Camera dei Deputati Commissioni riunite VII (Cultura

Camera dei Deputati
Commissioni riunite VII (Cultura, scienza e istruzione)
e X (Attività Produttive)
Audizione informale nell’ambito dell’esame del Decreto Legge 83/2014, recante
“Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della
cultura e il rilancio del turismo”
Roma, 11 giugno 2014
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Signori Presidenti, Onorevoli Deputati,
Vi ringrazio per l'invito a esporre le riflessioni di Confindustria su questo importante
provvedimento del Governo, volto a recare disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio
culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo.
L’Italia può competere nell'economia della conoscenza solo se riesce a trasformare in vero
vantaggio l’enorme patrimonio artistico, culturale e monumentale ereditato dal passato, che è il
più importante al mondo.
Un patrimonio che rappresenta una fondamentale leva di sviluppo culturale, economico e
produttivo come testimonia la decisione della Commissione europea di inserire, accettando una
proposta sostenuta anche dall’Italia, il patrimonio culturale tra le key actions di Horizon 2020,
dedicando azioni specifiche e, soprattutto, richiamando le ampie applicazioni al patrimonio
culturale dei risultati delle attività di ricerca e innovazione in tutte le azioni del nuovo
Programma quadro della R&I (dalle tecnologie per la tutela e il restauro, alle soluzioni per la
fruizione e diffusione, alla sicurezza).
Attraverso un'analisi del nostro CSC abbiamo esplorato i legami tra industrie culturali e industrie
creative, tra valorizzazione dei beni culturali e sviluppo economico e civile.
Alla luce di questo riteniamo che serva una nuova politica che meglio leghi cultura ed economia,
perché cultura ed economia non sono mondi separati. Anzi, non c’è sviluppo senza cultura.
Intesa sia come l’insieme dei valori fondanti le società democratiche e di mercato sia come
produzioni culturali e creative, le quali hanno molteplici ricadute industriali: dall'attrattività di cui
gode l’export, grazie all’ammirazione internazionale per il Belpaese, al rinascimento
manifatturiero, che incorpora in beni materiali i richiami di significato che provengono dalla
cultura.
Le politiche culturali assumono particolare importanza per loro capacità di stimolare la
partecipazione ad attività e spettacoli artistici da parte dei cittadini, il rafforzamento dei simboli
e delle identità culturali, la difesa della diversità culturale, la preservazione e la continuità dei
valori civili anche attraverso la tutela del patrimonio storico e artistico. Questo è vero a livello
locale, nazionale e sovranazionale.
Come chiaramente recepito da Horizon 2020 inoltre la definizione di interventi di tutela e
valorizzazione del patrimonio artistico e culturale svolge un ruolo di volano per attività di ricerca
e innovazione in svariate aree disciplinari – dai nuovi materiali, alle biotecnologie, alle
nanotecnologie, alle tecnologie digitali , dagli interventi di diagnostica e sicurezza, settori in cui
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l’Italia è anche in grado di esprimere competenze di livello internazionale sia nella ricerca
pubblica che nelle imprese e che potrebbero essere potenziate attraverso un più continuo ed
efficace piano di intervento nazionale.
Riteniamo che le politiche culturali svolgono un ruolo fondamentale
anche per il
raggiungimento di un altro obiettivo: difendere e innalzare i livelli di occupazione. Oltre ad avere
un tasso di crescita potenzialmente sostenuto, infatti, le industrie culturali e le arti creative sono
tradizionalmente labor intensive e, quindi, la creazione di occupazione a parità di capitale
investito è superiore rispetto a quello di altri settori.
Il turismo è un settore dell’economia italiana che contribuisce in forma diretta al PIL per il 9%,
ma che potrebbe portare ad un contributo complessivo potenziale stimato in oltre l’11%.
Nonostante il turismo sia un settore articolato e con numerosi sotto-settori, la politica in Italia, a
differenza dei paesi concorrenti, non ha mai preso in considerazione il vero ruolo del comparto e
non ha mai sviluppato una vera politica per la crescita della competitività e dell’attrattività
dell’Italia e delle sue Regioni come destinazioni turistiche.
L’Italia ha bisogno di migliorare la sua competitività e attrattività riorganizzandosi e
strutturandosi per adeguarsi al modello turistico motivazionale e di prodotti – destinazione e
questo decreto n.83/2014 rappresenta un primo passo in questa direzione seguendo,
giustamente, un disegno ampio ed ambizioso.
Il provvedimento consente all’industria del turismo di essere una delle principali leve su cui
agire per la ripresa dell'economia e dell’occupazione del Paese.
Essa è trasversale: tocca numerosi settori della nostra economia e società e per questo è in
grado di generare un indotto di significative dimensioni. Mi riferisco in particolare alla relazione
con l’industria della salute e al fenomeno del turismo sanitario il cui mercato crescerà in modo
esponenziale nei prossimi anni sulla scia segnata dalla Direttiva 2011/24/UE in materia di
assistenza sanitaria transfrontaliera. Tale fenomeno potrebbe essere una leva importante da
utilizzare per favorire l’attrattività del nostro Paese anche per coloro che vogliono programmare
cure di alta specializzazione da abbinare ad un mix di cultura/benessere/clima/alimentazione
che non ha eguali nel mondo. Su questo, come sistema Confindustria, stiamo approfondendo la
dimensione potenziale del mercato in termini di ricadute su PIL e occupazione con l’intenzione di
definire un vero e proprio piano industriale-Paese.
In questa audizione cercheremo di dare sinteticamente conto di come, secondo Confindustria,
potrebbero essere meglio precisati alcuni dei punti affrontati e, soprattutto, come potrebbero
essere poi concretamente svolti.
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Tuttavia la cosa più importante sarà il metodo di lavoro. Su un tema così ampio e complesso è
essenziale che il Governo sappia attuare un confronto effettivo con tutti gli attori di
riferimento.
Auspichiamo che la discussione parlamentare e l’implementazione del provvedimento
consentirà di riportare ad una visione di governance unitaria le competenze in materia di
politiche turistiche, ancor prima delle modifiche costituzionali del Titolo V.
CULTURA
Positive le misure previste per il credito d’imposta pari al 65% per donazioni a favore di
interventi di manutenzione e restauro di beni culturali pubblici, musei, siti archeologici, archivi,
biblioteche, teatri e fondazioni lirico sinfoniche.
Auspicabile sarebbe tuttavia un allargamento di tale misure anche alla fruizione dei beni da
parte dei cittadini, si pensi ad iniziative rivolte alle scuole o al finanziamento da parte di privati e
imprese di laboratori didattici.
Siamo concordi anche con le novità sul fronte della trasparenza, quindi sulle comunicazioni
mensili da fare al MiBACT sull’ammontare complessivo delle erogazioni ricevute nel mese di
riferimento la quale, unitamente alla destinazione dovrà essere pubblicizzata attraverso i propri
siti web istituzionali.
La norma sulle erogazioni liberali che va a sostituire la precedente misura sulle procedure
semplificate per le donazioni fino a 10mila euro, inserita nel D.lgs. “Valore Cultura”mai applicata,
dovrebbe in questa nuova formulazione risultare più applicabile.
Positive anche le nuove strutture che saranno create in capo al MiBACT per incentivare le piccole
donazioni da parte di privati attraverso gli strumenti del crowdfunding e del fundraising.
Per quanto riguarda i finanziamenti apprezziamo il fatto che da quest’anno diventa strutturale la
misura per la destinazione della quota del 3% della spesa per infrastrutture agli investimenti nei
beni culturali.
Sul fronte del cinema la novità che attendevamo riguarda il credito d’imposta per le opere girate
in Italia che salirà da 5 a 10 milioni di euro per ogni pellicola prodotta. Riteniamo che tale misura
aiuterà a incentivare l’attrazione di investimenti esteri in Italia nel settore della produzione
cinematografica riuscendo in questo modo ad attirare ulteriormente le imprese estere che
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gireranno film interi o parti di film stranieri in Italia, utilizzando manodopera italiana e
appoggiandosi alle nostre imprese di servizi o altro.
Il Decreto rappresenta pertanto un’importante base di partenza per ulteriori interventi nella
direzione di un maggior coinvolgimento delle imprese:

promuovere una "Costituente della cultura" partecipata da soggetti pubblici e privati che
possa dare l'avvio al ripensamento e al riordino complessivo della materia e all'istituzione
presso la Presidenza del Consiglio di un organismo interministeriale dedicato ai beni e
alle attività culturali, con l'obiettivo specifico di partecipare attivamente all'Agenda
europea per la Cultura;

aprire la governance delle istituzioni culturali alle imprese: passare da una logica di
sponsorship ad una di partnership per condividere con il privato obiettivi e finalità sociali
nel medio-lungo periodo. Sono necessarie regole certe, incentivi fiscali e pianificazione a
lungo termine, per venire incontro alle esigenze del privato di intervenire nei consigli di
amministrazione, di accedere al bilancio e di verificare la qualità dei progetti;

gestire sito per sito i servizi aggiuntivi (accoglienza, sistemi di comunicazione audiovisiva
e segnaletica, illuminazione, climatizzazione, sorveglianza, parcheggi) individuando di
volta in volta le migliori condizioni di affidamento e gestione affinché le concessioni siano
effettivamente orientate al canone economico – finanziario della redditività, ad esempio
richiedendo ai concorrenti l’elaborazione di un progetto di valorizzazione del sito
accompagnato dal relativo piano economico finanziario;

affidare in via sperimentale ai privati la totale concessione di alcuni musei italiani,
superando i limiti molto stretti posti dall’attuale ordinamento che affida ai privati solo la
gestione di alcuni servizi;

valorizzare l'enorme ricchezza artistica chiusa nei magazzini dei musei, ipotizzando sia
l'alienazione sia il prestito oneroso di parte delle opere non esposte, come indicato nel
Progetto Confìndustria per l'Italia;

aumentare lo studio dell'arte nella scuola e all'università;

promuovere grandi interventi, anche nella logica di projectfìnancing per il recupero, il
restauro e la valorizzazione dei beni culturali, favorendo l’applicazione di soluzioni
tecnologiche e organizzative innovative ;

riconoscere le opere dell'ingegno per valorizzare i prodotti delle industrie culturali e
creative e remunerare il lavoro di chi crea contenuti creativi;
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TURISMO
Al fine di consentire l’armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico occorre
che all’interno del presente decreto vengano ricomprese anche quelle finalizzate alla fruizione e
valorizzazione delle risorse dei territori termali, del turismo montano e delle attività legate allo
spettacolo (come i parchi di divertimento e a tema).
In relazione all’art. 9, nell’ultima versione del decreto, é venuto meno il comma relativo alla
semplificazione sulle licenze di somministrazione ai non alloggiati. Si tratta di un intervento, a
"costo zero", che corregge una "situazione anacronistica" ed elimina una "burocrazia inutile".
Ancora oggi infatti gli alberghi che intendono richiedere la licenza di somministrazione per i non
alloggiati, sono costretti a ripetere una complessa e incerta trafila burocratica, pur avendo già la
licenza relativa alla somministrazione per gli alloggiati.
Un intervento di semplificazione in questo senso sarebbe tanto più indicato oggi, a pochi mesi da
"Expo 2015", dedicato proprio ai temi dell'alimentazione.
Relativamente all’art.10 riguardante il credito d’imposta per favorire la riqualificazione e
accessibilità delle strutture ricettive riterremmo opportuno focalizzare l'intervento, fin dal
decreto istitutivo, al "ricettivo di tipo alberghiero" per concentrare, in vista di expo 2015, le
risorse disponibili, sul segmento più richiesto dai mercati internazionali.
Nell’ambito dello stesso articolo 10 estendere le agevolazioni legate al credito di imposta per
l’ammodernamento delle strutture ricettive anche al rinnovo di mobili, arredi e finiture delle
strutture stesse. Un provvedimento teso a sostenere ulteriormente quel rinnovamento delle
imprese del comparto alberghiero in questa delicata fase di mercato a fronte di una domanda
estera sempre più crescente e alle porte di un fondamentale appuntamento quale Expo 2015.
Per quanto riguarda l’articolo 16 relativo alla trasformazione dell’Enit in ente pubblico
economico si auspica che la fase commissariale sia affidata ad un soggetto che abbia puntuali e
consolidate conoscenze dell’ente e che possa portare a termine il mandato in modo rapido ed
efficace nei tempi previsti dal Decreto.
Riteniamo opportuno sottolineare, al di la della "piena condivisione delle finalità"
dell'intervento, l'esigenza di un'attenta disamina dei tagli e della ventilata riduzione delle sedi
estere, considerato che questi interventi di razionalizzazione non dovranno in nessun modo
depauperare l'ente ne condizionare l'efficacia dell'azione di promozione.
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Proposte di modifica
Destagionalizzazione
Allo scopo di favorire la destagionalizzazione e l’occupazione, si chiede di ridurre la
contribuzione sui periodi di proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato, di durata
iniziale pari ad almeno 3 mesi, stipulati per lo svolgimento di attività stagionali svolte dalle
aziende di cui all’art. 3 della legge 24 ottobre 2000, n. 323.
La contribuzione per i periodi di proroga sarà ridotta nella stessa misura dell’indennità di
disoccupazione (oggi ASPI o MINI-ASPI) che sarebbe spettata al lavoratore. In questo modo si
fornisce a parità di “costo” uno strumento di incentivazione contributiva/fiscale per la proroga
dei contratti di lavoro a tempo determinato permettendo cosi di allungare di fatto la
stagionalità.
Tale previsione permetterebbe di tenere nel giusto conto il carattere stagionale dell’attività
turistica, indissolubilmente legata ai cicli temporali del comparto turistico termale, per evitare
pesantissime ricadute sull’intero settore.
Italy Tourist Card
Si propone la reintroduzione dell’articolo relativo all’istituzione della Italy Tourist Card come da
versione del provvedimento circolato prima dell’approvazione nel corso del Consiglio dei Ministri
del 22 maggio scorso che comprenda anche il settore dei parchi di divertimento e gli spettacoli
viaggianti”.
Lo “spettacolo” si avvale infatti di sistemi di biglietterie automatizzate che, per specifiche
tecniche ministeriali, sono diversi da quelli tipici dei servizi di biglietteria turistica. Sarebbe bene
che l’Arena di Verona, o i parchi di divertimento, o uno spettacolo teatrale o circense, fossero
acquistabili con la Italy Tourist Card, e che pertanto al parola “spettacolo” fosse esplicitata, per
costringere i produttori, e l’Agenzia delle entrate, a ridefinire i protocolli.
Servizio ottenimento visti on-line
Per quanto molto sia stato fatto e il sistema informatico italiano per il rilascio visti è considerato
uno dei più user friendly tra quelli esistenti vanno intensificate le azioni per la semplificazione e
ottimizzazione delle procedure per il rilascio visti. Gran parte dei flussi turistici mondiali sono
influenzati dalla semplicità di rilascio dei visti di alcuni Paesi e se l’Italia non procede con lo
snellimento e la digitalizzazione delle procedure burocratiche, rischia di perdere una ampia
quota di turisti internazionali.
Questo rappresenta anche un forte freno al turismo d’affari che della facilità di movimento e
ingresso fa uno degli elementi chiave nella scelta delle destinazioni su cui investire.
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Occorre moltiplicare il numero di visti erogabili riducendo potenzialmente il costo di emissione
attualmente sostenuto dal Paese e arrivare alla piena dematerializzazione dell’intero processo.
Questo percorso è ancora più prioritario in vista dell’Expo 2015: si prevede infatti un afflusso di
22 milioni di visitatori di cui 6 milioni provenienti dall’estero e l’Italia deve essere pronta.
Borsellino elettronico per tax refund
Le spese di turisti stranieri in Italia nel 2013 hanno raggiunto quasi 6 miliardi € (16% mercato
UE) e il gettito annuale del tax refund è di circa 1 miliardo € di cui tuttavia solo 700 milioni €
vengono stornati al cliente finale extra UE.
Le società che svolgono tale funzione di intermediazione assorbono commissioni di gestione
pratiche (handling fees), tra IVA e rimborso, pari a circa 300milioni € annui.
Nell’ottica di recuperare le risorse del tax free ed aumentare la disponibilità di spesa del turista
extra UE, si propone di realizzare una carta multi servizi con borsellino elettronico a cui
collegare, successivamente ad una verifica di fattibilità a livello normativo nazionale e
comunitario, il servizio di tax refund con riaccredito immediato delle tasse pagate in Italia.
Fondo nazionale integrativo per la sicurezza in montagna
Per quanto riguarda il turismo montano si chiede che Fondo nazionale integrativo per la
sicurezza del turismo in montagna provveda per gli anni 2015, 2016, 2017, nei limiti delle
disponibilità finanziarie di cui al comma 3, al finanziamento in favore delle aziende esercenti
impianti di trasporto a fune per la mobilità turistico-sportiva in zone montane di progetti
rientranti nelle seguenti tipologie:
a) sviluppo della sicurezza nel turismo montano e della pratica dello sci, comprese le
infrastrutture per l’innevamento tecnico,
b) manutenzione per la messa in sicurezza degli impianti e delle piste da sci,
c) prevenzione per la sicurezza della pratica dello sci
Tour Operator - Fondo di garanzia
Modifiche agli artt. 36 e 42 dlgs 79/2011 (sono due articoli tra loro collegati). In pratica, si tratta
di modifiche che consentirebbero ai Tour Operator di non dover rimborsare integralmente il
consumatore in occasione di annullamenti dovuti a causa di forza maggiore (quindi non
dipendenti dalla volontà dei Tour Operator, come avvenuto nel caso dell'Egitto dello scorso
agosto) e, comunque, terrebbero distinti i costi per i servizi turistici da quelli "assicurativi ed
amministrativi" di gestione della pratica.
Da gennaio 2014, il decreto "Salva Infrazioni" ha disposto un incremento del meccanismo di
alimentazione del Fondo che è passato dal 2% al 4% stornato dai premi delle polizze
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obbligatorie a carico di Tour Operator. Ciò non ha certamente consentito al nostro Paese di
riparare all'infrazione Comunitaria cui siamo ancora soggetti per incapienza del Fondo. Nella
nostra proposta di modifica dell'art. 51, abbiamo previsto due modalità concorrenti di
alimentazione del Fondo: il mantenimento dell'attuale meccanismo (che produce un gettito di
circa 460 mila euro l'anno, assolutamente insufficiente a coprire le ipotesi di fallimento dei tour
operator e tutte le ipotesi di emergenze, finora esclusivamente a carico dei Tour Operator) più
0,50 centesimi da stornare (o da aggiungere) al costo di ciascun biglietto aereo venduto in Italia.
Secondo una nostra stima (basata su informazioni ufficiali relative al Fondo), teoricamente, il
Fondo avrebbe bisogno di circa 4 milioni di euro l'anno (€ 3.793.216) per far fronte a tutte le
richieste di rimborso. Se moltiplichiamo 0,50 centesimi(l'aumento che noi abbiamo proposto)
per 73.000.000 (biglietti emessi nel 2012, secondo l'ultimo rapporto disponibile dell'ENAC sui
dati di traffico),avremmo un gettito annuo di € 36.500.000. In realtà, basterebbe anche solo
un'aggiunta di 0,10 centesimi (su ciascun biglietto aereo, a carico dei consumatori) che
produrrebbe quindi un totale di 7.300.000 euro l'anno, cifra che, sommata all'importo generato
dallo storno del 4% sulle polizze assicurative dei Tour operator (460 mila euro),sarebbe
ampiamente sufficiente a coprire il consumatore nelle seguenti ipotesi: 1) necessità di rimpatrio
dei nostri connazionali da Paesi extracomunitari in caso di emergenze; 2) fallimento o
l'insolvenza dei tour operator; 3) fallimento o l'insolvenza dei vettori aerei (ipotesi al momento
non contemplata dall'attuale art. 51, ma statisticamente molto frequente)
Industrie termali e delle acque minerali curative
Al fine di favorire una concreta linea di intervento per la risoluzione dei problemi delle aziende
termali le cui proprietà e gestione sono - direttamente o indirettamente - sotto il controllo
pubblico e il cui andamento, nella pressoché totalità dei casi, è contraddistinto da risultati
negativi, spesso dipendenti non dalle attuali gestioni ma dal peso debitorio ereditato dalle
precedenti strategie imprenditoriali occorre che all’interno del presente schema di Decreto
vengano individuati meccanismi che consentano percorsi virtuosi di privatizzazione che
consentano, tra l’altro, il recupero di imprese storiche che restano, comunque, di rilevanza
fondamentale per il turismo dei territori di riferimento
Tale attività, peraltro, oltre a rendere possibile il recupero di un’ingente patrimonio
architettonico - oggi dismesso o sottoutilizzato – ha anche e soprattutto il pregio di non
presentare alcun onere a carico della finanza pubblica ma, anzi, di consentire agli enti locali che
ancora detengono quote di tali partecipazioni di eliminare importanti voci di costo dai propri
bilanci.
A tal fine:
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1. gli stabilimenti termali di proprietà delle regioni, delle province, dei comuni o da altri enti
pubblici, da questi posseduti direttamente o attraverso società controllate anche se
gestiti, mediante affidamento in sub concessione o altra forma giuridica, da soggetti
diversi dall’amministrazione proprietaria e/o titolare della concessione mineraria,
devono essere ceduti, a titolo oneroso, a soggetti privati che presentino opportune e
specifiche competenze e capacità tecniche ed economiche.
2. Per la estinzione di eventuali posizioni debitorie relative agli stabilimenti di cui al comma
che precede, maturati fino alla data di entrata in vigore della presente legge, le
amministrazioni, le società controllate e i soggetti gestori di cui allo stesso comma,
ricorrono ad appositi finanziamenti di durata trentennale erogati, a condizioni di
mercato, da Istituti di Credito i quali otterranno la relativa provvista finanziaria dalla
Cassa Depositi e Prestiti SpA, mediante la stipula di apposite convenzioni.
3. Con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, da emanarsi entro 90 giorni dalla
data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati:
a) i criteri di valutazione e le modalità per la cessione degli stabilimenti termali;
b) i criteri e le modalità per l’ erogazione della provvista e dei finanziamenti.
4. Qualora le amministrazioni detenenti non provvedano alla cessione entro il termine
fissato, la proprietà degli stabilimenti ovvero le partecipazioni nelle società controllate
sono acquisite al patrimonio dello Stato ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze,
provvede alla loro dismissione entro il 31 dicembre 2015. In tal caso il Ministero
dell’Economia e delle Finanze, anche attraverso società controllate direttamente
controllate, provvede a garantire il regolare funzionamento delle aziende termali sino
alla data della cessione.
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