15 febbraio 2015 VI Domenica del T.O. - B

Lectio divina
VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Lv 13, 1-2; 45-46 - Marco 1,40-45- Sl 31, 1.2.5-1 Cor 10,31-11,1
Gesù che è medico, è lo stesso Verbo di Dio, procura ai suoi malati i medicamenti non con
i succhi delle erbe, ma con i sacramenti delle parole (Origene, In Lev)”.
Il tema principale della liturgia di questa VI Domenica è il confronto fra la santità
guaritrice di Gesù e l’impurità del peccato che si manifesta esternamente nella malattia.
Quel tipo d’impurità che separa la persona che ne è colpita dalla comunità... Sono i due
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versanti del male: separa l’uomo o dalla sua origine, da Dio, e dai suoi fratelli, dalla
comunità.
Il racconto del lebbroso fa da cerniera tra la giornata di Cafarnao (Israele) e la predicazione
a tutta la Galilea (genti), coprendo così tutto l’arco della missione di Gesù. Nel leggere la
liturgia così come ce la presenta la Chiesa oggi colpisce una corrispondenza simmetrica
ma capovolta: il lebbroso per la sua condizione è considerato, in un Israele che vedeva
l’impurità come un qualcosa che proviene dall’esterno, fuori dalla comunità, scomunicato.
Gesù guarisce un lebbroso e subito dopo si allontana e va nel deserto, come se avesse egli
stesso preso su i sé la scomunica del lebbroso. Lo scontro con l’impurità, dell’indemoniato
nella sinagoga, del lebbroso alla fine, fa da inclusione a tutto il brano, e anticipa lo scontro
con l’ultima impurità che è la morte.
La struttura del capitolo:
A 1, 21-27 In sinagoga insegna e caccia lo spirito impuro; silenzio; stupore
B 1, 28
La sua fama in tutta la Galilea
C 1, 29-31 In casa di Simone: guarigione della suocera, con i primi chiamati, la prima
chiesa
D1, 32-34 Alla porta :guarigione ed esorcismi
C1 1, 35-38 Partenza nel deserto: i quattro la chiesa, lo seguono, per le folle
B1 1, 39 Gesù è venuto per tutta la Galilea
A 1 1,40-45 Purificazione del lebbroso Silenzio; ritiro nel deserto.
Il lebbroso prende iniziativa e chiede, commettendo un’infrazione alla legge che gli
prescrive la lontananza, ma manifestando così la fiducia; è un’implicita confessione di fede
perché solo Dio può guarire dalla lebbra. Gesù ha compassione e guarisce (Stese la mano:
come Mosé sul Mar Rosso, come JHWH che ha
compassione della sofferenza del suo
popolo). Nello stesso tempo il verbo che indica il sentire di Gesù davanti al fatto compiuto
ἐμβριμησάμενος (Mar 1, 43) è lo stesso che Giovanni usa per esprimere l’emozione
profonda quasi collera di Gesù davanti alla morte di Lazzaro (Gv 11, 36-38); la guarigione
del lebbroso è solo l’inizio della lotta con l’impurità e la menzogna. Da qui la consegna del
silenzio e della sottomissione alla legge di Mosè, cioè del farsi riconoscere guarito da chi
ne ha il potere, dal sacerdote. Sia Gesù sia il lebbroso infrangono le leggi: il lebbroso
avvicinandosi, Gesù toccandolo…ma gli dà la consegna di sottomettersi alla legge. Ma il
lebbroso “proclama” (Il verbo è quello proprio dell’annuncio del Vangelo κηρύσσειν
Mar 1,45) diventando il primo evangelizzatore e Gesù è obbligato a nascondersi.
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La prima lettura è tratta dalla cosiddetta Torah della purità, terza parte del Levitico, un
codice sacerdotale che nasce durante l’esilio come la descrizione dell’identità cultuale del
popolo, fin nei più minuti dettagli della vita quotidiana. La lettura scelta dice come deve
presentarsi chi è colpito dalla lebbra, ma dietro questa descrizione gli autori spirituali
leggono la descrizione dell’uomo nella condizione di esilio dal Paradiso. Parla infatti
dell’ADAM (l’ebraico non usa la parola che normalmente si usa per uomo, ish, ma Adam,
tratto dalla terra). E’ la condizione dell’uomo discendente di Adamo dopo il peccato. Così
lo commenta Origene nell’VIII omelia sul Levitico
Porta le vesti strappate: sono le tuniche di pelle che Dio ha fatto loro per coprire Adamo e
Eva, bisogna che adesso si veda la nudità per guarire il male: il peccato dev’essere
manifestato,
il capo scoperto, ugualmente il capo scoperto è segno del peccato contro Dio,
e la barba coperta (Origene dice la “bocca” coperta…perché non è permesso di insegnare a
chi ha il capo (pensiero) con delle cicatrici del male ed è fuori dell’accampamento, fuori
dell’esercito, gregge del Signore).
Origene commenta anche le diverse specie di lebbra, con le diverse cicatrici che lasciano,
dal ripresentarsi di antiche ferite, alle ferite nell’uso della ragione, o nelle passioni, o nella
superbia.
Dobbiamo dunque dire in primo luogo che mediante queste cose sono designati i peccati
che noi commettiamo posti in questa vita: di essi alcuni possono essere guariti ora, altri
non lo possono. In secondo luogo poi, anche di quegli stessi peccati che passano con noi
dopo questa vita, dobbiamo comprendere quello che si vuole dire: ce ne sono alcuni fissati
nelle anime al punto da non poter essere aboliti; invece ve ne sono altri che possono
ricevere la purificazione, secondo la verifica e il giudizio di quel pontefice al quale non
possono sfuggire le cose occulte: il quale dispenserà alle anime dei singoli secondo quello
che vedrà in esse di macchie di lebbra: o espiabili o inespiabili…...
Nelle ferite dei corpi, dopo che sono guarite, rimane a volte il segno della ferita, chiamato
cicatrice. È ben difficile guarire al punto che non appaia rimasto un qualche segno della
ferita ricevuta. Se ora passi da questa ombra della Legge alla sua verità, vedi come l'anima
che ha ricevuto la ferita del peccato, anche se è curata, tuttavia ha una cicatrice che rimane
al posto della ferita . Questa cicatrice non solo è vista da Dio, ma anche da coloro che hanno
ricevuto da lui la grazia di poter penetrare le malattie dell'anima e discernere l'anima
guarita al punto da aver rigettato ogni traccia della ferita inferta, da quella guarita si, ma
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che ancora porta tracce della vecchia malattia nel segno stesso della cicatrice. (ORIGENE,
Omelie sul Levitico, Città Nuova,1985, p. 185-86 )
Non è un’osservazione banale: tra la perfetta guarigione che corrisponde alla santità, e la
malattia c’è tutto il tempo della convalescenza, che può abbracciare tutto l’arco della vita
in cui spesso ci portiamo delle ferite dove l’anima è stata raggiunta dal peccato.
Origene individua sei specie di lebbra
1. l’anima che porta su di sé le ferite del male porta una cicatrice che può essere curata con
unguento, olio, fasciature (rimedi dolci) o con la correzione e il dolore (rimedi più duri) e
poi Dio dirà: io ho chiuso la tua cicatrice.
2 Quando uno pecca perché non ha uso di ragione (per le passioni)la ferita si ripresenta se
ormai consapevole continuasse a peccare.
3 ulcera, l’umore corrotto e maligno del ribollire dei pensieri corrotti
4 la bruciatura dell’amore carnale, della gloria umana, delle vampe dell’ira e del furore,
che rispuntano dopo la guarigione
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la lebbra sul capo, nel pensiero errato, nella barba: o nel comportamento da bambino
6. la calvizie ha perso i capelli delle opere morte, ma se rispuntano…
L’autore moderno che meglio commenta questo tema di impurità purezza di cuore è
Giovanni Paolo II nelle catechesi sulla purezza (10.12.80 e successive)
Accostando le due scene: il lebbroso che da separato dalla comunità viene reintegrato
attraverso la guarigione e Gesù che risanando il lebbroso si allontana poi nel deserto
..come se avesse preso su di sé il male dell’altro, ma…venivano a Lui da ogni parte .
Per i convertiti dal peccato la purificazione viene data,… il dono dello Spirito designato
con la figura dell’olio perché non solo colui che si converte dal peccato possa conseguire la
purificazione, ma anche possa essere riempito dello Spirito Santo, con cui può ricevere la
veste di prima e l’anello, e riconciliato totalmente con il padre esser restituito al suo posto
di figlio (Origene, cit. p. 201-202)
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