RASSEGNA Stampa 12 dicembre 2014 SOMMARIO La Sicilia – Le straordinarie carte di Sicilia della collezione Lagumina GdS – Esposte allo Steri le carte della collezione Lagumina Ansa Sicilia – Mostre: la Sicilia vista dalle antiche mappe geografiche GdS – L’Università ricicla i computer obsoleti e li dona in beneficenza Il Fatto Quotidiano – Medicina, riforma scuole specializzazione: L’ipotesi per chi non supera i test Ufficio Comunicazione Istituzionale - Responsabile per la Rassegna stampa Giusi Inzinna - [email protected] LA SICILIA data 12/12/2014 pag 20 Cultura ALLO STERI DI PALERMO Le straordinarie carte di Sicilia della collezione Lagurnina ll'interno dello Steri di Palermo le celle del carcere dell'Inquisizione, realizzate all'inizio del Seicento da Diego Sanchez, ospitano centoventiquattro splendide carte geografiche. "La Sicilia raccontata dai cartografi" va dal'inizio del Cinquecento all'Unità d'Italia. Lungo il percorso anche due mappe tracciate a carboncino sulle pareti da un prigioniero durante l'Inquisizione. Il corpus documentale di xilografie, acqueforti, litografie, appartenenti alla collezione di Antonio Lagumina, è stato concesso all'Università di Palermo in comodato d'uso per vent'anni gratuitamente. Ma come arrivò il Lagumina ad appassionarsi a collezionare questi "gioielli"? Erano gli anni Sessanta quando si stabilì a Parigi per ragioni di lavoro. Per un giovane palermitano la capitale francese rappresentava la destinazione più ambita. I primi mesi però furono difficili, glimancavano gli amici e trovava i francesi freddi e distanti. Lagumina fu spinto dalla lontananza ad interessarsi alle cose della Siciha. Cominciò a battere il lungo Senna e a recarsi presso antiquari per acquistare libri e carte geografiche. Da quel momento non si fermò più. Viaggiando per il mondo è riuscito a costruire un percorso cartografico siciliano eccezionale partendo da una carta tolemaica di Ulm (1513). Una rarità è quella di Giacomo Gastaldi (1545), abilissimo a sfruttare le misurazioni del matematico Francesco Maurolico. L'isola a quell'epoca aveva come sfondo carestie e assalti pirateschi. Il rame all'acquaforte di Gerhard A Mercator "Siciliae Regnum" è contornato da mascheroni e da velieri che fendono la superficie del mare. Con la fine del '500 si chiuse un'epoca in cui la cartografia, pur essendosi avvalsa di maestri come il Magini e il Mercator, fondamentalmente basava le elaborazioni su un criterio scientifico che risaliva al viaggiatore Edrisi. L'isola tra Cinque e Seicento aveva come sfondo carestie, calamità naturali, brigantaggio, tumulti popolari. Attraverso le carte il visitatore si addentra nella complessa rappresentazione dell'isola con l'antica viabilità, le linee di costa, la sinonimia degli antichi toponimi con gli attuali. Sempre svettante è l'Etna. Una stampa che merita attenzione è quella di Giovanni Antonio Magini, edita a Bologna nel 1620. Osservando le cartine salta subito all'occhio che prima la Sicilia era vista in maniera diversa, perché ovviamente non si avevano i mezzi adeguati per poterla rappresentare realmente. Il percorso si snoda con altre carte straordinarie. Ce la "Sicilia" di Agatino Daidone di Calascibetta che è una delle due stampate nella nostra isola; l'altra è quella del palermitano Sipione Basta. Due geni eclettici. Nel 1717 si pubblicò la "Carte de l'Isle et Royaume de Sicile", che si distingue per un accentuato prolungamento della parte terminale della punta di Capo Pachino. Nel 1721 vide la luce la "Sicilia" del generale austriaco Samuele von Schmettau, eseguita su ordine dell'imperatore Carlo VI. Nell'esposizione si nota l'evolversi del modo di raffigurare l'isola. Si va dalle forme approssimative delle carte del '500 a quella ben dettagliata del 1860, appartenuta a Nino Bixio. VINCENZO PRESTICIACOMO Università degli studi di Palermo — Servizio Stampa data Giornale di Sicilia pag Cultura e spettacoli 12/12/2014 46 - 124 carte che raffigurano la Sicilia dal Soo all'Unità in comodato d'uso ventennale all'Università di Palermo Esposte allo Sterile carte della collezione Lagumina Guido Fiorito PALERMO oso Le carte geografiche della collezione Lagumina sono da ieri in mostra permanente nei locali delle Carceri dello Steri. Due mesi dopo l'accordo tra l'Università di Palermo e il collezionista, che le ha cedute in comodato d'uso gratuito ventennale, le preziose carte sono adesso visibili al pubblico. Si tratta di 124 carte che raffigurano la Sicilia dal Cinquecento all'Unità d'Italia che presto diventeranno 170 con l'apertura di un' altra sala. La carta più antica risale al 1513, un edizione tolemaica stampata ad Ulm. Tra le carte più preziose quella di Giovan Battista Ghisi del 1779, che contiene numerose immagini che raccontano monumenti e attività siciliane, come la pesca del corallo. Ma anche atlanti tascabili e isolari, ovvero carte dell'isola unite a componimenti letterari. Le carte sono messe anche in raffronto con le due carte della Sicilia disegnate sui muri delle carceri dell' Inquisizione da prigionieri. «La mostra - ha detto ieri all'inaugurazione Antonio Lagumina - si presta a un percorso didattico. Si può vedere l'evoluzione di come è stata vista la Sicilia nei secoli. All'inizio era raffigurata inclinata, vicino all'Africa, poi in modo sempre più preciso fino alle carte francesi, all' inizio del Settecento. Furono le prime compilate con rilievi scientifici sul campo e non più con l'osserva- Antonio Lagumina nelle sale d'esposizione della sua collezione zione. Il contributo dei siciliani è dato dalle informazioni che studiosi come Fazello e Cluverio hanno aggiunto. Poche carte rarissime sono state stampate in Sicilia da Daidone». «Ringrazio Lagurnina per la sua generosità. L'acquisizione e l'allestimento - ha detto il rettore Roberto Lagalla - sono stati portati a buon fine in tempi che definirei europei e grazie al lavoro d'equipe». Poi ha conferito a Lagumina il primo riconoscimento di benemerito «laico», ovvero non cattedratico, dell'Università di Palermo. GUIDO FIORITO CSTUDIOCAMERA1 Università degli studi di Palermo - Servizio Stampa Ansa Sicilia Mostre: la Sicilia vista dalle antiche mappe geografiche Donata a università Palermo la collezione di Antonio Lagumina FOTO Antonio Lagumina davanti alla sua collezione © ANSA Redazione 11 dicembre 201417:08NEWS (ANSA) - PALERMO, 11 DIC - Nel 1513 la Sicilia era rappresentata dai cartografi di scuola tolemaica come un'isola dalla forma triangolare ma con il lato jonico rivolto direttamente verso l'Africa e la punta indirizzata verso la Sardegna. Le distanze erano approssimative. Bisognerà aspettare la seconda metà del Settecento per trovare una mappa con un'immagine della Sicilia molto vicina a quella reale. Tante e diverse sono le scuole cartografiche rappresentate nella raccolta di carte antiche di Antonio Lagumina che ora ha affidato in comodato gratuito la sua collezione all'Università di Palermo per un'esposizione permanente delle mappe nelle carceri dell'Inquisizione a palazzo Steri. La raccolta (124 pezzi ma diventeranno 170) ha trovato posto in un luogo evocativo: proprio sulle pareti delle celle del Sant'Uffizio sono tracciate a carboncino due mappe della Sicilia realizzate da un prigioniero anonimo. Il pezzo più antico porta la data del 1477, il più recente ha la stessa età dell'Unità d'Italia. Le mappe sono in gran parte colorate a mano e costituiscono una testimonianza preziosa di come i geografi, i topografi, gli uomini di cultura e soprattutto i navigatori vedevano il territorio. Contengono informazioni sugli approdi, gli antichi toponimi (qualcuna in dialetto siciliano), la presenza di ordini religiosi, credenze mitologiche e curiosità varie. Una carta del 1776 di Giovanni Battista Ghisi è impreziosita da figure decorative che rappresentano le tipiche attività isolane, dalla pesca del tonno alla lavorazione del corallo. Lagumina ha cominciato per caso la raccolta delle antiche mappe di Sicilia. Il suo interesse cominciò nel 1962 quando, sul Lungosenna a Parigi, trovò una carta del 1589 che raffigurava il "Siciliae Regnum". Da allora la sua ricerca ha messo insieme gli esemplari di varie scuole: tolemaica, italiana, olandese, francese. La cartografia ha avuto varie evoluzioni e già nel 1528 una pubblicazione riportava il raffronto dei profili della Sicilia "secondo Tolomeo" e "secondo i moderni".(ANSA) Giornale di Sicilia ez data pag Cronaca di Palermo 12/12/2014 37 L'INIZIATIVA. I primi due pc saranno consegnati all'istituto penale Malaspina. Il professore Sorbello:«Riduciamo i problemi per lo smaltimento di oggetti speciali» L'Università ricicla i computer obsoleti e li dona in beneficenza osa L'università ricicla i pc obsoleti e li dona in beneficenza. ù questo lo scopo del nuovo progetto pilota «Jobs's stuclent Unipa» che sarà presentato dal Rettore dell'Università, Roberto Lagalla, domenica in occasione dell'evento organizzato nel cortile dell'ex facoltà di dell'università e di destinarli a enti be- nefici. Domenica prossima i primi due pc che abbiamo recuperato e nei quali abbiamo installato anche dei software over free per evitare dei costi aggiuntivi, verranno donati all'istituto per minori Malaspina e 'verranno da loro utilizzati Giurisprudenza, alle il, &lente la tavola rotonda su «Tutela dei diritti umani e all'interno della biblioteca. Questa iMpercorsi di cittadinanza: dall'accoglien- ziativa nasce perché nella nostra univerza all'integrazione». Il progetto curato sità sono presenti molti computer non dal professore Rosario Sorbello con gli piti usati. Si creavano, quindi, problemi studenti del corso di Ingegneria Infordi smaltimento di rifiuti speciali altamatica prevede il recupero, da pc obso- mente nocivi per la salute di tutti i cittaleti o non funzionanti, di due pc che sa- dini. Inoltre, si tratta di beni acquistati ranno consegnati al direttore dell'Istituto penale per i ' orenni Malaspina, Michelangelo Ca itano. «L'idea del progetto - spiega Ro ario Sorbello, intervenuto ieri a Ditelo Rgs - è quello di recuperare i computer, in disuso all'interno I nel passato e che hanno ancora un valore. Da un primo calcolo approssimativo, possiamo dire di avere più di trenta carcasse di pc dai quali speriamo di recuperarne almeno venti funzionanti». Un esempio che andrebbe seguito da tutti i cittadini per evitare l'abbandono illecito di rifiuti speciali. Un problema al quale, purtroppo, ancora oggi non si riesce a trovare una soluzione. NIGR1 VIVIANA GRECO Università degli studi di Palermo —Servizio Stampa IlFattoQuotidiano.it / Scuola Medicina, riforma scuole specializzazione: l’ipotesi per chi non supera i test Scuola La bozza sul tavolo del governo prevede che al termine del percorso di laurea i medici non ammessi entrino direttamente negli ospedali per un arco di tempo pari a quella del corso (3-4 anni), solo con l’abilitazione. Una via che solleva, però, anche problemi occupazionali di Lorenzo Vendemiale | 11 dicembre 2014 Caos. E rivoluzione. L’incredibile errore del Cineca che ha scambiato le domande dell’ultimo concorso potrebbe dare ulteriore impulso alla riforma delle scuole di specializzazione in Medicina. La macchina è già in moto da tempo: nei piani del governo c’è la riduzione del numero di scuole e la revisione dei programmi. Ma soprattutto – e questo è il punto più controverso – l’introduzione di un secondo canale di inserimento in ospedale per i giovani medici non specialisti. E chissà che non possa contribuirvi proprio la protesta degli esclusi dall’ultimo concorso, di nuovo in piazza il 5 dicembre per chiedere le 12mila borse: al di là delle dichiarazioni spavalde arrivate dal Miur, al ministero della Salute sono preparati alla possibilità di dover accogliere i ricorrenti. L’ammissione in massa potrebbe essere l’occasione giusta per fare ilgrande salto e cambiare tutto. Anche se la creazione di unanuova figura professionale rischia di sconvolgere gli equilibri della sanità italiana, immettendo negli ospedali medicisottopagati e a tempo determinato. Per questo le incognite sono tante, sul breve e sul lungo periodo. Da una parte c’è il piano di riorganizzazione delle scuole. Alcune saranno accorpate, e verrà ridotta la durata delcorso, passando dagli attuali cinque a quattro o tre anni (eccezion fatta per dove sussistono vincoli per la normativa europea, ad esempiooncologia); i risparmi derivati saranno destinati all’incremento delle borse. Conseguentemente, ci sarà anche un riadattamento deiprogrammi didattici, con maggiore spazio riservato alla pratica in reparto. Tutto questo era già previsto dalla riforma dell’ex ministro Carrozza del 2013; il decreto legge 90/2014 ha fissato il termine ultimo per fine anno, perciò le conclusioni partorite dall’apposita commissione troveranno presto applicazione. Il riordino dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo anno, e gli specializzandi in corso avranno la possibilità di scegliere tra il vecchio e il nuovo ordinamento. Ma la vera rivoluzione è quella contenuta nella bozza di disegno di legge del 5 novembre, attualmente allo studio del governo. Si parla di istituire un secondo canale, alternativo a quello tradizionale delle scuole di specializzazione, per chi non supera i test. L’idea è semplice: al termine del percorso di laurea, i medici non ammessi alle scuole entrano direttamente negli ospedali per un arco di tempo pari a quella del corso (3-4 anni), solo con l’abilitazione. Vengono inquadrati in un reparto specifico, senza indicazioni delle università o rotazioni, con il contratto del comparto (dunque non in fascia dirigenziale, equiparati a infermieri e ausiliari). E al termine di questo periodo di “prova” possono accedere in sovrannumero ad una scuola di area medica, per completare la parte teorica (seminari, lezioni, ecc.) della formazione specialistica, che è di competenza esclusiva dell’università. Qui, però, subentrano i primi dubbi. Ad esempio la definizione deltitolo: la bozza assicura anche per loro l’accesso ai concorsi perdirigenti, ma è evidente che questo nuovo tipo di specializzazione non potrebbe avere identico valore di quella rilasciata a chi entra nelle scuole. E secondo alcuni esperti l’Europa potrebbe non riconoscere il titolo, che sarebbe così valido solo per l’Italia. Poi c’è la questione economica. Questi specializzandi di “seconda categoria” sarebbero retribuiti meno dei loro colleghi che prendono circa 1.600 euro netti al mese (non si sa, invece, se verrebbero pagati nel periodo di formazione teorica). Aggregati ad uno specifico reparto, costituirebbero di fatto una cospicua massa di forza lavoro, precaria e a basso costo (considerato che un medico in ingresso guadagna circa 2.300 euro). E qui sta il vero nodo del provvedimento: questi medici (ciclicamente rinnovati) colmerebbero le necessità dei reparti e il fabbisogno del personale, con una possibile contrazione delle assunzioni in futuro. L’ipotesi del doppio canale rappresenterebbe una chance in più nell’immediato per i tanti laureati che non riescono a entrare nelle scuole (circa il 50%, quest’anno le borse erano 5.500 a fronte di 12mila domande). Ma sposterebbe più avanti l’imbuto: con meno concorsi il posto fisso diventerebbe più difficile per tutti, vecchi e nuovi specialisti. Il dibattito è molto acceso. Il piano piace agli ospedalieri (che sottrarrebbero ai colleghi universitari l’esclusiva degli specializzandi) e scatena la rivolta degli atenei: professori di tuttaItalia hanno dato vita a una petizione da oltre 5mila firme che ha rallentato i piani del Ministero. Anche Federspecializzandi(una delle principali associazioni di categoria) si è detta fortemente contraria. Ma la prospettiva di soddisfare le esigenze degliospedali e al contempo centrare un grosso risparmio di spesa, alletta il governo e spinge la riforma. Insieme all’incidente dell’ultimo concorso: offrire agli esclusi la possibilità di accedere a questo nuovo canale potrebbe essere la soluzione per sanare l’errore del Cineca e disinnescare i ricorsi (di fronte all’ipotesi di una lunga battaglia in tribunale, tanti potrebbero accontentarsi di uno sbocco immediato). Ma il progetto continua a far discutere. In ballo c’è il futuro dell’intera categoria professionale dei medici. E in fondo di tutta la sanità italiana.
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