Ufficio Stampa CISL Bergamo Rassegna Stampa giovedì 23 gennaio 2014 giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) N NA AT TA AL LIIT TÀ À ZZE ER RO O Culle vuotissime, saldo 2013 di +3 imprese Crisi dell’artigianato che in anno perde 744 aziende Continua il momento difficile per le imprese e gli imprenditori che, nel 2013, accusano il colpo della crisi con 5.863 chiusure aziendali, cui si contrappongono 5.866 aperture. Il saldo in provincia rimane così attivo per 3 sole unità, in peggioramento rispetto ai pure piccolissimi numeri del 2012, quando il saldo era di 10 aziende. Praticamente invariati i numeri generali degli ultimi due anni, con uno scostamento di una decina di unità (8.883 aperture e 5.873 chiusure nel 2012): a essere pignoli, ci sono state 17 aperture e 10 chiusure in meno. Emerge tuttavia con evidenza la difficoltà crescente dell’artigianato bergamasco che, nel 2013, ha perso ben 744 realtà attive: alle 1.929 aperture, si contrappongono infatti 2.673 cessazioni, con una perdita di stock pari al -2,24 per cento. Secondo la consueta ricerca annuale Infocamere-Movimprese, in Italia sono 384.483 le imprese nate nel 2013, circa 600 in più rispetto al 2012. Al flusso sostanzialmente stabile delle iscrizioni di nuove imprese, ha corrisposto un aumento del numero di quelle che hanno cessato l'attività, passate dalle 364.972 del 2012 alle 371.802 dell'anno scorso. Il bilancio di queste dinamiche si è tradotto in un saldo anagrafico di fine anno ancora una volta positivo, seppure ridotto dalla crisi a sole 12.681 unità, il valore più modesto dal 2004 ad oggi. Ad allargare la propria base imprenditoriale sono stati soprattutto il commercio (+15.260 imprese), le attività di alloggio e ristorazione (+11.618) e i servizi di supporto alle imprese (+7.723 imprese, in cui sono incluse il noleggio e le agenzie di viaggio). Sul fronte opposto, i settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati - al netto dell'agricoltura che, soprattutto per motivi anagrafici, prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale - le costruzioni (-12.878 imprese), le attività manifatturiere (-5.929) e il trasporto e magazzinaggio (-1.156). Il rallentamento della vitalità dell'imprenditoria italiana risente in modo particolare dell'approfondirsi della crisi del mondo artigiano: con un saldo negativo di -27.893 imprese, nel 2013 l'artigianato ha infatti ceduto quasi due punti percentuali (1,94%) della sua base produttiva, la contrazione in assoluto più rilevante dall'inizio delle rilevazioni statistiche di Movimprese. A livello geografico battuta d'arresto del nord-est mentre le altre aree del paese presentano saldi positivi. giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) Bergamo Cala il numero delle imprese in Bergamasca Lo rileva il Movimprese della Camera di commercio. I dati, riferiti al 2013, indicano un totale di 96mila imprese circa a Bergamo e provincia BERGAMO — Nel 2013 il numero delle imprese presenti in Bergamasca è leggermente calato. E’ quanto si evince dai dati diffusi oggi dal Movimprese della Camera di Commercio di Bergamo. Secondo i dati, l’anno appena trascorso si è chiusp con un bilancio marginalmente negativo, risultato di un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) registrate nell’anno. Solo escludendo dal conteggio le cancellazioni d’ufficio, le cessazioni scendono a 5.863 e il saldo diventa di un soffio positivo. Per il secondo anno consecutivo lo stock delle imprese registrate (96.019 al 31 dicembre del 2013) si riduce di poche unità nel complesso ma con una marcata, e non nuova, differenza tra le tipologie giuridiche delle imprese. I nuovi ingressi superano le uscite sia tra le società di capitale (soprattutto Srl e Srl semplificata) che nelle altre forme giuridiche, in larghissima misura cooperative, mentre le cessazioni eccedono le iscrizioni tra le società di persone (soprattutto Snc), le imprese individuali e il sottoinsieme delle imprese artigiane. I flussi delle iscrizioni e cessazioni si mantengono sui livelli dell’anno passato, ma guardando alla serie storica degli anni precedenti si nota che i nuovi ingressi si sonosi sono ridotti (erano nettamente sopra quota 6mila nel triennio precedente il 2012) mentre le cessazioni si mantengono su valori elevati anche inferiori al picco del 2009, e provocano un’erosione della base imprenditoriale da due anni a questa parte. Come sempre l’analisi delle nascite e della morte delle imprese non può essere svolta a livello di settore di attività a causa della concentrazione delle nuove iscrizioni nel “limbo” delle imprese non classificate (dal quale le imprese neonate escono, con l’attribuzione di un settore di attività prevalente, in una fase temporale successiva al momento dell’iscrizione nel registro). Oltre che per questa ragione, il confronto temporale è limitato allo stock delle imprese attive perché questo sottoinsieme, da cui sono escluse le posizioni inattive e in fase di liquidazione, approssima più correttamente la base delle imprese effettivamente ed economicamente operative. Lo stock delle imprese attive in provincia di Bergamo (85.930 a fine 2013) si è ridotto di 617 posizioni nel corso del 2013 (-0,7 per cento), dopo che già nel 2012 erano state perse 527 imprese (0,6 per cento). giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) D DE EL LIIT TT TO OC CA AN NT TA AM ME ESSSSA A Agricoltura, codice etico contro il caporalato Dopo i fatti di Chiuduno dell'8 settembre scorso, i sindacati cercano di contrastare fenomeno “Tra le cause che sono alla base dei gravi fatti di Chiuduno dell’8 settembre, sembra esserci una dinamica di sfruttamento del lavoro nel settore agricolo. Questa situazione ci porta a condividere in modo deciso una posizione che ci permetta di governare al meglio questa fase complicata di cambiamento e di difficoltà”. Venerdì prossimo i delegati di FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL daranno vita a una riunione dei Direttivi Unitari per dotare le tre organizzazioni sindacali dei lavoratori agricoli di Bergamo di un codice etico, “che impegni i propri iscritti e rigetti in modo categorico la diffusione di forme di illegalità, in particolare nella gestione del mercato del lavoro e dei permessi di soggiorno” “Il momento di grande crisi che sta attraversando la nostra provincia- si legge nel documento che i delegati sono chiamati a valutare e eventualmente approvare -, che negli ultimi anni ha portato alla perdita di numerosi posti di lavoro, ha avvicinato al settore Agroalimentare centinaia di persone alla ricerca di nuova occupazione. Il settore ha vissuto in controtendenza rispetto al resto dell’economia locale, mantenendo un trend occupazionale positivo, frutto di una profonda trasformazione vissuta nei prima anni novanta con la crescita del settore Orticolo. Migliaia di persone, per lo più immigrate, hanno trovato in questo modo opportunità di lavoro, di vita e sopratutto di integrazione sociale. Il rischio che il settore oggi attraversa, con le difficoltà innescate dalla crisi, è che si crei una competizione tra lavoratori difficilmente gestibile, dove forme di illegalità possono trovare terreno fertile di propagazione, con situazioni che possono degenerare, fino a forme di sfruttamento e di caporalato, non più controllabili sia dalle aziende che dalle strutture preposte”. Per questo, nel riconfermare che il lavoro è lo strumento necessario per garantire dignità e una vita decorosa a ogni persona, FAI, FLAI e UILA di Bergamo, ritengono utile dotarsi di un codice etico, che sarà presentato, analizzato e discusso dai Direttivi Unitari nella riunione in Casa del Giovane (sala Valle) venerdì 24 Gennaio alle 10. Durante la riunione sarà illustrata anche l’ipotesi di Piattaforma per il rinnovo del CCNL Agricoli e Florovivaisti. giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) LA PROTESTA Due ore di sciopero sono state indette per giovedì mattina nei tre stabilimenti lombardi della Cifa, Compagnia Italiana Forme Acciaio, di Senago, Castiglione delle Stiviere e Zanica, per protestate contro il piano di riduzione costi e riorganizzazione annunciato Alla Cifa di Zanica a rischio 95 dipendenti: giovedì sciopero Due ore di sciopero sono state indette per giovedì mattina nei tre stabilimenti lombardi della Cifa, Compagnia Italiana Forme Acciaio, di Senago, Castiglione delle Stiviere e Zanica, per protestate contro il piano di riduzione costi e riorganizzazione annunciato. Nel pomeriggio, nella sede di Assolombarda, si terrà invece un incontro tra la direzione di Cifa e i sindacati. L'azienda, fa sapere la Cisl, prevede un piano di riduzione di costi, lo spostamento di alcuni prodotti in Cina e 120 esuberi di personale sui 650 dipendenti dei tre stabilimenti presenti in Lombardia: Senago a Milano (390 dipendenti, 75 esuberi), Castiglione delle Stiviere a Mantova (180 dipendenti e 30 esuberi), Zanica a Bergamo (80 dipendenti e 15 esuberi). "Occorre chiarezza sugli impegni industriali e gli investimenti per il futuro e sul mantenimento degli stabilimenti produttivi e delle attività di ricerca, per fugare i rischi di disimpegno dal nostro Paese da parte del gruppo" afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia. "Chiediamo inoltre - aggiunge - un forte impegno di tutela e salvaguardia dell'occupazione, con la piena responsabilizzazione dell'azienda, che sappia valorizzare le grandi competenze umane e professionali, e affrontare da posizioni di forza le difficoltà del mercato". giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) L L''O OM MB BR RA AD DE EL LD DR RA AG GO ON NE E Esuberi cinesi, primo round per la CIFA Sciopero contro i tagli nella fabbrica di Zanica controllata dal colosso Zoomlion Primo round in Regione per la ex Carpenteria S.Antonio di Zanica, oggi parte del Gruppo Cifa che è controllato dal colosso cinese Zoomlion, 30.000 addetti e un giro d’affari annuo di 10,6 miliardi di euro. I proprietari hanno deciso di eliminare 15 dipendenti su 80 nel polo bergamasco (120 esuberi sui 650 dipendenti in Italia) e la trattativa si aprirà domani pomeriggio in Assolombarda, con il primo incontro tra la direzione Cifa e i sindacati sul piano di riorganizzazione. Zoomlion acquistò la Cifa nel giugno 2008 e – secondo fonti di stampa - sborsò all'epoca la somma record di 127 milioni di euro; attualmente il polo di Zanica è indicato come Unità operativa telai e bracci all'interno del gruppo, che ha sede a Milano. Ironia della sorte, ai primi di gennaio è uscito il libro "CIFA, l’anomalia vincente", edito da Tecniche Nuove – tra le firme anche quella di Federico Rampini, corrispondente di Repubblica da Pechino e New York – in cui l’operazione figura alla stregua di un esempio virtuoso. Torniamo ora alla vertenza. Secondo fonti sindacali, l’azienda sarebbe in salute, non si è mai fatta cassa integrazione e il premio di risultato viene regolarmente versato. Tuttavia il management ha presentato un piano di riduzione di costi, lo spostamento di alcuni prodotti in Cina e 120 esuberi sui 650 dipendenti dei tre stabilimenti presenti in Lombardia: Senago a Milano (390 dipendenti, 75 esuberi), Castiglione delle Stiviere a Mantova (180 dipendenti e 30 esuberi) e appunto Zanica (80 dipendenti e 15 esuberi). “Occorre chiarezza sugli impegni industriali – afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Chiediamo inoltre un forte impegno di tutela e salvaguardia dell'occupazione”. A sostegno delle proposte che i sindacati porteranno all'incontro in Assolombarda, per domani mattina è stato proclamato dalle Rsu e dai sindacati di categoria Fim e Fiom uno sciopero di due ore di tutti i lavoratori del sito di Senago, Zanica e Castiglione delle Stiviere. Cifa, Compagnia Italiana Forme Acciaio, si occupa della ricerca, progettazione, e produzione di betoniere e pompe per il calcestruzzo, macchinari utilizzati nel settore delle costruzioni. giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) Cifa, giovedì sciopero a Zanica Fip, tra fallimento e rilancio Si tiene giovedì 23 gennaio in Assolombarda il primo incontro tra la direzione Cifa e i sindacati sul piano di riorganizzazione. Per fronteggiare la crisi del settore e la forte concorrenza dei prezzi nei mercati internazionali l’azienda prevede un piano di riduzione di costi, lo spostamento di alcuni prodotti in Cina e 120 esuberi di personale sui 650 dipendenti dei tre stabilimenti presenti in Lombardia: Senago a Milano (390 dipendenti, 75 esuberi), Castiglione delle Stiviere a Mantova (180 dipendenti e 30 esuberi), Zanica a Bergamo (80 dipendenti e 15 esuberi). «Occorre chiarezza sugli impegni industriali e gli investimenti per il futuro e sul mantenimento degli stabilimenti produttivi e delle attività di ricerca, per fugare i rischi di disimpegno dal nostro Paese da parte del gruppo - afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Chiediamo inoltre un forte impegno di tutela e salvaguardia dell’occupazione, con la piena responsabilizzazione dell’azienda, che sappia valorizzare le grandi competenze umane e professionali, e affrontare da posizioni di forza le difficoltà del mercato». A sostegno delle proposte che i sindacati porteranno all’incontro in Assolombarda, per giovedì mattina è stato proclamato dalle Rsu e dai sindacati di categoria Fim e Fiom uno sciopero di due ore di tutti i lavoratori del sito di Senago, Zanica e Castiglione delle Stiviere. Cifa, Compagnia Italiana Forme Acciaio, si occupa della ricerca, progettazione, e produzione di betoniere e pompe per il calcestruzzo, macchinari utilizzati nel settore delle costruzioni. L’azienda fa parte della multinazionale Zoomlion, un gruppo cinese della regione dello Hunan, tra i leader nel mercato, un gruppo industriale articolato e presente in settanta nazioni in tutto mondo. Clima di attesa e tensione alla Fip Spa di Ghisalba, la Fabbrica Italiana Pallets che fino a qualche tempo fa dava lavoro a circa 100 persone. Da qualche mese, infatti, l’azienda vive una forte crisi che ha costretto a aprire la procedura di Cassa Integrazione straordinaria per 47 lavoratori, mentre altri 41 sono tuttora in attività. Ultimamente la Fip ha stretto un accordo con Effegi Pallets che ha affittato un ramo d’azienda, ma che, è il pensiero delle diverse parti in causa, con una proposta non congrua rispetto all’effettivo valore di produzione e immobili, in attesa, forse, che la procedura di concordato o fallimento producesse maggiore chiarezza nella questione. La Fip intanto ha presentato una richiesta di procedura per concordato, opportunità per la quale premono anche le organizzazioni sindacali, perché permetterebbe ai lavoratori in Cigs di continuare a usufruire dell’ammortizzatore. «Abbiamo di recente avuto un incontro con il Commissario sull’iter del concordato - dicono Silver Facchinetti di Filca Cisl e Marco Bonetti di Fillea Cgil -. È stato positivo, anche grazie alla sensibilità dimostrata per le problematiche occupazionali e le rassicurazioni circa l’effettiva possibilità di realizzare il concordato stesso. Oggi noi auspichiamo un tavolo che in breve tempo riunisca tutti gli attori della vicenda, Effegi compresa, che si era detta disponibile a investire ingenti risorse per il rilancio del sito, per valutare azioni e proposte utili a impedire il fallimento dell’azienda di Ghisalba giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) TREVIGLIO Il prossimo 3 febbraio sciopero contro la Cooperativa sociale TVK che gestisce le pulizie nel Nosocomio della Bassa e di San Giovanni Bianco. Due stipendi in arretrato per 70 dipendenti: presidio all'Ospedale di Treviglio nella mattina di martedì gennaio. Da 2 mesi senza stipendio In sciopero 70 dipendenti contro la cooperativa Tkv Circa 70 lavoratori, per lo più donne, sono in stato di agitazione contro il proprio datore di lavoro, la Cooperativa Sociale TKV di Pesaro, che non ha ancora pagato gli stipendi di dicembre e la tredicesima. La Cooperativa ha in appalto il servizio della pulizia agli ospedali di Treviglio e San Giovanni Bianco. Nella mattina di martedì 21 gennaio i lavoratori di Treviglio hanno presidiato il nosocomio della bassa bergamasca, appoggiati dalle Organizzazioni sindacali di Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uil Trasporti, per rendere nota alla cittadinanza la propria situazione. La stessa iniziativa verrà programmata nei prossimi giorni anche in Valle Brembana. Il presidio di questa mattina, dichiara Antonio Scaini, della Fisascat Cisl di Bergamo, “è sicuramente riuscito: la gente ha ascoltato e accolto le rivendicazioni delle ragazze della Cooperativa. Lo stesso non possiamo dire per la dirigenza della TVK, che nella mattina di martedì 21 gennaio, più volte sollecitata, non ha nemmeno risposto al telefono”. “Va sottolineato – continua Scaini - il senso di responsabilità di queste ragazze, che nonostante la situazione di forte disagio non hanno fatto mai mancare la loro presenza sul lavoro. Oggi noi abbiamo ricevuto il mandato di non chiudere lo stato di agitazione, ma di proclamare lo sciopero di tutto il servizio nei due ospedali per il 3 febbraio. C’è quindi tutto il tempo perché chi deve intervenire possa farlo nel modo migliore” giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122) giovedì 23 gennaio 2014 A cura di Stefano Contu (035.324.122)
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