Del 21 Febbraio 2015 Estratto da pag. 2 - La Toscana si muove anche Sici è in corsa per l’acquisto di Mukki MAURIZIO BOLOGNI LA TOSCANA gioca la sua carta. E manda allo scoperto una società radicata per rilevare la Mukki. Il «cavallo» è Sici sgr, la società di gestione del risparmio di viale Mazzini, partecipata da Fidi Toscana della Regione, dalla finanziaria umbra Gepafin e dalle principali banche che operano in Toscana. E’ l’azienda per la quale un pezzo di economia, finanza e politica regionale farebbe il tifo per mantenere occupazione e legame col Mugello della Centrale del latte, valorizzare filiera e brand, puntare a sviluppare un polo regionale dell’agroalimentare. Fatto è che alla mezzanotte scorsa, fissata dal cda della Centrale del latte di Firenze Pistoia e Livorno come termine per proporre manifestazioni d’interesse all’acquisto della Mukki, Sici c’era. E accanto alla sua proposta sono sbucate quelle, da una parte, di Cooperlatte, Granducato e Atpz, ovvero le coop che organizzano la stalle del Mugello, e dall’altra dei lavoratori della Mukki, due candidature di bandiera che sembrano fatte apposta per allearsi con Sici, portare piccole quote di capitale e azionariato diffuso. La candidatura della sgr, che gestisce fondi di private equity presenti nell’azionariato di una quarantina di “promesse” dell’imprenditoria, è la prima e autorevole 100% Made in Toscana. Ma è in compagnia numerosa: almeno sette gli affascinati dalla sfida. Dopo Granarolo e Alival (Nuova Castelli), già da tempo usciti allo scoperto, ieri si sarebbe fatto avanti anche un fondo di Hong Kong (in Cina Mukki dovrebbe fatturare nel 2015 1,5 milioni di euro), mentre ha formalizzato per la prima volta il proprio interesse la Centrale del latte di Torino (incertezza invece sulle mosse di Parmalat). Molti altri, interessati, come il Consorzio Latte Maremma e Il Palagiaccio, continuano a rimanere alla finestra. E alcuni spiegano: «La fase di manifestazione d’interesse è informale, non pregiudica la partecipazione alla gara, vediamo come evolve la situazione e poi decideremo se intervenire». Insomma la partita è aperta. E durerà a lungo. Intanto, dunque, si mette al sole Sici, il cui azionariato è per il 31% di Fidi Toscana, il 14% di Gepafin, il 15% ciascuno di Mps e Banca Cr Firenze, il 10% di Cassa di Risparmio di San Miniato e altrettanto di Banca popolare di Vicenza, il 5% Banca Etruria. Sici, che dovrebbe ulteriormente allargare nel centro Italia la propria operatività e base sociale (probabile una diluizione della quota di Fidi Toscana), potrebbe essere visto dalla politica come il soggetto giusto per sostituire la proprietà pubblica della Mukki senza provocare scossoni. Ha una forte base societaria istituzionale, costituita da banche e finanziarie pubbliche. Può rappresentare quel punto di equilibrio in grado di aprire il capitale delle Mukki da una parte ad uno o più soci industriali — con cui la sgr ha già contatti — e dall’altra ad una quota di azionariato diffuso che coinvolga piccoli produttori e dipendenti che, per ora, hanno deciso di correre autonomamente ma già si dichiarano disponibili ad alleanze. «Pensiamo — dice, convinto, il direttore generale di Sici Fabrizio Buzzatti — che intorno alla Mukki e al suo brand si possa sviluppare un polo toscano dell’agroalimentare che si allarghi ad altri segmenti produttivi e commercializzi in nuove zone d’Italia e all’estero». Se Sici fa sul serio, muove decisa anche la Centrale del latte di Torino, società quotata in Borsa e controllata da una finanziaria che fa capo a famiglie piemontesi. Lunedì calano su Firenze il presidente Luigi Luzzati e l’ad Riccardo Pozzoli per illustrare alla stampa «lo schema di progetto non vincolante di possibile integrazione industriale tra i due gruppi» che recepisce «le indicazioni provenienti dal cda della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno». E il sindaco di Firenze Dario Nardella saluta i torinesi con distacco: «Bene, ma non si svende né si toccano i paletti che abbiamo posto». C’è chi nel possibile matrimonio vede insidie: l’azienda piemontese, che ha un fatturato analogo a quello della Mukki (poco sopra i 100 milioni), mostra però capitale doppio e indebitamento dimezzato che potrebbero penalizzare la componente toscana della nuova compagine azionaria e rafforzare quella torinese. E forse non a caso la Centrale di Torino è balzata in Borsa del 20,97% dopo l’annuncio della «marcia su Firenze».
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