via Russoli 1 20143 Milano tel. 02 861466 fax 02 89777326 [email protected] Aderente ACAI Milano, 17 febbraio 2015 Spett.le A.R.T. Autorità di Regolazione dei Trasporti TORINO Il servizio taxi, in quasi tutto il mondo, con davvero rare eccezioni, è un sistema regolamentato, che a fronte di una disciplina chiara e tariffe regolate, offre per contro un controllo dei numeri di operatori titolati a svolgere questo servizio. In Italia la legge che regola questo servizio è la legge 21/92 e nel corso di questi anni la stessa è stata più volte modificata ed aggiornata alle esigenze del servizio, gli interventi di maggiore spicco sono del 2006 (Decreto Bersani), del 2008 (con la legge 207 poi entrata parzialmente in vigore nel 2010) e infine con il decreto Monti 1/2012; grazie a questi passaggi legislativi consolidati, alcune Regioni e Comuni hanno potuto avviare da oltre un decennio un processo di evoluzione del servizio, arrivando a picchi di eccellenza che hanno permesso di posizionare città come Milano al 4° posto assoluto in Europa in termini di qualità del servizio (Eurotest 2011). Il legislatore, in tutti i passaggi di modifica citati, ha voluto sempre mantenere la separazione di “obblighi e opportunità” che distinguono il servizio taxi dal servizio di noleggio con conducente (NCC), ribadendone la connotazione di trasporto localistico. Gli equilibri di offerta diversificata dei servizi taxi e NCC funzionano solo nel rispetto delle regole, non possiamo immaginare rispetto della concorrenza tra le parti ed equilibrio tra domanda e offerta, se una è obbligata a rispettare le regole imposte nel proprio settore e l’altra non le rispetta o, addirittura come dalla recente proposta di DDL, ne è assolutamente priva. La mancanza di una regolamentazione delle figure degli intermediatori del settore ha permesso alla società americana Uber di forzare la legislazione attuale offrendo, tramite un’applicazione (APP) per cellulari di ultima generazione, un servizio che mette in contatto autisti ed utenti, esercitando di fatto attività d’impresa, senza attenersi al rispetto delle norme vigenti e senza le garanzie di tariffe trasparenti e inalterabili in ogni condizione di tempo o luogo. Uber utilizza in modo spregiudicato e manifesto il surgepricing, cioè l’aumento del prezzo della corsa in base a motivazioni contingenti di mercato (maggiore è la richiesta di auto, maggiore è il prezzo). Il prezzo può aumentare anche durante la corsa. L’aumento (p.es. a Capodanno, in caso di nevicate, ecc.) può raggiungere l’800% (cioè 8 volte il prezzo della corsa normale). Addirittura, nella sua seconda versione, (Uber-Pop) propone per il servizio taxi l’utilizzo di un autista senza requisiti specifici, senza licenza o autorizzazione, e soprattutto senza auto immatricolate per questo servizio, con assicurazioni inadeguate e non corrispondenti all’uso di trasporto persone, esponendo altresì gli autisti aderenti a sanzioni pesanti con confisca dei veicoli e sospensioni della patente (art.85 - 86 Codice della Strada). Uber non crea certo posti di lavoro perché non versa contributi sociali/previdenziali per gli “autisti”, che a loro volta non pagano tasse e non hanno copertura assicurativa. Si crea invece lavoro sommerso al di fuori da ogni regola. Gli utenti corrono gravi rischi per mancanza di copertura assicurativa adeguata e perché gli “autisti” potrebbero essere delinquenti, alcolisti, drogati, ecc. Quello che desideriamo ribadire è quindi la necessità che tutto il trasporto pubblico non di linea, così come quello di linea, possa continuare ad essere garantito con regole certe a tutela del servizio stesso e dell’utenza. L’attività di Uber, spacciata per “start-up” (ormai non lo è più da tempo), si auto definisce innovativa per l’utilizzo di un’APP, mezzo che peraltro tutti i maggiori Radio-Taxi italiani già usano da tempo. Precisiamo che Uber sta avendo seri problemi legali in tutto il mondo, perché entra nei mercati prepotentemente, senza rispettare le leggi locali. Proprio ultimamente ne è stata proibita l’attività in Germania (Berlino), Spagna e Francia. In Europa, inoltre, Uber NON paga le tasse nello Stato dove opera, ma i proventi vengono dirottati in Olanda (dove vige una tassazione molto bassa) e successivamente alle Bermuda e nel Delaware (USA). In relazione a quanto sopra esposto, chiediamo l’immediato oscuramento dell’app “UberPop” in quanto totalmente illegale e, vista l’imminente apertura di EXPO 2015 a Milano, un incontro urgente presso i Ministeri competenti per concludere la vertenza in atto sulle regole di concorrenza tra il settore taxi e NCC, comprensivo della regolamentazione delle figure di intermediazione. Claudio Severgnini Presidente T.A.M. Tassisti Artigiani Milanesi Milano – Italia www.taxitam.it Presidente: [email protected] Segreteria: [email protected]
© Copyright 2024 ExpyDoc