del “calcaneo-stop”. L’artrorisi della SA può essere associata a tempi chirurgici accessori come l’allungamento, in genere percutaneo, del tendine di Achille o il ritensionamento mediale del tendine tibiale posteriore. Le procedure accessorie descritte richiederanno il posizionamento di un gambaletto gessato per 5 settimane, di cui le prime 3 con astensione dal carico, prolungando il decorso post-operatorio. Rimosso il gambaletto gessato, o dall’immediato post-operatorio
© Copyright 2024 ExpyDoc