Lectio divina VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B Lv 13, 1-2; 45-46 - Marco 1,40-45- Sl 31, 1.2.5-1 Cor 10,31-11,1 Gesù che è medico, è lo stesso Verbo di Dio, procura ai suoi malati i medicamenti non con i succhi delle erbe, ma con i sacramenti delle parole (Origene, In Lev)”. Il tema principale della liturgia di questa VI Domenica è il confronto fra la santità guaritrice di Gesù e l’impurità del peccato che si manifesta esternamente nella malattia. Quel tipo d’impurità che separa la persona che ne è colpita dalla comunità... Sono i due 1 versanti del male: separa l’uomo o dalla sua origine, da Dio, e dai suoi fratelli, dalla comunità. Il racconto del lebbroso fa da cerniera tra la giornata di Cafarnao (Israele) e la predicazione a tutta la Galilea (genti), coprendo così tutto l’arco della missione di Gesù. Nel leggere la liturgia così come ce la presenta la Chiesa oggi colpisce una corrispondenza simmetrica ma capovolta: il lebbroso per la sua condizione è considerato, in un Israele che vedeva l’impurità come un qualcosa che proviene dall’esterno, fuori dalla comunità, scomunicato. Gesù guarisce un lebbroso e subito dopo si allontana e va nel deserto, come se avesse egli stesso preso su i sé la scomunica del lebbroso. Lo scontro con l’impurità, dell’indemoniato nella sinagoga, del lebbroso alla fine, fa da inclusione a tutto il brano, e anticipa lo scontro con l’ultima impurità che è la morte. La struttura del capitolo: A 1, 21-27 In sinagoga insegna e caccia lo spirito impuro; silenzio; stupore B 1, 28 La sua fama in tutta la Galilea C 1, 29-31 In casa di Simone: guarigione della suocera, con i primi chiamati, la prima chiesa D1, 32-34 Alla porta :guarigione ed esorcismi C1 1, 35-38 Partenza nel deserto: i quattro la chiesa, lo seguono, per le folle B1 1, 39 Gesù è venuto per tutta la Galilea A 1 1,40-45 Purificazione del lebbroso Silenzio; ritiro nel deserto. Il lebbroso prende iniziativa e chiede, commettendo un’infrazione alla legge che gli prescrive la lontananza, ma manifestando così la fiducia; è un’implicita confessione di fede perché solo Dio può guarire dalla lebbra. Gesù ha compassione e guarisce (Stese la mano: come Mosé sul Mar Rosso, come JHWH che ha compassione della sofferenza del suo popolo). Nello stesso tempo il verbo che indica il sentire di Gesù davanti al fatto compiuto ἐμβριμησάμενος (Mar 1, 43) è lo stesso che Giovanni usa per esprimere l’emozione profonda quasi collera di Gesù davanti alla morte di Lazzaro (Gv 11, 36-38); la guarigione del lebbroso è solo l’inizio della lotta con l’impurità e la menzogna. Da qui la consegna del silenzio e della sottomissione alla legge di Mosè, cioè del farsi riconoscere guarito da chi ne ha il potere, dal sacerdote. Sia Gesù sia il lebbroso infrangono le leggi: il lebbroso avvicinandosi, Gesù toccandolo…ma gli dà la consegna di sottomettersi alla legge. Ma il lebbroso “proclama” (Il verbo è quello proprio dell’annuncio del Vangelo κηρύσσειν Mar 1,45) diventando il primo evangelizzatore e Gesù è obbligato a nascondersi. 2 La prima lettura è tratta dalla cosiddetta Torah della purità, terza parte del Levitico, un codice sacerdotale che nasce durante l’esilio come la descrizione dell’identità cultuale del popolo, fin nei più minuti dettagli della vita quotidiana. La lettura scelta dice come deve presentarsi chi è colpito dalla lebbra, ma dietro questa descrizione gli autori spirituali leggono la descrizione dell’uomo nella condizione di esilio dal Paradiso. Parla infatti dell’ADAM (l’ebraico non usa la parola che normalmente si usa per uomo, ish, ma Adam, tratto dalla terra). E’ la condizione dell’uomo discendente di Adamo dopo il peccato. Così lo commenta Origene nell’VIII omelia sul Levitico Porta le vesti strappate: sono le tuniche di pelle che Dio ha fatto loro per coprire Adamo e Eva, bisogna che adesso si veda la nudità per guarire il male: il peccato dev’essere manifestato, il capo scoperto, ugualmente il capo scoperto è segno del peccato contro Dio, e la barba coperta (Origene dice la “bocca” coperta…perché non è permesso di insegnare a chi ha il capo (pensiero) con delle cicatrici del male ed è fuori dell’accampamento, fuori dell’esercito, gregge del Signore). Origene commenta anche le diverse specie di lebbra, con le diverse cicatrici che lasciano, dal ripresentarsi di antiche ferite, alle ferite nell’uso della ragione, o nelle passioni, o nella superbia. Dobbiamo dunque dire in primo luogo che mediante queste cose sono designati i peccati che noi commettiamo posti in questa vita: di essi alcuni possono essere guariti ora, altri non lo possono. In secondo luogo poi, anche di quegli stessi peccati che passano con noi dopo questa vita, dobbiamo comprendere quello che si vuole dire: ce ne sono alcuni fissati nelle anime al punto da non poter essere aboliti; invece ve ne sono altri che possono ricevere la purificazione, secondo la verifica e il giudizio di quel pontefice al quale non possono sfuggire le cose occulte: il quale dispenserà alle anime dei singoli secondo quello che vedrà in esse di macchie di lebbra: o espiabili o inespiabili…... Nelle ferite dei corpi, dopo che sono guarite, rimane a volte il segno della ferita, chiamato cicatrice. È ben difficile guarire al punto che non appaia rimasto un qualche segno della ferita ricevuta. Se ora passi da questa ombra della Legge alla sua verità, vedi come l'anima che ha ricevuto la ferita del peccato, anche se è curata, tuttavia ha una cicatrice che rimane al posto della ferita . Questa cicatrice non solo è vista da Dio, ma anche da coloro che hanno ricevuto da lui la grazia di poter penetrare le malattie dell'anima e discernere l'anima guarita al punto da aver rigettato ogni traccia della ferita inferta, da quella guarita si, ma 3 che ancora porta tracce della vecchia malattia nel segno stesso della cicatrice. (ORIGENE, Omelie sul Levitico, Città Nuova,1985, p. 185-86 ) Non è un’osservazione banale: tra la perfetta guarigione che corrisponde alla santità, e la malattia c’è tutto il tempo della convalescenza, che può abbracciare tutto l’arco della vita in cui spesso ci portiamo delle ferite dove l’anima è stata raggiunta dal peccato. Origene individua sei specie di lebbra 1. l’anima che porta su di sé le ferite del male porta una cicatrice che può essere curata con unguento, olio, fasciature (rimedi dolci) o con la correzione e il dolore (rimedi più duri) e poi Dio dirà: io ho chiuso la tua cicatrice. 2 Quando uno pecca perché non ha uso di ragione (per le passioni)la ferita si ripresenta se ormai consapevole continuasse a peccare. 3 ulcera, l’umore corrotto e maligno del ribollire dei pensieri corrotti 4 la bruciatura dell’amore carnale, della gloria umana, delle vampe dell’ira e del furore, che rispuntano dopo la guarigione 5 la lebbra sul capo, nel pensiero errato, nella barba: o nel comportamento da bambino 6. la calvizie ha perso i capelli delle opere morte, ma se rispuntano… L’autore moderno che meglio commenta questo tema di impurità purezza di cuore è Giovanni Paolo II nelle catechesi sulla purezza (10.12.80 e successive) Accostando le due scene: il lebbroso che da separato dalla comunità viene reintegrato attraverso la guarigione e Gesù che risanando il lebbroso si allontana poi nel deserto ..come se avesse preso su di sé il male dell’altro, ma…venivano a Lui da ogni parte . Per i convertiti dal peccato la purificazione viene data,… il dono dello Spirito designato con la figura dell’olio perché non solo colui che si converte dal peccato possa conseguire la purificazione, ma anche possa essere riempito dello Spirito Santo, con cui può ricevere la veste di prima e l’anello, e riconciliato totalmente con il padre esser restituito al suo posto di figlio (Origene, cit. p. 201-202) 4
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