IL PICCOLO – venerdì 25 luglio 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) Sequestrate le carte della terza corsia Sconti in bolletta con la Carta famiglia In aula si accende lo scontro sulle riforme La Cisl promuove i fondi al welfare TRIESTE (pag. 5) «Lavoro nei centri estivi nel 2013, le maestre chiederanno i danni» GORIZIA-MONFALCONE (pag. 6) «È stata una scelta politica chiudere il Punto nascita» REGIONE Sequestrate le carte della terza corsia di Marco Ballico TRIESTE Adesso, nelle mani della magistratura al lavoro sul caso Mose, ci sono anche le carte della terza corsia. Stando alle indiscrezioni che arrivano dal Veneto, ne avrebbe sollecitato la consegna Luca Zaia. Il governatore leghista, per evitare il rischio di rallentamento nella realizzazione delle opere che più interessano all’imprenditoria locale, si sarebbe deciso a trasferire sul tavolo degli investigatori diversi dossier dei quindici anni di governo Galan, compresi quelli del potente assessore ai Trasporti Renato Chisso, terza corsia inclusa. La questione è di ampia portata. Gli uomini della Procura di Venezia, che da anni acquisiscono documenti, delibere, allegati dei tre mandati dell’ex doge finito in carcere dopo il via libera della Camera, hanno ulteriormente intensificato il sequestro di carta dopo i 35 arresti dello scorso 4 giugno. Zaia, da subito, ha collaborato. In particolare, il presidente del Veneto ha sollecitato l’invio di diversi incartamenti al procuratore Luigi Delpino. E, a quanto risulta, ha giocato d’anticipo pure sul fronte infrastrutturale. Pur davanti a fatti contrastanti – Chisso rimane ancora recluso a Pisa mentre Giuseppe Fasiol, già membro della commissione che ha aggiudicato l’appalto del primo lotto della terza corsia della A4, è stato reintegrato in Regione Veneto dopo una rapida scarcerazione –, Zaia ha dato disposizioni ai funzionari di mettere insieme tutta la documentazione delle grandi opere – Pedemontana, Nogara Mare e , appunto, allargamento della Venezia-Trieste – per poi consegnarla in Procura. E così, da qualche giorno, le carte dell’allargamento della terza corsia, almeno quelle negli scaffali e nei cassetti della Regione Veneto, sarebbero dunque nelle mani dei magistrati. Altre, molte altre, sono invece ancora negli uffici del commissario e in quelli di Autovie Venete. «Al momento non ci è stato chiesto alcunché – conferma il presidente della concessionaria Emilio Terpin –, ma siamo a completa disposizione delle procure, nel caso in cui ci fosse la necessità di verificare le procedure». Come dire, concretamente, che «non avremmo nulla da obiettare o nascondere di fronte alla richiesta di acquisizione di documenti relativi alla progettazione e realizzazione della terza corsia». Quanto a quello che sta accadendo in Veneto in conseguenza della vicenda Mose, Terpin parla di «atto dovuto». Gli incroci, del resto, non mancano. Se i giudici hanno ritenuto eccessivo il carcere per Fasiol, le varie inchieste in corso hanno coinvolto tre imprese sulle cinque aggiudicatarie del primo lotto: la Mantovani, il cui presidente Baita fu arrestato nel febbraio 2013 (e con lui, in quell’occasione, anche Claudia Minutillo, già segretaria di Galan) sempre per una vicenda di appalti; il Coveco, il cui presidente Franco Morbiolo risulta tra i 35 finiti in manette a giugno; So.Co.Stra.Mo, la ditta del palazzinaro romano Erasmo Cinque, indagato nell’inchiesta sulla bonifica di Porto Marghera insieme all’ex ministro Altero Matteoli. Serracchiani revoca l’affidamento dei lavori per il terzo lotto dell’A4 TRIESTE La società consortile Tiliaventum, formata da Rizzani De Eccher e Pizzarotti di Parma, si vede revocato l’affidamento dei lavori per il terzo lotto “ponte sul Tagliamento-Gonars” della terza corsia della A4. La decisione del commissario straordinario Debora Serracchiani, sentito il parere dell’Avvocatura dello Stato, è conseguenza dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Udine nei confronti del colosso friulano dell’edilizia. Il provvedimento, atto preventivo che prescindendo dall’accertamento di singole responsabilità penali serve a scongiurare il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività imprenditoriale in presenza di rapporti in corso con la pubblica amministrazione, era stato emesso a seguito della richiesta della Dia, Direzione investigativa antimafia. Ieri ne sono state rese note le conseguenze, molto pesanti, sulla terza corsia. Il nuovo caso rischia infatti di allungare ulteriormente i tempi per la realizzazione dell’opera. Anche se mancano conferme da parte della società è praticamente sicuro il ricorso al Tar. Rizzani De Eccher, in una nota, conferma che «l’interdittiva è oggetto di contestazione nelle sedi competenti, stante la sua assoluta infondatezza». Ribadisce «l’estraneità ai fatti ipotizzati a suo carico» aggiungendo che «provvederà alle difese in ogni sede a tutela della propria onorabilità». E, spiegando d’aver appreso dalla stampa delle decisioni di Serracchiani, conclude manifestando «l’assoluto stupore per la mancata ponderazione circa gli effetti di provvedimenti di tal fatta». E adesso? Serracchiani non dà certezze su un possibile nuovo bando (in questo caso passerebbe forse un anno prima della graduatoria) o sullo slittamento della classifica precedente: «Dobbiamo attendere il completamento della progettazione e dunque qualunque ipotesi su eventuali nuove gare o affidamenti è al momento prematura. Nel frattempo ci riserveremo di valutare ogni futuro sviluppo». Il riferimento alla progettazione non è secondario. Nell’atto in cui revoca l’affidamento a Tiliaventum, Serracchiani conferma alla stessa Ati il completamento della progettazione definitiva, i cui lavori sono in una fase avanzata, con tanto di riconoscimento dell’interesse pubblico dell’opera. De Eccher certamente non si accontenterà dopo essersi vista aggiudicare l’appalto dei 25 km del lotto per un importo di 299 milioni di euro, di cui 264,5 milioni per i lavori, con un ribasso del 25,36%, 20,6 milioni per la progettazione, ribasso del 46,59%, e 14,3 milioni per il piano sicurezza. Al secondo posto si classificarono Impregilo, quindi Astaldi, Consorzio cooperative Costruzioni, Società Italiana per condotte d’acqua, Cmb e l’austriaca Strabag A.G. Sempre Serracchiani, stavolta nell’ambito degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, ha firmato ieri sette decreti con i quali vengono avviati lavori di manutenzione su altrettanti bacini fluviali, per un importo complessivo di 1,5 milioni di euro. Si va dagli argini del Tagliamento a quelli del But, dall’Isonzo al Torre. (m.b.) Sconti in bolletta con la Carta famiglia di Marco Ballico TRIESTE Ritorna il taglia-bollette della Regione nell’ambito dell’operazione Carta famiglia di illyana memoria. Su proposta dell'assessore alle Politiche sociali Maria Sandra Telesca, la giunta ha definito ieri l'ammontare del contributo regionale di riduzione dei costi per i servizi di fornitura di energia elettrica nel corso del 2013. Il bonus I benefici (applicati alle famiglie con Isee non superiore ai 30mila euro e sostenuto da un impegno di 8.910.000 euro ripartiti e trasferiti ai Comuni) sono rapportati alle fasce di intensità e agli scaglioni di consumo e vanno da un minimo di 118 euro per famiglie con un solo figlio e costi sostenuti non superiori ai 600 euro a un massimo di 496 euro nel caso di famiglie con tre o più figli e si una spesa complessiva per luce ed energia superiore ai 1.500 euro all’anno. Ogm La giunta, su proposta di Debora Serracchiani, si occupa anche del caso Ogm. E decide di costituirsi nel giudizio contro la Regione proposto davanti al Tar regionale dall'imprenditore agricolo Giorgio Fidenato in merito al divieto di coltivazione di mais transgenico. «Un atto di coerenza – spiega la presidente – rispetto alla linea di politica agricola seguita sin dall'inizio da questa amministrazione». Finanziamenti alle Pmi Nella riunione di ieri anche il via libera alla scheda di attività inerente i finanziamenti a sostegno dello sviluppo di imprese innovative o ad alto potenziale di crescita, così come proposto dal vicepresidente Sergio Bolzonello, e la conseguente messa a disposizione di 3,75 milioni di euro. Su proposta dell’assessore alle Finanze Francesco Peroni arriva invece un intervento da 1,8 milioni di euro a favore di una ventina di aziende del settore agricolo. Sportelli lavoro Viene quindi confermata l’attività degli sportelli del programma regionale Si.Con.Te. che, nei Centri per l'impiego, si occupano di favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi dedicati alla cura dei propri cari, anche attraverso l'incontro regolare e qualificato tra domanda e offerta di collaboratori familiari. Per questi obiettivi Loredana Panariti dispone che le amministrazioni provinciali possano utilizzare entro il 30 settembre 2015 risorse pari a 500mila euro, frutto di alcune economie di spesa nell'ambito del Programma operativo del Fondo Sociale Europeo, con il quale, d'intesa con la Commissione europea, si vuol favorire l'occupazione e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro. Cultura Infine l’assessore alla Cultura Gianni Torrenti (che diventa anche presidente del ricostituito comitato tecnico-scientifico per gli Ecomusei) strappa l’ok sul Programma per la cooperazione allo sviluppo e le attività di partenariato internazionale 2014-17 del Fvg, che può già disporre di 500mila euro. In aula si accende lo scontro sulle riforme di Roberto Urizio TRIESTE L’assestamento di bilancio, approvato nella notte, non accende il dibattito tra schieramenti e allora lo scontro politico si sposta sulle riforme. La miccia la accende Renzo Tondo che, a nome dell’opposizione, prima della discussione sulla sanità chiede un confronto con giunta e maggioranza: «La presidente della Regione ci chiede maggiore collaborazione? Siamo stati estremamente responsabili ma questo atteggiamento finora è stato univoco» attacca l’ex governatore. Incontro accordato e lavori sospesi. La richiesta dell’opposizione, a fronte di un comportamento non ostruzionistico in questi giorni di aula, è quella di evitare un’accelerazione eccessiva sulle riforme: cultura la prossima settimana, sanità a fine estate, autonomie locali e sviluppo industriale in autunno prima della Finanziaria 2015. Troppa carne al fuoco, anche per potere approfondire le relative tematiche, da qui l’ipotesi di posticipare quantomeno la riforma sugli enti locali, cosa che – assicurano dal centrodestra – non dispiacerebbe nemmeno troppo all’assessore di riferimento, Paolo Panontin. Il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, sarebbe anche propenso a un’apertura in questo senso, dilatando così i tempi delle riforme, ma la presidente Debora Serracchiani non ci sta e liquida la richiesta dell’opposizione, invitando a rivolgersi per iscritto ai capigruppo. Al ritorno in aula Tondo riprende la parola, assicura che non ci saranno barricate sulla riforma della sanità («Gli effetti dovranno vedersi dal 1° gennaio 2015 e su questo non ci metteremo di traverso») ma sottolinea che «la collaborazione nasce dall’apertura al dialogo. Se il modo di agire è quello che stiamo vedendo in questi giorni con risposte soltanto tramite la stampa, emendamenti rigettati e arroganza nei confronti del vicepresidente e del dissenso, collaborare non sarà facile». Dissenso che si conferma anche sulle cosiddette poste puntuali; dopo lo “sfogo” di due giorni fa di Stefano Pustetto (Sel), ieri è stata la democratica Silvana Cremaschi a richiamare i suoi a “cambiare stile”, evitando nelle prossime occasioni finanziamenti con nomi e cognomi. «Sono norme che abbiamo concordato e che danno risposta a determinate emergenze» ribatte il capogruppo del Pd, Cristiano Shaurli. Tra i beneficiari figurano, nell’articolo relativo a cultura e sport, il Pordenone Calcio (150 mila euro per l’adeguamento alle norme di sicurezza dello stadio dopo la promozione in Lega Pro), la Ginnastica Triestina e l’Ugg di Gorizia (200 mila euro complessivi), mentre nell’articolo sulla protezione sociale, arrivano 50 mila euro al centro di accoglienza “Balducci” di Pozzuolo del Friuli, 190 mila all’Istituto “Villa Santa Maria della Pace” di Medea più altri contributi a associazioni e enti che già ne avevano beneficiato in precedenza. Ci sono però anche 8 milioni di euro sbloccati per «quote di fondi immobiliari chiusi aventi la finalità di realizzare alloggi sociali», 2,7 milioni di euro di contributi per la prima casa («che consentiranno di finanziare le domande fino alla primavera del 2015» ha spiegato l’assessore Mariagrazia Santoro), un milione per interventi di manutenzione della prima casa (in particolare per il risparmio energetico) e 200 mila euro per l’installazione di ascensori. Intanto ieri alcuni esponenti del Cospa hanno protestato ieri in piazza Oberdan per l’annosa questione delle quote latte. Entrati in Consiglio regionale, i rappresentanti del Cospa hanno incontrato nei corridoi del palazzo il vicepresidente Bolzonello. «Ci portate al disastro economico» hanno tuonato gli allevatori, in un faccia a faccia che ha raggiunto toni accesi, ricordando alcune sentenze a loro favorevoli. «Ci sono altre sentenze di senso opposto – ha affermato successivamente Bolzonello – e il 99% degli allevatori ha pagato le quote latte». La Cisl promuove i fondi al welfare «In un momento di fortissime ristrettezze è un bene aver destinato 500mila euro, come chiesto dalla Cisl Fvg, al Fondo per l'Autonomia possibile. In questo modo, assieme ai contributi statali, con un milione di euro la platea dei beneficiari potrà estendersi a ulteriori 150 famiglie». Lo afferma il segretario regionale Cisl, Giovanni Fania, commentando la posta assegnata in fase di variazioni di bilancio. «Ora - aggiunge - bisogna continuare a tenere alta l'attenzione sulle famiglie con anziani non autosufficienti a carico. Per questo auspichiamo che la prossima Finanziaria stanzi altre risorse». TRIESTE «Lavoro nei centri estivi nel 2013, le maestre chiederanno i danni» di Piero Rauber Con il Comune erano d’accordo: ne avrebbero riparlato per tempo, a bocce ferme, dopo la pausa d’agosto. Ma di colpo - per i sindacati in prima linea nella vertenza sui centri estivi sfociata nella sentenza del Tribunale amministrativo che ha delegittimato il precetto del personale interno datato 2013 - di quell’appuntamento non rimane che il periodo, perché cambiano interlocutore e ordine del giorno. Cisl e Ugl - cioè le sigle che con la Uil (ora su posizioni più vicine alla Cgil) avevano appoggiato proprio il ricorso al Tar poi vinto da più di cento insegnanti di nidi e materne tornano in effetti al fronte. Quella che rendono in queste ore i rispettivi segretari di categoria del pubblico impiego, Walter Giani per la Cisl e Fabio Goruppi per l’Ugl, più che una minaccia pare già una dichiarazione di guerra: «A settembre convocheremo un’assemblea in cui comunicheremo alle maestre che saremo loro vicini, come sindacati, nelle cause di risarcimento danni che vorranno intentare davanti al giudice del lavoro per aver dovuto lavorare nell’estate del 2013 sulla base di un richiamo in servizio giudicato a posteriori illegittimo dal Tar». Proprio lo scenario che in particolare la Cisl aveva tentato fino ad ora d’allontanare dai pensieri delle proprie iscritte, confidando nell’arte del rammendo delle relazioni di Roberto Treu, il cigiellino di lungo corso chiamato da Roberto Cosolini all’assessorato al Personale a estate 2013 finita. Ma perché una simile retromarcia? Per giunta adesso che il Comune, di fronte alla contrarietà manifestata dalle insegnanti di ruolo nelle precedenti assemblee indette da qualsiasi sigla, aveva appena mollato l’idea di rifar lavorare le maestre per due settimane a testa tra luglio e agosto pur su base volontaria e non più obbligatoria, tornando ad affidare i centri estivi alle sole cooperative sociali? La colpa - non ci girano Giani e Goruppi - è di Cosolini. Per quella frase riportata dal Piccolo nel resoconto sul Report di mandato snocciolato dal sindaco ai lati di Ponte Curto l’altra settimana: «Le maestre non vogliono lavorare due settimane in più d’estate nei centri estivi, ma noi torneremo alla carica». Era il momento in cui Cosolini stava evocando «vittimismi e protezionismi», «particolarismi e situazioni di privilegio». Renziano nel midollo. Una frase su cui il sindaco non è tornato per rettificare o precisare nella sua replica alle critiche che gli erano piovute il giorno dopo dalla parlamentare di Forza Italia Sandra Savino, che aveva parlato di «maestre messe alla gogna di fronte alla platea di Ponterosso, colpevoli d’essere protagoniste di una controversia col Comune che trova origine nell’incapacità programmatoria». Tutte cose che, in casa Cisl e Ugl, non sono passate inosservate. E così, appunto, mentre Treu è in vacanza (il suo ritorno è dato per lunedì), ecco la dichiarazione di guerra che vale, sulla carta, per circa 240 maestre, ovvero quelle richiamate complessivamente in servizio per due settimane a testa nell’estate 2013, due terzi delle quali (più o meno 160) avevano contribuito economicamente alla causa firmata ufficialmente da 110, o giù di lì. «Con poche parole d’accusa verso le maestre - rincara Giani - il sindaco ha rovinato un anno di lavoro e buone intenzioni del suo assessore Treu. Non potrà, difatti, esserci in futuro un clima di lavoro sereno se l’amministrazione continuerà a denigrare le maestre dicendo che non vogliono lavorare d’estate mentre, si sa, sono sostenute da una sentenza che legittima le loro posizioni. Le rimostranze dovrebbero semmai essere rivolte ai dirigenti e a coloro che hanno gestito malamente la situazione». «Ancora una volta - l’eco di Goruppi - il sindaco ha perso un’occasione per stare zitto. Evidentemente i molti problemi che affliggono l’amministrazione lo rendono confuso, non vorremmo che in questa confusione obbligasse le insegnanti a guidare il Tram di Opcina». «Sia chiaro - la precisazione di Giani - che davanti al giudice del lavoro non andremo a chiedere il conto al Comune, non è nostra intenzione gravare sul bilancio dell’ente. Accerteremo la possibilità di chiedere i danni, personalmente, a chi era presente alla seduta della Giunta in cui venne approvata la delibera poi annullata dal Tar». Era il 22 maggio del 2013. La delibera contestata fu votata all’unanimità dei presenti: sei su undici. Ironia della sorte oltre a Treu - che non c’era perché non era ancora stato chiamato a fare l’assessore - tra gli assenti figura anche Cosolini, tanto che a presiedere la seduta fu il suo vice Fabiana Martini. GORIZIA-MONFALCONE «È stata una scelta politica chiudere il Punto nascita» di Francesco Fain Continua a presiedere la Fesmed, la Federazione sindacale medici dirigenti che rappresenta le professioni specialistiche. Ma per 18 anni è stato primario del Punto nascita di Gorizia. Di quel reparto, Carmine Gigli (oggi in pensione) conosce praticamente tutto. E più volte, nel passato, si è esposto contro le ipotesi di chiusura («Il reparto è sicuro. E le parole pronunciate in questi ultimi anni relative ad una presunta inadeguatezza del reparto hanno fatto male, tanto male a tutti gli operatori. È stata calpestata la loro professionalità», tuonò nel 2012). Oggi la chiusura è diventata effettiva. E Gigli non nasconde la sua profonda amarezza. Professore, come ha colto questa notizia? Mi ha profondamente rattristato. Questo è l’epilogo di una storia che parte da molto lontano. Prima o poi doveva arrivare il giorno della chiusura. È stata una decisione giusta, secondo il suo parere? È stata una decisione politica. C’era la volontà di andare ad eliminare uno dei due reparti presenti nell’Isontino e, per motivazioni prettamente politiche, si è deciso di smantellare il reparto di Gorizia piuttosto che quello di Monfalcone. E non è un discorso di Destra o di Sinistra. Semplicemente, il lavoro sporco non l’ha voluto fare la giunta regionale precedente. Poi è arrivata la Serracchiani... E il taglio si è concretizzato... Sì. Probabilmente, si è sentita forte e ha azionato le forbici, senza pietà. Ma, forse, è troppo giovane per sapere cosa successe quando chiusero i Punti nascita di Spilimbergo e Cividale. Forse, siamo troppi giovani pure noi. Cosa successe? Accadde che chi chiuse quei reparti materniinfantili non venne più rieletto. Probabilmente, non è interesse di Debora Serracchiani ricandidarsi alla guida della Regione; forse ambisce a ruoli ancora più importanti. Però, è bene che sappia che chi chiude un Punto nascita non viene riconfermato. Lo dice la storia. Ma perché parla di decisione politica? Perché il reparto di Gorizia è quello che ha registrato, percentualmente, la minor mortalità prenatale in regione, nonostante non raggiungesse la soglia dei 500 parti/anno. Affermano che il Punto nascita non è sicuro? I dati dicono il contrario. E poi, nemmeno a Monfalcone si sono raggiunti negli anni passati i 500 parti. Inoltre, torno a chiedere: nell’ottica di una collaborazione sanitaria transfrontaliera anche con il reparto materno-infantile di San Pietro, non sarebbe stato meglio mantenere il reparto di Gorizia? Una domanda che già posi qualche anno fa a chi avrebbe dovuto decidere ma non arrivarono risposte. Oggi, si è subito partiti in quarta e si è proceduto con la chiusura del reparto goriziano. Il numero dei parti è stato certamente inferiore ai 500 ma c’erano (e ci sono) anche altri ospedali che non raggiungono questa soglia: eppure i reparti continuano ad operare. Ecco perché parlo di decisione politica. Quindi non è meravigliato di come si sono messe le cose? No. Per nulla. Era già tutto scritto e pianificato. Certo, mi dispiace moltissimo perché lì hanno lavorato persone che ci credevano e ci hanno messo tutta la loro professionalità. Sino all’ultimo giorno.
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