NEWSLETTER 05-2015

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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
SIERRA LEONE: UN FILO DI LUCE
Carissimi,
un filo di luce in fondo al tunnel. Finalmente la
conferma che l’uragano Ebola sta rallentando.
Non è finito e non si deve assolutamente
abbassare la guardia, ma qualche segnale
positivo sta giungendo. Pujehun, il distretto in
cui siamo impegnati, è il primo del Paese a non
avere nuovi casi da più di 40 giorni.
Le istituzioni e le autorità locali cominciano a
renderlo noto con evidente soddisfazione. La
gente vive ancora la paura ma con un po’ di
sollievo in più. Tutti sappiamo che il maggior
merito va alla “buona sorte”, ma sicuramente hanno contribuito anche il buon lavoro di
squadra e le azioni intraprese. Siamo timorosi nel raccontare i buoni risultati perché il
rischio continua ad essere elevato. E viene dall’esterno, dai distretti vicini in cui il virus
persiste e da lì potrebbero arrivare nuovi casi.
L’epidemia cammina con le persone. E cresce. In questi giorni ha oltrepassato la soglia dei
10.000 casi, quasi 2.000 in più rispetto alla Liberia. L’azione di sorveglianza deve quindi
continuare ed essere molto rigorosa e sistematica. E poi si devono mantenere aperti
e rafforzare i servizi “normali”, le sale operatorie, i reparti, le visite alle gravide, le
vaccinazioni, i servizi di ambulanza: tutto debolissimo già prima dell’Ebola. È una sfida da
brivido ma la vogliamo affrontare, insieme.
E crescono le richieste di aiuto! Vi raccontavo del Nord-Ovest del Paese. Lunsar, Port Loko,
Makeni: ospedali chiusi per le perdite e la paura. Il primo di questi vuole riaprire e ha
bisogno di personale medico: invieremo a breve un chirurgo e un internista. Non abbiamo
risorse ma non possiamo tirarci indietro. Quelle arriveranno. E poi il distretto di Kono, nel
Nord-Est.
Vi riporto una pagina del mio diario di viaggio prima del rientro in Italia.
“2 gennaio del nuovo anno. Sveglia alle 5,30, un caffè rapido e si parte. Da Pujehun 6 ore
di Toyota, pista a prova di colonna cervico-lombare: destinazione Koidu, capitale del
distretto di Kono, 320.000 abitanti. 200 casi di Ebola solo negli ultimi 3 mesi, fra i peggiori
del Paese. Si racconta che sia il posto con più diamanti al mondo. E te ne accorgi subito
quando arrivi.
Una immensa muraglia, a ridosso della cittadina, alta trenta-quaranta metri fatta di pietre,
quelle scartate, lunga tre, forse quattro, chilometri che protegge all’interno il tesoro, i
grandi “buchi”, quelli delle pietre che contano. Al tempo di Ebola tutto è rallentato o
chiuso, ad eccezione dei grandi affari, specie esteri.
Verso mezzogiorno visitiamo l’ospedale. Un centinaio di posti letto, luogo modesto, tenuto
in ordine, verande e reparti puliti. Pochissimo personale: due medici locali, di cui uno con il
compito di direttore, e un po’ di staff.
Le mamme, sfidando la paura, continuano a venire, partoriscono e al bisogno si fa anche il
cesareo, in qualche modo e con seri rischi. L’Ebola è un nemico strano. C’è quella dei
‘centri di trattamento’, delle zone rosse, le “high risk area” altamente infettive, quelle in
cui sei a contatto diretto con gli ammalati. Qui sai bene dov’è il virus. E c’è l’Ebola della
‘normalità’ quella che ti colpisce di spalle, che non ti aspetti, che cammina vicino a te e
non lo sai.
Sono i rischi di quando lavori in un reparto o in una sala operatoria ‘normale’, di un
ospedale ‘normale’, di quelli che incontri in tante zone rurali della Sierra Leone e dell’Africa
in genere. Basta un caso sospetto non identificato, sfuggito all’ingresso dell’ospedale (area
del triage, che a Koidu ora è gestita dalla Croce Rossa) e ti ritrovi il virus in casa senza
saperlo, come un terrorista, e ti uccide! Nell’ultimo trimestre dieci operatori sanitari locali
sono caduti in questo modo in ospedale.
Con Enzo che mi accompagnava, abbiamo sostato, in preghiera. L’ospedale adesso arranca
e fa fatica, più del solito. Ha bisogno di aiuto, specie in maternità e pediatria. La matron,
120 chili di peso e di passione per la propria gente, prima di andar via, salutandoci con un
bel sorriso africano, ci fissa e ci invita: “we are waiting for you, soon! (vi aspettiamo,
presto!)“. Non siamo specialisti di Ebola. Siamo, come talvolta ci dicono, “bush-doctors”,
medici da campo. Aiutare un ospedale rurale a riprendere con coraggio la vita quotidiana,
assistere mamme e bambini a fianco dei colleghi locali, anche e soprattutto quando il
rischio è maggiore, questo lo sappiamo e dobbiamo fare. È la nostra vita, il nostro lavoro.
Quella richiesta è rivolta proprio a noi! E ci interroga!.
Faremo un passo alla volta. Ma sentiamo una spinta viscerale ad essere vicini a colleghi,
gente e amici che ci sono diventati cari. Un abbraccio dal Sud Sudan.
Don Dante Carraro
Medici con l’Africa Cuamm
(Leggi anche il nostro blog “Diario da Ebola” on line sul sito di Rainews24)
(da Medici con l’Africa CUAMM – gennaio 2015)
RASSEGNA “LA TAVOLA DEL TEMPO”
19 FEBBRAIO: LA SAGGEZZA DEL BROCCOLO
Dopo il tutto esaurito della cena a tema radicchio di giovedì scorso, ci stiamo
preparando per il prossimo appuntamento della rassegna in collaborazione con El
Tamiso, che sarà giovedì 19 febbraio e sarà dedicata al broccolo.
Alla serata parteciperanno Elisa Nicolè, della Cooperativa Polis Nova, e Franco
Zecchinato, presidente della Cooperativa El Tamiso, che ci spiegheranno come
si sta sviluppando il progetto Ecotipi, un progetto di studio, di
recupero, rivalutazione e moltiplicazione di alcune varietà di sementi antiche e
locali.
Il costo delle serate è di € 25 (acqua e vino della casa inclusi) e la cena è prevista
per le ore 20,00. Nei prossimi giorni pubblicheremo il menù!
Per informazioni e prenotazioni scriveteci a: [email protected]
o chiamateci allo 049-616899.
(da Osteria di Fuori Porta – gennaio 2015)
STOP
TTIP!!
POLLO AL CLORO? NO, GRAZIE!
GRANO E MAIS OGM? NO, GRAZIE!
ACQUA PRIVATIZZATA? NO, GRAZIE!
CARNE AGLI ORMONI? NO, GRAZIE!
SANITÀ SOLO PRIVATA? NO, GRAZIE!
Il TTIP è un processo di privatizzazione di tutto ciò che è pubblico, di
tutto ciò che è bene comune, per questo VA FERMATO!
SABATO 7 FEBBRAIO alle ore 20,45 presso l'Auditorium dell'Assunta, in
Via Palù 2 a Rubano (PD), con ingresso libero
evento organizzato dal Gruppo M5S di Rubano: www.rubano5stelle.it
Relatori:
• Elena Mazzoni Coordinatrice Campagna Nazionale Stop TTIP
• Filippo Zaccaria Educatore Alimentare, Associazione La Biolca
• Silvia Benedetti parlamentare M5S XIII. Commissione Agricoltura
• Franco Zecchinato, Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica
• Silvia Ferro, Tecnico di campo- esperta in agricoltura biodinamica
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Mangeresti un pollo trattato con il cloro?
E una bistecca agli ormoni?
E che ne dici del pane o della polenta prodotti con grano o mais
geneticamente modificati?
E se in violazione dell'esito referendario, ti trovassi ad avere l'acqua
privatizzata con un costo differenziato in base al suo utilizzo?
Vorresti un servizio sanitario attivabile solo con carta di credito anzichè con
la tessera sanitaria del cittadino?
Accetteresti che la tutela della tua salute, dei beni comuni e della
Costituzione, venisse posta in secondo piano rispetto agli interessi delle
multinazionali?
Il trattato di libero scambio commerciale tra UE e USA (TTIP) comporterà
tutte queste possibilità.
Il profitto sarà sopra ogni cosa: le Persone, la Natura, la Dignità.
LA CAMPAGNA STOP TTIP ITALIA: COSA PUOI FARE TU?
* lnformarti sul TTIP ed informare le persone che conosci
* Unirti al Comitato Cittadino Stop TTIP per organizzare eventi nel tuo quartiere,
nel tuo condominio, ecc. ••
*Proporre iniziative per fermare questo trattato
INFO - ADESIONI e CONTATTI:
Email: [email protected] • Tel. 3281312595
Web: www.stop-ttip-italia.net
(scarica QUI il volantino completo)
(da Osteria di Fuori Porta – gennaio 2015)
NUOVE REGOLE PER L’UNIONE MONETARIA
L’austerità imposta dal Nordeuropa ha ridotto molti greci in povertà, spingendoli a
votare per Syriza. L’euro non può sopravvivere se si tutelano solo gli interessi dei
creditori.
I greci hanno detto no alle misure d’austerità imposte con inaudita durezza dai creditori
del Nordeuropa, che hanno lasciato milioni di persone senza un lavoro e nella miseria.
La cosa incredibile è che i sostenitori di queste misure si sono trincerati nella loro torre
d’avorio. Non sarà poi così diicile, dicevano a Bruxelles e a Berlino, i greci devono solo
stringere un po’ la cinghia: un intervento rapido e doloroso è necessario, anzi inevitabile.
Ma la realtà era completamente diversa. Le persone non possono essere comandate come
un gregge: ridotte in povertà e umiliate, iniscono per reagire. E in democrazia questo
signiica votare per partiti estremisti che propongono una via diversa da quella indicata dai
paesi creditori.
È incredibile che l’élite politica nordeuropea non abbia pensato alle conseguenze di queste
misure troppo severe. In futuro la svolta politica avvenuta in Grecia potrebbe ripetersi in
altri paesi. Lontani dai cittadini Ascoltando le reazioni dei ministri dell’economia si capisce
ancora di più quanto siano lontani dalla vita dei cittadini. Il ministro tedesco dice che
bisogna continuare con la politica di risanamento del bilancio, il collega olandese dalla sua
torre d’avorio fa sapere che non c’è un’altra soluzione: i greci devono rispettare le regole
del gioco dell’unione monetaria.
Ma quali regole? Le regole dovrebbero essere totalmente diverse da quelle a cui si riferisce
il ministro, non hanno niente a che vedere con le misure imposte alla Grecia e ad altri
paesi dell’eurozona. Le regole del gioco di un’unione monetaria che funzioni dovrebbero
basarsi sui princìpi di reciprocità e solidarietà. Se un paese ha accumulato troppi debiti, è
anche perché i creditori hanno sbagliato ad accordargli troppi crediti. Se il debitore non
può pagare bisognerà trovare un compromesso tra le due parti, entrambe responsabili
della situazione che si è venuta a creare.
I greci devono ridurre la spesa per abbattere il debito pubblico, è vero, ma i debitori
(soprattutto la Germania) avrebbero dovuto aumentare la spesa per ridurre il loro surplus
commerciale. Alla Germania, però, non piacevano queste regole del gioco. Berlino le ha
ignorate, e ha costretto anche gli altri a sopportare il costo dell’operazione. Non sono i
greci a non seguire le regole, sono i tedeschi che hanno cambiato le carte in tavola, per
difendere i loro interessi di creditori, e sono riusciti a convincere le istituzioni europee a
seguire il loro gioco. Oggi è successo alla Grecia, ma domani altri paesi si ribelleranno alle
regole che tutelano la ricchezza dei creditori. E sarà un bene.
Un’unione monetaria in cui alcuni paesi dettano legge ad altri non ha futuro.
(scritto da Paul De Grauwe, De Morgen, Belgio su Internazionale – gennaio 2015)
FAO: PER DIFENDERSI DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO C'È LA
DIVERSITÀ GENETICA
E' di pochi giorni fa la pubblicazione di un libro dell'organizzazione delle Nazioni Unite per
l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), intitolato “Affrontare i cambiamenti climatici: il
ruolo delle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura” (il testo è in
inglese).
Un testo importante e che mette in risalto un visione non troppo lontana di quel che
potrebbe capitare al nostro pianeta: nei prossimi decenni, milioni di persone la cui
sussistenza e sicurezza alimentare dipende da agricoltura, acquacoltura, pesca, silvicoltura
e allevamento probabilmente affronteranno condizioni climatiche senza precedenti.
Saranno quindi necessari colture, bestiame, alberi e organismi acquatici in grado di
sopravvivere e di riprodursi in un clima che cambia. La potenza della “diversità genetica”
sta appunto, nel resistere a condizioni volatili e adattarsi all’ambiente che cambia.
All'uomo il compito di studiare, analizzare ma, al tempo stesso proteggere, queste
diversità partendo, per esempio, dal miglioramento dei programmi di allevamento degli
animali e della conservazione delle specie domestiche, selvatiche e altre risorse genetiche
importanti per l’alimentazione e per l’agricoltura, il tutto promuovendo politiche
sostenibili. Un approccio che favorisca l’adattamento all’ambiente, dunque, richiederà
l’aggiornamento degli obiettivi dei programmi di produzione agricola – e in alcuni casi
l’introduzione di varietà, razze, specie, mai allevate in precedenza: migliorare la
conoscenza, la conservazione e l’uso di colture selvatiche vicine a quelle che impieghiamo.
E’ infatti assai probabile che esse abbiano tratti genetici che possono essere utilizzati per
sviluppare colture ben adattate per l’utilizzo in sistemi alimentari colpiti dal cambiamento
climatico. Secondo la FAO poi, è necessario incrementare lo studio e le conoscenze delle
risorse genetiche agricole – in particolare in quei settori meno studiati come le foreste,
dove meno di 500 specie di alberi – su un totale di oltre 80.000 – sono state studiate in
modo approfondito.
Contrastare gli effetti del cambiamento climatico vuol dire anche intensificare lo scambio e
la condivisione delle risorse genetiche agricole per esempio, attraverso fiere di sementi
locali e nazionali che già esistono, ma hanno inevitabilmente bisogno di espandersi e
diventare internazionali via via che il cambiamento climatico avanza.
(da Bio@gricultura Notizie di AIAB – gennaio 2015)
(leggi anche:
“La diversità genetica: uno strumento
nascosto
per
far
fronte
al
cambiamento climatico”
pubblicato nel sito italiano della FAO)
LA FAVOLA DEGLI OGM: VENERDÌ 6 FEBBRAIO INCONTRO CON
L'AUTORE
Nell'ambito delle attività di informazione sugli OGM, segnaliamo
approfondimento organizzato dall'Associazione culturale La Biolca:
una
serata
di
venerdì 6 febbraio a Battaglia Terme (PD) è in programma la presentazione del libro
"La
favola
degli
OGM"
di
Conti
Daniela
e
Cerbone
Ferdinando.
Interverranno l’autrice del libro e Filippo Zaccaria, Presidente della Biolca.
Prevista anche la proiezione di un documentario “Biodiversità – una nuova
economia”
che
sarà
presentato
dall’autrice
e
regista
Sandra
Degiuli.
Ecco il link alla pagina di descrizione dell'evento. Ingresso gratuito. Contributo libero per
le spese di organizzazione.
Obbligatorio un cenno di adesione a:
049-9101155 (La Biolca) o 345-2758337 (Martina) o a ½ mail: [email protected].
CONSUMO DI SUOLO: LEGGE NECESSARIA E URGENTE
“E’ positiva l’approvazione del nuovo testo base del DDL sul
consumo di suolo da parte delle commissioni riunite
Agricoltura e Ambiente della Camera. Ora però non bisogna
perdere altro tempo, ma lavorare per arrivare finalmente a
una buona legge. Noi la sollecitiamo da tempo e ci
aspettiamo di essere coinvolti per giungere a una norma utile
e condivisa”.
Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sottolineando che si tratta di un
provvedimento urgente, perché l’agricoltura continua a perdere terreno, minacciata
costantemente dall’avanzata di cemento, incuria e degrado che solo negli ultimi vent’anni
hanno divorato oltre 2 milioni di ettari coltivati.
“Perdere terreno agricolo vuol dire, da un lato, aumentare la nostra dipendenza dall’estero
nel capitolo agroalimentare - sottolinea la Cia - e, dall’altro, mettere a rischio un
patrimonio paesaggistico che, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia
tipica, vale più di 10 miliardi di euro l’anno. L’estensione della superficie agricola è legata
direttamente alla sicurezza alimentare, ma se da una parte cresce la domanda globale di
cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va fermata e
affrontata, prima di tutto a livello nazionale. E poi una nuova attenzione al territorio oggi è
assolutamente necessaria anche per motivi ambientali” - ricorda la Cia -.
La mancata manutenzione del suolo, il degrado, la cementificazione selvaggia e abusiva,
l’abbandono delle zone collinari e montane dove è venuto meno il fondamentale presidio
dell’agricoltore, contribuiscono a quei fenomeni di dissesto idrogeologico del Paese che
sono alla base di tragedie anche recenti. “E’ ora di cambiare pagina, quindi, creando un
futuro con più agricoltura e una politica territoriale veramente efficace”.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet – gennaio 2015)
SEMINA IL CAMBIAMENTO:
SOSTIENI L’AGRICOLTURA CONTADINA CHE SALVA IL PIANETA
L’agricoltura contadina, fatta di 500 milioni
di piccoli produttori, con appezzamenti di
terra inferiori ai 2 ettari, fornisce da
mangiare ad almeno 2 miliardi di persone
nel mondo, circa un terzo dell’umanità.
Eppure sono proprio questi produttori a
essere
i
più
esposti
all’insicurezza
alimentare, a causa della mancanza di
accesso
a
mercati,
terra,
finanza,
infrastrutture e tecnologie, problema invece
sconosciuto alle imprese agricole di grandi
dimensioni.
Come se tutto ciò non bastasse, il sistema alimentare è messo a dura prova
dall’intensificarsi di pressioni esterne come il cambiamento climatico, il degrado ecologico,
l’aumento della popolazione, il crescente prezzo dell’energia e la competizione nell’uso
delle risorse naturali. Le donne sono in una situazione di particolare svantaggio: il 43%
della forza lavoro agricola mondiale è di sesso femminile, ma le donne rappresentano solo
il 10-20% dei proprietari di terra. Le condizioni di discriminazione a cui sono soggette può
variare a seconda dei contesti nazionali: non riconoscimento dei diritti di proprietà sulla
terra, disparità salariali, mancanza di opportunità di formazione e altre forme di sostegno.
A
difendere
questo
tipo
di
produzione
arriva
Semina
il
Cambiamento
(www.seminailcambiamento.org), la campagna che mette al centro l’agricoltura
contadina, o per meglio dire la spina dorsale del sistema alimentare globale, forte delle
diversificazioni colturali, che si avvale di tecniche agronomiche conservative e di basso o
nessun impatto ambientale, della riproduzione delle sementi e razze autoctone, e che vive
grazie al radicamento locale con i mercati di prossimità, e si contraddistingue per le
dimensioni limitate e i contesti familiari o di comunità.
«Come cittadini, sentendoci co-produttori, possiamo far crescere e potenziare sistemi locali
del cibo – afferma Gaetano Pascale, Presidente di Slow Food Italia – sostenendo questo
modello di agricoltura più equo e sostenibile, capace di mettere al centro dell’attenzione le
persone prima delle aziende e di ridurre sensibilmente la povertà».
Come fare a partecipare? Andate sul sito della campagna seminailcambiamento.org per
trovare info sulle agricolture contadine, aderire a iniziative territoriali, compiere scelte di
acquisto e consumo consapevoli e sostenendo la petizione su Change.org promossa da
una rete di piccoli produttori e di associazioni che chiede una legge quadro in Italia che
sostenga le agricolture contadine.
Al centro della campagna, un video prodotto da Non Chiederci La Parola e un sito web
dove ogni cittadino può conoscere meglio voci e storie dei piccoli agricoltori ed informarsi
sugli eventi promossi in tutta Italia a sostegno dell’agricoltura familiare.
** Semina il Cambiamento è la campagna d’informazione del progetto Oltre Rio+20:
Seminare il futuro, coltivare il cambiamento per vincere insieme la Zero Hunger Challenge.
Un’iniziativa realizzata da Oxfam Italia, Slow Food, CeSPI e ARCS, con il contributo della
Cooperazione Italiana allo Sviluppo – MAECI. Partecipa anche tu!
(da Slow Food – gennaio 2015)
IL PROTOCOLLO DI MILANO NON SI DEVE FIRMARE!
A giorni, il Primo Ministro Renzi si appresta a firmare il cosiddetto Protocollo di Milano
promosso dalla Fondazione Barilla. L'idea è quella di ripetere l'esperienza del protocollo
di Kyoto sui cambiamenti climatici, applicandolo all'agricoltura e l'alimentazione.
Il cibo è un diritto universale e non una merce e, per fortuna, gli Stati di tutto il mondo si
sono dati, da tempo, luoghi di governo globale delle politiche su sicurezza alimentare e
nutrizione. Luoghi dove anche la società civile può partecipare e dare il suo contributo
come il Comitato Mondiale per la Sicurezza Alimentare che risponde direttamente
all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Da questi luoghi, dove partecipano tutti gli Stati del mondo e tutti i diversi attori
interessati, (società civile, settore privato, Fondazioni filantropiche), sono usciti impegni,
piani di azione, direttrici volontarie su moltissimi temi che impegnano gli Stati a dover
garantire il Diritto Universale al cibo per tutti. E' a tutti evidente che gli Stati non stanno
applicando quanto hanno concordato e vanno messi in piedi strumenti di monitoraggio per
obbligarli ad essere conseguenti a quanto si sono impegnati in sede internazionale. Questa
è sicuramente una priorità assoluta.
Il Protocollo, iniziativa privata fuori dal contesto delle Nazioni Unite, ha contenuti, su
sicurezza alimentare e nutrizione, generici, ancora meno vincolanti di quanto già
concordato a livello internazionale e, cosa ancor più grave, teorizza un luogo diverso da
quello delle Nazioni Unite per monitorare gli impegni assunti da chi firma il protocollo.
Il Protocollo è quindi un attacco frontale a tutto il sistema delle Nazioni Unite, che con tutti
i suoi limiti, in particolare sulle politiche agricole e nutrizionali, garantisce degli spazi di
partecipazione unici alla società civile ovvero a quei piccoli produttori di alimenti
(contadini, pescatori, pastori, popoli indigeni...) che l'Anno internazionale dell'agricoltura
familiare (2014) ha appena celebrato come coloro che contribuiscono al 70% del cibo oggi
prodotto nel mondo.
Solo con il rafforzamento di questi luoghi possiamo realmente cambiare il governo
mondiale delle politiche agricole e nutrizionali al fine di garantire il diritto universale al cibo
per tutti ed i diritti dei piccoli produttori per permettergli di continuare a dare all'umanità
una vera sicurezza alimentare e nutrizionale anche in futuro, l'unica veramente sostenibile
a lungo termine! Il Protocollo è quindi in linea con quanto previsto in EXPO 2015, fiera che
mercifica tutto, ed un tentativo maldestro di dare all'Esposizione universale un ruolo che
non ha e che non gli riconosce nessuno.
Il Protocollo non si deve firmare, il cibo è un diritto e non una merce,
Sovranità alimentare ora!
(da Bio@gricultura Notizie di AIAB – gennaio 2015)
OGM, IL PARLAMENTO EUROPEO MODIFICA LA LEGGE: GLI STATI
POTRANNO DECIDERE SE COLTIVARLI MA...
Approvata dal Parlamento Europeo la modifica alla direttiva sugli OGM che
consentirà ai Paesi membri di vietare la coltivazione degli organismi
geneticamente modificati sul proprio territorio.
Ma è una buona notizia solo a metà, come
sottolinea bene Greenpeace. «La norma, infatti,
contiene lacune importanti e ci vorranno mesi per il
suo recepimento in Italia, mentre dobbiamo
difenderci subito dal mais transgenico della
Monsanto - il MON810 - unico OGM attualmente
autorizzato per la coltivazione in Europa!».
In Italia ne è vietata la coltivazione, ma si tratta di
un bando temporaneo, e visto le tempistiche di
entrata in vigore di questa nuova norma europea, il
bando attualmente in essere deve essere rinnovato. Cosa dice la nuova legge sugli OGM?
Fra i punti critici il fatto che concede alle aziende biotech la possibilità di negoziare
direttamente con i governi, e non permette ai Paesi di usare motivazioni di carattere
ambientale per giustificare i bandi nazionali.
Le motivazioni con cui il governo può giustificare il bando "non devono, in nessun caso,
confliggere con la valutazione di impatto ambientale" condotta dall'EFSA (Autorità Europea
per la Sicurezza Alimentare). In altre parole, i governi non possono basare i bandi su
specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle
coltivazioni OGM a livello nazionale, anche nel caso in cui questi rischi non siano
stati presi in considerazione da parte della valutazione dell'EFSA.
La legge tornerà nuovamente al Consiglio per la seconda lettura. Se adottata dal Consiglio,
la nuova direttiva entrerà in vigore con effetto immediato. «Questa direttiva è destinata
agli Stati membri, in quanto permette di vietare o limitare la coltivazione di OGM sul loro
territorio» ha detto la relatrice della legge, la belga liberale Frédérique Ries, membro della
Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.
«Gli agricoltori potranno fare ciò che è stabilito dal loro paese. Se lo stato decide che non
vuole far crescere OGM, allora non lo faranno. In una futura revisione spero di ottenere
anche il risarcimento obbligatorio per gli agricoltori che potrebbero subire una tale
decisione. Per quanto riguarda l'ambiente, le nuove norme dovrebbero ridurre il rischio di
contaminazione incrociata. La direttiva non riguarda però i prodotti, bensì solo la loro
coltivazione. Ci sono enormi quantità di OGM per i mangimi animali importati nell'UE. A
mio parere ci vuole la più grande volontà di cambiamento per una maggiore trasparenza,
per ridurre i conflitti di interessi e per una migliore governance».
(da Il Cambiamento – gennaio 2015)
UN ATTO DI GIUSTIZIA: LA
BONIFICA COMPLETA!
Benvenuto Ministro!
Potevamo accoglierla con le mascherine, lanci
di polvere, cartelloni, ma non abbiamo
pregiudizi nei suoi confronti e vogliamo
accoglierla nel migliore dei modi possibili: non
col cappello, ma con la Costituzione in mano.
Anche perché ci aspettiamo molto da Lei, dal
suo ruolo in questo Governo e dallo Stato.
Questa è una Terra che accoglie con cordialità
ma che ora ha bisogno di liberarsi di qualcosa di pericoloso. Abbiamo aspettato dieci anni!
Dieci anni di richieste, petizioni, incontri con le amministrazioni locali che o non hanno
fatto, o hanno fatto quel che han potuto (vedi tutto il dossier C&C curato da La Vespa QUI
- n.d.r). Non hanno vigilato abbastanza sulla nascita di questa azienda (nel 2002), l’hanno
chiusa, anche se in ritardo (nel 2005, grazie ai cittadini e alle associazioni, alla guardia
forestale e alla Magistratura). Hanno ripulito gli esterni dallo svernamento dei rifiuti e
sigillato i capannoni col loro contenuto di 52.000 tonnellate di rifiuti tossici pericolosi.
Poi son passati anni e i capannoni hanno rivelato crepe e rotture. Ora vengono risigillati e
sarà portata via una parte non pericolosa di rifiuti. I comuni, la Provincia, la Regione hanno
fatto poco, troppo poco. Ecco perché ci aspettiamo molto da lei.
Nel frattempo ci sono state trombe d’aria e alluvioni ripetute, persino un incendio
d’autocombustione (nel 2007). Non solo, le associazioni che le scrivono hanno visto i loro
componenti offrirsi come volontari per soccorrere i concittadini alluvionati lo scorso
febbraio, ma hanno dovuto misurare i centimetri (ed è un dato reale) che mancavano
perché l’acqua tracimasse. Se questo fosse successo, o se dovesse succedere in futuro,
sarebbe una tragedia ecologica che arriverebbe fino alla laguna di Venezia. Un danno
epocale. Ecco perché ci aspettiamo un suo intervento. Trentamila persone gravitano in
quest’area turistica agricola e industriale e convivono con questa terrificante bomba
ecologica.
I Cittadini si son dimostrati sempre molto attenti (vedi la Campagna “Mettici la Faccia”
QUI - n.d.r.) e contemporaneamente comprensivi. Hanno atteso l’intervento delle
amministrazioni pubbliche. Ora si utilizzano 500.000 € concessi nel 2011. Da poco la
Regione ha stanziato ulteriori 1.500.000 €. Sono i primi passi, ma è ancora poco, ad un
ritmo così lento quanti decenni ancora dovranno trascorrere prima che l’area sia ripulita!
Non è possibile aspettare così tanto.
NON E’ GIUSTO! E’ PERICOLOSO! Per la gente, per l’ambiente, per la vita in questo
territorio. Molti in queste zone hanno visto, spesso, lo Stato Italiano come un luogo
lontano e indifferente ai problemi locali; non le associazioni che firmano questo appello e
che da questo Governo, ora, si aspettano quello che si aspettavano dalle amministrazioni
venete: la bonifica completa dell’area (QUI il Blog sulla C&C per tutti gli aggiornamenti n.d.r.). Il nostro appello non è una semplice richiesta d’aiuto, è una richiesta di giustizia!
Associazione “La Vespa”, Comitato SOS C&C, Associazione “La Biolca”, Comitato popolare
“Lasciateci Respirare”, Colibrì-tutti i colori del mondo, Ass.ne culturale “Totem” di Este,
O.d.V. “Una mano per Battaglia”
** lettera consegnata lunedì 26 gennaio al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha
svolto un sopraluogo presso la ex C&C di Pernumia **
(da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova – gennaio 2015)
INGLESI SEMPRE PIÙ BIO
La vendita degli ortaggi biologici è stata esponenziale nel Regno Unito durante il periodo
natalizio: un'analisi del mercato recente ha messo in luce come il valore di questi prodotti
sia aumentato del 5,6% circa all'inizio del 2015 rispetto al 2014.
Il prodotto che ha avuto un incremento maggiore è quello del cavolfiore, con un valore
totale di crescita del 66,7 % ma anche il cavolo è aumentato del 40,2% anche altri
prodotti bio che hanno avuto una crescita esponenziale in questo mercato, come: le
carote, le patate e diversi tipi di insalate.
Andrew Burgess, direttore agricolo, ha dichiarato: "Il successo di Natale degli ortaggi
biologici è il riconoscimento che sempre più consumatori si stanno rendendo conto della
grande gusto e della qualità dei prodotti biologici”. L'aumento della domanda di prodotti
biologici durante il periodo natalizio conclude il 2014, un anno molto positivo per
l'agricoltura bio di tutta l'Inghilterra.
CARBON FARMING UNA BUONA SVOLTA
Tutti i terreni ad uso agricolo, coltivati assorbono naturalmente il carbonio e di
conseguenza, anidride carbonica dall'atmosfera. Ma, una grande differenza può arrivare
dall'agricoltura biologica: grazie all'utilizzo del compost come fertilizzante naturale. Lo ha
dimostrato John Wick, allevatore della California che, per diversi anni ha effettuato una
ricerca in cooperazione con l' Università di Berkeley.
Lo studio così si è sviluppato con queste modalità: nei pascoli è stato disperso uno strato
di compost dello spessore di poco più di un centimetro e dopo tre anni quello stesso suolo
ha dimostrato di avere un contenuto di carbonio significativamente più alto dei pascoli di
controllo. Parte di questo carbonio extra proviene dal compost e parte dalla crescita
dell'erba che e' stata stimolata dal compost.
Secondo Wick se il compost fosse applicato al 5% dei pascoli californiani, il suolo potrebbe
immagazzinare l'equivalente di un anno di emissioni dell'agricoltura industriale californiana
se, invece fosse esteso al 25% dei pascoli, il suolo potrebbe assorbire il 75% delle
emissioni della California.
Tale ricerca potrebbe essere davvero una svolta in grado di dare un impulso straordinario
all'agricoltura biologica e non in ultimo gli agricoltori bio, potrebbero essere ricompensati
con crediti di carbonio attraverso il meccanismo del “Cap and Trade”, spiegato QUI.
(da Bio@gricultura Notizie di AIAB – gennaio 2015)
150 ANNI DI GALERA!
150 anni di galera, nei confronti di 47 dei 53 NO TAV
imputati nel maxiprocesso che si è concluso oggi a
Torino nell'aula bunker del carcere delle Vallette, quella
costruita ad hoc per i processi del terrorismo anni
70/80. 150 anni di galera, che in media fanno oltre tre
anni a testa, per gli scontri avvenuti a Chiomonte il 27
giugno 2011, in occasione dell'assalto portato da
migliaia di uomini delle forze dell'ordine, al presidio NO
TAV in località Maddalena e per quelli avvenuti il 3
luglio dello stesso anno durante la manifestazione che tentava di "riprendere" i terreni
che sarebbero divenuti sede del cantiere per lo scavo del tunnel geognostico.....
La vendetta dello Stato, che da ormai due anni sta scavando in Val di Susa contro la
volontà della maggioranza della popolazione, si manifesta pesantissima, tanto più grave in
quanto volta a mostrare il pugno di ferro in tutta la sua pesantezza, nei confronti di
chiunque abbia l'ardire di contestare qualsiasi decisione calata dall'alto sulla testa dei
cittadini. 150 anni che vogliono essere un monito a non alzare la testa mai, di fronte
all'arroganza di chi pretende di decidere della nostra esistenza, senza averne
assolutamente il diritto. 150 anni che rovinano la vita di 47 ragazzi/e, proponendosi di
estirpare definitivamente la lotta contro la truffa mafiosa dell'alta velocità.
Ma non sempre l'arroganza e la violenza (questa si è violenza) ancorché portate con
l'ausilio degli apparati dello stato e di tutto il bestiario politico, rappresentano la garanzia
di vincere la battaglia. In Val di Susa continueranno ad esserci persone che ostinatamente
urleranno il proprio no, consapevoli del fatto che nel momento che si smetterà di urlare e
di combattere, si sarà persa ogni speranza di potere avere un futuro.
(da Il Corrosivo di Marco Cedolin – gennaio 2015)
e qui finisce l’avventura….settimanale:
• Veleni quotidiani
da Internazionale – gennaio 2015
• «Lasciamo che il bambino si riappropri di se stesso»
e
• Per evitare i disastri climatici bisogna lasciare petrolio e gas
sottoterra
da Il Cambiamento – gennaio 2015
• Africa: la terra è finita
e
• Goodbye ready to cook! Gli italiani tornano in cucina
da Slow Food – gennaio 2015
• Un non-quartiere: vi presento Pontevigodarzere
da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova – gennaio
2015
• In Italia la prescrizione è una farsa: ecco i casi più eclatanti
da Riparte il Futuro – gennaio 2015
• Cara Chiesa
da altrenotizie – gennaio 2015